Non solo sport. Hamilton, sesto titulo. La ‘rossa’ di nuovo in ambasce. Campionato, lotta solo tra due?

Non solo sport. Hamilton, sesto titulo. La ‘rossa’ di nuovo in ambasce. Campionato, lotta solo tra due?
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CRONACA DAL DIVANO. XI Giornata in Campionato. Moto a Sepang, auto ad Austin. Per il Campionato, la lotta sembra restringersi a Juve e Inter, visto che il Napoli sempre più si allontana dalla classifica. Alle loro spalle, invece, furoreggia una lotta senza esclusione di colpi, per il posti Coppe e la retrocessione. Dove, sembra avvicinarsi ad ogni ora di più, nientemeno che il Milan.
Appena qualche giorno fa Maldini aveva detto ‘ Io e Svone non staremo qui più di tanto per vedere o meno se la squadra riparte o resta al palo’.  Il problema per lui, però, supponente bandiera rossonera, è che a non aspettare questa non volta non sono lui e l’amico Svone, ma Elliot e ( soprattutto) i tifosi milanisti,  che ad uscire ( spesso e volentieri )  da San Siro con la coda tra le gambe non garba più. Quattro striminziti successi in undici incontri, son poca cosa per Diavolo. Tanto più che a passare sul campo  tra i due o tre più ambiti al mondo ormai ci provano tutti. La Lazio dell’Inzaghino, ad esempio, era oltre trent’anni che usciva dal campo col sorriso stampato in faccia.

ALCUNI RISULTATI XI CAMPIONATO. Roma-Napoli 2-1, Bologna-Inter 1-2, Torino-Juve 0-1, Atalanta-Cagliari 0-2, Genoa-Udinese 1-3, Milan-Lazio 1-2.
CLASSIFICA XI CAMPIONATO ( parziale) Juve punti 29, Inter 28, Roma 22, Atalanta 21, lazio 21, Cagliari 21, Napoli 18, Fiorentina 18 … Milan 13.

Per la moto, ancora una volta poco da aggiungere : il titolo ( secondo dopo quello in Moto3) per Alex Marquez,  fratello di ‘ cade non cade‘, il quale  proprio nel weekend di caduta ne ha fatta una che a persona normale sarebbe bastata per un lungo ricovero in casa di riabilitazione; la bella vittoria del neo campione Della Porta in Moto3;  le modeste prestazioni dei nostri in Moto Gp: Dovi, sul podio, dietro Vinales e Marquez, con Vale al quarto posto  e Morbido al sesto.
Per l’auto, c’è il sesto titolo per il re nero; mentre alla ‘rossa’  hanno (ri)preso a navigare nel buio.  Non vorremmo pensare che quel ‘ genio‘ indiscusso del Binotto fosse adatto più alle sue cose tecniche che gestionali. Per le quali, tanto per indicar qualcuno, non essendoci più a far luce e ordine l’uomo col maglioncino blu, non sarebbe meglio chiedere udienza a quel bell’uomo che staziona al box delle ‘ frecce d’argento’ , che gran macchine sono, certo,  ma non Pegasi alati che volano sulle piste del mondo?
Chissà, forse si sarà anche stufato ad andare in giro con quelle camicie da corsia d’ospedale sognando d’indossarne altre di rosso colorate che meglio interpretano la passione per la velocità che serpeggia sulle piste del globo? Chiediamolo.

Del resto, non si dice che chiedere costa poco o nulla?

Tra l’ altro, inoltre,  due  eventi: una fantastica Olimpia Milano di coach Messina che batte il Barca e s’insedia ( con Barca e Cska) in vetta alla classifica di Eurolega ( sesta giornata); Shapovalov, che  regala al nostro Berrettini, 23 anni, le Finals di Londra tra gli otto maestri del tennis mondiale. Eventi, entrambi, da non credere.

Tanto più che il basket nostrano è da anni che non centra più un risultato degno del suo passato; mentre, per quel che riguarda, il ragazzo del tennis, gli ultimi tornei non è che abbiano certificato un suo merito effettivo per partecipare a tal consesso, per un azzurro 41 anni dopo Barazzutti. Ma tant’è. E ben l’accogliamo, anche perchè adesso abbiamo qualche motivo in più per accendere il televisore, sperando ( ovvio) di non essere incappati in due  miraggi nel deserto ma in due interpreti di discipline sportive che si sono date ( finalmente) una mossa. Nel frattempo, nell’altro emisfero, i ( talentuosi) ragazzi dell’Under 17 sono passati al turno successivo.
Queste giovanili che sempre meno deludono, mettendo in mostra un numero ( da anni) insolito di talenti, che altro sono se non la solita Araba Fenice che data per morta si rigenera sulle proprie ceneri?

 

INFRASETTIMANALE. La Signora, ancora un poco incerta e distratta, questa volta, contro quei bravi ragazzi rigenerati dal Thiago, se l’è cavata all’ultimo minuto, con un rigore ( certo) concesso e trasformato dall’irrinunciabile Cr7.
In questo modo (ri)sorpassa la Beneamata che, la sera prima, battendo ( 1-2) ilBrescia del Balo, ci aveva fatto intravvedere un futuro di campionato che nell’Altrove sognano.  Perchè, qui, dalle nostre parti, nonostante i mille difetti e ritardi,  ci sa tanto che ( organico Inter rafforzandosi e azzeccandosi a gennaio)  la ‘battaglia per lo scudetto ‘ andrà avanti fin ai giorni di maggio.
Ad uscire imbufalito dall’agone infra settimanale è stato non quel signore del sor Carletto ( espulso non si sa per qual oltraggio) ma quell’incontenibile del sor AdL, che per via d’un rigore ( chiaro) non concesso ha aperto le cateratte del suo ( sempre) pungente eloquio. Con un pareggio ( 2-2) stretto stretto ( e non solo per merito dei ragazzi del Gasp) ora il Ciuccio si accomoda in retrovia, dietro alla Lupa del Fonseca che,  pur con organico in emergenza, torna a veleggiare in zona Champions.

RISULTATI X GIORNATA ( ridotti) Brescia- Inter 1-2; Napoli-Atalanta 2-2, Juventus -Genoa 2-1, Lazio-Torino 4-0, Sampdoria – Lecce 1-1, Sassuolo-Fiorentina 1-2, Udinese- Roma 0-4.
CLASSIFICA X GIORNATA  ( parziale) Juventus punti 26, Inter 25, Atalanta 21, Roma 19, Napoli 18, Lazio 18.

