Non solo sport. Il Presidente:” Basta odio e divisioni!”. L’anno di Coppi e l’augurio al ‘nostro’ Schumi.

LA CRONACA DAL DIVANO. Nuovo anno ( non solo di sport), con (vecchie ) abitudini e relativi ( vecchi) arnesi all’opera. Il buon Lorenzo, trentenne, maiorchino, è ‘ (tra) passato‘ com’ è noto ( dopo due anni) dalla sella della Ducati a quella della Honda. Sembrerebbe, a starlo sentire, per via di qualche centimetro in più che non consentivano, a lui, piccoletto, di dominare a piacimento la terribile Desmo di Borgo Panigale per spadroneggiare come aquila in libero volo sulle piste del mondo.
Due anni per prendere qualche misura tra lui e una moto son tanti, ma non per Lorenzo che le sue cose fa e medita. Compreso la rievocazione del ‘ dream team’ che sarebbe stato partorito in combutta con l’amico-nemico Marc, proprio per incantare ( come il Real) negli anni a venire gli appassionati della moto da corsa sparsi sui cinque continenti.
‘Dream team’ non nuovo, non inedito, a dir il vero, visto che ( se anche la nostra memoria non inganna) ha avuto debutto già qualche anno fa. In particolare, su quella pista dove lui e l’altro, come ‘bravacci’ di manzoniana memoria, si sono infilati nell’agone gridando ai ( tanti) Don Abbondio ( italioti compresi) colà presenti: ” Questo (decimo ) titolo non s’ha da dare!”.
E se in sede d’auspicio qualche nota stonata (purtroppo) non manca, quelle intonate sembrano ( ampiamente) ricompensare gli sportivi. Quelli che non guardano solo ai (tanti) danari e alla (facile) gloria. Quelli che se si turano il naso sul doping vorrebbero vedere competizioni credibili e pulite in ogni agone sportivo. Quelli che prima di sputare sul loro piatto voglion sincerarsi che anche in Altrove si faccia altrettanto. Del resto siam figli d’un piccolo, curioso, creativo Paese, che ha così dato al M0ndo che si fatica aprire porte e finestre ad ogni nuovo arrivato.
Un pensiero speciale vogliamo qui rivolgere al ‘ nostro’ Schumi, che proprio in queste ore compie i suoi cinquant’anni, relegato però in una condizione di grave difficoltà in cui auspichiamo, con tutto il cuore, cuore non solo Ferrari, comincino ad evidenziarsi spiragli concreti di miglioramento. La sua e la nostra storia sono intrecciate profondamente. Indissolubilmente.
ALTRE. Per non affannarci lasciamo da parte politica, cronaca di qualsiasi colore essa sia, ( certi) personaggi. Torniamo a rallegraci con lo sport. E le sue aspettative. Per il calcio, l’amato calcio, oltre al fondamentali problema nuovi stadi, c’è una pattuglia italiana che per una inezia non s’è insediata al vertice del ranking Uefa.
In Champion ci sono rimaste la Signora e la Lupa, con la prima ( pericolosamente) indicata tra le papabili alla Coppa dalle grandi orecchie. Pericolosamente, perchè a tendere agguati in Europa ce n’è più d’uno. Qualcuno legittimo, qualche altro no. Nel senso che, se del caso, con i tanti ingenui italioti in circolazione, qui, possono anche buttarcela fuori la (nostra) Signora, tra un fischio e l’altro, com’è già capitato ( anche) di recente. Comunque, più che Real o Barca i pericoli arrivano da Albione, con quel Liverpool a suo agio nella competizione europea.
Segni di ripresa arrivano dalle nevi. Nelle diverse specialità. Con una velocità maschile ( davvero) al vertice; e una femminile ( orfana Goggia) dignitosa. Con un fondo dove tali Pellegrino e De Fabiani non vanno in pista a far le comparse dietro ai turbocompressori del Nord. Mentre Nibali , 32 anni, promette fuoco e fiamme a Giro e Tour; con Viviani, 29 anni, non sta pensando solo al matrimonio. La sua gamba, se messa al posto giusto, ci potrebbe dare belle soddisfazioni. A cominciare dalla Sanremo.
