Fisco, Cani e gatti come beni di lusso? Continua l’iter dello spesometro.

Fisco, Cani e gatti come beni di lusso? Continua l’iter dello spesometro.
Cani e gatti. Immagine di repertorio

FISCO. Da quanto diffuso sulla stampa specializzata nei mesi scorsi, il nuovo redditometro ‘sperimentale’, utilizzato soltanto per la selezione delle posizioni ritenute più a rischio dall’ Amministrazione finanziaria, , così come ipotizzato, avrebbe inserito nelle varie voci di spesa incluse nel calcolo, anche le spese veterinarie. Cani e gatti di casa , come beni di lusso, quindi?

La notiziaaveva non poco fatto infuriare le associazioni di categoria.  Marco Melosi, Presidente dell’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari) aveva dichiarato: “Siamo al surrealismo fiscale (omissis): il Governo italiano continua a lucrare sugli animali da compagnia, a considerare il cavallo un indicatore nel reddito, a ridurre le detrazioni sulle spese veterinarie per cani e gatti, ad aumentare le tasse portando l’Iva ai massimi livelli storici (21%) sul loro cibo e sulle cure mediche degli animali da compagnia, inclusi furetti, conigli e criceti che sempre più numerosi popolano le case degli italiani. Per via XX Settembre, gli animali sono davvero ‘”un tesoro”. Ma evidentemente, per lo Stato italiano, la capacità senziente degli animali è stata interpretata come capacità tributaria e di patire la peggiore vessazione fiscale di tutta Europa“.

Oggi,  nel silenzio il provvedimento per inserire le spese mediche veterinarie nel paniere di misurazione della ricchezza delle famiglie italiane continua a seguire il suo iter. Ancora la situazione è incerta e le stesse associazioni spingono per frenare questa “pazzia, degna della ribellione descritta nella Fattoria di George Orwell”.

Dalla LAV , riprendendo una lettera spedita al sottosegretario alla salute Elio Cardinale da parte di Cristiana Muscardini, eurodeputata e vicepresidente dell’eurogruppo animali al Parlamento europeo, chiariscono che ” si tratta di una decisione che metterebbe in serio pericolo l’economia di milioni di italiani che hanno cura dei propri animali domestici, oltre ad esporre questi ultimi ai pericoli dell’abbandono e del randagismo” .

 

QUANDO LE SPESE VETERINARIE SONO DETRAIBILI? Danno diritto alla detrazione d’imposta del 19% nel limite massimo di euro 387,34, le spese veterinarie sostenute per la cura di animali legalmente detenuti a scopo di compagnia o per pratica sportiva.

La detrazione spettante sarà calcolata sulla parte che eccede l’importo di euro 129,11.
Quindi, ad esempio, per spese veterinarie sostenute per un ammontare totale di euro 464,81, l’onere su cui calcolare la detrazione spettante è pari a euro 258,23.

 

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