RISULTATI XI GIORNATA.
CLASSIFICA XI GIORNATA.

POCO DA DIRE. Sulle moto c’è  poco da dire, se non il solito plauso al solito  cade non cade’ avviato a superare negli almanacchi il Maestro di Tavullia e il remoto Ago. La vera nota positiva è data dal titolo mondiale di Della Porta nella Moto3. Un altro talento che va ad aggiungersi ai numerosi altri giovani talenti azzurri  già in pista e che si aspetta di vedere definitivamente sbocciare magari  il prossimo anno.
Visto che al Maestro non intendono fornire una moto all’altezza, inevitabile è orientarsi verso le nuove leve. Tante. Promettenti. Nulla di nuovo anche nell’auto, dove a vincere è sempre il re nero. Favorito, anche questa volta, da una serie di circostanze, non ultimi  i ‘ pastrocchi’ in casa della ‘rossa’.  Così anche il fenomenale Carletto del feudo dei liguri Grimaldi non pote altro che restare al palo. Quando il Toto vorrà togliersi di dosso quella bianca camicia da corsia ospedaliera per indossare l’altra di   ’rossa’  passione che imbeve le piste del mondo, sarà sempre tardi. Mediti. Decida. Decidano.
E’ ora in arrivo un doppio fine settimana motoristico che speriamo non ci costringa ad ulteriori sbadigli: per la moto a Sepang, per l’auto ad Austin. Il resoconto è a parte. 

NOVITA’ IN ARRIVO PER LA F1. Novità in arrivo. Grosse. Speriamo solo che non siano state pensate( come altre volte in passato) per ‘infinocchiare’ la ‘rossa’.
Che anche se ‘povera’  come agli albori resterebbe comunque e sempre  la ‘rossa‘. Ovvero, per chi è duro di testa e di cuore: non ( più) un auto ma ( oramai)  un mito.

Le novità.  Per la parte sportiva, il calendario si potrà allungare ad un massimo di 25 Gp. I weekend di gara saranno compresi in tre giorni. Il venerdì mattina ci sarà spazio per  le dichiarazioni di stampa, mentre nel pomeriggio inizieranno le prove libere.
Le verifiche tecniche si svolgeranno il venerdì mattina e la configurazione delle monoposto non potrà più variare per il weekend sia in qualifica che in gara.
Il tutto per contenere i costi. Il nuovo regolamento finanziario limiterà a 175 mln di dollari ( 157 di euro) le spese del team calcolate su 21 Gp. Sono previste modulazioni della spesa in base a  ingaggi piloti, bonus vari, costi attività extra F1 e i tre stipendi più alti del personale.

COPPE: LUCI E OMBRE.  Dopo i due appuntamenti verde-azzurro e il turno di Campionato sono ricomparse  le Coppe. Con o senza grandi orecchie. Terzo turno.  Noi, per quel che ci riguarda, abbiamo mandato in campo per la ChampionsJuventus contro Lokomotiv, Atalanta contro City, Napoli contro Salisburgo e Inter contro Dortmund; per la Uefa Roma e Lazio. La prima  ( arbitralmentederubata, la seconda invece tipo ’ Cirio regala’. 

Dalla Signora in Coppa dalle Grandi orecchie che manca in bacheca da una vita ci si aspettava ben altro animus pugnandi. Da campo di battaglia. Infatti disponendo  di una Bismark e non di un barchino Mas  diventa  ridicolo vederla tracheggiare per ’80,  sotto d’una rete, con un avversario ostico ma abbordabile, fino a che due genialate  del suo uomo  più geniale non l’hanno sottratta a più gravi ambasce. Su cui, meglio non pensarci.
Perchè se all’Atletico (  salito a 7 )  avesse dato seguito la Locomotiv  ( a 6 ) contro i 4 della Signora, ora che staremmo  a piangere? Come si diceva, meglio non dar seguito a tali prospettive.
Questo però non potrà che servire da ammonimento alla truppaglia del Sarri, il quale  in Europa ( come dicono)  sembra ( al momento) non risultare il ‘ fulmine che tenea dietro al baleno‘.

La Dea fa quel che può, ma continua a ricevere ‘bastonate’. In tanti la assolvono per la simpatia che emana, giustamente, ma fino ad un certo punto.
Perchè se il bravo Gasp continuerà  a celebrare i suoi evitando ( a prescindere)  di mettere il dito sulle piaghe dei suoi, che ci sono, eccome, evidenti,  riuscirà nell’intento di non  guarirle. Anche con il City della ‘sirena‘ Guardiola che prima ‘ incanta‘ eppoi ‘attrae’ sugli scogli, i primi ’30 non sono stati male; anzi, la Dea s’è pur portata in vantaggio su rigore.
Il problema è che, soprattutto nelle trasferte in terra d’Albione, dove si ciban di stoccafisso e non di bresaola, a contare non sono i primi ’30 ma gli ultimi ’30.
E comunque, senza infierire su una squadra che per la prima volta con molti meriti s’è affacciata sul torneo dei campioni, non si può certo lasciarle credere fischi per fiaschi  per relegarla a  ruolo di vittima sacrificale: quattro i gol presi nell’esordio dalla ( non irresistibile) Dinamo; due ( in casa) dal ( non fenomenale)   Shakhtar e cinque ( in trasferta) dal ( micidiale) City, squadra di Stato del Qatar ( gran favorita di mister Capello) parcheggiata in Europa. In tutto fanno 11 gol, in tre partite. Tanti. Troppi. Per cui non guarendo i (persistenti?) difetti, si può  facilmente prevedere che il restante cammino della Dea sia cosparso di  molte spine. Forse,  visto che anche il terzo posto Ligue è diventato un miraggio, ancor più  dolorose  di queste prime tre. Qualcuno si chiede: cui prodest?

Se l’è invece ben cavata la Beneamata, con un 2-0 indiscutibile sui tipacci del Dortmund, ora da (re)incontrare nel colorito loro habitat calcistico. Con 4 punti, la Benemata ha riaperto o giochi, certo non dovrà più lasciare punti  per strada. Ottima, inoltre, ancora una volta, la prestazione dei piccoletti del sor Carletto, che sull’insidioso campo dell’ambizioso  Salisburgo hanno fatto bottino pieno. Ora, con 7 punti e tre incontri da disputare, potranno competere  per il primo posto nel girone. Mica poco!

