Non solo sport. F1. Lewis, sì, il trucco c’è: saper ‘buttar fuori’ l’avversario alla prima curva! Note dalla Serie A.

Non solo sport. F1. Lewis, sì, il trucco c’è: saper ‘buttar fuori’ l’avversario alla prima curva! Note dalla Serie A.
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LA CRONACA DAL DIVANO. Monza 2018Un commentatore, anziano, dall’autorevole  pulpito di Sky, ha detto ” Corsa segnata da un incidente in avvio di gara. Incidente la cui ( quasi) totalità di colpa va assegnata a Vettel”.  Un altro, giovane, ha raddoppiato ” Hamilton, questa volta oltre ad essere stato furbo, molto furbo, è stato anche fortunato!”.
Commenti per noi, del menga. Perchè ancora una volta chi se ne sta ( trepidante) sul divano, poco o nulla coincide con i ( cosiddetti) ‘ addetti ai lavori’ che comandati come sono comandati ( spesso) della verità manco si curano. Importanti, si sa, per quei predicatori, e i loro datori di lavoro, sono ben altre esigenze. Al punto di trovarsi su sponde opposte, donde ‘divergere’ completamente.

Sono alcuni anni che seguiamo ( abbastanza continuativamente) il Mondiale di F1. Dove, per farla breve, a contendersi gli allori messi a disposizione dalla Fia sono due ‘ galli’ dalle uova d’oro. Il primo è parto d’una immortale leggenda, il secondo d’una grande industria. Il primo riempie gli autodromi del Pianeta colorandoli di ‘rossa’ passione; il secondo di cinico ( e finora impunito) opportunismo.

I suoi driver principal, ad esempio, entrambi quadri campioni del Mondo, seguono logiche del tutto opposte. Il primo s’emoziona. Il secondo diventa tagliente come una lama di Toledo. Nell’ ultima batosta che le ‘ rosse’ gli hanno propinato in casa sua  il primo pensiero che ha avuto è stato quello che, quelle canaglie colorate , fossero ricorse  ad un trucco, ignoto ai più, ma pur sempre trucco.
Forse, perchè, come dicon i vecchi, lui, che di trucchi è ricolmo,  di trucchi avanza. In certe immagini, non ce voglia il buon Lewis, ma più che un campione,  a noi, salvo prova contraria, ha mostrato finora  il sembiante d’ un ‘ sicario’. E di quelli terribili, che un tempo stavano appostati dietro qualche tendaggio pronti ad impalmare un malcapitato.
Fin allo scorso anno s’avvaleva (anche) di complici, quest’anno (invece ) opera direttamente. Lavoro pulito, costi zero, ‘ guardiani‘ disattenti, dormienti  o ( addirittura) dalla parte sua.  A prescindere.  Lo ha fatto altre volte. E anche questa volta non ha mancato di  sfrontataggine nel ritentare il colpo decisivo ( perfino) in quel di Monza. La casa della ‘rossa’. Vibrante di  passione ‘ rossa‘.  Unica e irripetibile. Altro che stigmatizzabile.

Si chiedevano ( giovedì scorso) dove il buon Lewis  fosse andato a finire. Qualche lume ci soccorre ora. Infatti, che dire  se fosse  andato alla caccia di qualche ‘consigliori’ per battere ( ad ogni costo) una ‘rossa’ , sulla pista, diversamente,  oramai imbattibile? Infatti,  ( fin dall’inizio) eliminato l’avversario con ‘manovra’ pulita, addirittura applaudita soprattutto da alcuni nostri  ( ridicoli ) pulpiti,  s’è permesso perfino l’ardire di andare ad umiliare ( in duplice trionfale sfilata) quella infinita marea ‘rossa‘, ricolma di bambini, che credevano  ( e credono) in ben altro modo di fare gara. Di fare sport.
Una domanda: giusto assegnare  il lauro  ad un sol pilota, quando per vincerlo   si ‘ agitano‘ in tanti? Oltre misura. Senza pudori. Come nel caso del nostro buon Lewis.  E su tutti, ancora una volta , quel buon voucher Bottas, che  tra gli storici ‘cicisbei’ della F1  va guadagnandosi   ( gara dopo gara) imperitura fama? Non solo ha ritardato volutamente il suo pit stop, ma ha anche contribuito al degrado delle gomme del (più) veloce Kimi e al ( decisivo) riavvicinamento del suo compagno-padrone al pilota finlandese ( oramai) in fuga, per poi superarlo ( agevolmente) a pochi giri dal fine gara.

TITOLO PILOTI F1. Fasullo, ( finchè lo intendono in quei termini )non ci interessa. Valore zero.
TITOLO COSTRUTTORI F1. Nonostante tutto, il divario tra Mercedes e Ferrari resta di 15 punti( 375 a 360). 

 

CAMPIONATO SERIE A. Si sveglia l’Inter ( 0-3 al Bologna). Vince, manco dirlo , la Signora ( 1-2 al Parma). Si ‘salva‘ il Ringhio con la sua banda che, grazie al saggio Pipita, riesce a battere ( 2-1 a San Siro) una Roma senz’arte ne parte all’ultimo secondo. Crolla invece il Napoli del sor Carletto, battuto nettamente dalla Samp del Quaglia ( 3-0). Evidentemente il sor Carletto fa quel che può, del resto dove si è mai visto un generale che possa vincere battaglie con un esercito logoro e limitato in uomini e mezzi?

TOH, CHI SI RIVEDE! Ogni tanto, dall’ Ade, risalgono anime di cui si pensava si fosse perso il ricordo.
Tipo, il sor Moggi , 81 anni, sempre sulla breccia, che sul ‘Corriere dello sport’ si concede ad una delle sue indimenticabili interviste, a tutto campo, per elargire messa e benedizione ai fans del pallone. Rivela: ‘ Con Andrea Agnelli mi sento spesso, è sveglio, ha imparato tutto. Anche Max mi ascolta. Ronaldo a 33 non l’avrei preso’.
Mou Mou, invece, per ora, è salvo. Ma il suo United arranca, inspiegabilmente, e molti cominciano a pensar male anche di lui. A partire da quelli, sedotti e bidonati, della Beneamata, che insistono nel dire: ‘ Ben gli sta. Fosse rimasto con noi a far l’Herrera del XXI secolo, sarebbe ancora amato e rispettato. Così, con quanto sta rimediando nella fantasmagorica Premier, rischia invece un bel calcio nel sederone’.

E mentre gli americani del basket azzurro continuano a ‘tirarsela‘ pensando soprattutto agli affaracci loro, Gigi Datome, 30 anni, sta dando il buon esempio. Quello che apprezziamo.  Tanto. Al punto che quel drago immortale del Petrucci, presidente di Federazione, gli preconizza:  ‘ E’ bravo, ha cultura e un carisma eccezionale: per me è l’uomo ideale per sostituirmi, ( naturalmente) quando Dio vorrà’.
Aru arranca ma non si arrende alla Vuelta. Dove la nostra punta di diamante resta quel diavolaccio di Elia Viviani.

 

La più cara di sempre. La Ferrari 250 Gto Scaglietti del 1962 è stata battuta all’asta per 48.405.ooo dollari ( 41.771.660 euro) da Sotheby’s in California.  Superato il record del 2014 di un’altra 250 Gto ( 38.115.000 dollari). Prezzi per grandi capolavori dell’arte. In questo caso però non (esclusivamente) per un capolavoro, ma per  il sogno ( probabilmente) più frequentato dell’immaginario  ( non solo)  sportivo.

Sorpresa delle sorprese, anche in Albione ‘errano‘.  Di solito facciam noi la parte degli sfigati della leggiadra Europa, in questo caso invece la parte è passata di mano. Agli Angli.  Infatti essi dovevano  celebrare l’appuntamento motoristico di Silverstone ma non hanno potuto farlo. Per il brutto tempo, lassù abbastanza usuale? Macchè, perchè nel rifare l’asfalto della pista non si sono premurati di controllare che questa drenasse acqua in misura tale da consentire di svolgere, in sicurezza, una gara motociclistica! Roba non credere. Fatto è che, per la prima volta in epoca moderna, i piloti si sono rifiutati di correre un Gp e le gare sono state sospese.
Per buona pace del Marc, il fenomeno di Cataluna, che mantiene così  distanze inalterate dai suoi competitors. 

Altri sport.   Andrea Pavan s’è aggiudicato la prima delle quattro gare di PlayOff di PgA Tour di golf. In atletica, specialità salto,  Marco Tamberi è salito  al secondo posto a Eberstadt. Lascia a 42 anni Manu Ginobili. Campione argentino di sangue italiano, per anni in Italia, di cui ci ricorderemo per molti anni ancora.

IL SOR DL , IL  SINDACO E IL SAN PAOLO. Il gran tema degli stadi lo ha (ri)proposto ( a modo suo) il sor Aurelio ora padre-padrone di due squadre. La polemica con il sindaco partenopeo è arrivata a livelli parossistici: in pratica, il sor DL, non le manda a dire al suo Sindaco che non solo ‘non aggiorna‘ lo stadio, il vetusto San Paolo, ma che ha rinunciato  anche al rinnovo della convenzione per la sua gestione .
Ora il sor Dl dovrà sborsare i soldi d’un affitto. Cosa che si ‘aggirerebbe ‘ con la cessione ’ d’una percentuale dell’incasso sulla vendita dei biglietti‘. Non senza ciapinò, però. Figuriamoci. Infatti il sor Dl ha deciso di non concedere i biglietti omaggio per la gara col Milan ai 60 (!) consiglieri comunali , fino ad oggi  abituati al meglio.
Un alto  funzionario del Comune, lungimirante,  ha sbottato ” Ora il Napoli pagherà di più per usare lo stadio, perchè oltre alla quota fissa dovrà sborsare ogni volta il 10% dell’incasso, che, ricordo, non è dilazionabile. Controllerò quindi personalmente che venga versato sin dalla prossima settimana”.
Di ‘vertenze‘ partenopee ce ne intendiamo poco. Sinceramente, non ci interessano. E tuttavia come  possiamo evitare di chiederci se questo, tutto questo,  faccia parte o no del futuro del calcio italiano. A questo punto, pur non prendendo le parti in consegna, ci vien da dire che se il sor Dl ha lamentato il fatto che lo stadio di Bari ( manutentato) è molto meglio di quello di Napoli ( scarsamente manutentato) non ha espresso null’altro che uno stato di fatto.
E un sindaco, per amabile che sia, che non riesce a rendere accogliente la casa ove tutti i suoi concittadini,  proprio tutti, dalle tendenze ai colori più svariati, s’incontrano per far festa, che sindaco è mai ?
Chi lo vuole? Non sarebbe meglio che andasse a cercare altri sollazzi? Sor Aurelio, senta, che dice se provasse a farsi uno   stadio  in proprio, magari fuor delle mura antiche di Partenope, anche perchè ( lo sa o no? ) che ( oggi) sol chi possiede  uno stadio può aspirare di avere  nel calcio   un presente ed  un futuro?

Un’altra  spina nel cuore del sor Dl dev’essere quell’incarognito ( si fa per dire) del Sarri, che adesso passato ad altro padrone pensa bene d’ingraziarselo abbandonando la tuta e vestendo il frac e ungendolo continuamente di elogi e maraviglie. Dice il Sarri ” Meglio il calcio inglese. Qui la guerra è soltanto in campo. Un incanto. De Laurentis non mi manca affatto”.

