Non solo sport. Di Maio, sulla graticola? Quale Pil ( reale) per l’Italia? John striglia la ‘rossa’.

Non solo sport. Di Maio, sulla graticola?  Quale Pil ( reale) per l’Italia? John striglia la ‘rossa’.
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LA CRONACA DAL DIVANO. Vediamo cosa bolle in pentola questa settimana. Intanto il ‘solito‘ calciomercato, con alcune note interessanti: Ibra, potrebbe rivestire la maglia del Diavolo; Balo non sente ragioni e continua a fare quel che più gli garba, in campo e fuori; tregua tra Lega e Figc, con Miccichè dimissionario; e, infine, il calcio giocato con qualche sfida da non perdere: Atalanta-Juve, ma senza il Cr7 che ha risentito problemi al ginocchio, problemi che l’assillano quando deve vestire il bianconero ma non il verde-rosso dei lusitani; Milan-Napoli, con entrambe obbligate a vincere se non vogliono allargare crepe già vistose con Società e Tifosi.
Detto questo non resta che prendere atto del rinnovo di Quadrado con la Signora fino al 2022 e del ritorno di Mou Mou in panca, con quelli del Tottenham, passato dalla finale Champions al 14° posto in Premier, la celebratissima Premier,  da un mese all’altro.  Fornendo ulteriore alimento a quella ( morbosa?) curiosità che suscita (spesso?) la più danarosa delle leghe mondiali. Donde, oltre che  agli Spurs e altri ancora, viene concesso ad un Leicester ( più o meno un nostro di bassa classifica)  la possibilità  di azzeccarne uno  prodigioso per poi ritrovarsene da un giorno all’altro  un altro  horribilis.
Mou Mou, d
a buon associato alla filibusta, così celebra le mirabolanti metamorfosi delle squadre di Premier: ” Ho capito che questa è il mio habitat naturale . Questo è il Paese del calcio moderno”. Contento lui, contenti noi.

Notiziole d’un certo interesse allampano qua e là pel Mondo. Extra calcio. Extra sport. John Elkann, numero uno Fiat-Chrisler-Ferrari, avrebbe sbottato ” Sono arabbiato !“. Già, ma con chi? Con i piloti, con il buon Binotto (e soci), con il box o con chi altri? Con chi? Perchè a non essere  ‘  a livello rossa‘ quest’anno sono stati in  diversi e in  ambiti diversi.  Occorre separare grano e gramigna.
Se dal mitico uomo dal ‘ maglioncino blu’ che tanto manca  il nostro John  ha appreso, allora dovrebbe  cercare  di capire ( quanto prima) la situazione per  prenderla ( decisamente)  in mano, visto che  la ‘rossa’ caschi pure il Mondo non dovrà  mai essere seconda a nessuno. Se c’è qualcuno che non può farne parte, correttamente, senza offesa alcuna, si porti ai bordi.
Maturità senza pace. Ritorna la storia, via le buste all’orale. Ogni ministro vuol lasciare il suo segno, il problema è che sembrano  ‘ sgorbi più o meno accettabili’  al cospetto di quanto fatto da coloro che di ‘ riforme’ ( condivise o meno ) se ne intendevano per davvero. Sul ponte Morandi i sensori erano stati tranciati nel 2015 e mai sostituiti. Secondo uno stadio della Bocconi, grazie alle nuove mafie l’Italia ha ‘ perso‘ in trent’anni il 20% del Pil. Con questo ( ed altro in altri ambiti collocati ) quando ci vengono a dire che il Belpaese è al settimo posto delle economia mondiali, e in Europa,  dietro a Germania, Inghilterra e Francia, ci vien da ridere.

Le Regionali ( fissate  per il 26 gennaio) e il caos M5S. Sulla celebrata ( e misteriosa) piattaforma Rousseau il 71% del cinquestelle è favorevole alla lista di partito in Emilia Romagna e Calabria. Sconfessando ( per la prima volta) la linea del  Di Maio, che voleva proiettarsi già sugli Stati generali. Segno, questo, d’un evidente malcontento interno. Che il ‘ trentenne prodigio’ non riesce a contenere. E poco importa se il ‘santo comico fondatore’ è corso  ( rapido ) in quell dell‘Urbe per pacificare gli animi.
In breve, il consenso grillino si è prosciugato, come testimoniano le regionali in Abruzzo, Basilicata, Sardegna. E non era per la nota difficoltà ad imporsi nei test locali, dove serve una struttura forte sul territorio e candidati rappresentativi, Il M5S è crollato anche in test chiaramente politici, come le Europee del 26 maggio scorso, scendendo al 17%. Poi c’è stato lo ‘strappo’ con la Lega e la formazione d’un nuovo governo.  Cambio di colori, ma non di risultati, vedi il recentissimo voto in Umbria.  L’impressione è che per il ‘ trentenne prodigio’ sia iniziato un mortale processo. Con quali esiti si vedrà.  Certo non si andrà per le lunghe, visto che  il 26 gennaio 2020 sta ormai dietro all’angolo.

SCHERMAGLIE F1. Schermaglie di fine campionato. Con il Verstappen  sugli scudi, davanti perfino a Hamilton ( penalizzato). Luigi Perna, in Dentro la notizia sulla ‘rosea’, difende il Tulipano ovunque noto come ‘sfascia rosse’. ” Max fa sempre parlare di sè. In pista e fuori. Nel bene e nel male. Si attira odi feroci per il modo di esprimersi così diretto, sfrontato e senza filtri. Ma non rinnega la sua indole, così come non ha cambiato la maniera di guidare quando gli rimproveravano di essere troppo aggressivo nei sorpassi oppure scorretto nel difendersi”.

De gustibus non est dispuntandum. Un detto che ripetono  da secoli, figuriamoci se intendiamo contestarlo oggi. Il problema, semmai, è quello di far notare nelle parole del buon Perna, il solito disinvolto modo di declamare ( profetizzando) la sorte altrui. Soprattutto quella di un giovane. Di un giovane ( nel nostro caso)  predestinato. Della moto, auto o d’altro, poco importa.
Abitualmente, in questi esercizi, si tende a remare contro all’insulso ( e incolto) qualunquismo popolare, per ribadire altre  intuizioni. Altre competenze. Altre verità. Che nello specifico non ci sembrano proprio quelle da elogiare. Intanto che il giovin  Tulipano abbia sfasciato ( in gran misura)  ‘ rosse’ quello è agli atti.  Eppoi, non bastando i fatti, aggiunge loquele che ci sembrano sue e soltanto sue. E infatti la ‘ rossa’, nonostante che di questi tempi par voglia far del male più a sè stessa che agli avversari,  sa rispondergli come si conviene in pista. Dove la ‘ rossa’ ( flussi di benzina o che altro  Max  voglia) continua ( soprattutto sui rettilinei) a volare.
Oggi si tende a celebrare la spontaneità, anche quella più insulsa e vana, non l’avvedutezza. Tanto che di ciacole al vento se ne ascolano a fiumi, mentre di  pietre su cui poggiare  non si trova  più manco il buco. Si parla, tanto per parlare. Gran parte dei  social in questo fanno corsi accelerati e gratuiti. Che il nostro Max  ci sa non disdegni affatto. Restringendo fin d’ora le prospettive future.  Con la ‘rossa’, ad esempio, abituata a ingaggiare campioni  e non ciacolatori.
Un peccato. Perchè, se invece di restare come il duro papà l’ha  forgiato,  diventasse   meno sventato ma più avveduto,  potrebbe anche offrir  di sè prestazioni  ben più apprezzabili e gradevoli di quelle finora estrinsecate. Tanto più che avendolo fornito di  gran macchina, invece che a sfasciare le altrui fortune potrebbe cominciare a costruire le sue. Anche per vedere se  il buon Perna  sul Max ha colto ( anche solo in parte) nel segno o s’ è  ( solo ) divertito a tracciare un ribaldo ritratto  passatempo.

GP DEL BRASILEVerstappenRed Bull; Gasly, Toro rosso-Honda; Hamilton, Mercedes. Le Ferrari che negli ultimi giri erano quarta e quinta si sono toccate, uscendo entrambe di gara.  Nulla cambia nelle classifiche.

