Non solo sport. Seb e la ‘rossa’: dopo il danno anche la beffa? Torna in pista l’uomo senza età di Tavullia.

LA CRONACA DAL DIVANO. Proprio in queste ore i paludati della Fia stanno pensando bene di rincarare la dose sul povero Seb ( e sulla Ferrari). Con un supplemento d’indagine. La Fia infatti riesaminerà ( lunedì ?), a Parigi, la vicenda della collisione avvenuta a Baku durante il Gp d’Azerbaigian fra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton per valutare eventuali nuove sanzioni a carico dei due piloti. I quali potrebbero essere convocati davanti alla Federazione internazionale per fornire le loro rispettive versioni.
In ballo c’è la presunta violazione dell’articoli 151/Comma c del Codice sportivo internazionale che si riferisce a eventuali comportamenti che possano causare danni d’immagine allo sport.
Per dirla in breve: ora Seb, rischia ulteriori sanzioni. Quali non si sa. Voci d’uccelli neri come esuli pensieri, farebbero pensare ad uno dei tanti ’atti d’ingiustizia’ propinati ai nostri colori in questi ultimi anni.
Voci, che si sintetizzano così: punire l’agnello, lasciar libero il lupo. L’importante insomma ( per il generoso Todt) è far sì che la ( danarosa) Mercedes porti a casa un titolo ( già dato per scontato) ai danni della ( romantica) ‘rossa’ di Maranello.
Ce la faranno i nostri eroi guidati da quel Todt ora gran custode della sicurezza a compiere un altro misfatto? Forse sì, forse no. Certo è che da Baku la Ferrari si è portata dietro un carico di cerotti e bastonate: a provocare Vettel ci ha pensato Hamilton, a scassare Raikkonen il connazionale Bottas. Con tutti lavoretti puliti. Ben sapendo che i ( provocatori ) vanno a piede libero e i ( miseri ) bastonati in galera.
Vorrà dire che se (ri)toccheranno ancor di più la ‘rossa‘ e i suoi piloti dovremo ripetere quanto facevamo ai tempi in cui quando a guadare la F1 s’erano ridotti (solo) il ( mai dimenticato ) Bernie e i suoi famigliari: ovvero, se in pista corre la ‘rossa‘ si sta alla tivù, se invece non c’è perchè se la sono cotta e b0llita a loro piacimento o si fa zapping o si spegne la tivù o si va altrove. Ai monti o al mare. Semplice.
Non si vede l’ora invece di poter riabbracciare quel fenomeno senza età di Tavullia. Che in questo turno di MotoGp torna in pista in Germania, al Sachsenring, con attorno tanti ragazzotti più o meno verdi ma smaniosi di misurarsi col maestro. Il quale, al momento, nella classifica mondiale se ne sta a 7 punticini dal capobanda Dovi ( Ducati) , dietro a Vinales ( Yamaha) ma ( di 4) davanti a Marquez ( Honda).
Sfide molto palpitanti sono in preventivo anche nella Moto 3 ( con il nostro nugolo di imberbi talenti pronti a balzare sul podio, Fenati in primis) e Moto 2 ( con Morbidelli, finora padrone di una categoria ricca di franchi tiratori, tipo il volpone svizzero Luthi).
Il 2 luglio parte il Tour, che con la corsa rosa si divide il top del ciclismo di fondo mondiale. Tra i favoriti: Fromme ( inglese, 32 anni, vuole il quarto Tour); Quintana ( colombiano, 27 anni, scalatore), Contador ( spagnolo, 34 anni, già in giallo a Parigi) e il nostro Aru ( sardo, 27 anni) chiamato a rinverdire le imprese di Nibali, Gimondi, Nencini e, ovviamente, degli immortali Coppi, Bartali e Bottecchia.
ITALIA UNDER 21 PROMOSSA? Erano scomparsi con la Cechia, sono riapparsi con la Germania, sono ( di nuovo) (ri)scomparsi con la Spagna. Nel corso del secondo tempo, come al solito, dopo una prima parte di gara promettente . Molto promettente. Tanto promettente da farci sperare nel colpo grosso.
Anche per meglio capire cosa realmente valgano i nostri ( ancora) imberbi portacolori che ci porteremo appresso per il prossimo decennio (almeno). La lectio ispanica, senz’altro, lascerà un segno.
