Non solo sport. Duello Napoli vs Juventus. Gli assurdi botti del calciomercato. Sofia non si ripete.

LA CRONACA DAL DIVANO. E’ tornato, evviva, è tornato! All’interno dei soliti stadi spelacchiati e logori, ma con la solita verve. Che, a dir il vero, nonostante il furibondo battage in favore dell’Altrove, torna a convincerci sempre di più. Sotto aspetti diversi. Ci conforta in questo il Guardian che nell’ottobre scorso ha proclamato la Serie A come il ‘ campionato più bello del Mondo’ motivando il giudizio attraverso tre segni più: crescita di gol, spettatori e buoni giovani.
Si unisce al conforto anche il Corrierone che a firma di Carlos Passerini constata ( finalmente) che è il nostro il torneo thriller d’Europa, anche se ( al momento) concentrato ( in gran parte) sul duello Napoli ( facilmente vincente contro la Dea) e la Signora ( faticosamente vincente contro il Genoa ).
Infatti, gli altri stracelebrati campionati al punto che tutti vorrebbero rifugiarsi colà, sono stati decisi già prima di di Natale: Premier, al Qatar City; Liga al Barca, che incrementa di giornata in giornata il suo vantaggio sulle altre, Real compreso; Bundes, al ( solito) Bayern; Ligue al QatarPsg, con il danaroso Neymar che fa il fenomeno ma solo sotto la torre Eiffel.
Ma che ci ha portato di bello la 21a giornata? Intanto, un intenso Inter-Roma, capitato apposta per dire chi delle due potrà accedere in Champions. Risultato 1-1, e verdetto rinviato. Pericolosamente, perchè tra loro s’è incuneata un Lazio da brividi. Il buon Inzaghi junior, puntando ancora sulla bresaola piuttosto che sullo stoccafisso dei mari ghiacciati, ha saputo confezionare una banda di giovani da far paura. La Signora, invece, pur nella sua imprendibile tana, non ha fatto sfaville contro un Genoa rimesso sulla giusta strada. Lo striminzito ( e sofferto) risultato di 1-0 la dice lunga.
Alla faccia comunque di quei vecchi tromboni che dislocandosi ( fortunati noi) nell’Altrove continuano a propagare le loro menate. Che abbiamo infatti buoni giovani se ne sono accorti pure al Guardian, mentre chi qui ha vissuto, mangiato a josa fin a farsi grande e famoso, manco li nota. Speriamo solo che questa generazione di tecnici o addetti ai lavori che dir si voglia restino dove sono, sgombrando il campo dalla loro … saggezza.
Sulla 21a tornata alcune note doverose. Resta in vetta il Napoli del Sarri , grazie al Mertens ritrovato. Pareggiano Roma e Inter, rinviando il giudizio Champions alla primavera. Seconda vittoria di seguito ( e in rimonta) invece del Milan del Ringhio. Che dal suo mister sta acquisendo ogni giorno di più carattere e visione di gioco. Andasse avanti così, ci sarebbe ma metter la firma. Continua intanto a terrorizzare il Campionato l’inarrestabile banda dell’ Inzaghi junior.
I BOTTI DEL CALCIOMERCATO. Rintronano i botti del calcio mercato. Rintronano, stordiscono. Perchè non si capisce dove questi (?) vogliano andare a parare. Dopo il difensore pagato 80 mln di sterline, arriva anche l’attaccante che firmerà fino al 2022 a 15,8 mln di sterline l’anno. Non andiamo a cercare i nomi perchè, a questo punto, contano poco e niente.
Saranno pure bravi giocatori, ma non certo quelle cariatidi sulle quali puoi poggiare il Mondo. L’incredibile, infatti, sta tutto qui: pagare per quei due o tre, si può ( non giustificare) ma capire. Elargire invece a perdifiato su elementi del tutto ‘ normali’ è come voler fare saltare un banco danaroso ma non certo dalle entrate illimitate. Forse ad illudere un po’ tutti, soprattutto in Albione, sono quelle entrate che sono riusciti a raccimolare ( diritti televisivi esteri) con l’integrazione dei danari a fiumi trasferiti da mane a sera dai signori del deserto. Ai quali le sorti del calcio europeo devono interessare quanto le contestazioni ( non solo sociali) dei loro ( innumerevoli ) sudditi.
Certo è che davanti a cotali cachets noi, d’usato pelo, sembriamo dei poveracci con la scodella in mano. La Wanda, chiede un (ulteriore) aumento per il suo Maurito: da sei e nove mln di euro, che a questo punto, con quanto l’assillando dall‘Altrove, è pure una cifra ragionevole. Un affarone. Da firmare all’istante, sempre consapevoli però che fra sei/otto mesi ( max) la Wanda potrà ripresentarsi alla cassa per chiedere un (ulteriore) aumento. Del resto, nel mondo del mercenariato sportivo, poca scelta c’è: o prendere o … lasciar(lo) andar via. Dove, meglio della gloriosa Beneamata? Sembra incredibile, ma un nido di sciagurati spendaccioni lo si trova sempre.
Altre di mercato. Nella Juve, carica di coraggio e ricca di danari, sembra in grado trattenere i suoi ( Marchisio a parte). La suggestione Cr7 in rotta con Florentino per via della richiesta d’incremento del suo già fin troppo esoso ingaggio, val bene per i media ma non per Marotta, abituato a stare coi piedi per terra. Nel Napoli, esce allo scoperto Kalidou Koulibalì,26 anni, difensore. In una intervista alla ‘rosea’ dice ” Il dominio della Juve può essere spezzato. Tocca a noi: il titolo si vince anche divertendo”. Nell’Inter, che aspetta Rafinha, spunta Sturridge, 28 anni, attaccante ( a prezzo di saldo) del Liverpool.
Toro, assalto a Donsah; mentre il Giac in uscita dal Golfo chiede ( per rigenerarsi) il Chievo. Curiosa la situazione nella Capitale. E se la Lazio del Lotito ( frustrato in Fgci) gongola, la Roma dell’italo americano Pallotta sembra disponibile a tutte le soluzioni. Resta in corsa per Champions e Scudetto, eppure più che ad acquistare per tappare qualche falla pensa a vendere. Lavori in corso infatti sono per Alison, Nainggolan, Emerson ( Liverpool?), Strootman. Cedendo questi, Monchi può azzardare qualche acquisto. Si fa il nome di Fabian Riuz, 21 anni, centrocampista offensivo polivalente di piede sinistro. Talento del Betis. Ma per far cosa?
Nel frattempo, stanno per risuonare le nostre trombe. I cui squilli aspettiamo con ansia, dopo la ( sempre più) indigesta infornata di coretti da Premier. Saremo fuor di luogo, ma a noi non ha mai esaltato il calcio frenetico e corridore di quelli d’Albione. A noi continua a piacere il nostro umile ma accorto tracciar trame sui verdi campi da gioco.
Che non saranno verdi ( e moderni) quanto quelli della spendacciona Premier, ma che conservano ( nonostante tutto) l’antica ( militare) sapienza degli scontri sul campo. Dove conta la foga, ma ancor di più l’intelligenza. Sempre che a sparigliar lo scontro non intervenga l’alimentazione. Che non abbiamo ancora capito se va basata sulla nostra dolce bresaola o sul salato stoccafisso dei mari del Nord.
SUCCESSI AZZURRI. Di recente le nevi mondiali si sono tinte d’azzurro. Podio tutto italiano, anzi tutto rosa-azzurro, nella discesa libera a Bad Kleinkirchkeim, con Goggia, Brignone ( vincitrice nello slalom del giorno prima) e Fanchini nell’ordine sul podio. Altri successi sono arrivati dagli Europei di short track , a Dresda, con con Fontana e Valcepina prima e seconda per il titolo; e dalla coppa del Mondo di fondo specialità sprint, sempre a Dresda, con Federico Pellegrino ( già vincitore nel singolo) in coppia con Didi Noeckler.
Ultima ora: dopo il successo nella prima discesa libera di Coppa di Cortina trionfo della Goggia che ha battuto Vonn e Shiffrin. Con la vittoria la nostra Sofia si è collocata in vetta alla Coppa di specialità, seguita ( anche dopo la sfortunata seconda discesa libera) dalla Shiffrin. Sofia non è poi uscita nello slalom.
Curiosità. Volete un aggiornamento prezzi del nostro Campionato? Eccolo: Dybala, valutazione 170 mln ca; Higuain, 110 mln ca; Icardi, 110 mln ca; Immobile 70 mln ca etc etc. Aggiornamenti esteri li evitiamo , anche perchè quelli si modificano minuto dopo minuto. Sempre nel (caro) calcio d’Albione , che fattura annualmente quasi quanto la Bundes e la Serie A messe insieme, sono arrivati a pagare 85 mln ( di sterline ) un ( promettente ) difensore.
Ma non è finita. Perchè i cattivi esempi trovano sempre estimatori. Scalpita infatti il Real del Florentino , campione di tutto, che a Campionato perso e a rischio Champions, sembra tentato ad esplodere il botto dei botti.
Magari andando ad instillar ripensamenti in Neymar, il quale ( come dice il Ronaldo vero) accettando il l QatarPsg più che un passo avanti ne ha fatto uno indietro. Sembra, inoltre, che il clonato Ronaldo Cr7 non abbia intenzione di soggiornare in quel di Madrid per via d’uno stipendio ‘ umiliante‘, di certo troppo inferiore a quello del suo antagonista del Barca. In ballo son centinaia di ( vecchi) miliardi. E’ proprio vero che quando concedi il dito poi rischi il braccio.
