Non solo sport. Inter, Roma o Napoli? Ma che può fare la Viola? E siamo certi che la Signora non torni nuovamente in gioco?

LA CRONACA DAL DIVANO ( CON AMICI). Derby mondiale per Inter e Juve, nel mitico stadio che ha visto sollevarsi tutte le più importanti coppe internazionali in palio nel mondo del pallone. Uno stadio sempre magnifico, e in corso di lifthing per la prossima Coppa dei Campioni. Almeno 80 mila spettatori, civili, entusiasti, per una festa che una volta tanto è stata un esempio anche per i 198 Paesi del Mondo collegati ( 44 le tivù, oltre 500 milioni l’audience).
Che ci sia ancora qualche bacucco a dir male del nostro patrimonio, non è dato a capire. Ma tant’è. I gusti sono gusti. E in un Paese dove ‘ il dir male dell’altrui‘ tanto godimento offre, nulla ci sorprende più. E tuttavia il calcio italiano ( tra i due o tre più titolati) non ha affatto perso il suo appeal. Tra l’altro il livello è sensibilmente cresciuto. In serie A ma anche in serie B ( magnifica, goleada a parte, la partita Cesena-Spezia).
Inoltre, da quel che abbiamo appresa dalla conferenza organizzata per la presentazione di J Village della Nostra Signora del calcio, abbiamo motivo di pensare che non solo andiamo a rimorchio ma che, almeno in questo caso, cominciamo a marciare davanti agli altri. Il progetto alla Continassa, infatti, nulla ha da invidiarealla Ciudad Deportiva del Real, alla quale, semmai, ha aggiunto qualche importantissima novità.
E se Thohir vuol rifare il mitico San Siro, mentre a Napoli ci si sgomita per un nuovo San Paolo, così come a Roma per il nuovo Colosseo, abbiamo motivo di cominciare a riaccendere la lucina della speranza. Forse, come insegna il mito dell’Araba Feniche che da qualche nostra parte s’annida, non solo affondiamo ma semmai risorgiamo. Ai posteri, direbbe il Grande Lombardo, vada in ogni caso l’ardua sentenza.
E comunque sia godiamoci questo bel Campionato. Niente affatto (r)assegnato ( come già in Bundes o in Ligue) ma tutto da decifrare. Alla maniera anni Novanta. Con cinque, sei e forse sette, pretendenti allo Scudetto. Perchè noi, tra queste bellezze in gara, non riusciamo proprio lasciar da parte la Nostra ( meravigliosa) Signora.
CLASSIFICA SERIE A. Fiorentina, punti 18; Roma e Inter 17; Napoli, Sassuolo e Lazio 15; Torino e Atalanta 14; Chievo 12; Samp 11; Palermo, Genoa e Milan 10; Juve 9; Udinese 8; Frosinone e Empoli 7; Verona e Carpi 5; Bologna 3.
IX GIORNATA. ( sabato 24) Empoli-Genoa ( ore 15), Carpi-Bologna (ore 18), Palermo-Inter (ore 2045); ( domenica 25) Samp-Verona ( ore 12,45) , Milan-sassuolo ( ore 15), Udinese-Frosinone, Juve-Atalanta, Fiorentina-Roma ( ore 18), Lazio-Torno (ore 18), Chievo-Napoli ( ore 20,45).
MARCATORI. 8 reti Higuain e Insigne ( Napoli) e Eder ( 2, Samp); 5 reti Kalinic ( Fiorentina); $ reti, Palosci ( Chievo) Bacca (Milan), pjanic e Salah ( Roma), Baselli e Quagliarella ( Toro).
IL VIA ALLE COPPE. La Roma dovrebbe andare a rimediare la cappella fatta col Barisov contro il Leverkusen. Ce la facesse, avrebbe un piedino nella qualificazione. La Nostra Signora invece dovrebbe mettere la museruola ad un’altra di Bundesliga, il Borussia M. Anche qui una vittoria metterebbe al sicuro la qualificazione Juve nel girone.
Qualche problemino in più si annuncia nella Uefa, ma se Viola, Napoli e Lazio non fanno scherzi possiamo tornare all’en plein.
Che vorrebbe dire, in parole povere, la quasi totale sicurezza di andarci a riprendere il terso posto nel ranking Uefa. Con le tradizionali quattro di Champions. Forza ragazzi!
IL CALVARIO DEL DIAVOLO. Che un diavolo dovesse soffrire l’inferno, proprio, non ce l’aspettavamo. Eppure, quello a cui ci riferiamo noi, l’inferno lo sta passando davvero. Il pareggino col Tornio sa tanto di brodino caldo. Perchè i problemi, quelli strutturali, a centrocampo-difesa, restano. Eccome.
