Non solo sport. Vola il Carletto della ‘rossa’. Monza aspetta. Signora, che fai con il Ciuccio e la Beneamata?

Non solo sport. Vola il Carletto della ‘rossa’. Monza aspetta. Signora, che fai con il Ciuccio e la Beneamata?
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LA CRONACA DAL DIVANO.Avevamo giurato che non avremmo speso più un rigo per un Mondiale di già deciso a prescindere da qualche bacucco in alto sito. Ma è bastato un sorriso della ‘ rossa’ per farci recedere dal broncio della protesta.
La ‘rossa’ si sa da quando è al mondo non fa la caccia  titoli e vittorie ma soprattutto a imprese e storie di uomini. Grandi uomini ( non solo) di sport. Capaci di scrivere di storia e non di cronaca.
Il Giles, ad esempio ( per quel che che sappiamo) di titoli non ne ha vinti, eppure nella graduatoria degli uomini che recano stampigliato quel cavallino rampante nero su campo giallo, lui sta nel girone più alto. Una graduatoria speciale che ( per quel che ci riguarda) vale assai più di quella a cui si rivolgono statistici e autori d’almanacchi.
Ebbene, il Carletto  nato nel feudo dei liguri Grimaldi, scoperto, cresciuto ed allevato dalla ‘rossa’ come Giove dalla madre Gea nelle caverne del monte Ida,  ad appena ventuno anni, con il dolore nel cuore per la scomparsa  dell’amico Tonio, ha saputo imporsi ad un penta campione del mondo. E portare, dopo un decennio, di nuovo la ‘rossa’ sulla cattedra di Spa per il Gp del Belgio.
Nell’occasione il  magnifico  Toto s’è tolto la candida camiciola fresca di bucato  adatta più in una corsia d’ospedale, per  indossare un giacchetto nero. Già meglio , ma  un poco lugubre. Più da giornate di lutto che di gioia, come gli starebbe una camicetta d’altro colore una volta che decidesse di scendere sotto l’Alpe e di  accasarsi ( una volta per tutte) nella calda, generosa ed accogliente terra emiliana.
Aspettiamo Monza. Il mitico regno del dio della  velocità. Che ha rinnovato per un altro lustro. Come sempre strabocchevole di passione. Anticipata nella straordinaria kermesse in piazza Duomo, affollatata come non mai, gonfia di attese, con tutti i protagonisti viventi d’una leggenda senza confronti. Con quel suo gigantesco cuore che a fine gara andrà a dispiegarsi  anche  sotto il podio per porgere  lauro ( e  gloria) eterna al vincitore. Che resterà nella memoria ( negli affetti)  più e meglio di tante altre vittorie e di tanti altri  titoli e titolati in altre situazioni premiati.
CALCIOMERCATO.  S’è chiusa la ( lunga) sessione di calciomercato. Con qualche inedita risultanza. Ad esempio, sembra che i nostri club si siano dati alla pazza gioia, spendendo e spandendo, qua e là, cumuli di danari, per portare ( e riportare in molti casi ) nel Belpaese una truppa da campo degna del suo passato, in fase di ( probabile) rinascenza.
Sono riusciti a liberarsi, quelli della Beneamata, anche della coppia Icardi,  trapassata in toto al Leo che transfuga dal Milan s’è andato a ricoccolare sotto le candide sottane della sceicco. Se li cucchi lui, in due amanti, che quelli della Beneamata  non ne potevano più.  Ora, dire chi s’è ( veramente) rafforzato non è dato da sapere. Piuttosto si sono stilate le liste Champions, e la Signora ha lasciato fuori Mandzukic e Emre Can. Segno, questo, che il Sarri convalescente intende giocare in tutt’altro modo rispetto al Max la carta Europa.  Con quali risultati si vedrà.
ALTRI SPORT. Due vittorie per quelli del basket. Tante, visto che sembravano destinati a fare il ‘ sacco delle botte‘ al Mondiale cinese. Hanno però perso con una Serbia troppo forte per loro e non solo. Sen vanno però avanti nel torneo e al Preolimpico.  Sfarfugliano alla Vuelta. Con un andirivieni in testa, per la maglia ‘ rossa‘. Nel frattempo Cassani pensa alla squadra per il Mondiale. Con Aru in ripresa, Viviani da gestire al meglio, e gli altri ( Nibali compreso) da portare al meglio all’appuntamento iridato.