DIATRIBE PERICOLOSE? ” Antonio, sai cos’è l‘Epo?” spara sul nostro Conte un articolo firmato dal portavoce del Mou Mou portoghese. Ormai, infatti, tra Josè ed Antonio è lotta senza quartiere. Tra una bordata e l’altra. Da autentici pirati. Sconvolgendo il quieto stagno dei soliti convenevoli. Preoccupando, però.
Il primo sbotta “ E’ un picciolo uomo” e il secondo replica ” di non essere non mai stato sospeso per Calcio scommesse”. In tanti stanno ora invitando i due contendenti a rientrare nei ranghi, anche perchè ( a questo punto) come nelle dispute di (certe) donne lavoranti in loci ameni potrebbero (anche) spuntar fuori ‘verità‘ che sarebbe bene non confessare, lavando i panni semmai in casa e non già sulle ( imprevedibili) piazze mediatiche.
Partite truccate e doping. Dalle nascoste verità ? Quali? Quelle del malaffare nello sport ( calcio compreso) e del doping ( calcio compreso). Finora accuratamente centellinate, anche dalla stampa, al punto che pare manco esistano . Eppure, qua e là pel Pianeta, c’è gente che continua a ‘scommettere’ danaro sonante su questo o quell’evento per ‘ accomodarselo’ all’uopo ; e perfino gente che ( prova a manomettere ) le prestazioni sportive ( soprattutto quelle più danarose e prestigiose) pur di portarsi a casa, oltre a danari, anche gli ambiti trofei.
Anni fa, quando, nella Spagna senza legge antidoping, seppellirono a suon di sentenze, i sospetti ( ma estesi) affari del dottor Fuentes ’ costretto‘ dalla magistratura a ’distruggere’ anche le sue ultime 230 sacche di sangue, ci siamo messi le mani nei capelli. Tanto che un brutto presentimento ha cominciato ad aleggiarci dentro.
Un presentimento, e basta, visto che di ( controlli) e (prove) poco s’è mai prodotto ( calcio compreso) in ( tutti) questi anni. Da noi, ma soprattutto nell’ Altrove.
Illustri commentatori esterofili dai loro pulpiti mediatici sostengono che ” dar per facile la Premier ( donde il Qatar City viaggia con 15 punti sulla seconda, 16 sulla terza e 18 sulla quarta) è una balla” perchè percorsa giorno e notte e finanche ai tempi supplementari da indefessi corridori ( non solo di centrocampo) che spaccano polmoni e gambe a chiunque .
Eppure anche loro dovrebbe sapere che la legge della foresta è dura se i lupi si’ scannano‘ tra loro e non se ne fan scappare uno in avanti per poi inseguirlo più da gregge che da branco. Eppoi, quei lupi corridori indefessi di che si cibano?
Ce lo volete dire, una volta tanto? Infatti, sport ( più controllati del calcio ) spiegano ( a iosa) che per mantenere certi livelli fisici-prestazionali non basta (più) cibarsi di bresaola ma caso mai bisogna ricorrere allo stoccafisso.
Trattandosi (sostanzialmente) di una questione alimentare. E non più tecnica. Non più di fantasia. Non più d’intelligenza calcistica. Se non chiariamo tutto questo, di che parliamo? E che andiamo a rinfacciarci, prima di celebrare? Caro Antonio, caro Mou Mou?
PREMIER A MANO ARMATA. Nel mercato invernale 2017 è stata la Cina a farla da padrona. Con una spesa di circa 500 mln di euro. Non a caso, visto che secondo uno studio del Soccerex footbal finance 100 sui top club dal punto di vista del valore della rosa, delle immobilizzazioni, del cash, del potenziale di investimento e del debito, i cinesi valgono già il 15% del fatturato totale.
Lo studio conferma anche un dato ormai evidente: ovvero, che sono i club inglesi che ( al momento) più possono spendere. Cinque delle prime dieci posizioni di Soccerex sono inglesi, 8 nelle prime 30.
E qui ( quella ribattezzata ) Qatar City dello sceicco Mansur potrebbe spendere ( da subito ) fino a 788 mln ( se non ci fosse il fair play Uefa).
Negli ultimi anni gli spendaccioni del deserto hanno distribuito 880 mln in acquisti. Stesso discorso vale per l’altra squadra qataregna in Europa ( anch’essa ribatezzata) Qatar Psg, che ha una base d’investimento di 1 miliardo e che negli ultimi anni di Ligue ha speso più d’altri( 135 mln contro i 50 del Monaco).
Tra le squadre d’Albione, la società che potrebbe spendere di più è l’Arsenal ( seconda dietro al Qatar City) con 766 mln di sterline disponibili, 500 mln di liquidi e 8 mln di debiti. Il Chelsea invece è nella situazione opposta. Ma solo per un fatto contabile, in quanto i blues vantano un debito di 400 mln di sterline verso il proprietario Abramovich. Sommerso di debiti è anche il Manchester United del Mou Mou, a quota 563 mln di sterline di rosso.
Chi si trattiene ( Barca e Real a parte) sono le squadre di Liga che sul mercato invernale hanno investito 152,6 mln euro in totale. Ancor più parsimoniose sono le squadre di Bundes, Bayern compreso, che abitualmente non ricorre a gennaio per i suoi colpi migliori. Nella classifica degli spendaccioni ( se non abbiamo mal inteso) non ci siamo noi. Neppure con la danarosa Signora, e i suoi (appena) 29 mln. Finalmente!
COPPA ITALIA. Per la Coppa Italia 2018 vanno in semifinale: Juventus- Atalanta e Milan-Lazio.
AGGIORNAMENTO NUOVI STADI. Aggiornamento nuovi stadi: dopo la Atalanta e il Cagliari ( che ha selezionato tre progetti da mettere presto in cantiere), si è mossa anche la Viola ( con progetto da portare all’approvazione). Sul vecchio San Siro, invece, solo qualche utile ‘provocazione‘ del Sindaco. Dalle due sponde cinesi infatti solo pochi e vaghi miagolii.
LE FRASI CHE COLPISCONO.
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FRASE. Koulibaly, 26 anni, difensore del Napoli, rivela ” L‘Italia ha una immagine razzista, ma in Città non lo sento: io qui sono felice”.
COMMENTO. Caro Kalidou, lei non sente il razzismo, a Napoli come non lo sentirebbe lungo la Penisola, solamente perchè in questo Paese il razzismo è una questione circoscritta.
Da sempre, andando anche al di là di certe ’apparenze‘ storiche. Se vuole meglio ‘ confrontare‘ L’Italia e gli Altri si faccia un giro per le diverse frontiere d’Europa facendo poi sosta a Pantelleria, dove da anni si offre generosa ospitalità a centinaia di migliaia di infelici altrimenti tenuti fuori dall’uscio di gran parte dei paesi europei ( ritenuti?) non razzisti. Caro Kalidou, anche se a lei non la raccontano giusta, a libertà di parlare c’è, anche qui, certo, antica residenza degli Italoi( ‘ coloro che abitano ad Occidente‘) ; solo che prima di dar fiato alle trombe sarebbe bene conoscere meglio gli spartiti.
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FRASE. Capello ” Non sono interessato alla Nazionale. Anche perchè oggi manca il talento”.
COMMENTO. Di frasi orribili Capello, nella sua peregrina carriera, ne ha dette molte. Per quel che ci riguarda se non vuol venire a vestirsi d’azzurro è perchè non lo merita. Allenare infatti una squadra quadristellata ricolma Baresi, Maldini, Baggio son buoni anche quelli del Dopolavoro ferroviario. Reperibili, tra l’altro, a prezzi migliori del suo cachet.
E inoltre non è affatto vero che non ci sono talenti. Solo che bisognerebbe capirli per tempo e non quando sono belli e svezzati. Cosa a lei, evidentemente, impossibile. Resti quindi pure in Altrove. Nessuno la piange. Tanto più se la andiamo a ricordare per le memorabili imprese che ha compiuto con con le nazionali di Inghilterra e Russia.
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FRASE. Dice Montella: ” Il Siviglia negli ultimi dieci anni ha vinto più del Milan“.
COMMENTO. Il Montella, dunque, che al Milan non è riuscito a tirar fuori il classico ragno dal buco è stato chiamato grazie alla ineffabile volontà della Provvidenza in quel di Siviglia, squadra tosta e ( ultimamente ) per tre volte vincente in Uefa ( ma 3 Uefa valgono una Champions?). Ambiziosetta, comunque.
Sarà allora ben per lui più che sparare ciacole a vanvera non ripeter le prestazioni sue. E comunque sia resti sempre grato ad una maglia che anche se vestita con scarso costrutto gli ha concesso di mettersi in vetrina in ambito internazionale. E si rimbocchi l’ingegno oltre che le maniche.
Perchè se al povero Diavolo per attendere il ‘ ragno‘ hanno pazientato ( circa ) due stagioni, a Siviglia potrebbero tornare sui loro passi molto, molto prima. Ambiziosetti come sono. Auguri comunque.
NOTA.
° Il Milan è ( nonostante l’avvenuta povertà) la terza squadra al mondo per numero di titoli internazionali conquistati (18,a pari merito con il Boca Juniors e alle spalle di Real Madrid e Al-Ahly, rispettivamente a quota 24 e 20).Nella sua bacheca figurano, a livello internazionale, 7 Coppe dei Campioni/Champions League, 2 Coppe delle Coppe, 5 Supercoppe europee, 3 Coppe Intercontinentali e una Coppa del mondo per club FIFA.Se in ambito internazionale il Milan è la squadra italiana con più successi, la prima italiana ad aver vinto la Coppa dei Campioni (nel 1962-1963) e la seconda squadra europea e prima italiana per numero di finali di Coppa dei Campioni/Champions League disputate (11), in ambito italiano è il secondo club più titolato, a pari merito con l’Inter e alle spalle della Juventus (52 trofei), avendo vinto 30 trofei nazionali: 18 scudetti, 5 Coppe Italia e 7 Supercoppe italiane.
