Non solo sport. Ragazzi, affondate l’Invincibile armada. Lupo e agnello, favola rinnovata tra ‘frecce’ e ‘rossa’?

Non solo sport. Ragazzi, affondate l’Invincibile armada. Lupo e agnello, favola rinnovata tra ‘frecce’ e ‘rossa’?
Vale e Vettel download (1)

 LA CRONACA DAL DIVANO. Il lupo, che aveva deciso di mangiarsi l’agnello, trovò ogni pretesto per realizzare il suo inconfessabile desiderio. La favole è antica ( vedi sotto una versione integrale) ,  probabilmente del VII secolo a.C, ma è nota tanto ai ragazzi italiani quanto ai coetanei germanici e di buona parte delle scuole del Mondo. Ci rinfresca ( ogni volta) la memoria su  una di quelle verità immutabili che l’uomo si porta dentro, e poco importa se  appartenga a questo o qual altro secolo, a questo o qual altro popolo, a questa o qual altra generazione. Il più forte ( insomma) vuol vincere, in ogni circostanza, vincere sì, soltanto vincere, punto e basta.

E questa reminescenza, che tutti noi ( chissà perchè) vorremmo circoscritta  al mondo dorato dell’infanzia, ogni tanto riemerge. Quasi per caso. Distrattamente. Come nel pomeriggio della gara di Baku, dove chi comandava la fila delle auto pronte a rientrare in pista ha pensato bene d’usare un suo ‘diritto‘ per far un ‘sol boccone‘ della pecorella che gli s’appressava ( fastidiosamente) al tergo.
Avrebbe dovuto costui a far da regolatore della velocità del gruppo, certo, ma correttamente, dando cioè la possibilità a chi  era dietro di cogliere la manovra per comportarsi di conseguenza. Senza danni per sè e gli altri al seguito.
E invece che ha fatto il reprobo ( recidivo)? Ha frenato, sì, certo,  come suo (presunto) diritto, ma non una, due e ( forse) tre volte, pericolosamente, fin ad ottenere  di mettere fuori uso ( in particolare) l’antagonista designato.
Come s’è giustificato il lupo? ” Io? Non ho fatto nulla di anomalo. E’ stata semmai la pecorella dietro ad esser distratta”.
E mentre il solito germanofono Niki ( quello del piatto di spaghetti) s’affrettava a dar ragione al lupo di famiglia, che faceva la giuria di gara? Puniva ( super partes) solo la pecorella danneggiata, colpevole ( a suo giudicar) d’un ( indimostrabile ) gesto di reazione, costringendola come non bastassero i danni  patiti anche ad una sosta supplementare di 10” ai box. La pecorella Vettel, infatti, una volta subito l’agguato, si è affiancato al rivale  per fargli notare oltre alla( evidente) pericolosità dei  suoi gesti  ( anche) quanto  si può  essere ‘pirla‘  pur campando da lupi.
La ( cervellotica) penalizzazione, è ovvio, ha finito col togliere alla ‘rossa’  la  chance di vincere la gara e di staccare ( di molto) in graduatoria il   rivale.
Esilarante il fatto che ( ciò nonostante ) Seb  si sia portato in carniere due punti in più rispetto a Lewis ( ora 14 punti sotto). Fossero magari quelli a decidere il Mondiale ci sarebbe dal crepar dal ridere.  In altra parte della gara, intanto, l’altro lupo di scuderia, pensava bene di azzannare ( ancora una volta) il secondo agnellino in rosso portato in gara. Disincantato ed intonso com’è la gente delle terre fredde. Lui, sì, davvero fuori uso fin da subito, e costretto poi ad una epica e platonica rimonta per strappare più punti possibili al feroce branco di lupi germanico.
E dai giochi al circo contro il brutale alemanno  passiamo alla gioiosa  meraviglia donata ( ancora una volta)  ai nostri occhi dal più grande centauro di sempre. Che dove vada, il mondo ( non solo)  delle piste si tinga di giallo non è di certo un caso. Infatti, tutti ben gli vogliono  (  ammirandolo sconfinatamente) in ogni continente. In particolar i bimbi, che quando dovesse cadere o  arrivare  in arretrato al traguardo non mancano di dedicargli qualche  lacrimuccia.
Il centauro è, manco a dirlo, il nostro Vale da Tavullia. Sempiterno. Meraviglioso. Da pantheon romano. Di aggettivi per lui ne hanno coniati talmente tanti che perfino i rivali, quando perdono, si sentono onorati d’ avere perso. Ora la classifica di MotoGp lo vede al terzo posto con 108 punti; dietro a Vinales ( caduto in gara) secondo con 111 punti e a Dovi ( quinto in gara) primo con 115 punti. In pratica, tutto è ancora in ballo, compreso quel decimo sigillo che lo porrebbe ( anche al confronto con Agostini, 15 titoli) nell’empireo del mondo motoristico e sportivo.
Segnalazioni lusinghiere ( sempre riguardo ai nostri centauri nuevi  padroni del motodromo ) vanno fatte per Fenati (secondo  in Moto3) e Morbidelli ( primo in  Moto2 ) con 148 punti al vertice della  classifica davanti ai 136 di quel volpone infinito dello svizzero di Luthi. Il prossimo anno Morbidelli dovrebbe passare in MotoGp. E questo perchè il maestro di Tavullia ha bisogno di cominciare a designare i suoi eredi.

