Emilia Romagna. Facciamo il punto sulla Vendemmia. Le uve bianche sono già in cantina.

Emilia Romagna. Facciamo il punto sulla Vendemmia. Le uve bianche sono già in cantina.
Vendemmia a Modena

EMILIA ROMAGNADozza, 07 settembre 2012 – Si chiama Bacco, come il dio del vino e della vendemmia, l’anticiclone che ha riportato il sole tra i vigneti del Bel Paese. Dopo le piogge che hanno dato un po’ di sollievo ai vigneti affaticati da un’estate da record si torna tra i filari per cominciare a raccogliere il Lambrusco salamino e i vitigni a bacca rossa del piacentino in Emilia e portare avanti la vendemmia di Albana e Sangiovese in Romagna. La speranza è che una buona escursione giorno-notte porti a completamento la maturazione delle uve, in molte zone provata dai sette anticicloni che da giugno ai primi di settembre hanno fatto alzare frequentemente la colonnina di mercurio sopra i 35°C con precipitazioni inferiori a 50mm.

Anticipo ed eterogeneità della maturazione. Questo stato di cose ha determinato da un lato un anticipo, dall’altro una forte eterogeneità nella maturazione delle uve. In Romagna, la vendemmia delle varietà precoci come lo Chardonnay e il Pinot Bianco è iniziata il 13 agosto, con 10 giorni di anticipo rispetto alla media, mentre in Emilia i primi grappoli sono stati staccati il 20, con anticipi di maturazione che raggiungono il mese. Le variazioni nelle epoche di maturazione dell’uva sono sensibili non solo in funzione del vitigno, ma anche della zona in cui si trova il vigneto. Così, in Romagna, alcuni vigneti di Sangiovese sono già oggi pronti per la vendemmia, alcuni matureranno nella norma, intorno al 20 settembre, e in altri la raccolta avverrà solo più tardi, se la maturazione riuscirà a completarsi grazie alle precipitazioni di settembre. Anche per l’Albana si evidenzia una situazione analoga, mentre tra pochi giorni inizierà la raccolta del Trebbiano, che presenta invece una maturazione più regolare.
Situazione simile in Emilia. La vendemmia di Chardonnay e Sauvignon è iniziata a metà agosto, il Pignoletto è ormai tutto in cantina e da poco si è messo mano ai vigneti di Ancellotta e Lambrusco. L’anticipo, di una decina di giorni rispetto alla media degli ultimi anni, si fa più sensibile se rapportato alle vendemmie degli anni ’70, che cominciavano per le diverse tipologie circa un mese più tardi di oggi.

Cali quantitativi con punte del 50%, ma la qualità è buona in molte zone. Il 2012 sarà ricordato come la più scarsa degli ultimi 50 anni dopo la 2003. “La vendemmia 2012 sconta il gelo dell’inverno passato e la siccità dei mesi appena trascorsi, ma rientra anche in un trend più generale – commenta Gian Alfonso Roda, presidente di Enoteca regionale Emilia Romagna-.  In tutta Italia dal 1996 al 2011 la produzione è andata calando anche in seguito agli incentivi per l’estirpazione dei vigneti: in alcune regioni il dato attuale è vicino alla metà di quello di 15 anni fa. In questo periodo la produzione emiliano romagnola è diminuita del 18% ma nello stesso tempo ha guadagnato una quota del 14% sul totale Italia superando la Sicilia e posizionandosi al secondo posto per produzione dopo il Veneto. Per il 2012, la produzione si può stimare intorno ai 6.130.000 hl, con un -5% sul 2011 risultante da consistenti perdite di prodotto in alcune aree dell’Emilia e dalla prevista sostanziale stabilità della produzione romagnola.”
Dal punto di vista qualitativo se ovunque la siccità ha pressoché azzerato il problema dei parassiti e delle muffe risultando in uve sane e con una forte concentrazione zuccherina, a fare la differenza è stata la possibilità di intervenire con adeguate irrigazioni di soccorso. Ove queste sono state possibili i vigneti non presentano segni di stress idrico, mentre quelli gestiti senza questo tipo di accorgimenti, particolarmente in collina, presentano, oltre al decremento quantitativo, anche un’incognita sulla qualità, rispecchiando una più generale difficoltà che interessa tutto il vigneto nazionale.

La situazione nelle diverse aree della Regione. In Emilia l’area che ha registrato i cali maggiori per la siccità dei mesi estivi è stata quella dei Colli bolognesi, come racconta il presidente del Consorzio Francesco Cavazza Isolani: “Per i vigneti questa è stata un’estate di grande sofferenza. Le cantine riportano cali quantitativi che vanno dal 30 al 50% e alcune aziende quest’anno non hanno potuto raccogliere le uve da spumantizzare. La mancanza d’acqua ha creato enormi difficoltà alla maturazione dei grappoli, in compenso le uve sono sane e l’equilibrio tra grado zuccherino e acidità è buono. Le piogge dei primi di settembre hanno dato sollievo ai vigneti e alleviato le nostre preoccupazioni riguardo alle varietà a bacca rossa, che stiamo cominciando a raccogliere in questi giorni.”.