Finale relegato al nostro Presidente della Repubblica , appassionato di volley, che ha voluto chiudere l’anno con una indicazione chiara: ” Basta odio e divisioni. Il Paese viaggi dunque unito per risolvere i suoi numerosi ( ed annosi) problemi. Unito e vincente come ( spesso) gli riesce nello sport“.
IL GRANDE AIRONE. E’ ricorso il 59° della scomparsa, il 2 gennaio 1960, del più grande pedalatore d’ogni tempo. Figura che, al di là delle diversità d’opinione, o di appartenenza, va di diritto collocato nell’angusto pantheon dei grandi personaggio dello sport mondiale. Qualcuno, oggi, trascorso ormai mezzo secolo dal funesto evento, tende a metterlo in secondo piano.
Quasi a ridimensionarlo a vantaggio di questo o quell’altro legato alla cronaca, sia pur meritevole come son tutti meritevoli i campioni dello sport. A qualsiasi latitudine. Di qualsiasi colore. Privando però ( soprattutto i giovani) di un qualcosa di (sportivamente) prodigioso, di ( umanamente) immenso e di ( letterariamente) omerico.
Per ricollocare in giusta posizione un personaggio nato il 24 settembre 1919 a Castellania che ha interessato le penne più autorevoli del giornalismo ( non solo) sportivo, ( non solo italiano) del Dopoguerra, basta il ‘saluto’ porto sulle colonne del ‘Corriere’ da Orio Vergani, il giorno dopo l’avvenuta scomparsa dell’indimenticabile ( e indimenticato) ’grande airone‘ di Castellania.
” Milano, 2 gennaio 1960. Il grande airone ha chiuso le ali. Quante volte Fausto Coppi evocò in noi l’immagine di un grande airone lanciato in volo con il battere delle lunghe ali a sfiorare valli e monti, spiagge e nevai?
Fortissimo e fragile al tempo stesso, qualche volta la stanchezza e la sfortuna lo abbattevano e lo facevano crollare a terra, sul ciglio di una strada o sull’ erba del prato di un velodromo: la sua figura sembrava spezzarsi in una strana geometria, come quella di un pantografo, e una volta di più suscitava l’immagine di un airone ferito. Altre volte era l’immagine di una tragica conclusione di caccia.
Quante volte, di lui affranto per la stanchezza sull’ erba, a pochi metri da un traguardo sentimmo dire: «Sembra un cervo moribondo»!
L’ occhio galleggiava immobile, con la pupilla arrovesciata al limite della palpebra: le guance erano scavate, le labbra anelanti per l’amara fatica: le lunghe braccia, le lunghe gambe come buttate là, senza più armonia, scompostamente, in una stanchezza mortale.
La fragilità fu la compagna sinistra di quest’ uomo che per tanti anni sembrò un ragazzo, il ragazzo più forte di tutti, sostenuto da una energia quasi magica, una forza da racconto delle fate. Il trittico su cui poggiava il misterioso ’sistema’ delle sue capacità fisiche – cuore, polmoni, muscoli – nascondeva, quasi invisibile, un punto di estrema vulnerabilità.
Questa era la vulnerabilità dei ragazzi. Coppi era rimasto tale: sembrava si fosse fermato al gradino dei sedici anni: ossa troppo leggere – dicevano: «Uno scheletro in canna» -, nervi troppo scoperti, un ingenuo palpitare dei sentimenti, un difficile equilibrio fra l’anima del ragazzotto di campagna ch’ egli era stato e l’uomo che la vita l’ aveva costretto a diventare.