Nel frattempo Toto Wolff non è volato in Brasile, preferendo restare in fabbrica ( si dice) non tanto per predisporre nuovi accorgimenti ad un auto che non difetta manco d’ un bullone, ma per studiar (eventuali) controlli che ( caso mai glieli chiedessero) potrebbero risultare decisivi  per impedire a  quella ‘barona’ della ‘rossa’  di mandare ruote all’aria   la disperata rincorsa  delle ‘ frecce’ al ’mito’  ( absoluto ) dell’auto da corsa.
Buon lavoro, caro Toto  e  ricordati che quando vorrai toglierti di dosso quella candida camicia da ospedaliero per indossare l’altra rossa di indistruttibile passione sarai sempre ben accetto. Anche perchè per quanto t’ingegni, quei figli d’Araba Fenice  della ‘rossa‘ prima o poi ( credi) te la faranno sfrecciare (  trionfante) sotto il naso.

Poco ( ancora) da dire nelle moto, impegnate a Valencia per l’ultima gara in calendario. Trionfano gli spagnoli, con i nostri ( soprattutto  in MotoGp) in posizioni prepensionamento.

LARGO AI RAGAZZI DEL MANCIOJesi, di capitani di ventura ne conta diversi. Di certo, però, quello che lascerà impronta duratura sarà il Mancio, che sta radunando una truppa azzurra degna del suo inestimabile passato. Senz’altro occorrerà tenersi prudenti, come storia comanda, ma se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, questo, quello  appena iniziato,  non potrà che confermare la sapienza antica.
Sfogliando gli almanacchi è raro vedere una squadra azzurra infliggere punizioni severe agli avversari. Nove gol,  se non andiamo errati,  mai sono entrati in una rete altrui. Anche per quell’atavica civile forma di rispetto che i nostri combattenti hanno sempre avuto verso il  nemico vinto. Vinto ma non umiliato. Cosa, questa volta, resa non possibile contro i bravi  ragazzi d‘Armenia, che null’altra sfortuna hanno avuto che quella d’incontrare sulla loro strada una nascente pentastella.

Intanto godiamo la testa di serie nel sorteggio, e il punteggio più altro tra gli otto  gironi: 30 punti su 30, non li hanno incamerati manco le  big, che in fatto d’avversarie erano ( più o meno) al nostro livello.

QUALE FUTURO  MAESTRO ?  Valentino Rossi ancora, nel 2020 e 2021? ” Penso che il Vale - dice sulla ‘rosea‘  Silvano Galbusera, 62 anni, meccanico, che il Maestro conosce e bene – aspetterà la moto nuova prima di decidere. Se sarà un passo avanti e diventerà competitiva, credo che farà il 2020 e il 2021, poi non so. Fisicamente non vedo problemi in lui, controindicazioni per battagliare per il podio o una vittoria. Non gli manca niente. Anche nelle gare toste non l’ho mai visto affaticato più di tanto”.

IL SALA CHE NON T’ASPETTI. Un  weekend dove tutto ( o quasi)  si è concentrato sulle Finals di  tennis ( con il nostro Berrettini) e sul calcio ( con il dodicesimo turno di Campionato). Il nostro non ce l’ha fatta contro  il grande Djoko, ha riprovato  ( meglio riperdendo in due set) contro re Federer. Intanto fa esperienza, matura. Visto che a 23 anni di pagnotte per crescere ne può mangiare  ancora tante e senza abbuffarsi. Semmai i fari vanno accesi questa volta su Sinner, il diciottenne altoatesino che è riuscito ad incantare Milano  aggiudicandosi  il Next Gen, un ’ mondialino‘ per giovani.
Anche qui, contrariamente ai soliti menagrami, qualche giovincello comincia a rispuntare sull’erba ( o sul cemento) d’un campo da tennis. Con grandi prospettive. Lasciamoli quindi crescere in pace, come conviene a quell’età.

Passando al calcio, al nostro torneo da più parti ridimensionato, abbiamo avuto modo di non condividere ( ancora una volta) il sacro parere di  soloni, e urloni, che ci vorrebbero vedere sempre in minorità rispetto  a questo o a quello.
A noi, francamente, pare di vedere i nostri correre all’uopo. Con partite avvincenti quanto e più della Premier. Forse è in Champions ( e Coppe) che la differenza di ‘intensità‘ diventa macroscopica anche perchè ( tuttora) non è stata fatta chiarezza su quel che mangiano da noi e nell’ Altrove, se dolce bresaola di Valtellina o  salato stoccafisso dei mari del Nord, per correre (  nei 3o’ finali) come mustang  indiani all’assalto di fort Apache.
E comunque, ha dovuto tribolare la Beneamata che è riuscita a strappare il bottino pieno all’Hellas Verona solo e soltanto grazie ad una prodezza del Barella. Non se la passa bene il sor Carletto, che tra presidente vulcanico e giovinastri in ammutinamento per via dei rinnovi, non è riuscito ad andare oltre ad un anonimo 0-0 contro il Genoa  del buon Thiago. E’ tornato finalmente alla vittoria ( incassando gol) quel piangina dell‘ Inzaghino; non ce l’ha fatta invece la Roma del buon Fonseca, che a Parma ha dovuto lasciare l’imbattibilità esterna. Parma, sì , una di quelle ‘minori‘, tanto bistrattate dai soloni nei loro raffronti coi tornei d‘Oltralpe e che, invece, gioca bene, con ritmo, e acutezza di soluzioni.

E’ uscito ancora a capo chino  dallo Stadium di Torino il Milan del buon Pioli, battuto sul finire da una prodezza del Dybala. Per lui, ora, si fa spazio nella pagina di destra, quella da non prendere alla leggera, perchè finire inghiottiti nel vortice della retrocessione ci vuol niente.  Se ben rammenta, gli è già capitato, molti anni fa. Del resto poco o nulla lo rassicurano le esternazioni di quel bravo ragazzo del Maldo che se bandiera  in campo era altrettanto non  sa esserlo dietro una scrivania. Dire che se vede che le cose non vanno come si aspetta in tempi ( relativamente) brevi, può telar via, non è il massimo della responsabilità. O meglio della dedizione in un frangente ( davvero) difficile di una società  che vanta ‘ immortali‘.

Cattive nuove a Milano arrivano anche sul tema stadio. I ‘fenomeni’ della politica, sindaco Sala in testa, hanno pensato bene di dare un sì vincolato a Milan e Inter. Lor signori vorrebbero meno edifici e salvare il vecchio San Siro. Sulla questione edifici, senza chiedere la luna nel pozzo, si può discutere, anche perchè rivitalizzare quella zona di Milano sarebbe urgente e non secondario; per quel che riguarda invece  la salvezza del vetusto monumento, col cuore vorremmo tanto associarci, ma con un minimo di ragionamento appare evidente che il desiderata è di quelli ( ormai) fuori dal mondo. Infatti: come, quando e con quali costi verrebbe ‘ salvato’ ?
All’esborso, eventuale, chi provvederebbe Sala e soldi pubblici o chi altri? Inoltre a che potrebbe servire un impianto di tal dimensioni, forse ad ospitare incontri  di calcio femminile e giovanile ? Signor Sala, crede davvero che ciò sia la destinazione ottimale per il (restante) futuro di tale prestigioso irripetibile manufatto sportivo? Importante, però,  è non tirar ora  troppo la corda, da politici o politicanti qual dir si voglia, perchè se i Club dirottassero su Sesto  non  avrebbero  di certo danno quanto invece ne avrebbe  Milano,  e ( nell’ispecie) la strategica, vasta  e ( abbandonata?)  zona San Siro

Ora spazio ai due incontri della Nazionale del Mancio. Già qualificata per gli Europei, ma impegnata a salire nel ranking in vista dei sorteggi mondiali. Nel frattempo Vialli torna in azzurro, come Capo delegazione. 

CAMPIONE DI ‘FLATUS VOCI’. C’è gente che, giovane o tarda che sia, non ha altro bisogno che dar corso a quello  che i latini chiamavano ‘ flatus voci’. Che, in sintesi,  vorrebbe dire ‘ parlare tanto per parlare’, come i social comandano, visto che nessuno vuole o può mettere  argine ad un equivoco democratico che ha sdoganato ( diceva il nostro Eco) una quantità infinita di imbecilli. D’ogni continente, razza, genere. Tra costoro si segnala ( bene e spesso) un ( cosiddetto) predestinato che, messo al volante di una F1 in età ancora imberbe, non solo non è cresciuto come babbo suo sperava, ma è addirittura rimbalzato  indietro, all’età di Peter Pan.
Quell’età beata e felice in cui il mondo appare come una nuvola soffice in cui sprofondare. Sopportarlo è dura. Dura davvero. Tanto che perfino il sei volte campione del Mondo ( ultimamente) non ce l’ha più fatta, costretto a sbottargli qualcosa che da tempo gli andava sbottata.

