Non solo calcio. 2018, Italia con 4 squadre in Champions. Regalo Uefa o inevitabile riconoscimento?

Non solo calcio. 2018, Italia con 4 squadre in Champions. Regalo Uefa o inevitabile riconoscimento?
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LA CRONACA DAL DIVANO. Durante queste ( lunghe) festività abbiamo  ( volutamente) tralasciato di parlar di sport dal divano. Che non è mai la posizione ideale, anche se consente di dire tante cose che ai media maggiori restano o sul gozzo o sulla punta della lingua. Ad esempio, tutto quel battage sui russi dopati che senso ha se non si chiude il cerchio andando a comprendere anche quei Paesi che finora se la sono (bellamente) svignata?

Altro esempio: quante volte vi siete sentiti dire di mettere occhio a questi o quelli sparsi pel Pianeta i quali,  a noi italici, figli degeneri di ex padroni del Mondo, tutto hanno da insegnare e nulla da imparare?
Nel calcio d’oggi, poi, per ottenere rispetto non ci bastano più manco i pettorali zeppi di medaglie  medaglie  ( tipo  generali dell’ Armata Rossa).
Eppure, andando a spulciare almanacchi, non è improbo estrapolare   dati illuminanti: 61 Coppe dalle grandi orecchie?  Inghilterra ( 11 vittorie+ 6 finali=17 presenze all’ultimo atto), Italia ( 12+13=25), Spagna ( 16+10=26);
Coppa Uefa? Inghilterra ( 7 vittorie+6 finali: 13 presenze all’ultimo atto), Italia( 9+6=15), Spagna( 10+5=15); Coppe del Mondo  per Nazionali? Italia 4, Inghilterra 1, Spagna 1.
Ma a che servono poi tante  medaglie, se  nessuno le fila più? Nel nostro caso, fortunatamente, destino ha voluto che Ceferin, il nuovo presidente Uefa, sia amante degli almanacchi. Onde per cui, prima che la Serie A tornasse con i piedi suoi al terzo posto del ranking Uefa,  ( pur aspramente osteggiato) ha ben pensato di riconoscere a tanta gloria calcistica  la sua giusta collocazione nel calcio continentale, restituendole ( dal 2018) la quarta squadra Champions ( senza preliminari). Senz’altro, il presidente sloveno, scorrendo gli occhi su tanta gloria, avrà valutato: ma che  Coppe sarebbero, le nostre, senza tanto ben di Dio?
Che ci andrebbero a fare in campo Angli, Alemanni, Ispanici o Slavi  senza la Signora, il Diavolo, la Beneamata, il Ciuccio, la Lupa , il Toro o la Viola?  Coppe del nonno,sarebbero, le loro;  o no, mannagia?  Anche perchè, a far confronti,  sarebbe  possibile pensare al rugby senza All BlacksSpringboks ?  O al tennis  senza   Federer, Djoko, Murray o la Serenona?  O  all’ Nba senza le big della  California o di  New York ?

Del resto nello sport, e quindi anche nel calcio, si viaggia a cicli. Questa verità, per chi bazzica atleti, è abbastanza evidente. Scontata.  Un po’ a me, un po’ a te, insomma. Il Real, ad esempio, vinse la sesta Coppa dalle grandi orecchie nel 1965/66, ma per arrivare alla settima dovette aspettare fino 1997/98 ( oltre 31 anni); mentre il Barca ebbe l’onore del trionfo nello stesso torneo solo 1991/92. Eppure chi ha mai pensato che i due Panda pedatori  d’Espagna avessero perso la loro magia, il loro appeal, il loro ruolo?  Come invece vanno dicendo sul calcio azzurro tanti  sciagurati,  a frotte,  nel Belpaese  e  nell’Altrove?
Proprio qualche tempo fa un imberbe fenomeno tedesco che s’è permesso di dire che venire in Serie A ( per lui) sarebbe stato ( non) uno o due passi indietro. Senz’ombra di offesa non potevamo esimerci dal consigliargli ( non solo di leggere almanacchi) ma anche di andar pure  a bagnare il talento suo (?)  dove più gli aggrada. Anche perchè tra gli amici  alemanni,  noi,  e non solo  nel calcio, abbiamo sempre preferito  i figli di Goethe che i figliocci dei Lanzi(chenecchi).