Un abulico che poteva scatenare fulminei scatti di lampeggiante volontà; un uomo rimasto per tutta la vita stranamente melanconico favorito dalla natura, perseguitato – bisogna dirlo anche se toccò le soglie della più alta fortuna – perseguitato dalla sorte
. Ora che le ali del campionissimo si sono chiuse, non si può non ricordare quante volte la sua carriera e la sua vita stessa corsero il rischio di essere spezzate da quello che si chiama abitualmente un «banale incidente», una caduta come un ragazzo ne fa a centinaia, cavandosela con una sbucciatura ad un gomito o ad un ginocchio.
Mai nella forsennata vertigine della corsa, quando la ruota della bicicletta va saettando a disegnare il filo sospeso fra la vita e la morte sul ciglio di un burrone: ma a metà di una pedalata senza storia, a passo di carovana, a passo di trasferta.
Anche oggi, è un piccolo, misterioso, atroce imponderabile intervento del fato quello che colloca l’angosciosa parola fine alla sua vita. Fausto vinse sempre senza mai sorridere, quasi non credendo mai totalmente in se stesso.
Sembrava sempre soprappensiero: come stranamente e fissamente in ascolto di una qualche voce interna che gli andasse mormorando dentro una incomprensibile parola.
Quella parola segreta non era: ’Fortuna’. La guigne, vecchia parola dei tempi lontanissimi delle antiche corse su strada, ha rotto il filo della sua vita fragilissima, come un piccolo soffio di vento spezza il filo di una tela di ragno coperta di brina, là, sulle siepi invernali del suo paese di campagna”.
( Orio Vergani, 1960, ’Corriere della Sera’ )
UNA VALLE DI LACRIME. Che questa sia una valle di lacrime lo sapevano anche qualche migliaio di anni fa, ma che di lacrime dovessimo riempire ancora ( buona parte) dei giorni odierni di sport, o meglio di calcio, questo, forse, non è ( proprio) un ‘ accadimento scontato’.
Eppure resta ‘salda‘ la ‘ folle’ passione del Belpaese, che ( per una somma di ragioni) spesso e volentieri più deprime che rallegra.
L’ultimo episodio, quello di Milano, esploso nell’anteprima di Inter-Napoli, con un 38 enne varesino di fede nerazzurra rimasto esanime sull’asfalto dopo un violento combattimento ( non si sa bene) contro chi e che cosa, rimanda in cavalleria i tanti, inutili, sempre inutili, buoni propositi, che erano stati formulati ( anche solo) dopo l’ultima sciagura.
Scena non luttuosa ma raccapricciante si è vista anche all’interno dello stadio, allorquando qualche (così nomato) tifoso di curva, s’è divertito a spedire insulsi ‘ buu, buu’ ad un giocatore di colore napoletano, bravo, bravissimo sotto ogni profilo, fin ad innervosirlo, fin a farlo (incredibilmente) espellere da un arbitro ligio alla regola ma non al buonsenso.
E così, noi, tutti noi, allo stadio, ma anche sul divano, altro non abbiamo potuto che ‘sorbirci’ l’ennesima performance di chi ha smarrito non solo il senso del rispetto umano ma anche quello per cui si assiste ad un moderno confronto sportivo. Non ci piace allungarci in analisi. Omelie. E simil altro. Se ne ascoltano fin troppe, in giro, sopratutto a posteriori, quando per certe ‘sciagure’ poco o nulla si può più fare.
Eppure suggerisce un autorevole studio: ” Le sanzioni collettive sono eticamente scorrette e controproducenti.
Meglio usare le telecamere per identificare i sospettati, collaborare con le autorità competenti per accelerare i processi ed evitare le ammende imponendo invece sanzioni come la condanna ai lavori sociali, perchè dover spiegare al datore di lavoro di doversi assentare per una sentenza ha più potere persuasivo di una ammenda…
La responsabilità non ( deve) ricade(re) sui club, le leghe e le federazioni, ma dev’essere sostenuta dalle autorità locali e nazionali, che hanno la possibilità di dimostrare con quanta serietà intendano aiutare i club a stradicare razzismo, discriminazione e violenza”.
