Non solo sport. Calciomercato: ma la Juventus la fa Marotta o Raiola? No, Barzagli, non la scorderemo…

Non solo sport. Calciomercato: ma la Juventus la fa Marotta o Raiola? No, Barzagli, non la scorderemo…
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LA CRONACA DAL DIVANO. Spenti gli ultimi fuochi, tanto di Copa America ( assegnata al Cile, che s’è imposto ai rigori sull’Argentina di Messi) quanto dell’Europeo ( andato all’incredulo Portogallo del Cr7) , si torna alla abituale routine quotidiana. Con la maggior parte degli eroi ancora in vacanza e solo qualcuno di loro già in ritiro.  Nel frattempo, quale ingombro trasversale, impazza il calciomercato che, manco a dirlo, sta fornendo pane e companatico ad una folla sempre più numerosa di gente dal ‘ guadagnare tanto, facendo poco‘.
La ‘c0sa‘ più invereconda dell’ intero mercimonio è che, giorno dopo giorno, vanno a sgretolarsi valori e certezze che hanno fatto ( e fanno) la fortuna di quella palla che ( continua a ) rotolare  su quei quadrati verdi incorniciati sul Pianeta da un paio di  miliardi di appassionati. Con incassi crescenti, ghiotti,  ghiottissimi, capaci attrarre come sulle carte moschicide da ogni dove nugoli di  avidi insetti .

Vi siete per caso chiesti chi, oggi, faccia in realtà una squadra? La società o gli ‘addetti agli affari’? Un Raiola, ad esempio, sullo stilar o meno la Juve del domani, conta più o meno di Agnelli, Marotta, Nedvev? Lo seguite, il Raiola, tra una esternazione e l’altra, in Italia o all’Estero, quando è in movimento per spostare qua e là le sue  galline dalle uova d’oro? Lo seguite? Allora, se sì, avrete cominciato imparare la sua ‘ strategia d’attacco‘ che non è ( storicamente ) acuta e lungimirante quanto quella di Cesare in Gallia e Britannia ma che, alla fine dei conti, però,  porta a casa quello che vuole lui ( e non la società) coinvolta?
E che, lo lasciamo fare?  Non sentite odore di pericolo? Anche perchè, qui, e non solo in Italia, i soldoni non bastano più. Qui tutti battono cassa. Il fratello del Pipita per il Pipita; la Wanda per il suo Maurito. Mentre il Pe(l)lè dopo aver preso a spallate qualche difensore all’Europeo è entrato, da un giorno all’altro, sulla soglia degli enta, grazie ai pollastri di Cina, nella top five dei più pagati al Mondo ( 16 milioni annui, per due anni e mezzo).
Al suo confronto, chissà quanto avrebbe dovuto pagare il Pelè vero? Qui i danari ( tanti) non bastan più. Sopravvivono alla tempesta i  due spendaccioni spagnoli ( finchè gli manterranno  i loro privilegi feudali) e i tre o quattro altri spendaccioni d’Albione, dove del calcio ‘vero’ , quello dei padri-maestri,  non gliene frega più niente ( si veda la sorte delle  Nazionali ma anche delle squadre di club che da un lustro poco o nulla fanno nelle Coppe), volati come sono  ( da qualche lustro a questa parte) nel cuore profondo e delirante di un  bussines pallonaro di dimensione planetaria.
Danari, danari, tanti danari. Ma davanti a tanto sgretolamento dove son finite le (cosiddette) autorità?
Di Blatter e Platini qualcosa sappiamo, ma i nuovi, come quell’Infantino, che non s’è ancora capito se abbia optato per lo jus soli o per lo jus sanguinis, che fanno? E quel ( ormai) remoto fair play finanziario, nato per mettere ordine e logica alla storia di un movimento sportivo tanto danaroso, è migrato pure lui, in Altrove?
Siamo, quindi, sicuri che stiamo percorrendo la strada giusta? O non è che, soprattutto per noi, italioti, che possiamo contare ( al momento) solo  su un tailandese che dopo tre anni ha già fatto la valigia ( con un centone dentro) e due o tre cinesini dei quali sapiamo ( suppergiù) quello che sapeva Marco Polo, stiamo andando incontro ad un avvenire amaro ( e avaro) ? L’esempio di coraggio ed orgoglio offerto dalla nostra Nazionale operaia all’Europeo speriamo non sia, davanti ai tanti addetti ai lavori interessati a deglutire le briciole della grande torta, il nostro  ( tenero) canto del cigno.

