Alta Valmarecchia. Mercatino, taglio del nastro per il Teatro Sociale e il ruolo del ‘trenino’.

ALTA VALMARECCHIA. Fu nel 1925 che, a Mercatino Marecchia, venne inaugurato il nuovo Teatro Sociale; mentre, sempre negli anni Venti, altri importanti ‘uffici pubblici ’ vennero trasferiti dalle loro remote sedi amministrative nazionali e regionali nel nuovo Comune: Pretura, Ufficio distrettuale delle Imposte dirette e del Catasto, Ufficio del Registro e altri servizi ancora.
E se, tra il 1837/1849, s’era già provveduto a costruire una birocciabile da Miniera alla zona Campiano oltre ad un tratto della Marecchiese per il passaggio dei carri fin alla località di Ponte Verucchio da dove iniziava una vera e propria carrozzabile fino a Rimini, nel 1911, si cominciò a pensare alla ferrovia, che arrivò nel capoluogo della Valle circa undici anni dopo (1).
Sul mitico ‘trenino’, come lo ha sempre chiamato la gente, non esistono a tutt’oggi molte pubblicazioni. In ogni caso non sempre esaurienti. E questo nonostante il cinquantennale, preziosissimo, contributo dato dal mezzo allo sviluppo dell’intero territorio. Il passaggio dell’ultima guerra, per citarne qualche momento critico, non risparmiò gli impianti ferroviari italiani. E neppure la tratta a scartamento ridotto Mercatino Marecchia-Rimini. La quale, tuttavia, in breve tempo, grazie ad enorme impegno, fu posta in grado di funzionare (ri)mettendo velocemente in servizio il prezioso ‘trenino’.
“ Ma si capì subito – annota Adeodato Celli - che quel ‘trenino’ non era più lui, che non rendeva più come ai tempi d’oro, visto che senza l’apporto dei carichi di zolfo da Miniera aveva ormai più poche ragioni di esistere”.
Infatti ( intorno agli anni Sessanta) una volta chiusa la Miniera venne interrotta, fatalmente, anche la linea ferroviaria. Anche se, ad essere precisi, per qualche tempo, al ‘trenino’ venne fatta seguire una ‘littorina’, dalle funzioni però assai più limitate. E comunque, fu in quei pochi anni che le ‘esigenze del progresso’ cancellarono le tratte secondarie. Compresa la ferrovia della Valle. Di cui, da allora, sopravvissero soltanto ricordi, visto che di quella ‘romantica presenza’ non si sono perse mai del tutto le tracce. Che qualcuno prova ancora a rievocare. Anche tramite qualche lavoro scritto. Come si diceva. Magari non completo, e comunque con l’impegno di di non omettere le figure, o meglio, i personaggi che l’hanno caratterizzato per qualche decennio.
Come il capostazione, ad esempio, figura centrale tanto all’andata quanto all’arrivo. E comunque sempre persona rispettabile ed energica. “ Una volta – ricorda sempre il maestro Dati – mio cugino, che era uno di quelli tristi, arrivò in stazione che il ‘trenino’ era già in movimento. ‘ E adesso che faccio?’ gridò disperato al capostazione, il quale, in un baleno, con sorprendente arguzia freddezza, gli consigliò con voce tonante : ‘Attaccati al fischio! ”.
Il ‘trenino’ saliva ogni giorno dal piano sferragliando sui suoi binari a scartamento ridotto, fragoroso e gioioso quanto un fanciullo.
Si diceva che, al mattino, coloro che abitavano lungo la linea ferroviaria, non avessero bisogno di mettere la sveglia, visto che a dargliela ( con incredibile puntualità ) era proprio il suo sibilo ( più o meno) lontano. Al ‘trenino’ si guardava sempre con occhi di festa. Era lui, in fondo, in quei tempi senza media e con poche automezzi a disposizione, a recare le novità più attese. Scarrozzando su e giù per la Vallata la gente e assicurando i collegamenti con il mare.
