Emilia Romagna, Il mercato del biologico non conosce crisi

IMOLA. I dati generali
Secondo i dati dell’Osservatorio Sana curato da Nomisma sono più di 13 milioni gli italiani che consumano prodotti bio almeno 1 volta a settimana e oltre 19 milioni il numero di famiglie acquirenti.
Secondo Anabio, (Associazione nazionale Agricoltura Biologica) della Cia, nei primi 4 mesi del 2016 si registra un nuovo incremento del 19% del fatturato. La costante crescita della domanda di prodotti da agricoltura biologica dal 2000 a oggi ha mutato la geografia produttiva italiana: oltre l’11% della superficie coltivata utilizza questo metodo di produzione e sono cresciuti sensibilmente i volumi delle derrate da immettere sul mercato, dove le risposte positive non sono arrivate solo dall’interno ma anche nell’export con valori incoraggianti.
I dati emiliano-romagnoli
In Emilia-Romagna le imprese totali (produzione e trasformazione) sono 4.772, in aumento in aumento del 14,6% rispetto alla fine del 2015. Le aziende agricole bio sono più grandi di quelle tradizionali con una dimensione media di oltre 30 ettari. A maggio 2016 le superfici coltivate con il metodo biologico superano i 114 mila ettari (+20,4% rispetto al 2015) quasi l’11% dell’intera superficie agricola regionale. In
crescita anche le aziende che lavorano e commercializzano prodotti agricoli bio (986: +3,5% rispetto al 2015).
L’agricoltura bio è in aumento in tutta la regione. La provincia che ha registrato il picco di crescita maggiore è quella di Parma con 822 imprese, seguono Forlì Cesena con 729, Bologna con 678, +27,7% sul 2015 (30,3% sul 2014).
Grande incremento anche per quanto riguarda la zootecnia, un settore nel quale per le sue caratteristiche è più complesso riconvertire al metodo biologico. Dal 2011 al 2016 si è passati da 589 a754 allevamenti in tutta l’ Emilia-Romagna, circa il 30% in più. Oggi Forlì Cesena è la provincia con più aziende zootecniche bio (143), seguita da Parma (137), Piacenza (124), Bologna (115).
Il parere del presidente della Cia di Imola, Giordano Zambrini
“Dunque, un italiano su cinque predilige l’acquisto di un prodotto da agricoltura biologica e di questo dobbiamo tener conto. Come dobbiamo tener conto della consapevolezza che il biologico, a partire proprio dall’agricoltura e dal cibo ma anche in tutte le sue declinazioni produttive, può diventare un potente elemento per tirar fuori risorse importanti per il Paese. Occorre, però, apportare correzioni e aggiunte ai contenuti e alle modalità di lavoro portate avanti sino ad oggi in modo che possa evolvere in una vera e propria piattaforma che sia anche in grado di avviare azioni concrete di promozione. Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe fare la sua parte agendo nella ristorazione ospedaliera e nelle mense scolastiche, con azioni di stimolo promozionale e di natura normativa volte a favore l’acquisto di prodotti biologici e piatti biologici dovrebbero essere proposti anche nelle mense pubbliche. E’ poi necessario riorganizzare la rappresentanza politico-professionale del mondo produttivo per sostenere al meglio il comparto biologico affinché esca dal ruolo di “nicchia” realizzando una vera alleanza tra Ministeri, Regioni, Comuni e soggetti economici della filiera. Occorre marciare uniti per costruire un futuro centrato sul consumo di prodotti biologici e quindi sostenibile. Sicuramente i produttori agricoli avranno ricadute positive”.