Cronaca ( non solo) di sport. Italia, attenta alla difesa. E a Blatter. La ‘rossa’ di nuovo umiliata.

Cronaca ( non solo) di sport. Italia, attenta alla difesa. E a Blatter. La ‘rossa’ di nuovo umiliata.
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LA CRONACA DAL DIVANO MONDIALE. Se dovessimo ricavare aruspici dalle ultime amichevoli dovremmo metterci le mani nel capelli. Un gol dal Lussemburgo e tre dal Corintians hanno fatto storia presso gli autori delle prodezze e seminato  panico tra i nostri fans. In effetti, evitare quelle ‘ violazioni di rete azzurra’, non avrebbe dovuto costare tanto. Ce la potevamo fare. Ma si sa che noi, quando ci esibiamo in pubblico, amiamo essere buoni e tolleranti con tutti e soprattutto coi ( presunti) deboli. Per cui elargiamo. Fermo restando però il pensiero che, se vogliamo abbrancare la Penta Coppa, di gol ne dobbiamo prendere non più di uno o due. Come al mondiale di Berlino.
Chiellini, infatti, alla vigilia dell’ultimo test, aveva messo le mani avanti. ” Dobbiamo ritrovare gli equilibri in difesa” aveva puntualizzato, quasi  sentisse il brivido del pericolo lungo la schiena. E, in effetti, è stato facile profeta. Bene quindi l’attacco, con quei giovinastri scavezzacollo, come Immobile ( 3 gol) e Insigne ( 2 gol) , ma male ancora la difesa. O forse centrocampo-difesa, dove non ci sembra il caso di pensare a  mettere confusione tra Verratti e Pirlo, che resta l’ inimitabile regista di questa squadra azzurra.

Intanto i leoni d’Inghilterra sono sbarcati in Brasile. Gerard e Rooney sono i loro mentori. Per una squadra tutto sommato giovane e guidata da una nostra vecchia conoscenza, quell’ Hodgson tanto attaccato all’Inter e a Moratti. Hanno il nome di ‘maestri‘, e si sa che i ‘ maestri’ quando incontrano ‘alunni impertinenti’ vogliono metterli in riga. In pratica non vanno ( assolutamente) sottovalutati. Altro soggetto da prendere con le molle è il rognoso Uruguay, con tanti italo celesti tra le loro fila, ma smaniosi di ripetere il mitico colpaccio del Maracana, quando  con due gol affossarono un Paese.
Altro avversario da non considerare debole è la Costa Rica, uno perchè per i noi i deboli si trasformano facilmente in giganti, due perchè quei tre punti servono, eccome. Se vinciamo il girone, infatti, pur con tutte le possibili combinazioni del caso, potremmo evitare le più forti, ovvero il Brasile padrone di casa e la Germania padrona di sempre; non saltando, però, Argentina, Olanda, Francia ed eventualmente Spagna ( se non esce al primo turno).  Ipotesi. Auspici. Sogni.
Che alla vigilia d’ogni Mondiale ci stanno. Gogliardicamente, magari, ma ci stanno. Perchè lo sport sia fiesta e non altro. Nonostante i maneggi oscuri di quel malevolo svizzzerotto. Che spreca il suo genio relegandoci nel cuore verde e remoto dell’Amazzonia. Il buon Prandelli che deve avere avuto in sogno l’Araba Fenice, ci crede all’impresa.  E noi con lui. Ma senza  facilonerie. Perchè, come l’Araba Fenice, per risorgere, abbiamo necessità di  ripartire dalle nostre ceneri. O anche: dal nostro profondo.

STATISTICA MONDIALE. Il campionato mondiale ( Coppa Rimet) è iniziato nel 1930, con la vittoria dell’Uruguay sull’Argentina. L’Italia ha vinto quattro volte: Roma, 1934; Parigi, 1938; Madrid, 1982; Berlino, 2006. Inoltre è arrivata due volte seconda ( 1970 e 1994), una terza ( 1990) e una quarta ( 1978).  In pratica su venti Mondiali ( con il ventesimo da disputare) simo stai presenti alla fase finale otto volte, circa il 40% delle edizioni svolte.  Meglio di noi solo il Brasile ( 5 Coppe, due volte in finale).

UNA FAVOLA CHE SVANISCE.  E mentre il nuovo Milan targato Barbara comincia a prendere forma ( si veda l’inaugurazione della Casa Milan), ci sono le ultime pagine del libro antico che vanno esaurendosi. Una di queste è quella che riguarda Kakà o anche  Ricardinho come lo chiama Galliani. Il ragazzo, ora 32 anni, ha qualche problema in famiglia ( la moglie Carolina se ne sarebbe andata in Brasile, con i due  bimbi,  già da un paio di mesi) e vorrebbe tornare nella ‘sua’ San Paolo.  Che non essendo società florida gli chiede un grosso sacrificio economico. Ma quel che più balza agli occhi è questo secondo, inatteso, repentino addio del ‘ giovane dal sorriso chiaro‘, certamente tra i giocatori più amati dai fans rossoneri.
Che Kakà, per una somma di ragioni non solo sportive, ce l’hanno ( davvero) nel cuore. Se ne andasse un’altra volta, dopo aver  (ri) battuto la mano destra sul cuore, sarebbe lo svanire d’un rapporto. E meglio, d’una favola, di quelle rare che ancora oggi  il calcio nostrano sa più scrivere. E che forse, nel nuovo Milan targato Barbara, improntato sulla contabilità e sull’efficienza più spettacolare, e magari anche sul nuovo socio indispensabile per arrivare a dotare il Diavolo d’un nuovo e ultra moderno stadio, non avranno più ragione d’essere scritte.

