Olimpiadi Rio 2016. Bene, sì, ma non troppo. Alcune discipline inconsistenti. Vola il volley maschile.

LA CRONACA DAL DIVANO OLIMPIA. Dopo l‘exploit iniziale ( 5 medaglie in un sol giorno) torna la difficoltà ( nota) di incamerare metallo prezioso in cascina. Un poco il nostro carattere, un poco una certa mancanza di preparazione, un poco questo ed altro, fatto è che diventa sempre più difficile raggiunge quegli obiettivi ( 25 medaglie, 6/8 oro e top dieci finale) che Malagò, presidente Coni, aveva osato immaginare alla vigilia del grande appuntamento con l’Olimpiade di Rio.
Arrivano invece piazzamenti ( onorevoli) e ‘ medaglie di legno‘: Chiarabini Tocci, sesti dal Trampolino, nel giorno della sconfitta della Cina; Petra Zublazing, quarta, carabina 3 posizioni; canottaggio, con il solo Costanzo-Abbagnale, sul terzo gradino del podio.
Va invece decisamente male la squadra femminile di pallavolo, incredibilmente gettata allo sbaraglio da un progetto evidentemente cervellotico. Mai s’era visto infatti una formazione di pallavolo femminile azzurra tanto inconsistente a livello internazionale. De Gennaro ha mancato il podio nella canoa slalom. Stesso discorso per l’arciere Galiazzo. Viaggiano invece con onore, tanto le coppie sulla sabbia, quanto il volley maschile ( tre vittorie nei primi tre incontri), la pallanuoto maschile e femminile.
Al momento l’Italia ( ottava nel medagliere) conta 12 medaglie: 3 oro, 6 argento, 3 bronzo.
Che dire? Si puntava ad una partecipazione di livello ( con oltre 300 atleti) e livello c’è. Anche se emergono discipline mandate letteralmente allo sbaraglio. La pallavolo femminile è il caso più eclatante. Ma non il solo. Il settore natatorio, ad esempio, uscito tanto bene dai recenti europei, sta dimostrando una fragilità impensata.
La zona mista di Elisabetta Caporale, microfono Rai, è un ‘ lacrimatoio’ continuo. Con visi smunti, contriti, imploranti. Possiamo essere ‘ buonisti‘ quanto si vuole, ma qui ( come altrove) non sembra essere la medicina giusta per far ritrovare la giusta via a quei tanti giovani prima illusi e poi delusi da valutazioni di circostanza o di comodo.
ALTRI SPORT. Resta vivo e vegeto il ‘vizietto’ di dare una occhiata all’amato calcio ( che dal 2018 potrebbe tornare ad avere 4 squadre in Champions). Anzi, al calciomercato, sempre operante, giorno e notte, estate e inverno. Del resto con quello che portano in banca ( alcuni ) operatori ( Raiola, 35 milioni in sacoccia solo per l’amato Podgba) non può che far pendere la bilancia verso un attivismo senza fine. Che alimenta emuli.
Vedi la bionda Wanda signora dell’imberbe Icardi, tutta tesa ad incrementare ( costi quel che costi) il ‘misero’ badget famigliare. Ma se solo i procuratori ( o simili) si ritagliano ampie fette della ( non illimitata) torta disponibile, come faranno in futuro le società ( non solo nostrane) a mantenere un sistema calcio tanto costoso e finito in mani tanti abili ed avide? E chi avrà il cinismo di andare a dire a tutti quegli infanti che i loro eroi son tali solo se pinguamente retribuiti?
La Juve gioca la giovane scommessa Pjaca. Che in casa bianconera conta di crescere per entrare nel grande calcio. (Ri) fiorisce, sempre all’ombra materna della Nostra Signora, anche il talento ( finora un poco disperso) di Pjanic, 26 anni, regista, che