I nostri non sono tanto male, è vero, solo che ( rispetto agli iberici) assomigliano alle luci di Natale. Costringendoci a qualche (non inutile ) riflessione.
Ad esempio sulla gestione della semifinale, che poteva essere affrontata con qualche risorsa di più in corpo. Solo se avessimo saldato i conti del girone fin dalla Cechia, risparmiando qualche goccia di sudore contro la Germania per presentarci poi più solidi e zampillanti contro gli inesauribili e implacabili ispanici, giustamente noti al mondo per le loro speciali batterie energetiche caricate non per 90 ma per 120 minuti ed oltre, e magari a tutta birra.
Eppoi, quel nostro possesso palla ( spesso) eccessivo, da squadra d’altri tempi. E inoltre, quei nostri dispiegamenti in campo non sempre azzeccati, e comunque ‘saltati’ dopo l’espulsione di Galiardini.
E infine quel sempre più ( inquietante) rebus che vede le nostre squadre ( di Coppa e Nazionali) tenere il campo max 60/70 minuti, per poi evaporare al cospetto d’altri i quali, viceversa, più si spremono meglio si rigenerano. Per questioni di testa? Di carattere? Di dieta? Di capacità tecnica? O che altro?
C’è qualcuno, insomma, che può spiegare quanto sta accadendo?
” Oggi la chiamano densità, che altro non è stata se non quella la nuvola azzurra che è riuscita ad annebbiare a lungo l’indiscutibile superiorità tecnica della Spagna. Sì, il piano di Di Biagio – vuol spiegare Alex Frosio, Ai raggi x- stava riuscendo. Almeno finchè le energie ( ?), anche psicologiche (?), hanno permesso agli azzurrini di tenere, nonostante un allentamento mentale sul primo gol spagnolo. Con Berna e Chiesa encomiabili per generosità nel ripiegamento, anche se hanno ‘mollato‘ troppo presto ( rispettivamente) Ceballos e Saul ( tripletta).
L’espulsione di Gagliardini, proprio il comandante dei movimenti di chiusura centrali, ha in seguito demolito le energie improvvisamente ravvivate dal Berna. Con un uomo in meno e quel tessuto centrale strappato, Saul ha avuto tempo e spazio per sprigionare tutta la sua classe”. Tutto chiaro. Si fa per dire.
Infatti lo sapevano tutti che Saul era un diavoletto da non perder di vista un attimo, ma se chi lo doveva marcare col passare dei minuti s’è sentito venire a meno i ‘garun’ ( i ‘garretti’) che altro si poteva sperare?
Saltando da palo in frasca, abbiamo notato, pochi giorni fa, che una squadra di calcio europea è finita nella rete antidoping. Si tratta della solita ‘russa’, manco dirlo, partecipante ai Mondiali 2014 e ’sospesa‘ per controlli . Quei due o tre controlli che si fanno qua e là, ogni tanto, a tempo perso. Comunque talmente pochi che riesce difficile a credere che siano soltanto i russi a voler ( continuare) a fare da cavia alla ( onnipresente ) medicina dello sport. Risultati delle semifinali Under 21 : Germania-Inghilterra 7-6 dcr e Spagna-Italia 3-1.
PERCHE’ DOMINA LA SPAGNA? Una domanda che tutti ( i non ispanici) si pongono, soprattutto da quanto le magliette ‘rojas’ hanno cominciato a mietere successi all’infinito.
Spiega Filippo Maria Rossi, corrispondente da Madrid de la ‘rosea‘. ” Vincere giocando. Evoluzione stilistica del giocare per vincere. La Spagna va a disputare la sua settima finale Under 21 uguagliando il nostro record e, in caso di vittoria sulla Germania, anche i nostri trionfi: 5 come noi.
Ma quest’Under è soltanto una delle numerose facce della vincente medaglia calcistica spagnola. I numeri sono inequivocabili. Lo stesso dicasi per lo stile di gioco che distingue Nazionali, Campionato e Coppe. Guardare giocare le squadre spagnole è molto spesso un piacere, lo stesso vale per le differenti nazionali”.
E allora, da dove scaturisce tanto ben di Dio?