CALCIOMERCATO. Se il Pe(l)lè va, saluti e baci. Beato lui, in due anni e mezzo incassa quanto Agnelli alla Fiat. Se il Bonucci va, saluti e baci pure a lui. Dicono al City, scialacquatore, che con la storia nobile del calcio centra quanto il due di coppe. Se ne va anche il Pipita, dopo esser risorto al sole del Golfo. Saluti e baci anche per lui. E Podgba, che fa Podgba? Bisogna chiederlo ad un certo Raiola, visto che è lui a decidere dove va questo e dove va quell’altro.
La sua strategia è inarrestabile.
Ci sono  media che ( chissà se a titolo gratuito o oneroso) stravedono per lui. Pijaca è vicino alla Juve, anche se il Milan non molla. Già, il Milan, ma quale Milan, quello del Berlusca, dei Cinesini o di mr Bee? Maurito Icardi, invece, a sentire la biondissima compagna sua, batte cassa.
Ha rinnovato l’anno scorso, ma già  le tante sue bocche da sfamare urlano di dolore. Come in quella poesiola risorgimentale su una  Venezia assediata e  alla fame, e  che ( se non erriamo) ritornellava  così: ‘ … sul ponte sventola bandiera bianca‘.

MA E’ VERO CHE LI DIMENTICHEREMO? No, non li dimenticheremo. Nella vita come nello sport, scendono in campo gli stessi valori e, tra questi, la gloria e il danaro. Non è che si possa mai quantificare quanti siano quelli che parteggiano per  l’uno o per l’altro valore.

Di certo c’è gente, in questi come in altri tempi, a cui  il danaro piace, e tanto; per poi finire  come i compagni di viaggio di Ulisse,  attratti dal melodioso canto delle sirene, sugli scogli dell’ingordigia. Ma c’è ( anche) gente che, come Ulisse stesso,   legandosi al palo di coperta,  riesce ad ignorare le sirene per volare  poi ( liberamente ) in mare aperto. Ulisse, infatti, uomo tra cielo e terra, al danaro preferisce sempre quel fondo d’umanità che lo emancipa dal puro e banale pragmatismo. Per cui, dovessimo dal conto al solo valore del danaro, di questa squadra, di questa Italia poveretta,  non resterebbe manco la cenere. Se, viceversa, dobbiamo scegliere il valore della gloria, beh, allora, questo ‘gruppo d’azzurri ‘ non sarà più dimenticato. Un prodigio, questo, che lo sport, il calcio, possono ancora permettersi.

E infatti chi non sa  che esistono  uomini di sport (  Villeneuve, ad esempio) che hanno vinto poco o nulla in F1 ma che per gli appassionati dell’auto ( e dello sport) ‘valgono’  quanto e più d’altri (cosiddetti) plurivincenti?
Ebbene, se tutto questo ha un senso, una sua verità, ci sa tanto che Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini saranno ‘recitati’ più e più volte in avvenire. Come e quanto altre ’difese’ memorabili. Tipo quella del grande Toro, che scomparso nel ’49 non potè costituire l’ossatura di una Nazionale che ( nel 1950) ci avrebbe portato  in Brasile ( probabilmente) a vincere la terza Coppa Rimet; oppure come quella del ( non vincente, ma grandissimo) Mondiale messicano o anche quella del ( vincente e inaspettato ) Mondiale dell’82.
No, stia tranquillo, il valoroso  Barzagli, che lui e gli altri suoi compagni di reparto, difficilmente potranno essere dimenticati. L’aver tenuto testa alla tracotante Germania campione del Mondo come poche altre volte nella sua storia, travaserà sui libri ( e nella memoria) come certi episodi eccezionali dove lo sport, e il calcio,  diventano metafora di storia e di vita.

COPPI – MERCKX E CHI LI HA ( DAVVERO) CONOSCIUTI. E’ dagli anni Sessanta che ci si dibatte se il più grande dei pedalatori sia stato il nostro Coppi o il belga Mercks. Molti storiografi ( e tanti, troppi saputelli) odierni, anche di parte nostra, propendono ( allegramente) per il secondo, visto anche i titoli che è riuscito a mettere in carniere. Senza valutare, chissà perchè,  i contesti diversi in cui i due straordinari campioni hanno vissuto.
Ad esempio, quando si elencano le vittorie di Coppi ci si ricorda che ha ‘ saltato’ i suoi  anni centrali  ( 1940/1947 o giù di lì ) per ragioni belliche e post belliche? Quando si dice che ha vinto ‘ solo‘ due Tour si sa che, lui, al Tour, per le ragioni di cui sopra, c’è potuto andare solo tre volte e intorno ai trent’anni? E comunque, sul tema, tra i tanti, avveduti o meno, c’è n’è uno che ( per c0mpetenza, conoscenza diretta e imparzialità)  può ( come si dice) tagliare la testa al toro?

C’è sì. E’ il ‘grande’ Raphael Geminiani, 91 anni, emigrato d’origini romagnole  in Francia .  Spiega  Raphael Geminiani: ” Sono stato direttore sportivo di Mercks. Non si capacitava. Un giorno Eddy mi fa ‘ Tu sei sempre per Coppi,ma io sono almeno al suo livello?’. E io: ‘ No, lui ha vinto qualcosa che a te manca‘. Eddy rispose:’ E’ impossibile, cosa?’. Gli dissi: ‘ Due titoli mondiali su pista ad inseguimento‘. Rimase senza parole. Se Fausto stava bene poteva staccarti ovunque: in salita, in discesa, in pianura, a cronometro, col sole, la pioggia, la neve. Immenso”.

Avete, voi, pro e contro,  qualcos’altro da aggiungere?

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