Calcio europeo. Platini? Ora bisogna marcarlo stretto. E non solo sul fair play finanziario.

Calcio europeo. Platini? Ora bisogna marcarlo stretto. E non solo sul fair play finanziario.
Platini 1

LA CRONACA DAL DIVANO. “Quando voi italiani spendevate tanto, il fair play era un problema per i francesi. Oggi è il contrario…”. La battuta, che battuta non è, ha come padre monsieur Platini, francese in Italia e italiano in Francia, presidente Uefa, ideatore d’uno strumento ( fair play finanziario) che ( senza dimenticare doping, partite truccate e scommesse illegali) dovrebbe cambiare i connotati del calcio europeo.
Dovrebbe, infatti, e per questo monsieur Platini, d’ora in poi, va marcato stretto. Perchè da spiritoso affabulatore diventi  ( nei fatti) credibile  uomo di parola. Visto che   preoccupa non tanto il fatto che ( al momento) il  figliolo  lavori per lo sceicco Mansur proprietario del club più spendaccione al mondo, Il Psg, ossia con pericolo di conflitto d’interessi, ma semmai che si vada avanti a battute, magari per un decennio, frantumando nel frattempo il bel giocattolo  calcio costruito con sudore e sangue nei vari paesi della Vecchia Europa.

IL RUOLO DE LA GAZZETTA. Non c’è solo La Gazzetta concentrata sul tema fair play, tuttavia il suo è un ruolo importantissimo. I lettori a La Gazzetta credono. Il servizio apparso sabato1 settembre, alla pag.13, avrà quindi il suo peso. Nei lettori, aiutandoli ad acquisire una diversa cultura economica nella gestione dl fatto sportivo e calcistico; ma anche, si spera, negli addetti ai lavori e, in particolar modo, in monsieur Platini.

MA CHE STA FACENDO PLATINI ? Con la sua architettura, Platini, dovrebbe ( finalmente) controllare spese e ricavi delle squadre di calcio, imponendo le spese solo laddove ci siano ricavi ( documentati e al riparo da trucchi o creatività amministrative). Fosse già così, infatti, il Psg, acquistato da un ricco sceicco del Golfo per meglio trattare i suoi affari in Europa, non starebbe a sconvolgere ( con immissioni incontrollabili e inesauribili di petroldenaro) presente e futuro di tante squadre che hanno fatto la piccola e grande storia dello sport del pallone.

Comunque, sceicco a parte, che il suo denaro va a  spenderselo dove glielo permettono, la parte interessante ( e sacrosanta)  del fair play finanziario è che, finalmente, si mette un tetto di spesa ad uno sport che, soprattutto in tempi grami, sembra avere smarrito la sua anima etica. Con spese e compensi ( abilmente distribuiti) che non hanno più quel ragionevole rapporto nè con le difficoltà generali del momento nè con i milioni appassionati ‘costretti’ a ben altri tenori di vita e a ben altre occupazioni quotidiane. Se Mansur, Abramovich e altri ( ineffabili) proprietari di fonti energetiche d’Oriente, continuano di questo passo che calcio avremo ( in Europa)  fra un decennio?

Quindi, monsieur Platini, qui non sono gli italiani, i soliti, a suonare il campanello d’allarme, qui ci sono tutti quelli per i quali il calcio deve proteggere le sue fondamenta morali ed economiche. Per non trasformarsi in quelle bolle virtuali con dentro coloriti personaggi da Fiabilandia o alla Walt Disney.

E VENIAMO AI DEBITI. Intanto, i club continuano a spendere.  Il segretario Uefa Gianni Infantino, l’archietto del fair play, dice che nel 2011 le prime divisioni d’Europa hanno perso 1,7 miliardi di euro ( contro 1,6 dl 2010). Nel 2009, ovvero prima dei Monsur, erano 1,2 miliardi; nel 20o8, solo 0,8 miliardi. Non male come incremento, altro che stabilizzazione!
Nel 2014, però, i club non in regola saranno sanzionati. Il problema è però ostico. Perchè se è vero che inglesi, italiani e spagnoli cominciano ad invertire la tendenza, i tedeschi ( coi bilanci ok) stanno recuperando. Che, in generale, sia scattato l’allarme fair play ci sta. Si vedano da noi, Juve, Milan ( improvvisamente sul lastrico) e Inter, molto più parsimoniose degli anni precedenti.

In Spagna a spendere, in effetti, sono le solite due, cane e gatto, ovvero Real e Barca, che l’uno  dietro all’ altro non stanno manco col rischio di sprofondare nei debiti ( che nonostante le entrate sono enormi). In Inghilterra, dove   i debiti ( spazzati come polvere sotto il tappeto)  farebbero  trasecolare il loro storici economisti ( basti citare il Chealsea che, secondo voci, dovrebbe qualcosa come i,5 miliardi di euro al proprietario russo), a fare da cattivi son  quei quattro o cinque, se non andiamo errati, con una perdita complessiva di -172 milioni di euro per il  mercato in corso.

MONSIEUR LE ROI CHE ASPETTA?   Monsieur Le roi se la pagina de la ‘rosea‘ fotografa esatto, le spese di mercato 2012 ( giusto?) in Europa avrebbero toccato questi livelli: -172 milioni, Inghilterra; -122, Italia; – 256, Spagna. Andiamo avanti?  Citare qualche rondine, come la Germania ( tuttavia in ripresa sul versante spese), non fa certo primavera.  Allora, che aspetta ad intervenire? Da subito. Non nel 2014, che allora di cadaveri sulla sua strada potrebbe trovarsene tanti. Soprattutto in Italia dove, nell’attesa messianica di qualche riforma e di una ( buona) legge sugli stadi, già si fatica a sbarcare il lunario. In serie A,  e soprattutto nelle serie inferiori.

Ro.Va.

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