Per il suo bene, naturalmente,  togliendolo dai riccioli  d’un pezzo di legno scolpito da un umile falegname che desiderava un bimbo non di legno ma   in carne e ossa. Il tizio in questione, porta nome Max Verstappen ( o Verstpippen, come dir si voglia), che nei due o tre anni in cui l’hanno fornito di buona macchina più che a maturare  successi  si è specializzato nel ‘ far casini’, o meglio, nello ‘ sfasciare rosse’,  anche due in un sol colpo, com’è più volte capitato,  con chirurgica mano da mago del biliardo.

Tra gli altri ‘ flatus voci’ da lui emessi di recente  c’è   questo: ‘ Ecco cosa succede quando non bari più’.  Pensiero, ovviamente rivolto,  alla ‘rossa’ che devono avergliela  fatta detestare fin da piccolo come Roma ad Annibale.  Curioso, no ? E chi avrebbe mai detto  che anche  in casi insignificanti  la storia possa ripetersi?
Speriamo di no. Speriamo semmai che il predestinato invece di ‘ parlare per parlare‘ ( intanto) la smetta di non ‘ sfasciar più rosse‘, eppoi, che inizi a sfogliare (per acculturarsi ) gli almanacchi ma anche i trascorsi d’un auto che non è un auto, come lui ed altri intendono, ma una ‘creatura’  fantastica quanto un Ippogrifo alato capace di volare nella sede degli dei per  strappar storie da recare in dono   agli uomini ( amanti e non ) della velocità.

COMMENTO. La Ferrari incassa la difesa di Ross Brawn, dopo aver ricevuto le ‘ accuse’  non troppo velate di Max Verstappen, convinto che il team di Maranello abbia deluso ad Austin perché  messo in condizione di non più  di barare. Parole sol che avventate commentate con il solito aplomb dall’ingegnere britannico, che ha espresso il proprio punto di vista ai microfoni di Auto Motor und Sport: “Penso che gli avversari della Ferrari leggano nei numeri ciò che vogliono leggere. Austin ha riportato indietro l’orologio di sei mesi, era dalla gara Barcellona che un pilota Ferrari terminasse il GP senza salire sul podio.
Dall’esterno è difficile spiegare il declino prestazionale e, certamente, non voglio speculare sull’ ultima direttiva tecnica della FIA relativa alla misurazione del flusso di carburante. Nei prossimi giorni a Maranello ci sarà molto da fare per analizzare, riflettere ed elaborare contromisure, soprattutto perché tutto questo sarà utile per il prossimo anno”.

GIRONI CHAMPIONS. Dalla quarta partita dei gironi  di Champions, non è che siamo usciti trionfanti. Semmai, per farla breve, increduli. La Beneamata prima annulla il Borussia nella sua colorita tana, eppoi,  si fa annullare,  latitando per un intero secondo tempo.Vinceva o-2, è finita sotto 3-2, mettendo decisamente a repentaglio il passaggio del turno. Stranezze. Atteggiamenti inspiegabili. Soprattutto davanti ai Germani che arrembavano e la Beneamata chinava  il capo.

Il conte Dracula  a cui tutto riesce fuorchè  recitar ‘mea culpa‘, ha pensato bene di  spiegare la  debacle  sua e dei suoi chiamando in causa  i  dirigenti: ‘ Rosa inadeguata - ha sbottato - vengano ora  loro a dar spiegazioni’. Certamente, il capo banda, non nuota nell’oro. Le sue  legioni scontano un organico ridotto  all’osso. Non ( proprio ) adeguato  a resistere alle furiose folate  del barbaro nemico. Scordando, però, che nella sventura lui come  Quintilio Varo  ci ha messo del suo.  Ad esempio svegliandosi  con comodo  per operare i  necessari e  tempestivi cambi.

Che se fatti all’uopo chissà qual altro risultato avrebbero ottenuto?  E che sarebbe valso, eccome, mentre così se non è fuori dalla Coppa dalle grandi orecchie  poco gli manca. Nel frangente non ci ha entusiasmato manco il Ciuccio del sor Carletto, al quale bastava una ( possibilissima ) vittoria per restare al primo posto del girone con passaggio del turno matematico. Inoltre, i suoi, che secondo la disposizione del presidente avrebbero dovuto far ritorno nel ritiro di Castelnuovo, a fine partita, se ne sono andati per i fatti loro, praticamente, ammutinandosi. Più o meno come quelli del Bounty. Cosa che nel calcio è abbastanza rara. Anche a Napoli.  Almeno fin dai tempi di Bianchi. Ora qual sarà l’ira funesta  del sor A.DElle? 

Fortuna ha voluto che, tolto Cr7 a rischio infortunio, s’è fatto entrare il Douglas Costa degli infortuni. Al brasileiro è bastato infatti uno slalom vecchia maniera col concorso del novello  Pipita, per raccogliere   a tempo scaduto tre punti che aggiungono carne e sangue alla classifica del girone. Tanto più che perdendo il Cholo a Leverkusen ( 2-1) ora basterà uno 0-0 o un 1-1 per tenere il comando  e godere dei ‘ non piccoli’ vantaggi che questo comporta.
S’è invece riscattata la Dea del Gasp, finalmente  ardita e pimpante come Eupalla in Europa comanda. Con un pizzico di buona sorte in più, avrebbe  ( addirittura) potuto rispedire a casa a mani vuote quel furbone del Pep  sempre più somigliante alla sirenetta sullo scoglio che  prima lusinga, eppoi  affonda. Davanti a certe prove, forse  gli abituali ‘urloni’ da network televisivo la smetteranno di gridare ai quattro venti  che ‘ noi, italici, abbiamo qualcosa  di perennemente  in meno d’altri’.

Nella Uefa, Lazio ( punti 3) - Celtic ( punti 7); Borussia ( punti 2) - Roma ( punti 5). La prima s’è fatta buttar fuori in extremis ( 1-2) la seconda quasi ( 2-1 anche lei). Insopportabili a questo punto  sono i piagnistei dell‘Inzaghino sempre pronto a recriminare e mai a risolvere. A ‘stringere’ sui risultati, per portarseli a casa e non lasciarli ai misteri del Destino. Infatti se i suoi sbagliano alleggerimenti a iosa ( compreso l’ultimo, quello del secondo gol) e anche le rifiniture per le punte, che colpa hanno  la sfiga o l’arbitro o altro accidente che sia?  Non sarebbe meglio che imparasse ( anche lui )  il mea culpa?

RISULTATI ( GRUPPO C) Atalanta-City 1-1; Dinamo Z.-Shakhtar 3-3; ( GRUPPO D) Lokomotiv- Juve 1-2, Bayer L. -Atletico Madrid 2-1; ( GRUPPO E) Liverpool-Genk 2-1, Napoli-Salisburgo 1-1; ( GRUPPO F) Barca-Slavia 0-0, Dortmund-Inter 3-2.
CLASSIFICHE GIRONI CHAMPIONS . ( GRUPPO C) City punti 10, Dinamo Z. 5, Shakhtar 5, Atalanta 1; ( GRUPPO D) Juve 10, Atletico M 7, Lokomotiv 3, Leverkusen 3; ( GRUPPO E) Liverpool 9, Napoli 8, Salisburgo 4, Genk 1; ( GRUPPO F) Barca 8, Dortmund 7, Inter 4, Slavia Praga 2. A completare il girone mancano due incontri: Atalanta-Dinamo e Shakhtar- Atalanta; Juve-Atletico M, Leverkusen- Juve; Liverpool-NapoliNapoli-GenkSlavia-InterInter-Barca.

