Olimpiadi Rio 2016. ‘Grazie Italia’, ma … Il bilancio ‘vero’ di Rio 2016. Altra figuraccia della Roma.

Olimpiadi Rio 2016. ‘Grazie Italia’, ma … Il bilancio ‘vero’ di Rio 2016. Altra figuraccia della Roma.
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LA CRONACA DAL DIVANO OLIMPIA. E così il sacro fuoco d‘Olimpia ha lasciato il fantasmagorico braciere brasiliano per tornare al silenzio dei  suoi verdi monti di Grecia.Fra quattro anni tornerà a emanare  calore in Oriente. Per la seconda volta a Tokio. In periodi come questi, tra una edizione e l’altra, gli uomini, si sa, amano fare i bilanci. Per mettere in bella evidenza questi o quelli. Belli e  brutti. Buoni e cattivi. Eroi e non eroi.

Allora: lo diciamo o no questo ‘Grazie Italia‘ ?  Sì, certo, ma con qualche distinguo. Anche perchè a pronunciarlo come hanno fatto in tanti in questi giorni post Rio 2016, indistintamente,  a mucchio selvaggio, ci sembra d’andare a premiare  chi dell’alloro d’Olimpia  non andava cinto.
L’abitudine, da noi ormai inveterata e diffusa ( soprattutto nelle scuole) di ‘ plaudire a tutto e a tutti’, ci sembra stia  trascinando nelle spire  di una  mediocritas che non è affatto aurea un po’ tutto il Bel Paese, il quale  ( se non andiamo errati) è  sempre stato ( grazie ) alle sue eccellenze che è e riuscito a farla franca assestandosi, neanche molto decenni fa, tra i top ten del Pianeta. Perchè allora perchè non continuare a privilegiare il ‘merito’ ? Il merito vero e certo?
Il ‘grigio’ non è un gran colore, soprattutto tra i tanti altri di cui il Bel Paese dispone.  La spedizione a Rio, ad esempio, tanto per arrivare al sodo, nel complesso non è andata male ( infatti ha confermato le 28 medaglie di Londra, che di questi tempi non son cosa da gettare).
E tuttavia, se andiamo a ( meglio) scartabellare tra ori, argenti, bronzi, medaglie di legno e piazzamenti ( almeno fino all’ottavo), scopriremo che molti di quei risultati ( una quarantina circa nel loro complesso) dovevano e potevano essere diversi. Noi diciamo migliori. Vediamo il perchè.

LE NOSTRE POTENZIALITA’. Se uno ha potenzialità 10 perchè deve accontentarsi del 6? Meglio sfruttare il tutto, o no? Anche perchè invece di ( sole) otto medaglie auree ( nel caso di Rio) potevamo mettercene al collo altrettante.  Come? Noi crediamo attraverso un altro modo di preparare e ( in particolare) di affrontare le diverse occasioni. Soprattutto quelle del dentro o fuori. Prendiamo il Settebello: tutti lo gasano per il bronzo ottenuto, ma quella finale contro il ricorrente incubo balcanico( da divanisti incalliti) proprio non ci va giù. Ci può stare che gli altri siano più forti, ma non a prescindere.
Perchè ai nostri ragazzotti non ci sembra mancare  proprio nulla per farsi rispettare anche dai ‘mostri‘ che popolano l’altra sponda adriatica. I veneziani, ad esempio, lo hanno fatto per secoli, perchè non dovremmo riuscirci  noi moderni,  loro lontani eredi? Ma è proprio normale ‘ sfarsi’ come s’è sfatto, fin dal primo secondo del primo tempo, quel nostro manipolo di giganti acquatici? Ma che gli sovvien a costoro quando ( anche per una coppa di gelato) gli si parano davanti croati, serbi,montenegrini ? I nostri  successi, con loro, sono tanto radi che quando accadono ( come per il bronzo contro il Montenegro) non sembrano veri.
Paradossiamo, è ovvio, ma quel che vorremmo chiarire è come e perchè nei momenti topici invece di tirar fuori gli attributi ( come da tradizione ) noi, spesso e volentieri, abbiamo imparato ad ‘sfarci’ . A dire il vero qualcuno che va ancora nel senso giusto c’è. Vedi Nicolò, Greg, Tania e le due mamme del tiro oltre ad  Elia, il ciclista,  ma si tratta di soggetti sempre più rari.
Così come son sempre contingentate le medaglie d’oro. Che potrebbero invece tornare molte di più. Pensate se tra quella ‘quarantina’ di piazzati ( dall’argento all’ottavo posto) fossero luccicate ( grazie ad  altro spirito in gara) ulteriori sei/otto medaglie d’oro? Nel medagliere saremmo risultati  non noni ma ( molto più probabilmente) quinti o sesti. Top five, dunque,  e non top ten. Praticamente quello che in futuro  il Bel Paese può e deve pretendere da se stesso. O no?