Inoltre quella inopinata rinuncia al nuovo stadio, il dilazionarsi del accordo con il cino-tailandese, i sorrisi sempre più rari tra Galliani e Barbara e le interferenze indebite del Patron etc. sono macigni sulle spalle di quei poveri ragazzi mandati in campo a guerreggiare da generali che generali non sono ( o non lo sono più).
Piange il cuore. Non solo rossonero, perchè chi è andato sette volte sul podio Champions ( più altre quattro finali) rende tristezza al solo sguardo. Bisognava non rompere il bel vaso. Ma ora che è stato rotto resta certamente difficile riattaccarne i pezzi. E comunque sarebbe un vaso rabberciato. Non nuovo e splendente, come il popolo rossonero era stato abituato fin dall’arrivo del Patron, che ( non scordiamolo) ha garantito un quarto di secolo di trionfi. Con quegli Immortali e quegli Invincibili. Indimenticabili.
VALENTINO O LORENZINO? Il mondo delle moto, esattamente quello dei Gp, è davvero esemplare. Lotta strenua, all’ultima gasata, ma pur sempre in un ambito di sana e corretta competizione. Le battute a fine gara son quelle che un tempo erano abituali tra gogliardi nemici-amici. Lo sport, in questi casi, è un esempio edificante.
Ce ne fossero altrove e nell’Altrove. Dove molto ( se non tutto, doping compreso) vien gettato sotto il tappeto. Fariseicamente, si diceva una volta. Volendo però passare per puri e immacolati. Ora, in questo contesto, se a vincere fosse Vale e non Lorenzo o anche Lorenzo e non Vale poco cambierebbe.
Lo spettacolo offerto dai due ( con l’inserimento di Marquez, Pedrosa, Iannone, Dovi etc.) resterà memorabile. Almeno per diverse generazioni. La Malesia , prima ancora dell’ultimo Gp in Spagna, potrebbe decretare la fine della lotta. Ma è qui una soddisfazione da non poco, gridare ‘ Vinca il migliore!’.
IL SEBA NOSTRA NUOVA FIAMMA. Lo abbiamo già detto, Seba è il tedesco che ci piace. Il tedesco col sorriso e non col grugno del crucco. Il tedesco che non disdegna l’incontro con i latini. Peraltro più volte avvenuto nel passato. E con risultati ( storicamente) spesso eccellenti. Questi ultimi Gp dicono poco o nulla circa le classifiche piloti e generale; perchè quelli di Stoccarda si sono già messi i due titoli in bisaccia. Ma, sullo sfondo, si staglia nuovamente il rosso della ‘rossa’, cavalcata con perizia proprio da quel simpatico e convincente driver di cui sopra.
L’impressione ora è quella che al Niki verrà a meno il sorriso, così come al signorile Toto, mentre Arrivabene sta contando i sassolini da togliersi dalle scarpe. Del resto, come ha capito anche Lewis, che ha preso a gironzolare attorno alla ‘rossa‘, un duello alla ‘ maniera antica’ gioverebbe ( e non poco) al Circus automobilistico.
MONSIEUR PLATINI. Brera, con l’abituale arguzia, diceva che era un italiano in Francia, e in un francese in Italia. Non ci andò tanto lontano. Perchè monsieur Platini
( oggi nella bufera, con tre mesi di squalifica sul groppone), di lunghe radici piemontesi, in Francia c’è nato, sì, ma da una famiglia immigrata in un periodo di grave difficoltà economiche per il Belpaese. Moglie, suoceri, zii e partenti vari, sono inoltre anch’essi di origine italiana.
Perchè allora recitare la scena del foresto?Forse, però, siamo ancora una volta alle solite, ovvero: ius soli o ius sanguinis?
Ius soli (in latino ’diritto del suolo‘) è un’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza di un dato Paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Esso contrappone allo ius sanguinis (o ‘diritto del sangue‘), che indica invece la trasmissione alla prole della cittadinanza del genitore.
Da precisare è che quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni. Tra questi gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l’America meridionale. Alcuni Paesi europei concedono altresì la cittadinanza per ius soli (per esempio Grecia, Francia, Portogallo, Irlanda, Regno Unito e Finlandia) sebbene condizionata.
Con lo jus sanguinis si resta parte di una nazione, che è ” il complesso degli individui legati alla stessa lingua, storia, civiltà, interessi, aspirazioni, specialmente in quanto essi hanno coscienza di questo patrimonio comune”; con lo ius soli si entra a far parte di una nuova nazione.
