Cerchi lavoro? Attenzione a chi offre lavori troppo belli e con soldi facili, possibili truffe!

LAVORO & TRAPPOLE. Sarà capitato a molti giovani, choosy o meno, di imbattersi in annunci di lavoro troppo belli per essere veri, che promettono soldi facili in cambio di poco impegno. E si rivelano vere e proprie truffe. Non sono i soli. Secondo il dossier “Lavoro sicuro”, redatto da Adiconsum e dal Movimento difesa del cittadino e cofinanziato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, succede anche ad altre categorie “economicamente e socialmente deboli”, disoccupati, inoccupati, over 50 che cercano di reinserirsi nel mondo del lavoro. Ma questo naturalmente non li consola.
L’Italia, complice il tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti d’Europa, è davvero terreno fertile per le truffe a scapito di chi cerca lavoro. Ci sono i canali istituzionali, come i Centri per l’impiego e le Agenzie per il lavoro, che potrebbero evitare questi fenomeni, ma non sembrano riscuotere molto successo tra i giovani che, il più delle volte, preferiscono il fai-da-te. Il dossier di Adiconsum e del Movimento difesa del cittadino ha monitorato i canali principali di ricerca del lavoro: gli annunci pubblicati sulla carta stampata (quella specializzata e quella a diffusione nazionale) e quelli in internet (portali, mail e web tv).
WEB. La truffa corre sul web (ma non solo)
L’analisi ha fatto emergere un dato poco confortante per i siti web: è proprio qui il 70% delle truffe lavorative riscontrate. In rete sono infiniti i portali e i siti “cerca lavoro” ma, secondo il dossier “Lavoro sicuro”, nessuno contiene informazioni e consigli utili per prevenire eventuali truffe, soltanto pochi impongono codici etici agli inserzionisti e in alcuni portali è impossibile contattare la redazione per segnalare eventuali abusi. In pratica, la possibilità di postare direttamente un annuncio, senza alcun tipo di controllo, fa sì che spesso dietro l’annuncio si nasconda un raggiro.
STAMPA
Secondo il dossier, la situazione migliora se si guardano gli annunci pubblicati sui giornali specializzati o sui quotidiani a diffusione nazionale: le 17 testate monitorate contengono annunci per il 20%, con informazioni poco chiare e potenzialmente truffaldine. Infine: solo il 10% delle offerte di lavoro su mail e web tv è da considerare pericoloso. Ma, bisogna dirlo, questi sono anche i canali meno sfruttati per questo scopo.
“Lavoro sicuro” ha monitorato gli annunci di lavoro in tutta Italia, ma ha concentrato la sua attenzione su Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Una scelta non casuale, visto che in queste regioni (Istat, giugno 2012) il 35,9% dei giovani non riesce a trovare nessun impiego e il 51,8% delle donne risulta tagliato fuori da qualsiasi attività professionale. Le truffe riscontrate e le modalità sono più o meno le stesse, il dato particolare che emerge è che, sia sul web che sulla carta stampata, gli annunci sono pochi, così come introvabili (molti hanno chiuso) sono i giornali di annunci specializzati. Della serie: di lavoro non ce n’è, neanche inventandolo.
DIECI REGOLE ANTIRAGGIRAGGIO
10 regole d’oro per non cadere vittime di un raggiro.
1. Le aziende affidabili non nascondono nulla: descrivono subito lavoro offerto, requisiti richiesti e compenso. Fanno leggere e firmare un contratto prima di iniziare qualsiasi sorta di attività.
2. Una società affidabile che vi offre un’occupazione (in ufficio o da casa), vorrà certamente vedere prima il vostro curriculum vitae e le vostre referenze.
3. Può sembrare banale, ma vale la pena di ripeterlo: quando un’offerta sembra troppo bella per essere vera, probabilmente è falsa.
4. Diffidate delle aziende che non indicano la propria ragione sociale e la partita Iva.
5. Effettuate ricerche on line – ad esempio nel registro imprese della Camera di commercio o sul sito dell’Agenzia dell’Entrate – per verificare l’affidabilità dell’azienda proponente.
6. Guardate con molto sospetto aziende che vi chiedono contributi economici per poter avviare il rapporto di lavoro.
7. Non acquistate kit o materiali di qualsiasi tipo necessari per l’avvio di un’attività a domicilio.
8. Diffidate di chi vi chiede di fornire dati personali, indirizzi e-mail e recapiti telefonici con la promessa di ricontattarvi: spesso si tratta soltanto di catene di Sant’Antonio.
9. Prendetevi sempre tutto il tempo necessario per riflettere e verificare la validità e l’autenticità dell’offerta. Diffidate di chi ha fretta di farvi concludere.
10. Non iscrivetevi a vostre spese a corsi o training di avviamento al lavoro. Di solito è l’azienda che assume a farsi carico delle spese. Nei rari casi in cui il corso viene addebitato al lavoratore, il corrispettivo viene detratto dal primo stipendio.
Le principali trappole dei falsi imprenditori
Il dossier “Lavoro sicuro” ha stilato una vera e propria lista dei raggiri più frequenti. Ci sono i lavori a domicilio, da iniziare dopo il pagamento di un kit starter che, spesso, neanche arriva. Stessa cosa con le vendite porta a porta: vengono richiesti versamenti per iniziare a lavorare ai quali non seguono né un contratto né i prodotti da vendere.
Un’altra trappola sono i servizi telefonici a pagamento che, una volta contattati, non offrono nulla: il loro unico scopo è ottenere il maggior numero di chiamate. C’è chi, invece, promette colloqui di lavoro per prestigiose aziende dopo l’inserimento, a pagamento, del curriculum in ipotetiche banche dati.
Molta diffusione negli ultimi anni hanno avuto i corsi di formazione: dopo averli pagati profumatamente e frequentati, però, non si ottiene alcun lavoro. Collegato a questi è il fenomeno delle borse di studio che, coprono solo una parte del corso, lasciano ingenti somme da saldare e fanno ottenere un titolo che, il più delle volte, non ha alcun valore legale. Sempre in voga sono anche le catene di Sant’Antonio e il marketing piramidale: il lavoro consiste nel diventare soci dell’azienda e cercarne altri, un’attività che in Italia è illegale, perché non è rivolta alla vendita di beni o servizi, ma al reclutamento di utenti.
Molti giovani sono attirati dai periodi di prova falsi. Speravano di essere assunti e invece sono finiti nelle grinfie di aziende che, una volta concluso il “tirocinio”, chiudono e cambiano sede.
Occhio anche a chi chiede di mettere a disposizione il proprio conto per il trasferimento di denaro: in cambio di una piccola percentuale sul transito del denaro si finisce spesso in giri di riciclaggio di denaro sporco.
Nel mondo dello spettacolo va forte l’offerta di book fotografici che, una volta effettuati e pagati anche mille euro, non portano agli strabilianti contratti promessi.
Una forma di raggiro che colpisce soprattutto le donne è quella delle associazioni in partecipazione. Dopo una serie di colloqui si firma quello che si ritiene un contratto di lavoro, ma che in realtà è un contratto di associazione in partecipazione con compensi molto bassi e senza contributi. A proposito di firme, attenti a chi chiede di sottoscrivere dichiarazioni di rinuncia ai propri diritti, anche questa è una spiacevole sorpresa che può capitare. Chi si imbatte in una di queste truffe può rivolgersi all’Ispettorato del lavoro e al Comando dei carabinieri per la tutela del lavoro.
Fonte http://www.regione.emilia-romagna.it