Il poveraccio, e non poveretto visto che abbiamo fatto tempo a trasformarlo da impiegato a milionario, non perde occasione per celebrare i padroni della sua  sua nuova vita. Lontano dall’inferno della Serie A. Immersa nel paradiso della Premier. Vita da nababbo, dice lui, vita eterna, crede lui, anche quando basterebbe informarsi presso il collega Conte Dracula per star assai prudente sulle fortune  personali in quel club che mutano  come nuvolaglia da un giorno all’altro. Precisa  il sor Dl: ” A Sarri abbiamo dato tutto e c’è il piacere di avere giocato un gran calcio. Ma resta l’amarezza di non avere vinto nulla”.
Ricordiamo infatti altri bravi, bravissimi maestri, inviperirsi contro il nostro calcio  che li ha partoriti, foraggiati e resi grandi e famosi, solo perchè non accettavano il fatto di essere loro stessi la causa del loro mal. Il mal, ovunque imperdonabile, d’arrivare a  30 e mai a 31.
Curiosa, a margine, la telefonata ormai  ‘virale’ tra Lotito e Inzaghino. Dove il padre-padrone della società alza i toni, come sua consuetudine. Non senza creare imbarazzi. Anche perchè dire che l’Inzaghino abbia ‘ a disposizione  una squadra che vale 10 volte più delle altre’  altro non è che un ( simpatico)  ‘parto’ del vulcanico presidente  che ha ( pur sempre) riportato l’aquila a volare alta.

IL NO DEL GALLO. Detto del calcio, degli appuntamenti in Campionato, passiamo uno sguardo anche sugli altri eventi sportivi. Gallo dice no all’Italia. Deve preparare la stagione Nba. E ben ha risposto il Gallo, che come tutti i nostri ‘americani’ una volta che sono riusciti a far Bingo per varcare l’oceano e diventare milionari, di andare a mettere a repentaglio tanta ( inattesa) fortuna manco ci pensano . Patetica appare dunque la Federazione basket che continua a ’messaggiarli’ per convincerli del contrario.
Tra l’altro, se non andiamo errati, stando ai ( numerosi) precedenti,  alla fin della veglia, ben se ne stiano dove sono approdati perchè  il loro ’ritorno’ in azzurro ci risulta  ogni volta più  danno che  utile. Non ce ne vogliano  dunque il Gall0 e i  suoi connazionali  ‘americani‘,  ma di italioti simili ne manteniamo  a josa , per cui  se vestire d’azzurro non  garba loro ne facciamo volentieri a meno . Di tutti.  A loro i ns baci e abbracci.

MA NON SARANNO TROPPI? A settembre dovrebbe aggiungersi alla catena di comando del Milan anche Kakà.  In pratica quella che fu una grande squadra ( e società) sta ricomponendo, tassello dopo tassello, il suo organigramma. Nella speranza che funzioni, ancora, e sotto altro capitale. Che, contrariamente al fasullo cinese liquidato di recente, sembra voler riprendere in mano ( costi quel che costi)  il filo tranciato d’una grande storia. Ci auguriamo, ovviamente, per il bene del calcio italiano e mondiale,  che sia così. Anche perchè dei personaggi chiamati all’appello abbiamo profonda e sincera stima. Anzi, vero affetto.
A questo punto verrebbe da dire che all’appello  manca solo il Tasso. Che di quella grande storia è stato (grande) testimone ( e protagonista) per un quarto di secolo. Ora il Tasso fa il vice del Sheva, in quell’Ucraina che i due stanno cercando di far (ri)salire ai fasti europei.  Tasso esulta perchè, dice, finalmente il Milan è tornato ad essere una società normale. Che speriamo imbocchi un progetto in grado di riportarlo lontano. A cominciare dalla realizzazione o meno d’un nuovo stadio. San Siro, va benissimo, rinnovato, ma solo se ‘ casa‘ di una o e non di due società. Sorelle concorrenti, d’una grande piazza calcistica.

Due cifre( a margine) . Delle 62 Champions fino assegnate, il Real se n’è aggiudicate 13 ( 16 finali), il Milan 7 ( 11 finali) e il Bayern ( 10 finali) e il Barca 5  (8 finali), l’Inter 3 ( 5 finali).  Nel totale le spagnole si sono aggiudicate  18 Champions ( 29 finali), le italiane 12 ( 26 finali). Tra gli allenatori ( in attività) vincitori di Champions in testa c’è il sor Carletto ( 3), seguito da Mou Mou e Guardiola (2). Di Pochettino e Klopp, citati tra i grandi allenatori del Pianeta da Sarri, non c’è al momento ( particolare) traccia.

LO SPORT TRA DOLORE E GIOIA.  Intanto diciamo subito che in altri tempi, la giornata dello sport avrebbe lasciato spazio alla giornata del dolore. E del silenzio, in segno di ( profondo)  rispetto per quel dolore. Grande, inatteso, che ha colpito ( attraverso una città) un Paese intero. Ancora una volta alle prese con fragilità, incompetenze, vigliaccherie.
A pagare sono come sempre i soliti. Quelli che passavano sul ponte o per andare al lavoro, o per raggiungere la meta dell’agognata vacanza, o per portare conforto ad altri. I ’soliti’, insomma.  Sui quali si stanno versando copiose lacrime da coccodrillo, perchè di questi problemi sono sempre meno quelli che se ne assumono il carico onde evitare che abbiano a ripetersi. E, in ispecie, che abbiano a ‘bloccare‘ la vita nel suo spontaneo e gioioso manifestarsi, con un occhio al passato e un altro  al futuro. Che resta pur  sempre il metodo migliore per andare incontro alle ‘necessità inderogabili’ del  progresso senza ignorare le ‘  i sofferti , geniali e generosi lasciti ‘ del nostro ( incommensurabile) passato.

Ia GIORNATA CAMPIONATO SERIE A. Chievo-Juventus 2-3; Lazio-Napoli 1-2; Torino-Roma 0-1; Bologna-Spal o-1, Empoli-Cagliari 2-0, Parma-Udinese 2-2, Sassuolo-Inter 1-0, Atlanta-Frosinone 4-0.
CLASSIFICA ( parziale): Atalanta,  Juventus, Napoli, Roma, Spal, Empoli, Sassuolo punti 3; Parma e Udinese 1. Sospese: Sampdoria-Fiorentina ( recupero, mercoledì  19 settembre), Milan-Genoa ( recupero, mercoledì 31 ottobre)
IIa GIORNATA CAMPIONATO SERIE A. ( sabato 25 agosto) Juve-Lazio 2-0 ( ore 18) e Napoli-Milan 3-2 ( ore 20,30); ( domenica 26) Spal-Parma 1-0(ore 18), Cagliari-Sassuolo, Fiorentina-Chievo 6-1, Frosinone-Bologna 0-0, Genoa-Empoli 1-0, Inter-Torino 2-2, Udinese -Sampdoria 1-0; ( lunedì 27) Roma-Atalanta 3-3 ( ore 20,30).

CLASSIFICA ( parziale). Juventus, Napoli, Spal punti 6; … Inter, punti 1; Milan, punti 0 ( 1 partita da recuperare).

AZZURRO COME IL CIELO. Già ( ampiamente)  detto   della Serie A, tornata (  assicura Mou Mou, al momento al centro di una terribile tempesta col suo United che non ne centra una) fra i tre top campionati planetari, spostiamoci  sulla pioggia d’oro che  è piovuta ( e sta piovendo) sullo sport italiano. Avviamo, brevemente,  l’excursus partendo da   moto e auto. Nelle moto ( nessuna categoria esclusa) ci sono tanti  ‘azzurri‘ che primeggiano. In lotta per i titoli e le singole gare.
Si tratta, se vogliam essere precisi, di ‘rossi’ ( e   ’rosse’) che si fanno rispettare.
In Cechia, ad esempio,  nel weekend abbiamo piazzato: Moto 3, Dg e altri; Moto 2, dopo ( mosca bianca) Olivera un filottto dei nostri talenti; MotoGP,   primo il Dovie e quarto il (prodigioso) maestro di Tavullia. Eppure c’è chi continua a celebrare gli Altri a dispetto del Nostro; visto che sono così certi delle loro verità,  perchè non propongono al bravo Maquez di scambiare la sua  moto con quel catorcio che cavalca il Maestro?

Straordinari segni di risveglio arrivano anche dal nuoto. Agli Europei, la Divina e ( impegni) il Greg, per età  appannati, si sono trovati dei degni eredi:  Quadarella, 19 anni, sl fondo, e Miressi, 18 anni, sl velocità. A guardare il medagliere ( (comprensivo anche del sincronizzato) e del fondo vengono le lacrime agli occhi. Ma sono andati bene anche gli Europei di canottaggio, in previsione Mondiale.
Nell’ atletica leggera dopo anni di latitanza, sono ( finalmente) spuntati ragazzi ( ancora bastonati) ma di buona prospettiva, pronti  a stupire  ( non solo)  dopo gli Europei .

Siamo ritornati vivi e vegeti anche nel ciclismo su pista. Con Viviani, ovvio, ma anche con Ganna e Confalonieri. Mentre sulla strada ci siamo addirittura  tolti la soddisfazione di mettere alle spalle all’Europeo anche Marianne Vos e le sue imbattibili orange : la volata in finale di gara esibita  della Bastianelli, 31 anni, le ha annichilite.
Al momento, nell’ attesa di recuperare qualche certezza azzurra anche  nel volley maschile e femminile, ci accontentiamo di dar corso ai due migliori campionati di specialità del Mondo.
Stiamo riportando  in classifica anche gli scomparsi del tennis, relegati per anni al ruolo di belle statuine. Anzi, ce la facesse Flavia a mettere juicio  ( e continuità) a quel geniaccio del su Fabio, non solo avremmo un (possibile)  protagonista azzurro da grande Slam ma anche il tennis ( senz’altro)  più creativo e avvincente degli ultimi decenni.

Tutto qui? Macchè! Il problema è che che abbiamo promesso d’essere sintetici. Infatti che dire del golf ( Molinari e non solo), della scherma, del tiro e finanche del paraciclismo, che se ben va è segno d’un movimento sportivo non più circoscritto alle sole grandi e remunerative discipline  storiche ?
Nel paraciclismo, ad esempio, ai Mondiali ( Pordenone), ci siamo aggiudicati tre ori, con il grande Alex Zanardi, 51 anni, infortunato, che si è dovuto accontentare del bronzo nell’inseguimento. Quando all’olandese De Vries hanno detto che aveva vinto l’oro della gara in linea ha esclamato “  Cosa ho mai n fatto? Ho vinto in casa di Alex? Non ci credo!”.

CORAGGIO, NIKI  !  All’ultim’ora si è venuti a conoscenza della grave situazione di salute in cui versa il Niki, leggenda della ‘rossa’ e tre volte iridato.  Dicono che abbia dovuto subire il trapianto del polmone, e per questo è stato trasferito in una clinica specializzata viennese. Sulle sue condizioni la famiglia ha alzato una barriera, con zero dichiarazioni.
In passato c’è capitato più volte di ’stigmatizzarlo’ ( soprattutto) per certe sue dichiarazioni polemiche  nei confronti della mitica ‘rossa‘. La più nota, e forse anche un po’ fraintesa’, è quella ‘ del piatto di spaghetti‘.  Che i cuori della ‘rossa’ hanno sempre interpretato come ingenerosa rivalsa nei confronti d’un team che ( più d’altri) lo aveva elevato al rango di leggenda del mondo della GF1. Niki ha esordito in F1 con la March nel 1971. Dal 1074 è andato invece in Ferrari con cui ha vinto i titoli mondiali nel 1975 e 1977. Dopo il grane incidente al Nurburgring del 1979 si è ritirato, temporaneamente, perchè ripreso il volante s’è aggiudicato il terzo mondiale con la Brabham.
E non ci andavano giù neppure quei baci e abbracci che mandava in onda alla fine dei Gp con l’amico Toto. Un mito non si sbeffeggia, anche perchè Eumotor, la dea  dei motori, va  a cogliere poi dura vendetta.  Non ci piaceva, no, anche se e forse non glielo abbiamo mai (esplicitamente) detto, non potevamo nutrire verso di lui rancore alcuno. La prodigiosa  ‘rossa‘, infatti, come Gea , la gran madre Terra, in realtà, mai dimentica i figli suoi.
Quelli più umili e volenterosi, figuriamoci quelli più audaci e talentuosi. Che  hanno contribuito a scrivere pagine immortali della storia dello sport motoristico moderno. Come Niki, appunto,  oggi all’ombra della gran Casa di Stoccarda, ma  che ( di fatto)  quel berettino ( o cuore) rosso con nero cavallino rampante  stampigliato sopra mai s’è tolto dal capo.