Cesarone ( Prandelli), fresco dimissionario dal Valencia ( proprietà cinese), s’è sfogato con la ‘rosea’: ” Mi hanno tradito – ha sbottato -, ma voglio ripartire subito. In Italia o Altrove. Intanto però il nostro calcio non invidi quello spagnolo. Più tecnico, ma meno tattico”.  Che tradotto dal ‘calcese’  vuol dire: è più ‘ abile’, ma meno ‘intelligente‘. E del resto chi se la sente di barattare tante nostri nostri retaggi  storici come i derby, ad esempio, oppure come quella recente e brillante Supercoppa  in Dubai tra il Diavolo ( 7 Champions, 18 Scudetti) e la Signora ( 2 Champions, 32 Scudetti), con tante  partite di Premier che poco o nulla lasciano da imparare?
Potessimo rifarci gli stadi in tempi ragionevoli, quelli romano e milanese in primis, forse, riporteremmo  tanti bambini sugli spalti e, perfino, siam pronti a scommetterlo,  a ripristinare qualche curva canterina, proprio come insegnano quelli d’Albione. I quali ( alla faccia delle nostre sparute rappresentanze di tifo  criminale) vanno però tenuti d’occhio perchè,  per loro, tra una birra e l’altra, passare in blocco dalla festa alla tragedia è un batter di ciglia.

IL CALCIOMERCATO. Sindrome cinese. Con certi ingaggi perfino l’Apache, che aveva giurato eterno amore alla sua Argentina, ha ben pensato di prendersi una scappatella. Pure il giovane Vitsel, belga, invece di andare a studiare all’Università del calcio,  ha preferito ( per qualche centesimo in più ) andarsi a ripassare da  scolaretto  l’Abc d’un movimento  calcistico  di cui ( al momento) possono parlare ( solo ) lui, (qualche ) suo  familiare e ( qualche) centinaio di milioni di fans dagli occhi a mandorla, che però sulle cronache del calcio planetario  non esercitano manco il richiamo d’un derby tra Andorra e San Marino. Che volete farci, con tutti sti danari,  de gustibus  disputandum non est!

Verratti apre alla Signora. Intelligentemente. Finalmente. Del resto che gusto ci trova a continuare a sguazzare tra olezzanti petrodollari nella città dei lumi quando  potrebbe bellamente  spassarsela  tra lucenti gioielli sabaudi e  albe / tramonti sul bel mare Adriatico?  Bernardeschi, invece, apre al Milan. Ma qui il problema  è quello   di capire  se il Diavolo ( in futuro) ci sarà o meno. Impelagato com’è in   questo ( sempre) più indecifrabile mondo del calcio. Dicono che dovrà diventare cinese, per via di quelle due generose caparre giunte dalla Isole Vergini, con tanti interrogativi al seguito.  Ma alle idi di  marzo il Diavolo  parlerà di  closing o   di (altri)  rinvii ? Chissà?
Va intanto  rimpolpandosi la scarnita Beneamata. Vittoriosa ( di recente) in un torneo tra scapoli/ammogliati organizzato in un triangolare in Spagna.
Qualche giorno fa inoltre il presidente Tavecchio s’è accorto che gli spettatori della Serie A sono ( da qualche anno) in calo. Beato lui che se ne accorto! Meglio tardi che mai!  Bastava infatti che si fosse chiesto dove fossero  passate quelle  migliaia di spettatori nerazzurri, rossoneri e giallorossi, che affollavano (neppure  tanti secoli fa  ) Olimpico e Meazza. Dai tanti obsoleti  spalti vuoti. E nell’attesa messianica dei nuovi sospirati  impianti.  Comunque, ora che ( finalmente) ha posto il dito sulla ferita, presidente, che ci vuole  a trovare la cura?