Inutile parlare dei giganti cartacei del rugby, tuttora presenti in campo per 2o/30′ non di più. Avanzano invece le nostre ragazze della pallavolo agli Europei. Battute dalla Polonia ( 2-3)  si sono rifatte con la Slovenia ( 3-0) nei quarti. Ora, manca poco alla finale. Dovranno cercare di non distrarsi. Intanto con la Russia, che porta in campo la stella Goncharova.
Straordinaria impresa di Berrettini, 23 anni, agli Us Open. Il ragazzo italiano porta l’azzurro  ai quarti dopo (oltre) quarant’anni.
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PASSA IL WOLVES. Un bel Toro, ma non basta.  Figuriamoci. Donde sta la sorpresa? Per metterlo fuori gli hanno affibbiato la più difficile, una inglese neopromossa tra le sette della Premier, avanti di (almeno) tre settimane nella preparazione, con andata a Torino e ritorno ( caso mai ce ne fosse bisogno) inAlbione.
 Che  cavolo stia facendo la Uefa, lo sa solo la Uefa. Fatto è che i granata ( che con la loro storia sono un pezzo imprescindibile  dell’epica calcistica) tornano a contare margherite, e gli altri sen vanno, irridenti, festosi, con qualche centesimino in più ( rispetto a noi, terzi dietro a loro, secondi) nel ranking Uefa.
Tuttavia l’attenzione dei nostri media è in ben altra direzione affaccendata. C’è il calciomercato, con quei due o tre rebus che ormai hanno stufato anche i sassi; c’è il sorteggio Champions, con la formazione dei gironi, che vedono le nostre in compagnie non proprio raccomandabili.
A noi, francamente, dove andranno  Icardi e Signora non ce ne frega niente. E neppure ci frega di quelNeymar, che di eccezionale ha soltanto il suo agente capace di far sborsare a quei polli del Barca una fortuna. Sono sicuri gli spendaccioni  principi di Cataluna che, risparmiando,   ( anche senza) lo  puntero diBrazil,  non avessero  le stesse possibilità di primeggiare ? Sicuri?  E comunque non è questo il calcio che ci piace. E che piace, crediamo, soprattutto agli adolescenti che se s’attaccano ad una maglia, ad un eroe, è perchè lo sentono intimamente. Spassionatamente. Generosamente. Senza scervellarsi  più di tanto per capire in qual paradiso terreno  vadano a depositarsi tanti danari.
Un ‘ distacco‘, questo, che prima o poi, come per tutte le vicende umane,  presenterà il conto. Con quali effetti, ovviamente, non è dato a sapere. Nel frattempo possiamo crogiolarci sui gironi Champions. Secondo i media, Juve, Napoli e Atalanta sono finiti in compagnie ostiche ma abbordabili, almeno per il secondo posto utile al passaggio del turno. Più inguaiata appare ( sempre secondo i media) la Beneamata che  ( nel gruppo F)  dovrà vedersela con Barca, B.Dortmund e Slavia Praga. 
Inguaiata? Ma non scherziamo. E’ vero che per vincere bisogna scendere in campo. Non con quello che fu ma con quello che è. Vero. Ma se tutti sti ‘realisti‘  andassero ogni tanto a sfogliar almanacchi, vedrebbero ad arrivare al lauro sono ( più o meno) sempre le stesse. Quelle dal sangue nobile: Real ( 13 coppe), Milan ( 7), Liverpool ( sei), Bayern ( 5), Ajak (4), Inter  e United ( 3), Juve ( 2, 9 finali) . Nelle 65 Champions disputate per ben 27 volte si sono viste approdare in finale squadre tricolori.
Farci fuori non è facile per nessuno, anzi, è semmai vero il contrario. Anche se è dal 2001 che non alziamo laCoppa dalla grandi orecchie. Che quando men ce lo aspettiamo, tornerà in una bacheca del Belpaese. Forse a Torino, forse a Milano. Ma tornerà. Stiam certi. Che non è mai stato con i bilanci ( più o meno) spendaccioni che si sono vinti trofei. Fosse così i mitici Milionarios sarebbero ancora là ad ammucchiar  coppe.
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GRUPPO C: M. City, Shakhar, Dinamo Zagabria, Atalanta; GRUPPO D, Juve, Atletico Madrid, B. Leverkusen, Lokomotiv Mosca; GRUPPO E, Liverpool, Napoli, Salisburgo, Genk) GRUPPO F, Inter, B. Dortmund, Barcellona, Slavia Praga.