Complessivamente, con 48 trofei ufficiali vinti (30 nazionali e 18 internazionali), è il secondo club italiano più titolato dietro alla Juventus (63). È stata inoltre la prima squadra a vincere, nel 1991-1992, il campionato italiano a girone unico senza subire sconfitte,eguagliata dalla Juventus nel 2011-2012. Il club figura al momento al quarantunesimo posto della graduatoria continentale dell’UEFA.
° Questo invece il palmarès del Siviglia: 1 campionato spagnolo (1945-1946), 5 Coppe del Re (1935, 1939, 1947-1948, 2006-2007, 2009-2010) 1 Supercoppa spagnola (2007). In ambito internazionale, invece, da che è al mondo, ha vinto 5 Coppe UEFA/Europa League (2005-2006, 2006-2007, 2013-2014, 2014-2015, 2015-2016), record nella competizione, e una Supercoppa UEFA (2006). Attualmente occupa l’8º posto del Ranking UEFA.
( Fonte Wikipedia)
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FRASE. ( 17 dicembre) Dybala in panca. Allegri spiega: “ Nulla di personale, tutto dipende da lui“.
COMMENTO. Infatti essere bravi non sempre significa essere fenomeni. Anzi. Bravi ( da quel che si sa) si diventa, fenomeni si nasce. In pratica, pare che il tecnico abbia voluto dire al suo giovane campione: qui hai tutto quanto ti serve per maturare ed esprimere al meglio quanto Madre Natura di ha concesso. Puoi crescere. Puoi fare storia. Come e più di un tal Omar Sivori, che per fantasia non era secondo a Messi. Rimboccati dunque le maniche e datti dare. Se poi credi che andando Altrove tutto ti diventerebbe più agevole fai pure. Accomodati. Noi ti saremo sempre riconoscenti per quanto hai fatto ( da e per ) noi.
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FRASE. Grida il Ringhio ” Qui serve fame, tanta fame, dobbiamo invertire la rotta”.
COMMENTO. Parole sacrosante della vetusta bandiera milanista. Sacrosante, e basta, però. Perchè ( in casi come questi) il problema non è accendere l’appetito ( calcistico) ma quello di ridare anima, senso, valore a coloro che vestono distrattamente colori dall’ inestimabile blasone . L’operazione ( da quel che si dice) non appare agevole. Allora perchè non chiedere lumi a colui che di tutto il misterioso intreccio è stato l’ineffabil demiurgo? Chiedere al sor Berlusca, certo, visto che se non riesce lui a tirar fuori dall’ incubo chi l’incubo ha cercato, chi altri potrà salvare il pover Diavolo sofferente?
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FRASE: Andrea della Valle lamenta: “ Viola da Europa, ma( nonostante ciò) non tornerò allo stadio”.
COMMENTO. Scusi, signor Della Valle, perchè continua a prendersela con quelli di Firenze ad ogni levare di vento contrario? Non glielo avevano spiegato che quelli del Giglio sono fatti così da tempi immemorabili?
Pensi cosa avrebbe dovuto urlare il gran poeta d’Occidente quando i suoi lo braccavano per condurlo a morte a causa d’un reato tutto da dimostrare? O, altro ancora, quel genio del Leo, che ( proprio) nella sua città( se non avesse levato le gambe in fretta ) rischiava ( davvero) di fare una fine orrenda?
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FRASE. Buffon consiglia Donnaruma: ” Non vivo la sua situazione, ma una cosa è certa: se viene alla Juventus non sbaglia mai”.
COMMENTO. Ma il Gigi che bisogno ha d’interessarsi del Gigio? Forse che i suoi non credono al giovin portiere polacco che lo sta sostituendo per cui stan già girandosi gli occhi attorno? Che non si sbagli mai ad entrare al servigio della Signora vanto d’Italia è cosa scontata. Non c’era bisogno che ce lo ricordasse il Gigi. Soprattutto in questi mesi in cui ( fonte Corriere) il fatturato bianconero è salito a 562,7 mln. Cifra enorme e che quando potrà aggiungere anche i 130 mln ca incassati per la finale Champions 2017 potrà davvero scalare verso le vette d’Europa. Dove stanno appollaiati Real, Barca e United. Ma di ‘ste cifre il giovinastro non sa?
Sì, e perchè allora dovrebbe pensare d’ andarsi a spompare in quella perfida Albione dai bei stadi canterini ricolmi però di pedatori simili a dannati danteschi che rincorrono una palla? Pochettino, piemontese-argentino mister del Tottenham, gonfia il petto senza troppo meditare: ” Secondo gli ultimi dati noi e il City siamo quelli con il contagiri più elevato”. Infatti.
PARADISI LONTANI. Il giovane Jakub Jankto, 21 anni, riposizionato nel ruolo di mezzala grazie all’intuito di Oddo nuovo mister friulano, sogna la Premier. Dall’infanzia, dicono. Per cui non vede l’ora di partire. Di lasciare il Friuli, Udine, col suo nuovo bel stadio, e volare via. Verso l‘Eldorado evocato giorno e notte dai nostri anglofili, e nonostante che le cose stiano rapidamente cambiando sotto gli occhi di tutti. E in ambiti diversi.
Vero è infatti che, al momento, Albione incassa ( sopratutto dai diritti televisivi esteri) cifre incredibilmente lontane dalle nostre ( oltre 1 mld contro i ca 180 mln nostrani), che i suoi stadi sono più moderni ed appetibili e che la sua visibilità calcistica ( grazie anche alla lingua) sia ( effettivamente) planetaria. Altrettanto verò però è che stiamo risalendo. Lemme lemme, ma significativamente.
Intanto negli investimenti ( c.a 1 mld) , poi nella visibilità e negli introiti televisivi (anche ) esteri ( l’ obiettivo futuro sale a ca 300 mln), negli impianti ( Udine ne è un esempio) e nel ( famigerato) ranking Uefa ( al momento terzi a 3,5 punticini di distanza dagli angli, colmabili). Non stiamo andando male manco sotto l’aspetto agonistico.
Nel proseguo di Coppa, guarda un po’, le nostre saranno sei ( due in Champions, quattro in Europa ) come le inglesi ( cinque in Champions, una in Europa). Eppoi, se vogliamo dirla proprio tutta, è ora che ai tanti ‘quaqquaraqquà’ che affollano i media venga instillato ( almeno) il dubbio se sia o meno ( e per davvero) il nostro un torneo tanto negletto, al punto, caso fosse, non è dato a sapere, da spingere giovani come Jakub a by-passarlo per andare a pigiar erba in un altro campionato e che ( alla prova realtà) potrebbe anche non risultare quello pubblicizzato, nonostante quanto gli si vada tuttora ampiamente elargendo.
Anche perchè il nostro Campionato ( sogni a parte) è tornato ad essere l’unico non deciso ( o quasi) prima ancora di Natale. Segno di credibilità, si diceva un tempo. Infatti, dopo la vittoria ( 2-1) nel derby concittadino, al Manchester Qatar-City ( ora con 12 punti di vantaggio sul United, secondo) manco uno tzumani potrebbe strappargli un titolo già ficcato in tascoccia; stesso discorso va fatto per la Bundes, eterno feudo Bayern nonostante qualche ‘sceneggiata’iniziale; e pure per la Ligue, neo campo di conquista della squadra di Stato ( ubicata in Francia) detta Qatar-Psg. Un piccolo dubbio resta per la Liga, ma è cosa da poco, visto che tra le due ( solite) contendenti al titolo scorrono ( al momento) distacchi oscillanti, mediamente dai 6 ai 10 punti, voragini ( storicamente) difficili da colmare, anche per il Real delFlorentino, vincitore di tutto.
A proposito di rimonte, forse non a tutti sono note alcune cifre ( fornite dal ‘Corriere della Sera‘, a firma Alessandro Bocci) riferibili in ispecie al Derby d’Italia, tra l’altro finito 0-0. Ebbene, allo Juventus Stadium per celebrare l’ennesimo, coinvolgente e ( non ancora) decisivo Derby d’Italia, sono scesi sul campo circa 900 mln di euro ( 600 Juve e 300 Inter), cifra che con l’integrazione dei bilanci dell’anno in corso potrà varcare ( già per il derby di ritorno ) la formidabile soglia del miliardo ( in due). Si conoscono queste cifre in giro?
SITUAZIONE COPPE. Il nostro calcio peregrino ed umiliato a livello Nazionale cerca di rialzare il capoccione. Partendo da quel che gli è rimasto, ovvero le Coppe europee donde ( dopo anni) la Uefa è tornata ad attribuire ( dal 2018 ) all’Italia quattro squadre Champions ( senza i terribili preliminari) e tre Uefa. Diciamo che anche il ranking in questa ci sta premiando, visto che ( a fine novembre) restiamo avanti ( per il terzo posto) alla Bundes ( d’un punticino) e arretriamo ( per il secondo posto) di qualche incollatura dalla Premier ( 3,5 punticini ).
Al momento loro ne hanno confermate 6 ( su 7, con 5 Champions e una Europa) e anche noi sei ( 2 Champions, quattro Europa). Basterebbe dunque conseguire una buona annata e, angli e todeschi permettendo, potremmo rimetterci alla caccia del vertice Uefa. Non male dopo un lungo, insopportabile battage che tende a collocarci sempre e comunque tra gli infimi della Terra, pure nel calcio, è ovvio, dove poc’ oltre un lustro fa ci concedevamo ( Inter) un memorabile triplete.
