Non solo calcio. Altro che Pentastella, questi sono un bluff ! Under 21 azzurra ‘ bocciata’ dalla Cechia ( 1-3).

LA CRONACA DAL DIVANO. Chiedono fiducia, chiedono di giocare. Non all’oratorio o tra le giovanili, ma in prima squadra, coi grandi. E questo, finalmente, dopo tanto penare è stato loro concesso. Il Milan del coraggioso Sinisa, addirittura, ha messo in porta un sedicenne che nei tempi andati avrebbe fatto da raccattapalle o poco più. I ragazzi, i nostri ragazzi, dunque, ora giocano, continuativamente, anche nelle squadra più titolate. Tra loro, prima Ventura poi Di Biagio, i nostri attuali ct azzurri, hanno pensato bene di ( cominciare) ad estrapolare il presente ed il futuro azzurro.
Proprio in questi giorni va disputandosi l’Europeo Under 21. Riservato ad una età che dalle nostre parti è considerata anticamera dei grandi. Basti andare a vedere le formazioni delle precedenti Under 21 per ritrovarci, puntualmente, le ossature delle nazionali maggiori, quelle ( per non scordarle) che nell’1982 e nel 2006 sono diventate Campione del Mondo. In quest’ultima circostanza che si gioca in Polonia, al ct Di Biagio era stata messa a disposizione la crema della nostra migliore gioventù calcistica per cominciare a ‘ svezzarla’ in vista dei grandi traguardi futuri ( esempio la mitica Pentastella).
Tutto sembrava studiato a puntino, quand’ecco sbucar fuori come da tradizione italica il tanto temuto bluff.
Sì, bluff, perchè la squadra del ct Di Biagio, altro non è stata che un clamoroso bluff. Intanto s’è salvata a malapena ( o-2) con la Denmark, poi, le ha beccate di santa ragione dalla Repubblica Ceca ( 3-1). Ora, stando al punteggio del girone, credere che passiamo il turno come seconda è puro esercizio di fantasia. La Cechia vista contro di noi non può che fare un sol boccone degli umili danesi; mentre, per noi, anche in caso di ( tradizionale) vittoria contro la Germania, poche sono le chances di andare oltre il terzo posto. In pratica, non solo non si arriverà più tra le prime quattro ma addirittura si uscirà tra le prime sei.
Sono bastati dei bravi corridori a farci uscire dalla partita. E a spegner la nostra speme primaria. Oh, non è che la cosa rappresenti una novità! Le nostre squadre ci stanno abituando a questo supplizio, Juventus ( secondo tempo contro il Real) in testa. Basta infatti caricarci di qualche ‘ difficoltà’ e ‘ aspettativa‘ per mandarci in brodo di giuggiole.
I ragazzi del ct Di Biagio hanno mostrato una fragilità fisica e caratteriale che Gianni Brera avrebbe ( senz’altro) definita congenita; acuita, molto probabilmente, nella circostanza, da una mala disposizione in campo ( eccessivo turn over?) e da una miope gestione della palla. Troppo possesso, pochi scambi veloci, scarsa fiducia tra i ragazzi. E inoltre poca fisicità, poca corsa.
Col risultato di vederli scomparire dalla scena tutti, tutti o quasi, soprattutto nel secondo tempo, quando di più contavano gli attributi.
Dall’attaccante Petagna ( più danno che utile) al difensore Rugani ( meglio di lui un vecchietto del secolo scorso) fin al portiere Gigio ( lento come un bradipo). E adesso chi (ri)troverà il coraggio di sostenere che ‘ gioventù è bello‘? A proposito di poca fisicità e di poca corsa, non è che sia il momento di cominciare a capire se si tratti di un problema di dieta o d’altro? Certo è che mentre noi evaporiamo col passare dei minuti ( Nostra Signora compresa) gli altri si rigenerano. Per caso non è che dovremo abbandonare la nostra cara, gustosa e certificata bresaola per andare ad inghiottire salate , ostiche e misteriose porzioni di stoccafisso dei mari del Nord?
