Non solo sport. Il martirio del Centro Italia. E le nostre nelle Coppe, per chiudere ( da brave) i conti.

LA CRONACA DAL DIVANO. Gli Azzurri volano nella bolgia di Istanbul. I Bianconeri attendono il Lione nella bolgia dello Juventus Stadium. Due vittorie chiuderebbero i conti. Con tanta soddisfazione per il ranking. E per gli esterofili. Che hanno deciso essere il nostro un campionato inter parrocchiale.
Poi toccherà alle nostre altre d’Europa Ligue, con l’Inter ( del licenziato De Boer) verso Southampton. Tronchetti finalmente ha detto la sua ” Non si gestisce un club come l’Inter da Giacarta o Nanchino”. Un sollievo! Intanto, sull’altra sponda milanese, Fassone è volato in Cina per portare a casa ( in una decina di giorni) il fantomatico closing.
A tenere banco in queste ore c’è anche il teatrino della F1, con quel regolamento cervellotico e quei (nuovi ) protagonisti tutti da sbarbare, ma che solo lo stortignacolo inglese cerca di ‘ gasare‘ . Chissà se andremo avanti con lui , lo stortignacolo, per altro tempo ancora? Converrebbe saperlo, anche perchè con questa ‘politica’ , a breve, della F1 tratteranno solo lui e qualche suo intimo. Se poi alla Ferrari , o se volete alla inimitabile ‘rossa’, si preferisce per la pista un venditore di bibite, beh, in questo caso, non stiamo manco più a buttar via i nostri giorni.
IL NOSTRO BEL GIRO. Lo sport, da noi, ha sempre avuto ampia fortuna. Non a caso ‘resistono’ ( almeno) tre gloriose testate giornalistiche cartacee sportive. Che se non ci fossero bisognerebbe inventarle.
Anche perchè, da noi, nella nostra cultura, giusto o sbagliata che sia, lo sport ( quello parlato, ma sempre più spesso anche quello praticato ) è la metafora più credibile della nostra vita. Come e più che in altri Paesi. Cattolici o riformati, laici o confessionali, democratici o tirannici che siano.
Nello sport noi ci riconosciamo. Con lo sport ci confrontiamo. Dallo sport traiamo slancio. Sciagurata fu infatti la scelta grillina di non volere appoggiare la candidatura olimpica di Roma 2024.
Che avrebbe ( di certo) portato in volo ( non solo debiti) ma tanta gente, soprattutto i giovani atleti, come capitò per i loro coetanei del 1960, i quali grazie proprio a quella (felice ) Olimpiade hanno potuto usufruire poi di impianti, enti, associazioni, risorse, esperienze ed occasioni ( non solo) agonistiche.
Si poteva rilanciare l’intero movimento sportivo, s’è invece preferito nascondersi dietro la nebbia compatta della paura, del preconcetto e dell’incapacità. Speriamo solo che, d’ora in avanti, si sappia fare ammenda. Senza sudditanze ideologiche. Protagonismi. Pacatamente. Rimediando al danno, quanto prima.
Intanto però andiamo a parlare d’uno sport che, più d’altri ( amatissimo calcio compreso), è la metafora più diretta ed eloquente della nostra esistenza. Quello sport ha una lunga storia. Quello sport si chiama ciclismo. Le sue pagine, folte quanto le foglie d’un viale alberato senza fine, raccontano di gare ed imprese fascinose ed uniche.
Come quelle che hanno riguardato il Giro d’Italia, meglio noto come la ’ corsa rosa’, avviato nel 1909, e diventato nei decenni successivi ( non ce ne voglia l’ambito Tour) la corsa ‘ più dura, imprevedibile e bella’ delMondo.
Per la sua morfologia, innanzitutto, mai scontata, nervosa, lungo il Paese della bellezza; per i suoi protagonisti, spesso uomini ed atleti eccezionali, grandi pedalatori, tanti, e mai più obliati dalla memoria collettiva; per i suoi valori umani e sociali, capaci ( perfino) di surrogare la storia.
L’ edizione centenaria in cantiere per la prossima primavera è probabile che attiri sulle nostre strade i migliori del Pianeta: Froome, Quintana, Demulin, Contador, Valverde etc e i nostri Nibali e Aru.