I RISULTATI XVII GIORNATA. ( sabato 17 dicembre) Empoli-Cagliari 2-0, Milan-Atalanta 0-0, Juve-Roma 1-0; ( domenica 18) Sassuolo -Inter 0-1, Chievo-Samp , Napoli-Torino 5-3, Pescara-Bologna 0-3, Udinese -Crotone, Genoa-Palermo, Lazio-Fiorentina 1-0.
LA CLASSIFICA ( DA COMPLETARE). Juve punti 42, Roma 35, Napoli 34, Lazio 34, Milan 33; Inter, 27.
 XVIII GIORNATA. ( martedì 20 dicembre) Atalanta-Empoli; ( mercoledì 21) Inter-Lazio 3-0 ( ore 20,45); ( giovedì 22) Bologna-Milan ( posticipata all’8/1,ore 20,45 ), Cagliari-Sassuolo ( ore 20,45), Crotone-Juve ( come per il Milan, 8/1,ore 18), Fiorentina-Napoli, Palermo-Pescara, Roma-Chievo, Samp-Udinese, Torino-Genoa.
PROSSIMO TURNO XIX GIORNATA.  ( sabato 7 gennaio 2017) Empoli-Palermo ( ore 18), Napoli-Samp ( ore 20,45); ( domenica 8 gennaio 2017), Udinese-Inter ( ore 12,30), Chievo-Atalanta, Genoa, Roma, lazio-Crotone, Pescara-Fiorentina, Sassuolo-Torino ( ore 15), Milan-Cagliari ( ore 18), Juventus-Bologna ( ore 20,45).

ALTRE D’EUROPA. Adesso il Real ( graziato dalla Uefa ) ha finalmente superato il numero dei trofei internazionali detenuto in precedenza dal Milan del Berlusca ( la Supercoppa italiana non rientra nell’ elenco). Inoltre, sotto la guida Zidane, i Blancos hanno collezionato 36 gare da imbattuti. Gode il Florentin0, gode con lui anche  (  gran parte ) della Spagna. Non godiamo invece noi che, non essendo stati educati a godere per  gli altri godere attraverso il buco della serratura,  sportivamente parlando, di certi successi faremmo volentieri a meno.
Anche perchè, ora, Florentino, assai più scafato di noi nel monetizzare, andrà a portarsi a casa  una (ulteriore) cascata di danaro, rendendo imprendibili  i blancos oltre i 700 ml di euro di entrate.
Non c’importa più di tanto degli altri, dicevamo, e quindi  neppure della fine della favola Leicester (  in zona retrocessione) e perfino del filotto di Conte in Premier ( 11 o 12 o 13 vittorie?), che lo hanno proiettato solitario in vetta della classifica. L’unica cosa che ci interessa sottolineare, sempre sportivamente parlando, è che le folle canterine che affollano quei caratteristici impianti da calcio  dovranno sorbirsi anche quest’anno la lectio magistralis del solito genietto italiano. Tanto per dire quanto poco contiamo. Noi, che  dovremmo imparare da altri quello che i nostri vanno loro ad insegnare.

IL DOPING DI RUSSIA. Negli ingredienti: un cucchiaio di Nescafè, un pizzico di sale, granelli di sabbia. Tra i cuochi: un agente ex Kgb, capace di aprire provette sigillate senza lasciare tracce e dei biochimici abili nel miscelare steroidi in cocktail  dal nome esotico.
Nasceva così, secondo un racconto tipo spy story, il doping di Russia. Con i suoi tratti grotteschi, e ancora tutti da verificare, anche perchè poco credibili, riportati nel Rapporto Mc Laren ( voluto dalla Wada) e presentato di recente a Londra. Secondo l’accusa,  dal 2009 al 2014,  (circa) mille atleti russi di 35 discipline ( tra cui il calcio) hanno gareggiato e vinto imbottiti di sostanze proibite.

Secondo un’ultima ora, pare  che i russi, dopo una prima strenua ed orgogliosa  difesa,comincino ad ammettere le loro colpe. E questo non può essere che uno spiraglio di luce in un contesto davvero cupo. E mantenuto tale, da anni, proditoriamente, sofisticamente, un po’ da tutti. Ora aspettiamo il seguito, anche perchè è difficile credere che a questo mondo i cattivi siano solo i russi ( con l’integrazione di due o tre velocisti caraibici, di sette o otto pesisti  azerbaigiani e  di nove o dieci mezzofondisti degli Altipiani). Difficile, se non impossibile.
Soprattutto dopo quanto mostrato col caso Fuentes, affossato ( dove sono  le 232 sacche di sangue a suo tempo sequestrate  ?)  dalla stessa magistratura inquirente iberica. Chi ama lo sport, e le sue regole, che possono risultare esaltanti solo se rispettate, non può fermarsi qui. Spagnolo, inglese, italiano o russo poco conta.
Lo sportivo deve chiedere la verità fino in fondo. E poco importa se andrà a ferire l’ orgoglio di una bandiera la quale, se così concepita, non è altro che la patetica contraffazione d’un passato senza  futuro.