Prossimo turno: ( 5 novembre) Napoli-Salisburgo; ( 5 novembreDormund-Inter.  ( 6 novembre) Atalanta- City; ( 6 novembre) Lokomotiv-Juve.  La Dea è ( praticamente) fuori; mentre l’Inter dovrà ‘spareggiare‘ con il Dortmund ( 4 punti a testa) e il Napoli con  la Juve ( entrambe a 7 punti in testa ai rispettivi  gironi) dovranno semplicemente ( si fa per dire) chiudere le  pratiche avviate.

Turno, invece, non favorevole per le  due ( acciaccate) romane in  Uefa.
Altro vero e proprio abbaglio ( o furto ) per la  Roma, ( meritatamente) in vantaggio sui tedeschi del Borussia M.  fino al ’94.  Cioè fin che ha voluto l’arbitro. Si fa per dire. Battuta d’arresto  invece per la Lazio in Scozia: 2-1, con i soliti ( inutili) lamenti di Inzaghino : ” Sconfitta immeritata - piange-  difficile da digerire”.  Il problema è che, adesso ( nelle prossime tre partite) la si fa dura. Altro che Ferrari  ( come acclama il buon Lotito) pronta per chissà quale impresa!

NON SOLO SPORT. I laburisti hanno detto sì, e sarà dunque l’esito del voto a metà dicembre ( il 9 o il 12) a decidere ( finalmente) sulla Brexit e sul futuro del Regno Unito. E, aggiungiamo, dell’Europa.

La notizia è rimbalzata  dagli Stati Uniti, anche se  da  tempo svolazzava nell’aria: Fiat Chrysler Automobiles si fonde dunque con i francesi di Psa( il gruppo di Peugeot).
Al momento è stato pubblicato il testo dell’accordo che speriamo, come soffia qualcuno, non sia una ( velata) resa ai cugini ma la fondamenta di un vero  nuovo grande gruppo europeo del valore di 50 mld di dollari ( quarto al Mondo) in grado di garantire alla nostra gente senza le solite ambasce futuro e lavoro.  L’intesa sulla manovra è tutta da leggere.
Dopo Al Baghdadi  (dovrebbe)  avere terminato la sua carriera da terrorista anche l’erede indicato,Abdullah Qardash, 42 anni, irakeno turkmeno, ucciso ( si dice) nel corso della stessa azione condotta dagli americani con il concorso ( decisivo ) dei Curdi.

NUOVO, VECCHIO O CHE ALTRO? Da Milano non ci aspetta lo stesso atteggiamento in voga da secoli in altri lidi del Belpaese o d’Europa. Ci si aspetta un ‘decidersi‘ chiaro, meditato ma anche costruttivo. I tiramolla del buon sindaco Sala sembrano però non andare in questa direzione. Che si tratti d’ un infiltrato alla maniera dei guerrieri d’Ulisse nella pancia del cavallo abbandonato davanti alle porte Scee?

” Il progetto di Milan e Inter - ha detto il Primo cittadino –  così com’è non va proprio. C’è troppo a loro favore. Bisogna riparlarne”.  Riparlarne, certo, ma non mettendo quindici o sedici paletti a prescindere, sennò che parlare vien fuori? Se tutto ( o quasi) è deciso, che l’altro dovrebbero aggiungere i due (  intenzionati)  club meneghini? Lasciare  in piedi anche il vetusto San Siro? Come? Con un anello, due o tre?
La richiesta   è suggestiva  perchè una ‘ riqualificazione come richiesto dai romantici  costerebbe ( dicon gli esperti) non meno di 200/250 milioni. Donde attingerli? Dalle tasche del buon sindaco Sala, o da quelle dei (troppi)  romantici o finanche dei ( soliti) residenti? Da chi?
Riqualificare ma anche mantenere, per trovare un campo al calcio femminile o alle giovanili? Anche questa intenzione è ottima, ma poi chi, all’arrivo delle bollette da pagare, tirerà fuori gli euro richiesti?

Il brutto, caro sindaco Sala, è che davanti all’ubiquità della politica  i club si spaventano. Del resto i  cattivi esempi, come quello romano, ci metton poco  a far proseliti in un Paese dove tutti ciacolano e nessuno decide.
San Siro, per Milan e Inter, resta ( tuttora ) la sede privilegiata per il nuovo stadio, ma se non fosse davvero possibile realizzare qui il progetto dei Club,  al quale  lavorano  da almeno tre anni, allora ( ovviamente ) la prua della barca punterebbe su altri porti; magari su Sesto San Giovanni, dove l’ex area Falk, uno spazio di 1,4 milioni di metri quadri, è pronta ad accogliere con canti e balli il nuovo impianto rossonerazzurro.  Per i tifosi che piovono anche da Svizzera, Austria , Slovenia e Croazia, non sarebbe granchè; per  politicanti, romantici e residenti  Mediolanum, invece che sarà?

 LE FRASI CHE COLPISCONO.

Domanda.  Se proprio si dovesse costruire un nuovo stadio, che fare di San Siro ? ” Certo, non va buttato giù – risponde il Gianni, mitica e inimitabile    bandiera rossonera-. Farlo rimanere come monumento? Solo come seconda ipotesi, perchè  San Siro è un valore dove ci si gioca dentro. Ed è anche memoria, non è vero che la gente non ha memoria. A parte quelli che abitano nella zona, che sono contrari, credo che la maggior parte della gente voglia che San Siro non sia cancellato”.
Risposta.  Per quel che ci riguarda, abbiamo ‘ ascoltato’ il Gianni fin da imberbi. Incantati. Convinti.
Il personaggio grandissimo in campo ha sempre mostrato acume e lungimiranza. Gran parte del calcio odierno ha radici tra le sue iniziative.
E tuttavia, questa volta, non concordiamo. Sbaglia. Troppo amore porta all’errore. Infatti che il San Siro, che per anni abbiamo visto dalla finestra ogni giorno, sia uno dei due o tre campi più vetusti e prestigiosi al mondo non ci piove.  A contare allori e campioni colà levati ed allevati  non basterebbe un giorno.
In ogni caso, il tempo passa e ( dicasi quel che si vuole) un impianto come quello non risponde più alle aspettative attuali. Non buttarlo giù vorrebbe dire ( perlomeno) ristrutturarlo, per tre o quattro o cinque anni. Nel frattempo dove andrebbero a giocare le milanesi? Inoltre, è fuori di dubbio, che un complesso ( stadio più altro) appositamente progettato con criteri, funzionalità e materiali aggiornati darebbe ben altre rese. Per altre prospettive. Per ulteriori ambizioni. Mentre chi provvederebbe a  rabberciare (  costosamente e forse inutilmente ) il glorioso  San Siro ( eventualmente) sottratto alle ruspe?