” Nel Real Madrid di Perez - continua Filippo Maria Rossi- si era chiesto ad Ancelotti di schierare solo mezze punte e attaccanti. Il desiderata del presidente, pregiudicando ogni equilibrio, non fu accettato. Solo Zidane, più di recente, si è imposto al terribile Florentino con Casemiro, regalandogli due Champions consecutive.
Nell’Under di Celades è Marcos Llorente a proteggere il talento dei vari Saul, Asensio, Ceballos ( o Denis Suarez) e Deulofeu. Con Lapetegui c’è Bousquets dietro a Silva, Iniesta, Vitolo o Pedro o Thiago.
Nomi. Alcuni destinati a diventare grandi altri sono già grandi. Nomi alle cui spalle c’è una idea precisa di calcio. Una maniera di giocare che parte sempre dalla casella dello spettacolo, del dribbling, dell’uomo saltato, del passaggio creativo che s’infila dove occhi normali non vedono nemmeno l’erba, figurarsi lo spazio per far passare il pallone.
E andando ancor più a ritroso, in Spagna resta tuttora forte la voglia d’insegnare a provarci sempre: i bambini crescono senza l’assillo del resuldatismo, parola che in italiano manca, identificandosi sempre col pallino del bel gioco. La cosa porta le piccole squadre della Liga a soffrire ogni tanto imbarcate di gol ma eleva il livello medio dei giocatori, toglie loro la paura, fa aumentare il coraggio. E spesso porta anche risultati”.
IL LUPO E L’AGNELLO. A molti ( fuori e dentro il Belpaese) non va giù il richiamo ad una favola antica all’uopo aggiornata per un accadimento attuale. Nella circostanza, fortunatamente, solo sportivo. Da noi, in ispecie, l’uso cortigiano è talmente sedimentato e diffuso che non attendere altro che l’occasione giusta per balzar fuor di petto; e nonostante che le antiche corti sian ormai un prestigioso ricordo storico.
Costoro, e sono tanti, davvero tanti, spesso e volentieri cercano di mascherare il costume loro, con ( esibizioni) di ( apparente) razionalità, dai toni distaccati e super partes, ovvio, affrancati dall’ombra domestica dei campanili, e tuttavia ( fateci caso) sempre pronti ad entusiasmarsi davanti alle prestazioni altrui ( soprattutto) se di parte forte, ricca e ( preferibilmente) straniera.
Sono infatti tutti costoro a menarcela ad ogni ora che quelli a fianco del Belpaese sono meglio, quelli sotto anche e gli altri lassù pure. Non c’è popolo ( o essere ) al mondo che non abbia qualcosa da insegnarci . L’antropomorfa Lucy compresa. Figuriamoci poi se da celebrare sono i quattro o cinque più ‘prestigiosi’ della terra. Gli inni salgono al cielo prima ancora che, quelli, aprano bocca. A prescindere.
Gli esempi sono infiniti, e anche dove men te l’aspetti. Anche nello sport? Ma certo. Basti dare una occhiata a quanto sta accadendo nel gran circus della F1. Dove a contendere sono soprattutto in due: un branco assatanato di ‘ frecce d’argento’ ed un crocchio romantico di ‘rosse’.
I primi, per antico pelo, voglion sbranare tutto e tutti, non importa come e dove; i secondi invece vogliono cantar serenate alla ebbrezza della velocità grazie ad un auto che non è auto ma sogno. Due mondi opposti. Antitetici. Evidenti. Destinati a mai collimare. Spingendo chi rimira il gran spettacolo a dividersi. O per gli uni o per gli altri.
Ovviamente c’è chi stigmatizza Vettel, duramente. “ Ha perso la testa” sbottano costoro. Un cronista Sky è giunto a paragonare la ‘ sterzata’ di Vettel alla ‘ testata ‘di Zidane. Come sia riuscito ad arrivare a tanto proprio non si capisce. Anche perchè la ‘sterzata‘ di Vettel può risultare ( tutt’al più ) antisportiva, ma non ( potenzialmente) ’ letale’ come la ‘testata’ di Zidane che ha solo avuto la ‘ sorte’ di non essere riuscita a mandare all’altro mondo chi l’ha subita. Ma anche tra i critici non tutti sono convinti della malintenzionalità del driver tedesco. A cominciare da Toto Wolff, capo Mercedes, che di domenica va a godersi un piatto di spaghetti in casa della ‘rossa‘.