Stanno ‘trattando’, i big, anche tra loro, di certo per non fare l’uno uno sforzo in più dell’altro. Oggi van così le cose. Sappiano però, tutti costoro, che per trapassare nella leggenda il Giro è una delle due ( o tre) porticine obbligate.
ECCO IL NUMERO 100. La partenza del Giro avvenne al buio, alle 2.53 di giovedì 13 maggio, dopo che 127 corridori si erano dati appuntamento a piazzale Loreto in Milano per dar corso alla prima delle otto tappe ( allora) previste.
La più lunga contava 397 km, e andava da Milano all’ippodromo Zappoli di Bologna. La vinse il romano Dario Beni, della Bianchi, su Mario Pesce. I due eroici ‘pionieri’ ( alla media dei 20.900 km orari ) impiegarono per completare l’interminabile maratona ciclista 14 ore e 16 minuti.
Alla fine di quello storico primo Giro arrivarono in 49, con successo finale del varesino Luigi Ganna, classe 1883, in forza all’Atala.Dopo questa prima raccolte il Giro ne scrisse tante altre. Nelle sue cento edizioni. Rileggerle è meraviglioso. E comunque occorre accontentarsi di qualche emblematico ‘ richiamo’, come quello del 30 giugno 1946, quando la corsa rosa visse una delle sue tappe più drammatiche. La 14a, infatti, doveva arrivare a Trieste, governata dagli Alleati ma ambita dagli slavi di Tito, per cui giovani simpatizzanti comunisti titini presero a sassate i corridori. A questa intimidazione ne seguirono altre e finanche un colpo di pistola. La giuria decise allora di fermare la tappa aPieris, ad una cinquantina di chilometri dall’agognata Trieste.
Che dire poi d’altre innumerevoli pagine scritte, ogni volta, con il solito inchiostro indelebile? Anche perchè a scriverle sono stati autori ( personaggi) prima ancora che ( atleti) di caratura ineguagliata.
Come quella, datata 1949, scritta dal Fausto di Castellania, il più grande ( e completo, precisa Geminiani) pedalatore d’ogni epoca, che nella durissima 17a tappa Cuneo-Pinerolo ( 254 km) restò in fuga per ben 192 chilometri, scavando fra sè e gli altri un abisso.
Oppure quella del 1953, scritta sempre dal Fausto di Castellania, e custodita per l’eternità tra le alte nevose vette dello Stelvio, per strappare con una delle sue solite incredibili cavalcate la ‘rosa’ ad un0 svizzero di nome Ugo Koblet convinto d’averla ormai saldamente in pugno.
Oppure quella, epica, del Bondone, dell’8 giugno 1956, sottratta alla natura e ai rivali da un minuto e straordinario scalatore lussemburghese; o l’altra, del 1968, che vide un feroce ‘Cannibale’ venuto dal Nord per realizzare il ‘capolavoro’ d’una carriera formidabile sulle Tre Cime di Lavaredo.
E altre, altre ancora, con protagonisti rimasti sulla bocca di tutti. Protagonisti via via sempre più giovani e che, come sempre accade ai giovani, hanno finito ( loro malgrado) con l’appannare ( si fa per dire) il ricordo campioni delle generazioni precedenti. Vedi il grande piccolo scalatore di Cesenatico.
Oggi, quando si assiste a qualche trasmissione sportiva, si sentono giudizi e graduatorie sui vari campioni del passato che peccano non solo di ‘ corte vedute storiche‘ ma soprattutto di ‘lucida ricerca delle verità del passato‘.
E comunque, salvando la pace di tutti, chiaro è che ( soprattutto) da italiani, francesi, belgi e ( ultimamente) spagnoli con qualche anglo-americano ( in attesa di verifiche) sono arrivati non solo i ‘capolavori’ dei grandi campioni ma anche i‘lasciti‘ e gli ‘encomiabili esempi’ quotidiani dei tantissimi ( più o meno validi ) comprimari.
Compresi i Malabrocca, tra gli ultimi del gruppo, ovvero di quegli uomini della ‘ maglia nera‘.