 

ALCUNI RISULTATI XI CAMPIONATO. Roma-Napoli 2-1, Bologna-Inter 1-2, Torino-Juve 0-1, Atalanta-Cagliari 0-2, Genoa-Udinese 1-3, Milan-Lazio 1-2.
CLASSIFICA XI CAMPIONATO ( parziale) Juve punti 29, Inter 28, Roma 22, Atalanta 21, lazio 21, Cagliari 21, Napoli 18, Fiorentina 18 … Milan 13.
INCONTRI XII GIORNATA. ( sabato 23 novembre) Atalanta -Juve ( ore 15), Milan-Napoli( ore 18), Torino-Inter ( ore 20,45); ( domenica 24) Bologna-Parma ( ore 12,30); Roma-Brescia ( ore 15), Sassuolo-Lazio, Verona-Fiorentina, Sampdoria -Udinese, Lecce-Cagliari ( ore 20,45); ( lunedì 25 novembre) Spal-Genoa ( ore 20,45).

RISULTATI XII CAMPIONATO. Sassuolo-Bologna 3-1; Brescia-Torino o-4, Inter-Veronna 1-2, Napoli-Genoa 0-0; Cagliari-Fiorentina 5-2, Lazio-Lecce 4-2, Samp-Atalanta 0-0, Udinese-Spal 0-0, Parma-Roma 2-0, Juve-Milan 1-0.
CLASSIFICA ( PARZIALE) XII CAMPIONATO. Juventus punti 32, Inter 31, Lazio e Cagliari 24, Roma 22, Atalanta 21, Napoli 19 .. Milan 13 … Spal 8, Brescia 7.

ALTRO. Tra l’ altro, inoltre,  due  eventi: una fantastica Olimpia Milano di coach Messina che batte il Barca e s’insedia ( con Barca e Cska) in vetta alla classifica di Eurolega ( sesta giornata); Shapovalov,  ha  regalato al nostro Berrettini, 23 anni, le Finals di Londra tra gli otto maestri del tennis mondiale. All’esordio, però, emozionato, nulla ha potuto contro il grande  Djoko. Ora gli aspetta re Federer. 

Il basket nostrano è da anni che non centra più un risultato degno del suo passato; mentre, per quel che riguarda, il ragazzo del tennis, gli ultimi tornei non è che abbiano certificato un suo merito effettivo per partecipare a tal consesso, per un azzurro 41 anni dopo Barazzutti. Ma tant’è. E ben l’accogliamo, anche perchè adesso abbiamo qualche motivo in più per accendere il televisore, sperando ( ovvio) di non essere incappati in due  miraggi nel deserto ma in due interpreti di discipline sportive che si sono date ( finalmente) una mossa. Nel frattempo, nell’altro emisfero, i ( talentuosi) ragazzi dell’Under 17 sono passati ai quarti. Fermandosi ( o-2) col Brasile, padrone di casa.
Queste giovanili che sempre meno deludono, mettendo in mostra un numero  insolito di talenti, che altro sono se non la solita Araba Fenice che data per morta si rigenera ( quando men te l’aspetti) sulle proprie ceneri?

Vincenzo Novari, 60 anni, è stato indicato trasversalmente all’unanimità Ceo del Comitato organizzatore di Milano-Cortina. L’ufficializzazione del suo nome è arrivata dal ministro Vincenzo Spadafora. Novari sarò la guida manageriale del Comitato che sarà presieduto, senza deleghe operative, dallo stesso Malagò. A caldo, diciamo che si è trattato d’una bella pagina italiana. Dopo tanto soffrire, finalmente, tutti d’accordo per un grande obiettivo.

POCO DA DIRE. Sulle moto c’è  poco da dire, se non il solito plauso al solito  cade non cade’ avviato a superare negli almanacchi il Maestro di Tavullia e il remoto Ago. La vera nota positiva è data dal titolo mondiale di Della Porta nella Moto3. Un altro talento che va ad aggiungersi ai numerosi altri giovani talenti azzurri  già in pista e che si aspetta di vedere definitivamente sbocciare magari  il prossimo anno.
Visto che al Maestro non intendono fornire una moto all’altezza, inevitabile è orientarsi verso le nuove leve. Tante. Promettenti. Nulla di nuovo anche nell’auto, dove a vincere è sempre il re nero. Favorito, anche questa volta, da una serie di circostanze, non ultimi  i ‘ pastrocchi’ in casa della ‘rossa’.  Così anche il fenomenale Carletto del feudo dei liguri Grimaldi non pote altro che restare al palo. Quando il Toto vorrà togliersi di dosso quella bianca camicia da corsia ospedaliera per indossare l’altra  che di  ’rossa’  passione  colora le piste del mondo, sarà sempre tardi. Mediti. Decida. Decidano.

NOVITA’ IN ARRIVO PER LA F1. Novità in arrivo nella F1. Grosse. Speriamo solo che non siano state pensate ( come  in passato) per ‘infinocchiare’ la rossa’. Che anche se ‘povera’  come agli albori resterebbe comunque e sempre  la ‘rossa‘. Ovvero, per chi è duro di comprendonio  e di cuore: non ( più) un auto ma ( oramai)  un mito. Guadagnato ( lo si chiarisca agli  sprovveduti) non barando ma incantando.
Le novità.  Per la parte sportiva della F1, il calendario si potrà allungare ad un massimo di 25 Gp. I weekend di gara saranno compresi in tre giorni. Il venerdì mattina ci sarà spazio per  le dichiarazioni di stampa, mentre nel pomeriggio inizieranno le prove libere.Le verifiche tecniche si svolgeranno il venerdì mattina e la configurazione delle monoposto non potrà più variare per il weekend sia in qualifica che in gara.Il tutto per contenere i costi. Il nuovo regolamento finanziario limiterà a 175 mln di dollari ( 157 di euro) le spese del team calcolate su 21 Gp. Sono previste modulazioni della spesa in base a  ingaggi piloti, bonus vari, costi attività extra F1 e i tre stipendi più alti del personale.

 

NON SOLO SPORT. I laburisti hanno detto sì, e sarà dunque l’esito del voto a metà dicembre ( il 9 o il 12) a decidere ( finalmente) sulla Brexit e sul futuro del Regno Unito. E, aggiungiamo, dell’Europa.
La notizia è rimbalzata  dagli Stati Uniti, anche se  da  tempo svolazzava nell’aria: Fiat Chrysler Automobiles si fonde dunque con i francesi di Psa( il gruppo di Peugeot).
Al momento è stato pubblicato il testo dell’accordo che speriamo, come soffia qualcuno, non sia una ( velata) resa ai cugini ma la fondamenta di un vero  nuovo grande gruppo europeo del valore di 50 mld di dollari ( quarto al Mondo) in grado di garantire alla nostra gente senza le solite ambasce futuro e lavoro.  L’intesa sulla manovra è tutta da leggere.
Dopo Al Baghdadi  (dovrebbe)  avere terminato la sua carriera da terrorista anche l’erede indicato,Abdullah Qardash, 42 anni, irakeno turkmeno, ucciso ( si dice) nel corso della stessa azione condotta dagli americani con il concorso ( decisivo ) dei Curdi.

 

DISASTRO A VENEZIA.  Sgarbi, critico d’arte, dice che non bisogna farne ogni volta una tragedia. Venezia, con l’acqua alta, convive da sempre. Un volta è un metro, un’altra due. Dipende. Il problema semmai è che, nel terzo millennio, non si sia ancora trovato un rimedio per salvaguardare quel che si può salvaguardare di quello scrigno d’inimitabile bellezza. Ci hanno provato col famigerato Mose, che a dipartire l’acque come il suo antico omonimo manco ci prova. Molti, infatti, van chiedendosi dove sia finita quel’ambiziosa opera umana costata miliardi e tuttora latitante.

Si dice che la grande opera per tutelare Venezia dall’alta marea fino a tre metri  non è ancora terminata. I lavori per la sua realizzazione sono iniziati nel 2003, quand’era premier Silvio Berlusconi. La struttura progettata nel 1984, consiste in 78 paratie ( suddivise per chiudere le bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia) che si dovranno alzare con una previsione di marea superiore ai 110 cm e dovrebbe essere definitivamente consegnata il 31 dicembre 2o21 ( costo 5 miliardi). Con l’acqua alata degli ultimi giorni , il Mose si sarebbe messo in funzione grazie a un meccanismo fatto di cassoni di alloggiamento in cemento armato, cerniere e, appunto, paratie. Ma ritardi e inchieste giudiziarie ne hanno condizionato il cronoprogramma.
Quando venne arrestato per frode fiscale Piergiorgio Baita, ad della mantovani, impresa del Consorzio di costruzioni, il manager raccontò agli inquirenti delle mazzette distribuite per oliare il meccanismo dei finanziamenti. Arrestati l’ingegner Giovanni Mazzacurati ( ai domiciliari) con l’accusa di turbativa d’asta, il sindaco Giorgio Orsoni ( poi assolto), l’ex governatore Giancarlo Galan, Renato Chisso, Lia Sartori, ex magistrati alle Acque e generali della finanza, e sott’accusa anche l’allora ministroAltero Matteoli. In seguito Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, proporrà il commissariamento del Mose. Con  brusca frenata ai lavori del 28 febbraio 2013.