E comunque, le nostre, nei gironi di Coppa, sono andate niente male: promosse Roma ( prima nel girone) e Juve ( seconda) con bocciatura del Napoli ( sedotto e disilluso dal ‘generoso’ Guardiola, e costretto a precipitare in Uefa) ; promosse ( con anticipo) le tre di Uefa ( Milan, primo (nonostante la debacle a Fiume); Lazio, prima ( nonostante il flop con lo Zulte) ; Atalanta, prima (con esemplare vittoria sul Lione). Un bel vedere.
Sì, nell’insieme. Col rammarico tuttavia dell’impresa mancata dal bel Napoli di Sarri in Champions che andando avanti così, diciamo alla zemaniana, con tanti complimenti e poco fieno in cascina, non potrà che restare ai margini del buon momento che stanno attraversando in Europa le squadre italiane .
SORTEGGI OTTAVI DI FINALE
CHAMPIONS: Juventus-Totthenam, Roma -Shakhtar. Chelsea-Barca, Basilea-City, Porto-Liverpool, Siviglia-United, Real-Psg.
EUROPA LEAGUE. Atalanta-Borussia D., Milan-Ludogorersts, Lazio-Steaua B., Napoli-Lipsia.
ALTRE DALLA CRONACA.
Un richiamo sulla Russia del doping, estromessa dall’Olimpiade invernale. Una catastrofe. Il problema resta però quello che ci angustia da decenni: la malapianta della disonestà sportiva ha radicato soltanto al gelo delle steppe o anche in qualche altra intoccabile plaga del Pianeta? Magari su qualche isola, o in qualche sport protetto, dove continuano a sfoggiare erculei eroi e corridori indefessi pronti però a ‘ sgonfiarsi‘ al primo vero colpo di vento? O meglio, al primo vero sistematico controllo?
LA RIFORMA DEL CALCIO. Mezza serie A, quella riformista, sta serrando le fila. L’obiettivo è evitare il commissariamento, ma per farlo correrà procedere ( piuttosto velocemente) a rinnovare gli organi di Lega. Si fanno alcuni nomi, inediti. Un’accoppiata presidente-amministratore delegato darebbe forma ad una nuova governance, d’impronta manageriale, da completare con i consiglieri federali ( Marotta in pole) e i consiglieri di Lega.
In primis andrà ritoccato quel ( ridicolo) 12% della serie A contro il 34 dei dilettanti. Eppoi, bisognerà, alzare lo sguardo e guadare lontano. La Premier League, così come la conosciamo dal 1992, si separò a suo tempo dal campionato organizzato dalla Federazione e fondò un torneo tutto suo. Con grandi risultati economici. A partire dal reso dei contratti tivù, sopratutto sulle piazze estere, con ricavi odierni da far rabbrividire. Insomma, ora, la Premier League è una società per azioni privata, straricca, e legata da un contratto di servizio alla Football Association.
Riusciremo noi a fare altrettanto? Difficile a dirsi. E a farsi. In un Paese in preda alla demagogia e alla incompetenza. Certo è che quella miseria di ricavi nella vendita del nostro calcio all’estero ( qualcosa come 180 mln ca nostrano contro un miliardo e passa degli Angli) va assolutamente fatta sparire. Il nostro negletto calcio ha bisogno di danari se non altro per dotare le squadre delle città maggiori (e minori ) di impianti ( leggi stadi e non soltanto) e vivai all’altezza del presente-futuro; danaro che è possibilissimo ricavare.
Visto che, nonostante gli esterofili e i menagrami ad oltranza, produciamo ‘ un prodotto‘ assolutamente unico, all’altezza altrui, ben carico di storie e di interessi variegati. Il tutto senza manco aspettare le calende greche.
FATECI NUOVI STADI. Sottoscriviamo il testo diffuso a pagine intere da Sky per salutare il nuovo inizio del calcio italiano. ” E’ il momento. Sono grato della fiducia che tutti ripongono in me, fiducia che però io non merito, perchè da solo non sono niente. Pronti a dare tutto, ce ne sono tanti come me: dieci, trenta, centomila. E cresceremo ancora. Qualcuno proverà a dividerci, ma si ingannano se pensano di riuscirci. Perchè noi siamo destinati a fare grandi cose“.
( Giuseppe Garibaldi, giorno di Pasqua 1861)
LE NOSTRE TRE TRE. In Champion passano in due, in Europa League invece tutte promosse. Le nostre tre-tre . In questo turno volta con più luci che ombre.
La nostra maxima rappresentante, la Signora di Torino, in Champions ( nonostante il passaggio del turno in extremis ad Atene) continua a balbettare discorsi non sempre connessi, evitando di mostrare quella continuità di attributi che dovrebbe collocarla stabilmente e senza patemi tra le top del Vecchio continente calcistico. Del resto che volete? Gli si accende a luce alternata il Pipita, non diventa definitivamente adulto il Dybala, invecchia inesorabilmente il mitico muro. La Roma, invece, dopo il penultimo passaggio a vuoto, ha (forse) trovato il modo di liberarsi per sempre in Coppa degli atavici complessi d’inferiorità. Speriamo.
Un segnale negativo ce l’ha ( inaspettatamente) inviato il Napoli, il bel Napoli di Sarri, ogni volta carico di tanti elogi ma poi con scarso bottino nel tascapane, sconfitto da una modesta d’Olanda e retrocesso in Uefa League. Peccato per lui, e soprattutto per i tifosi napoletani e inoltre per il ranking Uefa. Sei passaggi di girone ( tre in Champions, tre in Uefa) ci avrebbero fatto carne e sangue.
Hanno superato l’ Europa League oltre previsione Milan, Dea e Lazio. La Dea, addirittura, è andata ad impartire ( una volta tanto) lezione di calcio anche in Albione. Convincente, inoltre, ha volato l’aquila biancoazzurra. Mentre per il Diavolo, restano in sospeso i soliti ultimi inquietanti discorsi. Con l’Austria Vienna ( 5-1) ha avuto vita facile, collocandosi in vetta al suo girone, ma primeggia solo con i viennesi o anche con altri? Intanto le voci extra campo volano oscure e minacciose. I tanti dubbi sulla nueva proprietà cinese ( regia Fassone) non convincono i più. Che ci sia dietro all’oscuro passaggio rossonero, forse, forse, manco più Berlusca, il demiurgo Berlusca, può spiegarcelo.
CLASSIFICA DI CHAMPIONS. Gruppo C: Roma ( prima) e Chelsea ( secondo) ; Gruppo D: Barca e Juve qualificate nell’ordine; Gruppo F: Napoli bocciato.
CLASSIFICA UEFA LEAGUE. Gruppo D: Milan ( prima del girone) , punti 11; Gruppo E: Atalanta 10 punti; Gruppo K: Lazio( prima dl girone) punti 13 : tutte e tre qualificate.
Avrebbero dovuto passare in sei e per il nostro ranking Uefa sarebbe un gran colpo. Probabile a questo punto che le inglesi ( e non le tedesche) si avvantaggino di qualche altro punticino.
CAMPIONATO DI CALCIO SERIE A.
TURNO 20a GIORNATA. ( venerdì 5 gennaio) Chievo-Udinese 1-1( ore 18) e Fiorentina- Inter 1-1 ( ore 20,45); ( sabato 6 gennaio) Torino-Bologna 3-0 ( ore 12,30), Benevento-Samp 3-2 ( ore 15), Genoa-Sassuolo 1-0, Milan-Crotone 1-0, Napoli-Verona 2-0, Spal- Lazio 2-5 , Roma -Atalanta; Cagliari-Juventus ( ore 20,45).
TURNO 21a GIORNATA. ( domenica 21 gennaio) Atalanta-Napoli 0-1( ore 12,30); Bologna-Benevento 3-0( ore 15), Verona-Crotone 0-1, Lazio-Chievo 5-1, Samp-Fiorentina 3-1, Sassuolo-Torino 1-1, Udinese-Spal 1-1, Cagliari-Milan 1-2 ( ore 18), Inter-Roma 1-1 ( ore 20,45); ( lunedì 22 gennaio) Juve-Genoa ( ore 20,45),
CLASSIFICA 20 a GIORNATA ( da completare) . Napoli 54 punti, Juve 47, Inter punti 43, Lazio 43 , Roma 40, Samp 33, Milan 31, Atalanta 30 ( da completare)
MARCATORI 19a GIORNATA ( da completare ) : 20 reti Immobile ( Lazio), 18 reti Icardi ( Inter); 14 Dybala (Juve); 14 Quagliarella( Samp), 11 Mertens ( Napoli).
COPPA ITALIA 2017/2018. Qualificate alle semifinali: Juventus-Torino ( andata 03/01/2018); Milan - Lazio.
CALCIO RANKING UEFA ( aggiornamento fine novembre): Spagna, punti 98,569; Inghilterra, 72,319; Italia, 68,794; Germania, 67,712; Francia, 53,081; Russia, 49,382; Portogallo, 44,082. Alle prime quattro leghe del ranking vengono assegnate quattro squadre in Champions senza preliminari, e tre in Uefa. Un bel dono di Natale, non c’è che dire, per il nostro calcio. Che dovrà però metterci del suo, positivamente, cominciando intanto ( come hanno fatto Torino, Udine, Reggio e Frosinone e stanno facendo Roma e Bergamo) ad allestire nuovi e moderni impianti, seguendo poi con un aggiornamento tecnico-tattico-agonistico ormai ( assolutamente) indispensabile.
