Ha vinto Monti o la Merkel? Tifo da stadio, mentre quel che conta è se e come si farà l’Europa.

VINCITORI& VINTI. ” Questa donna ( la Merkel) sottovalutata, senza pretese intellettuali, che con molto snobismo centinaia di commentatori italiani ritengono un politico insignificante e ‘senza visione‘ è la vera vincitrice del summit di Bruxelles”. A prendersi la responsabilità di queste affermazioni , sul Sole24Ore, in prima e sulla destra nella rubrica ‘Provocazioni’, e Roberto Perotti.
Il summit ha deciso tre cose. Primo, il fondo salva-Stati non avrà precedenza nel rimborso di prestiti, evitando così di spaventare i compratori del debito del Paese assistito. Secondo, in futuro i Paesi virtuosi ( e solo questi) potranno accedere ai prestiti del fondo salva -Stati. Terzo, il fondo salva-Stati potrà ricapitalizzare direttamente le banche, senza passare attraverso prestiti ai Paesi sovrani che gonfierebbero il debito pubblico di questi ultimi.
In cambio del tutto la Merkel ha guadagnato il principio della sorveglianza europea. O se si vuole, cessioni di sovranità ( per i singoli Paesi) ma a favore della Germania. Se le cose stanno così, qualche preoccupazione nasce. Inutile elencare eventuali casi imbarazzanti. Come dimostrato su un campo di calcio, a ‘subire’ ondate di tracotanza germanica non ci sta nessuno, Italia in testa. Se le cose stanno così, però, perchè se si completa l’angolo di visuale le cose potrebbe stare anche diversamente. Molto diversamente.
CAVOUR E OTTO VON BISMARK-SCHONHAUSEN. I due statisti dell’ Ottocento, l’uno piemontese l’altro prussiano, hanno incarnato due fondamentali modelli di leadership politica europea. Cavour è stato l’esempio d’una guida politica ‘ esercitata – sottolinea Gian Enrico Rusconi – secondo la logica parlamentare liberale’. Bismark, invece, alzò solo la bandiera del ‘principio d’autorità monarchica’. In tal modo, i due, contribuirono a portare tanta acqua a modelli o ‘liberali’ o ‘cesaristi’ che tanto hanno fatto scuola in Europa.
Cavour e Bismark non ‘inventarono nazioni’; semmai le ‘realizzarono’, grazie alla loro abilità diplomatica , grazie all’entusiasmo e alla dedizione di minoranze della popolazione, ma anche all’uso del ‘ferro e del sangue‘. Per entrambi, infatti, senza la guerra, Italia e Germania, sarebbero rimaste in quel ’pulviscolo di Stati e Staterelli‘ in cui erano stati relegati ( loro malgrado) dalle vicende storiche del Vecchio Continente.
E comunque li si giudichi, il loro imprinting marchia a fuoco la nascita delle due nazioni. Oggi, in Germania, molti prendono le distanza dalla figura del fondatore, ’ anche se lo Stato nazionale da lui creato è stabilmente radicato nell’identità tedesca‘. Parimenti, in Italia, gli ‘ Italiani stanno diventando ( sempre più) indifferenti verso tutto ciò che riguarda il loro Stato nazionale e la loro storia’. Comunque soffermandoci sulle fondazioni di due stati incontriamo non soltanto un parallelo tra nazioni ‘in ritardo‘, ma anche timing di realizzazione differenti: il regno d’Italia è proclamato nel 1861, mentre i Reich unitario seguirà nel 1871.
La disincronia, non è comunque il solo fattore accomunante. Visto che il Regno d’Italia e l’Impero tedesco, per affermarsi, devono entrambe rimboccarsi le maniche per ‘sparigliare gli interessi di potenza delle nazioni guardiane dello status quo europeo uscito dal Congresso di Vienna del 1815′.
Gli accadimenti della prima parte dell’Ottocento lasciarono, a seconda dei giudicanti, ora preoccupati ora ammirati i Tedeschi. Tuttavia, la messa in campo della realpolitik dei due massimi leaders, aiutò a centrare obiettivi inattesi ( soprattutto) tra le grandi potenze del tempo. Quasi ‘gabbate‘ dai due abilissimi interlocutori. Che, comunque li si rigiri, a seconda dell’angolo di visuale, cambiarono il corso della storia d’Europa.
E OGGI? Oggi non abbiamo nè Cavour nè Bismark. Abbiamo però un problema ancor più complesso e mastodontico di allora. Dobbiamo fare l’Europa. E non solo ‘più Europa‘ come ripete la Merkel. La quale, dovrebbe sapere che ( in questi frangenti) non importa quale locomotiva tira i vagoni, ma se è in grado ( da sola) di farlo.
La Germania, della Merkel o di altro leader tedesco, è in grado di compiere un processo di unione europea? Questa è la ‘visione’ auspicata e per la quale molti, Francia e Inghilterra compresi, forse, forse, e ancora forse, sarebbero disposti a cedere ‘ quote significative di sovranità‘.
In queste ‘schermaglie’ di passaggio s’intravvede solo una fase transitoria. In cui parlar di vincitori e vinti è puramente divertente, perchè lascia ancora una volta il tempo che trova. Davanti all’obbiettivo vero, che è quello dell’Europa. Che non importa chi la fa, ma se si fa. Perchè ( se a tutti non fosse ancora chiaro) oltre i confini del Vecchio Continente s’agitano ( contro lui ) ‘nubi di tempesta’ da cui difenderci.
All’epoca di Camillo Benso conte di Cavour e di Otto von Bismark- Schonhausen, in Italia c’erano numerosi sostenitori del secondo; mentre, in Germania, proliferavano quelli del primo. Molti liberali tedeschi, infatti, si augurarono ( allora) che comparisse tra loro un ‘Cavour tedesco’. Evidentemente, al di là delle genie, delle ideologie e delle diversità, avevano capito su quali cavalli puntare. Nei tempi giusti.
Ro.Va.