FOTOGRAMMA DOPO FOTOGRAMMA. Si snoda, fotogramma dopo fotogramma, la telenovela intessuta dal Gigio e dal Mino. Al momento, stando a ’ fonti bene informate’, si sarebbe aperto uno spiraglio per la ricomposizione della spiacevole vicenda ( non soltanto) sportiva. Il Gigio, infatti, ( si spera) più avveduto del suo agente, comincerebbe a ripensare a quel ‘ no’ scioccante che è stato sbattuto in faccia alla squadra che più ha creduto in lui consentendogli di affacciarsi sulla ribalta del calcio mondiale con largo anticipo.
La ‘fretta’ o la ’ smania‘ del suo agente, infatti, non è stata chiara a nessuno. Fin dall’inizio. Anche perchè non si è capito bene a chi giovi una mossa tanto azzardata, foriera di lauti guadagni, certo, nonostante smentite e contro smentite, ma in buona sostanza tanto somigliante ad un vero e proprio ‘salto nel buio‘.
Il Gigio, infatti, vista l’ancor imberbe età, ha tutto il tempo di consolidare muscoli e cuore per poi tentare, eventualmente, caso mai il Milan cinese non decollasse, il gran volo verso lidi più appaganti. Del resto il Milan non è ( come si dice in Romagna) la serva di Zoffoli. Se il buon Raiola leggesse noterebbe molto chiaramente che in fatto di tituli il Diavolo è secondo soltanto al Real, ma soprattutto perchè quest’ultimo si porta appresso sei Coppe dei Campioni vinte l’una di seguito all’altra in era ( 1956/1956) archeologica. In questa fase il Diavolo non è alla stessa altezza dei Blancos, che però di periodi neri ne hanno avuti eccome.
Ad esempio per vincere la settima Coppa dalle grandi orecchie hanno impiegato oltre 3o anni ( 1966/1998). Nessuno però s’è mai sognato di darli per morti o dispersi. I cicli esistono, come dice il nostro Vico, e valgono per i popoli ma anche per le grandi società di sport. Morale: vai pure avanti con la tua testa caro ragazzo, meglio la tua sbagliata che un’altra finalizzata.
Non sono i soldi a far felici, tanto più che a te ( quelli del Diavolo con 5mln di buone ragioni) non chiedono di diventare povero e disperato. Mentre non i Raiola a surrogare il sol dell’avvenir. Sintetizza infatti il direttore Monti : ” A parte quel talento sprecato di Balotelli, nessuno dei campioni del Raiola ha ancora sollevato una Coppa dalle grandi orecchie ”.
Guardiamo oltre il calcio. Basket uomini: Venezia riconquista lo scudetto tricolore dopo 74 anni. Battuti in gara 6 ( 81/78) gli irriducibili del Trento. Festa anche a Bologna, in casa Virtus, tornata in Serie A. Il basket femminile avanza nell’Europeo: battuta l’Ungheria, tocca ora al Belgio per i quarti. Ostacolo non superato. E’ tornato in vasca il Settebello per la Worl League, con vittoria ( rivincita) contro gli Usa ( 9-7 dcr) e una disfatta ( solita) contro la Serbia ( 7-13).Nel ciclismo, primo colpo di mercato: Landa, 27 anni, spagnolo passa da Sky a Movistar; mentre Felline, 27 anni anche lui, italiano, sogna la doppietta cronometro gara in linea. Sagan, campione del Mondo, sta per diventare papà. Nel contempo l’emittente Sky ha annunciato di avere acquisito l’esclusiva per Champions ed Europa League per il triennio 2018/2021.
RAIOLA E I MODI DOVUTI. ” Quando nel 2015 Marotta ci ha chiesto di restare, lo ha fatto con i dovuti modi (sic). Tant’è vero che poi l’anno dopo Podgba è andato via della Juve con la soddisfazione di tutti”. E’ questa una delle tante indecifrabili ‘verità‘ del Mino Raiola, nato a Nocera Inferiore nel 1967, ex pizzaiolo, agente Fifa e titolare di una società di intermediazione che, dall’Olanda, si è diffusa in ogni dove .