PODIO FINALE MONDIALE F1 PILOTI 2017: Hamilton ( Mercedes) campione del Mondo ( quarto titolo), Vettel (Ferrari), Bottas ( Mercedes).
ARGOMENTI ( NON SOLO) SPORT
GLI ALTOATESINI. Gli austriaci, da provetti europeisti, entrano a gamba tesa sugli affari internazionali. Il neo esecutivo guidato dall’imberbe Sebastian Kurz ( in mancanza d’altro) ha rilanciato la vecchia questione della cittadinanza austriaca ai cittadini altoatesini appartenenti al gruppo linguistico italiano. Praticamente per concedere una sorta di doppio passaporto, già dal prossimo anno o a partire dal 2019. Con quale fondamento non si sa, ma con i capi popolo che imperversano nella Vecchia Europa tutto è possibile. Saranno esclusi i trentini.
Il problema però è ( soprattutto) questo: ( ammesso e non concesso che tutto sia in regola) che convenienza avrebbero gli altoatesini ad unirsi all’Austria? Intanto sdoganare la cittadinanza su base etnica avrebbe un effetto dirompente su altre zone d’Europa, i Balcani ad esempio, eppoi resterebbe un pericoloso precedente di cui in tanti potrebbero approfittare. A livello pratico i benefici la regione tedescofona ha ottenuto nel tempo più di qualsiasi altra regione italiana.
” Hanno spremuto l’Italia – per citare Siegfred Brugger - più d’un limone, fino all’ultima goccia”.
Oggi gli altoatesini vantano un reddito pro capite intorno ai 42mila euro, ben superiore a quello degli austriaci fermo a 39 mila euro. Altri vantaggi veri o presunti non sarebbero poi nè tanti, nè significativi. Quelli che potevano ottenere li hanno già. Lasciamo inoltre a parte spese ed appannaggi vari. Infine ” E se fosse ‘l’ Italia - si è chiesto l’ex presidente del Parlamento austriaco Andreas Khol - a togliere la cittadinanza italiana a chi ottiene quella austriaca? Che succederebbe?”. Nuovi capi popolo in arrivo, dunque, agli orizzonti non più tersi della sempre più cupa ( e retrograda) Europa. Vedremo. Purtroppo, non basta quanto va succedendo che s’avverte anche il bisogno impellente d’un ritorno ai secoli andati, con altro spezzatino etico-linguistico quale soluzione innovativa per la leggiadra Europa . Incredibile. Gli altoatesini che parlano tedesco sarebbero, secondo l’ultimo censimento, il 69% per un totale di 330 mila persone.
REALISMO EUROPEO. La ‘rosea’ ha resa pubblica una ricerca condotta dalla Swg ( società certificata dal 1999) sui ‘sogni’ dei tifosi, sognatori per definizione ma che all’occorrenza hanno imparato anche di stare coi piedi per terra, valutando le diverse situazioni possibili col necessario realismo.
Ebbene, che indica la ricerca frutto di interviste realizzate ( ball’interno di un campione di 1000 soggetti maggiorenni residenti in Italia) tra il 24 e 25 ottobre scorsi?
Swg ha preso come punto di riferimento il Real, ultimo campione d’Europa. E ha chiesto ai tifosi ‘ di misurare proporzionalmente il livello di tutte le altre squadre’. Il punteggio maggiore ( 81%) è andato al Barca, considerato ( in genere) alla pari se non superiore ( 26%) al Real. Dopodichè viene collocato il Psg, la spendacciona squadra di stato del Qatar parcheggiata in Europa, a Parigi. La Juventus , prima delle italiche, rientra nelle top 10, con un 44% che la colloca ( almeno) allo stesso livello del Real. A seguire vengono il Napoli ( bastonato dal City, con sette gol in rete nei due incontri del girone) e la Roma ( che invece dapprima ha pareggiato e poi bastonato il Chelsea, campione d’Inghilterra).
Tra l’altro la Coppa dalle grandi orecchie è considerata ormai dagli afecionados la competizione di punta del calcio mondiale. E dunque ancor più appetita del Campionato italiano. Diversa valutazione corre per l’Europa League, considerata ( maldestramente) dai più un vero e proprio ‘fastidio‘. Se non un ’danno‘.
E questo, molto probabilmente, perchè ai tifosi nostrani non hanno ancora ben spiegato quale importanza rivesta il secondo torneo continentale. Intanto perchè favorisce numerose necessità delle squadre ( continuo confronto internazionale, utilizzo di rose spesso esagerate, etc) eppoi perchè attribuisce punti preziosi per la collocazione nel ranking, che è poi quello che assegna o meno i posti validi in particolare per la partecipazione alla Champions. In questo momento l’amabilmente sottovalutato calcio italiano in realtà sta sul podio del ranking Uefa ( terzo), dietro ( d’una inezia alla Premier, seconda) e davanti ( di oltre un punto e mezzo) alla Bundes ( quarta). Autoflagellarsi e autolimitarci, considerandoci più competitivi soltanto dei francesi ( quindi) è come ( al solito) quello strano esercizio di prolungato complesso d’inferiorità sul quale prosperano, da anni, a go go, i tanti esterofili pronti ad elargire ad ogni piè sospinto ( più o meno) dotte omelie al popolo ( bue ) dei tifosi nostrani.
L’ESEMPIO ( EMBLEMATICO?) DEL SOMMERGIBILE VIGILANT. Avrete nelle orecchie i continue omelie propinate da decenni dai nostri saggi. Per costoro, l’ ameno mondo italico è (ri)colmo di culture da svecchiare, di comportamenti condizionati da una infinità di anacronistici e deleteri tabù ( sessuali in primis), da famiglie che allevano mammoni e non giganti capaci di affrontare da soli le immani sfide del nostro tempo. Avrete, di certo, nelle orecchie.
E se qualcosa dovremmo cambiare a quali altri esempi ( o culture) dovremmo ispirarci? I nostri saggi, in proposito, non hanno dubbi: alla cultura anglosassone con tutti i suoi derivati, figli o figliolini, in Patria ed Oltreoceano.
Lasciando in pace l’Oltreoceano ( soprattutto quello a stelle e strisce) che proprio in questi giorni sta facendo di tutto per farsi odiare dal resto del Mondo, accontentiamoci ( si fa per dire) d’un frammento ( esemplare) di cultura evoluta e senza tabù che ci arriva grazie ad una normalissima news di cronaca.
Fornita ( in ispecie) dal fondino di una rivista mensile di carattere tecnico-specialistico ( Panorama &Difesa, dicembre 2017) che nulla ha a che fare con i periodici dediti agli scandali.
Questa è la news: nove marinai del sottomarino di Sua Maestà britannica Vigilant, sottoposti ad un controllo di routine, sono risultati positivi ad un test sull’assunzione di cocaina mentre erano in servizio; un ‘vizietto’, l’uso di stupefacenti, già noto e ritenuto abbastanza diffuso.
Le statistiche parlano infatti di 63 marinai espulsi dalla Royal Navy tra il 2007 e il 2011 per episodi di droga, mentre nel 2016 il numero dei casi è salito a 80 coinvolgendo gli equipaggi di alcuni sottomarini nucleari d’attacco e personale della base di Farslane, in Scozia, alla quale questi fanno capo.
Tornando al Vigilant, un decimo marinaio è stato accusato di avere avuto rapporti sessuali con una prostituta e di averla poi derubata, mentre un undicesimo è stato sottoposto alla corte marziale per essersi allontanato imbarcato su un volo di linea per rientrare in Gran Bretagna a (ri)abbracciare la sua amichetta.
Ma l’elenco degli episodi di cattiva condotta non finisce qui: il comandante del Vigilant, il 41enne Stuart Armstrong, sotto indagine dall’inizio di ottobre, è stato rimosso per avere intrattenuto a bordo del sottomarino una relazione con uno degli ufficiali sottoposti, la 25enne sottotenente di vascello Rebecca Edwards, mentre il comandante in seconda, Michael Seal ( 36 anni), è stato sbarcato assieme alla 27enne tenente di vascello Hannah Litchfield, ufficiale tecnico d bordo, dopo la scoperta del loro coinvolgimento in una relazione extraconiugale.
La vicenda del Vigilant ha suscitato commenti vari. Che non possono esimersi dal rimarcare la ‘ sregolatezza diffusa regnante a bordo del sottomarino’, indice ( evidente) di un grave allentamento della vigilanza e di una tolleranza ( in qual misura affiorata? ) altrettanto inaccettabile. Le fonti vere di preoccupazione, costumi e tabù ( sessuali o meno ) a parte, sono almeno un paio. La prima: è davvero possibile che un compito di vitale importanza quale l’esercizio della deterrenza nucleare possa finire in mani tanto esplicitamente inidonee?
Il numero dei soggetti coinvolti nel ‘caso Vigilant‘ ammonta ( ufficialmente) a circa un decimo dell’intero equipaggio del sottomarino: una percentuale non di certo trascurabile, e che qualcuno addirittura la ritiene inaudita se si considera che basta uno di questi battelli per scatenare una irreversibile catastrofe mondiale. La seconda: non è che ( mandando in altro loco i saggi) invece di inseguire paradisi inesistenti possiamo tenerci ben stretti ( magari con qualche aggiornamento) i nostri? Quelli domestici, certo, tanto vituperati, donde dalla notte dei tempi si punta ad affetti radicati e certi piuttosto che a rapporti mutevoli come il vento, frutto amaro d’ una sregolatezza allo sbando?
Paradisi disegnati da millenni, e che sono stati l’anima, la carne e il sangue d’ una solidissima visione della vita e della società trasferita, poi, attraverso strumenti e fasi diverse, e sia pur con qualche contraddizione, all’intero Pianeta?
