Santarcangelo d/R. L’arte dei tintori. Antica, radicata, originale. E accertata a partire dal 1630.

Santarcangelo d/R. L’arte dei tintori. Antica, radicata, originale. E accertata a partire dal 1630.
Mangano Marchi

TRADIZIONI& MESTIERI. Chi percorre Santarcangelo non viene attratto soltanto dai ‘tesori’ storico-ambientali e artistici più noti quali  l’antica Pieve, la Rocca,  le Contrade, le Grotte, la Collegiata e così via. Perché oltre a questo va sottolineato dell’altro. C’è l’operosità del travaglio quotidiano, e ci sono l’impegno e l’abilità degli uomini di cui raccontano i suoi artisti. Un’attività artigianale che ‘colpisce’ tra le altre in maniera particolare è quella tuttora viva e vegeta della ‘tintoria’.

Un’arte antica, come precisa in  saggio del 1989 Oreste Delucca,  nata in epoca antecedente alla costruzione dei mangani,  accertati a Santarcangelo a partire dal 1630.
Nel 1474, al combarbio dei Fabbri, operava infatti la bottega di mastro Marco, tintore. Nel 1478,  dentro le mura, si costituì una società per l’esercizio della tintoria, con il contributo decisivo di Giacomino del Gallo, riminese. Nel 1544 è menzionato un defunto ‘magister Baptista tintor mentre nell’anno seguente è documentato un magister Jacobus de Cesena tintor habitator terre S.Arcangeli’ e ce ne sono altri.
L’introduzione del mangano se non indispensabile per l’esercizio della tintoria è stato perlomeno una innovazione tecnica rivoluzionaria. Intanto perché costringeva l’artigiano ad  un investimento consistente, al punto tale da ‘costringere’  la Comunità a concedere garanzie e facilitazioni.
Diventava però un  vero e proprio salto di qualità, con risultati tecnici ed economici di livello inimmaginabile rispetto ai precedenti. Il mangano, per chi non l’avesse mai visto, è una grossa ruota azionata all’interno da una o più persone usato fin dall’antichità per scopi civili o militari. Applicato all’attività tessile e alla tintoria consente, attraverso attenta premitura sul tessuto, di conseguire migliore aspetto e migliore qualità del prodotto ultimato.

Tra l’altro la manganatura è un po’ l’ultima fase del ciclo di lavorazione e preparazione della tela, ispessita e  stirata appositamente per conferirle maggiore lucentezza. Ma dettagli tecnici a parte, e tornando alla diffusione locale della tintoria,   non si può non rilevare l’originalità dell’esperienza maturata nei secoli a Santarcangelo .
Visto anche che qui di vera e radicata tradizione trattasi. Con il geniale apporto di numerosi ‘maestri’ e ‘addetti’ fin ai nostri giorni. In misura tale, insomma, che porta a pensare che quest’arte abbia trovato qui una sua ambientazione speciale.

Il  saggio di Oreste Delucca lo dimostra. Oggi, di quell’arte a Santarcangelo, sopravvive una testimonianza quasi solitaria. Ma molto rappresentativa. Situata tra via Cesare Battisti e vicolo Denzi, e segnalata da  una targa con indicato: ‘ Mangano del XVII secolo’. Visitabile. Superato un primo ambiente, si scende in un vasto locale protetto dalla penombra dove è alloggiato, il ‘maestoso’ mangano  scampato al tempo per essere tuttora in attività.

La proprietà è della famiglia Alfonso Marchi che con i figli prosegue, tra tante moderne difficoltà, questa secolare tradizione dai risultati straordinari. Una visita al mangano è sempre ripagante. Intanto, per confrontarsi con la sua mole monumentale, che quando si mostrò per la prima volta dovette ‘impressionare’  non poco i concittadini. Una mole dalle inusuali potenzialità, soprattutto se messe a confronto con i ridotti attrezzi presenti nelle coeve botteghe artigiane dove tutto ( o quasi) continuava ad essere svolto in maniera manuale.
Eppoi,  per andare ad indagare nell’odore acre delle ‘misteriose’ misture di colore.  Ed ascoltare il ‘lamento meccanico’ della ruota provocato da presenza umana.

E ad ammirare il profumato candore delle tele di lino prima d’essere disposte alla segnatura.

Raccontano che anni fa, da queste parti, sia passata una principessa della corte reale d’Inghilterra. Una circostanza speciale. Mai dimenticata. Che acconsentì  eccezionalmente ad occhi di sangue blu di posarsi, ammirati, sulle tante pregiate e singolari creazioni di questa antica arte santarcangiolese.

 

 

Roberto Vannoni

 

Nella foto di repertorio, Mangano Marchi ( VXII secolo)

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