Verità, a dire il verso, che lasciano a perplessi, anche perchè che vuol alludere il Mino con ’ i dovuti modi‘ per poi sottolineare che l’interlocutore ha finito ‘ con l’ accettare’ (qualche mese dopo) la dipartita del gioiello più prezioso, quello sul quale la Signora contava di (ri)costruire un forte e duraturo centrocampo da Champions? Che significa questo parlare?
Già, donde viene e donde conduce questo arcano linguaggio minimalista, esaurito il quale non si percepisce affatto un chiaro ’interesse’ al bene di una squadra e ( soprattutto) dei suoi tifosi, ma solo quello di un assistito e del suo agente? Nella recente transazione del giovane francese Podgba allo ( spendaccione) United pare che il Mino si sia trattenuto una cifra di commissione enorme, inusuale anche tra i pur numerosi suoi colleghi, ormai leggendaria: 27, 37 o 48 mln ? Quanto ? Quanto? Quanto, per davvero, ha intascato per una sola operazione di mercato, neppure tanto memorabile visto il non straordinario personaggio in gioco, sovvertendo ogni precedente regola, di buonsenso e non, questo conclamato ’fuoriclasse‘ della mediazione sportiva diventato ( con altri due o tre) addirittura più famoso ( e ricco) dei suoi pur famosi ( e ricchi) giocatori?
Il calcio, non solo nostrano, può verosimilmente permettersi di far prosperare a dismisura soggetti come il Mino che dall’incertezza, dall’ambiguità, trae la fonte principale di ispirazione del suo gioco? E che nulla investe nel calcio da cui attinge a piene mani, rivolgendosi oggi perfino sui vivai come è per ( l’ex ) milanista Gigio o per ( l’ancora ) juventino Kean? Ma quanto produce il Mino, molto attento a sfruttare le pieghe dei regolamenti, è davvero tutto ‘ in regola‘ ?
Quello che appare certo, annota in un suo meraviglioso ’fondo’ la meravigliosa ‘rosea‘, netta e puntuale com’è nella sua anima, è che il caso Donnarumma indebolisce ( visto che ce n’era bisogno ) il movimento. Impoverisce lo spettacolo, e crea disaffezione tra la gente. Che segue il calcio per amore, con gli occhi dei bimbi e degli adolescenti, e non per danaro, con gli artigli sgrifagni degli affaristi.
Non si vuole qui proporre un sistema privo di mediatori, ma è chiaro che le regole attuali non tutelano a sufficienza le società e i tifosi nei confronti delle aberrazioni. Dei prevaricatori. Dei mercenari di antico e nuovo pelo. Detestati una volta, detestati oggi. ” Per questo occorre – invita il direttore Monti nel suo memorabile intervento – che la Lega di A smetta di essere un condominio litigioso e trovi tutta l’unità e la managerialità necessarie per tutelare un bene comune e universale come il calcio”. L’appello del direttore Monti a regolamentare le mediazioni sembra stia per essere accolto dalla Uefa.
ALTRE DEL RAIOLA. Ttenti al suo linguaggio. ” Non c’erano i presupposti per l’intesa”. E ancora: ” Una parte dei tifosi s’è messa contro Gigio e la società non l’ha tutelato”; ” Spero che almeno la Federazione lo tuteli”; ” Noi ci stiamo organizzando, per conto nostro (?), approntando un sistema di sicurezza”; ” Non mi fido neanche ora. Il Milan è di mister Li o di Elliot ?”; ” Non ho legato con Mirabelli. Sicuro. Non discuto la persona ma i suoi metodi”, ” Porto i giocatori dov’ è utile a loro”; ” No, col Real non abbiamo raggiunto alcuna intesa”. Si potrebbe continuare a citarlo all’infinito, il Mino , che ne ha una per tutti.
Tranne che per lui, ed è questo il vero inghippo: minacce di morte, mobbing, mancanza di fiducia nel nuovo Milan, ma che cianci mai benedetto Mino? Stai sul pezzo o sei caduto in acque profonde?