RAGAZZI UNDER 21: CHI SIETE ? Erano scomparsi con la Cechia, sono riapparsi con la Germania. Dapprima nostra speme primaria, poi doloroso bluff, e ora di nuovo speme primaria. In buona sostanza: la prima sull’altare, la seconda nella polvere, la terza di nuovo sull’altare. Un rompicapo. Che perfino don Lisander, immaginiamo, avrebbe faticato a tenere dietro.
Certo è che se i ragazzotti cechi non avessero smarrito la trebisonda contro l’orgogliosa Denmark per noi, nonostante la ( tradizionale) impresa anti germanica,  poco o nulla sarebbe cambiato. Ce ne saremmo tornati tutti a casa, coda tra le gambe, privati della primaria speme e  senza più sogni di Pentastella. Oggi invece a che ci costringe la beffarda Eupalla? A restare in gioco e a scontraci (nientemeno ) che contro l’invincibile armada.
Tanto, troppo, per i nostri ragazzi? Forse sì. Forse no. Di sicuro  questa è una straordinaria occasione per capire se di primaria  speme potremo nutrirci a partire da questo Mondiale, oppure no. Insomma ci starebbe caro capire se potremo  rinnovare o meno i fasti antichi con questa generazione  di nuovi pedatori. Illusioni, tra bluff e  rinascenze? Queste comunque le semifinali dell’Europeo: Germania-Inghilterra e Spagna-Italia ( martedì 27, ore 21).

FUORI DAL MONDIALE. Segnaliamo il solito, crudele, sgarbo ad una squadra italiana: infatti, stavan le ( brave) ragazze del basket per portare a casa un’ insperata qualificazione ai prossimi Mondiali quand’ecco sbucar fuori dal nulla il solito ‘pirla‘ ad inventarsi un fantomatico ‘ fallo antisportivo’ che ha permesso alle lituane di procedere e alle nostre di fermarsi.
Scusate, ma i nostri ragazzi son figli del povero Asciugamano o  hanno padre e madre? Vabbè, che dovrebbero cavarsela da soli, secondo i nuovi pedagoghi,  ma   non si ripete da  tempo immemorabile che ‘ contro la forza ragion non vale’ ? Allora, che li mandiamo a fare senza copertura alcuna verso l’inevitabile sacrificio?
Li vogliamo tutelare o no, questi nostri ( spesso) bistrattati  azzurri? Signor Petrucci, se non erriamo ( tuttora) presidente  Fed, donde sta? Se c’è da qualche parte, se esiste in qualche anfratto di   mondo, perchè non si degna di battere un colpo? Forte. Dove conta, ovvio, e non a vanvera? Di patire  ( prepotenze) e (umiliazioni ) basta, basta davvero.

 

 CALCIOMERCATO

Dani Alves se n’ andato. Dove non si sa ( forse al City dei tanto chiacchierati qatarioti). L’importante è che se ne sia andato. Nessuno lo rimpiangerà.  Di ufo ( e simili)  ne abbiamo avuto abbastanza.  Intanto continuano ad armeggiare sul mercato Milan e Inter. Nulla di definito, è ovvio, anche per via del fair play, ma qualche colpo grosso è stato già portato e qualcun altro è in arrivo.
La prossima stagione assegnerà all’Italia (  soltanto  qualche centesimo sotto alla Premier nel ranking Uefa  ) quattro squadre Champions ( senza preliminari) e tre Europa League. Un’occasione unica di tornare ai vertici europei per Milan e Inter. Le milanesi ( 10 Champions in due),  irrinunciabili grandi della storia del calcio, da troppo  tempo nel dimenticatoio.

ABERRAZIONI

Messi a vita nel Barca. Che pone sul suo eroe una clausola rescissoria di 400 mln, concedendo un ingaggio mostruoso: 30 mln euro a stagione. Rispondono gli spendaccioni del Real, che con le clausole rescissorie per Ronaldo e Bale toccano vetta un miliardo.
Il portoghese guadagna 23,6 mln euro netti annui e il gallese 19 mln euro. Messi ha commentato ” Un sogno chiudere la carriera con la maglia blaugrana”.
E ti vorrei vedere: con tutti quei soldi ci vorrebbe anche che si mettesse fare le pulci sull’onorario. Sui sogni. E sul suo ( e nostro)  futuro. Intanto, sia Messi che Cr7, hanno grosse beghe col fisco spagnolo, da risolvere, a breve.