Abbiamo ammirato nei giorni d’Olimpia un’ arciera azzurra la quale, in semifinale contro la Cina, quando alla squadra sarebbe bastato un misero sei per entrare nella leggenda, ha scoccato la sua freccia con ( grande) leggerezza. Siam, qui, ingenerosi? L’abbiam ‘letta’ male?
O non è che, quelli che d’ora in poi dovranno andare a riscaldarsi al fuoco d’Olimpia con indosso  l’azzurro, dovranno offrire ben altre garanzie di comportamento agonistico  ( soprattutto) nei momenti topici?  Questione (non di razza ) ma di  di preparazione, o no? Del resto tutto questo  lo stanno facendo ( molto bene) inglesi ( supermedagliati ), francesi, spagnoli, balcanici, ( e perfino) brasiliani ( latini ) etc etc, perchè non dobbiamo farcela ( altrettanto bene ) anche noi?

LE PAGELLE DI RIO 2016. In breve queste le nostre pagelle: Arco (  solo dei se e ma), Atletica  (  un record italiano nella 4x4oo mpf, poi più nulla), Badminton ( solo un medaglia, ma … alla spagnola Marin), Equitazione (  solo qualche svolazzo di  Valentina Truppa, poi anche qui nulla), Pallavolo ( quella femminile, a dire il vero mai vista aggirarsi sotto la statua del Redentore), Pentahtlon (  solo rimpianti, come si diceva sopra), Pesi ( ulteriori rimpianti, cvd), Boxe ( niente di niente), Canoa ( qualche illusione e la figuraccia del K4), Golf ( ma che ce l’hanno mandato a fare?), Tennis ( ibidem), Triathlon ( ibidem), Vela ( ibidem).

Chi poteva fare di più:  Canottaggio ( due bronzini, quasi un miracolo, con il 2 senza inventato da La Mura ad un mese dalle gare), Ciclismo ( ottimo Viviani, rimpianti per la Longo Borghini e lacrime per Nibali), Lotta ( Chamizo, promettente, non protetto e quindi maltratto dagli arbitri, e poi?),  Nuoto ( Greg, Detti, la sempre combattiva  Fede e, anche qui , chi altri?),
Pallavolo ( vero è che il Brasile era stato designato a chiudere in bellezza le sue Olimpiadi, ma certi ‘ vuoti’ non sono da grande potenza), Pesi ( un certo qual movimento c’è, ma i podi sono ancora visti col binocolo),  Scherma ( 1 oro e 3 argenti, bottino misero rispetto alla tradizione e soprattutto  troppi rimpianti), Triathlon (  che fa? ), Ginnastica ( altri rimpianti, solo Vanessina), Sincro ( la crescita c’è, ma i podi restano un miraggio), Tuffi ( Tania, Dellapè e chi al seguito ?).

