Ravenna, al via i preparativi per l’omaggio a Dante in occasione del 695°Annuale della morte

RAVENNA. Le celebrazioni dell’Annuale della morte di Dante, a 695 anni dall’evento, prendono spunto dal fermento seguito alle celebrazioni per il VI centenario della nascita, nel 1921, e dal 1950 si ripetono con un copione che prevede il puntuale omaggio del Comune di Firenze al suo illustre figlio, tramite la Cerimonia dell’Olio.
Al mattino della seconda domenica di settembre, quest’anno l’11 alle ore 9.30, le autorità e i rappresentanti dei Comuni di Firenze e Ravenna si incontrano in Piazza del Popolo, dalla quale muove un solenne corteo celebrativo che giunge presso la Sala Muratori della Biblioteca Classense. Qui un illustre relatore, scelto tra i migliori dantisti internazionali del momento, tiene la prolusione ufficiale alla giornata dell’Annuale, una conferenza di argomenti danteschi. Nel 1921, VI Centenario della Morte di Dante, fu Benedetto Croce, ministro dell’istruzione, ad inaugurare la tradizione moderna delle Letture Classensi con una conferenza nella Sala Dantesca della Biblioteca Classense.
Quest’anno, alle ore 10.00, il Presidente della Società Dantesca Italiana, docente dell’Università di Pisa Marcello Ciccuto proporrà il tema: Dante alle soglie del moderno. Borges e Mandel’stam lettori della Commedia.
Dagli spazi classensi il corteo si sposterà attraverso Via Baccarini e Piazza Caduti presso la Basilica di San Francesco, dove l’Arcivescovo di Ravenna, Mons. Lorenzo Ghizzoni, celebrerà alle 11.15 la celebrazione eucaristica animata dalla Cappella Musicale di San Francesco diretta da Giuliano Amadei.
Seguirà, come detto, l’omaggio reso da Firenze all’Esule: la Cerimonia dell’Olio. Da San Francesco ci si dirigerà presso la Tomba, dove con un solenne cerimoniale ormai codificato negli anni i rappresentanti del Comune di Firenze offriranno l’olio al sepolcro del Poeta, accendendo una lampada votiva che arde ininterrottamente dal 1908, dono anch’essa della città di Firenze.
La storia degli omaggi alla Tomba di Dante è più antica e affascinante. Rimanda agli anni della Rivoluzione francese, alla Ravenna città della Repubblica Cisalpina nella quale il 14 Nevoso dell’anno VI (ossia il 3 gennaio 1798), alle 3 del pomeriggio, un corteo di cittadini illustri guidati da Paolo Costa, letterato e commentatore di Dante, oltre che Presidente della Municipalità, procedette verso il sepolcro addobbato per l’occasione. Preceduta da una Divina Commedia portata in trionfo e inghirlandata d’alloro, la processione offrì corone d’alloro e fiori al Poeta, spostandosi poi verso la residenza municipale dove Vincenzo Monti tenne un’orazione che, così come quella degli oratori che seguirono, si connotò per un forte laicismo e segnò l’origine del cosiddetto “dantismo risorgimentale” .
Nel corso dell’Ottocento Dante divenne quindi il Padre della Patria, faro per eccellenza dell’identità nazionale, di volta in volta chiamato ad illuminare l’una o l’altra parte ideologica, che tendeva a forzarne l’interpretazione degli scritti a seconda delle proprie esigenze contingenti.
L’evento che però segnò una svolta fu il ritrovamento delle ossa di Dante, il 27 maggio 1865, che proprio nell’anno del VI centenario della morte innescò una serie di festeggiamenti coi quali il neonato Stato unitario intese celebrare sé stesso insieme al Poeta, e così piantare profondissime le sue radici.
Dopo gli eventi del 1908, che portarono tra l’altro all’inaugurazione della Sala Dantesca (il refettorio del monastero classense), fu nel 1921 che il culto di Dante ebbe una particolare fioritura che non sarebbe poi più cessata. In quell’anno, VI centenario della morte, le celebrazioni consegnarono una Chiesa di San Francesco restaurata e divenuta l’ attuale “chiesa di Dante”, insieme all’idea dell’Annuale di Dante, concepita da Santi Muratori, direttore della Biblioteca Classense, e da monsignor Giovanni Mesini, appassionato cultore della Divina Commedia. Dal 1950, infine, il Comune di Firenze, nel corso di una cerimonia solenne, dona l’olio che arde nel sepolcro per un anno.