Non solo sport. L’eterno sorriso del Sic. E’ iniziata la Champions. E senza Pjanic la Signora ‘stecca’.

LA CRONACA DAL DIVANO. Bello, davvero, lo ‘speciale’ Sky sull’indimenticato e indimenticabile Sic a cura ( se non andiam errati) di Meda, Sanchio e Paolone. Capaci di vedere con gli occhi giusti una vicenda e un ragazzo che sono rimasti nel cuore di tutti. Di quelli che hanno potuto conoscere direttamente il ragazzo di Coriano, ma anche di quelli che il Sic hanno potuto ammirare nelle sue ‘prodigiose’ e ‘ sfrontate’ battaglie con gli alti papaveri delle due ruote.
Una ‘mosca bianca’ , come ha avuto modo di spiegare il Sanchio, rispetto ad una generazione che ha assunto, ormai da tempo, ben altri valori e sentimenti. Sullo sfondo di una appendice di Romagna rimasta integra nella sua avvincente passionalità verso i ‘ motori‘.
Che qui poco importa se siano su due o su quattro ruote. Se si tratti di minimoto ( adatta al battesimo) o di moto da cross ( per lo svago e il confronto). Perchè qui fondamentale resta ancora l’odore di benzina; con le tante ore passate ( spesso in solitudine) a smontare un carburatore o a valutare una forcella, a verificare la tenuta dei freni o a curasi dell’aderenza delle gomme. Il Sic, in questo, anche se a volte non lo dava a vedere, era un esempio.
Dall’ amicizia, poi, tra i tanti altri, con il riminese Matteo (Pasini), con il frampullese Dovi ( Dovizioso) e soprattutto con il tavulliese Vale ( Rossi), nascevano momenti felici e condivisi di gioventù. Autentici. Creativi. Che a riascoltarli inteneriscono, come intenerisce ancora quel sorriso di ragazzo gentile che l’ineffabile volontà del destino come una bella addormentata ha voluto ‘ cristalizzare’ per l’eterno.
GRAZIE,GRAZIE. Un grazie ( e un plauso) di cuore a quelle ‘ favole azzurre di chi non molla mai’: Alex, Bebe Vio e anche: Legnante, Podestà e Mazzone, tutti dorati alla paraolimpiade di Rio. Arrivato a 29 medaglie.
Intanto il Giro numero cento partirà dalla bella Sardegna, con tre tappe memorabili. Cairo è pronto ad investire, Aru invece è orgoglioso. Un Giro centenario , dunque, la corsa più bella e difficile al Mondo, per celebrare ( tra le altre verità ) l’ ineguagliabile filiera dei pedalatori azzurri.
LA GUERRA DEL DOPING. Più volte, dal divano, ci siamo chiesti spiegazioni credibili su certe prestazioni incredibili. Anche per il calcio. Vedere, in certe Coppe, ragazzi che corrono a perdifiato per 90′/120′ ( ed oltre) ci lascia, ogni volta, perplessi. A tirar due calci ci abbiamo provato tutti. Imparando abbastanza facilmente che lo sforzo durante una partita non può che essere distribuito e centellinato perchè nessuno al mondo può permettersi certe prestazioni.
Alla corsa dovrebbe seguire un attimo di riposo e non un’altra corsa, magari, ancor più sostenuta della precedente, quasi si fosse forniti di una energia illimitata e misteriosa. Qualcuno dice da ‘ paiolo‘ in cui è caduto Obelix da bambino.
Le autorità ammoniscono a credere che i controlli si fanno. Ma, a questo, nessuno ( o quasi) crede. Ci sono sport miliardari e di importanza nazionale che non vanno assolutamente toccati. Certi illustri commentatori pur di non trovarsi impelagati in fastidiose ‘beghe’ rinunciano alla verità. Se qualcosa emerge, infatti, è solo dove il ‘danno economico’ e ‘ di immagine’ è relativo. Mirato. E dalle rappresaglie calcolate. Come sta accadendo per la questione Russia.