I nostri’ bravi’: Tiro ( Campriani, formidabile dominatore di se stesso, due ori;  Bacosi e Cainero, azdore d’una volta, oro e argento portati a casa con quello spirito di cui si diceva; Nuoto, in primis  Greg,  formidabile agonista di valore mondiale, poi Detti ( meno talento, ma  degno compare) e qualcuna nel nuoto di fondo,  orfano non si sa come e perchè dei maschi; Beach volley ( Lupo e Niccolai, esemplari,   argenti dorati); Ciclismo ( Viviani, oro puro); Judo ( Basile, coraggioso e  sfrontato, oro oltre le nostre frontiere); Scherma (  oro Garozzo, poi solo piazzamenti con tanti regali ).
Diciamo pure che per questi ‘pochi’  i nostri soldi sono stati ben spesi. Speriamo che i loro comportamenti insegnino. A tutti quelli che aspirano all’azzurro.
I lacrimevoli se e  ma, che hanno inondato la zona mista di Elisabetta Caporali, lasciamoli agli altri. Cominciando proprio  da questo dopo Rio 2016 a dire ‘grazie’ solo a quelli che se lo ‘meritano’ per davvero: moralmente ed agonisticamente, prima ancora che tecnicamente.  Oro, argento, bronzo non sono tutto, perchè nello sport si può vincere o perdere. Sta nel suo essere. L’importante però è come. Dando così corpo a generazioni che sanno stringere in mano il loro destino.

IL NOSTRO CAMPIONATO. Nell’attesa ( garantisce) Zamparini  di un nuovo  stadio ( di proprietà)  anche a Palermo si è tornati sui campi. A sgambettare come la Vispa Teresa per un torneo che, nonostante la diffusa e radicata propaganda esterofila, resta ostico, forse il più ostico tra gli altri, come è del resto da sempre, tanto che i 36 centri stagionali del Pipita hanno assai più  considerazione  di quelli fatti dai colleghi in altri campionati.
E che il Pipita non sia un fuoco fatuo ma il migliore centro puntero del mondo lo ha dimostrato anche nella prima di campionato, contro una Viola che aveva osato pareggiare all’interno del ricolmo e sacrale Juventus Stadium.
Alla fine, infatti, la Nostra Signora ha riportato la sua prima vittoria (2-1)  in un torneo che tutti le assegnano, a prescindere. E che invece a prescindere non è. E se il Ciuccio s’è reso il passo difficile già a Pescara ( 2-2) la Roma non ha badato a spese per sverniciare ( 4-0) la povera Udinese. Luce ed ombra, invece, per le milanesi: delude senza se e ma l’ Inter olandese ( 2-0 a Chievo), si risolleva rocambolescamente (3-2)  il nuevo Milan di Montella.

Per il resto: Atalanta- Lazio 3-4; Bologna-Crotone 1-0; Empoli-Samp 0-1; Genoa-Cagliari 3-1; Palermo-Sassuolo 0-1.
Prossimo turno: ( sabato 27 agosto) Lazio-Juve ( ore 18) e Napoli-Milan ( ore 20,45); ( domenica 28) Inter-Palermo ( ore 18), Cagliari-Roma( ore 20,45) , Crotone-Genoa, Fiorentina-Chievo, Samp-Atalanta- Sassuolo-Pescara, Torino-Bologna, Udinese-Empoli.

Roma. Disastro Champions. E così, come si temeva, la Rometta  dello Spalletti non ce l’ha fatta ( dopo il buon 1-1 dell’andata) a superare i preliminari Champions. Il Porto, infatti, squadra storicamente solida ed esperta, non ha faticato molto a gettare sconcerto nella fragile pattuglia giallorossa. Dopo otto minuti  era già in vantaggio ;  mentre a metà gara  finiva in doppio vantaggio numerico in campo per la duplice espulsione ( prima) di De Rossi e ( poi) di Emerson.
Certo che, a pensare quanto danaro, fatica e beghe, costi arrivare al preliminare per poi vederlo gettare al vento con incredibile leggerezza nervosa, deprimerebbe non solo mister Pallotta. E la tifoseria tutta che non appena rialza la cresta vien subito bastonata. E non per colpa altrui, ma solo dei suoi eroi.
Il gesto d’un De Rossi, capitano senza controllo, ha dell’incredibile. Il ‘buonismo’ di ritorno troverà ( di certo) il modo di ‘ perdonarlo‘, ma se Eupalla volesse applicare giustizia non dovrebbe fare altro che invitarlo a cercarsi altri lidi. O altri mestieri. Curiosità: con legionari come lui i suoi avi avrebbero oltrepassato Alba Longa?

