Università: progetto di marketing sociale sul cyberbullismo. Nell’obiettivo: ragazzi dai 14 /19 anni e relativi genitori.

Università: progetto di marketing sociale sul cyberbullismo. Nell’obiettivo: ragazzi dai 14 /19 anni e relativi genitori.
Cyberbullismo (rep) images

UNIVERSITA’ DI BOLOGNA. ( Riceviamo e pubblichiamo)  ’Tagga il cyberbullo‘ è un progetto che nasce tra i banchi dell’Università di Bologna. Sei studenti di Comunicazione pubblica e d’impresa afferente alla scuola di Scienze politiche hanno azionato i motori in vista di un esame di marketing sociale il quale ha uno scopo ben preciso: perseguire il bene sociale per una collettività migliore, più informata e virtuosa.

Come si evince dal nome del progetto qui inteso con un’accezione metaforica, il tema trattato è il cyberbullismo: una potente piaga sociale dagli strascichi straordinariamente drammatici. I dati dell’Osservatorio nazionale adolescenza lo dimostrano: 1 vittima di cyberbullismo su 10 tenta il suicidio. Ad aggravare la situazione si aggiunge il dato per cui circa il 62% delle vittime confessa di essere presa di mira anche nella vita reale. Il nostro messaggio è un invito diretto alla denuncia del fenomeno.Ingiurie, molestie, vessazioni e offese subite tramite sms, e-mail, chat o sui social network con persistenza e asimmetria relazionale, sono alcuni sintomi ed effetti del bullismo online causati da un deserto empatico. Ma potremmo elencare tante altre forme di cyberbullismo come flaming, inganno, sostituzione di persona e tra le più diffuse il sexting: l’invio e la ricezione di testi, immagini o video sessualmente espliciti.

Negli ultimi vent’anni la comunicazione tradizionale è stata soppiantata in buona parte da quella virtuale. Gli esempi più comuni, a tal proposito, sono le chat, le email, gli sms. Questo rivoluzionario cambiamento ha coinvolto soprattutto i giovani e gli adolescenti, principali fruitori di ambienti come Facebook, Twitter, Ask.fm, Snapchat.
Questo è lo scenario di un fenomeno che ha cambiato il nostro messaggio culturale, i nostri schemi di pensiero e relazionali fino ad arrivare a una sovraesposizione dei nativi digitali – la cosiddetta generazione Z - privi di strumenti di difesa dall’impatto emotivo provocato da questo mondo e dal cyberspazio. Complice una generazione genitoriale spaventata, confusa e ‘latitante’. È infatti la prima volta nella storia della nostra specie che avviene un ribaltamento nel mondo delle relazioni: i post millennials hanno un vantaggio tecnologico-conoscitivo e competitivo nettamente superiore, in media, a qualsiasi adulto di riferimento dal punto di vista tecnologico, hardware e software.

All’interno della nostra pagina Facebook Tagga il cyberbullo – troverete interessanti video esplicativi al fenomeno e ai due questionari – uno per ragazzi bolognesi tra i 14 e 19 anni e l’altro per relativi genitori – che abbiamo realizzato per monitorare i cambiamenti, rilevare il livello conoscitivo sul fenomeno e avere un quadro statistico rappresentativo della realtà bolognese di riferimento. Inoltre potrete leggere sul nostro sito web i nostri articoli con guide e suggerimenti pratici per difendersi e prevenire il cyberbullismo e le sue varianti.
Lo smartphone è un dispositivo in cui ciascuno di noi deposita una certa quantità di informazioni straordinariamente intime al punto tale che, taluni, lo definiscono come il nostro sesto senso, in quanto viviamo e interagiamo attraverso uno schermo. Ma siamo così certi della sicurezza dei nostri dati?

Indubbiamente essere fuori da questi circuiti significa chiamarsi fuori da un contesto relazionale imprescindibile poiché noi siamo di fatto animali sociali. Però, o si è dentro o si è fuori. Per questa evidente ragione il nostro intento non è quello di adottare una politica di ‘tolleranza zero’ verso il web, bensì incentivare un uso di internet consapevole e sicuro, per promuovere una cultura del rispetto, della solidarietà verso il prossimo, dell’empatia e una maggiore ‘metacognizione‘ sui concetti di privacy e di protezione dei dati personali, ancora poco chiari tra i bambini e gli adolescenti, ma anche tra molti adulti. L’ambizione è quella di sviluppare degli empowerment individuali ma anche sociali. Rendere consapevoli giovani e adulti del potenziale creativo e formativo di un potente mezzo come il web 2.0. Un mezzo poderoso che, se utilizzato acriticamente, può fornire strumenti affilati come un bisturi. Un’arma a doppio taglio insomma.

QUALI  SOLUZIONI? Quali sono le soluzioni per vincerlo? Noi crediamo nella società in cui viviamo e siamo pronti ad adoperarci per contribuire al bene sociale, per favorire la crescita di generazioni più colte, creative e consapevoli, per riportare in luce la memoria ormai persa del collettivo sempre più individualizzato e arido di comunione.
Questa situazione d’emergenza psico-sociale richiede nozioni di sicurezza, ‘buone prassi’ (in questo articolo ne forniamo alcune) da insegnare e da trasmettere ai bambini e ai ragazzi costantemente collegati a internet, in modo da renderli capaci di affrontare situazioni anomale o di pericolo e per diffondere tra loro un’adeguata cultura della legalità e del rispetto dell’altro.
Badando al grande valore che rappresentano la privacy, la protezione dei dati personali e la fiducia. Non solo: occorre sensibilizzare anche gli adulti su diritti legati alla tutela della riservatezza, oltre che fornire loro informazioni tecniche sui filtri di controllo. Ricordando anche che suggeriamo un’apertura al dialogo partecipativo e comprensivo da preferire a domande accusatorie, denigratorie e inquisitorie che non fanno altro che allontanare i ragazzi che finiscono per chiudersi in se stessi.

Non dimentichiamo mai che uno dei rischi più diffusi nell’utilizzo del web e dei social network è rappresentato dall’anonimato e dalla costruzione di identità virtuali che possono distruggere, nel vero e proprio senso della parola, la vita di un ragazzo o di una bambina”.

( da  Luca Braccu, studente dell’Università di Bologna)

 

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