IL DIO DANARO. Il dio danaro s’è impossessato delo sport e ( in primo luogo) del calcio. E se tutto al mondo va misurato con quello, diciamo pure che la nostra Serie A è in chiara rimonta sulle maggiori restanti consorelle europee. La Serie A, infatti, durante questa torrida e lunga estate di calciomercato , ha sfondato il tetto del miliardo; qualche centinaio di milioni sotto alla paperona Premier, la quale però s’avvantaggia sulla Serie A grazie agli enormi introiti dei diritti televisivi esteri ( oltre un miliardo contro i 180 mln nostrani, più o meno); ma molto più in alto di Liga, Bundes e Ligue 1 ( quest’ultima sui 600 mln, grazie alle sparate della squadra di stato del Qatar battezzata, all’uopo, Paris Saint Germain). Dal 2012 la nostra Lega ha triplicato gli investimenti, passando dai 373 del 2012 ai 1.o37 del 2017.
Tra le squadre in evidenza il Milan ( 228 mln); ma anche Roma, Inter, Samp, Toro e perfino il Cagliari non sono stati di certo con le mani in mano. La Serie A sta rimontando alla brutta, su tutto e tutti, e se come si auspica anche gli introiti esteri daranno i frutti sperati non è detto che tra qualche anno ( o mese) diventi proprio la bistrattata la Serie A il campionato più ricco del pianeta. Con qual fondamento e costrutto non è dato a sapere. Cresciamo, alla grande, e questo ( al momento) basta. Speriamo solo che tra tanta grazia non dimentichiamo la sostanza vera, quella di far nuovi stadi.
Saranno afflitti i menagrami, ma andranno in delirio i facitori del libero mercato, i quali, gatton gattone, da gran liberali, stanno giocherellando sui prezzi con inusitata goduria e avidità. Intanto, se Dio vuol, hanno chiuso le porte del Calciomercato. In tutta Europa. Con N’peperempè, Nebbelelè e Coutintino finiti ( o quasi) grazie a centinaia di milioni nelle braccia dei ’poveri fessi’ che gettano dalla finestra soldi altrui. Per costoro il fair play finanziario manco esiste; comprano con tutti gli espedienti del caso, gonfiando qua e deprimendo là, svolazzando come nugoli di cavallette arrivati dalla steppa o dai deserti.
Guarda caso i loro habitat naturali. Dire che il Psg sia una squadra di calcio fa ridere.
Quella è una squadra di Stato, acquistata e foraggiata da una vena inesauribile di danaro pubblico solo perchè comodo veicolo per condurre a termine operazioni varie. E non sempre chiare. Certo, molti di quei soldi non solo non restano e non resteranno nel calcio ( vedi le assurde commissioni a procuratori ultra miliardari) ma voleranno via, qua e là, con destinazioni tutte da (ri)costruire. Il pericolo c’è. D’inflazionare ( o di infettare) il tutto. Non limitatamente al sistema calcio, sia chiaro, che però nello sport agonistico fa da traino. Alto. Molto alto. La senora Uefa, per caso, dorme?
ARGOMENTI & ATTUALITA’
PRESIDENTE COW BOY e TIRANNO PORCELLINO. Una coppia così manco la fantasia di Walt Disney poteva permettersela. Da una parte il dipinto presidente cow boy della più grande potenza mondiale, dall’altra l’algido porcellino tiranno del piccolo paese protetto da una grande della Terra che vorrebbe mostrare i suoi muscoli al Mondo. Non si sa chi oscurare. Anche perchè tra l’uno e l’altro se le tirano a perdifiato facendo restare col fiato sospeso un po’ tutti. Ultimamente fanno a gara a dire chi ha il pulsante più adatto, e lustro, a far sparire umani, animali e piante.
Se non che è spuntata ( chissà come) l’occasione olimpica, arrivata giusta giusta per valutare o meno se il terribile tiranno abbia reale volontà di dialogo. L’olimpiade è quella di Pyeong Chang da disputarsi a breve nella Corea del Sud. E quindi a due passai da casa sua. Per l’appuntamento olimpico invernale due pattinatori nordcoreani ( Kim Ju sik, 25 anni, e la sua compagna Ryom Tae ok, 18 anni) si sono guadagnati una regolare qualificazione.
Il tiranno porcellino ( per cattiveria o altro) non li ha però iscritti ai Giochi. A complicare le cose sono intervenuti i tempi da rispettare, oramai scaduti. Ma visto che nella circostanza si potrebbe evitare qualche altro danno al Pianeta, sono state predisposte due ( apposite) delegazioni ( nord e sud coreana) pronte ad incontrarsi per dare un calcio alla burocrazia, iscrivere ai Giochi i due pattinatori nord coreani e invitare all’abbraccio due paesi fratelli.
Riusciranno i nostri eroi nell’intento? Difficile a dirsi, Intanto le due delegazioni si dicono pronte ad incontrasi. Senza veti. Senza pregiudizi. Ci crediamo? Certo che se li vedessimo tutti quanti a sfilare sotto una sola bandiera staremmo molto più tranquilli. Il porcellino Kim, che l’umore cambia bene e spesso, ha assicurato ” Desidero una soluzione pacifica al confine meridionale. Il Sud e il Nord devono alleviare le tensioni e lavorare come un sol popolo con una medesima eredità, per trovare pace e stabilità”. Eppoi, chissà che gli replicherà il presidente cow boy?
IL ROMPIBALLE SURGELATO. In casa sua, tra le renne, di buone non ha rimediato nulla, tanto che i suoi lo hanno mandato a rompere balle in Consiglio europeo. E lui, Jyrki Katainen, surgelato finnico doc, vice presidente Ue, non perde colpi nel perseguitare i paesi del Sud, quelli luminosi e caldi, in particolare, la Bella Italia, la quale nonostante ( da qualche tempo in qua) metta in cassa progressi economici sofferti ma significativi ( chiuderà l’anno con +1,6/1,8 del Pil) a lui proprio non quadra. Qualche chiarimento sul comportamento del findus finnico sta giungendo anche dal Nord, anche perchè gli orbi di carattere è bene che si esibiscano in separata sede che in un consesso pubblico.
Il Pil dell’Italia, lo capisca o no Jyrki , cresce come la Francia e meglio del Regno Unito anche se sta sotto di un punticino a Spagna e Germania. Dopo anni di magra, gli spiragli di ripresa sono concreti. Tuttavia, la commissione Ue invierà una lettera all’Italia con richiesta di chiarimenti e impegni in merito alla manovra in corso, paventando una ulteriore interferenza sulla Legge di Bilancio a maggio 2018.
A girare il coltello nella ferita ancora aperta d’un Italia in via di guarigione, è manco a dirlo lui, il glaciale Jyrki , che non crede affatto ai ‘miglioramenti del Bel paese‘. Onde per cui, come un frequentatore di pub intorbidito da fumo e birra, continua a reiterare deliri Vuol vederci chiaro. Nei conti, soprattutto.
” Gli Italiani – sbeffeggia il finnico – devono sapere qual è la loro reale situazione”. ” Sì, certo, ma noi diciamo sempre la verità agli Italiani” gli ha risposto ( piccato) a distanza Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari europei. E del resto, a parte gli Jyrki Katainen o i Sandro Gozi che siano, i popoli del Belpaese hanno imparato ormai da secoli a capire da soli dove spira il vento.
Magari ci vanno a spannella, a un pressachepoco, come facevano un tempo gli uomini dei campi o del mare, ma al nocciolo della situazione ci arrivano. Eccome. Stia pur certo il buon Jyrki. Se la nazione andasse male come ( pregiudizialmente) sospetta lui, se lo direbbe da sola, anche perchè non sarebbe in grado di riempire ( quotidianamente) bar, ristoranti, palestre, etc etc. Per credere si disgeli un po’ e la venga in Romagna, mister Jyrki .
IL SOVRANISMO. Il sovranismo, secondo la Treccani, è una dottrina politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovranazionali di concertazione. Ma chi è affetto da sovranismo ai giorni nostri? Guarda un po’ quelli che ( molto tempo fa ) davano ( sostanzialmente) corpo e sangue al vecchio Impero asburgico.
Con adesione aggiornata di Austria, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Costoro, cristiani e riformati che siano, non vogliono sentire parlare di immigrati. Quelli, per gli ex asburgici, caso mai ce ne fossero, stazionassero pure nei paesi donde approdano. Null’altro. A costoro poco importa infatti veder naufragare giornalmente decine, centinaia, di poveri diavoli, tra cui tanti sguardi increduli di bambini.
Per loro una ‘ nazione incapace di difendere i suoi interessi è meglio che scompaia’. Un concetto, questo, chiaramente sovranista e usato in totale contrapposizione con quello comunitario dell’Europa. Insomma, questi signori, peggio ancora di quelli ( infidi) d’Albione, non riescono pensare ad altro che auto conservarsi, proteggersi, guardarsi ( spensieratamente) all’indietro. Pensare poi che questo sia il modo migliore di ‘ difendere i propri interessi per non scomparire ‘ è tutto da dimostrare. Anche perchè chi assicura agli ex asburgici che a dover levare le tende dalla storia non debbano essere proprio loro e non altri i quali la storia, pur con tutte le sue ferite e contraddizioni, le sue porcate e le sue speranze, la storia vera, sanno guardare negli occhi ( intanto) con infinito coraggio e generosità?