Eppoi, diciamo la verità più bella, quando mai Milano, la grande Milano, nei suoi momenti cruciali ha rinunciato   ( nel rispetto della memoria, che è questa e non altra)  a guardarsi avanti piuttosto che indietro?
Per l’eventuale mancata grande occasione, chi paga ( o pagherà) ?  Con rispetto: il sindaco Sala, i romantici o i residenti?
Ultime notizie: il Consiglio comunale milanese ha dato parere favorevole sui progetti, con condizioni. Il sindaco Sala ha commentato ” Sono compiaciuto del parere espresso dal Consiglio, ma ora dovremmo  metterci attorno ad un tavolo e parlare sul tema  più in dettaglio. Al momento quanto proposto mi pare troppo favorevole ai Club“.

ALTRO SULLA  QUESTIO STADI. Sul tema stadio si stanno dando da fare qua e là. Ad Empoli, ad esempio, donde con una trentina di milioni sperano di realizzare un impianto tutto da godere per gli anni  a venire; o  anche a Firenze dove il Rocco di Calabria diventato ricco in America non ha ripassato l’Atlantico per venire a menare il can per l’aia ma per fare quel che si ha da fare. Ovvero un nuovo Franchi degno di ridare il giusto spolvero ad una delle città più importanti ( e belle) del genere umano.  Avanti, avanti così. Che poi, una volta terminato il (sofferto) processo vedremo chi potrà vendere di più o meno agli appassionati del pallone che popolano l’orbe terraqueo.

L’AMMAZZA GP ? E voi dite che uno che se la svigna già ai primi metri per andarsi a spassare in solitaria  un intero Gp, lo esalta ? O lo sublima, quanto la preghiera di un anacoreta tra le dune del deserto ? Che fa? Dite che fa? Anche perchè a perdere occhi e sonno davanti ad tivù per un MotoGp ce ne stanno sempre meno: o se ci sono, non possono fare altro che dare corso allo sbadiglio. Visto che alle sue spalle, tranne qualche imberbe ancora bisognoso di manducar pagnotte, non c’è granchè.
Non c’è lotta, spasimo. Il Dovi, ad esempio, che in graduatoria sarebbe l’avversario da battere, sembra ormai un pensionato felice di quanto fatto nella sua lunga ( e a tratti) gloriosa carriera; mentre, il Maestro, non fa che emettere  lamenti, e nonostante le due dita al posto delle tre nel maneggiare  manopole sul manubrio, poco o nulla riesce ( più) a sortire. Anzi, talvolta, erra pure. Cosa non abituale.
E questo, tutto questo, con altro, ci pare togliere interesse verso una disciplina  che proprio grazie al più recente imprevedibile e continuo agonismo aveva attratto folle di appassionati non solo della categoria.
Ora, gettar su ‘ cade non cade’ la croce di ammazza MotoGp, potrà sembrare eccessivo. Ma solo per chi la vuole (sempre) accomodare al meglio. Perchè, se vogliam essere sinceri, italiani o no che siamo, vedere tanti baldi talenti della velocità sulle due ruote ‘ castigati dietro la lavagna’  non diletta nessuno. Costringe a semmai a cambiar canale. Basterà poi chiedere del risultato, non per il primo posto, ma per quello degli altri. E dei lai sempre più patetici del ( pur sempre) inimitabile  Maestro.
E comunque l’ultimo  turno in Giappone, non ci ha portato male. Il  Della  Porta  in Moto3, oltre al Gp,  s’è ha incassato altri punti mondiali rispetto al secondo ( +47); mentre Luca Marini, rispettoso fratello del Maestro, s’è aggiudicato in Moto 2 il secondo Gp di fila. Che in molti leggono quale  auspicio certo d’una prossima annata  alla conquista del Mondiale. Infine, il terzo posto del Dovi in Moto Gp, come già detto, che poco o nulla aggiunge ai fasti della massima categoria motociclistica.

 

LOSCAR DELLE INTERVISTE. Fosse per noi, gli daremmo lOscar dell’ intervista dell’anno. Sincera. Opportuna.  Esaustiva. L’ha rilasciata alla ‘rosea‘ ( venerdì 18), con tanto di nomi e di cognomi. L’eroe mediatico questa volta è senza dubbio alcuno  il buon ADiElle ( al secolo Aurelio De Laurentis, patron del Napoli). Che, a volerlo punzecchiare, quando è in vena, non le manda a dire a nessuno, proprio a nessuno.

A cominciare dal capo Uefa, Ceferin, per allargarsi su alcuni dei suoi rampolli: Insigne, Mertens, Collejion e così via. “ Insigne? Non lo capisco. Non capisco infatti – chiede ADiElle - perchè a Napoli, a casa sua, non debba essere felice? E’ un gran giocatore, glielo riconosco, ma se ritiene che la sua avventura col Napoli sia finita qua, allora s’impegni per non restare un incompreso…”. Come dire: se credi resti,se non credi buon viaggio.  Verso altre mete.
Mertens e Collejon  hanno i contratti in scadenza? Nulla di speciale. Entrambi  infatti – attacca ancora – sono legati al Napoli. Che è un club da amare, come una bellissima donna. A loro due ho presentato una offerta otto mesi fa e di certo non posso andare oltre quanto  proposto. Se poi vogliono andare a fare una vita di m… o le marchette in Cina, vadano pure”.

Fossero tutti così spicci e chiari, forse, il calcio nostro ( e non solo) sarebbe diverso.

Linguaggi come quello del sor ADiElle sono rari.  Di qua e di là d‘Oltralpe. L’avessero usato a tempo giusto quelli della Beneamata con  il Maurito  della Wanda o il Perisic infatuato di  Premier  ma finito in Bundes , chissà  che ora non fosse  più agevole la sua risalita?  Verso l’Europa. Verso lo scudetto.  Che  per la Beneamata restano ancora un palmo sotto a quanto richiesto da quegli agoni, già prenotati da  squadre da ben altro tempo strutturate e predisposte.

