Sì, l’Europa c’è. Nuove regole per il calcio mercato, fair play e lotta alle transazioni ‘ fasulle’.

Sì, l’Europa c’è. Nuove regole per il calcio mercato, fair play e lotta alle transazioni ‘ fasulle’.
Europa e calcio

CRONACHE DI SPORT. Chiami l’Europa e l’Europa ( non si sa come) risponde. La notiziola ( scaturita come fulmine a ciel sereno  ) è fresca di grotta. Comunque sia, la Commissione europea propone di istituire una ‘tassa di fair play’ sugli importi dei trasferimenti di calciatori superiori a una certa cifra per incoraggiare una migliore ridistribuzione dei fondi dalle società ricche a quelle meno abbienti. La soglia, l’aliquota della tassa e il suo campo di applicazione andrebbero determinati dalle federazioni internazionali in consultazione con le società.

Queesta proposta nasce da uno studio ‘The economic and legal aspects of transfer of players’ diffuso  a Bruxelles. Nel report si evidenzia come i club calcistici spendono circa 3 miliardi di euro all’anno per i trasferimenti di calciatori, ma ben poco di questo denaro arriva fino alle piccole società o al settore del calcio dilettantistico. Il numero di trasferimenti nell’ambito del calcio europeo è più che triplicato nel periodo 1995-2011, mentre gli importi spesi dalle società per i trasferimenti sono aumentati di sette volte. Nel dettaglio i trasferimenti nella stagione 1994/95 erano stati in Europa 5.735 per un valore di 403 milioni di euro; nella stagione 1999/2000 gli affari conclusi sono stati 8.531 per un valore di 1,7 miliardi; valore salito a 1,9 miliardi nella stagione 2005/06 per 15.952 trasferimenti; mentre nella stagione 2010/11 per 18.307 affari sono stati spesi 3 miliardi di euro. Il grosso della spesa si concentra però su un numero ristretto di società calcistiche che hanno le maggiori entrate. Questa situazione esaspera gli squilibri che sussistono tra le società ricche e quelle povere. “La Commissione europea riconosce appieno il diritto delle autorità sportive di definire le regole per i trasferimenti, ma dal nostro studio risulta che tali regole, nella loro forma attuale, non assicurano un giusto equilibrio nel settore del calcio né condizioni di equità nei campionati nelle coppe. Abbiamo bisogno di un sistema di trasferimenti che contribuisca allo sviluppo di tutte le società e dei giovani giocatori”, ha spiegato Androulla Vassiliou, commissario europeo responsabile per lo Sport.

REGOLE E FEDE RAZIONI. Le regole in materia di trasferimenti sono definite dalle federazioni che disciplinano lo sport, ad esempio la FIFA per il calcio e la FIBA per il basket. Il sistema elettronico di regolamentazione dei trasferimenti (TMS) della FIFA, che è usato da 4 600 società in tutto il mondo, ha aumentato la trasparenza dei trasferimenti internazionali, ma si deve fare di più a livello nazionale. La relazione raccomanda che le regole della FIFA e delle federazioni nazionali dovrebbero assicurare controlli più rigorosi sulle transazioni finanziarie e prevedere appunto l’introduzione di una ‘tassa di fair-play‘ sui trasferimenti al di là di un importo.
Lo studio suggerisce inoltre di porre un limite al numero di giocatori per società, di procedere al riesame della questione della ‘proprietà di terzi‘, laddove un giocatore è in effetti concesso in prestito da un agente a una società, e di porre fine alle pratiche contrattuali che gonfiano gli importi dei trasferimenti, come quando ad esempio una società prolunga il periodo di protezione durante il quale i giocatori non possono essere trasferiti senza il consenso della società (i contratti oggi sono di norma protetti per un periodo triennale fino all’età di 28 anni e biennale per chi è più anziano).

I risultati dello studio – si precisa – saranno analizzati dal gruppo di esperti della Ue sulla ‘Buona governance nello sport’nella sua prossima riunione di aprile.

UN BRICIOLO DI COMMENTO. Se la Ue ha deciso d’intervenire, probabilmente, è perchè dalla governance del calcio nessuno si muove, o quasi. Lo sbandierato fair play finanziario appare  ancora) come candide lenzuola al vento. Qualcuno tuona, come Rumenigge, al quale  grande e grosso com’è si potrebbe conceder ( una tantum) di ricacciasi l’elmetto per farsi intendere ( per davvero) dalla massa di finti tonti che spadroneggiano all’Uefa.

Francamente ci riesce difficile comprendere l’operazione qatariota sul Psg, circa 800 milioni di dollari, che con quella cifra potrebbe comperarsi l’intera ( e pur sempre storica) serie A.  Chi esborsa? E per quali scopi? Ma sono transazioni legali o sostegni sospetti? Eppoi: ma ma è così giuso che spendaccioni venuti dal nulla, deserto, steppa o isole di Montecristo che siano, possano stravolgere i connotati d’un gioco nato in Europa, amato dall’Europa, diffuso in tutta Europa? A che pro? Chiaro è che procuratori, tecnici, giocatori e ammenicoli al seguito, paludano ( da matti) ai nuovi spendaccioni. Anzi, a sentirli in tivù o sui giornali, noi, che amiamo il calcio e basta, dobbiamo sentirci una ‘ massa informe di poveracci’  che ‘ non possono più permettersi certe spese per certi giocatori’.

Che, poi, il sangue blu, non travasi da una vena all’altra solo per denaro, in un certo senso ci consola. Ibra ( per citarne uno) può andare al Psg quando e come vuole; ma se pensa che ( il Psg) possa  trasformarsi da misconosciuto anatroccolo a principe del calcio (Milan), si illude alla grande. E come lui tutti gli altri. Ben venga allora l’iniziativa dell’Europa, in difesa d’uno sport storico che contrassegna fin dalle origini l’intero continente. Per distoglierlo agli speculatori; ma soprattutto per riconsegnarlo a chi ( da sempre) ne è parte viva ( anche se in colorite forme diverse, da paese a paese)

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