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CANTORI  O (SOLO) ADDETTI STAMPA? E insistono gli angolofili ( & associati) nel favoleggiare sulla ricca Premier, a lor dire il ‘ migliore campionato di calcio del Mondo’. S’ascoltano canti e peana a bizzeffe, qua e là, anche se ( a dire il vero)  più che canti e peana ci sembrano entusiastici comunicati di qualche ufficio stampa di calcio e turismo della ( perfida)  Albione. Sì, perchè, non ce ne vogliano gli autentici anglofili, tutto quest’oro che riluce noi, proprio, non lo vediamo. E comunque dato che nel mondo ‘ mors tua ’ diventa ‘ vita mea‘, diamo a Cesare quel che è di Cesare, e nulla di più. Se parliamo di dirigenti tra i due tornei, beh, quelli d’Oltremanica son di certo più attenti, aggiornati e …  spregiudicati.
Con risultati  economico-finanziari lusinghieri. Che però sono apparenza. Perchè non bisogna far finta di niente quando si verifica che gran parte delle squadre di calcio d’Albione è  di proprietà estera. E non sempre raccomandabile. Visto che son danari che piovono  dalla steppa, dai deserti e da Oltreoceano, e che spesso, come i venti che li portano,  arrivano e se ne vanno.
Vedi il Chelsea, ad esempio, che il chiacchierato  oligarca russo ( si dice) stia per passare di mano.  Inoltre, se parliamo di stadi all’altezza, ricolmi e canterini, non c’è dubbio che i nostri ( tranne qualche eccezione) fanno la figura dei ‘sedotti e abbandonati’. E da mò, che ai ‘ bacucchi’ che dirigono il Paese e lo sport di questo Paese, si chiede di mettere mano ad una nuova ed adeguata generazione di impianti sportivi ! Che non sono più solo lo stadio, comunque profondamente ripensato, ma anche tutto quello che gli ruota attorno. Con grande profitto. E magna gradevolezza, per le casse della società, ma anche per gli appassionati che sono tanti e belli ma anche stufi della solita ( e spesso pericolosa) routine finita nelle mani di non si sa chi.
Detto questo, però, non è che la  tarda Serie A possa considerarsi meno che l’ agile Premier.
Son belli loro, siam belli noi ( sia pure con qualche acciacco). Sennò, che c’è venuto a fare il pluri medagliato Cr7 in un agone come il nostro? E’ rincoglionito o è venuto a sapere che per ragionar di storia non c’è ‘contesto ’ più accreditato del nostro? Lui di storia deve intendersi, eccome, magari più e meglio del  Messi da Recanati , accucciato da sempre e per sempre dentro un’amorevole  e sola  culla; o di quel genio maledetto del partenopeo Maradona, che per superare il meraviglioso Pelè   s’era  trasferito armi e bagagli da una grande di Spagna ad una media squadra del campionato italiano. Trasformandola d’incanto  da Calimero a Cigno. E siamo belli perchè sono belli i nostri campanili che rendono infuocate  e imprevedibili anche le diatribe più insignificanti. E i duelli più radicati. E i personaggi più impensati.
Da noi il gioco non è una ( estenuante) cavalcata di 90/100 minuti dietro una palla, da  noi  il ‘cencio‘  da strappare  sotto la torre del  Mangia è  ben altra cosa.  A volte esagerata. Ma che altrove manco immaginano. Soprattutto in Premier.
E infatti mentre quando si guarda una partita loro si pensa sempre a cosa gli danno da manducare, da noi , invece, ci si scervella per immaginare qual diabolico artifizio  frulli nella testa dell’uno o dell’altro dei contendenti. Perchè di ‘ punitio divina’  si può essere sempre colpiti quando men ce la si aspetta, anche per mano del più modesto in campo, tra un dettaglio e l’altro. Un articolo della ‘rosea‘ sembra voler restituire ( giusto)  valore e dignità al nostro (bistrattato) campionato.
Che non ha bisogno di copiare da alcuno se non da se stesso. Ricco com’è di ‘ mille identità tattiche’.
Che van da Sarri a Conte ad Ancelotti, tre maestri del mondo del calcio ‘ tornati a percorrere i domestici tratturi, e che nessuno offre con la stessa ricchezza agonistica e studia con tante soluzioni. Dal calcio d’estate – sottolinea la ‘rosea’,  che se non ci fosse bisognerebbe  inventarla – arriva la conferma di una varietà tattica unica: i nostri otto top club, per esempio, usano sei sistemi diversi.
Quando lo stesso sistema offre spesso interpretazioni divergenti.
