Non solo sport. Auto F1: i magnifici ragazzi della ‘rossa’. Fede, la Divina; Gabri e Greg, gli Amici d’oro.

LA CRONACA DAL DIVANO. ” Questa è la Ferrari che voglio!” sbotta, con insolito trasporto emotivo, il gran capo di Maranello veatito solo da maglioncini blu. E, in effetti, davanti ai due amiconi Mercedes, l’uno fuor di senno e l’altro che lo scruta allibito, che altro poteva si poteva chiedere di meglio alla prodigiosa ‘rossa’, trionfante in coppia nell’ affollatissimo Gp d’Ungheria ( finalmente ) da tempi andati?
Il commento è chiaro. Il risultato pure. Eppure, dopo il Gp d’Inghilterra, a Silverstone, tutto sembrava essersi incanalato a favore delle ‘frecce d’argento’, e del suo principal driver. Tutto, infatti, era pronto a celebrarlo per un altro dei suoi infiniti record ( esempio le 68 pole di Schumi), eppure, questa volta il re nero, ha dovuto chinare il capo davanti ai due ‘ragazzi’ meravigliosi della ‘rossa‘. Non che Kimi sia contento di far da guardaspalle a Seb , perchè il suo istinto spinge a ben altro, ma questo ha fatto per un interminabile numero di giri consentendo infine, al suo compagno di scuderia, di arrivare primo in porto con un volante scassato o impazzito.
Una situazione molto curiosa e che ci ha fatto ricordare il nostro Nivola. Raccontano infatti, ovviamente con il beneficio d’inventario che alimenta le leggende, che in un duello con le ‘frecce d’argento’ trovandosi senza volante lo sostituisse con una chiave inglese. Con gli stessi, risultati di Seb, evidentemente, che al volante di una ‘rossa’ sta riempiendo ( di nuovo) e di folle ( quasi monocolori) i tanti circuiti mondiali.
Ora, Seb, alla vigilia della sosta estiva, s’è (ri)riportato a 14 punti sul rivale, che tutto di tutto ha fatto, compreso il ‘sorpasso’ imposto dal muretto a voucher Bottas, per volare a (ri) prendere il rivale. Che stava domando un volante, e qui sono ancora in molti a non capirla ancora, non d’un auto ma d’un sogno. Che all’Ungaro ha volato alto, dall’inizio alla fine, tra una folla enorme tinta di rosso, pur tra difficoltà ( normalmente) insuperabili, e arrivando al traguardo in coppia, con i suoi due ‘ magnifici’ ragazzi ( pressochè) affiancati.
CLASSIFICA MONDIALE F1 PILOTI: Vettel (Ferrari) punti 202, Hamilton ( Mercedes) 188, Bottas ( Mercedes) 169.
CLASSIFICA MONDIALE F1 COSTRUTTORI: Mercedes punti 357, Ferrari 318.
PROSSIME GARE. Belgio (27 agosto, Spa), Italia ( 3 settembre, Monza), Singapore( 17 settembre).
I DUE (TRE) REGISTRI. Nel gran circus dell’auto agonistica ( e in ispecie) della F1 ( se ben si guarda) spadroneggiano due registri. L’uno, tenuto dalla Fia ( e enti e istituzioni collegati), che tien conto della ’quantità’ delle cose che accadono ( titoli, pole, doppiette etc etc); l’altro, invece, che si sofferma soltanto sulla ’qualità‘, o meglio, sul ‘come’ avvengono gli eventi e sul ‘come’ si comportano i suoi interpreti. Nel primo registro, si tratta di una lunga dettagliata sequenza di dati; nel secondo invece di un tourbillon di volti, gesti e d emozioni. Col primo registro ci si informa; col secondo ci si appassiona. All’interno del secondo registro ce n’è poi un altro, un terzo, tenuto stretto stretto quanto un caro album di famiglia, affidato ad un auto speciale a tutti nota come la ’rossa‘, figlia prediletta di un mitico costruttore padano soprannominato Drake.