EXCURSUS STORICI
MASNADE MERCENARIE. L’origine dei capitani di ventura va ricercata tra i rami cadetti della nobiltà, spazzati via fin dalla nascita nelle rivendicazioni del casato. Alcuni di questi capitani ( o condottieri) arrivarono perfino, fra Tre/Quattrocento, a fondare stati. A certe condizioni resta difficile affermare che i capitani di ventura siano stati la rovina e la maledizione dell’Italia, perchè potrebbe essere vero anche il contrario. Essi si ergono protagonisti di un particolare momento storico, con forza vitale incredibile, grandiosa, al limite del brutale, immagine nuda e cruda del potere militare riflesso sul potere politico. Il capitano di ventura è figura centrale per tre secoli. E in quattro tempi.
Da quello dei ‘precursori’ ai primi significativi rappresentanti ( per lo più al seguito delle compagni straniere calate sulla Penisola); dai capitani dell’età aurea ( per lo più italiani, talvolta fondatori di stati) agli epigoni, quando l’Italia ( insipienza sua) concesse ad altri di trasformarla un campo da battaglia e di conquista, fin al ( definitivo) predominio spagnolo. Il ‘fenomeno‘ trovò una sua prima comparsa ( a partire) da fine Duecento /inizi Trecento allorquando numerose ‘ masnade mercenarie straniere‘ presero l’abitudine a calare in Italia, da sole o a seguito di qualche re o imperatore, voglioso di mettere mano sui tanti tesori del paese ( più bello) e ( più ricco) del Mondo.
Si trattava allora di bellatores, ovvero di soldati di mestiere, in gran parte di bassa estrazione, disposti ad aggregarsi per una impresa che portasse loro danaro e bottino.
Provenivano dalla Germania o dal Brabante, quest’ultimi chiamati ’ Brabanzoni‘; ma anche dall’ Aragona e dalla Cataluna come gli Almogavari o Almovari, che permisero a Pietro d’Aragona di conquistare nel 1282 il Sud d’Italia.
Michele Amari li descrive così: ” Breve saio a costoro, un berretto di cuoio, una cintura, non camicia, non targa, calzati d’uose e scarponi, lo zaino sulle spalle col cibo, al fianco una spada corta e acuta, alle mani un’asta con largo ferro, e due giavellotti appuntati, che usavan vibrare con la sola destra, e poi nell’asta tutti affidavansi per dare e schermirsi.
I loro capitani chiamavansi con voce arabica ‘adelilli’. Non disciplina soffrivano questi feroci, non avevano stipendi, ma quanto bottino sapessero strappare al nemico, toltone un quinto per re.
Indurati a fame, a crudezza di stagione, ad asprezza di luoghi; diversi, al dir degli storici, dalla comune degli uomini, toglieano indosso tanti pani quanti dì proponeansi di scorrerie; del resto mangiavan erbe silvestri, ove altro non trovassero: e senza bagagli, senza impedimenti, avventuravansi due o tre giornate entro terre de’nemici; piombavano di repente, e lesti ritraenvansi; destri e temerari più la notte che il dì; tra balze e boschi più che pianura”.
( PARTE I )
I bellatores, o se si vuole i masnadieri, una volta terminata la spedizione, perlopiù, non se la sentivano di tornare donde erano venuti, anche perchè il Bel Paese era terra troppo ghiotta per mettersi da parte un gruzzolo senza troppo inferire. Restarono, infatti, tutti, seminando lutti e devastazioni, praticamente impuniti. Del resto le rivalità nostre lasciarono campo aperto ad ogni avventuriero.
I nostri capitanei, oggi come ieri, preferivano ( e preferiscono) farsi depredare più che combattere. Ma il ’casino’ diventò tale che qualcuno cominciò a chiedere L’introduzione di una certa disciplina. Pisa, ad esempio, ci provò subito, stendendo un codice apposito per regolare i rapporti con certa gente. Inutilmente, è ovvio. Ma tentò. Si passò allora all’emarginazione, ma anche di questa, quelli, se ne fotterono.
” Che nessuno di detta masnada possa mangiare e bere con alcun cittadino pisano in casa sua o in qualunque altra casa…” recitavano i testi, peraltro impossibili a leggersi da masnade analfabete. I mercenari venuti in Italia nel 1333 al seguito di Giovanni di Boemia restarono quasi tutti nella Penisola; un gruppo si raccolse nel Piacentino, alla badia della Colomba, sotto il nome di ‘ Cavalieri della colomba’, vivendo di rapine, finchè vennero assunti al soldo da Perugia che voleva liberarsi del giogo di Arezzo. Ne compirono, i nostri amici, di tutti colori, eppure grazie a ciò trovano ingaggio presso il comune di Firenze. Diciamo che in questi frangenti non si tratta ancora di vere proprie compagnie. I loro vessilli non sono bandiere ma banderuole. I loro ‘capitani‘, usciti dai ranghi feudali e dai milites, costituiscono uno ‘ strato sociale che gira, con scadenze annuali o semestrali, per l’intera Penisola e l’Italia centrale. Al suo interno si differenzia un circuito guelfo o ghibellino. Il mestiere della guerra viene tramandato di padre in figlio’. Guerrieri, dunque, di professione, ma non ancora dei professionisti. Questi, infatti, al momento, sono soltanto i precursori del fenomeno ben più ampio e disastroso che verrà. E che metterà ai margini, senza lacrima alcuna, quello che era il più bello, ricco ed evoluto paese della Terra.
( PARTE II)
Le cose si complicarono ulteriormente quando assaltarono la Penisola ‘ trascinatori nati’ di truppe mercenarie, come il duca Werner von Urslingen o il conte Konrad von Landau. Essi arrivano nel 1339 per unirsi alla massa di venturieri tedeschi che da più di vent’anni, in gruppi isolati, avevano eletto l’Italia come terra di saccheggio e che, guarda un po’, un italiano, Lodrisio Visconti, radunava nella ‘Compagnia di san Giorgio’.
Le masnade poterono così raggrupparsi, trasformarsi in una prima nefasta grande compagnia, travolta però, non molto dopo, dall’accozzaglia più o meno organizzata di un altro capitano italiano, Ettore da Panigo. Werner, in quella, scelse di proseguire da solo, combattendo al soldi di diverse bandiere in Lombardia e Toscana, finchè non andò a riesumare l’idea di Lodrisio, (ri)proponendo la costituzione di una libera compagnia ‘ per guerreggiare i più deboli e i più doviziosi’.Impose anche una disciplina di ferro. Gli ingaggi ai venturieri davano diritto al soldo, che sarebbe dipeso dall’entità dei bottini che la compagnia riusciva a fare. Si costituì dunque la ‘ Grande compagnia’ al comando, ovviamente, di von Urslingen ribattezzato all’uopo duca Guarnieri, parimenti ad altri macellai stranieri.
La ‘Grande compagnia’ forte di tremila ‘barbute‘, costituita ognuna di un cavaliere e di un sergente, anche lui a cavallo, trovò ‘ richieste di lavoro‘ a volontà. Toscana e Umbria, in ispecie, vennero intinte nel sangue. Devastate senza scrupolo proprio da uno che aveva scolpito sulla sua armatura il suo ideale ” Duca Guarnieri, signore della Gran Compagnia, nimico di Dio, di pietà et di misericordia”. Guarnieri si offriva a chi meglio pagava. Dopo avere fatto guerra ai Malatesti di Rimini passò, molto amabilmente, al servizio degli stessi. Conteso e disprezzato dai ‘ datori di lavoro‘, saccheggiò per almeno due anni la Penisola, finchè i ‘datori di lavoro’ decisero di toglierselo di mezzo versandogli, nel 1343, una grossa somma di danaro a titolo di liquidazione. Lui si ritirò in Friuli.Per quattro anni soltanto, però, perchè già nel 1347 s’era accodato a Luigi I d’Ungheria diretto a Napoli per eliminare Giovanna d’Angiò, colpevole d’avere ucciso il marito Andrea, suo fratello. Quella guerra durò tre anni.
Con enorme prodigarsi della ‘Grande Compagnia’. La quale, una volta dipartito il re d’Ungheria, restò sul posto fiancheggiando il voivoda d’Ungheria rimasto in Italia. La masnada si (ri)prese un ‘periodo di riflessione’ quando il capo nel 1351 si ritirò nella nativa Svevia, colà morendo tre anni dopo. Perchè, a dirla tutta, l’operato della ‘Grande Compagnia’ non cessò con la morte del duca Guarnieri, proseguendo la sua nefasta attività agli ordini di Fra Moriale, che la guidò ora contro ora a favore del pontefice di turno. A decretare la fine della ’Grande Compagnia‘ furono quelli della ‘Compagnia bianca‘ come Albert Sterz e John Hawkwood, inglese italianizzato col nome di Giovanni Acuto.
A quel punto le compagnie create e dirette dai capitani stranieri non si contavano più. Tuttavia, per completare il quadro, occorre non sorvolare sulle compagnie italiane sorte alla stregua delle straniere con truppe e comandanti ( in gran parte) italiani. Famose divennero la ‘Compagnia della stella‘ di Astorre Manfredi e la ‘Compagnia del cappelletto’ di Niccolò da Montefeltro.
E comunque, queste, tutte guidate da personaggi d’estrazione nobiliare ma ( sostanzialmente) di ‘mezza tacca‘. Semmai, la compagnia ‘tutta italiana‘ che segnò una svolta epocale fu senz’altro quella formatasi all’indomani dell’eccidio di Cesena. Si faceva chiamare la ’Compagnia di San Giorgio’ di Alberico da Barbiano. Questa, infatti, ottenne la ( clamorosa) santa benedizione di papa Urbano VI. Con benefici enormi. Alberico da Barbiano ( tra l’altro) apre l’epoca d’oro dei capitani di ventura italiani che subentrarono, nei modi e nei tempi più favorevoli, a quelli stranieri. Le masnade nostrane non nascono però a caso come gran parte delle precedenti, visto che è il capitano a scegliere i suoi uomini. Dal primo all’ultimo. Trasformandosi così da ‘ capitano’ a ’condottiero‘.
