Non solo sport. Viola, che disastro! L’Europa non è fatta per te. ‘Stadio de Roma? Basta il Flaminio!’.

LA CRONACA DAL DIVANO. Aveva vinto in Germania, era passata in vantaggio per 2-0 ma questo non è stato sufficiente, alla Viola, per portare a casa il passaggio del turno. Incredibile a dirsi, ma in Italia ( e nel calcio, nello sport italiano) accade anche questo. Dove nulla è certo, dove tutto è possibile. E ora che fare davanti a questa ennesima ( evitabile) debacle che avrà i suoi ( negativi) effetti (soprattutto ) sul ranking Uefa? Rispedire in Portogallo l’incerto allenatore? Fare un repulisti generale ( soprattutto) di fenomeni o presunti tali? Insomma, chi paga queste ‘figuracce’, questi ‘danni’ ?
Probabilmente nessuno. L’unica fortuna è che gli inglesi proclamati all’unisono santi tali non sono, per cui il Tottenham ha lasciato le penne contro il modesto Gent ( 2-2) abbandonando il solo United all’ Europa League. Per la Champions, invece, fuori l’Arsenal, restano in corsa, per gli isolani, City ( 5-3 in rimonta) e il Leicester ( 2-1 in rimonta). Noi, per confronto, restiamo in gara con la Juve ( 2-0 a Porto) e Napoli ( 3-1) a Madrid. Morale: potremmo, noi e gli amici d’Albione, ritrovarci con una sola squadra in Champions, il che non sarebbe male perchè non andrebbe a peggiorare il nostro ranking Uefa nel loro confronti, terzi, con soli due punticini di vantaggio sul nostro misero calcio.
Dal Leicester ( proprietà indonesiana?) è anche arrivata la bella notizia dell’esonero di Ranieri, il mister dell’impresa del secolo.
Non abbiamo esultato nel giorno della vittoria, non ci strappiamo i capelli ora. In fondo, almeno per noi, nel calcio dei nostri giorni ( soprattutto quello d’Oltralpe) ci sono tante situazioni da spiegare, o meglio da chiarire, anche per evitare questi eroi ( o fenomeni) a tempo determinato capaci di sopravvivere a se stessi e ai loro trionfi appena il tempo di una crisalide.
Venerdì 24 si è tolto il telo alla nuova ‘rossa’. Dicono sia veloce. Dicono, perchè veloci si annunciano anche le Mercedes ( orfane del campione del mondo) e (soprattutto) le Red Bull. Speriamo che anche qui, anche in questo sport, alla fine sia lo sport a prevalere. E non quelle astrusità politiche e regolamentari alle quali ci aveva abituato il vecchio Bernie, ora andato in risposo.
Il mondo dell’automobile, delle auto da corsa, della F1, per sopravvivere al nuovo che avanaza, non può certo privarsi d’un duro e leale confronto tra la mitica ‘rossa’ e le aspiranti ad affiancarla all’ombra del mito. In fondo, il fascino di ogni sport è tutto qui: i soldi? Sì, benedetto sia il Nostro Signore, contano anche quelli, ma per rimpinguare conti correnti e non certo per gonfiare cuori e occhi di passione.
IL VERBO DI LUCIANO. E mentre Moggi insiste nel predicare che da noi vengono a giocare solo schiappe, Lippi s’è invece accorto ( bontà sua) che il gap tra le nostre big e le altre d’Europa s’è ridotto. Al punto che, siamo a soli due miseri punticini da quelli della Premier e a soli sei/sette da quelli della Bundes. Mentre sull’impero di Spagna comincia a calare la notte. Con la Signora che ( pur senza il suo Bonucci) s’è amabilmente bevuta un Porto.
E con la nostra Rometta che è andata a farsi una passeggiata sul campo del terribile ‘sottomarino giallo‘ e la Viola che è andata a dettare legge nelle terre degli ex barbari, donde manco le legioni di Cesare dormivan tranquille. In aggiunta al tutto, il Barca crolla e il Real balbetta.
Il nostro problema, semmai, è quello degli stadi. Il tema è ripetuto. Ci fossero gli stadi potremmo cominciare a pensare ( perfino) di non viver più dei soli diritti televisivi. Ma si sa che, da noi, gli stadi non li vogliono. Li chiamano ’colate di cemento’ e non già ‘ folate di gioventù’, ’voglia di correre e di confrontarsi‘, ‘ occhi che guardano avanti‘, ‘progetti per il benesssere e lo sviluppo’.