Ogni tanto, poi, ti soffermi o meno ad osservar qual scia di incompiuti ti lasci alle spalle?
” … A parte il talento sprecato di Balotelli, nessuno dei suoi campioni - chiosa ancora il direttore Monti - ha ancora sollevato una Champions. Talvolta, cambiare spesso stazione, significa anche perdere il treno giusto e Ibra dell’Inter del Triplete ne sa qualcosa”. Ibra, già, l’ingombrante Ibra, oggi abbandonato pure dallo United.
SPIGOLATURE. Dani Alves, ex esterno Juve, generosamente e audacemente riportato in vita dalla Signora un anno fa dopo essere finito in una tomba cataluna, quale consiglio ( spassionato) dà al nuevo giovin amigo Dibala, gran speranza della squadra bianconera? ” La Hoja? Ma sì, certo, per migliorare non ha altra strada che salutare a breve Torino e la Juve“.
Così si parla! Bravo Dani, così si sputa sul piatto ove ti hanno fornito lauto cibo! Ma che rispondono i ‘bacucchi’ nostrani a tanta insolente braveria? ” Beh – dice impalato zio Bergomi - l’ha fatto anche Zidane, perchè non lasciarlo fare anche a Dybala?”. Giusto, anche questo pensiero. Affinità elettive. In fondo chi è mai questa Juve?
Ha fatto due finali Champions negli ultimi tre anni, ha vinto sei scudetti di fila, ha un bilancio ( e una capitalizzazione) che ( tra non molto) andrà ad affiancare ( o a superare) quei club ( incollati per la maggiore con lo sputo) così tanto bramati e celebrati ? E che volete mai sia tutto questo? Quisquilie. La Signora, poi? Volete scherzare, quella non è una Signora, ma la serva di Zoffoli. Per farla felice basta darle un pizzicotto sui glutei, e poi via, nell’Altrove, a provare altre emozioni e a cercare montagne di danari e gloria.
Intanto per quel che riguarda i ‘bacucchi’ mediatici sarebbe ora di cominciare a pensionarli; e per quel che riguarda gente alla Alves, pur ampiamente titolata, ma dallo sguardo consumato e tardo, ci stiamo chiedendo se non sia meglio ( per noi, per loro) rispedirla il più velocemente possibile entro qualche dimenticatoio donde vien e donde ben s’alloggia. Va al City degli ‘spendaccioni’ ? Ottimo! Ci resti. Con tanto di baci e abbracci.
MOTORI . Tornano a rombare i motori. In questo fine settimana. Le auto in Russia, le moto in Olanda. I temi sul tavolo verde dell’agonismo motoristico sono tanti. Ghiotti. Intriganti. Nelle auto, ci si interroga se l’exploit in Canada delle ‘ frecce d’argento‘ sia stata vera gloria oppure solo un fortunato passaggio di carriera del suo ( pur sempre formidabile) driver principal.
Certo che, se Seb non vuol farsi disarcionare dalla ‘rossa’ per andar incontro ad un futuro incerto, dovrà farsi in quattro per riportare la ‘rossa’ sul gradino più altro del podio. Con un occhio ad Hamilton e l’altro a Verstappen. Due minacce diverse nella forma ma eguali nella sostanza. Nella F1, anche dopo il mezzo disastro in Canada, Seb mantiene la testa con 141 punti davanti ai 129 di Hamilton ( che s’è permesso anche il piacere di annunciare una sua eventuale felice dipartita dalla F1 a fine stagione). Nella classifica costruttori, invece, la Mercedes è tornata davanti, con 222 punti contro i 214 della Ferrari. Punteggio bugiardo?
Sgommeranno anche quelli del due ruote che, ad Assen, porteranno in pista contenziosi appena agli inizi. il maestro di Tavullia vorrà di certo battere un colpo, anche per far vedere che esiste ancora; i suoi ragazzoli che lo sfidano, da quel gatto mormione di Vinales all’astuto Marc, non staranno di certo con le mani in mano ad ammirarlo. Come un tempo, quando lui lussureggiava nella penombra delle loro camerette.
