Olimpiadi Rio 2016. Cresce il bottino azzurro. I nostri ‘cari’ eroi in maglia azzurra, tra ‘ imprese’ e ‘ regali’.

Olimpiadi Rio 2016. Cresce il bottino azzurro. I nostri ‘cari’ eroi in maglia azzurra, tra ‘ imprese’ e ‘ regali’.
Rio medaglie ( rep.) images

LA CRONACA DAL DIVANO OLIMPICA. Pioggia di metalli preziosi a Rio.
Andiamo con ordine: Fiamingo, spada femminile, con un argento (  in finale è stata anche  sul 7-11, potendo quindi aggiudicarsi l’oro); Detti, nuoto 400 slm ( con un bronzo dorato,  mentre per l’oro vero avrà modo di rifarsi negli 800 e 1500 msl); Basile,  judo, 22 anni (  oro, con annesso  pianto del  coreano campione del mondo, ottenendo così il 200° oro della lunga e gloriosa cavalcata olimpica azzurra) e Giuffrida, sempre judo (  con  un argento che luccica assai) ; tuffi  3m, con il solito incrollabile  binomio vincente Cagnotto – Dallape‘ ( altro argento dorato); Longo Borghini ( ciclismo, con un  bronzo di gran valore nella gara in linea donne); e ( dulcis in fundo) Garozzo, 24 anni, oro nel fioretto maschile individuale ( con trionfo sull’ americano gran favorito).

Il bottino avrebbe potuto essere più pingue ( se) il nostro Vincenzo Nibali non fosse incappato in una rovinosa caduta a 11 km dal traguardo, quando era in testa con due ( astuti)  comprimari ad una gara condotta con grande abilità  e generosità  dalla squadra azzurra; ( se) Guendalina Sartori non avesse ( incredibilmente) ciccato il tiro decisivo ( solo un misero tre, quando bastava anche un sei ) che avrebbe permesso alle nostre tiratrici con l’arco di misurarsi con la leggenda incontrando  in finale le super woman coreane e (se) Galiazzo e soci, arco uomini,  non avessero deciso di andare in vacanza con la testa proprio in concomitanza dello scontro ai quarti contro gli ( abbordabili) cinesi .
E inoltre; ( se) Rossella Fiamingo, nella spada femminile (  giunta anche sull’11-7), non si fosse ( incredibilmente) distratta nel momento conclusivo consentendo la rimonta della giovane rivale ungherese; e ( infine) ( se) Avola, fioretto maschile, anche lui giunto a poco più d’un minuto dalla fine del suo incontro con un vantaggio cospicuo ( 9-14), invece di portare inutili affondo  avesse dato una facile occhiata al cronometro, prossimo a scadere.

Opportunità facili a vedersi ( dal divano), difficili da realizzarsi ( sul campo). E comunque il bottino di sette medaglie ( dopo due giornate di gara) comincia ad essere notevole ( più o meno un quarto di quelle pronosticate), anche nei confronti dei giganti dello sport mondiale. Sarà felice Renzi. Esulterà Malagò.
Anche perchè, se va avanti con questo ritmo, che potranno obiettare ( pur nel rispetto delle loro priorità)  la signora Raggi ( e suoi 5Stelle) alla richiesta dell’Italia di rimettere  Roma al centro dell’interesse sportivo nazionale e  mondiale?

INCREDIBILE MILAN.Adesso basta!” hanno lungamente implorato i fans aggrappati ai cancelli di villa San Martino ad Arcore. La misura, infatti, era e resta colma, e non meraviglierebbe affatto che nel prossimo campionato lo stadio di San Siro andasse deserto, o quasi. Lo sconcerto è ormai sentimento diffuso tra i ‘poveri’ tifosi del Diavolo i quali, dopo un quarto di secolo di trionfi, si trovano nella condizione ( abbastanza verosimile) di ‘ veder chiudere bottega’.
Il tutto non può che ricondursi alla solita ( contraddittoria) gestione dell’uomo solo al comando che, quando sta bene ed è in palla, date anche le sue notevoli qualità , può ( davvero) fornire prestazioni e risultati eccezionali. Smorzatasi, però, l’energia primigenia, l’avvenire è diventato  triste. Quasi come se la vita imponesse ( a l’uomo solo al comando  ) una sorta di contrappasso, per bilanciare fortuna e sfortuna,  forse proprio per non regalare agevolazioni ( soltanto) a qualcuno.
Comunque stiano le cose, ad un certo punto d’estate 2016, per il Milan sembrava proprio non prospettarsi un bell’ avvenire. Quando, all’improvviso, è arrivato il colpo di scena: non più con i noti cinesi, ma con altri cinesi, quelli d’un fondo da 11 miliardi, ricchi e vogliosi, si giura,  di acquistare spazi nella leggiadra Europa.

