Santarcangelo d/R. Un barbiere-pittore che cantava la magia delle ‘acque correnti’, e non solo.

SANTARCANGELO d/R. E’ sempre un piacere scoprire ( o riscoprire) gente che, con qualche suo lascito o lavoro, ha contribuito ad arricchire aspetti o angoli della ‘casa del tempo’. Dal ‘folto bouquet’ di personaggi spunta questa volta Lazzaro Lombardini, di professione barbiere, nel cuore del centro storico, ma in realtà acquerellista di grandi ( e ancora non adeguatamente valorizzate) qualità espressive.
Dicono che la sua attrazione principale fosse il fiume, il suo ‘ amico fedele’. “ Un’intima felicità – annotò, nel 1982, Federico Moroni nella prefazione al libretto pubblicato per l’unica antologica dedicata a Lazzaro Lombardini – lo conduceva infatti per i lunghi sentieri in vicinanza delle rive, degli argini, delle alte piante, delle sabbie morbide, fino al gorgoglio delle raggere ghiaiose, fredde al suo piede scalzo, ma allegrissime al fremito della brezza pomeridiana. Seduto sulla sponda vicina, ( egli) guardava a lungo il tremolio delle acque, al cui cospetto resterà per sempre, in istato di perenne innocenza”.
Un barbiere-pittore, dunque, che aveva imparato a cantare con rara naturalezza la magia delle ‘acque correnti’, e non solo.
“ Sono un pittore – diceva di sé- senza complessi, senza particolari problematiche. La mia pittura non rientra in alcun impegno ideologico o politico, né tantomeno profetizza messaggi; più semplicemente, vuol essere una pittura ricca di dialogo con la natura, piena di luce e colore, col pregio della semplicità e della freschezza”.
Una freschezza catturata con sensibilità del tutto spontanea, innervata anche dal suo contatto ‘diretto, continuo, morbido e vivo’ con l’ambiente naturale, ma anche con le cose ‘sofferte’ o solo ‘ammirate’ o perfino ‘più volte usate’ e, comunque, tutte ‘sommessamente amate’ d’altri ambienti. Molto valutati sono, oggi, oltre ai ‘fiumi’, gli acquarelli urbani, del tipo ‘ Via Cesare Battisti’ , ‘Lo sferisterio’ e ‘La casa colonica in località Calbana’. Infatti sono proprio ‘scorci’ come questi, grazie ad una tecnica personalissima in cui il colore viene stemperato con misura per rifuggire alle suggestioni gratuite dello sbavaggio, che Lazzaro “ sapeva fare emergere – come sottolineò Manlio Tosi, nel 1982- ( tanto) i tagli sconnessi delle Contrade e la sequela delle arcate, ( quanto) le aie assolate coi pagliai arsi e rasati, alcune nature morte, oltre alle anse suadenti del fiume e al tremolio composto degli alberi da frescura”.
Lazzaro Lombardini, nato il 20 febbraio 1914, appena compiuti gli studi nelle Scuole complementari entrò nella bottega di barbiere del padre. Dopodichè, qualche anno avanti, forse per caso, dotato di grande passione per il disegno, realizzati molti ritratti a carboncino, Custom PHP Development Services cominciò a prendere dimestichezza con l’acquerello. La sua bottega, oltre che a trasformarsi in estemporaneo studio di pittura e sala mostre, attrasse molti giovani intellettuali e artisti santarcangiolesi tra cui Giulio Turci, Federico Moroni e Lucio Bernardi, che nella sua barbieria convenivano abitualmente per discutere di un po’di tutto, specie dal 1935 fino allo scoppio della grande guerra. Proprio in quegli anni passarono in città, dapprima l’artista forlivese Boschi, autore di paesaggi e seguace di Maceo Casadei; eppoi, il pittore Emo Curugnani, autore allora già anziano e ancora legato alla scuola dei macchiaioli, sfollato da una Rimini devastata dai bombardamenti. Boschi e Curugnani strinsero una ricambiata amicizia con Lombardini; tanto che, nel primo Dopoguerra, il lunedì, che era giorno canonico di chiusura per le barbierie, era diventato normale incontrarli su per l’Uso o alle antiche Contrade a dipingere, l’uno a fianco dell’altro, discorrendo amabilmente del mondo e ( in particolare) di pittura. Purtroppo una grave malattia colpì Lazzaro nel periodo più fecondo della sua attività. Il barbiere-pittore continuerà però a dipingere fin agli ultimi giorni della sua esistenza, conclusa il 9 ottobre del 1979.
Lasciando, di lui, tante curiosità, tante domande o anche tanti aspetti da (ri)scoprire e (ri)valutare; ma soprattutto innumerevoli e visionarie cartoline ‘ profumate e dolcissime’, ‘ fresche e trasparenti’, ‘ candide e luminose’, affacciate su un mondo ( favoloso ) ormai dissolto. E che ora si può solo tramandare. Nella sua credibile integrità. E se questo accadrà sarà stato anche merito suo.
Roberto Vannoni