IL CAMPIONATO PIU’ IMPREVEDIBILE?  Di Canio e Vialli si sgolano su Sky per celebrare la ( loro cara ) Premier, ovvero ( a sentir loro) ” il campionato più imprevedibile e sorprendente del mondo“. Che imprevedibile è davvero , visto che  lo scorso anno ad aggiudicarselo è stata una squadra valutata ( alla vigilia) più o meno  ( e non solo economicamente)  come il Frosinone o il Crotone.
I vari cantori hanno parlato in questa circostanza di favola, la favola ( sportiva) più straordinaria dell’ultimo secolo. Il problema per tutti costoro, però, è che non hanno ben ponderato gli effetti prossimi futuri di tanta straordinaria impresa.
Nella prima di Premier, infatti, la favola  Leicester è stata infilzata  nientemeno che  da una squadra ( l’ Hull City) che porta in campo 13 giocatori contati e senza allenatore per mancanza di risorse economiche. I vari cantori parlano, ovviamente, d‘accidente. E tuttavia staremo a vedere se accidente è stato.
Perchè se al primo accidente ne faranno seguito altri ( di accidenti), magari (ri)mettendo in pericolo retrocessione  ( come avrebbe dovuto essere  l’anno scorso) lo squadrone del nostro ( pur sempre bravo) Ranieri, beh, chiederemmo allora un chiarimento  su questo curioso e spregiudicato modo di contribuire alla ( strambalata) epica sportiva dei nostri tempi.

Nella seconda di campionato il fabuloso Leicester ha pareggiato ( o-0). Intanto procede il varo della nuova Champions che partirà dal 2018: quattro nazioni ( Italia, Spagna, Germania e Inghilterra) avranno quattro squadre fisse ( senza passaggio dai play off). Una novità che ribalta come un calzino vecchio quanto finora si va dicendo sul derelitto calcio italiano il quale, non lo si dimentichi, in fatto di trofei e piazzamenti non è secondo a nessuno.

SPETTACOLO VALENTINO. Nella pole non se l’era cavata benissimo. Soltanto sesto, dietro ai soliti ‘ bravacci’ d’Ispagna. Poi, invece, sotto l’acqua di Brno ( Repubblica Ceca), è rifiorito come le margherite sui campi in primavera.  E si è postato, là, tra primo e terzo posto, giungendo infine all’argento, come lui e solo (pochi) altri pensavano. Questo, altro non è che la cronaca costretta a registrare le prestazioni di un soggetto che tutto scrive fuorchè cronaca.
Quel soggetto, noto al mondo come il maestro di Tavullia, dopo l’acqua di Brno, non è che si sia particolarmente riavvicinato il diabolico Marquez, giunto terzo, alle sue spalle, quando manco lui più lo credeva; il campione spagnolo, conserva infatti i suoi (oltre) cinquanta  punti di vantaggio sul nostro , che però ha sorpassato Lorenzo, vittima desolata d’una domenica di pioggia che lo ancor più allontanato dalla conferma del suo titolo mondiale. Prossima gara il 4/9, Gp Gran Bretagna ( Silverstone).

 

L’INSIPIENTE EUROPA. Nel recente passato abbiamo avuto modo , su questo foglio mediatico, di dare un’occhiata ( rapida) alle grandi pagine di storia della leggiadra Europa. Storia degli ultimi secoli, soprattutto, tralasciando quella più antica rimasta  in mani romane per più epoche ma  con il beneficio ( mai più recuperato)  d’un continente ( allora) unito.
Continuiamo a dare  un’occhiata cioè a quelle pagine del passato che, come  insegnerebbe il grande Nicolò, potrebbero (  messe a buon frutto)  tornarci assai utili ancor oggi . Del resto il passato ( checchè se ne  dica ) non muore mai,  resta.
Può inoltre  servire da termine di paragone, soprattutto nei momenti più  incerti e grami, magari per consentire di  optare per  l’una o per  l’altra esperienza la quale,   pur fatte  le debite differenze,  ( spesso e volentieri ) è già stata  vissuta ( magari senza accorgercene) in altre circostanze .