( PARTE III)
Tante sono le novità. Come il reclutamento ‘ in massa‘, tra vecchi camerati; oppure ‘ a bandiera’ con uomini da selezionare ed istruire. Tutti, comunque, alle sue dipendenze. Il capitano ( come sopra si diceva) si fa condottiero. Cresce di peso. Le prime condotte regolari risalgono alla seconda metà del Trecento. Firenze fu tra le prime città ad organizzarsi.
Con la creazione di speciali magistrature come quella degli ‘officiali di condotta’ e degli ‘officiali sopra‘, che controllavano ( in particolare) disciplina e armamenti. Si diffusero forme diverse ed articolate di condotta. ( Inizialmente) gran campo presero quelle a ‘ soldo disteso’ ( alla diretta dipendenza d’un signore o di un capitano generale della città); e quelle a ‘ mezzo soldo‘ ( con capitano aggregato ma in posizione sussidiaria, oltre a paga e rischi ridotti). Col tempo i controlli ( e i contratti) saltarono, ovviamente, data la crescente forza d’imposizione dei gruppi armati. Il condottiero era tenuto al rispetto di un periodo di ‘ferma’ e anche ‘ d’aspetto’. Terminato il quale, poteva o rinnovare l’impegno o recederlo. Comunque terminato ’l'aspetto‘ il condottiero poteva andare dove meglio credeva. Anche passando al campo ( fin a poco prima) nemico. Un particolare tipo di condotta veniva stipulato per i mercenari del mare, si chiamava ‘ contratto d’assento’, cioè d’ingaggio di forze navali nemiche.
Genova cominciò a stipulare contratti con mercenari agli inizi del Quattrocento. Così lo Stato pontificio. Venezia invece considererà il contratto ’ d’assenso‘ come un umiliante ( pericoloso) ripiego. Cercò così di evitare mercenari. Ma quanto poteva mettere in tasca un ( buon) condottiero? La risposta ( ovviamente) non è semplice. Poichè come in tutti i rapporti di forza ( e necessità) a fare il prezzo è chi tiene il coltello del manico. Inoltre, pare incredibile, da considerare era anche il pericolo inflazione a cui andavano soggette le monete del tempo, fiorino o ducato compresi. Micheletto Attendolo, cugino di Muzio, nel 1432, incassava da Firenze mille fiorini al mese. Francesco Gonzaga, nel 1505, sotto contratto con il Giglio, metteva in cassa 33 mila scudi annui per una compagnia di 250 soldati; mentre Francesco Maria della Rovere strappò ( al Giglio) oltre 100 mila scudi annui, ma con soli 200 uomini.
In ogni caso, pur fatte anche le debite distinzioni, e adattamenti, si trattava di cachet notevoli. Che impoverivano ogni ora di più le casse di Signorie e Città.
Inoltre, visto che il pollo si poteva spennare con poca fatica, di ‘condottieri‘ ne nacquero tanti quanto i soliti funghi dopo una intensa pioggia d’autunno. Molti di loro diedero vita a dinastie. Anche durature. Visto che, prima o poi, riuscivano ad imporre la forza delle loro armi contro gli improvvidi che li chiamavano ( si fa per dire) al loro servizio. Costoro, poi, quasi tutti venuti dalla gavetta, autentici parvenu, una volta diventati gli unici padroni della situazione, iniziarono bene ad alimentare aloni leggendari. Da ( autentica) grandeur medievale, sulle gesta degli antichi cavalieri o dei più valenti uomini d’arme.
Qualcuno si ripulì la fedina, grazie anche a ( lodevoli) intenti mecenatistici. Ci fu anche chi azzardò atteggiarsi ad umanista, pur restando ( per lo più) ignorante o semianalfabeta. I meglio posizionati non resistettero (perfino) al sogno dell’immortalità. Cosa non difficile a farsi declamare. Visto che nelle loro ( sempre più ricche) case gli adulatori si sprecavano. Nella celebre ‘ Vita Scipionis Jacopo Piccininis’ il nostro condottiero viene paragonato ( addirittura) al vincitore di Zama. Roba da non credere. Roba da ridire. Ma tanto accadde. In epoche lontane. E così via.
( PARTE IV)
La pace di Lodi del 1454, consolidando un temporaneo equilibrio strategico-politico, mette in crisi i capitani di ventura. Chi era arrivato al vertice, resta, ma chi aspirava deve rinunciarci. Sono le invasioni estere a far saltare il banco. Dall’Alpi alla Sicilia. E’ l’inizio della decadenza del paese più importante al Mondo. I sovrani stranieri non s’appoggiano più alle milizie locali, ma reclutano armate in proprio. Capaci di sferrare, al contrario delle altre sul mercato, attacchi micidiali, con armi micidiali. Le artiglierie formano il cuore delle armate di Carlo VIII, Luigi XII , Francesco I, Massimiliano I e Carlo V. Giungono sui campi le colubrine ( sessanta colpi al giorno) con tiro fin oltre due chilometri. E anche il falcone. E poi l’archibugio. Contro queste armi anche la corazza più robusta poco oppone.
I venturieri italiani devono (ri) cedere così il passo ai mercenari stranieri. Come i brutali Lanzichenecchi. Altro non resta, ai nostri, che arruolarsi con gli eserciti stranieri. Diventando, spesso, e nonostante gli ostacoli che dovevano superare, famosi. I loro nomi si ripetono ancora. Ma è vana gloria. Gli ultimi capitani di ventura arrivati (in precedenza ) ai vertici del potere si consumeranno mortalmente in rivalità comunali e familiari. Orsini, Colonna, Baglioni, Borgia e Della Rovere finiranno così per trovarsi su fronti contrapposti in fratricidi combattimenti. Il sangue del Belpaese colerà (ancora) a fiumi. Senza colpevoli, ma solo con tante vittime.
San Quintino di Lepanto, in questo frangente, è una fiammella di speranza, breve, e comunque già parte d’un altra storia.
TIRIAMO LE SOMME. Abbiamo (man)tenuto sul ‘foglio‘ questa nostra mini inchiesta sul mercenariato perchè , quantunque possa sembrare riempitiva, in realtà vorrebbe che non s’obliasse mai un ‘ male‘ ( purtroppo) cronico della nostra società. Cattolica, Riformata, Laica o altro sia. O che pretende di essere. La verità di gente sempre disposta a mettersi al soldo altrui non s’è esaurita di certo in alcune fasi storiche. Chi è disposto a vendersi ( sotto forme e modi diversi) c’è e ci sarà sempre. Sotto mutate spoglie, magari, anche per darla meglio da bere ai soliti sprovveduti pronti a cascare nella rete.
Mercenariato evidente, oggi, nello sport. Calcio e non soltanto. Vedere, ad esempio, squadre di atletica o nuoto ricolme di soggetti che hanno poco a che fare con quelle bandiere è uso ormai abituale. Vorrebbero farla passare per questo o quel nobile ideale, magari rivolto alla risoluzione degli atavici problemi delle diversità nel Mondo, quando in realtà si tratta solo ( o semplicemente) di ( uno o più) interessi che vanno a coincidere: quello di colui che per prima imporsi è pronto a vestire i colori d’un’altra nazione, quello di colui che allarga le braccia al nuovo arrivato per appiccicare qualche medaglia pregiata in più sul proprio medagliere.
Per queste ( ed altre più o meno evidenti) ragioni abbiamo cercato rinfrescare la memoria con qualche pagina di storia. Anche perchè le cose non sono mai del tutto semplici e definite. Qualcuno dei mercenari storici ( ad esempio) trovò perfino la forza d’impadronirsi del territorio o della città dove era stato chiamato per proteggerla. Dando vita a Signorie ( o altri Governi) che, tutto sommato, non son poi state la disgrazia del Belpaese.
Certo sarebbe davvero curioso se un soggetto come certo Raiola da Nocera Inferiore, ex pizzaiolo e al momento dominus incontrastato di tanti veri o presunti campioni, si presentasse al botteghino della storia sportiva odierna per acquistare una società di calcio. Anche blasonata. E farsela tutta sua. Libri mastri e soggetti in carico, campo e spogliatoi, maglie e calzettoni, insomma tutto, dal capo ai piedi, ogni vivente e cosa compresa. Come a suo tempo fecero, con le dovute differenze, è ovvio, uno Sforza o un Malatesta o un Montefeltro. Dapprima al servizio altrui e poi padroni assoluti.
Che ridere, e se fosse questo l’avvio del tanto vaticinato Rinascimento del nostro sport più amato?
I PIU’ CELEBRI CAPITANI DI VENTURA. I nomi ( italiani o italianizzati) di alcuni capitani di ventura sono rimasti scolpiti. Da quelli degli anticipatori del movimento, come Ruggiero da Flor ( 1268 ca/1305), Uguccione della Faggiola( 1240/1319), Castruccio Castracani ( 1281/1328) Cangrande della Scala( 1291/1329); a quelli dei primi, veri, grandi capitani di ventura, come Lodrisio Visconti( 1280/1364), Malatesta Guastafamiglia ( 1299/1372), Galeotto Malatesta ( 1305/1385). Tra i numerosi ’ big’ di Tre/Quattrocento questi, in particolare, hanno acquisito fama duratura: Pandolfo Malatesta( 1369/1427), Muzio Attendolo Sforza( 1369/1424), Gattamelata ( 1370/1443), Francesco Sforza( 1401/1466), Federico II da Montefeltro ( 1422/1482).