Essere ( anche solo ) citato in questo speciale ( terzo) volumetto consente l’ingresso in un pantheon d’eroi senza tempo. I registri, ovviamente, hanno tutti ragion d’essere, ma se si va a chiedere agli uomini della pista dove si vuol veder scolpito il proprio nome, pochi scelgono quello ( ufficiale) della Fia e tanti quello ( privato) della ‘rossa‘ .
Solo che, come accade per ogni ambizione o desiderio umano, la fascinosa ‘rossa’ non allarga ( facilmente) il suo cuore a tutti. Anche perchè ama uomini driver dalla tempra speciale. Tant’è che qualcuno, anche di recente, sedotto e abbandonato, è rimasto deluso. Finendo col macinare veleni con poco costrutto, visto che anche il solo accenno tra i fogli della ‘rossa’ garantisce ( comunque) ricordo ( ed affetto) indelebile.
Ogni tanto la ‘rossa’ consente di sbirciare tra i suoi appunti. Sorprendente è scoprire allora la lista dei piloti a lei più stretti. Nivola, ad esempio, tanto caro al Drake così come Giles, indimenticabili occhi di bimbo con coraggio da leone; e inoltre Ascari, Alesi, Barri, Massa, Alonso; e (perfino) l’ingrato ( austroungarico) del Niki e ( ovviamente) il campione dei campioni, Schumi, che gli dei invidiosi hanno costretto ad un epilogo amaro.
Seb ( Vettel) quadricampione del Mondo, all’Ungaro, ha (forse) scoperto cosa spreferire tra i quattro titoli e l’ essere trascritti ( dopo aver domato per una corsa intera un volante impazzito) sull’album della ‘rossa’; e così anche l’uomo di ghiaccio, il finnico Kimi, che ( per ragioni di scuderia) ha preferito rinunciare ad una vittoria ( pressochè) certa pur di proteggere il compagno in corsa per il titolo dal livore rimontante d’una ‘freccia d’argento‘.
Ora, Kimi, sul registro Fia sarà soltanto un nome; su quello della ‘rossa’ invece, figurerà tra i suoi preferiti. In bella vista. Adesso e finchè una ‘rossa‘ continuerà a far sognare esseri umani d’ogni colore ed età in ogni angolo del Pianeta. Che dici ‘uomo di ghiaccio‘ : meglio apparire o essere ?
LA DIVINA FEDE. ’Legend‘: un termine che gli inglesi sprecano. Infatti, per loro, quando qualcosa va oltre spartito diventa ‘legend’. A forza di ripeterlo ( e proporlo) hanno finito per convincere anche tutti gli altri . Convertiti alla stessa terminologia. Al punto che, oggi come oggi, in un tempo orfano del divino autentico, le ’ legend’ si sprecano.
Non che sia disdicevole distribuire ‘ legend’ a destra e a manca; anzi, qualche volta è un riconoscimento che ci può anche stare quando i personaggi e le loro imprese mostrano qualcosa di eccezionale. Solo che, e fin dal tempo che fu, un conto è conto è ‘compiere imprese’ un altro quello di diventare ‘legend’.
Leggenda, alla lettera, significa ‘ cose che si devono leggere’. Di solito sono ‘racconti’ popolari di avvenimenti fantastici e lontani nel tempo arricchiti ed alterati dalla fantasia. E che, oggi, con tutti gli aggiornamenti del caso, vengono facilmente assimilati ad eventi o imprese finanche contemporanee ma che mostrano qualcosa di straordinario e meraviglioso’. Nello sport il termine ’legend’ è usato ormai a mani basse. Basta vincere un paio di medaglie o portarsi a casa un titolo particolarmente conteso per essere ( normalmente) ammessi nella leggenda. Che qualcuno ha finito per scambiarla con ’immortalità’. Accostamento quest’ultimo non gradito agli dei, i quali ( fin dai primordi) hanno tracciato tra loro e gli altri esseri viventi una ineffabile linea di demarcazione . E con gli umani, soprattutto. Che potevano frequentare, abitualmente, o per diletto o per cimento, ma senza però mescolarsi ( più di tanto) a loro. Concedendo semmai qualche rarissima eccezione. Spesso pagata dal malcapitato a caro prezzo.
