Arte& Fede. Ma dov’era ubicata la ‘prima’ e ‘ più prestigiosa’ cattedrale di Rimini? E che dire oggi?

( parte III) LA CATTEDRALE ‘SCOMPARSA’. Ma dov’era ubicata la ‘prima’ e ‘più prestigiosa’ cattedrale di Rimini? Già, ma è davvero esistita? E se sì, come e dove la si può (eventualmente ) a rintracciare? Domande, queste, tra le altre, che aiutano a ritornare sulla ‘leggenda’ mai del tutto spenta d’un ‘grande edifizio prossimo alle mura romane’, di cui oggi è possibile ( solo) una ricostruzione mnemmonica sulla traccia delle basiliche ravennati del V e VI secolo.
E’ comunque l’opinione diffusa che la ‘Cattedrale scomparsa’ di Rimini sia davvero esistita. E che, secondo una ricostruzione virtuale, dovette misurare circa 52 metri di lunghezza e 26 di larghezza. Inoltre, per rispettare all’orientamento canonico, non potè che avere, la facciata, rivolta verso le mura urbiche e, le absidi, verso la Città, con un unico accesso sul suo fianco settentrionale.
Dovette subire anche molti rimaneggiamenti. Mentre, per quel che riguarda le sepolture ‘notevoli’ che ( si dice) ospitasse, sono documentate (solo) quella di un patrizio di nome Liborio, spentosi in tarda età, nel 554; oltre ad un’altra, datata 1231, di un anonimo avvolto in un grande drappo di seta su cui era stato intessuto il nome dell’imperatore Federico. Certo è che se la Cattedrale fosse sopravvissuta, saremmo ( ora) di fronte ad uno dei ‘monumenti cristiani più venerandi dell’intera Regione ‘ oltre che ad un ‘prezioso ed insostituibile, testimone’ di tanti secoli di vita riminese ( non soltanto) religiosa.
La ‘scomparsa’ di un edificio di tale portata ha sollecitato ( nel tempo) curiosità e fantasie. Non di rado ingannevoli. Occorre, perciò, quando si tratta l’argomento, mostrare molta prudenza. Puntando su quel poco di certo che (tuttavia) non manca. E che sfiora solo i primi secoli di vita della antica Cattedrale. La prima testimonianza certa risale infatti al 1154, quando l’edificio venne riconsacrato. In quel secolo, il secolo delle ‘grandi cattedrali’, a Rimini prevalse ( presumibilmente ) la volontà di procedere ad una sua parziale ‘ristrutturazione’, o se si vuole, ad un suo ‘aggiornamento’, forse anche in base alle limitate risorse economiche disponibili.
Vicino alla Cattedrale dovettero sorgere le abitazioni del vescovo e dei canonici, probabilmente dodici, come i santi Apostoli, considerati alla stregua di veri e propri custodi dell’imponente edificio religioso. Sembra, in proposito, che i canonici avessero costituito un gruppo piuttosto compatto e conservatore in difesa del loro stato sociale e religioso.
All’aprirsi del XIV secolo, tutti costoro dovettero però ‘misurarsi’ con l’agguerrita concorrenza fornita da altri edifici religiosi realizzati dai nuovi ordini mendicanti ( Agostiniani, Francescani, Domenicani e Serviti ) verso i quali, dopo un iniziale periodo di diffidenza, il popolo finì col riversare le sue simpatie. I canonici della Cattedrale non stettero comunque con le mani in mano. E come risposta misero in cantiere alcuni importanti interventi di restauro fin ad arrivare, nel corso del quarto decennio dello stesso secolo, all’inaugurazione di ‘ grandi polittici sfavillanti d’oro posti nell’alto del presbiterio a dominio della spaziosa aula’.
Dopo la reazione, però, avvenne il declino. Al punto che, qualche secolo dopo, tra il 1814 e il 1824, la Cattedrale venne addirittura usata come ‘ricca cava di materiale da costruzione, anche pregiato, visto che alle fondamenta si trovarono buone pietre ed ottimi marmi’.
Certo è che, in epoca moderna, del monumentale edificio è rimasto poco o nulla. Se non qualche suppellettile, tra cui quelli approdate al Tempio Malatestiano, ma poi dissolti dalle bombe che colpirono l’edificio durante il passaggio del fronte. Per l’uomo è difficile accettare il trascorrere dirompente del tempo. Come è accaduto, si diceva, per l’antica Cattedrale inizialmente consacrata a Santa Colomba e in seguito ‘volatilizzatasi’, lasciando di sé (solo) disperse tracce.
Che conservano tuttavia una loro singolare attrazione. Spulciando tra le tracce giunte fin a noi, ce n’è una costituita dalla ‘piccola arca-reliquario dell’ VIII secolo in marmo dei santi Felicita, Peregrino, Facondino e Iuventino’, quattro fratelli martirizzati sotto Diocleziano e, oggi, custodita con qualche cura nella cella delle reliquie del Tempio.
Altra preziosa e suggestiva eredità superstite della ‘Cattedrale scomparsa’ è il ‘Cristo deposto’ che dovette far parte di un gruppo ligneo raffigurante una ‘Deposizione’, poi smembrato e disperso ai quattro venti. Attualmente, quel Cristo, è ospitato in Sant’Agostino.
Un restauro recente gli ha restituito l’antica policromia, oltre che l’originale postura , quella del ‘deposto’ e non del ‘crocifisso’. I fedeli lo venerano tuttora come il Cristo ‘della buona morte’. A rimarcare una speciale forma di culto che continua ad essere assai radicata e capace di alimentare, nei diversi contesti in cui si manifesta, ‘fantasiose e ancora mai dimenticate leggende’.
Roberto Vannoni
Nella immagine, un particolare del ‘Cristo deposto’, legno dipinto XIII secolo, da Santa Colomba, Rimini, chiesa di San Giovanni Evangelista ( Sant’Agostino).