Russi. Al teatro comunale “Lascia pur che il mondo giri” di Lorenzo Arruga alla scoperta delle opere di Shakespeare.

Russi. Al teatro comunale “Lascia pur che il mondo giri” di Lorenzo Arruga alla scoperta delle opere di Shakespeare.
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Russi (Ra). Un viaggio alla scoperta dell’epoca d’oro del teatro inglese con  Lascia pur che il mondo giri  di Lorenzo Arruga. Venerdì 16 dicembre il Teatro Comunale di Russi (ore 20.45) ospita quella che il suo creatore definisce una “antica novità”, a celebrare il quarto centenario della morte di Shakespeare riportando sul palco le canzoni e le musiche di scena della compagnia The King’s Men, per cui il Bardo  scrisse e recitò e che fu protetta e stipendiata dal successore di Elisabetta I, Giacomo I Stuart. Nell’opera si incontrano il patrimonio, già conosciuto e amatissimo, delle parole del Bardo e quello, assai meno conosciuto eppure affascinante, delle musiche che al tempo accompagnavano quei testi.

 Lascia pur che il mondo giri  è un vero e proprio mondo sonoro e un’occasione per riscoprire tutta la musica di Shakespeare in uno spettacolo che raduna, nelle parole di Arruga, “momenti di grande bellezza, nei testi inarrivabili e nelle musiche suggestive sconosciute, e la possibilità di far sperimentare un rapporto che non si riscontra abitualmente fra le due realtà”. Quest’inedito incontro fra musiche ed episodi dai capolavori shakespeariani è orchestrato dal noto critico musicale e musicologo (ma anche musicista, teatrante, docente…),  che in oltre 40 anni di attività ha firmato articoli, libri, libretti, traduzioni, invenzioni, filmati, spettacoli, cicli radiofonici e televisivi, sempre con passione e ironia.

Per comporre quella che – l’autore sottolinea – è un’avventura piuttosto che un’antologia, le canzoni sono state tradotte mantenendo la naturalezza dell’eloquio, con attenzione alla commistione di metrica e di prosa propria del linguaggio shakespeariano e con l’aggiunta o rivisitazione di alcune canzoni, mentre le musiche saranno eseguite nella strumentazione, completata e riveduta, di Azio Corghi nello stile musicale d’epoca elisabettiana. Dalle scoperte della filologia storica, che ha riportato alla luce le canzoni dei King’s Men, la musica di Shakespeare – quella composta per l’occasione, quella già nota e riadattata, quella di repertorio… – arriva sul palcoscenico grazie a una curiosa compagnia (Benedetta Borciani, Stefania Medri, Lucrezia Piazzola, Beniamino Borciani e Martino Dondi, e lo stesso Arruga nel ruolo di capocomico) di cabarettisti, cantanti, attori classici e d’avanguardia, mimi e strumentisti avvezzi al barocco e alle partiture d’oggi (l’ensemble Milano Classica & Trio Il Furibondo guidato da Michele Fedrigotti). Su una scena essenziale – realizzata, come i costumi, da Lucia Giorgio – sospesa fra un prato e un cielo, la musica ha insieme “il sapore dell’antico e la prontezza delle cose inventate poche ore fa”.

Con il ritmo trascinante d’una ballata, lo spettacolo attraversa disinvolto episodi dai grandi capolavori shakespeariani – da Macbeth a Re Lear, da La bisbetica domata a Il mercante di Venezia - che si richiamano l’un l’altro, si contrastano, tracciano una drammaturgia che finisce per rispecchiare la storia dell’incontro fra una giovane Compagnia e un Maestro irraggiungibile eppur vicinissimo. Quello Shakespeare che dopo 400 anni ancora scrive per ciascuno di noi, come se tutto sapesse del nostro mondo e del nostro cuore.

Perché “Amiamo Shakespeare. Niente da studiare, niente da spiegare. Ci prende lui, con le sue storie, i personaggi, le idee. Ogni cosa per ciascuno di noi, con la libertà di riceverla ciascuno a modo suo.  Questa volta anche con le sue canzoni.”  In breve, Shakespeare come lo voleva lui.

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