Tra i big ce ne sono ( almeno) tre ( continueranno) a svettare ( nell’ordine) come le cime dell’Himalaia sul grande popolo ( in esponenziale crescita mondiale) degli ‘ uomini in bicicletta‘: Fausto da Castellania ( che ebbe come avversario principale il terribile Toscanaccio di Ponte Ema, più vecchio di lui di un lustro); Eddy il ‘Cannibale‘ , venuto dalle brumose terre del pavè; e Binda, l’uomo per il quale la ‘rosea’ dovette sborsare danari per convincere gli altri a partecipare al Giro, ma solo per il secondo posto.
( Ndr, Grazie, cara ‘rosea‘, grazie caro Giro, per tanto ‘ patrimonio’ sportivo e umano!)
L’ITALIA TREMA ANCORA. La terra trema ancora. Senza soluzione di continuità. E’ il nostro, un Paese benedetto e maledetto allo stesso tempo, quasi che gioia e dolore siano le irrinunciabili facce d’un ineffabile destino. Non bastavano le ( ancor) recenti distruzioni ad Amatrice e territori limitrofi che, di nuovo, la terra è tornata a spargere terrore. Con un numero infinito di scosse. E magnitudo 6.5.
Fortunatamente, questa volta, senza lutti ( stando almeno ai primi resoconti). Epicentro resta comunque l’Italia centrale, questa volta (soprattutto) quella in provincia di Macerata.
L’incontro Pescara - Atalanta ( o-1) infatti è stato sospeso. La sportivi sistemati sugli spalti, in una notte da tregenda, con tuoni, lampi, fulmini e pioggia, non appena avvertite le due prime forti scosse del violento movimento sismico ( avvertito finanche a Roma) sono scappati fuori dallo stadio. Per riparare in luoghi più sicuri. Le cosse continuano. Uno stillicidio d’oltre 1200 scosse. Un calvario ripreso da tutti media del Mondo, perfino da quelli cinesi.
L’ITALIA TREMA ANCORA. La terra trema ancora. Senza soluzione di continuità. E’ il nostro, un Paese benedetto e maledetto allo stesso tempo, quasi che gioia e dolore siano le irrinunciabili facce d’un ineffabile destino. Non bastavano le ( ancor) recenti distruzioni ad Amatrice e territori limitrofi che, di nuovo, la terra è tornata a spargere terrore. Con un numero infinito di scosse. E magnitudo 6.5.
Fortunatamente, questa volta, senza lutti ( stando almeno ai primi resoconti). Epicentro resta comunque l’Italia centrale, questa volta (soprattutto) quella in provincia di Macerata.
L’incontro Pescara - Atalanta ( o-1) infatti è stato sospeso. La sportivi sistemati sugli spalti, in una notte da tregenda, con tuoni, lampi, fulmini e pioggia, non appena avvertite le due prime forti scosse del violento movimento sismico ( avvertito finanche a Roma) sono scappati fuori dallo stadio. Per riparare in luoghi più sicuri. Le cosse continuano. Uno stillicidio d’oltre 1200 scosse. Un calvario ripreso da tutti media del Mondo, perfino da quelli cinesi.
L’ITALIA TREMA ANCORA. La terra trema ancora. Senza soluzione di continuità. E’ il nostro, un Paese benedetto e maledetto allo stesso tempo, quasi che gioia e dolore siano le irrinunciabili facce d’un ineffabile destino. Non bastavano le ( ancor) recenti distruzioni ad Amatrice e territori limitrofi che, di nuovo, la terra è tornata a spargere terrore. Con un numero infinito di scosse. E magnitudo 6.5.
Fortunatamente, questa volta, senza lutti ( stando almeno ai primi resoconti). Epicentro resta comunque l’Italia centrale, questa volta (soprattutto) quella in provincia di Macerata.
L’incontro Pescara - Atalanta ( o-1) infatti è stato sospeso. La sportivi sistemati sugli spalti, in una notte da tregenda, con tuoni, lampi, fulmini e pioggia, non appena avvertite le due prime forti scosse del violento movimento sismico ( avvertito finanche a Roma) sono scappati fuori dallo stadio. Per riparare in luoghi più sicuri. Le cosse continuano. Con uno stillicidio di ben oltre 1200 scosse. Un calvario ripreso da tutti media del Mondo, perfino da quelli cinesi.
IL CAMPIONATO. Il Ciuccio, il Pipita, la Signora. Sono tre nostre attuali ‘maschere’ protagoniste della solita, antica, affascinante, commedia dell’arte applicata al calcio. Al quale, nel Belpaese, siamo tutti ( più o meno) affezionati. Anche perchè si tratta di recite senza canovaccio, da improvvisare sul campo.