GLI DEI DELLE FORESTE. Per lui,  per loro,  in questa stagione, devono essersi scomodati anche gli antichi dei delle foreste d’Oltralpe  e d‘Albione, visto che tutto è filato liscio, perfino nei minimi particolari, da un bullone all’altro, da una pista all’altra, mentre per la ‘rossa’ non s’è mai persa l’occasione di ricacciarla indietro, giusto o no che fosse, probabilmente,  per provare a demolire un mito che fa ingelosire alcuni  fin al delirio.
Fatto è che la ‘stella’ alla fin dell’ultima tenzone s’è portata a casa il suo record di sei mondiali costruttori di seguito, eguagliando ( finalmente) la ‘ rossa’. Verso la quale da un lustro si sta facendo di tutto  per tenerla ai tubi di scarico. Istituzioni, giurie, safety car e perfino volenterosi solidali raccolti all’uopo di volta in volta che come quel ’fanfan la tulipe’  ( il Tulipano)  specializzato in ‘sfascia rosse‘, che basta dargli voce per fargliene buttare fuori una o due, magari anche con un sol magico colpo.

In Giappone, forse, qualche colpa l’ha avuta anche il nostro Carletto, e infatti ( figuriamoci) se non lo sanzionavano. Verrebbe da dire: non aspettavano altro. E comunque tra l’altrui  ‘ malvagità‘ ( non solo) sportiva  e  la ‘ leggerezza’ propria , sta di fatto, che la ‘rossa‘ è costretta ad archiviare un altro anno non proprio da galleria degli Immortali. Si potrà rifare, certo, però altrui permettendo. La macchina c’è, come c’era anche in Giappone, basterebbe non distrarsi e neppure ‘ stare l’un contro l’altro armato’ per raffermare il giusto ordine delle cose. Intanto, nel nuovo massimo sistema che riguarda la F1 del futuro, alla ‘rossa’ verrà concesso il 15% in meno di rimborsi. A lei, e alle prime tre del ranking. 

 Certo che, ben diverse visioni si hanno distesi  su un divano rispetto a quelli che dovrebbero ‘ essere calati’ fino al collo dentro gli eventi.
Forse è riduttiva  la visione dei primi; forse non è ( sempre ) credibile la visione dei secondi. Che da quel che si legge ( giornali) e si vede ( tivù) sempre più divergono.
Ad esempio, sul fuoriclasse cataluno della moto si largheggia in encomi,  quasi non s’aspettasse altro che di vederlo spazzar via i record dei nostri maestri, dal più antico ( Ago) al più recente ( Vale). Impressioni che speriam non siano verosimili.
E comunque ‘ gatte da pelare’ le abbiamo anche per l’auto. Dove da un lustro brilla la ‘ stella d’argento’ delle vetture di Stoccarda.  Qui, ad essere in difficoltà, è la ‘ rossa’, nell’ispecie, la mitica ‘ rossa‘. Un ippogrifo alato  che fa sognare. Basti infatti sbirciare sul colore prevalente in ogni pista del mondo . In maniera trasversale. Dai bimbi ai nonni. E forse proprio per questo che la visita ai luoghi santi della ‘rossa‘ ( Maranello e Modena) è sempre pieno di voci straniere.  Incantati  da tanta calorosa, originale  bellezza

 

CALCIO. E se il derby d’Italia, decisamente  il più bello degli ultimi anni, ha ristabilito le gerarchie in ambito Serie A, non è che tutto sia finito. Deciso. Archiviato. Come in altri lidi celebrati.
O quasi. Come in Francia. Come in Germania ( nonostante la fiction  in corso) . Come in Premier ( con il Liverpool  lanciato verso una cavalcata solitaria). Viene infatti da ridere pensando a quanto impegno abbiano messo i nostri anglofili per convincerci ( giornalmente)  che il massimo campionato di calcio d’Albione era il più ‘ incerto’ , ‘ affascinate’, ‘ inarrivabile’, del Globo. Per poi scoprire che se il City lascia qualche altro punticino per strada, ai reeds diLiverpool, basterà attendere ( comodamente stravaccati ) sul un divano  la primavera per  andar poi a levare al cielo un altro Scudetto.

Vogliam dire, che la Signora al momento con  poche rivali, forse una l’altra trovata. Magari nella Beneamata, sperando che la beffarda Eupalla, più avanti, con il levarsi d’altri venti, possa mescolare le carte in tavola. Ci sembra invece in serie ambasce il Ciuccio, che dopo la vittoria sui campioni d’Europa è sembrato sprofondato nelle bambocce.  Tanto che qualcuno ventila l’addio anticipato del sor Carletto da Napoli. Che, francamente non ci apparirebbe una gran soluzione, nè per lui nè per il sor DeL; come non sarebbe una gran soluzione quella di un altro ventilato ( clamoroso) addio anticipato, quello di Cr7 , da Torino .  Albertone  canterebbe “ Ma dovei vai, se la banana non ce l’hai?”.

E mentre il Campionato sosta, rispunta la banda del Mancio. Di verde vestita. Quasi una bestemmia, che però ( promettono i nostri cervelloni al timone) risuonerà lungo valli e borghi per una notte sola. Inoltre con il successo sulla  Grecia, 2-1 in casa, abbiamo già in tasca la qualificazione. L’andata a  Liechtenstein è stata pura formalità. Che però   inciderà sul ranking in caso di sorteggio mondiale.

 

IL DERBY PIU’ BELLO? Che la smettano, per favore,  i cari anglofili di celebrarci ( quotidianamente) l’altrui virtù. Ne abbiamo le tasche ricolme, anche perchè agli isolani se qualcosa abbiamo da invidiare ( nuovi stadi e merchandising) qualche altra abbiamo da insegnare.  Grazie al respiro che s’ascolta nei derby d’Italia. Antichissimi, unici, irripetibili,  come la loro storia. All’ombra di campanili agguerriti e mai domi. Un poco stonati nel canto, ma densi di passione nei cori. Tanti. Qualcuno anche a sproposito, per via di qualche pugno di ( dolosi) trogloditi che ( proprio) con quei cori cerca di ricavare la pagnotta per sbarcare il lunario.