“Anche nel Piacentino il ricorso all’irrigazione di soccorso è quasi inesistente, ma i vigneti hanno reagito meglio al grande caldo – commenta Roberto Miravalle, presidente del consorzio Colli piacentini -. Naturalmente i vitigni che hanno sofferto di più sono quelli precoci, in cui si è registrato un calo di produzione del 15%. Barbera e Bonarda invece hanno potuto giovarsi della recente perturbazione che ha contribuito a restituire la necessaria idratazione agli acini. Nei prossimi giorni ogni produttore valuterà quale di questi due vitigni dovrà essere raccolto per primo in ciascuna delle quattro valli piacentine. Sul fronte della qualità la situazione è piuttosto variegata. Il tenore zuccherino è ovunque alto mentre l’acidità varia da vigneto a vigneto”.
I Colli di Parma hanno invece sofferto parecchio, come sottolinea il vice presidente del Consorzio, Marcello Ceci: “Quest’anno la quantità raccolta è il 40% in meno dell’anno scorso. In molti vigneti le rese sono state intorno ai 70 quintali per ettaro, quasi la metà di quanto avviene normalmente. Ormai abbiamo concluso la raccolta delle uve a bacca bianca come il Sauvignon e la Malvasia, che ha sopportato peggio di altri vitigni le condizioni climatiche straordinarie di quest’estate. La situazione ci appare migliore per i rossi, che hanno potuto giovarsi dell’apporto idrico fornito dalle piogge di questi giorni per completare la maturazione.”

Nel Reggiano, la vendemmia 2012 abbina alla scarsità una qualità molto buona. “Nel reggiano la sanità delle uve è eccezionale e il livello qualitativo molto buono – dichiara Davide Frascari, presidente del consorzio Marchio storico dei Vini reggiani e del consorzio Emilia IGT -. Certo i cali ci sono stati, soprattutto per le uve a bacca bianca come la Malvasia e la Spergola (-12,3%) e per l’Ancellotta (-13%), che ha subito danni sia per il gelo primaverile sia per la calura estiva. Il Lambrusco ha reagito bene, producendo un visibile strato di pruina sugli acini, cosa che ha contribuito a limitare al 10% i cali di produzione.”
Simile la situazione nel Modenese, dove i cali previsti sono del 5-10% a fronte di un’ottima qualità nonostante le alte temperature estive, come spiega Ermi Bagni, direttore del consorzio Marchio storico dei Lambruschi modenesi :“Ad oggi le uve Lambrusco mostrano un equilibrio dei costituenti ottimale per ottenere prodotti fragranti e ricchi di profumi. Le piogge della scorsa settimana hanno contribuito a riequilibrare l’escursione termica giorno-notte, necessario per un positivo completamento della maturazione”.

IN ROMAGNA. Anche in Romagna la siccità ha creato problemi di maturazione ma non si prevede un calo nella produzione complessiva “l’annata 2012 è caratterizzata da gradazioni zuccherine abbastanza elevate e da rese uva/vino inferiori alla media, con zone di criticità nel territorio collinare per problemi da carenza idrica a seconda della tipologia del suolo.” Afferma Giordano Zinzani, presidente del consorzio Vini di Romagna, “Le precipitazioni sono state un toccasana e le uve mostrano una buona concentrazione e colori intensi. Tuttavia è ancora presto per fare previsioni precise sulla qualità del vino.”
Per quanto riguarda l’area ferrarese, il presidente del consorzio Tutela Vini DOC Bosco Eliceo Sante Baldini è ottimista, pur confermando una riduzione nelle quantità raccolte: “Nell’area ferrarese il calo stimato va dal 20 al 40% in meno, a seconda delle varietà, ma la qualità e la gradazione zuccherina sono generalmente buone. Nel ferrarese ormai il 45% dell’uva è in cantina. La vendemmia è iniziata il 20 agosto con le uve Sauvignon mentre ormai quasi tutte le cantine stanno completando la raccolta del Merlot. Il vitigno che più ha sofferto la siccità e il caldo nella nostra zona è stato il Trebbiano, mentre per il Fortana, la cui vendemmia inizia nell’ultima decade di settembre, molto dipenderà dalle prossime settimane.”

LA DOMANDA INTERNAZIONALE. Il mercato: continua a crescere la domanda internazionale. Continua a crescere la domanda internazionale, mentre il consumo pro-capite nazionale va a picco, con previsioni per il 2012 di circa 40 litri annui (erano 45 cinque anni fa). Queste due tendenze parallele, insieme alle politiche europee volte a favorire la promozione fuori dall’Unione, hanno portato al sorpasso dell’export sulle vendite interne: il 60% del vino italiano è venduto fuori dai confini nazionali, per un valore complessivo di 4,4 miliardi di euro . La quota nordamericana si è consolidata al 27% grazie alla ripresa del mercato statunitense; l’Estremo oriente continua a crescere in particolare grazie alla Cina; il dinamismo del mercato brasiliano ha contribuito al raddoppio della quota assorbita il Sud America, che oggi tocca il 2%.

“In questo contesto – commenta Gian Alfonso Roda, presidente di Enoteca regionale Emilia Romagna - la nostra Regione continua a distinguersi per una crescita superiore alla media frutto della capacità imprenditoriali dei produttori e dell’attività di supporto, promozione e coordinamento di Enoteca regionale. Nel 2011 l’Emilia Romagna ha esportato vino per 307 milioni di euro, con un aumento del 15,8% rispetto all’anno precedente (l’Italia è cresciuta nello stesso periodo del 12,4%). Il dato è tanto più significativo se si considera che l’aumento percentuale a valore è superiore all’aumento dei volumi, evidenziando da un lato un aumento della qualità del vino emiliano romagnolo presente sui mercati internazionali e dall’altro una riduzione delle vendite di vino sfuso a favore dell’imbottigliato.”

 

 

 

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