Il nostro ciclismo di vertice, ad esempio, colpevole, sì, ma che non ha un Putin a difenderlo, è stato praticamente ridotto alla miseria in pochi anni. Tanto che, diceva Saronni, siamo dovuti migrare in Cina, noi come altri, per reperire risorse utili a sopravvivere. Vanessina Ferrari, gloria della ginnastica azzurra, commenta così le ultime dal doping: ” A Rio ero rotta, ma non ho mai chiesto esenzioni”.
E’ INIZIATA LA CHAMPIONS. Eccolo il primo turno ( martedì 13 settembre) della Coppa dalle grandi orecchie ( finale a Cardiff, maggio) : GRUPPO A, Psg-Arsenal 1-1 ( 20,45), Basilea-Ludogorest 1-1 ( ore 20,45); GRUPPO B, D.Kiev- Napoli 1-2 ( ore 20,45), Benfica-Besiktas 1-1 ( ore 20,45); GRUPPO C, Barca-Celtic 7-0 ( ore 20,45), City- Borussia M ( rinv.) ( ore 20,45); GRUPPO D, Bayer M -Rostov 5-0 ( ore 20,45), Psv-Atletico M. 0-1 ( ore 20,45).
Questo il secondo turno ( mercoledì 14 settembre): GRUPPO E, Leverkusen-Cska Mosca 2-2, Totthenam-Monaco 1-2; GRUPPO F, Real-Sporting 2-1, Legia V.-Borussia 0-6 D.; GRUPPO G, Leicester-Bruges o-3; Porto-Copenaghen 1-1; GRUPPO H, Juve-Siviglia 0-0 ( ore 20,45), Lione- D Zagabria 3-0.
LE ALTRE PARTITE DELLA JUVE. ( 27 settembre) Zagabria-Juve; ( 18 ottobre) Lione-Juve; ( 2 novembre) Juve-Lione; ( 22 novembre) Siviglia-Juve; ( 7 dicembre) Juve- D. Zagabria.
IN CAMPO EUROPA LEAGUE. Inter-Hapoel 0-2, Paok Salonicco-Fiorentina 0-0, Pltzen-Roma 1-1 e Sassuolo-Athletic Bilbao 3-0.
A occhio, le favorite restano le stesse dello scorso anno: Bayern, Real, Barca e Juve. Dopodichè si potranno inserire le cosiddette outsider, mai assenti in casi come questi. Del resto non è il danaro a farla sempre da padrona, fortunatamente, altrimenti lo United ( che anche quest’anno ha sborsato qualcosa come 300 ml, senza partecipare alla Champions) dovrebbe risultare nella luce del paradiso piuttosto che nella mezza luce del purgatorio.
Il Barca ha ritrovato il suo trio, ma anche la Nostra Signora quest’anno non scherza, con un ( imberbe) Podgba in meno ma con un attacco da epoca d’oro. Su di lei sono puntati gli occhi d’Europa. Potrebbe essere la vera novità dell’anno. Ancellotti sarà in grado di certo di ancor più ostica la corazzata Bayern, mentre Guardiola cercherà di far entrare ( finalmente) lo spendaccione City nel novero delle grandi. La nobiltà, purtroppo per lui, non è petrolio da pompare.
NUOVO PRESIDENTE UEFA. Intanto, la Uefa, ha eletto ( 42 preferenze con 11 dell’olandese Van Praag) il suo presidente al posto di Platini. Si tratta dell’avvocato sloveno Alexsander Ceferin, candidato Fgci sin dal momento in cui nessuno ( o quasi) lo conosceva. Questo per dire che il Tavecchio che non t’aspetti è riuscito ( finalmente) nell’impresa di ‘ contare’ a livello europeo. Ceferin resterà in carica fino al 2019. Evelina Cristillin intanto è stata nominata membro femminile europeo nel consiglio Fifa. Poco da dire: un altro successo.
CAMPIONATO DI CALCIO SERIE A
I RISULTATI DELLA III GIORNATA. Juve- Sassuolo 3-1; Palermo- Napoli 0-3; Bologna-Cagliari 2-1; Roma- Samp 1-2 ( parziale) ; Atalanta-Torino 2-1; Chievo-Lazio 1-1 ; Genoa-Fiorentina (rinv) ; Milan-Udinese 0-1; Pescara-Inter 1-2; Empoli-Crotone 2-1.