 

CALCIOMERCATO 2018. Niente Modric ,  dunque, 32 anni, centrocampista, bloccato da quel ‘rompi’ del   Florentino, che non solo gli ha impedito di andare all’Inter ma che ha perfino denunciato l’Inter alla Uefa. Sempre più ridicolo. Intanto Perisic, che di storia dev’essere assai poco edotto, avrebbe sbottato ” Se vado via è solo per una big europea”.  Scusi,  Perisic, ma  la Beneamata  che è ?  La serva di Zoffoli? Stia tranquillo, vice campione, e  ( piuttosto) si dia da fare, e assai,  perchè alla Beneamata sono usi a campioni e  uomini veri per cui è facile perdere il posto.
Madrid piaceva Pjanic. Che però ha preferito il meglio del momento, ovvero  la Signora. Il Milan ha portato in squadra  Bakayoko, 23 anni,  centrocampista, garantito da Leo.  Il Diavolo sta risalendo dagli Inferi.
Sintesi? Ora a contendere il lauro alla Signora saranno in almeno quattro: Inter, Milan, Roma e Napoli. Con tante squadre  intermedie, da prendere con le molleAlla faccia degli esterofili che da anni tirano ( indefesse)  volate per l’Altrove, dove i campionati ( di preferenza, negli ultimi anni)  si ‘chiudono’  alla vigilia di Natale.

OLIMPIADI INVERNALI  2026. Il Coni, e dunque il presidente  Malagò, hanno formalizzata una ipotesi di candidatura a tre ( Milano, Torino, Cortina)  dell’Italia per le Olimpiadi invernali 2026. Di noi non abbiamo neppure provveduto a spedire una e mail, che  già litighiamo. Milano, per bocca del sindaco Sala, dice ” Mai visto il dossier. Il comune di Milano non entrerà nella governance. Siamo disponibili per eventi ed impianti”.
Malagò sta provando  a ricucire. Ricucire  che cosa? Se da quelle teste esce questo e non altro? Ovvero solo miserrima mediocritas. In un tempo in cui  ad essere Italici e non Italioti è davvero impresa improba.

BEM-VINDOPER NULLA STUPITI. Sinceramente, con tutto il rispetto per l’altrui, della clamorosa scelta del ( super) campione di Madeira, siamo meravigliati fino ad un certo punto. Intanto,  partendo da quei dati mal diffusi sulla ’consistenza‘ ( non solo) economico-finanziaria della Signora di Torino. Ci sono esperti che s’ostinano a dire che i ricavi bianconeri sono fermi sulla cifra 421 mln circa. Vero, ma se riferiti al bilancio 2015/2016.

Perchè già nel bilancio successivo l’asticella s’è alzata a quota 562 mln, qualcosa in meno del Real che ( dai 600 mln del bilancio 2015/2016 ) è passato ai 675 mln ca del bilancio 2016/2017.
Come dire: oramai (quasi)  pari siamo, anche se l’ascesa della Signora di Torino è qualcosa di incredibilmente veloce visto che è passata ( in circa sette anni) da 154 mln di ricavi agli attuali (quasi) seicento. Inoltre la Signora di Torino sta capitalizzandosi, e non poco, perchè oltre allo stadio di proprietà, sta allestendo alla Continassa una attrezzatissima ‘ ciudad deportiva’da far invidia ( anche ) a quella ( finora unica)  di Florentino.
Ciudad che non mancherà di certo di dare i suoi frutti. Copiosi. Non bastasse il tutto, poi, la Signora può sempre rivolgere il suo  sguardo in famiglia, dove se è vero che hanno deciso di farla camminare con le proprie gambe  altrettanto vero è che quando  può tornare  utile per qualche‘progetto‘ di ‘gran portatper la famiglia‘ la si può sempre coinvolgere: infatti  chi meglio del bel volto della  Signora ( e dei suoi campioni) può ‘squarciare‘ scenari impensati e ‘invogliare‘ milioni di fallowers in ogni parte del Globo?
Fin nel lontano Oriente, dove si sussurra sia in atto un’altra operazione di incorporamento con la coreana Hyundai. Qualcosa che porterebbe il complesso industriale torinese a valicare i 200 mld complessivi. Non poco, per una impresa che val comunque   la pena di tentare, calcio a parte, anche se dal calcio potrebbe derivare un eccezionale testimonial. Magari, attraverso una  Coppa dalle grandi orecchie e   il Campione dei campioni. A quant’ altri sarebbe  concesso altrettanto?

Del resto la  Signora, come ebbe a spiegare qualche tempo fa il presidente  Andrea Agnelli in un ( poco noto) ‘faccia a faccia’ con la stampa, non è più una ‘squadra di calcio’ ma una ‘ società di calcio e sport’. Come dire che è entrata in una dimensione  ( rincoglioniti nostrani a parte)  da far rabbrividire pure i (pochi ) padroni dell’Europa del pallone.
E quindi  i due Panda spagnoli, che si reggono d’azionariato popolare, banche, politica; e anche i nuovi arrivati dalla steppa e dal deserto, che ( di recente) hanno fatto incetta  di società autorevoli ( soprattutto in Premier) per ‘ piegarle‘ ai voleri loro. Non sempre chiari, non sempre generosi e rispettosi , non sempre lungimiranti.

Morale. Ronaldo ha fatto dunque la scelta  ( economicamente) migliore possibile, e ( agonisticamente)  quella che gli porrà  su un piatto d’argento il titolo di cui nè Fifa nè Uefa dispongono. Quello più ambito. Ovvero: del migliore calciatore di sempre.
Tanto più che non è rimasto ad attendere l’investitura dentro un protetto grembo,  ma è andato a ‘ rimettersi in gioco’ con quanto ancora gli mancava.  Come  ( a suo tempo) fece Maradona. Riuscendoci. E il campionato italiano, pur con tutte le sue disgrazie e i suoi disgraziati, è certamente abilitato all’uopo. Visto che, per storia e prestigio, ma Ronny  questo lo sa,  resta pur sempre primus inter pares.   Mou Mou ha detto ” Ora i campionati top al Mondo sono tre”.

 

SUL BUON SARRI . Intanto il buon Sarri s’è tolto la tuta e s’è messo l’abito scuro. Da gentlemen anglofilo anni trenta. Alla sua prima comparsa in Albione, sponda Chelsea, infatti, s’è ‘tirato‘ al punto che  anche Zola ha stentato a riconoscerlo. Si potrebbe pensare che da un giorno alltro sia diventata un’altra persona. Un altro uomo di sport.
Con tanto di ossequio vassallatico verso lo Zar e la Zarina, e, più in generale, verso il nuovo habitat calcistico, da lui definito senza patire rossore ” Il più difficile al Mondo, e con gli allenatori più validi al Mondo”. Nulla di nuovo sotto le stelle. Ci sono italiani che trasformandosi all’uopo in italioti cangiano dna da una circostanza all’altra. A seconda del caso.

Ammessa e non concessa la veridicità delle sue affermazioni, forse, avrebbe dovuto attendere qualche ora in più, prima di spedire un calcio al calcio che gli ha trasformato uno stipendio da bancario in un contratto da milionario.
Consentendogli perfino d’arrivare in batter di ciglia alla corte di un Oligarca e di una Zarina. Terribili, tra l’altro, entrambi, ne parli infatti col collega ConteDracula , anche perchè ‘ fanno quel che credono’ e ‘ sbattono alla porta quando vogliono‘. A seconda dei risultati, ovviamente, il buon Sarri potrà restare tra Coloro, sei mesi o, forse, anche un anno, o più. Chissà.  L’impatto ( al momento) non è stato malvagio. Certo che oltre che a mutarsi d’abito, dovrà cambiare  anche abitudini agonistiche.  A quelle vette, infatti, far trenta e non trentuno come lui è stato abituato,  è sempre pericoloso. Assai. Tanto che può scivolare  dall’altare alla polvere in men che non si dica.

Noi ( ovviamente) auspichiamo che il buon Sarri resti in Altrove il più a lungo possibile, anche perchè riprendercelo indietro così vestito, così conciato, così gentleman, non sapremmo (proprio)  dove (ri)collocarlo.  Abituati com’eravamo a vederlo ad ogni ora del dì fasciato da comoda,  umile e industriosa tuta

APPELLI. Ennesimo appello: lasciate in pace Filippo Tortu, 19 anni, già a 9”99 nei cento. Gran tempo per noi, ma non ancora  l’eccellenza mondiale, per cui lasciatelo crescere come si deve. Che, questo, le ali per volare alto ( anche 100 e 200 m) ce le ha, eccome.  Del resto ( da che tempo e tempo) nel Belpaese quando nascono prodigi o sono assoluti oppure non s’en tornano   (mestamente)  nell’anonimato. E inoltre, che lo alleni il padre o il filosofo Aristotele poco importa. Se la classe non è acqua difficile, molto difficile, è perderla per strada per questioni ( per molti aspetti)  marginali.
Stesso appello va fatto per la giovanissima saltatrice in lungo Larissa Japicino, figlia d’arte, figlia di Fiona May ( 3 mondiali, 2 argenti olimpici). Di recente a Rieti ha saltato 6,38 m , nuovo primato italiano di categoria. E così dicasi  pure per Simo Quadarella, 19 anni, tre ori agli Europei di nuoto, che per mantenere la giusta rotta non ha ( di certo) bisogno di  ’rompiscatole’ attorno.

L’EUROPA DI MACRON. I cuginetti francesi continuano nel ( perverso) tentativo di rovinarci l’ estate, per bocca d’un imberbe presidente che va a trovar certezze tra le braccia della nonna. Ma si sbagliano, perchè noi prima d’ascoltare le prediche   ci siamo acconciati ( nei secoli) a considerare ( soltanto) il pulpito dal quale vengono elargite.
E, francamente, con tutto il rispetto per gli eredi ora un poco stinti   dei Franchi, il pulpito dal quale ‘ammonisce’  il loro leader non ci pare proprio quello più deputato e credibile. In Europa, e non solo. Il ragazzo-presidente, si fa per dire, probabilmente, ha ancora parecchie cose da apprendere, da masticare, per districarsi ( con credibilità) nei intricati meandri della leggiadra Europa, che di leggiadro ( anche grazie a personaggi come lui) ha perso tutto o quasi.
A cominciare dai ‘lumi’ di Francia. Tanto per menzionargliene una,   al presidente, così facendo  fa capire di non volere costruire una ( lungimirante) ‘ casa comune’, dal Manzanarre al Reno, dall’ Alpi allo Ionio, come dice il poeta, ma solo un ‘abitacolo’ dove lui ( per entrare) deve  ( ogni volta)  bussare all’uscio del suo potente vicino, quello che quando s’arrabbia ci mette un ‘lampo‘ per insegnare agli inquilini chi è il padrone e chi l’ospite.