 

NUOVO, VECCHIO O CHE ALTRO? Da Milano non ci aspetta lo stesso atteggiamento in voga da secoli in altri lidi del Belpaese o d’Europa. Ci si aspetta un ‘decidersi‘ chiaro, meditato ma anche costruttivo. I tiramolla del buon sindaco Sala sembrano però non andare in questa direzione. Che si tratti d’ un infiltrato alla maniera dei guerrieri d’Ulisse nella pancia del cavallo abbandonato davanti alle porte Scee?

” Il progetto di Milan e Inter - ha detto il Primo cittadino -  così com’è non va proprio. C’è troppo a loro favore. Bisogna riparlarne”.  Riparlarne, certo, ma non mettendo quindici o sedici paletti a prescindere, sennò che parlare vien fuori? Se tutto ( o quasi) è deciso, che l’altro dovrebbero aggiungere i due (  intenzionati)  club meneghini? Lasciare  in piedi anche il vetusto San Siro? Come? Con un anello, due o tre?
La richiesta   è suggestiva  perchè una ‘ riqualificazione come richiesto dai romantici  costerebbe ( dicon gli esperti) non meno di 200/250 milioni. Donde attingerli? Dalle tasche del buon sindaco Sala, o da quelle dei (troppi)  romantici o finanche dei ( soliti) residenti? Da chi?
Riqualificare ma anche mantenere, per trovare un campo al calcio femminile o alle giovanili? Anche questa intenzione è ottima, ma poi chi, all’arrivo delle bollette da pagare, tirerà fuori gli euro richiesti?

Il brutto, caro sindaco Sala, è che davanti all’ubiquità della politica  i club si spaventano. Del resto i  cattivi esempi, come quello romano, ci metton poco  a far proseliti in un Paese dove tutti ciacolano e nessuno decide.
San Siro, per Milan e Inter, resta ( tuttora ) la sede privilegiata per il nuovo stadio, ma se non fosse davvero possibile realizzare qui il progetto dei Club,  al quale  lavorano  da almeno tre anni, allora ( ovviamente ) la prua della barca punterebbe su altri porti; magari su Sesto San Giovanni, dove l’ex area Falk, uno spazio di 1,4 milioni di metri quadri, è pronta ad accogliere con canti e balli il nuovo impianto rossonerazzurro.  Per i tifosi che piovono anche da Svizzera, Austria , Slovenia e Croazia, non sarebbe granchè; per  politicanti, romantici e residenti  Mediolanum, invece,  che sarà?

 LE FRASI.

Domanda.  Se proprio si dovesse costruire un nuovo stadio, che fare di San Siro ? ” Certo, non va buttato giù – risponde il Gianni, mitica e inimitabile    bandiera rossonera-. Farlo rimanere come monumento? Solo come seconda ipotesi, perchè  San Siro è un valore dove ci si gioca dentro. Ed è anche memoria, non è vero che la gente non ha memoria. A parte quelli che abitano nella zona, che sono contrari, credo che la maggior parte della gente voglia che San Siro non sia cancellato”.
Risposta.  Per quel che ci riguarda, abbiamo ‘ ascoltato’ il Gianni fin da imberbi. Incantati. Convinti.
Il personaggio grandissimo in campo ha sempre mostrato acume e lungimiranza. Gran parte del calcio odierno ha radici tra le sue iniziative.
E tuttavia, questa volta, non concordiamo. Sbaglia. Troppo amore porta all’errore. Infatti che il San Siro, che per anni abbiamo visto dalla finestra ogni giorno, sia uno dei due o tre campi più vetusti e prestigiosi al mondo non ci piove.  A contare allori e campioni colà levati ed allevati  non basterebbe un giorno.
In ogni caso, il tempo passa e ( dicasi quel che si vuole) un impianto come quello non risponde più alle aspettative attuali. Non buttarlo giù vorrebbe dire ( perlomeno) ristrutturarlo, per tre o quattro o cinque anni. Nel frattempo dove andrebbero a giocare le milanesi? Inoltre, è fuori di dubbio, che un complesso ( stadio più altro) appositamente progettato con criteri, funzionalità e materiali aggiornati darebbe ben altre rese. Per altre prospettive. Per ulteriori ambizioni. Mentre chi provvederebbe a  rabberciare (  costosamente e forse inutilmente ) il glorioso  San Siro ( eventualmente) sottratto alle ruspe?

Eppoi, diciamo la verità più bella, quando mai Milano, la grande Milano, nei suoi momenti cruciali ha rinunciato   ( nel rispetto della memoria, che è questa e non altra)  a guardarsi avanti piuttosto che indietro?
Per l’eventuale mancata grande occasione, chi paga ( o pagherà) ?  Con rispetto: il sindaco Sala, i romantici o i residenti?
Ultime notizie: il Consiglio comunale milanese ha dato parere favorevole sui progetti, con condizioni. Il sindaco Sala ha commentato ” Sono compiaciuto del parere espresso dal Consiglio, ma ora dovremmo  metterci attorno ad un tavolo e parlare sul tema  più in dettaglio. Al momento quanto proposto mi pare troppo favorevole ai Club“.

ALTRO SULLA  QUESTIO STADI. Sul tema stadio si stanno dando da fare qua e là. Ad Empoli, ad esempio, donde con una trentina di milioni sperano di realizzare un impianto tutto da godere per gli anni  a venire; o  anche a Firenze dove il Rocco di Calabria diventato ricco in America non ha ripassato l’Atlantico per venire a menare il can per l’aia ma per fare quel che si ha da fare. Ovvero un nuovo Franchi degno di ridare il giusto spolvero ad una delle città più importanti ( e belle) del genere umano.  Avanti, avanti così. Che poi, una volta terminato il (sofferto) processo vedremo chi potrà vendere di più o meno agli appassionati del pallone che popolano l’orbe terraqueo.

L’OSCAR DELLE INTERVISTE. Fosse per noi, gli daremmo lOscar dell’ intervista dell’anno. Sincera. Opportuna.  Esaustiva. L’ha rilasciata alla ‘rosea‘ ( venerdì 18), con tanto di nomi e di cognomi. L’eroe mediatico questa volta è senza dubbio alcuno  il buon ADiElle ( al secolo Aurelio De Laurentis, patron del Napoli). Che, a volerlo punzecchiare, quando è in vena, non le manda a dire a nessuno, proprio a nessuno.
A cominciare dal capo Uefa, Ceferin, per allargarsi su alcuni dei suoi rampolli: Insigne, Mertens, Collejion e così via. “ Insigne? Non lo capisco. Non capisco infatti – chiede ADiElle - perchè a Napoli, a casa sua, non debba essere felice? E’ un gran giocatore, glielo riconosco, ma se ritiene che la sua avventura col Napoli sia finita qua, allora s’impegni per non restare un incompreso…”. Come dire: se credi resti,se non credi buon viaggio.  Verso altre mete.
“ Mertens e Collejon  hanno i contratti in scadenza? Nulla di speciale. Entrambi  infatti – attacca ancora – sono legati al Napoli. Che è un club da amare, come una bellissima donna. A loro due ho presentato una offerta otto mesi fa e di certo non posso andare oltre quanto  proposto. Se poi vogliono andare a fare una vita di m… o le marchette in Cina, vadano pure”. Fossero tutti così spicci e chiari, forse, il calcio nostro ( e non solo) sarebbe diverso.

Linguaggi come quello del sor ADiElle sono rari.  Di qua e di là d‘Oltralpe. L’avessero usato a tempo giusto quelli della Beneamata con  il Maurito  della Wanda o il Perisic infatuato di  Premier  ma finito in Bundes , chissà  che ora non fosse  più agevole la sua risalita?  Verso l’Europa. Verso lo scudetto.  Che  per la Beneamata restano ancora un palmo sotto a quanto richiesto da quegli agoni, già prenotati da  squadre da ben altro tempo strutturate e predisposte.