LA CLASSIFICA. ( da completare) Juve, punti 9; Samp, 9; Napoli, 7; Udinese, Bologna, 6; Milan e Sassuolo, 3; Cagliari e Palermo, 1.
IL PROSSIMO TURNO. ( venerdì 16 settembre) Samp-Milan ( ore 20,45); ( sabato 17) Lazio-Pescara ( ore 18), Napoli-Bologna ( ore 20,45); Udinese-Chievo ( domenica 18, ore 12,30), Cagliari-Atalanta ( ore 15), Crotone-Palermo, Sassuolo-Genoa, Torino-Empoli, Inter-Juve ( ore 18); Fiorentina-Roma ( ore 20,45).
L’INNO DI MAMELI. Alla Romagna del sud intasata da una incredibile folla di estimatori della moto, non poteva mancare l’inno di Mameli. Negato per un soffio al promettente Bastianini ( secondo dietro Binder, nella Moto3), non è sfuggito invece a Baldisserri , Moto2, tanto strepitoso da riuscire a piegare negli ultimi tratti di pista l’indomabile Rins ( secondo nel Mondiale, a tre punti dal francese Zarco).
E’stato davvero commovente il garrire del tricolore su quello sfondo interminabile di colore giallo. Che s’era dato convegno, a dir il vero, per il mitico Maestro di Tavullia, il quale, nella circostanza, ha mantenuto la parola data facendosi in quattro per eliminare i soliti rompiballe Lorenzo ( terzo, con polemica esagerata) e Marquez ( quarto, con sorriso amaro), finendo però col farsi superare nel finale da colui che mai si sarebbe aspettato: ovvero dal redivivo Pedrosa.
Tanto piccino da non farsi manco notare, eternamente malinconico, bravissimo però sul tecnico e, a Misano, in eccezionale stato di grazia. Pedrosa, infatti, (con quella sua tanto criticata gomma soft) nella seconda parte di gara volava.
LA CLASSIFICA PILOTI MOTO GP. Marquez ( Honda) punti 223; Valentino ( Yamaha) punti 180; Lorenzo ( Yamaha) punti 162; Pedrosa( Honda) punti 145. Per il‘ragionier’ Marc, dunque, un altro pomeriggio a far di calcolo.
IL VELENO DELLA SPAGNA. Rivoluzionario nei metodi ma conservatore in politica, d’origine corsa ma con antico sangue toscano in corpo, fu l’uomo che ’ tra l’uno e l’altro secolo’ mise a soqquadro l’Europa del suo tempo. Portava il cognome Bonaparte, chiaramente italiano, come quello della genitrice, Maria Letizia Ramolino, d’alta estrazione sociale, sposa a quattordici anni e rimasta vedova a trenta, con una prole numerosissima ( dodici bambini, di cui otto sopravvissuti).
Napo, come lo chiamavano i suoi soldati, nel 1779, a dieci anni, per qualche propizia raccomandazione del padre, fu ammesso al collegio militare di Brienne-le-Chateau, nella Francia del Nord, una scuola finanziata dalle casse rurali per istruire la migliore nobiltà transalpina. Non era un gran studioso, dovette anche apprendere il francese ( allora non propriamente la lingua in uso di Corsica) sentendosi, di fatto, nell’Oltralpe, sempre ‘ uno straniero‘, dileggiato ( tra l’altro) da suoi compagni di corso fors’anche per la sua piccola statura, il fisico minuto, le gambe corte e la carnagione olivastra, che tradivano la sua chiara origine mediterranea.
Dalla scuola militare di Parigi ( 1784-1785) uscì, senza infamia e senza lodo, sottotenente di artiglieria. Nei sei anni a seguire fu assegnato, dapprima, al reggimento di La Fere e poi a quello di Grenoble. Dove non mancò, per attaccamento alla sua terra, e soprattutto dopo la morte del padre, di prendersi tanti congedi fin al punto che rischiò di essere radiato. Lo scoppio della Rivoluzione gli apparve come una occasione di rinascita dell’isola, alla Francia dal 1768.