Con la prima l’appartenenza è di secoli, con la seconda (anche ) solo di qualche anno. Come facciano allora tanti individui a dichiarasi, ad esempio, americani, quando in America ci sono ( solo ) da qualche decennio o anche ( solo ) perchè colà nativi non ci è dato da sapere. Questa casistica coinvolge anche monsieur Platini, nativo d’Oltralpe ma di famiglia ( e parentado) da secoli Cispadana: come vogliamo considerarlo, allora, lui, francese o italiano? Come cittadinanza non ci sono (molti) dubbi: è francese. Così come l’ appartenenza alla nazione: è italiano, perchè ci sembrano davvero pochi alcuni decenni per obliare il patrimonio genetico e culturale d’origine.
Il mondo dello sport, e del calcio in particolare, è pieno di cittadini d’altri paesi con origini italiane. Il nostro è un piccolo paese che ha conosciuto però grandi migrazioni. In ogni parte del Globo. E in fasi diverse. Nella pelota, ad esempio, estrapolando quelli di radice italica ‘prestati’ ad altre nazioni ( non solo sudamericane) non ne lasciamo tanti alle altre etnie: Di Stefano, Sivori, Batistuta, Crespo, Zanetti, Altafini, Bellini, Cavani etc etc fin a Maradona ( campano, per trisavolo e trisavola) e Messi sono di stirpe nostrana.
Sbagliamo? E se no, perchè sono in tanti quelli che fan di tutto per cancellare queste loro ( e niente affatto lontane) radici profonde?
Forse, l’Italia non è stata nel tempo amorevole madre, per cui i suoi figli lontani hanno dovuto ( giocoforza) dimenticarla. Non cancellarla, ma dimenticarla e farla dimenticare ai loro figli. Gianni Brera, che in fatto d’arguzia non aveva rivali, risolveva così il problema ( emblematico) di monsieur Platini ” Italiano in Francia e francese in Italia”.
Tornando un attimo alla cronaca, speriamo che Monsieur se la cavi dalle ( gravi) accuse piovutegli addosso. Di lui, come per altri,che grati o ingrati restano pur sempre ( volenti o nolenti) una nostra costola, vorremmo si parlasse del bene che sono capaci fare. Ai loro nuovi paesi. Ma anche a noi, perchè il curioso è questo: che quando contribuiscono ad una trionfo sono questo o quello, ma quanto recano danno sono ( non questo o quello ) ma (solo) ’ italians’.
SCHEDA&CURIOSITA‘. Gonzalo Higuain, volto e struttura fisica da Conquistadores, sta facendo sognare Napoli. Lo appellano ‘ il Pipita‘ che è un soprannome derivato da quello del padre, ‘el Pipa’, giocatore argentino d’un certo livello che giocò prevalentemente in patria e con qualche rara puntata all’estero.
Tra queste una , a Brest, dove nacque Gonzalo. Il quale, avesse dato seguito allo ‘ius soli’ avrebbe potuto ottenere la cittadinanza francese; optò invece per quella paterna, dello ‘ius sanguinis‘, tant’è che oggi figura tra le frecce nell’arco dell’Albiceleste. Maradona definì Gonzalo un misto ‘ tra Crespo e Batistuta’, altri due celebri punteros argentini, ma di chiara origine italiana. Sui Crespo non occorre indagare, mentre sui Batistuta basti dire che arrivarono nel XIX secolo in Argentina da Cormons.
Di italiani nel grande paese sudamericano se ne contano oggi almeno 25 milioni ( su 40,3 milioni di popolazione totale); poco dietro a quelli presupposti in Brasile, che sarebbero 34 milioni ( su 198 milioni di popolazione totale). Comunità d’etnia italiana si contano numerosissime e consistenti minoranze in tutto il Continente americano ( soprattutto negli Usa); ma presenze significative si registrano anche nell’Emisfero sud del Mondo, come in Australia, dove gli ‘italians’ sono circa 3 milioni ( su 21,3 milioni totali).
L‘Italia, insomma, paese di migranti, ha sparso il suo prolifico gene in po’ in tutte le parti del Globo. Qualcuno non ha fatto onore alla sua gente, molti altri invece sì. Sarebbe dunque più veritiero ( e giusto) un ridare ‘ all’Italia quel che è dell’Italia‘ piuttosto che denigrarla, dileggiarla o sminuirla, ogni volta che spunta qualche ‘pecora nera‘.