 

DIRITTI TIVU’ SERIE A PER  SKY E PERFORMDeposito delle offerte. Niente in arrivo da Medioapro e Tim. Nel pomeriggio invece sono apparsi  i rilanci, con l’uscita di MediasetSky  ha sborsato 780 mln annui, mentre Perform ne ha tirati fuori 193 mln, che in totale fanno 973 mln. Non male.
E infatti anche se   sotto 1,1 mld preventivati a loro due sono andati i diritti tivù per il  triennio 2018/2021. Sky e Perform si sono aggiudicati i diritti tivù in esclusiva per tutte le piattaforme.
L’emittente di Murdoch potrà accordarsi ora con Mediaset per estendere ad alcune partite della Serie A quella intesa commerciale in base alla quale ci si è scambiati diversi contenuti tra satellite e digitale terrestre.
Da aggiungere che alla cifra complessiva di 973 mln vanno aggiunti ( per dirla tutta) 150 mln di bonus che ballando rendendo un poco complicato il confronto con i concorrenti esteri. La Premier, ad esempio, ciclo 2019/2022,  porta a casa 1,7 mld annui ( oltre 200 mln in meno rispetto al precedente accordo); la Bundes, in crescita, 1,16 mln ; la Liga, al momento è ferma a 911 mln, ma attende il rinnovo; la Ligue, pur avendo un minor appeal commerciale delle altre leghe, grazie alla ‘ripudiata’  Mediapro, schizza a quota 1,153 mld. Tutti da riscuotere, però, quei danari,  visto il comportamento tenuto dagli spagnoli con la nostra Lega.
Facendo una sintesi, se anche i bonus previsti andranno al posto giusto, il calcio italiano dovrebbe mettere in bisaccia qualcosa come 1,123 mld di diritti domestici.
Ai quali vanno aggiunti i diritti  esteri, che (finalmente) curati a dovere potranno aggiungere altro prezioso sangue nelle esauste vene del calcio nazionale. Forse altri 300 mln.  Forse 400 mln.  Come assicura Tavecchio. Che ci porterebbero ( più o meno) al livello altrui. Non male. E comunque non tale da farci (ri)addormentare sugli allori. Soprattutto per la vendita d’immagine al Mondo. Dove i margini di crescita sono notevoli. Anche se per noi il problema cronico ed essenziale degli stadi.

 

 UN SINCERO ABBRACCIO.   Jesi è un paese carico di storia. Importante. C’è nato un imperatore soprannominato ‘ stupor mundi’ ;  ha visto armeggiare diversi (noti) capitani di ventura. Che tra un ‘ colpaccio’ e l’altro hanno contribuito    ( per loro picciol parte) a segnare (alcune)  tappe del ( nostro) Rinascimento. A Jesi è nato anche il nostro Mancio, che da qualche giorno ha preso in mano le sorti della nazionale quadristellata estromessa dal Mondiale di Russia per ricollocarla laddove Eupalla grida.

Altri, interpellati, non hanno mostrato altrettanto coraggio e generosità. Uno addirittura, continua a sfarfugliare che ‘ mancando il nostro calcio di talenti, l’impresa non è da par suo’. D’un altro soggetto alla  Catalano non ne  avevamo proprio il bisogno. Soprattutto in un momento tanto delicato. Allestire formazioni con fenomeni acclarati son buoni tutti, cani e porci, e a prezzi ben più modici del Tizio citato
Quello che  invece sta tentando il nostro Mancio da Jesi è davvero lodevole. In tutti i sensi, quello economico soprattutto. L’Italia nostra, dei nostri miseri tempi, ha bisogno di italiani. Veri. Validi.  Non sciocchi ed opportunisti. Italiani, appunto, come il nostro Mancio da Jesi. A cui  vogliamo già  un mare di bene.
Non sono riusciti a diventare campioni d’Europa i nostri talenti Under 17. Che meritavano. E così quelli della Under 19. Che meritavano . E comunque ( a quell’età) conta fare bagaglio. Da (ri)spolverare in seguito. Magari dentro  qualche formazione adulta. Anche per ( adeguatamente)  ‘ sputtanare’  quegli insulsi ‘tromboni’ che vanno in giro a dire che il calcio italiano manca di futuro.

Nota storica. L’imperatore Federico II di Hohenstaufen, nipote del famoso Barbarossa, nasce a Jesi il 26 dicembre 1194. La storia ascrive la sua nascita sotto un padiglione nella piazza oggi a lui dedicata. La madre, Costanza di Altavilla, era del casato degli Altavilla che, partiti dalla Normandia nell’XI secolo, conquistarono la Sicilia e tutta l’Italia meridionale.

 

AGGIORNAMENTI. Secondo uno studio Kpmg questi sono i ricconi d’Europa: United ( valore 3.2 mld, proprietà americana), Real (2,900 mld, proprietà ispanica), Barca ( 2,800 mld, proprietà ispanica), Bayern ( 2,5 mld, proprietà tedesca), Manchester City ( 2,1 mld, proprietà araba), Arsenal ( 2,1 mld, proprietà?), Chelsea ( 1,7 mld, proprietà russa),  Liverpool ( 1,580 mld, proprietà americana), Juve ( 1,300 mld, proprietà italiana), Tottenham( 1,3 mld, proprietà, in trattativa con americani) , Psg ( 1,12 mln, proprietà araba). Le altre italiane: Napoli ( 518 mln), Milan ( 514 mln) e Inter ( 491 mln). Delle italiane solo la Juve ha uno stadio di sua proprietà. Gli altri restano ‘ in affitto‘. Poareti.

Delle prime 11, a parte i due Panda ispanici, e l’ eccezione Bayern , siamo davanti ad una invasione albionica. Con sei inglesi. I cui capitali giungono, in ispecie, da Usa ( United, Liverpool, Tottenham), Russia ( Chelsea) e Qatar ( City).
E mentre gli americani dell’United  sono personaggi del bussines, quello del Chelsea ( Abramovich) appartiene ad una ondata di circa 700 ricconi russi che che dopo il disfacimento dell’Urss hanno messo radici in Gran Bretagna. Non mancano in Albione gli ’spendaccioni’ arabi, questa volta proprietari del City.
Sempre arabi sono i padroni del Psg, undicesima in classifica,  squadra di punta del campionato francese. ( Forse) agli inglesi, di inglese, se non andiamo errati, resta l‘Arsenal. Forse. E comunque vien da chiedersi se tutto questo ‘cedere al migliore offerente‘  sia da considerarsi un progresso o qualcos’ altro.
Talvolta i mercati, e le cifre relative,  illudono. E quel che ( a prima vista) sembra un affare in realtà ( nel breve volgere di qualche anno) si rivela un disastro.  Certo è, dicevano i vecchi, che colui che  vende il suo patrimonio  preoccupa sempre di più di colui che acquista per ingrossarlo, il suo patrimonio.

 

LIBERI COMMENTI. Dopo che ( ultima Champions) l’Invincibile armata madridista  ha affondato la Bismark alemanna, si è  ( forse) meglio capito quanto stava per fare la Signora di Torino dentro la piazzaforte calcistica più inespugnabile d’Europa, ovvero estromettere i soliti  intoccabili superprotetti  ex Galacticos dal quartetto finale di Champions 2018.
Ma ( com’è noto) a non dar corso alle appassionanti leggi dell’agonismo sportivo ci ha pensato un giovin fischietto  inglese inviato da un vanesio  selezionatore italiano che, ad una manciata di secondi dalla fine del tempo  supplementare, ha pensato bene di donare ancora una volta la ( immeritata) palma della vittoria ai collezionisti di Coppe dalle grandi orecchie, tra l’altro privando   la massima competizione del calcio mondiale dei supplementari  (forse) più palpitanti di tutta la sua storia. Supplementari epici, magari tipo Italia-Germania del 1970, capaci di nutrire l’epica sportiva più di qualsiasi marchingegno economico-finanziario.

Una curiosità. In Champions, fosse passata in semifinale la Juventus,  dopo anni, non avremmo avuto spagnole  nel poker finale di Champions.
Inoltre, per quel che concerne il ranking Uefa, con quel punteggio saremmo  (ri)passati davanti ad angli e todeschi , rimontando ( in parte, dopo  immemorabil tempo ) sugli ispanici. Che riguardo a finali Champions restano ( comunque) dietro alle nostre: ( salvo errori di contabilità) 25 a 28, ultimo anno escluso.

 

 

BLOCK NOTES.

 

CALCIOMERCATO A MODO NOSTRO- Buffon è volato ( finalmente)  verso il  Psg . Si parla di un anno, con opzione per il secondo.  Cosa potrà aggiungere  una gita annuale  sotto la Eiffel ad un portiere con il Gigi, forse, manco lui sa spiegarselo. Ossessione  Champions?  Con il Psg dei signori del deserto ?  Non scherziamo, Gigi, non scherziamo.
Non ce l’hai fatta con una corazzata di grande nobiltà come la Juve, speri farcela con una fregata come il Psg?   Per i parvenues del calcio  ( e dovresti saperlo)  il risalire verso le alte vette  richiede  un lungo e doloroso calvario che, stando agli almanacchi, e salvo eccezioni rarissime, non è attesa di qualche  anno.  E neppure questione di danari.

 

LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE.  Dieci anni fa la Serie A era appaiata a Liga e Bundes: 1,4 mld di fatturato o testa, poco più poco meno, mentre la Premier faceva già storia a sè ( 2,4 mld). Dopodichè, mentre gli altri sarebbero cresciuti a dismisura, noi ci siamo solo arrabattati, sanza infamia e sanza lodo, sanza adeguati governi e sanza nuovi impianti, sanza gente capace e sanza innovazioni, retrocedendo ad ogni giorno di più verso zone di margine. Continuiamo a precedere Ligue 1, ma è poca cosa se confrontiamo le nostre storiche potenzialità con questa e con le altre leghe.

E comunque cominciamo a capire qualcosa su quei dati che la ’rosea’ nel suo inserto Gazzamondo cerca di riepilogare. Per la ’rosea’ la Premier ( che conta su un audience potenziale di 4,7 mld)  va all’incasso di 1950 mln di introiti domestici ( 2016/2019) oltre a 1,3 mln di introiti esteri ( 2016/2019). La Liga ( in crescita continua) incassa 911 mln di diritti domestici ( 2016/2019) e e 665 mln esteri; la Bundes, conta 1160 mln di diritti domestici e 240 mln di diritti esteri. Se non abbiamo mal interpretato, la Premier  vale ( nel suo complesso) 5,237 mld, la Liga 2,872 mld e la Bundes 2,793. Noi? Che contiamo noi? Presto detto: solo 2,267 mld.
Con distanza non siderale dal’Altrove, come cercano di far credere gli esterofili, ma notevole e ( comunque) con possibilità di colmare.
Le strategie delle leghe differiscono in maniera esemplare. Viaggiano da isolani quelli d’Albione, favoriti dalla diffusione della lingua inglese; delegano Liga e Bundes, intanto (ri)strutturatasi con apparati adeguati e di certo molti più folti ed agguerriti del nostro. Che è tuttora senza governance. In mezzo a polemiche senza fine, agguati e veleni. Da  ‘ sventurati’ italici. Una volta maestri ed ora assuefatti al ‘servaggio ostello’.  In fondo a questo ns foglio mediatico abbiamo lasciato una ridotta e umile ricerca su quel che ha condotto il paese più ricco e creativo al Mondo a quello che è. Con grandi potenzialità inespresse. Qua e là, dovunque. Potendo, le si dia un’occhiata.

La malattia della ’non aurea mediocritas’ dopo secoli di genialità ci attanaglia. Qui, ormai, fan tutti a gara a fingersi geni. Un pallido imberbe  di trent’anni che da commesso vuol diventare premier; un tracagnotto della Brembana che si dice pronto a governare un Paese che manco i Cesari riuscivano a tenere sotto controllo; un vecchietto in continuo restyling  che di tutti ‘ dice mal fuorchè di stesso’.
E ci fermiano qui. Anche perchè così è, se vi pare, nella politica, ma anche nello sport. Nel calcio. Dove  ( preziose) pepite d’oro si trasformano ( nostro malgrado) in ( inutile)  ferraglia, inesorabilmente, ad ogni ora di più. La ‘rosea’ ci invita a reagire. Cominci lei a farlo. Come? Intanto  pretendendo ( con la forza del suo antico e diffuso  prestigio)  pulizia,  laddove il degrado regna ( da anni) sovrano. Fatti e non pagine di giornale.