 

 

 

CHAMPIONS 2019/2020

GRUPPO C: M. City, Shakhar, Dinamo Zagabria, AtalantaGRUPPO D, Juve, Atletico Madrid, B. Leverkusen, Lokomotiv Mosca; GRUPPO E, Liverpool, Napoli, Salisburgo, Genk) GRUPPO F, Inter, B. Dortmund, Barcellona, Slavia Praga.
PRIMO TURNO.( GRUPPO C) Dinamo Z-Atalanta 4-0, Shakhtar-City 0-3; Atalanta- Shakhtar 1-2, City- Dinamo Z 2-0; ( Gruppo D)  Atletico M- Juventus 2-2; Leverkusen-Lokomotiv 1-2; Juventus- Leverkusen 3-0, Lokomotiv-Atletico M 0-2; ( GRUPPO E); (GRUPPO F).
PRIMO TURNO EUROPA LEAGUE. RISULTATI. Cluj-Lazio 2-1; Roma-Basaksehir 4-0. 

RAZZISMI O ESTORSIONI? C’è in giro un gran dibattere sul razzismo che, a star a sentire questo o quello, sembra più un ’ caso’  italiano che altro. Perpetrando, come al solito, la solita omelia. Che ha un fondamento, certo, visto che non possiamo  pensare di essere stati  esentati da una quota di trogloditi, ma che non corrisponde assolutamente alla realtà generale. Intanto, chissà perchè quando questo o quello attacca il Belpaese  dimentica che del Belpaese fanno parte ( in particolare) quegli isolani che da anni si svenano per ospitare senza compenso ( e Nobel ) alcuno  i derelitti che arrivano da ogni anfratto mediterraneo, africano e non soltanto? Chissà perchè?

A costoro infatti interessano i razzisti o la polemica sui razzisti?  Come capita da anni di verificare nelle illuminati salotti d’Europa, donde ( alla prova dei fatti) è gesto spontaneo  girarsi i pollici per evitare ogni impegno di  sorta?  E tuttavia, lasciando le colte disquisizioni   sui massimi sistemi, andando invece sullo specifico  razzismo da stadio,  che tanto clamore fa, perchè non si è ancora dato  seguito ad iniziative come quella intrapresa dalla Signora di Torino contro ‘ bande‘ di (cosiddetti)tifosi che il tifo praticano ma soltanto per portarsi a casa ogni fine stagione parcelle niente male? Perchè?
A chi giova  rigirare invano  il coltello dentro la piaga quando basterebbe poche ‘cose’ per curare la grave ferita?  Quali ‘cose’? Intanto la collaborazione ( e partecipazione) della gente per bene, eppoi delle società, e quindi delle istituzioni ( non solo calcistiche) e infine della polizia.
Che potrà fare il suo dovere sbolognando da spazi non loro quelle ‘ bande’ che quando hanno bisogno di ricattare le ( deboli) società di calcio, brandeggiano come spade di Damocle i loro ‘ buu buu’ per portarsi a casa la pagnotta.
Intanto, perchè  insistere ancora sulla cosiddetta ‘ responsabilità oggettiva’ a (solo)  carico delle società ? E perchè non (ri)chiamare all’uopo, ad ogni ‘ buu buu’ reiterato,  quanti visti e rivisti son presi in flagrante?
Che timore c’è? Forse siamo arrivati al punto che basta qualche più o meno sparuta  ‘ banda’ di malintenzionati a mandare in tilt  Stato, Istituzioni, Società sportive, Addetti ai lavori, Polizia e ( da ultimo) le Persone per bene?  Di che parliamo? E che facciamo? Perchè ci sa tanto che, trogloditi a parte,  quelli non si curano nè da noi nè altrove, mentre più che a disquisire sui massimi sistemi basterebbe  solo ( e soltanto) muoversi. Fare. Fare quel che si può fare. Come  ( sia pure in ritardo) ha iniziato  a fare la ( lodevole) Signora di Torino seguita ( purtroppo ) da pochi altri.

MA ALBIONE E’ DAVVERO UN ESEMPIO ? Allora, ci sono Media del Belpaese che non fanno altro che celebrare la Premier e,  sullo sfondo, la (perfida ) Albione. Che per costoro trattasi di un altro paradiso. Di un’altra cultura. Di un altro sport. Di un altro calcio. Insomma, noi che siam figli e figliastri di Virgilio e Dante, di Leonardo e Michelangelo, di Galilei e Colombo, dovremmo per costoro rimboccarci le maniche e tornare sui banchi di scuola. A 360°. Dimenticando però che solo qualche lustro fa branchi  di anglosassoni s’aggiravano per l’Europa del calcio  portando non canti e gioia ma coltelli e sangue. E se, allora,  se qualcuno gli ha messo un freno è stato solo perchè così non si poteva andare più avanti.

Oggi, quegli stessi angli, se ne vanno a godersi una partita di calcio, cantando e sventolando colorite bandiere. Infatti, qualcuno, li chiama stadi canterini. Nuovi, belli, comodi e pure ( come si diceva) intonati. Che chiedere di più ad  Eupalla? Eppure, come insegnavano gli antichi, anche da loro, non tutto quel che riluce è oro.
Vediamo infatti cosa si apprende dalla ‘ rosea’: ’ In Inghilterra - si legge – nelle ultime stagioni gli episodi di razzismo sono aumentati: dal 2012 l’ascesa è stata costante e nelle ultime due stagioni c’è stata un’impennata. Nel 2018/19 si sono verificati, dai campi della Premier alle serie minori,  442 casi discriminatori, di cui il 65% classificati come abusi razziali. Rispetto al 2017/18, l’incremento degli episodi di xenofobia è stato del 43%, con una crescita preoccupante di manifestazioni contro gli ebrei e l’Islam. Su twitter siamo in piena emergenza. Gary Neville, ex difensore dello United, ha invitati i sociale per sei mesi a sospendere i messaggi … ‘.
Ci sarebbe altro, ma tanto basti. Al contempo qual  rimedio portano al problema quelli della ( perfida) Albione?
La ‘ rosea’ scrive : ’ Casi in aumento, ma in Premier è sempre tolleranza zero’: dal 2012 c’è un’ascesa costante di abusi razziali ma la polizia indaga in modo serio e i tifosi perbene collaborano’. Che si dice? Che  forse che da noi mancano una polizia che indaghi in modo e serio e  le persone per bene? Fraintendiamo? O siamo semplicemente di fronte, ancora una volta, ai soliti armiamoci e partite di chi ha responsabilità dirette e le scansa?  Come quelle Istituzioni e  quei Media che invece di fare quel che ( per primi ) dovrebbero altro non conoscono che l’usato gioco dello scaricabarile?

