Mutilazioni genitali femminili. Basta a questa violenza

Mutilazioni genitali femminili: quando leggo queste tre parole mi vengono i brividi, e poi, in automatico una domanda che pongo a me stessa. La domanda è questa: è possibile che vengano messe in atto tali violenze alle donne? E poi, purtroppo, mi rispondo anche: sì, non solo è possibile, è vero. E’ un’altra amara realtà del mondo femminile, ancora più atroce se pensiamo che in moltissimi casi riguarda bambine e ragazzine. L’età della crescita, dello sviluppo, l’età in cui il corpo sboccia nella sua bellezza e completezza, viene spezzata e sporcata da questa pratica atroce.
Una pratica che nasce dall’ignoranza e dall’ingiustizia, quelle più difficili da combattere, perchè radicate nella “tradizione” e nella “cultura” di alcuni popoli. C’è di buono che le notizie, belle o brutte che siano, oggi circolano un po’ di più, perciò, di fronte a queste atrocità, è iniziato un cammino di presa di coscienza e quindi di condanna.
Ora l’obiettivo è uno: mettere al bando questa pratica e adoperarsi affinché nessuna donna sia costretta a subirla.
“La messa al bando universale delle MGF: dalla Decisione dell’Unione Africana ad una Risoluzione delle Nazioni Unite” è il titolo dell’evento parallelo che accompagna la prima settimana della Commissione sulla Condizione delle Donne (CSW) a New York.
Si tratta di un’iniziativa organizzata da Non c’è Pace Senza Giustizia e la Coalizione Ban FGM.
Chi conosce la Campagna internazionale BanFGM? Lanciata da Non C’è Pace Senza Giustizia, dall’Inter-African Committee on Traditional Practices Affecting the Health of Women and Children (IAC- CIAF), dalla rete EURONET e dall’Associazione La Palabre, ha come obiettivo la promozione dell’adozione di una Risoluzione di messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (MGF) da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Alla base di questo cammino verso la messa la bando universale ci sono l’informazione e la sensibilizzazione dei paesi membri delle Nazioni Unite, le loro agenzie e istituzioni. Solo una consapevolezza sempre più ampia del pubblico, a livello internazionale, verso le MGF e le azioni messe in atto contro questa pratica (dall’Onu, gli stati membri e la società civile), può dare concretezza al sogno di liberare tutte le donne del mondo da questa ingiustizia. Non saprei come altro chiamarla, tutto ciò che è frutto di una violenza è ingiustizia. Le donne che subiscono queste mutilazioni, rimangono segnate per sempre, a livello fisico e psicologico, un solco che attraversa la loro vita da cui “straripa” un continuo dolore. Una Risoluzione delle Nazioni Unite che riconosca universalmente le MGF come violazione dei diritti umani, sarebbe un passo avanti molto importante. Un “punto e a capo” da cui far nascere una “ripartenza” ancora più forte della lotta contro questa violenza.
Detto questo, proprio perchè ho scritto che l’informazione è alla base di tutto, riporto alcune notizie sulle MGF, tratte dal sito “Non c’è pace senza giustizia”, che dedica molto spazio a questo argomento e alle iniziative contro questa pratica.
Cosa sono le mutilazioni genitali femminili
Le mutilazioni sono una violazione dei diritti umani delle donne. Vanno sotto il nome di Mutilazioni Genitali Femminili tutti gli interventi che comportano la totale o parziale rimozione degli organi genitali femminili. Comprendono quindi l’escissione del clitoride, l’infibulazione ed altre ferite non giustificate da alcuna esigenza terapeutica.
Chi sono le vittime
sono le vittime Ogni anno circa 2 milioni di bambine rischiano di essere sottoposte alla mutilazione genitale femminile. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sarebbero 150 milioni le donne che hanno già subito la pratica. L’età per la mutilazione varia a seconda delle etnie e del tipo di mutilazione. Si stima che attualmente in molti Paesi si pratichi sulle neonate.
Dove sono praticate
Le Mutilazioni Genitali Femminili sono praticate, con diverse incidenze, in 28 Paesi africani e nello Yemen. In altre realtà, come il Kurdistan iracheno, l’Indonesia, l’Arabia Saudita, la Malesia si ha certezza che vi siano casi di mutilazione genitale, ma mancano indagini statistiche attendibili.
Il fenomeno dell’immigrazione ha in parte esteso il fenomeno all’Europa ed al Nord America.
Le conseguenze
Le Mutilazioni Genitali Femminili sono dannose e traumatiche sia sul piano fisico che psicologico. Rendono problematico il parto, favoriscono patologie come la fistola, privano la donna del piacere sessuale.
Perche’ vengono praticate
Si tratta di una pratica tradizionale, che ha origini antichissime. Già dal 2003 le massime autorità religiose copte e mussulmane hanno dichiarato che non hanno alcuna legittimazione religiosa.
La legislazione
In Africa 18 Paesi su 28 hanno adottato una legge nazionale che sanziona la pratica. Si tratta di un risultato estremamente importante, in quanto fornisce alle militanti anti mutilazioni un supporto giuridico, aiutandole ad uscire dalla clandestinità, e costituisce il presupposto per il cambiamento sociale. I Paesi più impegnati infatti stanno mettendo in campo strumenti di supporto alle vittime, di comunicazione e di formazione degli operatori sociali, oltre
alla legge e alle sanzioni. Gli Stati africani che non hanno ancora adottato una legge sono: Mali, Sierra Leone, Sudan, Gambia, Liberia, Costa D’Avorio, Guinea Bissau, Repubblica Centrafricana, Camerun e Uganda. Anche in molti paesi di immigrazione sono state approvate leggi contro le Mutilazioni Genitali Femminili.
(www.npwj.org)