Nel 179o Napoleone si schierò dalla parte di Pasquale Paoli, l’eroe dell’indipendenza corsa morto e sepolto a Londra. Ma i dissidi con quest’ultimo, sospettato d’essere filoinglese, lo portarono a rompere con il noto personaggio e a riparare definitivamente con la famiglia in Francia.
Riprese il servizio militare, distinguendosi nella liberazione di Tolone che gli valse il grado di generale di brigata.Cadde poi in disgrazia alla caduta dei Roberspierre ( di cui era amico), tanto che sospettato di giacobinismo si trovò da un giorno all’altro emarginato e congedato dall’esercito.
L’occasione per rientrare in gioco gliela offrì Paul Barras, leader del Direttorio, che nel 1795 gli offrì il compito di soffocare l’insurrezione realista che a Parigi stava minacciando le istituzioni rivoluzionarie. Il successo ottenuto a fianco di Gioacchino Murat ( poi sposo della sorella Carolina) gli valse il reintegro nell’esercito e il grado di generale dell’Armata dell’Interno.
Il 9 marzo 1796 sposò, innamoratissimo, l’affascinante Josèphine Tascher, creola, ex amante di Barras e vedova del generale de Beauharnais, ghigliottinato durante la Rivoluzione. A Napoleone, per volere di Barras, venne quindi affidata l’Armata d’Italia.
In quella rapida e fortunata campagna militare ottene successi tanto decisivi da indurre l’Austria alla pace preliminare di Leoben, ratificata poi dal trattato di Campoformio, che sancì la legittimità della Repubblica cisalpina e della Repubblica ligure.
Probabilmente preoccupato dall’ inarrestabile popolarità del generale corso, nel 1798, il Direttorio gli affidò la campagna d’Egitto, tesa a contenere le mire inglesi in Oriente. Ad Abukir, contro Orazio Nelson, Napoleone trovò una inattesa e cocente battuta d’arresto.
Era l’ottobre del 1799. La Francia aveva (ri)perso il controllo dell’Italia settentrionale e il Direttorio stava vivendo una situazione di profonda instabilità. La sera del 18 Brumaio ( 9 novembre) con il sostegno dello scaltro Talleyrand, dell’abate Sieyes e del fratello Luciano, una volta sciolti i due vecchi consigli degli Anziani e dei Cinquecento, venne nominato un triumvirato con pieni poteri, formato da Sieyes, Ducos e ( appunto) Napoleone.
Nel giugno 1800, il generale corso ottenne una sonante vittoria contro gli austriaci a Marengo, a cui fece seguito la ( manzoniana) pace di Luneville, con il riconoscimento alla Francia delle regioni alla sinistra del Reno.
Già console a vita grazie ad un plebiscito del 1802, nel maggio del 1804 il Senato lo proclamò ‘imperatore‘ dei Francesi, con tanto di titolo ereditario, incoronazione solenne a dicembre nella cattedrale di Notre Dame e con la benedizione di papa Pio VII.
Venne cancellata allora la dicitura ‘ Repubblica’ dalle monete e sugli atti, dando praticamente forma non ad un governo alla George Washington ( come molti speravano) ma ad una sorta di regime monarchico che si rifaceva all’impero di Carlo Magno. Al 1804 risale la prima parte del Codice napoleonico.
Ma nel 1805 si riaprirono i fronti di guerra. E’ dell’ottobre di quell’anno la disfatta della flotta francese contro gli inglesi, a Trafalgar, che suggellò la supremazia sui mari del pianeta dell’Inghilterra. Nel corso delle campagne di terra, invece, dopo l’annessione di Genova all’Impero francese, Napoleone ebbe anche tempo e modo di autoproclamarsi re d’Italia. Le sue truppe sconfissero inoltre , e ripetutamente, due coalizioni ( la terza e la quarta) composte da Inghilterra, Svezia e ( alternativamente) Austria e Prussia. Si trattò di vittorie rimaste sui libri di storia: Austerlitz ( 1805), Jena( 1806), Eylau e Friedland ( 1807). L’ultima vittoriosa campagna del generale corso fu quella la danubiana, del 1809.