La Roma, che un suo stadio vorrebbe, senza chiedere l’elemosina alle vuote casse pubbliche, sta finendo nel dileggio. E ben sia per mister Pallotta che i detrattori la chiudano qui, con qualche scemenza in più sui social, perchè potrebbero anche far spuntare ( da qualche anfratto) i soliti esposti che fan da sentinella al dolce ’ far niente‘.
E comunque, Moggi o non Moggi, Lippi o non Lippi, Roma o non Roma, da noi, se quei benedetti impianti non arrivano, c’è il pericolo concreto che il tanto amato pallone vada presto a sgonfiarsi. Poco alla volta o tutto d’un colpo. Non si sa. La domanda è chi metteremo al suo posto, nelle lunghe ore vuote ? Si cercano idee. Proposte. Intanto, che dite se incominciamo a ‘fumarci’ qualche social ?
FAMO O NO STO STADIO? No, lo stadio a Roma è solo chimera. Non è che non lo vogliono, è che non sono più capaci di farlo. Si passano infatti la patata bollente da un fenomeno all’altro, ma di concreto ( come si vede) fanno poco o nulla. E del resto, con tutta quella demagogia sparsa a quattro mani per decenni, chi volete che si prenda l’ingombro di far più qualcosa ? La povera Raggi? Non scherziamo. Il suo comico Mentore? Lasciamo stare. Qualcuno della Regione o del Governo? Soprassediamo. Anzi, non da ultimo, tanto per ingrossare il fronte del no, s’è fatta viva pure la Sopraintendenza che ha scoperto dopo anni ’ un bene culturale’ nell’ ippodromo ormai ridotto a incontrollata discarica.
Mister Pallotta, origini italiane, ma nato e cresciuto Oltreoceano, non si capacita davanti a tanta ritrosia. Il suo è un investimento notevole ( 1,7 mld euro totale) che oltre ai posti lavoro lancerebbe la squadra capitolina tra le grandi del Vecchio Continente. Come accaduto in precedenza. Eppure, dopo tanto fare e disfare carte, che suggerisce alla sua sindaca il comico Mentore?
” Lasciamo stare Tor di Valle. C’è un pericolo esondazione. Se stadio si vuol fare – dice il mentore Grillo – si faccia altrove”. Già, ma dove? E dopo tanto penare, l’unica soluzione sarebbe quella di lasciare la vecchia via per andare a cercarne una nuova? E con quali garanzie di successo? Il mancato nuovo impianto romano costerà non solo economicamente. Non solo agonisticamente. Non solo per la mancata crescita di vivai e speranze.
E’ probabile infatti che accartocci una volta per tutte le speranze giallorosse d’inserirsi tra i club più credibili d’Europa. Pallotta giustamente sottolinea ” Se ci bocciano ancora, aspettatevi la catastrofe”. Già la catastrofe, che vorrebbe dire non solo una Lupa abbandonata al suo destino ma ( soprattutto ) la rinuncia di Roma a quel ruolo di Caput Mundi sempre più remoto. Sempre più lontano. E non solo calcisticamente parlando.
Turno ottavi di Champions. ( martedì) PSG-Barca 4-0, Benfica-Borussia D. 1-0; ( mercoledì) Real-Napoli 3-1, Bayern-Arsenal 5-1; ( martedì 21), B.Leverkusen-Atletico M 2-4 , City-Monaco 5-3; ( mercoledì 22) Porto-Juve 0-2, Siviglia-Leicester 2-1. Un primo commento a turno concluso: spaventa ( fin a che punto?) il Psg, tiene sulla corda l’Atletico ( quattro gol fuori casa sono davvero insoliti), fa rimuginare il City che segna e incassa. Il vero spauracchio resta quindi la solita, lustra, corazzata di Monaco. E’ vero che aveva come avversario l’Arsenal dell’incompiuto Wenger, però, sverniciare così gli avversari non è da tutti. All’interno del bel coretto di papabili Champions 2017 possiamo però tranquillamente inserire anche la Nostra Signora, che non sarà particolarmente bella da vedere ma che, estetica a parte, ha dato prova di grande padronanza dell’evento. I quarti sono a portata di mano.
OMBRE CINESI. Che sta succedendo al vecchio Diavolo? Se lo chiedono un po’ tutti, anche in Brasile. Qualcuno favoleggia che nell’operazione siano comprese intricate questioni di trasferimenti di capitali che coinvolgerebbero ( soprattutto) il suo ( attuale) presidente. Apparentemente in via di dismissione, ma in realtà posizionato nell’ombra pronto a restare in sella al suo vecchio amore tramite ( appunto) misteriose transizioni finanziarie. Che dire? Di favole se ne ascoltano tante, che una più o una meno poco o nulla cambia.
