Terremoto Emilia Romagna, aperta un’indagine contro le trivellazioni di Rivara.

EMILIA ROMAGNA. Dalla Procura di Modena si apre un fascicolo per sulle presunte trivellazioni legate al progetto di mega-deposito di gas a Rivara di San Felice sul Panaro. L’indagine, affidata al procuratore aggiunto Lucia Musti, parte da una denuncia ignoti e senza ipotesi di reato per verificare se, e dove, siano state eseguite trivellazioni abusive e senza autorizzazioni nella zona che doveva ospitare il sito di stoccaggio. L’inchiesta si affianca ai filoni principali di Ferrara, Modena e Bologna coordinati dal procuratore generale Emilio Le Donne, sulla violazione delle norme antisismiche e urbanistiche relative ai capannoni crollati anche il 29 maggio in un terremoto infinito che ha già provocato 26 vittime.
RIVARA STOCCAGGIO, LA REGIONE NEGA L’AUTORIZZAZIONE. Il problema dello stoccaggio presso Rivara aveva già visto il rifiuto da parte dell’Emilia Romagna qualche giorno fa, la quale ha rigettato la richiesta di autorizzazione all’accertamento della fattibilità del programma ‘Rivara Stoccaggio’ avanzato dalla Erg Rivara Storage. L’ufficialità è arrivata la scorsa settimana dal Ministero dello Sviluppo Economico che ha comunicato a Erg Rivara Storage, alla Regione Emilia-Romagna ed al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che “l’intesa negativa della Regione Emilia-Romagna costituisce motivo ostativo all’accoglimento dell’istanza”.
“Si conferma la posizione della Regione.- aveva commentato l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli - Senza il nostro consenso, non si può fare nessuna attività su quel territorio. Come drammaticamente dimostrato negli scorsi giorni, quel consenso è stato giusto non concederlo, perché la zona, come avevamo scritto in tempi non sospetti, è simicamente attiva e densamente abitata”.
IL PROGETTO ‘TRIVELLAZIONI’. Come riportato dal Corriere della Sera, il progetto (sposato dai governi Prodi e Berlusconi ma contestatissimo trasversalmente in sede locale) prevedeva 3,2 miliardi di metri cubi di gas in acquifero profondo, una realizzazione unica in Italia da localizzare nel sottosuolo di San Felice sul Panaro, Medolla, Mirandola, Crevalcore e Camposanto. Vale a dire alcuni dei comuni a cavallo delle province di Modena, Ferrara e Bologna più pesantemente colpiti delle scosse.
L’INDAGINE DELLA PROCURA. Da quando è partito lo sciame sismico sono girate molte ipotesi sul possibile collegamento tra il terremoto e le (non confermate) estrazioni di gas con la tecnica del fracking, la “fatturazione idraulica” della roccia iniziata da una trivellazione. Ma anche con le normali trivellazioni petrolifere e gasifere che da anni si effettuano in questa zona dell’Emilia. Non vi è, al momento, alcuna ipotesi ufficiale della Procura che vada in questa direzione ma la coincidenza dei tempi e dei fatti lascia adito a pochi dubbi.
Gli accertamenti, aperti formalmente dopo esposti di cittadini che segnalavano alcune attività di perforazione, rientrano nel fascicolo senza ipotesi di reato (a modello 45) aperto dal procuratore aggiunto Lucia Musti dopo la prima scossa del 20 maggio. Se la magistratura dovesse trovare pozzi trivellati senza autorizzazione nella zona del terremoto non potrebbe non chiedersi se tali attività siano o meno collegate con le scosse sismiche.
ERS GIOCA D’ANTICIPO. Al momento ERS (Erg Rivara Storage), che ha proposto il progetto di maxi-deposito sotterraneo di gas a Rivara di San Felice sul Panaro, si dichiara serena e soddisfatta delle indagini che, dice, dimostreranno che non c’è alcun pozzo abusivo né alcun legame tra terremoto e trivelle : “Nessuna perforazione effettuata nei giorni scorsi”, hanno fatto sapere. .
Nonostante le numerose smentite sullo svolgimento di qualsiasi attività, sistematici interventi di disinformazione sulla stampa e su internet hanno coinvolto Ers con gravi ripercussioni sull’immagine e onorabilità della società e dei suoi azionisti. Purtroppo le Autorità locali responsabili hanno gravemente tardato nello smentire attività illegali quali le perforazioni senza autorizzazione.
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