Cancro gastrico, diagnosi sempre più precoce grazie all’evoluzione dell’endoscopia.

Cancro gastrico, diagnosi sempre più precoce grazie all’evoluzione dell’endoscopia.
Enrico Ricci, Gastroenterologia Ausl Forlì

FORLI’. Cancro gastrico, diagnosi sempre più precoci grazie all’evoluzione dell’endoscopia. A Forlì, per il tumore allo stomaco si è passati, infatti, dall’8% del 2003 al 38% del 2010, con benefici in termini sia di migliore qualità di vita per i pazienti sia di riduzione di mortalità, morbilità, tempi di ospedalizzazione e costi. Risultati raggiunti grazie al grande impegno profuso dall’U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell’ospedale “Morgagni-Pierantoni”, diretta dal prof. Enrico Ricci, nello sviluppo dell’endoscopia.

SPECIALIZZAZIONE ANCHE NELLA DISSEZIONE ENDOSCOPICA. Il centro forlivese, infatti, è uno dei pochi, in Italia a effettuare, nel caso di lesione precoce, anche la dissezione endoscopica (ESD) del tessuto interessato dal processo neoplastico, metodica innovativa e molto meno invasiva rispetto alla chirurgia. Tale tecnica richiede, tuttavia, una formazione specifica per il gastroenterologo, ed è per questo che l’unità ha deciso di organizzare, sabato 19 novembre, alle 9, all’ospedale “Morgagni-Pierantoni”, in sala Pieratelli, un apposito corso dal titolo “EMR-ESD update: quale futuro nella nostra realtà?”, con la partecipazione di tutti gli specialisti dei centri endoscopici dell’Emilia-Romagna, regione leader in tale settore. L’obiettivo è mettere a confronto le diverse esperienze, così da definire indicazioni concrete e appropriate sul percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti affetti da lesioni precoci dell’apparato digerente.
L’evoluzione tecnologica che ha interessato l’endoscopia – illustra il prof. Enrico Ricci – ci consente oggi non solo di effettuare una diagnosi precoce della neoplasia, ma soprattutto di poter asportare per via endoscopica le lesioni precoci, cioè limitate a mucosa e sottomucosa, di tutto il tubo digerente (early cancer): esofago, colon, stomaco“. L’importanza di individuare tale tipo di tumore è testimoniata dalla prognosi, con il 90% di sopravvivenza a 5 anni per la neoplasia diagnosticata allo stadio precoce, e appena il 10% a 5 anni per il cancro avanzato.

L’endoscopia rappresenta il gold standard per la diagnosi di cancro gastrico – dichiara il prof. Ricci – Studi effettuati valutando le curve di crescita hanno dimostrato che il tempo necessario affinché una lesione early si trasformi in una neoplasia avanzata è di circa 7 anni, per cui è necessario concentrare tutti gli sforzi per eseguire la diagnosi in questo periodo”. Anche perché dalla tempestività di quest’ultima dipende il tipo di trattamento.

Il cancro allo stadio precoce è passibile di terapia endoscopica, ovvero mucosectomia (EMR) e dissezione (ESD), tecniche che consentono di asportare solo il tessuto interessato dal processo neoplastico, quindi molto meno invasive rispetto alla chirurgia, necessaria, invece, in caso di cancro avanzato – conferma il direttore – l’EMR ha rappresentato un grande progresso, tuttavia, si può effettuare esclusivamente su lesioni non superiori ai 20 millimetri. L’ESD ne costituisce l’ulteriore evoluzione: viene eseguita con l’impiego di aghi diatermici usati come bisturi per incidere la mucosa sana intorno alla lesione neoplastica, e permette da una parte di rimuovere porzioni di tessuto di maggiori dimensioni, riducendo il rischio di non radicalità e di recidive, dall’altra di fornire al patologo un unico pezzo per l’esame istologico, favorendo così una diagnosi più precisa in termini di estensione laterale della lesione e di invasione degli strati profondi. A Forlì, dal 2003 al 2010 sono stati sottoposti a dissezione endoscopica di lesioni superficiali del colon diverse centinaia di pazienti, mentre per lo stomaco si sono registrati 76 casi.

“Attualmente, la nostra sfida è diagnosticare queste neoplasie in fase sempre più precoce – afferma il prof. Ricci – pertanto, le nostre non sono mai endoscopie di routine, ma avanzate, quali, ad esempio, l’endoscopia con la magnificazione, tramite strumenti capaci di ingrandire l’immagine con zoom ottico; la cromo endoscopia, che impiega coloranti per rendere più evidenti le aree sospette; e la colorazione virtuale, in grado, attraverso l’elaborazione elettronica delle immagini, di analizzare contemporaneamente la superficie mucosa e la vascolarizzazione”.

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