 VANNO E RITORNANO. Come ai tempi dei romani conquistatori del Mondo che non appena potevano si concedevano una vacanza-premio nell’ Hellade conquistata, anche i nostri del calcio appena possono valicano l’Alpe e ( più oltre ancora) la Manica, per andarsi ad assestare in uno di quei campionati di cui si va favoleggiando da qualche lustro nel Belpaese. Che sembra aver perso la speranza ( e la stima) di sè. Un po’ dovunque, e non solo nella disciplina regina. Ai nostri giovani, infatti,  pedatori o no che siano,  li si invita ad andarsene, qua e là, dove sono spuntati  Eldorado luccicanti e ricolmi di speranze.
E così i nostri lasciano i loro  stazzi – parafrasando il poeta d’Abruzzo - per andare verso Altrove. Nel pianeta calcio,  una decina d’anni fa autore d’un indimenticabile triplete, la smania è forte. L’avvertono tutti, anche i Montella, e partono, con il loro scarso possesso delle lingue straniere, gli zainetti sulle spalle ricolmi d’ogni raccomandazione paterna/materna, per cercare gloria e danari. In fondo, ad impedirglielo, che risultato s’otterrebbe? Si rinsavirebbero? Forse sì o forse  no, proprio no. Meglio ( allora) lasciarli fare, meglio ( logico) fargli fare da soli le ossa, meglio seguirli senza abbandonarli al loro destino come padre/madre ( dolorosamente) amorevoli fanno.

Tanto più che le cose poi, gira e rigira, si assestano da sole. Spontaneamente. Date un’occhiata ai migranti del calcio e cominciate a stilare ( aggiornati) resoconti. Con tanto di ( relative)  riflessioni.

Con costoro: Carletto, 58 anni,   esonerato dal Bayern; Prandelli,  60 anni,  vittima dell’ ennesima sfortunata avventura all’Estero,  ( pure lui) esonerato  all’Al Nasr;  Carrera, 53 anni, che dopo aver vinto un campionato russo quest’anno ( a  -8 dalla capolista) difficilmente resterà allo Spartak Montella, finalista di Copa, ma che in Liga ha saputo viaggiare  con l’incedere delle luci dell’albero di Natale, tipo  Milan, s’è fatto licenziare in tronco dopo una manciata di tempo dall’ambizioso   Siviglia ; Stramaccioni, 42 anni, allo Spartak Praga dal 2017 , ma che  quest’anno poco brilla al punto che il suo   esonero sembra ( già ) scritto; Tramezzani, 47 anni,  appena quattro mesi sulla panchina del Sion prima d’essere licenziato. Ultima, in ordine di tempo, c’è da registrare l’avventura del buon Ranieri, conclusa, perchè esonerato dal Nantes.

Questi sono solo alcuni dei nostri migranti partiti, tornati o sul punto di tornare. A loro andrebbe  aggiunto il più celebre del momento, quel  Conte Dracula finito prima ostaggio  in Premier  e poi licenziato senza manco un saluto. Ora altro non non sogna che di tornare a respirare l’aria ( generosa)  del suo  Paese. Che quando si tratta di calcio, pur con tutte le sventure e i ritardi che tiene  sulla groppa, evidentemente, poco o nulla ha  da invidiare all’Altrove.
Tanto più che i soldi stanno tornando. Anche dalla vendita dei diritti all’estero.
Allegri, saggiamente, s’è fermato presso la Signora. Che nonostante i conclamati atti di vassallaggio di numerosi fans d’altre leghe, appare sempre più  la vera, credibile, futuribile, novità del calcio europeo.
Il buon Sarri invece, incarognitosi con sor Dl, è volato in Albione con tante di quelle aspettative ( e remore nei confronti della Serie A) che ci spiacerebbe vederlo  tornare sul groppone  dolente e deluso  da un’ ora all’altra. Al momento, con l’ausilio del timoniere Zola, veleggia beato e tranquillo. Ma si sa che i venti, lassù, in quei mari aperti, mutano rapidamente.

RETROSPETTIVA. CAMPIONATO DI CALCIO SERIE A 2017/2018. 

ARCHIVIO. RISULTATI.  38^ e ultima giornata di Serie A, così  i verdetti sull’Europa e la salvezza: l’Inter vince 3-2 all’Olimpico, scavalca la Lazio e conquista il 4° posto e la qualificazione alla Champions. Roma 3^ grazie alla vittoria col Sassuolo. Il Milan batte 5-1 la Fiorentina e si conquista il 6° posto, qualificandosi direttamente per l’Europa LeagueAtalanta (ko 1-0 a Cagliari) ai preliminari. Record di punti (91) per il Napoli, retrocedono in Serie B con il Crotone, Verona e Benevento. 

CLASSIFICA 38a GIORNATA. Juve, punti 95; Napoli 91; Roma 77; Inter 72; Lazio 71;  Milan 64;  Atalanta 60 … Crotone 35, Verona 25, Benevento 21.
MARCATORI 38a GIORNATA. 29 reti,  Icardi (6, Inter) 29 reti Immobile ( 7, Lazio),  22 Dybala ( 3, Juventus).

 ARCHIVIO. COPPE EUROPEE.  Finale Champions ( Kiev):  Real ( 3-1 al Liverpool) ;  finale Uefa Atletico Madrid  ( 3-0 al Marsiglia).

Statistiche. Nelle 62 Coppe dalle grandi orecchie  ( Champions dal 1992) finora disputate la presenza italica è  la più significativa. Sarà bene (ri)sottolinearlo, anche perchè da noi abita la popolazione ( probabilmente) più smemorata al mondo. Ebbene, gli almanacchi dicon questo: l’Italia ( prima) è andata in finale 27 volte ( 43,54 %) e  la Spagna ( seconda)  25 volte ( 40,32%).
Seguono a distanza le altre nazioni. Per noi in finale sono andati: Milan  11 volte ( 7 vincente), Juve 9 volte ( 2 vincente), Inter 5 volte ( 3 vincente), Fiorentina 1 volta ( mai vincente), Roma 1 volta ( mai vincente), Samp 1 volta ( mai vincente). Infine (sempre)  per gli almanacchi, in finale di Coppa Italia 2018 vanno Juve e Milan.

CALCIO  RANKING UEFA ( aggiornamento fine novembre): Spagna, punti 98,569; Inghilterra, 72,319; Italia, 68,794; Germania, 67,712; Francia, 53,081; Russia, 49,382; Portogallo, 44,082.  Alle prime quattro leghe del ranking  vengono assegnate quattro squadre in Champions senza preliminari, e tre in Uefa. Un bel dono di Natale, non c’è che dire, per il nostro calcio. Che dovrà però metterci del suo, positivamente, cominciando intanto ( come hanno fatto Torino, Udine, Reggio e Frosinone e stanno facendo Roma e Bergamo) ad allestire nuovi e  moderni impianti, seguendo poi con un aggiornamento tecnico-tattico-agonistico ormai ( assolutamente) indispensabile.

ULTIME  DAGLI STADI. Vanno avanti con un bel progetto ( 32 mila posti)  a Bergamo, ma questa è una storia a sè,   si sono nuovamente arenati a Roma, mentre continuano a cianciare quelli di Milano.  Di Bergamo, dicevamo, siamo davvero orgogliosi, di Roma invece ( come al solito) no. Ci avevamo sperato, ma con tutto l’intruglio che è balzato fuori dalla profondità dell’inferno, dubitiamo che la Capitale possa arrivare ad avere in tempi ragionevoli un suo moderno, futuristico,  impianto per il calcio. Che sarebbe servito, eccome, alla Lupa, per andare a farsi grande e rispettata in Europa, ma che altri lupi  stan ben pensando di divorarsi ancor prima della prima pietra.

PREMIER A MANO ARMATA. Nel mercato invernale 2017 è stata la Cina a farla da padrona. Con una spesa di circa 500 mln di euro. Non a caso, visto che secondo uno studio del Soccerer footbal finance 100 sui top club dal punto di vista del valore della rosa, delle immobilizzazioni, del cash, del potenziale di investimento e del debito, i cinesi valgono già il 15% del fatturato totale.
Lo studio conferma anche un dato ormai evidente: ovvero, che sono i club inglesi che ( al momento) più possono spendere. Cinque delle prime dieci posizioni di Soccerex sono inglesi, 8 nelle prime 30.
E qui (  quella ribattezzata ) Qatar City dello sceicco Mansur potrebbe spendere  ( da subito ) fino a 788 mln ( se non ci fosse il fair play Uefa).
Negli ultimi anni gli spendaccioni del deserto hanno distribuito 880 mln in acquisti. Stesso discorso vale per l’altra squadra quataregna  in Europa ( anch’essa ribatezzata) Qatar Psg, che ha una  base d’investimento di 1 miliardo e che negli ultimi anni di Ligue ha speso più  d’altri( 135 mln contro i 50 del Monaco).
Tra le squadre d’Albione, la società che potrebbe spendere di più è l’Arsenal ( seconda dietro al Qatar City) con 766 mln di sterline disponibili, 500 mln di liquidi e 8 mln di debiti. Il Chelsea invece è nella situazione opposta. Ma solo per un fatto contabile, in quanto i blues  vantano un debito di 400 mln di sterline verso il proprietario Abramovich. Sommerso di debiti è anche il Manchester United del Mou Mou, a quota 563 mln di sterline di rosso.
Chi  si trattiene ( Barca e Real a parte) sono le squadre di Liga che sul mercato  invernale  hanno investito 152,6 mln euro in totale. Ancor più parsimoniose sono le squadre di BundesBayern compreso, che abitualmente non ricorre a gennaio per i suoi colpi migliori. Nella classifica degli spendaccioni ( se non abbiamo mal inteso) non ci siamo noi. Neppure con la danarosa Signora, e i suoi (appena) 29 mln. Finalmente!

 

LE FRASI CHE COLPISCONO.

FRASE. Alex Zanardi dice ” Mi dissocio dal tifo ignorante che ha fischiato a Monza gli ‘eroi’ Hamilton e Bottas”.
COMMENTO. Abbiamo ammirato ( e ammiriamo tuttora) l’Alex nazionale, per le sue qualità umane prima ancora dei risultati sportivi. Eccezionali. E tuttavia non ci sembra abbia fatto buon uso della stima che l’accompagna in ogni parte d’ Italia, andando a stigmatizzare così duramente ( e frettolosamente) il comportamento di un pubblico straordinario e unico al Mondo come quello di Monza.
Che nonostante quanto messo in mostra dai due ‘angioletti’ argentati s’è (perfino) comportato ( a ns avviso) con (eccessiva)  signorilità.  L’ignoranza è una ‘costante’ umana che colpisce, più o meno, tutti. Noi, quelli di Monza, ma anche lei, caro Alex. Non esageri dunque  catapultandosi  ( a prescindere)  in un sol senso. S’informi (  meglio)  come quei signori d’Oltralpe pur di vincere a tutti i costi stanno ‘trasformando‘ quel mondo che per anni è stato anche il suo.

FRASE. Ha detto Alessandro Florenzi, 27 anni, dopo il rinnovo fino al 2023 con la ‘sua’ Roma ” Meglio l’amore dei soldi“.
COMMENTO.  C’è chi prende queste frasi con le molle. Perchè da tempo ha smesso di credere che il ‘mistero’ uomo è alimentato da qualcos’altro che non sono i danari. Quelli semmai servono a tradire il giusto, per mandarlo alla crocefissione. E comunque Ale, se avesse ragionato mettendo la mano in tasca, avrebbe optato per altri lidi, ben lontani dall’ombra del Cupolone. Eppure, lui, come altri suoi maestri, grandi maestri, alla fin della conta, non ha esitato a restare qua e a non andare là. Dove? Nel vasto   Altrove,  da dove come quelli di Ulisse sono in pochi a tornare per riabbracciare la vecchia, cara, madre  Itaca.