GLI DEI DELLE FORESTE. Per lui,  per loro,  in questa stagione, devono essersi scomodati anche gli antichi dei delle foreste d’Oltralpe  e d‘Albione, visto che tutto è filato liscio, perfino nei minimi particolari, da un bullone all’altro, da una pista all’altra, mentre per la ‘rossa’ non s’è mai persa l’occasione di ricacciarla indietro, giusto o no che fosse, probabilmente,  per provare a demolire un mito che fa ingelosire alcuni  fin al delirio.
Fatto è che la ‘stella’ alla fin dell’ultima tenzone s’è portata a casa il suo record di sei mondiali costruttori di seguito, eguagliando ( finalmente) la ‘ rossa’. Verso la quale da un lustro si sta facendo di tutto  per tenerla ai tubi di scarico. Istituzioni, giurie, safety car e perfino volenterosi solidali raccolti all’uopo di volta in volta che come quel ’fanfan la tulipe’  ( il Tulipano)  specializzato in ‘sfascia rosse‘, che basta dargli voce per fargliene buttare fuori una o due, magari anche con un sol magico colpo.

In Giappone, forse, qualche colpa l’ha avuta anche il nostro Carletto, e infatti ( figuriamoci) se non lo sanzionavano. Verrebbe da dire: non aspettavano altro. E comunque tra l’altrui  ‘ malvagità‘ ( non solo) sportiva  e  la ‘ leggerezza’ propria , sta di fatto, che la ‘rossa‘ è costretta ad archiviare un altro anno non proprio da galleria degli Immortali. Si potrà rifare, certo, però altrui permettendo. La macchina c’è, come c’era anche in Giappone, basterebbe non distrarsi e neppure ‘ stare l’un contro l’altro armato’ per raffermare il giusto ordine delle cose. Intanto, nel nuovo massimo sistema che riguarda la F1 del futuro, alla ‘rossa’ verrà concesso il 15% in meno di rimborsi. A lei, e alle prime tre del ranking. 

 Certo che, ben diverse visioni si hanno distesi  su un divano rispetto a quelli che dovrebbero ‘ essere calati’ fino al collo dentro gli eventi.
Forse è riduttiva  la visione dei primi; forse non è ( sempre ) credibile la visione dei secondi. Che da quel che si legge ( giornali) e si vede ( tivù) sempre più divergono.
Ad esempio, sul fuoriclasse cataluno della moto si largheggia in encomi,  quasi non s’aspettasse altro che di vederlo spazzar via i record dei nostri maestri, dal più antico ( Ago) al più recente ( Vale). Impressioni che speriam non siano verosimili.
E comunque ‘ gatte da pelare’ le abbiamo anche per l’auto. Dove da un lustro brilla la ‘ stella d’argento’ delle vetture di Stoccarda.  Qui, ad essere in difficoltà, è la ‘ rossa’, nell’ispecie, la mitica ‘ rossa‘. Un ippogrifo alato  che fa sognare. Basti infatti sbirciare sul colore prevalente in ogni pista del mondo . In maniera trasversale. Dai bimbi ai nonni. E forse proprio per questo che la visita ai luoghi santi della ‘rossa‘ ( Maranello e Modena) è sempre pieno di voci straniere.  Incantati  da tanta calorosa, originale  bellezza

 

CALCIO. E se il derby d’Italia, decisamente  il più bello degli ultimi anni, ha ristabilito le gerarchie in ambito Serie A, non è che tutto sia finito. Deciso. Archiviato. Come in altri lidi celebrati.
O quasi. Come in Francia. Come in Germania ( nonostante la fiction  in corso) . Come in Premier ( con il Liverpool  lanciato verso una cavalcata solitaria). Viene infatti da ridere pensando a quanto impegno abbiano messo i nostri anglofili per convincerci ( giornalmente)  che il massimo campionato di calcio d’Albione era il più ‘ incerto’ , ‘ affascinate’, ‘ inarrivabile’, del Globo. Per poi scoprire che se il City lascia qualche altro punticino per strada, ai reeds diLiverpool, basterà attendere ( comodamente stravaccati ) sul un divano  la primavera per  andar poi a levare al cielo un altro Scudetto.

Vogliam dire, che la Signora al momento con  poche rivali, forse una l’altra trovata. Magari nella Beneamata, sperando che la beffarda Eupalla, più avanti, con il levarsi d’altri venti, possa mescolare le carte in tavola. Ci sembra invece in serie ambasce il Ciuccio, che dopo la vittoria sui campioni d’Europa è sembrato sprofondato nelle bambocce.  Tanto che qualcuno ventila l’addio anticipato del sor Carletto da Napoli. Che, francamente non ci apparirebbe una gran soluzione, nè per lui nè per il sor DeL; come non sarebbe una gran soluzione quella di un altro ventilato ( clamoroso) addio anticipato, quello di Cr7 , da Torino .  Albertone  canterebbe “ Ma dovei vai, se la banana non ce l’hai?”.

E mentre il Campionato sosta, rispunta la banda del Mancio. Di verde vestita. Quasi una bestemmia, che però ( promettono i nostri cervelloni al timone) risuonerà lungo valli e borghi per una notte sola. Inoltre con il successo sulla  Grecia, 2-1 in casa, abbiamo già in tasca la qualificazione. L’andata a  Liechtenstein è stata pura formalità. Che però   inciderà sul ranking in caso di sorteggio mondiale.

 

SBARCARE IL LUNARIO.  Che la smettano, per favore,  i cari anglofili di celebrarci ( quotidianamente) l’altrui virtù. Ne abbiamo le tasche ricolme, anche perchè agli isolani se qualcosa abbiamo da invidiare ( nuovi stadi e merchandising) qualche altra abbiamo da insegnare.  Grazie al respiro che s’ascolta nei derby d’Italia. Antichissimi, unici, irripetibili,  come la loro storia. All’ombra di campanili agguerriti e mai domi. Un poco stonati nel canto, ma densi di passione nei cori. Tanti. Qualcuno anche a sproposito, per via di qualche pugno di ( dolosi) trogloditi che ( proprio) con quei cori cerca di ricavare la pagnotta per sbarcare il lunario.

 

 

RAZZISMI O ESTORSIONI? C’è in giro un gran dibattere sul razzismo che, a star a sentire questo o quello, sembra più un ’ caso’  italiano che altro. Perpetrando, come al solito, la solita omelia. Che ha un fondamento, certo, visto che non possiamo  pensare di essere stati  esentati da una quota di trogloditi, ma che non corrisponde assolutamente alla realtà generale. Intanto, chissà perchè quando questo o quello attacca il Belpaese  dimentica che del Belpaese fanno parte ( in particolare) quegli isolani che da anni si svenano per ospitare senza compenso ( e Nobel ) alcuno  i derelitti che arrivano da ogni anfratto mediterraneo, africano e non soltanto? Chissà perchè?

A costoro infatti interessano i razzisti o la polemica sui razzisti?  Come capita da anni di verificare nelle illuminati salotti d’Europa, donde ( alla prova dei fatti) è gesto spontaneo  girarsi i pollici per evitare ogni impegno di  sorta?  E tuttavia, lasciando le colte disquisizioni   sui massimi sistemi, andando invece sullo specifico  razzismo da stadio,  che tanto clamore fa, perchè non si è ancora dato  seguito ad iniziative come quella intrapresa dalla Signora di Torino contro ‘ bande‘ di (cosiddetti)tifosi che il tifo praticano ma soltanto per portarsi a casa ogni fine stagione parcelle niente male? Perchè?
A chi giova  rigirare invano  il coltello dentro la piaga quando basterebbe poche ‘cose’ per curare la grave ferita?  Quali ‘cose’? Intanto la collaborazione ( e partecipazione) della gente per bene, eppoi delle società, e quindi delle istituzioni ( non solo calcistiche) e infine della polizia.
Che potrà fare il suo dovere sbolognando da spazi non loro quelle ‘ bande’ che quando hanno bisogno di ricattare le ( deboli) società di calcio, brandeggiano come spade di Damocle i loro ‘ buu buu’ per portarsi a casa la pagnotta.
Intanto, perchè  insistere ancora sulla cosiddetta ‘ responsabilità oggettiva’ a (solo)  carico delle società ? E perchè non (ri)chiamare all’uopo, ad ogni ‘ buu buu’ reiterato,  quanti visti e rivisti son presi in flagrante?
Che timore c’è? Forse siamo arrivati al punto che basta qualche più o meno sparuta  ‘ banda’ di malintenzionati a mandare in tilt  Stato, Istituzioni, Società sportive, Addetti ai lavori, Polizia e ( da ultimo) le Persone per bene?  Di che parliamo? E che facciamo? Perchè ci sa tanto che, trogloditi a parte,  quelli non si curano nè da noi nè altrove, mentre più che a disquisire sui massimi sistemi basterebbe  solo ( e soltanto) muoversi. Fare. Fare quel che si può fare. Come  ( sia pure in ritardo) ha iniziato  a fare la ( lodevole) Signora di Torino seguita ( purtroppo ) da pochi altri.