LA ROSSA UMILIATA.  Un’altra favola che sembra svanire è quella della ‘rossa‘, che sembra avere perso timoniere e vogatori strada facendo. La favola della ‘rossa’ non è cosa campata in aria. Perchè  a raccontarla sono anni di inimitabili trionfi. Non c’è pista al mondo dove non sventoli, allegro, il Cavallino. Che monta una ‘rossa‘ ha l’eternità ( sportiva) assicurata. E poco importa se vince molto poco o nulla, come sono invece costretti gli altri. Frecce d’argento comprese, anche perchè riapparse dopo tanti anni fuori pista.
Piloti come il nostro Nando e Kimi non sono comuni. E anche se, Hamilton e Vettel a parte, sta montando un’ondata minacciosa di giovinastri, i due restano una solida garanzia. E’ piuttosto lo staff, come si dice oggi, a latitare. Dal presidente, che forse non è più quello d’un tempo, ai collaboratori, progettisti in testa. Il ‘rifiuto‘ di Newey di restare alla Red Bulìl più che uno ‘schiaffo’ alla ‘ rossa’ è una ‘sfida‘ in piena regola alla ‘rossa’. Quasi che un genio avesse la pretesa di superare la squadra dei geni. E del mito. Lui solo, da qualche lustro, gli altri in tanti, a partire dal Drake, e fin dagli albori di questo sport.  A occhio sembrerebbe una ‘pretesa‘ folle; senza sbocco. Sempre che, però, la ‘rossa‘ sappia ritrovare velocemente l’anima antica.  Con  collaboratori ( di nuovo) all’altezza.

Ed un presidente più presente e attento soprattutto quando si decidono ( in Federazione o Altrove) certi improvvisi cambiamenti di rotta. A vederla da fuori, sembra che qualcuno ( magari anglo- franco -tedesco) studi i punti da modificare, stili il relativo regolamento e, poi, con comodo,  lo telefoni alla Ferrari. Puntualmente sul fico. Ma è così?

In Canadà, circuito G. Villeneuve, primo Ricciardo ( Red Bull), secondo Rosberg ( Mercedes), terzo Vettel ( Red Bul). Alonso sesto, Raikkonen decimo. Nelle classifiche, ovviamente, avanti le Mercedes nei costruttori  e  Rosberg su Hamilton nei piloti. Prossima gara Gp Austria, 22 giugno, a Zeltweg.

ALTRI SPORT. Djoko non ce l’ha fatta a battere  Nadal, per nove volte vincente a Parigi. La Sharapova s’è sbarazzata, abbastanza facilmente, della Halep. Con qualche rimpianto quindi per la nostra Sara Errani che dovendo giocare tutti i giorni tra singolo e doppio ( con l’amica Vinci ) non ha voluto convogliare le sue forze su uno dei due possibili obiettivi. Persi così entrambi. Intanto la nazionale di volley è tornata grande, aggiudicandosi ( 3-1) entrambi gli incontri di World League con l’ostinata Polonia. Il suo è un percorso a punteggio pieno.
Negli Europei di scherma invece argento di  Paolo Pizzo e oro della Del Carretto nella spada. Pari allo scadere ( 10-10) in amichevole del Settebello maschile in Ungheria. Lupo-Nicolai hanno vinto un oro storico agli Europei di beach volley di Cagliari. Nibali intanto fa le prove per il  Tour. Nella superbike Gp Malesia prima prova a Marco Melandri. Per il rugby, infine, altra inguardabile sconfitta ( undicesima su dodici) . Questa volta ( 25- 14) contro le Figi. E se si mettessero a fare altro?

Comunque, uno sport azzurro sempre al vertice. Nei cento anni del Coni, celebrati con tante iniziative al Foro Italico di Roma.  Abbiamo sentito anche i nomi dei ‘ più grandi di sempre’. Speriamo che si riferiscano a sport olimpici, ovvero praticati ai Giochi. Perchè se nell’elenco degli immortali venissero a meno nomi come Nivola, Agostini  o Coppi, con tutto il rispetto per gli altri, ma sarebbe quella (solo)  una classifica … olimpica. Null’altro, cioè,  rispetto all’intero movimento sportivo azzurro. Dove sono apparsi  campioni, tra realtà e leggenda, di assoluto valore mondiale.

 

 

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