Ma con un comune denominatore: la voglia di ‘ far’ gioco. Chi altri può offrire tanto?  e se nessuno può offrirlo, perchè  celebrare ( e arricchire) sempre l’orto del vicino e mai il nostro?
Lo scorso anno  squadre della Premier hanno fatto man bassa in  Champions e in Uefa. Dopo anni.
Forse per un altro ciclo (   l’ultimo  successo  inglese in Champions  l’aveva ottenuto il Chelsea nel 2011/2012,  bissando lo United del 2007/2008). Forse. C’è  però da ammonire che, tra le tante altre cose,  nelle 65 edizioni della Coppa dalla grandi orecchie fin qui disputate, 27 volte  sono arrivate in finale  squadre italiane.
Praticamente  un 45% ca, quasi a dire una edizione su due,  percentuale che non avrebbe necessità di commento se non per ricordare a smemorati e incolti che  ( in regime di libertà) si può celebrare chi, quando e come si vuole, senza però voler passare per cantori pindarici quando s’è null’altro che funzionari ( consapevoli o meno) di questo e quell’ uffizio.  O cari bacucchi, fateci quegli stadi, eppoi vedremo chi ( meglio) saprà  coprire di stelle ( e di sogni) le sue maglie e chi no.
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 IL CALENDARIO 2019/2020. Inizierà il 25 agosto 2019  e finirà il 24 maggio  2020 il prossimo Campionato. Il nostro Campionato, che nonostante scarsa dirigenza, insignificante attenzione politica e stadi ancora del secolo scorso, resta il più ‘ duro e bello‘ al mondo per le sue intrinseche difficoltà  storiche, agonistiche  e caratteriali.
Attecchite all’ombra dei mille campanili. Addobbati da storie, personaggi, passioni che altrove manco si sforzano di capire. Danari  a parte. E se a dominare c’è n’è una su tutte, l’augusta  Signora di Torino, a rendere vivo fino all’ultimo secondo l’agone ci pensano le altre. Tutte le altre. Per un motivo o l’altro. Tutti validi. Tutti interessanti. Tutti da ascoltare.
E comunque tali da non farci dormire come invece capita in altri ( celebrati) tornei gemelli che già sotto l’albero di Natale, bene e spesso,  in questi ultimi anni, depositano  il pacco-dono d’uno scudetto ( risultato) anticipato. Il calendario ha tenuto conto, questa volta, di tanti distinguo. Che non stiamo a riprenderli. Ci sarebbe  da perderci la testa. Ci fidiamo. Ci affidiamo. Quel che estrapoliamo è che gli incontri tra le big five si disputeranno tutti in giornate diverse. Per quel che riguarda anticipi e posticipi invece bisognerà attendere la trattativa tra Sky e Dazn, che già lo scorso anno ha generato non pochi malumori. Tra i clienti Sky che dal tutto ( serie B compresa) dell’anno precedente si sono visti limitare ( sopratutto) gli anticipi.
Che dovrebbero restare tre anche l’anno prossimo, con fischio d’inizio per i serali alle ore 20,45. Per la Coppa Italia, infine, finale  in calendario per il 13 maggio.
 
… SAN SIRO: NUOVO O VECCHIO? ” Non sono ideologicamente contrario ad un nuovo impianto- commenta l’architetto Stefano Boeri, 62 anni, presidente della Triennale -. Del resto come potrei nel mio ruolo? Anzi, vi dirò di più: se passasse il progetto di un nuovo stadio, immagino ci sarebbe un concorso internazionale per scegliere lo studio migliore.
Ecco, io ambirei a parteciparvi, come architetto prima ancora che come presidente della Triennale. Ma resto dell’idea che un restyling del Meazza sarebbe la scelta più equilibrata”. I club, intanto, sostengono che non varrebbe spendere tanto danaro ( circa 700 milioni) per ristrutturare un impianto che non arriverebbe comunque ad offrire i servizi che oggi garantiscono i grandi stadi europei. i servizi di un impianto moderno garantirebbe ben altre entrate. ” Può darsi – replica l’interlocutore -, ma siamo sicuri che il tifoso italiano abbia voglia di vivere l’evento calcistico come fanno altrove, presentandosi allo stadio tre ore prima e andandosene due ore dopo la partita? Per carità, ci si abitua a tutto, ma io credo che da noi basti l’evento per riempire un pomeriggio o una serata allo stadio. Non il contorno”. Obiezioni corrette, quelle di Boeri.