Diciamo piuttosto che il servizio dedicato al tema della ‘rosea‘ di materdì 21 febbraio a cura di Carlo Laudisa e Marco Pasotto qualche elemento di chiarezza ( se non altro) cerca di porlo. Intanto, sembra proprio che l’intera operazione sia ( finalmente) arrivata al tratto finale. Il club rossonero ( dopo 31 anni berlusconiani) passerà di mano ai primi di marzo. E cambiando pelle appare destinato a ricevere una cascata di soldi. Quanti? Intanto, per il prossimo mercato, è ipotizzabile una cifra intorno ai 150 mln di euro. Non male. Inoltre, Fininvest resta alla finestra nell’ attesa di avere in mano il bonifico di SES, che dovrebbe ammontare sui 420 mln, di cui 320 a saldo per l’acquisto del club ( 200 già versati in precedenza), mentre gli ulteriori cento rappresenterebbero il primo investimento dei nuovi padroni del Diavolo.
Attenzione però, perchè 70 di questi cento andrebbero a coprire spese di gestione sostenute da Fininvest, per cui ne resterebbero solo 30 finalizzati ad investimenti. Ecco qui spuntar fuori un’altra quota di 100 mln che aggiunta ai 30 andrebbe a formare il consistente tesoretto con il quale finanziare il nuovo Milan. Sul taccuino di Fassone sono ben stampigliati i nomi di Kessie, Schik, Bernardeschi, Keita, Dahoud e Kramer.
Fantasie? Approcci ( e cifre) reali? Chi lo può dire? Del resto al bel veder manca poco: se ci sarà closing vorrà dire che tutto è filato liscio; se, viceversa, salterà ancora una volta, beh, lasciamo all’abilitò dei titolisti trovare la frase giusta per definire questa lunga, stancante, telenovela mediatoco-sportiva scaturita dal (sempre) fertile vecchio genio della comunicazione.
I PRIMI 10 MISTER UEFA. Quali sono stati gli allenatori più influenti della storia? Secondo l’Uefa, questi: Cloug ( inglese), Cruijff ( olandese), Del Bosque ( spagnolo), Ferguson ( inglese), Herrera ( italo-ispanico), Lattek ( tedesco), Lobanovskyi ( ucraino), Michel ( olandese), Mourinho ( portoghese) e Arrigo Sacchi (italiano).
Nell’elenco, ovviamente opinabile, mancano dei nostri: Pozzo ( due Mondiali, una Olimpiade), Lippi ( degli anni juventini), Capello ( degli anni milanisti) e Ranieri ( il mago di Leicester). Assente anche Pep Guardiola, che col suo (pur non da tutti amato) tiqui taca qualcosa d’innovativo nel calcio del Pianeta deve aver pur fatta.
IL CALCIOMERCATO. Chiuso, per fortuna. Non se ne poteva più.
IL TABELLINO DELLA COPPA ITALIA. Doveva vincere a mani basse e invece ( pur con qualche recriminazione) ha perso. Chi è costei? L’Inter(nazionale), ovviamente, che alla decima di fila se l’è fatta addosso e non ha compiuto l’impresa, fermando la sua corsa in Coppa Italia ai quarti. Totti, finora solo quattro volte titolare, è entrato a dir la sua in Coppa.
SERIE A XXV GIORNATA. ( venerdì 17 febbraio) Juve-Palermo 4-1; ( sabato 18) Atalanta -Crotone 1-0, Empoli-Lazio 1-2; ( domenica 19) Bologna-Inter o-1, Chievo-Napoli 1-4, Pescara-Genoa 5-0, Samp-Cagliari, Udinese-Sassuolo 1-2, Roma-Torino 4-0, Milan-Fiorentina 2-1.
CLASSIFICA ( da completare). Juve punti 63, Roma 56, Napoli 54, Atalanta 48, Inter 48, Lazio 47, Milan 44… ( in fondo) Empoli 22, Palermo 14, Crotone 13, Pescara 12.
VECCHIA E NUOVA EUROPA. ” Non vogliamo più alcuna appartenenza alla Ue. Nessun legame a metà. Nulla che ci lasci dentro e fuori. Gli elettori hanno espresso il loro giudizio e noi lo rispetteremo fino in fondo”.
Così Theresa May, 60 anni, premier della Gran Bretagna dal 13 luglio 2016. Così l’erede di Elisabetta la Grande e della Thatcher. La May , anticipando le mosse dell’Unione, sta facendo di tutto per trasformare un’ ex isola di pescatori poi divenuto impero in un moderno paradiso fiscale. Tramite il quale conferire a Sua Maestà una nuova dimensione planetaria. ” Ora vogliamo – predica Theresa May - una Gran Gretagna globale, aperta al mondo, per creare un futuro migliore per i nostri figli e i nostri nipoti”.