Come più garba a noi. Arrangiatori atavici e incalliti. In questo caso su un campo da calcio come quello dello Juventus Stadium, ormai inespugnabile ( o quasi) e dal quale gli avversari escono sempre ( o quasi) mogi mogi.
Ultimamente a lasciarci il pelo è stato, appunto, il Ciuccio. Salito dalla capitale del Regno delle Due Sicilie carico di speranze. Ma la Signora, accorta e sorretta da quel contesto umano che la circonda, non s’è fatta distrarre. Anzi, ha affidato il colpo mortale ad un suo ex, il Pipita, appunto, che ha colpito senza però esultare. Dicono che il calcio sia diventato un cinico circus dominato da danari, mercenari e lenoni, eppure certi ‘affetti’ riemergono sempre.
CAMPIONATO X GIORNATA. ( martedì 25 ottobre) ( 20,45) Genoa-Milan 3-0; ( mercoledì 26, ore 20,45) Chievo-Bologna, Fiorentina-Crotone, Inter-Torino, Juve-Samp, Lazio-Cagliari, Napoli-Empoli, Pescara-Atalanta, Sassuolo-Roma ( giovedì 27, ore 20,45) Palermo-Udinese.
CAMPIONATO XI GIORNATA. ( sabato 29 ottobre) Bologna-Fiorentina 0-1( ore 18),Juventus-Napoli 2-1 (20,45); ( domenica 30 ottobre) Atalanta-Genoa ( ore 12,30), Crotone-Chievo( ore 15), Empoli-Roma, Lazio-Sassuolo, Milan-Pescara, Sampdoria -Inter ( ore 20,45); ( lunedì 31) Udinese-Torino ( ore 18), Cagliari-Palermo ( ore 20,45).
CLASSIFICA X GIORNATA. Juve punti 27*; Roma 22, Napoli 20, Milan, 19.
AVANTI CON LA CHAMPIONS. Il Napoli vola ad Istambul per riparare alla ‘ cazzata‘ dell’andata dove pur avendo il tutto per archiviare la pratica ‘ passaggio del turno’ Champions se l’è lasciata soffiare. Ha perso in casa, da pollastro, ovviamente, contro un Besikstas che finora aveva raggranellato appena un punto. Ora, i turchi, si sono ringarluzziti e dall’inferno sperano di passare ( direttamente) in paradiso. Non sarà facile.
La Signora, che la scorsa volta ha passato il turno contro Lione ( 1-0) più per le ( tre) miracolose parate del suo sempiterno portiere che per la personalità che una squadra della sua caratura dovrebbe tenere sempre in in serbo, ha la possibilità non solo del passaggio ma anche la possibilità del primo posto nel girone. Fondamentale. I due Panda spagnoli ( che al momento stanno blindando i loro big a suon di milioni ) insegnano.
Speriamo che sulla stessa linea si attestino le nostre altre in Europa Ligue. Con quella Roma ( finora) da operetta, ma anche con quel Sassuolo che deve riprendersi dalla l’ultima batosta e quella Beneamata che ( licenziato l’olandese) non può che attingere a quella sua anima pazza ma straordinariamente capace di smentire tutto e tutti.
Applausi convinti , al momento, solo alla Viola. Che può andare a chiudere i conti del girone.
IL NOSTRO CAMPIONATO E L’EUROPA. Teniamo d’occhio il ranking. E’ vero che dopo questo e il successivo Campionato torneremo ad avere le quattro di Champion e le tre di Uefa, ma ad una condizione: conservare una buona posizione nel ranking Uefa, altrimenti a passarci avanti potrebbero essere ( nell’ordine) Francia e Portogallo. Con massimo gaudio, è ovvio, di quelli che ( soprattutto nostrani) non fanno altro che sbandierare ai quattro venti che la Serie A ( con tutte le sue gloriose società storiche, come le chiama CR7) è diventata ( da un lustro almeno) un campionato inter parrocchiale.