 ALBIONE E’ DAVVERO UN ESEMPIO ? Allora, ci sono Media del Belpaese che non fanno altro che celebrare la Premier e,  sullo sfondo, la (perfida ) Albione. Che per costoro trattasi di un altro paradiso. Di un’altra cultura. Di un altro sport. Di un altro calcio. Insomma, noi che siam figli e figliastri di Virgilio e Dante, di Leonardo e Michelangelo, di Galilei e Colombo, dovremmo per costoro rimboccarci le maniche e tornare sui banchi di scuola. A 360°. Dimenticando però che solo qualche lustro fa branchi  di anglosassoni s’aggiravano per l’Europa del calcio  portando non canti e gioia ma coltelli e sangue. E se, allora,  se qualcuno gli ha messo un freno è stato solo perchè così non si poteva andare più avanti.

Oggi, quegli stessi angli, se ne vanno a godersi una partita di calcio, cantando e sventolando colorite bandiere. Infatti, qualcuno, li chiama stadi canterini. Nuovi, belli, comodi e pure ( come si diceva) intonati. Che chiedere di più ad  Eupalla? Eppure, come insegnavano gli antichi, anche da loro, non tutto quel che riluce è oro.
Vediamo infatti cosa si apprende dalla ‘ rosea’: ’ In Inghilterra - si legge – nelle ultime stagioni gli episodi di razzismo sono aumentati: dal 2012 l’ascesa è stata costante e nelle ultime due stagioni c’è stata un’impennata. Nel 2018/19 si sono verificati, dai campi della Premier alle serie minori,  442 casi discriminatori, di cui il 65% classificati come abusi razziali. Rispetto al 2017/18, l’incremento degli episodi di xenofobia è stato del 43%, con una crescita preoccupante di manifestazioni contro gli ebrei e l’Islam. Su twitter siamo in piena emergenza. Gary Neville, ex difensore dello United, ha invitati i sociale per sei mesi a sospendere i messaggi … ‘.
Ci sarebbe altro, ma tanto basti. Al contempo qual  rimedio portano al problema quelli della ( perfida) Albione?
La ‘ rosea’ scrive : ’ Casi in aumento, ma in Premier è sempre tolleranza zero’: dal 2012 c’è un’ascesa costante di abusi razziali ma la polizia indaga in modo serio e i tifosi perbene collaborano’. Che si dice? Che  forse che da noi mancano una polizia che indaghi in modo e serio e  le persone per bene? Fraintendiamo? O siamo semplicemente di fronte, ancora una volta, ai soliti armiamoci e partite di chi ha responsabilità dirette e le scansa?  Come quelle Istituzioni e  quei Media che invece di fare quel che ( per primi ) dovrebbero altro non conoscono che l’usato gioco dello scaricabarile?

LA ROSSA SVERNICIATA? Eppoi, hanno il coraggio di volerla sverniciare, ogni tanto,  quella prodigiosa macchinina ’rossa’ che mito e non leggenda o favola è, come l’ippogrifo alato, capace di sfidare il sole. Gli altri, infatti, transitano, lei resta. Magnifica. Unica. Che quando men te l’aspetti si rimescola alle sue ceneri e si rigenera. Più lucente e rossa che pria. In tanti cercano di indagarla, d’interrogarla, di imitarla, eppure lei sempre sfugge, riparando dove agli altri non pare, portandosi seco quel misterioso afflato vitale che soltanto il grande Drake deve avere avuto modo e tempo d’avvertire nell’atto della creazione.
Nel lontano Oriente di Sandokan, ad essere favorite erano le ‘ frecce d’argento’ di quel formidabile driver nero. Alle ‘rosse’ veniva riservato soltanto qualche parcella minima di pronostico. Tanto che perfino le Red Bull del venditore di bevande avrebbero dovuto asfaltarla, impietosamente, tra una stradina  e l’altra d’un tortuoso percorso cittadino. Visioni da miscredenti. Perchè, alla prova della pista, la ‘rossa’, anzi le ’rosse’, non hanno fatto altro che attingere alla loro attitudine a scrivere di storia e non (solo) di cronaca. E, alla fin della lunga tenzone, si sono presentate in parata sotto lo striscione del traguardo.
Ora, non è che anche con questa impresa vadano a mettere a repentaglio un titolo mondiale da tempo assegnato, ma solo a riprendersi le luci della ribalta. Che non possono che essere le loro. Così diverse. Così affascinanti. Dal cuore infinito, donde custodiscono tanto i grandi come Schumi vincitore di tutto  o del Niki che di rosso s’è vestito per l’ultimo viaggio; quanto chi ha vinto poco o nulla, ma che  ( come l’immenso)  Gilles il suo ( commovente ) talento donato ha  alla  causa loro.

 

CANTORI  O ( SOLO   ) ADDETTI STAMPA? E insistono gli angolofili ( & associati) nel favoleggiare sulla ricca Premier, a lor dire il ‘ migliore campionato di calcio del Mondo’. S’ascoltano canti e peana a bizzeffe, qua e là, anche se ( a dire il vero)  più che canti e peana ci sembrano entusiastici comunicati di qualche ufficio stampa di calcio e turismo della ( perfida)  Albione.
Sì, perchè, non ce ne vogliano gli autentici anglofili, tutto quest’oro che riluce noi, proprio, non lo vediamo. E comunque dato che nel mondo ‘ mors tua ’ diventa ‘ vita mea‘, diamo a Cesare quel che è di Cesare, e nulla di più. Se parliamo di dirigenti tra i due tornei, beh, quelli d’Oltremanica son di certo più attenti, aggiornati e …  spregiudicati.

Con risultati  economico-finanziari lusinghieri. Che però sono apparenza. Perchè non bisogna far finta di niente quando si verifica che gran parte delle squadre di calcio d’Albione è  di proprietà estera. E non sempre raccomandabile. Visto che son danari che piovono  dalla steppa, dai deserti e da Oltreoceano, e che spesso, come i venti che li portano,  arrivano e se ne vanno.
Vedi il Chelsea, ad esempio, che il chiacchierato  oligarca russo ( si dice) stia per passare di mano.  Inoltre, se parliamo di stadi all’altezza, ricolmi e canterini, non c’è dubbio che i nostri ( tranne qualche eccezione) fanno la figura dei ‘sedotti e abbandonati’. E da mò, che ai ‘ bacucchi’ che dirigono il Paese e lo sport di questo Paese, si chiede di mettere mano ad una nuova ed adeguata generazione di impianti sportivi ! Che non sono più solo lo stadio, comunque profondamente ripensato, ma anche tutto quello che gli ruota attorno. Con grande profitto. E magna gradevolezza, per le casse della società, ma anche per gli appassionati che sono tanti e belli ma anche stufi della solita ( e spesso pericolosa) routine finita nelle mani di non si sa chi.

Detto questo, però, non è che la  tarda Serie A possa considerarsi meno che l’ agile Premier.
Son belli loro, siam belli noi ( sia pure con qualche acciacco). Sennò, che c’è venuto a fare il pluri medagliato Cr7 in un agone come il nostro? E’ rincoglionito o è venuto a sapere che per ragionar di storia non c’è ‘contesto ’ più accreditato del nostro? Lui di storia deve intendersi, eccome, magari più e meglio del  Messi da Recanati , accucciato da sempre e per sempre dentro un’amorevole  e sola  culla; o di quel genio maledetto del partenopeo Maradona, che per superare il meraviglioso Pelè   s’era  trasferito armi e bagagli da una grande di Spagna ad una media squadra del campionato italiano. Trasformandola d’incanto  da Calimero a Cigno. E siamo belli perchè sono belli i nostri campanili che rendono infuocate  e imprevedibili anche le diatribe più insignificanti. E i duelli più radicati. E i personaggi più impensati.