Ma il problema, giusto che sia o meno il suggerimento, sarebbe mettere le autorità locali e nazionali in un contesto condiviso.
Cosa, oggi, estremamente difficile.
Demagogia, individualismo, frammentazione, partigianeria etc., non stanno creando infatti quel contesto diffuso, indispensabile e condiviso che conferirebbe l’autorità auspicata all’autorità designata. Senza autorità, si sa, homo homini lupus.
ALTRE DI SPORT. Due (straordinari) bis sulle nevi ( un giorno dopo l’altro) sono stati realizzati a Bormio in Coppa del Mondo dellavelocità e del superG da Paris, 28 anni, ora a soli due successi da Ghedina per il titolo di miglior velocista della sci azzurro.
Chiude a 53 punti il suo 2018 la Signora. Un record, tra (tanti) altri record. Qualcosa che i bambini continueranno a sfogliare per anni, estasiati, sugli schermi dei loro tecnologici almanacchi.
I risultati della XIX Giornata: Juve-Samp 2-1, Chievo-Frosinone 1-0, Empoli-Inter 0-1, Genoa-Fiorentina 0-0, Lazio-Torino 1-1, Parma-Roma 0-2, Sassuolo-Atalanta 2-6, Udinese-Cagliari 2-0. In classifica, dietro alla Juve restano il Napoli (41) e l’Inter (39 , in rimonta). Nei marcatori Cr7 supera Piatek: 14 a 13 gol.
SERIE A. XIX GIORNATA. INCONTRI. ( sabato 29, ore 15) Lazio-Torino; ( ore 12,30) Juve-Samp, ( ore 15) Chievo -Frosinone, Empoli-Inter, Genoa-Fiorentina, Parma-Roma, Sassuolo-Atalanta, Udinese-Cagliari, ( ore 18) Napoli-Bologna, ( ore 20.30) Milan-Spal 2-1.
CLASSIFICA. ( da aggiornare) Juventus punti 50, Napoli 41, Inter 36, Lazio 31, Samp 29, Milan 28, Fiorentina e Sassuolo 25 … Frosinone 10, Chievo (-3)5.
MARCATORI. 13 reti, Platek ( Genoa); 12 reti, Ronaldo (Juve); 11 reti, Quagliarella (Samp).
SERIE A. XX GIORNATA. INCONTRI. ( sabato 19 gennaio) Roma-Torino ( ore 15), Udinese-Parma( ore 18), Inter-Sassuolo ( ore 20,30); ( domenica 20 gennaio) Frosinone-Atalanta ( ore 12,30), Fiorentina-Samp (ore 15), Spal-Bologna, Cagliari- Empoli (ore 18), Napoli-Lazio (ore 20,30); ( lunedì 21 gennaio) Juve-Chievo ( ore 19), Genoa-Milan ( ore 21).
UN OCCIDENTE CONFUSO. Non è bastato ( qualche giorno fa) Putin a rammentare alla sciagurata genia umana un possibile ( se non imminente) scenario nucleare; non sono bastati secoli di continua e circostanziata ‘demolizione‘ di quel che recò al mondo il giorno della ’venuta al mondo’ del ‘figlio di Dio‘ , che non sono mancate frotte di epigoni decisi a spegnere le ultime luci su un evento che ha ‘ tracciato‘ e ‘segnato’ storie ( ormai) profonde due millenni.