Sulla non malintenzionalità del pilota Ferrari s’è schierato anche un altro ( più attendibile) commentatore ( di casa Sky), il quale dopo una dettagliata ricostruzione dell’episodio incriminato ha commentato: ” Magari mi sbaglierò, può essere, ma secondo me Seb non voleva far proprio nulla di male a Lewis. Stava solo protestando. In maniera concitata, certo, ma nulla di più. Basta controllare la piegatura del volante dopo l’urto”.
Tra i critici censori di Vettel, si segnalano anche Ricciardo, che spara a volo radente: ” Il tedesco è un istintivo. Deve pensare primo di agire” e Briatore, che recrimina: “ Seb poteva vincere, ha fatto una cavolata”.
BASKET FEMMINILE FUORI DAL MONDIALE. Segnaliamo il solito, crudele, impunito, sgarbo ad una squadra italiana: infatti, stavan le ( brave) ragazze del basket per portare a casa un’ insperata qualificazione ai prossimi Mondiali quand’ecco sbucar fuori dal nulla il solito ‘pirla‘ ad inventarsi un fantomatico ‘ fallo antisportivo’ che ha permesso alle lituane di procedere e alle nostre di fermarsi.
Scusate, ma i nostri ragazzi son figli del povero Asciugamano o hanno padre e madre? Vabbè, che dovrebbero cavarsela da soli, secondo i nuovi pedagoghi, ma non si ripete da tempo immemorabile che ‘ contro la forza ragion non vale’ ? Allora, che li mandiamo a fare senza copertura alcuna verso l’inevitabile sacrificio?
Li vogliamo tutelare o no, questi nostri ( spesso) bistrattati azzurri? Signor Petrucci, se non erriamo ( tuttora) presidente Fed, donde sta? Se c’è da qualche parte, se esiste in qualche anfratto di mondo, perchè non si degna di battere un colpo? Forte. Dove conta, ovvio, e non a vanvera? Di patire ( prepotenze) e (umiliazioni ) basta, basta davvero.
CALCIOMERCATO
Dani Alves se n’ andato. Finalmente. Speriamo solo che non si rifaccia vivo. Juve: (cessioni) De Ceglie ( svinc) e Mattiello ( d. Spal)/ ( (obiettivi De Sciglio ( d), Szczesny (p), Darmian (d), Danilo (d), N’Zonzi( c), Matuidi( c), Keita(a), D.Costa(a), Bernardeschi(a); Milan ( cessioni) Lopez( p.), Pasalic (c), Fernandez( c), Deulofeu(a), Ocampos(a) e Poli( c)/ (obiettivi) Neto (p), Perin(p), Conti (d), Calhanoglu(c), Biglia( c), Matuid(c), Kalinic( a), Aubameyang(a), Borini(a); Inter: ( cessioni) Carrizo ( p), Palacio (a)/ (obiettivi) Dalbert ( d), Janko(d), Rudiger (d), Darmian (d), Kalinic e Bernardeschi (a); Berardi (a).
ABERRAZIONI
Messi a vita nel Barca. Che pone sul suo eroe una clausola rescissoria di 400 mln, concedendo un ingaggio mostruoso: 30 mln euro a stagione. Rispondono gli spendaccioni del Real, che con le clausole rescissorie per Ronaldo e Bale toccano vetta un miliardo.
Il portoghese guadagna 23,6 mln euro netti annui e il gallese 19 mln euro. Messi ha commentato ” Un sogno chiudere la carriera con la maglia blaugrana”.
E ti vorrei vedere: con tutti quei soldi ci vorrebbe anche che si mettesse fare le pulci sull’onorario. Sui sogni. E sul suo ( e nostro) futuro. Intanto, sia Messi che Cr7, hanno grosse beghe col fisco spagnolo, da risolvere, a breve.
CURIOSITA’
COPPI O MERCKS ? SENTIAMO GEMINIANI. Viviamo un’epoca strana in cui il ciclismo sembra essere migrato in Albione, con i tanti suoi nuovi improvvisi eroi che non si sa mai se prendere sul serio o no. Viste anche le loro performance selezionate e fugaci. E dalle carriere ( relativamente) brevi. Esattamente l’opposto delle carriere dei campioni d’una volta, prima e dopo la seconda guerra, con quei pedalatori della genia di Achille ed Ettore, figli di dei, i quali sulle impervie strade di allora mostravano più resistenza degli acciai speciali.