FRASE. Dice Sarri, fresco mister del Chelsea: ” Sono venuto nel Campionato con i migliori allenatori d‘Europa e del Mondo : Pochettino, Klopp, Mourino e Guardiola … “.
COMMENTO. Che la Premier sia un campionato ( nel suo insieme) al top, ci può (anche) stare. Ma che ospiti (tutti ) i migliori allenatori  della Terra, non ci sentiamo di condividere. Affatto. Intanto perchè   quel tal Carletto da Parma che è andato a sostituirlo al Napoli, presenta un tale curriculum  che i citati dal buon  Sarri ( Guardiola,  a parte) possono ( al momento) soltanto sognare.
Inoltre il Campionato che, lui, come tanti altri  ha generosamente cresciuto e valorizzato,  crediamo disponga tuttora di tecnici  che poco o nulla hanno da invidiare ai citati ( e non citati) del buon Sarri Conte ( disoccupato) a parte, che le ultime ciance danno in arrivo al Milan, e il Mancio relegato alla Nazionale,  non si può certo cacciare nel limbo gente di valore  come Allegri, Di Francesco, Gasperini, Giampaoloetc. etc. I quali, purtroppo per noi, potrebbero ( sicuramente)  far la loro gran  bella figura in Premier e non solo.  Maurizietto ,  facciamo così:  lei pensa alla Zarina e noi al resto?

Ultime: nel rankink Uefa,

Ranking Uefa aggiornato al 15 marzo 2018

Ecco il ranking Uefa generale (prime dieci posizioni) col quale verranno distribuiti i posti nella prossima Champions ed Europa League: 1) Spagna 103,998; 2) Inghilterra 77,748; 3) Italia 74,749; 4) Germania 70,427; 5) Francia 55,415; 6) Russia 53,182; 7) Portogallo 46,915.
Nota: secondo altra recentissima fonte,  citata sulla ‘rosea‘, la distanza tra Inghilterra e Italia, ovvero Premier e Serie A, al momento, non arriva al punto intero. Con posizioni  dunque ampiamente colmabili. E invertibili.

 

FRASE. Frase finale a Toto Wolff ( team principaMercedes) ” E’ la seconda volta che un loro pilota butta fuori un nostro pilota:  ci stiamo stancando”.
COMMENTO. Parlare con degli smemorati è sempre arduo. Questi, anche se commettono atrocità infami, dopo un poco, le obliano. Come non fossero mai avvenute. Lo fanno per le cose serie, figuriamoci per quelle non serie. Sono fatti così, che volete farci? Caricarli in blocco, come facevano gli antichi, metterli in mare e spingerli ad andarsi a cercare  lidi vergini  su qualche pianeta della galassia?
Toto, lei si è stancato per due volte, pensi quanto dovremmo esserlo noi che di volte ne abbiamo  dovute subire a josa. Da un  lustro, almeno. Ha mai pensato ( e chiesto) al suo reuccio qual titolo avrebbe potuto mettere in sacoccia ( diciamo) lo scorso anno se tra voi in primis e tra gli altri di sponda aveste ‘ lasciato in pace ’ l’invidiabile ’ rossa‘?

Di recente, un  suo conterraneo, d’animo magnanimo e grato, schernì  Maranello consigliandogli di mettersi a cucinare un piatto di spaghetti piuttosto che fare un auto. Giusto, sbagliato? La risposta, Toto,  se la dia da solo. Intanto noi, abbracciamo un tedesco che ci piace. Molto. Un fratello d‘Italia ( e d‘Europa). ” Velocità, tecnologia, alettoni e cambio gomme: tutto bello – dice Stefano Boldrini-, ma alla fine il cuore dei tifosi batte per la ‘rossa’ e per chi la guida”.
FRASE. Il solito capiscione tra i (tanti) chiacchieroni di  7 Gold: ” Per me non andremo manco al prossimo Mondiale. L’Italia non ha talenti e il Mancio poco o nulla potrà incidere”.
COMMENTO. Se il mondo, lo sport, il calcio, dovessero costruire il loro futuro tramite le ciacole al vento che s’alzano  ( reiterate) in certi  consessi, staremmo freschi. Qui, quel che conta, infatti, è ciacolare. A ruota libera. Senza preoccupazione alcuna, se non quella dell’audience. Sui loro vaticini, poi, c’è da credergli quanto quelli della Sibilla cumana.
Infatti, pur con tutto il rispetto per il diritto di liberamente ciacolare, non crediamo affatto di non esserci ( nel frattempo) forniti di buoni giovani. Da far crescere, certo, a puntino, come sta ripromettendosi di fare il nostro (audace ) Mancio,al quale vorremmo solo suggerirgli di tapparsi le orecchie davanti a cotali sirene e sirenette. Un po’ come fece Ulisse. Per portarci, poi, forti e pimpanti, a gioire della dolce Itaca. 

FRASESergio Ramos, amato killer  ( calcisticamente parlando) dei Blancos dice : ” Ammiro Maradona, un grande. Ma tra lui e Messi ci sono anni luce; con Messi, sì, il migliore di sempre”.
COMMENTO. Ognuno ovviamente si tiene le opinioni che crede. Noi ad esempio pensiamo che quel feroce ‘ scassinatore’ di avversari da rendere inoffensivi, bocciato in storia, non veda oltre   le sue bravate.  Parlasse di quelle, forse, l’ascolteremmo pure; ma se si mette a spaziare oltre il suo (limitato) orizzonte, meglio lasciarlo perdere. Anzi, meglio tenerlo d’occhio, per impedirgli ( alla prossima occasione)  di trattare qualcun altro come quel poveraccio di Salah, che oltre al danno  col Liverpool s’è dovuto  sorbire anche la beffa di non aver potuto difendere come avrebbe voluto il  suo dolce Egitto ai Mondiali di Russia. 

FRASE Ventura, ex ct,  dice: ” Sono stato il capro espiatorio di colpe non (solo) mie”.
COMMENTO. Che il  ct Ventura sia o no (diventato) capro espiatorio non ci interessa affatto. Siam dell’avviso che di maldestri è zeppo il calcio nostrano. Sappia però che, a torto o a ragione, pur con tutta la clemenza possibile che gli potrà essere riservata, il suo prorompente  corpaccione non potrà che restare  per sempre legato ad una delle pagine più nere del calcio italiano. E’ inevitabile. E’ nell’ordine dei fatti. Allora, piuttosto che dare l’impressione di volersi salvare  alla Schettino, se ne faccia una ragione. Con un filo d’autocritica. Dignitosamente. Silenziosamente. E la chiuda là. Forse qualcuno potrà anche dimenticarlo.

FRASEThiago Silva: ” Il Milan è nel mio cuore e lo sarà sempre. Sarebbe bello chiudere la carriera in rossonero”.
COMMENTO. Una volta tanto, dal caro e colorito Brazil, giunge una voce non condizionata dalla pioggia di danari che stanno affogando lo bello  sport del pallone.  Un abbraccio Thiago, colà, ti aspettano ( sempre) a braccia aperte.

FRASE.  Sul ventilato trasferimento di CR7 “ Queste cifre nessuno, in Italia, può permettersele”.
COMMENTO. Ci mancherebbe. E chi vuole andare ad aggiungersi a quei tre o quattro panda superprotetti che sborsano soldi a palate senza che nessuno gliene chieda la provenienza?
Per CR7 non abbiamo sentito cifre. Per Neymar invece sì. Il Florentino padre padrone  dei Blancos avrebbe messo in bilancio 600 mln  per l’acquisto del giocatore, 300 solo per l’ingaggio. Un investimento folle, anche per una squadra abituata al perpetuo  nel rosso come quella madridista e che ( sia pur)  con 7,5 mln di fatturato ca, quei sonori esborsi di danari ( in un modo o nell’altro ) dovrà fare rientrare.

Che poi il giovin fenomeno carioca vada a finire come l’altro più stagionato fenomeno gallese, strapagato pure lui, e che in un anno è riuscito a trovare ( più o meno) soltanto un ferro da cavallo con una rovesciata acrobatica in finale Champions contro quegli sfigati dei Reeds, questo è tutto da vedere. Piuttosto, quando, da noi, si pronunciano certe frasi, sembra d’avvertire il transfert d’un piacere per altri che si vorrebbe nostro. Non siamo tutti uguali al Mondo. Vero. Ma a noi ( sinceramente) non sovviene piacere alcuno, soprattutto, per immedesimazione.
Anzi, che fortunati siamo non aggirarci più tra  ’ ricchi scemi’ pronti a svenarsi pur di accasare ( presunti) fenomeni che tali sono solo per chi ha preso l’abitudine  ( fair play consenziente o impotente) di saccheggiare sistematicamente questo sport ( ancora) alimentato dalla passione popolare!

FRASE. Balo dice ” E’ ora che l’Italia accetti l’integrazione. Come già altri paesi europei”.
COMMENTO. E’ ora, invece, che sia lui a crescere. Sul serio e non solo sul campo. Intanto gli altri, tutti quelli che gli fanno corona, se veramente ce l’hanno a cuore, lo stimolino a vedere le cose nella sua ( possibile) veridicità. Anticamera a pensieri e comportamenti corretti. Si è infatti chiesto il nostro Balo che fine avrebbero fatto le decine e decine  di migliaia di poveracci che sono approdate ( soprattutto)  sulle nostre isole  in questi ultimi anni?  Da qual paese d’Europa da lui citati  sono stati soccorsi, curati ed ospitati se non dalla ’razzista’ Italia?
Che qualche ‘frangia‘ di insulsi oscurantisti ce l’ha pure, ma sono sempre quelli e lontani dalla stragrande maggioranza di un popolo di 62 mln di persone. Il suo caso personale   , in questo senso, dovrebbe avergli insegnato qualcosa. Semmai, si sforzi il Balo di dare il meglio di sè in campo e fuori. Chè sono agli esempi concreti e non i predicatori  che la gente antica del Belpaese più rispetta. Ammira. Ama.

FRASE. Zizou dice: ” Vi spiega il mondo Real. Tanto lavoro, unità e grandi giocatori, questa la ricetta vincente”.
COMMENTO. Sicuro, Zizou, di non esserti dimenticato qualcosa? Gli arbitri, ad esempio, ma anche la dieta alimentare dei tuoi ( ex) galacticos, che nei grandi appuntamenti mettono le ali? E di Florentino che dici? Guarda che a lui fanno ombra anche i fili di seta d’improvvido baco. Attento.

FRASE. Rivela monsieur Platini ” Sì, visto che la finale più attesa era Francia e Brasile, abbiamo pensato bene di concederla. Ovviamente tramite qualche (innocente) trucchetto”.
COMMENTO. Che qualcuno in alto abbia (finalmente) ammesso quello che tutti non pensiamo allorquando  i santoni del sorteggio  frullano quelle palline, è cosa buona e santa. Ora aspettiamo che qualcun altro, con lo stesso coraggio, e senza ironia, ci venga a spiegare come mai in certi campionati, e nelle manifestazioni internazionali ( Champions in testa), c’è gente che vola. Senza  tirare il fiato. Che mangia: bresaola o stoccafisso?

FRASE.  Blancos infuriati: verso chi parla di ‘furto’ parte la querela.
COMMENTO. Non devono essere messi bene da quelle parti. Perchè, se per ‘reprimere’ diversità di vedute ( inevitabili  nel calcio) si rivolgono  ai legali, devono essere (davvero) sull’orlo d’una crisi di nervi. Peraltro mai vista, al  monumentale Bernabeu. E comunque ammesso e non concesso che riescano a rintracciare i  milioni e milioni di quanti  sono inorriditi davanti alla (incauta o fraudolenta? ) decisione del giovane arbitro inglese, che faranno in futuro? Mica vorranno aggiungere allo staff di giacchette nere anche un pool di legali? Eppoi, vogliono o no ‘sto VAR?

FRASE. Dice Andrea Agnelli, 42 anni, presidente Juventus ” Oggi l’arbitro non ha capito nulla. Ma il discorso va più esteso. Serve la Var anche in Europa. Collina e la sua vanità vanno a colpire le squadre italiane per una designazione imparziale. Un designatore va cambiato ogni tre o cinque anni. Per avere una evidente imparzialità si va a colpire le italiane in maniera quasi scientifica”.
COMMENTO. Che l’arbitro ‘pattumiera‘ inglese sia servito ad eliminare la Juve è stato fin troppo chiaro. E inquietante. Tanto più che, come dice il presidente bianconero, dovrebbe essere stato un italiano, tale Collina, a cacciarlo tra i piedi dell’orgogliosa Signora. Ma Collina, a quanto pare, non è  nuovo a queste prestazioni. Le squadre italiane infatti  e non solo la Juve, in proposito,  hanno una lunga serie di ‘ furti‘ da reclamare. E non a causa del solito, manipolato, sfruttato, vittimismo. Milan, Lazio, Roma hanno smoccolato ad josa davanti a  direttori di gara che hanno ‘ pilotato’ gli incontri a loro ( insindacabile e univoco )  ‘modo di vedere’.