Achille, ad esempio, per il suo valore, non poteva non assimilarsi agli dei; e questo gli dei concessero, finchè una ( loro) freccia galeotta non lo colpì ad un tallone strappandogli ( contemporaneamente) di dosso vita e immortalità. Ad Achille, passando ai tempi nostri, potrebbero essere assimilati Nivola, Villeneuve, Senna, Clay e , senza dubbi, il nostro Coppi. Esseri umani memorabili. Di cui possono trattare (solo) mani abili in materia tragica, sempre alta e complessa.
Che è ( comunque) tutt’altra cosa rispetto al ‘quotidiano cantar’ dei nostri media. Che hanno necessità di ‘catturare‘, ‘ orientare’, ’vendere‘. E poc’altro di più. Non sarebbe meglio allora ridimensionar il tutto e lasciare usare ‘leggenda‘ e ‘ leggendari’ a chi di dovere e solo per l’eccezione eccellente, lasciando ( tra l’altro) in pace l’eternità?
Alla nostra ( straordinaria ) Fede non dispiacerebbe se ( dopo quel che ha combinato in tutti questi anni in vasca) che la chiamassero ‘Divina‘. E il termine ( secondo i parametri odierni) ben le si attanaglia, soprattutto dopo quei duecento sl mondiali davvero fantastici. Va da se che il suo personaggio ha già conquistato un ruolo centrale nello sport ( non solo) italiano. Con Ondina Valla, Novella Callegaris, Sara Simeoni, Valentina Vezzali (già) è nel pantheon delle nostre donne di sport. Divine sì, tutte, lei in particolare, ma pur sempre (solo) donne, e comunque sempre attente a non valicare quei limiti oltre i quali pericoloso è far ingelosire gli dei.
MEDAGLIERE MONDIALI DI NUOTO BUDAPEST. Italia al sesto posto con 16 medaglie, di cui tre in vasca: Detti ( 800sl), Pellegrini (200sl) e Paltrinieri (1500 sl). Come numero di podi superiamo Francia ( 5a) e Gran Bretagna ( 4a). Mentre per quel che riguarda la spedizione nel suo complesso possiamo ben dirci soddisfatti, soprattutto per quanto ottenuto dal fondo ( 5 medaglie) e dal sincro ( oro e argento Minesini&C). Deludenti Settebello e Setterosa.
ALTRE DI SPORT. Continuano le nostre ad imperversare nelle amichevoli. Milan ed Inter, ad esempio, si son cotto e mangiato per ben due volte il grande Bayern: 4-0 per il Diavolo, 2-0 per la Beneamata. Certo è che se le milanesi ritroveranno il passo dei tempi andati è pressochè certa la risalita del nostro calcio anche nel ranking Uefa.
Al momento, lo ricordiamo, siamo al quarto posto, con qualche centesimo di distacco dalla Premier e a 2,4 punti dalla Bundes. Continua il calciomercato tra aberrazioni ( costo Neymar oltre 220 mln), sprechi e giusti prezzi. Il Diavolo è alla ricerca di un centravanti ( Auba o Kalinic?), la Beneamata di due o tre punti fermi, qua e là pel campo, soprattutto se a salutare saranno Perisic e Jovetic ( che però vorrebbe restare). In arrivo sono Dalbert ( Nizza) e Vecino. Allegri invita anche il Milan al tavolo scudetto, donde stanno già seduti Napoli ( con pochi nuovi) e Roma ( con molti nuovi).
Continua anche la preparazione della nazionale di basket per gli Europei. Superati ( ovviamente) in amichevole Bielorussia e Olanda, ci si appresa al primo match del campionato continentale. Senza Gallo, infortunatosi ad una mano. Fognini, neo papà, s’aggiudica il torneo di Gstaad battendo ( facilmente, 2-0) Hanfmann, salendo così al 25 posto al Mondo.