E non solo. La stazione, dove il trenino veniva messo in parcheggio, fu nel primo Dopoguerra uno dei luoghi più frequentati del paese. Soprattutto d’estate, quando calavano le ombre della sera e dalle sue parti risaliva l’aria fresca del fiume. C’era sempre qualcuno che andava, laggiù, lungo il viale, a rigenerarsi. Frequenti erano le coppiette, sempre svelte a defilarsi sulla loro sinistra, per andarsi ad occultare sotto gli alberi, alti e frondosi, che rendevano buia ed impenetrabile la lunga scalinata. Alla stazione non mancavano anche le famiglie.
Il babbo con un braccio sulle spalle della mamma. E i loro ragazzi che saltellavano su e giù per la scalinata o lungo il viale sterrato, fino al grande spiazzo. Cacciando lucciole e grilli, mentre la luna giocava a nascondino tra le sagome flessuose di pini, cipressi e marruche, intenti a rinfrescare, senza bisticci tra loro, le radici ai margini della fossa.
Negli anni Trenta – si legge sulle cronache - un evento in particolare celebrò la ‘febbrile operosità’ del nuovo Comune dell’Alta Valmarecchia.
Si trattò ( spiega un vecchio documento a stampa) dell’inaugurazione svolta in più giornate ( 3-11 ottobre 1925) del nuovo Teatro Sociale, con l’eccezionale rappresentazione della Bohème di Puccini. E fu nella serata finale che un ruolo da grande protagonista toccò al ‘trenino’.
Sull’inaugurazione del Teatro si favoleggiò per anni. Fin dalla prima serata, infatti, uno stuolo di cavalieri d’ogni età affollò il parterre del ‘piccolo gioiello pubblico’ in rigoroso abito scuro da sera; ai cavalieri facevano da contrappunto numerose dame, dai vestititi leggiadri, fantasiosi e perfino scollati; dame, dagli sguardi ancor più luminosi di gioielli, ricami e lustrini.
Dabbasso tanto ben di Dio, mentre i soci del Teatro e le loro famiglie erano andati a stiparsi ordinatamente negli angusti box del primo e del secondo ordine di palchi; e l’altra folla, quella meno abbiente, quella ( si fa per dire) più anonima, s’accontentava d’allungare il collo dall’alto del semioscuro loggione, vociando, indicando e commentando.
All’esterno del manufatto, le strade deserte e umide dell’autunno incipiente erano state illuminate ‘a giorno’ dalla Società Elettrica Val Marecchia; mentre, sui binari della stazione il ‘trenino’ era stato lasciato sbuffare, nella paziente attesa dell’ora di (ri)partenza, tra continue e nauseabonde nuvole di vapore.
Lui sì, impaziente, di ricondurre a casa nel cuore della lunga notte fuori ordinanza rischiarata da un chiaro di luna che avrebbe commosso il poeta di Recanati, quei forestieri che ( per non tradire l’evento) s’erano serviti della ‘speciale corsa ferroviaria’ voluta dalle autorità ( in via del tutto straordinaria) sulla seducente tratta Rimini-Mercatino Marecchia-Rimini.
( Ndr: per il ripristino ‘storico-culturale’ di questi rami ferroviari secondari sono oggi disponibili sostanziosi fondi europei).
Vannoni Roberto
- (1) La ferrovia fu aperta al traffico con trazione a vapore il 21 giugno 1916 tra Rimini e Verucchio (sezione di 18 km), nel 1921 fu raggiunta San Marino-Torello (poi semplicemente Torello a seguito dell’apertura della Ferrovia Rimini-San Marino) e fu completata l’anno dopo, con l’apertura in data 18 giugno 1922 della rimanente sezione fino al capolinea di Mercatino Marecchia.La gestione venne assunta dalla Società anonima Ferrovie e Tramvie Padane (FTP) che la mantenne fino al 1932 quando le insormontabili difficoltà economiche in cui versava la società concessionaria portarono alla sospensione dell’esercizio.
- Adeodato Celli, ‘Le carrarecce del tempo’ ( Tip. Giusti /aprile 1979 ).