 

CURIOSITA’

 

COPPI O  MERCKS ? SENTIAMO GEMINIANI. Viviamo un’epoca strana in cui il ciclismo sembra essere migrato in Albione, con i tanti suoi nuovi improvvisi eroi che non si sa mai se prendere sul serio o no. Viste anche  le loro performance selezionate e fugaci. E  dalle carriere ( relativamente) brevi. Esattamente  l’opposto delle carriere dei campioni d’una volta, prima e dopo la seconda guerra, con quei pedalatori della genia di Achille ed Ettore, figli di dei,  i quali sulle impervie strade di allora mostravano più resistenza  degli acciai speciali.
E’ ( comunque) dagli anni Sessanta che ci si dibatte se il più grande dei pedalatori sia stato il nostro Coppi o il belga Mercks. Molti storiografi ( ma anche  tanti, troppi, saputelli di nuovo pelo finanche nostrani) , oggi   ( allegramente) propendono per il secondo, visti anche il numero dei titoli che è riuscito a mettere in carniere. Senza valutare, chissà perchè,  i contesti diversi in cui i due straordinari campioni hanno vissuto e accumulato le loro imprese. Tanto diversi che, a volerli raffrontare attraverso i numeri, è praticamente impossibile.
Ad esempio, quando si elencano le vittorie di Coppi ci si ricorda del  suo ‘ salto’  agonistico per ragioni belliche e post belliche  di ( almeno) un lustro (1942/1947)? Quando si dice che il Campionissimo ha vinto ‘ solo‘ due Tour si sa che, lui, al Tour, per le ragioni di cui sopra, c’è potuto andare solo tre volte in tutto  e dopo i trent’anni? E comunque, sul tema, tra i tanti pareri, avveduti o meno, c’è n’è uno oggi che ( per competenza, conoscenza diretta e imparzialità)  può ( come si dice) tagliare la testa al toro? C’è? Sì? E qual è? E’ quello del ‘grande’ Raphael Geminiani, 91 anni, emigrato d’origini romagnole  in Francia e avversario ( con Robic e Bobet) del nostro campione.

Racconta  Raphael Geminiani: ” Nella mia carriera m’è capitato di essere  ( anche) direttore sportivo di Mercks. Non si capacitava, lui, di tanto amore verso il campione di Castellania.  Un giorno Eddy mi fa: ‘ Tu sei sempre per Coppi, ma io sono almeno al suo livello?’. E io: ‘ No, lui ha vinto qualcosa che a te manca‘. Eddy ribattè:’ E’ impossibile, cosa?’. Gli risposi: ‘ Due titoli mondiali su pista ad inseguimento‘. Rimase senza parole. Dopodichè aggiunsi: ”  Se Fausto stava bene poteva staccarti ovunque. In salita, in discesa, in pianura, a cronometro, col sole, con la pioggia e con la neve. Ovunque. Mettiti il cuore in pace: era immenso”.

 

NOTA

I CENTAURI. La figura del centauro ha origine dall’amore sacrilego fra il re dei LapitiIssione, e una sosia della dea EraNefele, dalla cui unione nacque, appunto, Centauro, un essere deforme che si accoppiò con le giumente del Monte Pelio ed originò una razza di creature ibride, metà uomini e metà cavalli.

Nella mitologia, i centauri sono sempre dipinti con carattere irascibile, violento, selvaggio, rozzo e brutale, incapaci di reggere il vino. Solitamente raffigurati armati di clava o di arco, caricavano i loro nemici emettendo urla spaventose.
La loro particolarità era dunque di possedere tutti i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che nella mitologia sono stati riservati loro ruoli completamente contrastanti: dall’estrema saggezza all’incredibile crudeltà.

FAVOLE
IL LUPO E L’AGNELLO
Esopo ( 620/560 a.C.)

Un lupo vide un agnello vicino a un torrente che beveva,
e gli venne voglia di mangiarselo con qualche bel pretesto.
Standosene là a monte, cominciò quindi ad accusarlo
di sporcare l’acqua, così che egli non poteva bere.
L’agnello gli fece notare che, per bere, sfiorava appena l’acqua
e che, d’altra parte, stando a valle non gli era possibile
intorbidire la corrente a monte.
Venutogli meno quel pretesto, il lupo allora gli disse:
<< Ma tu sei quello che l’anno scorso ha insultato mio padre ! >>
E l’agnello a spiegargli che a quella data non era ancora nato.
<< Bene >> concluse il lupo, << se tu sei così bravo a trovare
delle scuse, io non posso mica rinunciare a mangiarti. >>

La favola mostra che contro chi ha deciso di fare un torto
non c’è giusta difesa che valga.

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