Sulla ‘prima‘ di un celebre quotidiano italiano è spuntata infatti una recensione, la solita ormai da anni alla vigilia dell’evento cristiano, a metterci sull’avviso che stiamo a festeggiare ‘ bufale, miti e leggende’ d’ una festa ( gradita al mondo dei consumi) e che così appare da qualche secolo in qua. Da noi, ad esempio, l’albero addobbato, non il presepe, fu introdotto da Margherita di Savoia, ovvio, ai suoi tempi. Eppoi, chi l’ha mai detto, se non quell’ingenuo di frate Francesco, che c’erano la grotta, il bue e l’asinello, e che i Magi fossero tre e anche re?
C’è, insomma tanta gente, anche prestigiosa, anche dal gran nome, che circola per il Mondo dilettandosi ad iniettare ‘ dubbi’, (altre) ‘ verità’, ’ veleni’. L’importante è che il ‘ favoloso evento’ abbia a scomparire ( una volta per tutte) dagli orizzonti del ( cosiddetto) uomo moderno. Sopratutto se occidentale.
Che dev’essere impresa ostica, anche perchè restano non pochi problemi a spiegare qual ‘ spirito’ e ‘ qual genio’ abbia ‘elevato’, cattedrali, leggi, valori, (società più ) umane e ( dulcis in fundo) grandi capolavori. Cristiani, diciamolo chiaramente, una volta tanto, e che altro?
Del resto i ’poveri’ , quelli che hanno conservato (ancora ) la ‘ libertà di credere a chi loro più affida‘ queste cose le sanno.
E continuano a stringersi, più numerosi di quel che lasciano ad intendere i ( cosiddetti) ‘ sondaggi‘, fatti apposta per celebrare ideologie e agevolare consumi, non intorno ad un ‘presepe degenerato‘, come van predicando gli ‘ illustri maestri‘, ma ad un ‘evento‘ antico, sconvolgente, unico, diversamente ‘raccontato’ nel tempo, certo, eppure dopo due millenni (e nonostante tutto ) condiviso e diffusamente attuale. Un respiro di fede, evviva, lungo la meravigliosa Penisola.
Dalla cronaca non di sport giungono altre ‘ news’, sulla manovra di Governo, ad esempio; ma anche sugli ininterrotti flussi migratori e sulle ‘ bizzarrie‘ di quel ‘ mattacchione’ dl presidente USA. Novelle confuse, queste, d’ in mondo confuso.
Dalla cronaca di sport, invece, oltre alle prodezze di Dorothea Wierer nel biathlon femminile, e al terzo ( insignificante ) Mondiale per club di fila conquista dalle ‘ merengues’, emergono l’imprese dei nostri eroi in Campionato.
Dove, la Signora continua (imperterrita) a macinare storia, travolgendo tutto e tutti ( nell’ultima, è toccato per 1-0 alla Roma) nell’attesa della Champions. In primavera. Allorquando torneranno a cinguettare le rondini, e si dovrà far quattro occhi per capire se chi andrà in campo lo farà al ‘ naturale’ o con l’ausilio di qualche ‘pozione magica’ magari, all’uopo suggerita da Obelix ed Asterix.
ALTRI ARGOMENTI.
DOPING ? E DOV’E’ MAI STO DOPING? La più grande occasiona mancata dell’antidoping mondiale sembrava aver recuperato l’ora del riscatto. Questo nella prima parte di ottobre.
Quando grazie ad una sentenza di un tribunale spagnolo e al lavoro della della giustizia sportiva italiana ha acconsentito che le (oltre ) 200 sacche di sangue ( sopravvissute, tra le molte altre) durante la (fantomatica) Operacion Puerto venissero ’assegnate‘ al Coni per dare ( finalmente) nome e volto ai 26 uomini e 3 donne a cui appartengono. Restiamo nell’ attesa. Trepidanti, anzi, titubanti.
Sempre sul filo rosso del doping colore giallorosso, era uscita la soffiata di un Sergio Ramos afflitto da ‘ due irregolarità procedurali in altri test antidoping‘. Il Real dell’Innominato, ovviamente, ha alzato immediatamente il ponte levatoio. Ma alcune carte ( peraltro) pubblicate, richiederebbero giusta luce sul ‘ guerriero’ del Blancos, che guerriero sarà pure ma con sempre più ombre sulla sua nuova capigliatura a fraticello.