Del resto in ballo c’è tanto: per il Vale un titolo che varrebbe per l’eternità; per gli altri una laurea che li stabilirebbe, sia pure in maniera diversa, lassù, in alto, dove volano le aquile. Questa la classifica attuale: Moto Gp, Vinales 111 punti, Dovi 104 ( Marquez 88 ). Ah, dimenticavamo, la Ducati! E se a scompigliare il mazzo sbucasse fuori un’altra terribile Desmo16 di Borgo Panigale? Dall’Igna, ingegnere in rosso, passato in un battere di ciglia dalla polvere all’altare, è pronto a stappare una riservatissima quarta bottiglia di fila.
SERIE A POCO APPETIBILE. L’asta per i diritti tivù della Serie A del triennio 2018/2021 è andata (praticamente) deserta. Gli unici a presentarsi sono stati quelli di Sky e Perform, ma solo un pacchetto superava la base d’asta. Sky ha offerto 230 mln a stagione ( minimo richiesto 200) per il pacchetto principale del satellite, quello comune alle altre piattaforme con le partite di 8 squadre tra cui le big Juve, Inter, Milan e Napoli.
Per avere tutto il resto il colosso mediatico avrebbe dovuto sborsare altri 400 mln sul pacchetto D, quello aperto a tutte le piattaforme con 12 squadre in esclusiva tra cui Roma, Fiorentina, Lazio, Torino, ma l’ offerta si è fermata a 210 mln. Pochi. In totale Murdock ha messo sul piatto 494 mln annui, compresi i 54 per i diritti per la trasmissione nei bar e negli hotel e sull’Iptv. Perform ha da parte sua offerto un esborso di 108 mln.
Oggi la Lega incassa 1,2 mld, tutto incluso. Non ancora i 1,4 mld preventivati da Infront, e ancora più lontani dal livello delle attuali offerte pervenute. Dovessero restare così le cose si paventano giorni duri per il calcio italiano, con qualità ‘deprimente’ come sostiene anche la ‘rosea’, privo di stadi adeguati, lenti ad essere ristrutturati o rinnovati, con una marea di gente che non aspetta altro che ‘ sparlar male’ del nostro sport principale.
Tavecchio ( che ha rinviato l’assegnazione delle licenze all’autunno) grida a perdifiato: “ Valiamo molto di più! Questa miseria se la tengano! “. Ma se ad essere convinti del contrario siamo proprio noi, addetti ai lavori in primis, cosa volete che volete che riconoscano gli altri interessati più a coltivare l’orticello di casa che quello Altrui? Senz’altro fa male, molto male, sentire certi (reiterati) giudizi, o meglio, pregiudizi, anche perchè la Lega europea di riferimento, la danarosa e svenduta Premier, capace d’incassare quattro volte la nostra, vista dal ranking Uefa, è distante dalla Serie A una manciata di punticini ( o,o24) . Praticamente, è allo stesso nostro livello. E allora, di che parliamo?
CALCIOMERCATO. Dani Alves se ne va. Dove non si sa ( forse il City). L’importante è che vada. Di storie di Ufo ( e simili) ne abbiamo tante e a vanvera. Intanto armeggiano sul mercato Milan e inter. Nulla di definito, ovvio, ma qualche colpo grosso è in arrivo. La prossima stagione assegnerà all’Italia ( staccata soltanto di qualche centesimo nel ranking Uefa dalla Premier) quattro squadre Champions ( senza preliminari) e tre Europa League. Un’occasione unica di tornare ai vertici europei per Milan e Inter. Le milanesi ( 10 Champions in due) soprattutto. Fin da troppo nel dimenticatoio.