VAR UTILE O NON UTILE? Aldo Biscardi, indimenticato conduttore del Processo del lunedì, le aveva dedicato una intera vita( giornalistica) Fosse stato per lui di moviola sui campi di calcio si parlerebbe da anni. Invece l’introduzione dell’occhio di falco è recente. E non sempre con esiti soddisfacenti. Anzi. Durante la finale di Confederation Cup tra Cile e Germania, ad esempio, vinta ( per la prima volta nella loro storia) dai (soliti) tedeschi per o-1, il cileno Jara colpisce con il gomito al volto il tedesco Werner, proditoriamente, violentemente, chiaramente. I dubbi non ci sono. I cronisti, infatti, tra i quali zio Bergomi, non fanno altro che sottolineare la gravità dell’intervento. Sanzionabile solo e soltanto col rosso. Inutilmente.
Pressato dalla panchina tedesca l’arbitro Mazic corre al tavolo della Var ( ingenuamente collocato sul campo) per controllare. E tra la sorpresa generale, pur con tutta l’evidenza virtuale, si limita ad estrarre un giallo al posto di un rosso che ci stava tutto. Probabilmente, il tutto, per evitare di concedere un rigore . Ma qual è lo scopo della Var? Verificare i fatti per agire di conseguenza o continuare col gioco delle tre carte? Tra l’altro se non si provvede col rosso in casi tanto acclarati quando mai lo si sanzionerà? Ce lo chiediamo, infatti, in tanti preoccupati.
Anche perchè l’episodio è passato in cavalleria tra i media. Che agli uomini resti ( e resterà) difficile fare esercizio di oggettività lo sappiamo. E tuttavia quante ‘ magagne’ ( vogliamo continuare a coprire su quei campi di sport dove verità, legalità e merito dovrebbero farla da padrona ? Non è per caso che ci dia gusto far innalzar trofei non ai migliori ma solo a quelli o più protetti o più furbi o i più disonesti? Meglio tornare agli usati costumi?
POVERI DIAVOLI. Sfogliamo la cronaca, che non consente di evitare una riflessione sulla sempre più evidente debacle europea dei nostri tempi. Frutto di una situazione complessiva, prima ancora che storica, forse resa sazia dal benessere, di certo cinica, e del tutto incapace di affrontare con i dovuti strumenti e l’indispensabile unità d’intenti l’epocale assalto migratorio di questi tempi. Con danni enormi, e lacrime a non finire.
Come si sa, sono ormai anni, che ‘poveri diavoli’ cercano di raggiungere l’Europa quale loro ancora di salvezza rispetto a situazioni locali invivibili e violente. Arrivano da mezzo mondo, quello più misero e spesso in conflitto. Tra di loro non tutti sono ‘poveri diavoli‘, d’accordo, e una selezione più oculata potrebbe verificarlo. Fatto è però che nella leggiadra Europa di questi tempi di gente disposta a rimboccarsi le maniche ce n’è poca davvero.
Anche perchè, qui, è praticamente un ‘ si salvi chi può’ che non sta salvando nessuno. Nè quelli che vorrebbero tirare su muri, nè quelli che inviano carri armati alle frontiere, nè quelli che sparano alle frontiere. E neppure quelli che vorrebbero far finta di nulla e passare la palla al partner più sfigato. Come l’Italia, ad esempio, che tra incertezze ed amenità varie, non riesce più a farsi ascoltare da quelli dell’Altrove, sordo e sordido, un tempo cristiano e oggi senza più anima ed identità, tranne quella del ‘ darsi alla fuga’ in ordine sparso.
L’Italia, certo, l’eterna, minuscola, ma isolata Italia, con tutti i suoi limiti, da sola davanti all’epocale emergenza. L’Europarlamento, che avrebbe dovuto dire la sua sull’argomento, è rimasto vuoto. Nel frattempo però dai bei mari del Sud continuano ad arrivare, ma anche a naufragare, migliaia di ( veri o presunti) ’poveri diavoli’. E tra loro tanti bambini. Quelli davvero ‘ poveri diavoli’. Con gli occhi chiari. Attoniti. Increduli. Come potrebbero pensare infatti che nella parte più civilizzata del mondo c’è qualcuno che ha deciso di ‘ tranciare’ la loro parabola umana prima ancora che abbia iniziato a spiccare il volo?