Le carte rivelerebbero che il buon Sergio dopo la finale 2017, quella di Cardiff, che alcune e mail intercettate all’uopo, presentasse ‘ tracce di Desametasone, con proprietà antinfiammatorie, e che può essere consumato per via intramuscolare lontano dall’evento, fino a 24 ore dalla gara”. Dovrebbe essere dichiarato dal medico. Che però, nella circostanza, indicò un altro medicinale della famiglia dei Glucorticoidi, il Celestone cronodose ( anche questo proibito), specificando che nel pomeriggio della vigilia aveva fatto due iniezioni a Ramos, nella spalla e nel ginocchio, per calmagli i forti dolori derivati da problemi cronici ( mai resi noti in questa portata) agli arti in questione.
” Mi sono confuso- si è giustificato l’infallibile cultore delle sorti mediche del Real - per il clima di euforia che ci circondava. Nella sala antidoping entrarono infatti anche il re Juan Carlos e il primo ministro Mariano Rajoy ”(1) . Inutile aggiungere che citati (perfin0) nomi ( tanto ) illustri, i ‘ vampiri‘ della Uefa si sono subito accoccolati in qualche buio angolo dell’edificio. Noi, invece, per quel che ci riguarda, con irreligiosa curiosità, stiamo ancora chiedendoci che ci siano andati a fare il re e il ministro in una sala antidoping prima d’un evento planetario.
Nota. ( 1) ‘La gazzetta dello sport’ , sabato 24 novembre 2018.
NOVITA’ NUOVI STADI. Il ‘Castellani’ di Empoli potrebbe essere il primo stadio realizzato con un ‘ project financing’, con parternariato pubblico-privato. Una volta approvati progetto e piano economico verrà indetta una gara pubblica e l’Ati Pessina avrà il diritto di prelazione. La nuova struttura potrà ospitare circa 20 mila posti ( comodamente) seduti.
Prosegue anche sullo stadio la ‘ manfrina‘ romana, dove al giorno d’oggi manco i Cesari riuscirebbero ad abitare. Pallotta, che si illude di far tutto d’Oltreoceano, vorrebbe sbrigarsi. Ma della sua fretta, qua, ciascuno se ne frega. Intanto il progetto nuovo stadio lampeggia come luci di Natale, illudendo: ‘ Ci sono, non ci sono …’.
Speriamo diano prova d’altro valore, quelli di Milano, che in fatto di realizzazioni hanno ben altra nomea. Intanto Inter e Milan sembrano trovarsi d’accordo su due ipotesi, innanzitutto: o riadattare il mitico San Siro ( 62 mila posti) o costruzione uno ex novo, due passi più in là, nella verde zona galoppatoio. Va bene anche così, l’importante che vuole calcio a Milano continui ad andare alla ‘ Scala’ e non in qualche squallida banliueu o in qualche destrutturato sobborgo metropolitano.
Del resto è (arci)noto che tra le leve da azionare per recuperare il ‘fuori campo’ con le big europee ci sono gli stadi. Nel 2019 ci si attende la svolta, cioè un definitivo punto di chiarezza sui progetti ( in particolare) di Milano, Roma e Napoli. Se lassù, in Fgci, Lega, Governo o altri, qualcosa di nuovo è ( davvero) sbocciato lo sapremo a breve.
Intanto, per la prima volta, la Lega si è dotata di un ad: De Siervo, ebbene si diano a lui le deleghe necessarie per sviluppare un prodotto collettivo (in parte) sull’esempio Premier, e ( per altra parte ) sulla nostra storia sportiva che avrà (pur) qualche ‘scheletro‘ da togliersi di dosso ma anche qualche (innegabile) ’retaggio’ di cui far tesoro.