ABERRAZIONI. Messi a vita nel Barca. Che pone sul suo eroe una clausola rescissoria di 400 mln, concedendo un ingaggio mostruoso: 30 mln euro a stagione. Rispondono gli spendaccioni del Real, che con le clausole rescissorie per Ronaldo e Bale toccano vetta un miliardo. Il portoghese guadagna 23,6 mln euro netti annui e il gallese 19 mln euro. Messi ha commentato ” Un sogno chiudere la carriera con la maglia blaugrana”. E ti vorrei vedere: con tutti quei soldi ci vorrebbe anche che si mettesse fare le pulci sull’onorario. Sui sogni. E sul suo ( e nostro) futuro. Intanto, sia Messi che Cr7, hanno grosse beghe col fisco spagnolo, da risolvere, a breve.
CURIOSITA’
COPPI O MERCKS ? SENTIAMO GEMINIANI. Viviamo un’epoca strana in cui il ciclismo sembra essere migrato in Albione, con i tanti suoi nuovi improvvisi eroi che non si sa mai se prendere sul serio o no. Viste anche le loro performance selezionate e fugaci. E dalle carriere ( relativamente) brevi. Esattamente l’opposto delle carriere dei campioni d’una volta, prima e dopo la seconda guerra, con quei pedalatori della genia di Achille ed Ettore, figli di dei, i quali sulle impervie strade di allora mostravano più resistenza degli acciai speciali.
E’ ( comunque) dagli anni Sessanta che ci si dibatte se il più grande dei pedalatori sia stato il nostro Coppi o il belga Mercks. Molti storiografi ( ma anche tanti, troppi, saputelli di nuovo pelo finanche nostrani) , oggi ( allegramente) propendono per il secondo, visti anche il numero dei titoli che è riuscito a mettere in carniere. Senza valutare, chissà perchè, i contesti diversi in cui i due straordinari campioni hanno vissuto e accumulato le loro imprese. Tanto diversi che, a volerli raffrontare attraverso i numeri, è praticamente impossibile.
Ad esempio, quando si elencano le vittorie di Coppi ci si ricorda del suo ‘ salto’ agonistico per ragioni belliche e post belliche di ( almeno) un lustro (1942/1947)? Quando si dice che il Campionissimo ha vinto ‘ solo‘ due Tour si sa che, lui, al Tour, per le ragioni di cui sopra, c’è potuto andare solo tre volte in tutto e dopo i trent’anni? E comunque, sul tema, tra i tanti pareri, avveduti o meno, c’è n’è uno oggi che ( per competenza, conoscenza diretta e imparzialità) può ( come si dice) tagliare la testa al toro? C’è? Sì? E qual è? E’ quello del ‘grande’ Raphael Geminiani, 91 anni, emigrato d’origini romagnole in Francia e avversario ( con Robic e Bobet) del nostro campione.
Racconta Raphael Geminiani: ” Nella mia carriera m’è capitato di essere ( anche) direttore sportivo di Mercks. Non si capacitava, lui, di tanto amore verso il campione di Castellania. Un giorno Eddy mi fa: ‘ Tu sei sempre per Coppi, ma io sono almeno al suo livello?’. E io: ‘ No, lui ha vinto qualcosa che a te manca‘. Eddy ribattè:’ E’ impossibile, cosa?’. Gli risposi: ‘ Due titoli mondiali su pista ad inseguimento‘. Rimase senza parole. Dopodichè aggiunsi: ” Se Fausto stava bene poteva staccarti ovunque. In salita, in discesa, in pianura, a cronometro, col sole, con la pioggia e con la neve. Ovunque. Mettiti il cuore in pace: era immenso”.
NOTA
I CENTAURI. La figura del centauro ha origine dall’amore sacrilego fra il re dei Lapiti, Issione, e una sosia della dea Era, Nefele, dalla cui unione nacque, appunto, Centauro, un essere deforme che si accoppiò con le giumente del Monte Pelio ed originò una razza di creature ibride, metà uomini e metà cavalli.
Nella mitologia, i centauri sono sempre dipinti con carattere irascibile, violento, selvaggio, rozzo e brutale, incapaci di reggere il vino. Solitamente raffigurati armati di clava o di arco, caricavano i loro nemici emettendo urla spaventose.
La loro particolarità era dunque di possedere tutti i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che nella mitologia sono stati riservati loro ruoli completamente contrastanti: dall’estrema saggezza all’incredibile crudeltà.