Intanto si sappia che ( di recente) la ( nostra) Lega ha recitato un assolo a Zurigo alla riunione dell’Epfl, l’associazione che riunisce le leghe europee di calcio. Tutte contrarie alla Super Champions varata da Uefa e Eca per il 2018/2021, con i quattro famosi posti garantiti per le quattro maggiori leghe europee ( Italia compresa).
L‘Epfl , manco a sottolinearlo, ha sospeso il memorandum con l’Uefa, minacciando di far disputare partite di campionato in sovrapposizione con le coppe europee. Come dire, una volta di più, che quando c’è qualcosa che può essere ‘ gradita’ all’Italia, gli altri, tutti gli altri, o quasi, si girano dall’altra parte. A buon rendere.
IL MONDIALE PERDUTO. Marquez se n’è volato via anche sull’umida pista di Sepang. Lasciando campo libero ad un duello tutto tricolore, risolto meritatamente in vantaggio della DesmoDovi. Terzo Lorenzo, futuro compagno in Ducati del pilota di Forlimpopoli. Ottime le prove dei nostri anche in Moto3 ( Bagnaia, primo) e Moto 2 ( Morbidelli, secondo). Grande Italia. Anche in Oriente, anche sul bagnato.
LA CLASSIFICA PILOTI MOTOGP. Marquez ( Honda) punti 278; Rossi ( Yamaha) punti 236. Due le gare ancora da disputare. Per il maestro di Tavullia ( 37 anni) la stagione si chiude al secondo posto mondiale.
L’ODISSEA DELLA ROSSA. Il teatrino inscenato a Città del Messico è stato di quelli devastanti. Norme ( tanto contorte da far ridere), favoritismi ( l’imberbe Tappen è bravo ma va educato) e azzeccagarbugli ( con tutti quei podi confermati e disdetti in sequenza) fanno sì che, d’ora in vanti, la F1 o cambia registri e suonatori o se la stanno a vedere in privato quel ( tanto celebrato) stortignacolo inglese e i suoi numerosi accoliti sparsi sul Pianeta.
LE FRASI STORICHE. Il Tavecchio, dall’alto del monte Sinai, tuona : ” Bisogna (ri)fare gli stadi. Chi non ha stadi adeguati d’ora in avanti non può stare in Serie A. Senza nuovi stadi non si va da nessuna parte. Noi, al momento, di impianti all’altezza, ne contiamo appena tre: troppo pochi per competere in Europa e nel Mondo“.
I ( pochi) Comandamenti del Tavecchio ci trovano adepti devoti. Magari si facesse come dice lui. Già, lui, il presidente federale, in odore di riconferma, ma che fa lui per realizzare un tanto lungo ed accarezzato sogno? Che fa? Forse ‘ stimola‘ qualche giusto provvedimento di legge che consenta di mettere ( concretamente) mano ai cantieri? Forse, ‘spinge’ per qualche generoso intervento di chi può sborsare danari? Forse, sotto sotto, ha già qualche ’promessa’ degna di nota nascosta nella sua valigetta da lavoro? Che fa? Che fa? Che fa?
ALTRI PAESI. ALTRI SPORT. Conte umilia lo ‘spendaccione ‘ United del Mou Mou con un ( polemico) 4-0. Il tecnico portoghese sembra avere smarrito il carisma dei tempi d’oro. E s’arrabbia. Nella elezione per la presidenza Federcanoa Luciano Bonfiglio, presidente uscente, ha battuto Antonio Rossi. Il 17 dicembre toccherà aJuri Chechi tentare la scalata alla Federginnastica contro Gherardo Tecchi.
Anche per lui difficile pronosticare il successo.L’ultimo Nibali aspetta il prossimo Giro, quello delCentenario. Presentato martedì 26.
Stop Armani Milano in Eurolega. Nulla da fare con l’Olympiacos. L’Europa è ancora un miraggio. E’ sbocciato invece sulle nevi lo ‘scricciolo‘ Bassino, terza in Gigante. Bertarelli, uno dei tanti svizzeri italiani, è entrato con la sua Alinghi nella Hall of Fame della Coppa America di vela.
Troppo Kazan, Trento volley si ferma al terzo posto. Il Casalmaggiore volley ragazze, dopo aver battuto in semifinale lo Zurigo, s’è fermata invece ad un passo dal trionfo mondiale, battuta dalla Eczacibasi ( che con quel nome come farà a sentirsi campione mondiale per club lo sa solo lei).