LE FRASI CHE COLPISCONO. Il Mondiale non è ancora cominciato e la ‘ rossa’ ha messo già  a segno un colpo decisivo. In una lettera ha ( finalmente) posto questo quesito alla Fia.  ’ Ma  è possibile utilizzare sospensioni tali da variare l’altezza da terra delle macchine?’.
Il sistema, utilizzato nel 2016 dalle rivali, è stato lungamente chiacchierato. Che la ‘rossa’ ci abbia messo un anno a voler sciogliere il rebus resta un mistero. Qualcuno dice che bravi, furbi ed esperti  si sono trasferiti tutti sotto altre bandiere. Dove le  ‘ soluzioni originali sul filo del rasoio‘ sono all’ordine del giorno.
Quando Maurizio Arrivabene pronuncia frasi che evocano ‘ una certa creatività da attivare’ a chi ( e cosa ) si riferisce? Pino Allievi, sul tema, chiosa così: ” Basteranno ( ora) le forze nuove promesse a Maranello a generare creatività che altrove è frutto della bravura, della furbizia e dell’enorme esperienza di gente che naviga nella F1 da decenni? Il nodo della Ferrari è tutto qui”.

ALTRE DI SPORT. Nello sci di fondo, Sergey Ustiugov, 24 anni, 9 vittorie in Coppa del Mondo, dice che s’impegna così tanto per rimediare all’ingiustizia dei sei compagni fermati per doping dalla Fis prima del Tour de ski. L’atleta russo sta volando. Imbattuto. La Vonn tornerà ( probabilmente) sulla neve il 14, ad Altenmarkt.
Intanto, Oltreoceano, Gallinari, 28 anni, non solo è andato ko col Denver, ma si è anche arruffato col suo coach. ” Non siamo una barzelletta, come sostiene lui. Non è la difesa  il problema della squadra”.
Modena volley, partito incendiario è ora  pompiere. Vettori però incoraggia: ” Il campanello d’allarme è suonato. Dobbiamo ora trovare la chiave per uscire da questa situazione”.
Nel frattempo alle nostre squadre maschili e femminili di volley in Coppa non sta andando affatto male. Piacenza in Cev ha sverniciato per 3-0 il Tirol Innsbruck. Ora tocca a Trento. Infine, Repesa non ha perso del tutto le speranze per la sua Milano del basket. Il problema è che nessuno l’ascolta.

L’ATTENTATO DI BERLINO. Come avrà fatto il terrorista Amri a finire a Sesto San Giovanni se lo stanno chiedendo un po’ tutti. Tranne qualche suo compare il quale, evidentemente sapendo, continua a far finta di non sapere. Qualcuno dei ‘sostenitori’ è  addirittura arrivato a dire che ‘ i due poliziotti male hanno fatto ad ucciderlo, perchè molto meglio sarebbe stato poterlo catturare ed interrogare‘. Forse, compari e non, devono avere prestato poco attenzione sul come sono andate realmente quella sera di dicembre le cose. Infatti avrebbero appreso che il primo a sparare è stato proprio il criminale ricercato, ferendo alla spalla l’agente che gli chiedeva i documenti.
Quel che è certo è che Amri prima di finire la sua parabola criminale era partito  da Berlino per arrivare ( in treno) a Chambery in Savoia e, dalla località francese, fin a Milano. Indisturbato. Gli hanno trovato addosso un migliaio di euro e, nello zaino, uno spazzolino con dentifricio e schiuma da barba. Niente cellulare, che aveva buttato via per non lasciar tracce. Non è follia pensare che qualcuno lo abbia guidato fin alla piazza 1 Maggio di Sesto.

Il documento lasciato sul sedile del Tir è stata la firma per far capire ai suoi mandanti che l’impresa l’aveva compiuta lui. Lui e soltanto lui.
Del resto l‘Isis preferisce che questi cosiddetti ‘ martiri di Allah’ finiscano all’altro mondo il più rapidamente possibile. Non si sa mai infatti che, una volta catturati, non  recuperino  la voglia di vivere e quindi di mettersi a ‘cantare’.  Salah, l’unico sopravvissuto della strage di Parigi del 13 novembre, tiene la bocca cucita. E forse per questo è ancora vivo.

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