LA ROSSA SVERNICIATA? Eppoi, hanno il coraggio di volerla sverniciare, ogni tanto,  quella prodigiosa macchinina ’rossa’ che mito e non leggenda o favola è, come l’ippogrifo alato, capace di sfidare il sole. Gli altri, infatti, transitano, lei resta. Magnifica. Unica. Che quando men te l’aspetti si rimescola alle sue ceneri e si rigenera. Più lucente e rossa che pria. In tanti cercano di indagarla, d’interrogarla, di imitarla, eppure lei sempre sfugge, riparando dove agli altri non pare, portandosi seco quel misterioso afflato vitale che soltanto il grande Drake deve avere avuto modo e tempo d’avvertire nell’atto della creazione.
Nel lontano Oriente di Sandokan, ad essere favorite erano le ‘ frecce d’argento’ di quel formidabile driver nero. Alle ‘rosse’ veniva riservato soltanto qualche parcella minima di pronostico. Tanto che perfino le Red Bull del venditore di bevande avrebbero dovuto asfaltarla, impietosamente, tra una stradina  e l’altra d’un tortuoso percorso cittadino. Visioni da miscredenti. Perchè, alla prova della pista, la ‘rossa’, anzi le ’rosse’, non hanno fatto altro che attingere alla loro attitudine a scrivere di storia e non (solo) di cronaca. E, alla fin della lunga tenzone, si sono presentate in parata sotto lo striscione del traguardo.
Ora, non è che anche con questa impresa vadano a mettere a repentaglio un titolo mondiale da tempo assegnato, ma solo a riprendersi le luci della ribalta. Che non possono che essere le loro. Così diverse. Così affascinanti. Dal cuore infinito, donde custodiscono tanto i grandi come Schumi vincitore di tutto  o del Niki che di rosso s’è vestito per l’ultimo viaggio; quanto chi ha vinto poco o nulla, ma che  ( come l’immenso)  Gilles il suo ( commovente ) talento donato ha  alla  causa loro.

 

CANTORI  O (SEMPLICI ) ADDETTI STAMPA? E insistono gli angolofili ( & associati) nel favoleggiare sulla ricca Premier, a lor dire il ‘ migliore campionato di calcio del Mondo’. S’ascoltano canti e peana a bizzeffe, qua e là, anche se ( a dire il vero)  più che canti e peana ci sembrano entusiastici comunicati di qualche ufficio stampa di calcio e turismo della ( perfida)  Albione.
Sì, perchè, non ce ne vogliano gli autentici anglofili, tutto quest’oro che riluce noi, proprio, non lo vediamo. E comunque dato che nel mondo ‘ mors tua ’ diventa ‘ vita mea‘, diamo a Cesare quel che è di Cesare, e nulla di più. Se parliamo di dirigenti tra i due tornei, beh, quelli d’Oltremanica son di certo più attenti, aggiornati e …  spregiudicati.

Con risultati  economico-finanziari lusinghieri. Che però sono apparenza. Perchè non bisogna far finta di niente quando si verifica che gran parte delle squadre di calcio d’Albione è  di proprietà estera. E non sempre raccomandabile. Visto che son danari che piovono  dalla steppa, dai deserti e da Oltreoceano, e che spesso, come i venti che li portano,  arrivano e se ne vanno.
Vedi il Chelsea, ad esempio, che il chiacchierato  oligarca russo ( si dice) stia per passare di mano.  Inoltre, se parliamo di stadi all’altezza, ricolmi e canterini, non c’è dubbio che i nostri ( tranne qualche eccezione) fanno la figura dei ‘sedotti e abbandonati’. E da mò, che ai ‘ bacucchi’ che dirigono il Paese e lo sport di questo Paese, si chiede di mettere mano ad una nuova ed adeguata generazione di impianti sportivi ! Che non sono più solo lo stadio, comunque profondamente ripensato, ma anche tutto quello che gli ruota attorno. Con grande profitto. E magna gradevolezza, per le casse della società, ma anche per gli appassionati che sono tanti e belli ma anche stufi della solita ( e spesso pericolosa) routine finita nelle mani di non si sa chi.

Detto questo, però, non è che la  tarda Serie A possa considerarsi meno che l’ agile Premier.
Son belli loro, siam belli noi ( sia pure con qualche acciacco). Sennò, che c’è venuto a fare il pluri medagliato Cr7 in un agone come il nostro? E’ rincoglionito o è venuto a sapere che per ragionar di storia non c’è ‘contesto ’ più accreditato del nostro? Lui di storia deve intendersi, eccome, magari più e meglio del  Messi da Recanati , accucciato da sempre e per sempre dentro un’amorevole  e sola  culla; o di quel genio maledetto del partenopeo Maradona, che per superare il meraviglioso Pelè   s’era  trasferito armi e bagagli da una grande di Spagna ad una media squadra del campionato italiano. Trasformandola d’incanto  da Calimero a Cigno. E siamo belli perchè sono belli i nostri campanili che rendono infuocate  e imprevedibili anche le diatribe più insignificanti. E i duelli più radicati. E i personaggi più impensati.

Da noi il gioco non è una ( estenuante) cavalcata di 90/100 minuti dietro una palla, da  noi  il ‘cencio‘  da strappare  sotto la torre del  Mangia è  ben altra cosa.  A volte esagerata. Ma che altrove manco immaginano. Soprattutto in Premier.

E infatti mentre quando si guarda una partita loro si pensa sempre a cosa gli danno da manducare, da noi , invece, ci si scervella per immaginare qual diabolico artifizio  frulli nella testa dell’uno o dell’altro dei contendenti. Perchè di ‘ punitio divina’  si può essere sempre colpiti quando men ce la si aspetta, anche per mano del più modesto in campo, tra un dettaglio e l’altro. Un articolo della ‘rosea‘ sembra voler restituire ( giusto)  valore e dignità al nostro (bistrattato) campionato.

Che non ha bisogno di copiare da alcuno se non da se stesso. Ricco com’è di ‘ mille identità tattiche’.
Che van da Sarri a Conte ad Ancelotti, tre maestri del mondo del calcio ‘ tornati a percorrere i domestici tratturi, e che nessuno offre con la stessa ricchezza agonistica e studia con tante soluzioni. Dal calcio d’estate – sottolinea la ‘rosea’,  che se non ci fosse bisognerebbe  inventarla – arriva la conferma di una varietà tattica unica: i nostri otto top club, per esempio, usano sei sistemi diversi. Quando lo stesso sistema offre spesso interpretazioni divergenti. Ma con un comune denominatore: la voglia di ‘ far’ gioco. Chi altri può offrire tanto?  e se nessuno può offrirlo, perchè  celebrare ( e arricchire) sempre l’orto del vicino e mai il nostro?