UN’ALTRA PAGINA DI STORIA. Abbiamo finora sbirciato ( in particolare)  sulle nefandezze della guerra dei Cent’anni: 1337-1453 ( avviata a causa dei possedimenti feudali inglesi in Francia e risolta con la battaglia  di Castillon); sulle devastanti  guerre  d’Italia1494 – 1557 ( con l’iniziale discesa nella Penisola di Carlo VIII e  i suoi 30 mila armati  e con  esito finale nella battaglia di San Quintino, dove i francesi lasciarono sul campo 14 mila tra morti e prigionieri);
sulla sanguinosissima guerra dei Trent’anni: 1619- 1648 (  dovuta a  Ferdinando II  imperatore e sigillata alla fine dalla vittoria franco-svedese di Zusmarshausen che costrinse alla conseguente pace di Vestfalia).
E infine sulla non meno violenta Guerra civile inglese: 1620-1660 ( nata per via del  dissidio tra Monarchia e Parlamento e con  il re Giacomo I che sciolse provocatoriamente  quest’ultimo. Il conflitto, dopo  innumerevoli  massacri ed esecuzioni, si concluse –  guarda un po’ –  con  il ritorno in Gran Bretagna della ‘ odiata’ Monarchia ).
A dirla con senno del poi, verrebbe da chiedersi il perchè di tanto spreco di mezzi, di sangue e di dolore. Probabilmente, per i tempi in cui i conflitti avvennero, qualche ragione doveva esserci. Sennò chi giustificherebbe mai una guerra. Il problema però è se, almeno per noi, europei dell’oggi,  che tanta passata nefandezza possiamo valutare tranquillamente a giochi fatti, da quei dolorosi  esempi possiamo trarre qualche beneficio oppure no.

In poche parole:  conviene ancora all’Europa scannarsi come accaduto  in passato o può optare per altre soluzioni?
Magari meglio ragionate, più concilianti e condivise? C’è chi sostiene che proprio attraverso i tanti conflitti siano ‘ emerse’ ( di fatto)  quattro Europe: quella mediterranea ( dalla Grecia all’Italia;  dall‘Italia, alla Francia, alla Spagna e al Portogallo) ; quella centro europea ( o tedesca); quella isolana ( o britannica) e quella slava ( più  balcanica che russa). Se l’osservazione ha un suo fondamento, la strada per dar corpo ad una unica nazione europea quali altre  opzioni ha  se non quella di ( finalmente)  trovare un modo ( credibile ) per   conciliare l’ inconciliabile?
Ovvero  riuscire a  ’ confederare’ quattro ( o cinque) grandi aree chiaramente caratterizzate, segnate da culture e  vicende originali diverse, compreso l’uso  delle lingue . Ma da amalgamare su quale unico fondamento universalmente diffuso? Forse, gettiamo là una proposta,  le ( tanto discusse)  ’ comuni radici cristiane’?
Qui sono in tanti, più per  ‘residuati’ ideologici e storici che altro, a far orecchie da mercante. Soprattutto nel Nord Europa.  Eppure basterebbe scivolare qua e là per ilVecchio continente e veder svettare ovunque, dalle gelide terre del Nord alle calde acque dello Ionio o dell’Egeo, un campanile, con una croce e una chiesa.
Che stanno in quei luoghi ( pur con tutte le ‘sofferenze’ e i ’contrasti’ patiti )  non certo da ieri o dall’altro ieri.
Già, il cristianesimo, o anche  ( per molti) l’aborrito Evangelo, ma visto che  ( per viaggiare insieme) qualcosa di comune dobbiamo pur sempre trovarla, perchè ( continuare ad ignorare) tanta diffusa, evidente  e sedimentata presenza  ( non propriamente solo ) religiosa ?

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