Conclusa con la magistrale battaglia di Wagram ( 5-6 luglio). Ma si trattava degli ultimi sussulti. L’ennesima coalizione antinapoleonica infatti ottenne l’ importante vittoria di Lipsia ( ottobre 1813), sotto la spinta inglese, mentre stava cadendo anche il dominio francese in Spagna sul cui trono dal 1808 Napoleone aveva posta il fratello maggiore Giuseppe. Napoleone dovette allora abdicare ( marzo 1814), accettando di ritirarsi nell’isola d’Elba.
Che però abbandonò un anno dopo, per dar vita alla sua ultima rocambolesca avventura. Quella dei ‘cento giorni’, che si concluse con la definitiva sconfitta di Waterloo ( 18 giugno 1815). Napoleone trovò allora esilio in Sant’Elena, in pieno Nord Atlantico, dove morì nel maggio del 1815.
Che dire di quest’europeo, che si fece arbitro dei destini del mondo, dall’antico dna toscano trapiantato su un’isola governata prima della battaglia della Meloria da pisani e genovesi e, poi, fino alla cancellazione della Repubblica del Grifone, solo dai genovesi ?
I tratti positivi, ovviamente, non possono essere che tanti, ed eccezionali. Napoleone trovò anche chi lo paragonò ai grandi della storia. A lui, ad esempio, che ben seppe sfruttare la legge Jourdan del 1798 sulla circoscrizioni obbligatoria, si deve la fine dell’era degli eserciti professionisti ( o mercenari) e l’inizio di quella del popolo-soldato, con la disponibilità di una massa di persone che non aveva precedenti.
Si calcola che arrivasse ad avere al suo comando due milioni e mezzo di soldati di leva.Questa massa enorme associata alle numerose innovazioni sulla composizione delle armate, ad una eccezionale capacità strategica e ad intuizione tattiche formidabili, consentì al generale corso di tene in scacco l’Europa per molti anni. Estendendo ( negli anni migliori) l’influenza francese su gran parte del Vecchio Continente ( e oltre). All’ ombra di un disegno che aveva precedenti antichi e mai dimenticati. Come l’impero carolingio e, prima ancora, l’impero della Roma dei Cesari.
Con Napoleone la vecchia ’guerra di posizione’ tornò ad essere ‘guerra di occupazione‘, come del resto era stata nel Cinquecento. Lo ‘sconvolgimento‘ imposto da Napoleone all’Europa e al Mondo non durò però più di tanto. Si bruciò rapidamente.
Sono ancora in molti a credere che a dare il ‘colpo di grazia’ al corso sia stata la disastrosa campagna di Russia, dove perse centinaia di migliaia di uomini; in realtà la guerriglia messa in atto per circa sette anni dalla popolazione spagnola rivelarono ‘debolezze‘ e ‘ perdite’ ben maggiori alle quali il genio militare e politico- diplomatico del corso non riuscì a trovare adeguato rimedio.
Infatti, nelle sue ‘Memorie‘ lasciò scritto: ” In questa guerra mi sono perso; tutte le circostanze dei miei disastri si ricollegano a questo nodo fatale: ha diviso le mie forse, distrutto la mia reputazione in Europa, moltiplicando le mie preoccupazioni e aperto una scuola per i soldati inglesi. Sono stato io a formare l’esercito inglese nella penisola (iberica)”.
Non a caso , quindi, un anno dopo la conclusione della dispendiosa guerra di Spagna, a Waterloo l’inglese Wellington e i Prussiani poterono apporre un sigillo definitivo alla sua straordinaria avventura storica ed umana. Dove la vera protagonista fu la sventurata Europa. Dilaniata all’interno come del resto tante altre volte in passato. Tra grandi e piccole potenze. Per altre pagine di storia che, ora rilette con la dovuta serenità, una domanda (almeno) la sollevano: come farne tesoro?