E’ ( comunque) dagli anni Sessanta che ci si dibatte se il più grande dei pedalatori sia stato il nostro Coppi o il belga Mercks. Molti storiografi ( ma anche tanti, troppi, saputelli di nuovo pelo finanche nostrani) , oggi ( allegramente) propendono per il secondo, visti anche il numero dei titoli che è riuscito a mettere in carniere. Senza valutare, chissà perchè, i contesti diversi in cui i due straordinari campioni hanno vissuto e accumulato le loro imprese. Tanto diversi che, a volerli raffrontare attraverso i numeri, è praticamente impossibile.
Ad esempio, quando si elencano le vittorie di Coppi ci si ricorda del suo ‘ salto’ agonistico per ragioni belliche e post belliche di ( almeno) un lustro (1942/1947)? Quando si dice che il Campionissimo ha vinto ‘ solo‘ due Tour si sa che, lui, al Tour, per le ragioni di cui sopra, c’è potuto andare solo tre volte in tutto e dopo i trent’anni? E comunque, sul tema, tra i tanti pareri, avveduti o meno, c’è n’è uno oggi che ( per competenza, conoscenza diretta e imparzialità) può ( come si dice) tagliare la testa al toro? C’è? Sì? E qual è? E’ quello del ‘grande’ Raphael Geminiani, 91 anni, emigrato d’origini romagnole in Francia e avversario ( con Robic e Bobet) del nostro campione.
Racconta Raphael Geminiani: ” Nella mia carriera m’è capitato di essere ( anche) direttore sportivo di Mercks. Non si capacitava, lui, di tanto amore verso il campione di Castellania. Un giorno Eddy mi fa: ‘ Tu sei sempre per Coppi, ma io sono almeno al suo livello?’. E io: ‘ No, lui ha vinto qualcosa che a te manca‘. Eddy ribattè:’ E’ impossibile, cosa?’. Gli risposi: ‘ Due titoli mondiali su pista ad inseguimento‘. Rimase senza parole. Dopodichè aggiunsi: ” Se Fausto stava bene poteva staccarti ovunque. In salita, in discesa, in pianura, a cronometro, col sole, con la pioggia e con la neve. Ovunque. Mettiti il cuore in pace: era immenso”.
NOTA
I CENTAURI. La figura del centauro ha origine dall’amore sacrilego fra il re dei Lapiti, Issione, e una sosia della dea Era, Nefele, dalla cui unione nacque, appunto, Centauro, un essere deforme che si accoppiò con le giumente del Monte Pelio ed originò una razza di creature ibride, metà uomini e metà cavalli.
Nella mitologia, i centauri sono sempre dipinti con carattere irascibile, violento, selvaggio, rozzo e brutale, incapaci di reggere il vino. Solitamente raffigurati armati di clava o di arco, caricavano i loro nemici emettendo urla spaventose.
La loro particolarità era dunque di possedere tutti i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che nella mitologia sono stati riservati loro ruoli completamente contrastanti: dall’estrema saggezza all’incredibile crudeltà.
FAVOLE
IL LUPO E L’AGNELLO
Esopo ( 620/560 a.C.)
Un lupo vide un agnello vicino a un torrente che beveva,
e gli venne voglia di mangiarselo con qualche bel pretesto.
Standosene là a monte, cominciò quindi ad accusarlo
di sporcare l’acqua, così che egli non poteva bere.
L’agnello gli fece notare che, per bere, sfiorava appena l’acqua
e che, d’altra parte, stando a valle non gli era possibile
intorbidire la corrente a monte.
Venutogli meno quel pretesto, il lupo allora gli disse:
” Ma tu sei quello che l’anno scorso ha insultato mio padre ! ”
E l’agnello a spiegargli che a quella data non era ancora nato.
” Bene ” concluse il lupo ” se tu sei così bravo a trovare
delle scuse, io non posso mica rinunciare a mangiarti”.
La favola mostra che contro chi ha deciso di fare un torto
non c’è giusta difesa che valga.