E questo rattrista. Perchè quella fiducia finora riposta nelle istituzioni europee del calcio va visibilmente scemando. E non solo da noi. Infatti andate a chiedere a Rumenigge cosa pensa dell’ultimo confronto tra la sua corazzata e quella del ‘onnipresente’ Florentino. Collezionista ( ad oltranza)  di Coppe, Trofei e Palloni d’oro ( ormai sempre  meno credibili).

 

FRASE. Zinedine Zidane, ct del Real, dice: ” Dicono tutti(?) che il rigore fosse netto”. Rincara il suo baldo campione noto come CR7 ” Non capisco le loro proteste: senza fallo Vasquez avrebbe segnato”.
COMMENTO. Due frasi per una.Intanto pensavamo che in quel calderone a strapiombo sul campo da gioco si fossero, col tempo, resi esperti nel valutare le prestazioni loro ed altrui. E anche i rigori, quando si danno e quando no. Sembra invece che le cose non stiano così. Sembra piuttosto che quelli di pallone capiscano solo quanto che gli va sul loro conto. Non l’avessero capita, la nobil Signora gli ha fornito una lectio magistralis di cui conservare eterna memoria.

Insomma quel rigore l’hanno visto solo loro. E comunque a parte l’arbitro ‘pattumiera‘; a parte Vasquez; a parte il solito isterico puntero detto CR7, su quello stadio  vanno fiorendo storie strane. Da verificare. Storie simili a leggende nere. Come ne sono nate, nel passato, su certi ambienti storici in cui a ‘gestire‘ potere, danaro e successo erano veleni e pugnali. In quel ‘ maledetto‘ impianto  in fase di ristrutturazione, va a diffondersi infatti la convinzione d’averlo trasformato in una sorta di ‘ porto franco’  dove a legiferare sono loro e non altri. Non il calcio europeo. Non chi merita di vincere. Non chi gli fornisce ‘lezioni‘, ma solo chi gli scarica ( a comando) la sua ’pattumiera’. 

FRASE. Assicura Gianfranco Zola, 51 anni, ex calciatore: ” Inglesi più avanti. A noi  manca il talento più che il denaro”.
COMMENTO.  Non bastavano gli anglofili e don Capello, che s’è aggiunto anche il nostro Gianfranco al coro di quelli che vedono il nostro calcio morto e sepolto sotto una spessa coltre di diffusa mediocrità. Eppure, i lor signori, dovrebbero prima del flatus voci verificare quanto sta accadendo attorno ai loro preziosi occhietti. Perchè, se è vero che la Premier è la lega che incassa  incassa di più, non altrettanto vero è  che si la migliore visto che nell’ultimo turno di Coppe è riuscita a malapena a salvare in Champions due squadre ( City e Liverpool)  in Uefa una  ( Arsenal) .  Come noi, che nel ranking Uefa gli stiamo appresso per una manciata di punticini.
Inoltre, che il  City ( degli sceicchi  spendaccioni  e del Pep) sia una ‘ macchina da guerra imbattibile,  è tutto da vedere; semmai, per la sua storia, tra le compagini d’Albione, ci parrebbe più insidioso il Liverpool, che comunque non è l’apice del calcio inglese e ( tantomeno) europeo. Se poi ci volessimo trasferire alle nazionali di sua Maestà, a parte il recente timido risveglio delle giovanili tutto da confermare, sono lustri che non le si vedono ai vertici del calcio mondiale. La loro nazionale maggiore, addirittura, madre di tutte le nazionali al Mondo, dopo avere ‘ rubacchiato’ un Mondiale in epoca preistorica, non s’è manco più affacciata sulle ribalte mondiali.

Dunque continuare a proporre a 360° gradi  il modello Premier con tanta insistenza, ostentazione e (monotonia) fa restare perplessi. Per cui, ci piace parteggiare per il buon Di Biagio. Che con un pizzico di (sano) orgoglio ( italico) ancora non venduto al migliore offerente, dice ” Fuori ci maltrattano. A volontà. Dai ragazzi voglio maggiore personalità.
Certo. Ma  qui  abbiamo giocatori da Spagna e Brasile”. Noi, quadristellati, siam fuori dal Mondiale di Russia.  E’ vero. Ma  per ( mandata) di sciagurati al vertice o di mediocri pedatori alla base? Eppoi, suvvia, sinceramente, donde stanno alloggiati tutti questi fenomeni  dell’ aureo Altrove? L’incontro Inghilterra-Italia, a Wembley, pur dando il giusto peso alle amichevoli, è finito in parità: 1-1. Come volevasi dimostrare?

 

* FRASE. Scherza l’amabile Leo Turrini ” Lewis, nel post gara, dentro quell’abitacolo da cui non voleva più uscire, sembrava Polifemo dopo essere stato accecato da Ulisse”.
COMMENTO. In effetti la ‘sorpresa’ propinata dalle ’rosse’ non dev’essere stata di quelle facilmente digeribili. Soprattutto dopo la pole fantascientifica del giorno prima. Stando a quei tempi, infatti,  le umili ‘rosse‘ avrebbero dovuto finire distanti anni luce dalla superba ‘ freccia d’argento‘ del re nero.  E invece, ecco che l’imprevedibile ‘macchinina rossa’ che sembra avere assunto sembiante umano va a compiere uno dei suoi innumerevoli colpi di scena. Che sono anima e sangue della sua storia straordinaria. Sua e soltanto sua. Ecco perchè quand’anche  passa al fianco ti fa scorrere addosso brividi ineffabili. E un po’ dovunque. Qua e là pel Pianeta.

FRASE. Sbotta  Pochettinomister Tottenham: ” Prima della gara c’era Agnelli e dopo, con lui, anche Marotta. Ho visto come nell’intervallo abbiamo messo pressione sull’arbitro. Alla fine c’erano due rigori per falli di mano, non ce ne ha dato alcuno”.
COMMENTO. Mauricio Pochettino come milioni di italiani sparsi nel mondo spesso e volentieri non sa se dar precedenza allo jus soli piuttosto che allo jus sanguinis. Lasci perdere, per favore,  visto che più italiano di così non potrebbe.
Anche perchè se c’era un rigore sacrosanto  quello doveva essere dato alla Signora e non al (poco) sereno Maurizietto. E se ne faccia ragione: il suo Tottenham non è la Juve.

 

* FRASE. Dice Paolo Condò, in Confidential ” Se per vedere la partita più bella del mondo scegliete Liverpool- Manchester United non andate troppo lontani dal vero”.
COMMENTO. Rispettiamo tutte le opinioni. Anche quelle dei fans anglolifi  più coriacei come il Paolone, a mezzo  tra ‘rosea’ e SkySolo che, guarda un po’, non condividiamo. No. Intanto perchè il nostro insiste su una ‘ modernità della Premier che (ultimamente) ha affollato di ( ulteriori)   attori la sua scena’ che a noi appare, ma solo in parte. Spiacenti.

Anche perchè ( a parte certi aspetti economici-organizzativi della Premier che non convincono ) occorre che qualcuno (ci) chiarisca una volta per tutte come si faccia a correre (e resistere ) così tanto. Noi, se Wigghin o Froome sono alimentati a stoccafisso o a bresaola vogliamo saperlo, chiaramente, ora, e basta.
Eppoi, anche solo selezionando i titoli che vanno in campo, per il Liverpool sono 5 Champions e per lo United tre. Otto, se non erriamo, comunque meno delle dieci che  ( tanto per fare uno degli esempi a noi consentiti) calcherebbero il vestusto San Siro,  con Milan ( 7 Champions, 18 Scudetti) e Inter (3 Champions, 18 Scudetti).
Le quali,  storie e titoli alla mano, avrebbero ( tanti) più  crediti per essere incluse tra ile  pretendenti alla  partita ‘più bella del mondo’.  O no? O forse che, per noi, italioti d’antico pelo,  l’erba più verde resta sempre ( e comunque) quella del vicino? Cilicio  alla mano?

FRASE. ” Il dato importante per il calcio italiano è che c’è una generazione di talenti veramente interessante. Tra l’altro sono tutti titolari in A. Una ottima base della squadra per ripartire”. Così dice Marcello Lippi, ora migrante in Cina, alla guida della Nazionale del dragone, ma già campione del Mondo.

COMMENTO. Di seguito riportiamo quanto avrebbe detto un altro dei nostri (presunti ) tecnici.
Quel Capello che dopo avere trovato pepite d’oro nel ricco eldorado del  Milan berlusconiano, se n’è andato a scorrazzare per il Mondo  con risultati ( sovente) poco lusinghieri. Al momento è riparato in Cina, con magno gaudio del pueblo calcistico nostrano. Sì, perchè mentre lui non vede altri vedono. Non diciamo un futuro roseo, ma almeno da giocarcelo, magari alla pari con altri strombazzati rivali.

Ce ne vuole a snobbare l’azzurro, aspirante pentastellato, ma l’ingrato ed orbo friulano c’è riuscito. Fortuna nostra è che dalle parti della Tuscia, c’è ancora qualcuno che di calcio, e di giovani talenti, s’intende.

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FRASE. Capello ” Non sono interessato alla Nazionale. Anche perchè oggi  manca il talento”.
COMMENTO.  Di frasi orribili caro  Capello, nella sua peregrina carriera, ne ha dette molte. Per quel che ci riguarda se non lo chiamano a vestirsi d’azzurro è perchè non lo  merita. Allenare infatti una squadra  ricolma Baresi, Maldini, Baggio  son buoni anche quelli del Dopolavoro ferroviario. Reperibili, tra l’altro, a prezzi migliori del suo.
E inoltre non è affatto vero che non ci sono talenti. Il problema è intravvederli  per tempo e non quando sono belli e svezzati. Cosa a lei, evidentemente, impossibile.  Resti quindi pure in Altrove. In Cina o dove meglio crede.  Nessuno la piange. Nessuno la vuole.  Tanto più se la andiamo  a ricordare  per le memorabili imprese che  ha compiuto con con le nazionali di Inghilterra e Russia.

*

FRASE. Dice Montella: ” Il Siviglia negli ultimi dieci anni ha vinto più del Milan“.
COMMENTO. Il Montella, dunque, che   al Milan non è riuscito a tirar fuori il classico ragno dal buco è stato chiamato  grazie alla ineffabile volontà della  Provvidenza in quel di Siviglia, squadra tosta e ( ultimamente ) per tre volte vincente in Uefa ( ma 3 Uefa valgono una Champions?)Ambiziosetta, comunque.
Sarà allora ben per lui più che sparare ciacole a vanvera non ripeter le prestazioni sue. E comunque sia resti sempre grato ad una maglia che anche se vestita con scarso costrutto gli ha concesso di mettersi in vetrina in ambito internazionale. E si rimbocchi  l’ingegno oltre che le maniche.
Perchè se al povero Diavolo  per attendere  il ‘ ragno‘ hanno pazientato ( circa ) due stagioni, al Siviglia san tornare  sui loro passi molto, molto prima. Ambiziosetti come sono. Come volevasi dimostrare.

NOTA.