Anche se non è detto a priori che gli italiani non possano, per quel che possono, modificare ataviche abitudini. Obiezioni che però non sembrano rispondere ad alcune domande fondamentali. Esempio: a) fare un restyling a San Siro, non significa ripassarlo con qualche pennellata di colore, ma sventrarlo nell’anima. Per anni. E mentre si procede, dove andrebbero a giocare Milan e Inter: a  Monza o a Como ? ;
b) Siamo sicuri che  un restyling ( per quanto profondo)  andrebbe a soddisfare le mille richieste procedurali, di sicurezza strutturale e di sicurezza nell’uso abituale dell’impianto? Si sa che una casa vecchia, per quanto illustre e cara sia, resta pur sempre  vecchia. Con tutti i limiti della sua vecchiaia. Che non sono   nè pochi nè insignificanti. Soprattutto se si vuol guardare avanti. Comunque sia, il nuovo San Siro è stato deposto sul tavolo del comune di Milano.
LUCE DEL MARE.. Un anno è trascorso dal crollo del ponte Morandi a Genova.  Morirono nella circostanza 43 persone.  Mentre la ’ferita‘ continua a gettare sangue, nonostante si stia ( rapidamente) procedendo a rimarginarla con una nuova struttura firmata da un genovese che quando si tratta della sua gente non sta a cercare cittadinanze altrove. Il progetto sembra magnifico. Speriamo solo mantenga le premesse, magari sopravvivendo per oltre mille anni a venire. ‘ Studiavo a Milano, quando  costruirono il ponte Morandi - ricorda Renzo Piano, l’architetto progettista del nuovo grandioso manufatto -  che quando si scendeva a Genova era diventato un transito inevitabile.
Una lunga  passerella sul vuoto che odorava di mare. Senza mostrarti mai il mare, ma solo la sua luce’.
La misteriosa Araba Fenice  vuole che geni come Renzo Piano, senatore a vita, resti attaccato alla madre sua, la bella e sofferente Genova, un tempo regina del mare e scrigno finanziario dell’Europa, e ci riservi un progetto che per stile e originalità farà una volta di più stupire quanti ( non solo dalle nostre parti) hanno dato per scontato il tramonto del Belpaese.
” La Spagna - si legge sul Sole24Ore - aspetta da decenni riforme strutturali che dovrebbero rilanciare la competitività della sua economia… ( eppure)  ha dimostrato di saper resistere alle lacune della politica ( da 100 giorni è senza un governo) fornendo stabilità anche senza un governo sorretto da una chiara maggioranza”.
Infatti, roba da non credere, la sua economia cresce al ritmo più alto dell’ Eurozona confermando, trimestre dopo trimestre, la sua forza. Nonostante il rallentamento globale, il Fmi prevede per la Spagna una cresciuta del Pil pari al 2,1% nel 2019 e dell’1,9% per il 2020. Con la creazione in due anni di 800 mila nuovi posti di lavoro e il tasso disoccupazione ( pochi anni fa tra i più alti in Europa) in calo al 14%.
Da noi solo Emilia RomagnaLombardia e Veneto possono dire altrettanto.
E non basta.  Risultati incoraggianti sta riportando anche il ‘ piccolo’ Portogallo, che Moody’s transita da ’stabili’ a ‘positivi’, mantenendo il voto a ‘Baa3′ ( l’Italia, al momento, è ‘ Bbb’  con prospettive negative) Non procediamo. Del resto che gioia c’è? La peggior classe dirigente del Pianeta, o quasi, non autorizza voli diversi. Basti vedere il kafkiano ‘comportamento’  sul famigerato debito pubblico, che nessuno ( dicasi nessuno) riesce a ridurre significativamente per toglierci      ( finalmente) di dosso quella spada di Damocle che ci ‘ umilia’ , ‘avvilisce‘, ‘impigrisce‘, ora dopo ora.
La filosofia di Renzo Piano del ‘ pezzo per pezzo‘ che andrà ad applicarsi per il nuovo viadotto di Genova, ci sembra  null’altro che una  ( straordinaria)  ’ testimonianza del Made in Italy ai suoi massimi livelli, perchè, come continuano  a ripetere tutti gli attori ( quasi mille persone ai vari livelli di responsabilità) qui si gioca il riscatto dell’ Italian pride: l’onorabilità di quanti si ostinano a contrastare l’ideologia del declino giocando la nobile carta del ‘saper fare’ di cui, nonostante tutto, l’Italia è ancora maestra’.

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