Prima o poi verremo a conoscere i piloti (almeno) della nuova cordata. Guidata da un certo Yonghong Li, e che ha firmato un preliminare che dovrà portare al ( benedetto) closing entro fine anno. Intanto hanno gettato  sul piatto alcuni centesimi.
Che dovranno diventare ( più o meno) cento milioni alla firma finale. Dal 1 gennaio.  Per consentire di chiudere concretamente le tante trattative di mercato avviate dal solito Galliani. Imperturbabile. Indecifrabile.
Il quale, però, sembra arrivato ai saluti dopo trent’anni di trionfi in rossonero, visto che è già cominciato a circolare il nome del suo successore, quel tal  Fassone che più che rimirare il colore delle ( gloriose) maglie guarda a quanto gli depositano sui suoi conti correnti.

Intanto, da segnalare due addii: l’uno ( ampiamente annunciato) di Podgba ( finalmente, per 110 milioni, passato allo United del Mou Mou ), l’altro ( a sorpresa) del Mancio da Jesi che lascia l’Inter ( cinese) nelle mani di Frank De Boer, 46 anni, olandese , esteta moderato del calcio.

L’EUROPA DEGLI ORRORI. Ma il passato funge si o no da magister vitae? Se non per i singoli almeno per i popoli?Come quelli tanti, diversi, interessanti, che affollano da millenni il Vecchio continente? Vediamo un altro esempio, allora, prima di dar risposte a queste domande.

Dal 1555, anno della pace di Augusta che mise fine agli scontri armati tra principi cattolici e luterani, al 1618, la Germania conobbe uno dei suoi più lunghi periodi di pace.  Sopravvivevano, ovviamente, lotte di potere e  piccoli focolai, ma nell’insieme il quadro restò stabile. L’abdicazione di Carlo V, la divisione dell’Impero e la caratura meno elevata di re e imperatori di certo avevano indebolito  l’autorità imperiale, favorendo la diffusione protestante tra i principi tedeschi, con formazione di leghe armate dall’una e dall’altra parte. Stesse situazioni si riscontarono in Boemia e Ungheria. Dove le rivalità di religione s’erano tutt’altro che sopite.
La situazione precipitò con Ferdinando II, prima re di Boemia ( 1617) poi d’Ungheria( 1618) e infine imperatore ( 1619). Educato da gesuiti, assolutista e intransigente, formulò il progetto di restaurare il cattolicesimo nell’Impero a danno dei protestanti, germanizzando gli stati e assoldando amministratori spagnoli. La prima a ribellarsi a Ferdinando II fu la Boemia, con la celebre defenestrazione di due governatori imperiali a Praga. I rivoltosi elessero re Federico V, capo dell’Unione evangelica. Gli Asburgo d’Austria e Spagna reagirono con la forza. Era iniziata la guerra dei Trent’anni, che si estese rapidamente al resto dell’Impero.

In avvio le sorti arrisero all’Imperatore, poi, con il coinvolgimento della Svezia ( che ambiva allora a fare del baltico il ‘gran lago‘ svedese), le fortune si sovvertirono. Anche la Francia non restò a guardare. Richelieu, primo ministro di Luigi XIII, puntò inoltre alla distruzione del potere politico degli Ugunotti,e facendo prevalere  la ragioni di Stato sostenne la Svezia protestante. Alla fine fu quest’ultima coalizione ad avere la meglio. L’Imperatore fu costretto a patteggiare.
La pace di Vestfalia ( 1648) segnò per sempre la fine delle guerre di religione ma cambiò anche lo scenario politico: la Francia emerse come nuova grande potenza, la Spagna s’avviò sul viale del tramonto, la Germania si frammentò in 350 stati e staterelli.
Questo a livello politico generale. Ma quali altri danni profondi  inflisse quel lungo conflitto alla leggiadra Europa? Intanto, quel conflitto, lo si può collocare tra i periodi più violenti e devastanti mai conosciuti (  i tedeschi si dimezzarono e i boemi si ridussero a un quarto), poi, d seguito, basta esaminare qualche altro dato significativo per chiedersi una volta di più a cosa abbiano servito tante atroci esperienze.
L’ 80% dei villaggi tedeschi e il 33% delle città furono distrutti, con saccheggi, stupri, violenze d’ogni genere accompagnati dall’arrivo di terribili pestilenze che dilagarono anche in zone ( come l’Italia) rimaste ai margini degli scontri. Riprese in quegli ( davvero bui) la caccia alle streghe. Ci furono uomini e donne che vissero l’intera loro esistenza in un contesto di guerra. L’Europa entrò in una nuova fase della sua storia, ma del ( gran) prezzo pagato chi più si ricorda? Chi più ne fa tesoro? Chi più vuol eviralo?

 

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