Argomenti. Lo sport fa male? Il cardiologo: ‘ Sì, troppo è un rischio, occorre ridurre le partite’.

Argomenti. Lo sport fa male? Il cardiologo: ‘ Sì, troppo è un rischio, occorre ridurre le partite’.
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ROMA . ( Apprendiamo) Troppo sport fa male. Puo’ sembrare un paradosso, eppure per Ivo Pulcini, cardiologo e medico dello sport, componente del Consiglio dell’Ordine dei medici di Roma, la sindrome da sovrallenamento puo’ portare ad una malattia. A proposito della tragica scomparsa del calciatore Davide Astori, ha spiegato che “come Medicina dello sport siamo all’avanguardia, facciamo piu’ controlli durante l’anno sui giocatori”.
Il problema e’ che persone anche “perfettamente normali potrebbero avere un minimo difetto“. Per questo “abbiamo adottato un macchinario italiano contro la morte improvvisa, il Btl che adotta il sistema Sds. Parliamo di valutazioni strumentali che possono aiutare a prevenire eventuali sorprese. Con il criterio del fiato, c’e’ un alert che mi dice di fare un controllo. Mi puo’ anticipare di dieci anni il rischio di morte improvvisa”.
” Bisogna pero’ considerare -  secondo Pulcini - l’imponderabile”  ed aggiunge: “  Possiamo fare esami, controlli, un elettrocardiogramma a riposo o sottosforzo, ed avere un esito negativo, ma non sappiamo se poi qualcosa può comunque succedere. Certo se ci fossero sintomi, anche banali, potremmo ovviamente metterci la massima attenzione”.
” Per quanto riguarda la morte di Astori – aggiunge il cardiologo – ho pensato ad una morte elettrica, non a un infarto, ma a una ipertrofia ventricolare destra aritmogena. Mi dispiace per quello che gli è  successo, faccio le condoglianze alla famiglia. La morte di Astori è solo l’ultima di una serie. Ribadendo il concetto della imponderabilita’”.
Pulcini inoltre ha parlato, e lanciato l’allarme, sulla ‘sindrome da sovrallenamento’. Uno sforzo superiore, produce problemi neurocircolatori. Puo’ portare alla malattia.
Lo sport e’ come una medicina, troppo può far male. Servirebbe ridurre le partite del campionato di calcio. Il nostro organismo e’ come una macchina, ha bisogno di raffreddare il motore, di fare il cambio dell’olio, di manutenzione”.

COMMENTO. Se quanto sopra ha una sua verità, che dire allora di campionati ben più faticanti del nostro?
Della  Premier, ad esempio, tanta sbandierata  perchè ( secondo autorevoli pareri) è  la più allenabile del Pianeta, con  numerosi turni e prove massacranti di velocità-resistenza( pressochèsconosciute in altri campionati ( Spagna e Germania a parte)?
Le nostre squadre, senza citarne qualcuna in particolare,  ( solitamente) quando scendono nell’agone europeo ’tengono’ il ritmo altrui per qualche decina di minuti,  massimo nel primo tempo, per poi precipitare  verso la fine del secondo. Senza speranza alcuna di sopravvivere ( o quasi) nei supplementari.
Da tempo chiediamo spiegazioni credibili su questo stato di cose, acclarato, ripetuto.
Anche perchè le nostre squadre guidate da tecnici tra i più apprezzati al Mondo, non sono così scarse sotto il profilo tecnico-tattico.Anzi. E allora, dove sta il mistero?

 Solitamente, si tende a nascondere il dito. Da noi e ( peggio ancora ) nell’Altrove. Lasciano il tutto al dato di fatto che, oggi, per imporsi,  occorre correre.  Occorre faticare senza remora alcuna.
Qualcuno ( anche da noi) mescola le carte lasciandoci intendere che se i nostri ragazzi escono malconci dai confronti ( non solo)  europei è perchè le nostre mamme non partoriscono più i talenti.

La verità è stata dispiegata ai quattro venti anche di recente, da un noto tecnico. Eppure lo Zidane ( fisico) della Juventus non differiva molto da quello del Real. E così il Ronaldo interista rispetto a quello madridista, e pure il Kakà milanista da quello merengues, il  Podgba bianconero da quello dello United  o il Salah giallorosso da quello albionico.

Donde sta allora la verità? Quella credibile, quella tranquillizzante? Qui non è che vogliamo salvare i nostri e gettar giù dal Taigete tutti gli altri. Sono tutti giovani. Son tutti figli dello sport. Ci mancherebbe. E’ solo per non lasciarci ingannare dalle facili illusioni. Dai crudeli inganni.
Sapere che uno ha barato dopo avergli lasciato vincere sette Tour non è   precedente da dimenticare. Lo sport, il calcio, non sono un qualcosa da abbandonare a prestidigitatori o druidi. E’ passione, seria. E non da mortificare.

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