Berlusconi: legge stabilità e poi dimissioni. La salita al Quirinale.

Berlusconi: legge stabilità e poi dimissioni. La salita al Quirinale.
Silvio Berlusconi, foto di repertorio

ITALIA. Signori e signore che giornata quella di ieri. Una giornata convulsa che alla fine ha visto tradursi in realtà le voci di lunedì. Silvio Berlusconi si dimetterà dopo l’approvazione della legge di stabilità. E’ ufficiale, lo sappiamo perchè lo ha diramato direttamente la presidenza della Repubblica, dopo l’incontro col primo ministro.
E intanto spunta il nome di Alfano come candidato alla prossime elezioni.

La cronaca dell’otto novembre:

Ma andiamo con ordine. Lunedì le voci di dimissioni del premier, poi smentite, mentre la borsa faceva l’altalena tra alti e bassi. Oggi l’attesa del voto alla Camera del rendiconto.
Al mattino il susseguirsi degli incontri a Palazzo Grazioli, mentre – già da tempo a dir la verità – aleggiano dichiarazioni del tipo “abbiamo i numeri” dette da un presidente del consiglio che ancora credeva – o forse legittimamente sperava – di farcela.
Nelle stesse ore l’opposizione s’incontra a Montecitorio decidendo che sarebbe stata presente in aula ma con voto di astensione.

Il primo vero, diretto segnale che forse qualcosa per la maggioranza sarebbe andato storto arriva con le parole di Umberto Bossi che chiede chiaramente un “passo laterale” a Berlusconi. Secondo il leader della Lega Nord il passo “a lato” avrebbe dovuto far spazio ad Angelino Alfano. E proprio con questo interrogativo avevamo concluso l’ultimo aggiornamento qui su Romagna Gazzette. Ebbene, non ci è dato sapere se il prossimo primo ministro sarà Alfano o qualcun’altro ma è certo che non ci sarà nessun “liscio” passaggio di testimone all’interno della maggioranza di governo.
Maggioranza che di fatto non c’è più.

Prima di andare al voto, un’altra notizia che rende ancora più al limite la situazione italiana: Lo spread sale a 500 e “tuonano” le parole del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: “Così non si può andare avanti”. Mentre Ferdinando Casini incalza definendo ciò che succedeva in quelle ore un “insano braccio di ferro”.

Il braccio di ferro però è ormai alle battute finali. Alle 16 si vota. Il risultato sbriciola la maggioranza nelle mani di un Berlusconi che al termine della seduta scriverà su un foglio la parola “traditori” riferito a coloro che hanno, per così dire, “rotto le fila” dal fronte della maggioranza.

Il risultato è chiaro: 308 sì su un totale di 630 deputati. Silvio Berlusconi non ha più maggioranza. Arrivano puntuali le parole del segretario del PD Bersani: “Le chiedo con ogni forza di prendere atto della situazione”.
Berlusconi parla con i suoi e poi, effettivamente prende atto e si reca alle 18.30 al Quirinale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Un incontro a cui segue la nota in cui si comunica che Berlusconi si dimetterà dopo l’approvazione della legge di stabilità.

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