Lugo. Apre la stagione 2018 della danza al teatro ‘Rossini’. Vanno in scena le Silfidi e Pulcinella.

LUGO. Le Silfidi, creazione di Gustavo Ramirez Sansano per la MM Contemporary Dance Company, utilizza le partiture di Fryderyk Chopin impiegate nel 1907 da Michail Fokine al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo per lasua Chopiniana, ribattezzata Les Sylphides (spiriti femminili del vento e dei boschi nella mitologia germanica) per il suo debutto in Occidente, a Parigi nel 1909, nella prima stagione dei leggendari Ballets Russes di Djagilev.
Definito un balletto concertante, termine con il quale si indica la danza pura, astratta, priva di trame e personaggi, illustrazione e specchio di una partitura, la coreografia originale è un omaggio al balletto romantico dei primi decenni del 1800 e alle sue eteree e diafane creature, colte in un trasognato dialogo con un poeta.
Furono stagioni irripetibili, quelle dei Ballets Russes, rispetto alle quali si può solo scegliere, con saggezza e chiarezza d’intenti, una strada diversa, o alternativa. È quanto ha fatto il coreografo spagnolo Gustavo Ramírez Sansano, già direttore del Luna Negra Dance Theater, gruppo per il quale ha creato una manciata di lavori, solidissimi per struttura e gusto pieno della teatralità. È un retaggio di energie e visionarietà che deriva a Sansano dall’aver danzato per altri coreografi di punta della scena internazionale, autori dai quali egli ha preso le misure e appreso le basi per scoprire le proprie, di possibilità, e andare oltre rispetto alla lezione ricevuta.
I nomi sono quelli di Jiří Kylián, in primo luogo, con Ohad Naharin, Jacopo Godani e Johan Inger, punte di diamante pescate in un curriculum ben più ampio. Del pari vanno le creazioni di Sansano per importanti compagnie come il Nederlands Dans Theater, il Balletto di Amburgo, la Hubbard Street Dance Chicago, la Compania Nacional de Danza, il Ballet Contemporaneo de Barcelona, la svedese Norrdans, l’ungherese Györi Ballet, solo per citarne alcune.
Le Silfidi. Nella propria versione, Ramirez Sansano rispetta il fascino e le atmosfere del balletto originale. Ne dà però una propria personale lettura servendosi per questo di una breve e fantasiosa narrazione, nella quale ciascuno dei danzatori simboleggia una certa ispirazione. Il coreografo, consapevole e noncurante dell’usanza di interpreti femminili per Les Sylphides, usa all’unisono uomini e donne, a cui affida il compito di rovesciare ruoli e identità in palcoscenico, mentre la figura del poeta è incantata da una delle più potenti fonti d’ispirazione: l’amore. Obiettivo dichiarato da Ramirez Sansano è quello di sintonizzare questo grande titolo del repertorio del balletto classico con la percezione e la chiarezza di visione del nostro tempo, grazie anche ai costumi e alla messa in scena firmata da Luis Crespo, con il quale il coreografo collabora da più di un decennio. Soprattutto, per i corpi Ramírez Sansano sceglie movimenti che sentono e traducono la musica, movenze che parlano, e sono il cuore della musicalità mentre volano sui preludi, i notturni, i valzer di Chopin, in un viaggio sospeso tra realtà e sogno.
“…un gruppo di eccellenti danzatori estremamente versatili, basta vederli alle prese con Le Silfidi, firmato dallo spagnolo Gustavo Ramirez Sansano. Il balletto concertante su un sogno romantico di Fokine, diventa l’occasione di mostrarci alcuni esserini in tunichette bianche alle prese col Poeta, in nero, che cade dall’alto, come se precipitasse dall’albero. Tutti gli si fanno intorno, lo catturano, cercano di sedurlo. L’impresa riuscirà solo alla bionda silfide che celebra l’amore insieme al Poeta in un passo a due di affetto e stupore concepito nello stile secco e spezzato che caratterizza la danza di Ramirez Sensano. Alla fine però il sogno svanisce e il Poeta si risveglia e si ritrova solo ai piedi dell’albero”.
Sergio Trombetta, www.lastampa.it – 30 novembre 2016
PULCINELLA. La prima rappresentazione del balletto Pulcinella è all’Opéra di Parigi, nel 1920, ad opera dei Ballets Russes di Djagilev; le musiche, di Igor Stravinskij, sono ispirate da pagine di G. B. Pergolesi e di altri autori del ’600 e ’700. A pagine danzanti di per sé, come tanta musica del ‘700, il compositore imprime il proprio segno: in sintonia con il soggetto, ne fa una garbata caricatura, celebrata per ricchezza di ritmi e freschezza di armonie, esaltata da Leonide Massine, coreografo, e Pablo Picasso, per scene e costumi. Nel realizzare la propria versione, Michele Merola rispetta il passato, e i grandi capolavori prodotti sul tema, ma si muove per una propria strada. La colonna sonora è composta da alcuni brani del balletto e dalle “escursioni” realizzate dal compositore Stefano Corrias.
La contaminazione della partitura originale è dettata dall’esigenza di disporre di momenti più intimi, più scarni dal punto di vista musicale, per poter chiarire chi sia veramente Pulcinella: il coreografo ha voluto mettere in evidenza in questo lavoro il versante solitario, malinconico e drammatico dell’alfiere napoletano.
“Pulcinella – dice il coreografo – è una persona, è un immagine, è un pensiero anche di solitudine. È un pensiero che non muore mai, infatti nella coreografia questo personaggio sembra morire più volte, ma poi sempre si rialza, segno della sua continua possibilità di rinascita, perché la libertà che porta in sé Pulcinella, tutto quello che è nuovo, tutto quello che è libertà, tutto quello che è verità potrebbe essere soffocato, ma sempre torna a vivere.” Nel bianco e nero predominante dei costumi e della scena, compare solo una punta di rosso: è Pulcinella, il cui cuore batte al di là di ogni tentativo di farlo morire, e continua a pulsare, nel bene e nel male, nel bianco e nel nero.
Cosa resta, in questo balletto, della sua prima edizione? Ridotta all’essenziale la vicenda, ed eliminati i personaggi accessori, restano Pimpinella, la giovane amata da Pulcinella, il Mago, che usa la luce come guida per trovare una via di uscita nel percorso della storia, e le due coppie di amanti. Il coreografo non ha voluto infatti seguire la trama costruita nel 1920, ma si concentra sulla personalità del protagonista e sulle vicende principali, che ruotano attorno a lui: il suo amore per Pimpinella, la presunta morte, il finale, simbolo di rinascita.
“La scena conclusiva – dice Merola – in cui Pulcinella indossa di nuovo il suo cappello, che tante volte ha all’interno dello spettacolo, ma che spesso si toglie per essere simile al resto della società, simboleggia la sua scelta: si rende conto che essere come la società lo vorrebbe non lo porta da nessuna parte, e quindi sceglie di essere se stesso, sceglie la verità”.
Info e prenotazioni: Teatro Rossini, piazzale Cavour 17 / 48022 LUGO
Tel. 0545.38542; info@teatrorossini.it