Forlì-Cesena. Hera, sale al 94,6% la raccolta differenziata recuperata. Differenziare conviene.

Forlì-Cesena. Hera, sale al 94,6% la raccolta differenziata recuperata. Differenziare conviene.
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FORLI’-CESENA. È un anno davvero importante quello che Hera si accinge a chiudere. Sono molte, infatti, le novità che hanno contraddistinto il 2017 della multiutility, cui si aggiungono altrettante e puntuali conferme. Una di queste è senz’altro Sulle Tracce dei Rifiuti, report sulla tracciabilità dei rifiuti giunto all’ottava edizione con il quale la multiutility – in una logica di trasparente rendicontazione – mette nero su bianco i numeri di un impegno congiunto impresa-cittadini sul fronte del riciclo, e dunque dell’economia circolare, ma anche dell’innovazione e, in generale, dell’attenzione all’ambiente.

Differenziare conviene: il materiale differenziato dai cittadini è recuperato da Hera al 94,6%

Fari puntati, per cominciare, sulla raccolta differenziata che ha raggiunto una media del 56,6%, pari a 271,6 kg di rifiuti raccolti per abitante, con l’ulteriore aumento della quota di materia portata a recupero, salita al 94,6%. Un risultato molto positivo, di cui Hera però non si accontenta, continuando a incentivare le buone pratiche dei cittadini con tante iniziative mirate, come i progetti di educazione ambientale nelle scuole e artistici, nonché con campagne di sensibilizzazione e informazione e strumenti digitali come la app Rifiutologo,  che ha già registrato quasi 200.000 download.

Tra gli impianti di recupero dei vari materiali ci sono, tra gli altri, 52 aziende che producono plastica riciclata, 22 cartiere, 10 acciaierie, 7 pannellifici, 6 vetrerie. Per fare qualche esempio, si recupera il 95,6% della carta raccolta in modo differenziato, il 98,5% del legno, il 95,8% del vetro, il 98,2% del verde.
Il valore medio della raccolta differenziata in Hera trova, poi, delle punte di eccellenza nei comuni, come Budrio in provincia di Bologna e Castelfranco Emilia in provincia di Modena, che hanno superato l’80% anche grazie all’introduzione di nuovi sistemi di raccolta controllata propedeutici all’introduzione della tariffazione puntuale che va a premiare i cittadini più virtuosi in termini di contenimento nella produzione di rifiuti indifferenziati.

“Sulle Tracce dei rifiuti” nasce proprio con l’intento di rendere trasparente il processo che segue l’impegno quotidiano di ciascuno nel fare la raccolta differenziata, riportando informazioni chiare e puntuali sull’effettivo riciclo e recupero dei materiali raccolti e fornendo garanzie sull’avvenuto recupero dei materiali separati, a beneficio dell’ambiente.

 

9 miliardi di euro la ricchezza generata dalla filiera del riciclo del Gruppo

Vicino al target UE 2020 sul tasso di riciclo complessivo, il Gruppo Hera ha anticipato quello al 2025 sul riciclo degli imballaggi e quello al 2030 sulla riduzione del ricorso alla discarica, manifestando chiaramente una vocazione all’economia circolare che nel report trova puntuali riscontri. Con 80 impianti di prima destinazione e 174 di recupero finale, infatti, Hera è al centro della green economy del recupero che complessivamente dà lavoro a 19 mila persone e genera ricchezza per 9 miliardi di euro. Le aziende della green economy che si trovano sul territorio servito da Hera hanno 8.000 dipendenti e 4 miliardi di fatturato.

L’economia circolare di Hera fra rinnovabili, efficienza e impiantistica

Raccolta differenziata e riciclo sono strumentali allo sviluppo dell’economia circolare, che del resto è un modello a cui il Gruppo tende attraverso tutti i propri business, come dimostra l’utilizzo di sola energia elettrica rinnovabile per alimentare le attività di Hera in Emilia Romagna, uno standard in via di estensione all’intero perimetro del Gruppo. A questo, si aggiunge anche un lavoro fondamentale di efficientamento dei propri processi che consentirà di superare un risparmio sui consumi energetici del 3% nel 2017, con l’obiettivo di portare tale riduzione al 5% entro il 2020.

Ma economia circolare, per il Gruppo Hera, vuol dire anche investimenti, infrastrutture, impianti. Basti pensare ai tre biodigestori di Rimini, Lugo (RA) e Cesena, che nel solo 2016 hanno consentito di recuperare fertilizzante per l’agricoltura biologica e hanno soprattutto coperto i consumi elettrici di 8.000 famiglie producendo energia dai rifiuti organici.

 

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