GLI ALTRI? SI VERGOGNINO! Dice Liam Neeson, 65 anni, attore, protagonista ‘Schindler’s list’ , accosta il ruolo avuto dal suo personaggio durante l’ultima guerra dove si adoperò al salvataggio di tanti ebrei, con il ruolo che sta tenendo l’Italia nella quotidiana tragedia quotidiana sofferta da migliaia di ‘poveri diavoli’, tra loro tante donne e bambini, che continuano ad affogare nei bei mari del Sud. ” Anche l’ Italia ha oggi un ruolo simile a quello di Schindler e mi riferisco ai migranti. L’Europa ha il dovere di aiutarla, così come le Nazioni Unite, non possiamo a contare solo sulla vostra inesauribile generosità. So che c’è anche qui c’è qualcuno che inizia ad essere stanco di accogliere, ma bisogna ricordarsi che i muri rovinano ogni tipo di bellezza. Lo ripete anche papa Francesco, uomo davvero interessante. L’Italia sta insegnando al Mondo cosa significhi l’altruismo, tutti gli altri Paesi dovrebbero vergognarsi”.
NON SOLO SPORT. Il sovranismo, secondo la Treccani, è una dottrina politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovranazionali di concertazione. Ma chi è affetto da sovranismo ai giorni nostri? Guarda un po’ quelli che ( molto tempo fa ) davan ( sostanzialmente) corpo e sangue al vecchio Impero asburgico. Con adesione aggiornata di Austria, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Costoro, cristiani e riformati che siano, non vogliono sentire parlare di immigrati.
Quelli, per gli ex asburgici, caso mai ce ne fossero, stazionassero pure nei paesi donde approdano. Null’altro. A costoro poco importa infatti veder naufragare giornalmente decine, centinaia, di poveri diavoli, tra cui tanti sguardi increduli di bambini. Per loro una ‘ nazione incapace di difendere i suoi interessi è meglio che scompaia’. Un concetto, questo, chiaramente sovranista e usato in totale contrapposizione con quello comunitario dell’Europa.
Insomma, questi signori, peggio ancora di quelli ( infidi) d’Albione, non riescono pensare ad altro che auto conservarsi, proteggersi, guardarsi ( spensieratamente) all’indietro. Pensare poi che questo sia il modo migliore di ‘ difendere i propri interessi per non scomparire ‘ è tutto da dimostrare. Anche perchè chi assicura agli ex asburgici che a dover levare le tende dalla storia non debbano essere proprio loro e non altri che la storia, pur con tutte le sue ferite e contraddizioni, le sue porcate e le sue speranze, sanno guardare negli occhi ( intanto) con infinità generosità?
ALTRE CURIOSITA’. “ Il valore fondante dell’Europa è la pace“. A Sant’Egidio è stato annunciato così il ‘ primo grande evento internazionale per la pace del 2017′ da tenere nel cuore del Continente, dal 10 al 12 settembre, a Osnabruck, in Germania, con la partecipazione annunciata della cancelliera Merkel. Le religioni tornano quindi ad incontrarsi.
La scelta della Germania, tra l’altro, non è casuale vista la ricorrenza dai 500 anni della Riforma di Lutero, che sconvolse l’Europa per molto tempo, lasciando ferite mai rimarginate. Ad un continente alla ( continua) ricerca della sua identità, e dunque delle sue radici, non sarà male un tuffo all’indietro. Per correggere quanto è possibile ancora correggere. Evitando ( finalmente) contrapposizioni, sovranismi, localismi e le innumerevoli forme di miopia storica e politica che stanno impedendo all’Europa di recitare un ruolo non subalterno ma di riferimento .
NOTE
I CENTAURI. La figura del centauro ha origine dall’amore sacrilego fra il re dei Lapiti, Issione, e una sosia della dea Era, Nefele, dalla cui unione nacque, appunto, Centauro, un essere deforme che si accoppiò con le giumente del Monte Pelio ed originò una razza di creature ibride, metà uomini e metà cavalli.