Lo scorso anno  squadre della Premier hanno fatto man bassa in  Champions e in Uefa. Dopo anni.
Forse per un altro ciclo (   l’ultimo  successo  inglese in Champions  l’aveva ottenuto il Chelsea nel 2011/2012,  bissando lo United del 2007/2008). Forse. C’è  però da ammonire che, tra le tante altre cose,  nelle 65 edizioni della Coppa dalla grandi orecchie fin qui disputate, 27 volte  sono arrivate in finale  squadre italiane.
Praticamente  un 45% ca, quasi a dire una edizione su due,  percentuale che non avrebbe necessità di commento se non per ricordare a smemorati e incolti che  ( in regime di libertà) si può celebrare chi, quando e come si vuole, senza però voler passare per cantori pindarici quando s’è null’altro che funzionari ( consapevoli o meno) di questo e quell’ uffizio.  O cari bacucchi, fateci quegli stadi, eppoi vedremo chi ( meglio) saprà  coprire di stelle ( e di sogni) le sue maglie e chi no.

 

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IL CALENDARIO 2019/2020. Inizierà il 25 agosto 2019  e finirà il 24 maggio  2020 il prossimo Campionato. Il nostro Campionato, che nonostante scarsa dirigenza, insignificante attenzione politica e stadi ancora del secolo scorso, resta il più ‘ duro e bello‘ al mondo per le sue intrinseche difficoltà  storiche, agonistiche  e caratteriali.
Attecchite e radicate all’ombra dei mille campanili. Addobbati da storie, personaggi, passioni che altrove manco si sforzano di capire. Danari  a parte. E se a dominare c’è n’è una su tutte, l’augusta  Signora di Torino, a rendere vivo fino all’ultimo secondo l’agone ci pensano le altre. Tutte le altre. Per un motivo o l’altro. Tutti validi. Tutti interessanti. Tutti da ascoltare.

E comunque tali da non farci dormire come invece capita in altri ( celebrati) tornei gemelli che già sotto l’albero di Natale, bene e spesso,  in questi ultimi anni, depositano  il pacco-dono d’uno scudetto ( risultato) anticipato. Il calendario ha tenuto conto, questa volta, di tanti distinguo. Che non stiamo a riprenderli. Ci sarebbe  da perderci la testa. Ci fidiamo. Ci affidiamo. Quel che estrapoliamo è che gli incontri tra le big five si disputeranno tutti in giornate diverse. Per quel che riguarda anticipi e posticipi invece bisognerà attendere la trattativa tra Sky e Dazn, che già lo scorso anno ha generato non pochi malumori. Tra i clienti Sky che dal tutto ( serie B compresa) dell’anno precedente si sono visti limitare ( sopratutto) gli anticipi.

Che dovrebbero restare tre anche l’anno prossimo, con fischio d’inizio per i serali alle ore 20,45. Per la Coppa Italia, infine, finale  in calendario per il 13 maggio.

 

LUCE DEL MARE.. Un anno è trascorso dal crollo del ponte Morandi a Genova.  Morirono nella circostanza 43 persone.  Mentre la ’ferita‘ continua a gettare sangue, nonostante si stia ( rapidamente) procedendo a rimarginarla con una nuova struttura firmata da un genovese che quando si tratta della sua gente non sta a cercare cittadinanze altrove. Il progetto sembra magnifico. Speriamo solo mantenga le premesse, magari sopravvivendo per oltre mille anni a venire. ‘ Studiavo a Milano, quando  costruirono il ponte Morandi - ricorda Renzo Piano, l’architetto progettista del nuovo grandioso manufatto -  che quando si scendeva a Genova era diventato un transito inevitabile.

Una lunga  passerella sul vuoto che odorava di mare. Senza mostrarti mai il mare, ma solo la sua luce’.
La misteriosa Araba Fenice  vuole che geni come Renzo Piano, senatore a vita, resti attaccato alla madre sua, la bella e sofferente Genova, un tempo regina del mare e scrigno finanziario dell’Europa, e ci riservi un progetto che per stile e originalità farà una volta di più stupire quanti ( non solo dalle nostre parti) hanno dato per scontato il tramonto del Belpaese.
” La Spagna - si legge sul Sole24Ore - aspetta da decenni riforme strutturali che dovrebbero rilanciare la competitività della sua economia… ( eppure)  ha dimostrato di saper resistere alle lacune della politica ( da 100 giorni è senza un governo) fornendo stabilità anche senza un governo sorretto da una chiara maggioranza”.

Infatti, roba da non credere, la sua economia cresce al ritmo più alto dell’ Eurozona confermando, trimestre dopo trimestre, la sua forza. Nonostante il rallentamento globale, il Fmi prevede per la Spagna una cresciuta del Pil pari al 2,1% nel 2019 e dell’1,9% per il 2020. Con la creazione in due anni di 800 mila nuovi posti di lavoro e il tasso disoccupazione ( pochi anni fa tra i più alti in Europa) in calo al 14%.

Da noi solo Emilia RomagnaLombardia e Veneto possono dire altrettanto.

E non basta.  Risultati incoraggianti sta riportando anche il ‘ piccolo’ Portogallo, che Moody’s transita da ’stabili’ a ‘positivi’, mantenendo il voto a ‘Baa3′ ( l’Italia, al momento, è ‘ Bbb’  con prospettive negative) Non procediamo. Del resto che gioia c’è? La peggior classe dirigente del Pianeta, o quasi, non autorizza voli diversi. Basti vedere il kafkiano ‘comportamento’  sul famigerato debito pubblico, che nessuno ( dicasi nessuno) riesce a ridurre significativamente per toglierci      ( finalmente) di dosso quella spada di Damocle che ci ‘ umilia’ , ‘avvilisce‘, ‘impigrisce‘, ora dopo ora.
La filosofia di Renzo Piano del ‘ pezzo per pezzo‘ che andrà ad applicarsi per il nuovo viadotto di Genova, ci sembra  null’altro che una  ( straordinaria)  ’ testimonianza del Made in Italy ai suoi massimi livelli, perchè, come continuano  a ripetere tutti gli attori ( quasi mille persone ai vari livelli di responsabilità) qui si gioca il riscatto dell’ Italian pride: l’onorabilità di quanti si ostinano a contrastare l’ideologia del declino giocando la nobile carta del ‘saper fare’ di cui, nonostante tutto, l’Italia è ancora maestra’.

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