Santarcangelo d/R. La mitica esperienza del ‘ Circal de giudèizi’.

Santarcangelo d/R. La mitica esperienza del ‘ Circal de giudèizi’.
ToninoGuerra2

SANTARCANGELO d/R. La ‘ casa del tempo’ santarcangiolese  ha alimentato negli anni interessi e talenti diversi. Alcuni con riscontri notevoli. Di portata non solo locale. Il riferimento nella circostanza va agli ambiti culturali ed artistici. Ed è infatti proprio ad uno di questi ambiti che va ascritta  la mitica esperienza de ‘ e’ Circal de giudèizi, di cui si ‘ favoleggia’ a vario titolo senza averne mai realmente verificato l’esistenza, la portata e la durata.

Siamo agli inizi degli anni Quaranta. Un gruppo di giovani tratta di poesia davanti alla Casa del fascio. Si citano autori della grande tradizione letteraria italiana. Antichi e moderni. Comunque celebri. Come D’Annunzio, che però non pare gradito a tutti. A Tonino Guerra, ad esempio, che riesce a dirottare l’attenzione dei compagni su un autore contemporaneo non  noto.

“ Macchè D’Annunzio, dovete leggere Montale !– provoca Tonino –. Sì, bisogna leggere Montale!”. E di Montale, a Guerra, qualche giorno appresso, chiede informazioni Raffaello Baldini. Tonino,inizialmente, gli allunga, una copia di Ossi di seppia’ e, in seguito, una delle Occasioni’. Ed è in questo modo che si consolida, quasi senza volerlo, giorno dopo giorno, un ‘ gruppo’ di giovani intellettuali che, sia pure per strade e generi diversi, ha preso a distinguersi nei campi della poesia, della letteratura, del cinema e della (nascente) televisione. E finanche della pittura, visto che al ristretto consesso partecipano ( in maniera più saltuaria) pittori di talento come Federico Moroni, Lucio Bernardi e Giulio Turci.

E se  tutto questo ( come pare)  corrisponde alla realtà, si può allora affermare che, in effetti, istituzionalmente, ‘ e’ Circal de giudèizi’ non è mai esistito.

L’appellativo, infatti, è stato introdotto molti anni dopo da Gianni Fucci che si è limitato a riportare una battuta ironica, se non proprio sarcastica,  del concittadino  Giovanni Moroni,  (evidentemente)  in vena di non voler lasciare inosservato quel ‘ manipolo’ di ragazzi ( talvolta) non immuni da saccenteria e (sempre) pronti ad esprimere opinioni un po’ su tutto lo scibile. Perfino dove poco o nulla avevano fondamento.
E se il Circolo non è mai esistito, ha operato invece un gruppo che s’incontrava abitualmente per dibattere di letteratura e poesia, di linguaggi e idiomi, di cinema e di televisione, di pittura e di pittori; e anche per ascoltare musica ( soprattutto) jazz e per parlare di sport. Per un certo periodo il gruppo  si autodefinì ‘ La Comune’ per sottolineare ( non casualmente) i legami tra i partecipanti ( soprattutto maschi) e alludere, senza esitazioni, ad intendimenti rivoluzionari in politica e nei costumi.

La Santarcangelo di quegli anni amava la vita all’aperto. In piazza. Al bar. Dove uno prendeva un sedia e l’altro gli sedeva accanto.

Nello stesso periodo, abitano in città ‘presenze’ importanti, come Augusto Campana, storico della cultura ed epigrafico di valore mondiale; l’attrice di teatro, cinema e televisione e insegnante di recitazione Teresa Franchini, antagonista di Eleonora Duse, e l’ attore Paolo Carlini, dalla enorme popolarità televisiva nazionale.
A questo punto non è agevole distribuire ruoli e meriti all’interno del gruppo. Anche perché la partecipazione è corale. Certo è che alcuni, come sempre accade nelle dinamiche sociali, si differenziano. Caratterizzandosi. Per la loro energia, creatività, carisma.
E qui il riferimento va a trasferirsi in particolar modo sulla figura di Tonino Guerra,  rientrato dal periodo di prigionia in Germania, che prende a pubblicare poesie in dialetto. Una oralità affascinante, la sua, che  alimenta la teatralità.

Già anticipata da un ‘ipersocializzatore’ (  lo definisce Rina Macrelli) come il conte Lele Marini, organizzatore di eventi, rappresentazioni sceniche e altro ancora.  Tonino Guerra convince Vespignani a trasferirsi da Roma a Santarcangelo. La sua incidenza ( soprattutto) sui pittori sarà notevole. Tramite Vespignani arriva  in città anche Elio Petri.  Contribuendo a dar corpo al progetto di Nasce un campione’, un filmato (  35 mm, bianco/nero, durata 11 minuti) da ‘girare’ a Santarcangelo e dintorni.

A questo punto, cominciano anche a divaricarsi le strade dei diversi protagonisti di quel che la leggenda passerà alla storia come ‘Circol de giudeizi’ . Le poesie in dialetto di Tonino ‘sfondano’ in campo nazionale, i così i suoi racconti, mentre i contatti con Roma s’infittiscono. Al punto che si trasferisce nella Capitale per tentare la strada della sceneggiatura.
Nicolini, invece, dopo avere collaborato con Elio Petri e avere fatto l’aiuto di Antonioni, compie un percorso inverso, lasciando Roma e tornando a Santarcangelo. La sua ispirazione iniziale ( e naturale) è il cinema didattico. Che prova a coltivare. Con buoni risultati.  Ad esempio  realizzando Arte per nulla’ con cui recupera l’esperienza didattica attraverso la pittura di Federico Moroni.

Rina Macrelli, a metà  anni Cinquanta, si stabilisce a Roma, dove ‘ finisce per caso’  nel mondo del cinema grazie a  Renè Clement, quale  segretaria-interprete di ‘ La diga sul Pacifico.
Lello Baldinisale’ a Milano e si dedica al giornalismo. Le sue numerose ‘tracce’ di poesia dialettale saranno tra le più apprezzate del nostro tempo. Gianni Fucci, continuerà a scrivere testi e componimenti all’ombra del colle Giove.
Nino Pedretti, insegnante e glottologo, finisce invece ai margini delle nuove esperienze mediatiche, per ragioni diverse, anche se i diversi generi che elabora, ‘ nati in lingua e finiti in dialetto’, ultimamente (ri)scoperti e (ri)valorizzati, lo hanno collocato ( non limitatamente alla produzione in dialetto) in una posizione di grande rilevanza. Culturale e poetica. Dagli innumerevoli, stimolanti e sorprendenti ‘richiami’ mitteleuropei.
“ L’intensità della voce, quella della luce, la concretezza prima della sua ispirazione, quella febbre che gli accende gli occhi, tutto questo Pedretti – chiosa Carlo Bo nella prefazione a La chèsa de temp (1981) – lo gioca in modo che ci lascia stupiti ed ammirati. In fondo gli sono bastate poche prove di questa straordinaria capacità di misura per entrare nel libro  grande della poesia del nostro secolo e per fare di una poesia che si dice dialettale una delle espressioni più pure del vero discorso poetico dei nostri anni”.

 

 

Roberto Vannoni

Ti potrebbe interessare anche...