° Il Milan  ( nonostante la temporanea povertà) è  la terza squadra al mondo per numero di titoli internazionali conquistati (18, a pari merito con il Boca Juniors e alle spalle di Real Madrid e Al-Ahly, rispettivamente a quota 24 e 20).Nella sua bacheca figurano, a livello internazionale, 7 Coppe dei Campioni/Champions League, 2 Coppe delle Coppe, 5 Supercoppe europee, 3 Coppe Intercontinentali e una Coppa del mondo per club FIFA.Se in ambito internazionale il Milan è la squadra italiana con più successi, la prima italiana ad aver vinto la Coppa dei Campioni (nel 1962-1963) e la seconda squadra europea e prima italiana per numero di finali di Coppa dei Campioni/Champions League disputate (11), in ambito italiano è il secondo club più titolato, a pari merito con l’Inter e alle spalle della Juventus (52 trofei), avendo vinto 30 trofei nazionali: 18 scudetti, 5 Coppe Italia e 7 Supercoppe italiane.
Complessivamente, con 48 trofei ufficiali vinti (30 nazionali e 18 internazionali), è il secondo club italiano più titolato dietro alla Juventus (63). È stata inoltre la prima squadra a vincere, nel 1991-1992, il campionato italiano a girone unico senza subire sconfitte,eguagliata dalla Juventus nel 2011-2012 Il club figura (al momento ) al quarantunesimo posto della graduatoria continentale dell’UEFA.

 

° Questo  il  palmarès del Siviglia:  1 campionato spagnolo (1945-1946), 5  Coppe del Re (193519391947-19482006-20072009-2010) 1 Supercoppa spagnola (2007). In ambito internazionale, invece, da che è al mondo, ha vinto 5  Coppe UEFA/Europa League (2005-20062006-20072013-20142014-20152015-2016), record nella competizione, e una Supercoppa UEFA (2006). Attualmente occupa l’8º posto del Ranking UEFA.

( Fonte Wikipedia)

*  CARNEFICI E VITTIME. Due libri hanno riproposto in questi giorni un’ antica domanda: “ Perchè il carnefice ci conquista più della vittima“? Così è, infatti, se vi pare (e non vi pare)? Accettiamo allora la risposta che sul tema diede Nietzche? Ovvero: ” ( ) non già per lo stupore di fronte alle cose; ma per lo stupore di fronte all’orrore delle cose”? Oppure, andiamo a rovistare lumi presso altri  lidi?

 

ALTRE DALLA CRONACA.

 

UNA STORIA DA NON DIMENTICARE. Lo hanno trovato senza vita, nella cameretta d’albergo prenotato dalla  squadra per l’incontro  di mezzogiorno contro l’ Udinese. Avrebbe dovuto scendere  nella sala pranzo intorno alle 9,30. Anticipando come al solito gli altri, lui, generoso e puntuale capitano . Non lo hanno visto, stranamente, e hanno mandato un massaggiatore a verificare la situazione. Purtroppo drammatica, incredibile. Visto che il  valente difensore viola, 31 anni appena compiuti, giaceva nel suo sonno eterno,  che lo aveva colpito nel corso della notte.
Sono stati i suoi compagni a chiedere di non giocare.
Immediatamente seguiti dai friulani e, una dietro all’altra, da tutte le squadre di A e B. Il commissario Malagò non ha fatto altro che prendere atto d’una volontà diffusa. Fortemente provante. Anche perchè Davide era benvoluto un po’ da tutti. Allevato nelle giovanili del Milan era passato ad altre squadre, come sempre capita (anche) ai migliori talenti giovani del nostro movimento.
Ultimamente era stato alla Roma ( un anno) per trasferirsi ,poi, successivamente,  alla Fiorentina. Dov’era pronto un contratto per vestirlo di viola fino al termine della sua carriera.

Davide Astori vestiva anche la maglia azzurra. Il suo sogno da sempre. Nel Mundialito contro l’Uruguay  aveva segnato il gol  che aggiudicava alla Nazionale di Prandelli  il terzo posto del torneo. A Firenze aveva trovato la sua ‘dimensione’ ideale.
Lo aveva confessato apertamente. In pratica, grazie alle  sue qualità non solo calcistiche, era stato prescelto per far dachioccia ad una Viola ( di molto) ringiovanita dopo un anno di ( relative) delusioni. Ci stava riuscendo. E forse proprio questo è il rammarico più grande. Non vederlo sgranare i suoi occhi chiari e sorridenti sul lavoro che stava portando avanti e che , prima o poi, darà i suoi frutti.

Lascia una bimba di due anni, Vittoria, che non potrà mai più godere del suo vigoroso abbraccio. La vita, spesso, è crudele. Potrà però alimentare l’orgoglio di avere avuto un padre così. Bravo sul campo. Amato fuori campo. Esempio acclarato di quei talenti nostrani che solo miopi maneggioni non riesco a vedere e valorizzare come meritano. A tempo debito, si sa, e non quando questi hanno già speso il meglio della loro vita ( non solo) sportiva.

 

 LI FATE O NO QUESTI NUOVI  STADI? Sottoscriviamo il testo diffuso a pagine intere da Sky per salutare  il nuovo inizio del calcio italiano.  ” E’ il momento.
Sono grato della fiducia che tutti ripongono in me, fiducia che però io non merito, perchè da solo non sono niente. Pronti a dare tutto, ce ne sono tanti come me: dieci, trenta, centomila.
E cresceremo ancora. Qualcuno proverà a dividerci, ma si ingannano se pensano di riuscirci. Perchè noi siamo destinati a fare grandi cose
“.

( Giuseppe Garibaldi, giorno di Pasqua 1861)

 

 

 ARGOMENTI ( NON SOLO)  DI SPORT

POLO BIOTECH ITALIANO. ” Abbia fatto una lunga rincorsa, oggi possiamo dire di averla compiuta”. Così Mauro Scaccabarozzi, presidente Farmindustria in preparazione dell’Assemblea annuale. L’industria farmaceutica italiana ha scalato progressivamente la classifica Ue dei produttori di farmaci, segnando negli ultimi dieci il maggior incremento  dell’export tra i grandi Paesi, registrando un +107%, passando da 1,3 mld a 24,8 mld.
Il 60% delle imprese italiane ha capitale estero ma un alto indici di presenza nazionale nella produzione, mentre il 40% ha capitale italiano ( spesso si tratta di aziende familiari che hanno saputo internazionalizzarsi e aggredire i mercati oltre confine) ma realizzano circa il 70% della cifra d’affari fuori al Paese.
Sono riuscite a combattere la concorrenza tedesca grazie al mix di capitale umano, flessibilità e creatività, tipiche del made in Italy, e a un costante aumento della produzione, con una crescita della occupazione: il 93% dei nostri addetti ha un contratto a tempo indeterminato. Non basta l’export, però, le nostre imprese per crescere hanno bisogno anche del nostro mercato  e dunque del Paese che deve restare attrattivo.

 IL PIAVE MORMORO‘. Il 15 giugno 1918 iniziò l’offensiva generale dell’esercito austro ( ungarico-tedesco). Il 16 giugno si poteva dire che il piano austriaco era sostanzialmente fallito. Tanto che pochi giorni dopo il nemico era tornato sulle posizioni di partenza. I nostri ragazzi, tra cui quelli giovanissimi classe 1899, l’avevano respinta. Clamorosamente. I numeri hanno poi dato la misura della vittoria.
Con 150 mila perdite austriache ( tra morti, feriti e dispersi) e 85 mila italiane.  Fu una grande vittoria, decisiva per le sorti della Prima grande guerra, ma che però ” non ebbe adeguata eco nella storiografia europea che considerava ( a torto) come scenario centrale e fondamentale quello francese, mettendo in secondo piano tutti gli altri fronti. L’inglese Liddell Hart nelle 600 pagine della su fondamentale storia della Grande guerra dedica tre righe agli scontri di giugno. Una differenza di considerazione che avrà un peso determinante nella distribuzione dei compensi al tavolo della pace e nella rottura delle alleanze che avverrà ( con danni) negli anni successivi”.

Se vogliamo andare alle radici di certi atteggiamenti europei nei confronti della giovane Italia (ri)trovata e (ri)unita  nel 1861 non basta, dunque, che sfogliare qualche libercolo. E’ vero che la storia che si racconta è quella dei vincitori, ma in questo caso anche l’Italia figurava ( o doveva figurare) nel lotto dei vincitori. Verità vuole però che quando s’è trattato di dare più che di prendere, tanto i cuginetti d’Oltralpe quanto i pescatori d’Albione e finanche i perdenti d’Alemania, hanno sempre mostrato il ‘braccino corto’ nei confronti della bella e  imberbe Italia.  Corto e insulso. I risultati della Seconda guerra, poi, hanno peggiorato la situazione.
Al punto che oggi, tutti, anche i bolliti più bolliti del Vecchio continente, si sentono in dovere di distribuire giudizi, pagelle, compiti e compitini ad un Paese che quando ( tutti o quasi) coloro che oggi fungono da soloni  e santoni  issavano palizzate i nostri tenevano città moderne, sviluppate, con tanto di fori, palazzi (anche) di sei piani, acquedotti e strade che collegavano (almeno) tre continenti. E’ vero che l’ignoranza vuol la sua parte, ma adesso ( per favore) basta.

AMERICA Vs USA? Se uno va andare una sbirciatina a ‘ Il libro dei fatti’ 2017, scopre che il Pil degli Usa si aggira intorno ai 18 mila mld di dollari. Una enormità che tale appare davanti alle concorrenti, prese singolarmente tranne la Cina che ( a star sentire lei) sta risalendo la graduatoria di gran carriera. Unica economia che potrebbe star al pari della stelle e strisce può essere solo quella europea, non presa singolarmente però, ma nel suo insieme.
Basta infatti assommarne anche solo alcune del Vecchio continenteGermania ( 3.800 mld), Spagna ( 1.600 mld), GB ( 2.700 mld), Olanda ( 0.832 mld), Polonia ( 1.ooo mld), Francia ( 2.600 mld), Italia ( 2.300 mld), che al totale diventano 14.ooo mld ca. Se si aggiungono poi tutti gli altri della Ue ( Turchia esclusa, quindi) non si arriva tanto lontano dalla vetta della  prodigiosa economia mondiale. Che cosa significhi tutto questo per noi è ovvio. A dividere et imperare questa volta può essere mister Trump, anche per avvantaggiare i suoi lavoratori rispetto ai nostri. Brutta piega. Ma che vogliamo fare noi, della leggiadra Europa, andar da lui col cappello in mano e in ordine sparso?

TRUMP E I DAZI. Il tracotante presidente Trump, che una ne fa e due ne sbaglia, non sapendo come girarsi i pollici ha preso ad evocare la possibilità di dazi al 20% sulle autovetture da importazione, contro il 2,5% attuale. In più le autovetture di provenienza estera potrebbero restare soggette alle restrizioni in tema di emissioni varate da Obama. E tuttavia i possibili dazi, avrebbe un effetto limitato. Visto che quasi tutti i costruttori hanno proprie fabbriche negli Usa che rappresentano una quota di immatricolazione tra il 65 e l’80%. L’industria Usa dell’auto vale 3,5% del Pil  statunitense e occupa 2,5 mln di persone.

 DISASTRO BREXIT?  Chi glielo ha fatto fare a quei furboni d’Albione di votare la brexit, ( forse) non lo sanno manco loro. Certo è che la signora May, 61 anni, premier del governo inglese, è costretta a smoccolare a destra e a manca.
” Ragazzi – ripete ai suoi, molti dei quali ( abitualmente) rintanati in quei fumosi pub che deliziano tante ore dei sudditi di Sua Maestà - , qui, non ce la caviamo proprio per nulla. Qui non ci danno quel che vogliamo. Qui ci portano via anche quei pochi mutandini  rimasti dopo avere vendute tutte ( o quasi) le nostre squadre sportive  a foresti”.

La signora May, tuttavia, da buona azdora britannica, non si tira indietro. ” Voglio essere diretta – dice – perchè dobbiamo tutti confrontarci  con alcune dure realtà. Stiamo lasciando il mercato unico. La vita sarà diversa, dobbiamo rendercene conto. E al più presto possibile”.
I contraccolpi, soprattutto, sul piano economico ( e doganale) saranno notevoli. Anche al pub, tra una birra e l’altra, si comincia a rendere conto. Tanto che certe ‘

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