Da noi il gioco non è una ( estenuante) cavalcata di 90/100 minuti dietro una palla, da  noi  il ‘cencio‘  da strappare  sotto la torre del  Mangia è  ben altra cosa.  A volte esagerata. Ma che altrove manco immaginano. Soprattutto in Premier.

E infatti mentre quando si guarda una partita loro si pensa sempre a cosa gli danno da manducare, da noi , invece, ci si scervella per immaginare qual diabolico artifizio  frulli nella testa dell’uno o dell’altro dei contendenti. Perchè di ‘ punitio divina’  si può essere sempre colpiti quando men ce la si aspetta, anche per mano del più modesto in campo, tra un dettaglio e l’altro. Un articolo della ‘rosea‘ sembra voler restituire ( giusto)  valore e dignità al nostro (bistrattato) campionato.

Che non ha bisogno di copiare da alcuno se non da se stesso. Ricco com’è di ‘ mille identità tattiche’.
Che van da Sarri a Conte ad Ancelotti, tre maestri del mondo del calcio ‘ tornati a percorrere i domestici tratturi, e che nessuno offre con la stessa ricchezza agonistica e studia con tante soluzioni. Dal calcio d’estate – sottolinea la ‘rosea’,  che se non ci fosse bisognerebbe  inventarla – arriva la conferma di una varietà tattica unica: i nostri otto top club, per esempio, usano sei sistemi diversi. Quando lo stesso sistema offre spesso interpretazioni divergenti. Ma con un comune denominatore: la voglia di ‘ far’ gioco. Chi altri può offrire tanto?  e se nessuno può offrirlo, perchè  celebrare ( e arricchire) sempre l’orto del vicino e mai il nostro?

Lo scorso anno  squadre della Premier hanno fatto man bassa in  Champions e in Uefa. Dopo anni.
Forse per un altro ciclo (   l’ultimo  successo  inglese in Champions  l’aveva ottenuto il Chelsea nel 2011/2012,  bissando lo United del 2007/2008). Forse. C’è  però da ammonire che, tra le tante altre cose,  nelle 65 edizioni della Coppa dalla grandi orecchie fin qui disputate, 27 volte  sono arrivate in finale  squadre italiane.
Praticamente  un 45% ca, quasi a dire una edizione su due,  percentuale che non avrebbe necessità di commento se non per ricordare a smemorati e incolti che  ( in regime di libertà) si può celebrare chi, quando e come si vuole, senza però voler passare per cantori pindarici quando s’è null’altro che funzionari ( consapevoli o meno) di questo e quell’ uffizio.  O cari bacucchi, fateci quegli stadi, eppoi vedremo chi ( meglio) saprà  coprire di stelle ( e di sogni) le sue maglie e chi no.

 

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IL CALENDARIO 2019/2020. Inizierà il 25 agosto 2019  e finirà il 24 maggio  2020 il prossimo Campionato. Il nostro Campionato, che nonostante scarsa dirigenza, insignificante attenzione politica e stadi ancora del secolo scorso, resta il più ‘ duro e bello‘ al mondo per le sue intrinseche difficoltà  storiche, agonistiche  e caratteriali.
Attecchite e radicate all’ombra dei mille campanili. Addobbati da storie, personaggi, passioni che altrove manco si sforzano di capire. Danari  a parte. E se a dominare c’è n’è una su tutte, l’augusta  Signora di Torino, a rendere vivo fino all’ultimo secondo l’agone ci pensano le altre. Tutte le altre. Per un motivo o l’altro. Tutti validi. Tutti interessanti. Tutti da ascoltare.

E comunque tali da non farci dormire come invece capita in altri ( celebrati) tornei gemelli che già sotto l’albero di Natale, bene e spesso,  in questi ultimi anni, depositano  il pacco-dono d’uno scudetto ( risultato) anticipato. Il calendario ha tenuto conto, questa volta, di tanti distinguo. Che non stiamo a riprenderli. Ci sarebbe  da perderci la testa. Ci fidiamo. Ci affidiamo. Quel che estrapoliamo è che gli incontri tra le big five si disputeranno tutti in giornate diverse. Per quel che riguarda anticipi e posticipi invece bisognerà attendere la trattativa tra Sky e Dazn, che già lo scorso anno ha generato non pochi malumori. Tra i clienti Sky che dal tutto ( serie B compresa) dell’anno precedente si sono visti limitare ( sopratutto) gli anticipi.

Che dovrebbero restare tre anche l’anno prossimo, con fischio d’inizio per i serali alle ore 20,45. Per la Coppa Italia, infine, finale  in calendario per il 13 maggio.

 

LUCE DEL MARE.. Un anno è trascorso dal crollo del ponte Morandi a Genova.  Morirono nella circostanza 43 persone.  Mentre la ’ferita‘ continua a gettare sangue, nonostante si stia ( rapidamente) procedendo a rimarginarla con una nuova struttura firmata da un genovese che quando si tratta della sua gente non sta a cercare cittadinanze altrove. Il progetto sembra magnifico. Speriamo solo mantenga le premesse, magari sopravvivendo per oltre mille anni a venire. ‘ Studiavo a Milano, quando  costruirono il ponte Morandi - ricorda Renzo Piano, l’architetto progettista del nuovo grandioso manufatto -  che quando si scendeva a Genova era diventato un transito inevitabile.

Una lunga  passerella sul vuoto che odorava di mare. Senza mostrarti mai il mare, ma solo la sua luce’.
La misteriosa Araba Fenice  vuole che geni come Renzo Piano, senatore a vita, resti attaccato alla madre sua, la bella e sofferente Genova, un tempo regina del mare e scrigno finanziario dell’Europa, e ci riservi un progetto che per stile e originalità farà una volta di più stupire quanti ( non solo dalle nostre parti) hanno dato per scontato il tramonto del Belpaese.
” La Spagna - si legge sul Sole24Ore - aspetta da decenni riforme strutturali che dovrebbero rilanciare la competitività della sua economia… ( eppure)  ha dimostrato di saper resistere alle lacune della politica ( da 100 giorni è senza un governo) fornendo stabilità anche senza un governo sorretto da una chiara maggioranza”.

Infatti, roba da non credere, la sua economia cresce al ritmo più alto dell’ Eurozona confermando, trimestre dopo trimestre, la sua forza. Nonostante il rallentamento globale, il Fmi prevede per la Spagna una cresciuta del Pil pari al 2,1% nel 2019 e dell’1,9% per il 2020. Con la creazione in due anni di 800 mila nuovi posti di lavoro e il tasso disoccupazione ( pochi anni fa tra i più alti in Europa) in calo al 14%.

Da noi solo Emilia RomagnaLombardia e Veneto possono dire altrettanto.

E non basta.  Risultati incoraggianti sta riportando anche il ‘ piccolo’ Portogallo, che Moody’s transita da ’stabili’ a ‘positivi’, mantenendo il voto a ‘Baa3′ ( l’Italia, al momento, è ‘ Bbb’  con prospettive negative) Non procediamo. Del resto che gioia c’è? La peggior classe dirigente del Pianeta, o quasi, non autorizza voli diversi. Basti vedere il kafkiano ‘comportamento’  sul famigerato debito pubblico, che nessuno ( dicasi nessuno) riesce a ridurre significativamente per toglierci      ( finalmente) di dosso quella spada di Damocle che ci ‘ umilia’ , ‘avvilisce‘, ‘impigrisce‘, ora dopo ora.
La filosofia di Renzo Piano del ‘ pezzo per pezzo‘ che andrà ad applicarsi per il nuovo viadotto di Genova, ci sembra  null’altro che una  ( straordinaria)  ’ testimonianza del Made in Italy ai suoi massimi livelli, perchè, come continuano  a ripetere tutti gli attori ( quasi mille persone ai vari livelli di responsabilità) qui si gioca il riscatto dell’ Italian pride: l’onorabilità di quanti si ostinano a contrastare l’ideologia del declino giocando la nobile carta del ‘saper fare’ di cui, nonostante tutto, l’Italia è ancora maestra’.

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