AMORI CHE NON MUOIONO. Toto ( Wolff) e Niki ( Lauda) hanno rinnovato il celebre duetto fino al 2020. La Mercedes, infatti, non se li è lasciati scappare, soprattutto Toto ( concupito dalla ‘rossa’?), visto che portafortuna come loro non esistono nel mondo delle auto da corsa. Basta inquadrali in coppia, beati e irridenti, per vedere le frecce d’argento tagliare impavide i traguardi tracciati sulle piste del mondo. Perfino la leggenda, quella antica e vera, ha dovuto prendersi un periodo di riflessione. Tra breve, comunque, si torna in gara. I circuiti saranno tanti ma senza le stravaganze di Bernie sarà più edificante e facile seguirli.
Gli spifferi parlano di una Red Bull spaventosa. Tanto che le frecce inseguono i suoi tempi. Poco o nulla trapela invece dai box della ‘rossa‘, che in regime autarchico è alla caccia della formula magica. Chissà se le sarà dato di trovarla? Speriamo. Anche perchè senza la ’rossa‘ in pista ci sono poche soluzioni: o si cambia canale o si spegne il video. Sportivamente parlando, si sa, visto che senza quella bella e lustra macchinina gusto non c’è.
TORNANO I BIG DELLA MOTO. Prove di mondiale nell’altro emisfero. Il Vale ( con la spada di Damocle del sempre più veloce e costante giovane Vinales, tre lustri di differenza) continua provare con qualche acuto e qualche lamento; così anche il Lorenzo e il Dovi, entrambi rossi fiammanti, tute e moto comprese. Questi ultimi due giurano vendetta contro i mostri giapponesi, e non sarebbe male che a Borgo Panigale ( quest’anno) si tornasse a ripristinare l’uso l’uso delle campane a martello tanto e quanto a Maranello. Intanto, per i tempi di gara, si annunciano anche una Suzuki a competitiva a sorpresa e una Ducati da brividi. Yamaha e Honda, al momento, se la ridono. Si fa per dire.
RIFLESSIONI SENZA TEMPO. Il sogno di Moratti. ” Inter, non lasciarti scappare Gabriel Jesus“. Ancora una volta, dall’ex presidente ( tifoso) Moratti, giunge un lampo di vita che illumina il futuro della Beneamata. Finita forse, così almeno si spera, in buone mani. Di questi tempi dovrebbe anche scadere il tempo per il closing del Milan. Dovrebbe, perchè non tutto quel che aleggia rassicura. Che strano questo pallone: la Beneamata, nata un decennio dopo da una costola del Milan, si avvia a ritornare nelle alte gerarchie del calcio mentre il Diavolo, carico di onori, ma ormai povero e sconsolato, non sa ancora qual destino lo attenda. San Siro, lo stadio più titolato al mondo, attende.
PILLOLE ( NON SOLO) DI SPORT . Il Millwall ( 3a serie) abbatte in FA Cup il Leicester di Ranieri, ancor fresco dell’impresa del secolo. In Serie B Frosinone e Benevento sorpassano il Verona. Aru si allena ( subodorando imprese) per Sanremo e Giro del Centenario in Oman. Bernie e Ron passano la mano in F1. Molti hanno elogiato il vecchio manager inglese, noi, invece, poco o nulla. Anche perchè al contrario di Bernie non siamo come lui al servizio del dio Danaro. Intanto per occupare il posto di Bernie e degli altri grandi vecchi arrivano a frotte: Carey, Brawn e pure Agag. Nulla da fare per i nostri ai Mondiali di sci alpino.
L’unica soddisfazione ( si fa per dire) è rimasto il bronzo della Goggia. All’Olimpia Milano va anche la Coppa Italia. Peccato che in Europa conti poco più del due di briscola. Nell’ultima comparsata si è fatta battere in rimonta di cinque punti dal Barcellona. Jacobs, Randazzo e Howe: è il nostro lungo delle meraviglie ( tutti oltre gli otto metri) . C’è solo una squadra italiana che non s’arresta: è la Pro Recco, pallanuoto, che nella sesta di Champions ha sverniciato i serbi del Partizan ( 12-7). E c’è anche un prodigio da segnalare, quello compiuto da Federico Pellegrino, 26 anni, capoclassifica di coppa del Mondo sprint con 309 punti. Ai mondiali di Lahti s’è aggiudicato l’oro nella sprint.