Non solo sport. Calcio Europa: cinque vittorie, un pareggio. Roba tanta, d’altri tempi. E molto altro.

LA CRONACA DAL DIVANO. Non è andata male. Anzi, tre vittorie ( Juve, Inter, Atalanta) e un pari ( 1-1) del Napoli nella tana dei ‘rossi’ ( che di partite finora ne hanno perse solo due o tre), rappresenta un cospicuo bottino. Da mettere in conto al ranking, per conservare (almeno) la terza piazza continentale. Anche perchè se dovessero far seguito anche gli auspicabili ‘ mezzi miracoli‘ d’una Beneamata impegnata nell’ultima del girone contro il Barca ( già qualificato e primo ) e della Dea contro lo Shakhtar, potremmo parlare di quattro su quattro agli ottavi. Roba tanta, e ( si può dire) d’altri tempi.
Che mentre fa felici noi fedelissimi italioti del pallone cala nella disperazione i tenaci esterofili di cultura ( o di mestiere): infatti, come potrebbero tutti costoro continuare a godere nello spargere sale sulle ferite ( dirigenti, stadi, diritti tivù) del nostro calcio, costantemente bistrattato, sminuito, nel bel mezzo di sorrisi soddisfatti e increduli ? Già, come? Dovrebbero rimangiarsi anche i calzini loro, ma chi è mai disposto oggi a far cotanto?
Anche perchè se è vero che da una parte di qualcosa manchiamo, dall’altra il sollazzo d’Eupalla resta pur sempre in cima ai pensieri nostri. Sostengono che il Belpaese abbia smesso di partorire giovani promesse, e vediamo invece i nostri ( a partire dalle giovanili) districarsi con grande scioltezza ( e personalità) tra un torneo e l’altro. Anche quelli più importanti. Più difficili. Dove resterebbe problematico ( anche solo) partecipare partendo da un contesto ‘ non allenante’, ‘ arretrato’, ‘ lento’.
Non male sono andate le cose anche nel penultimo turno di Europa Ligue, dove le romane son uscite vincitrici da un doppio confronto: l’una contro il Cluj ( 1-0), l’altra contro il Basakseir (0-3). Per la Lazio sarà (comunque) fatica passare il turno, per la Roma ( invece) no. Dovrà battere nell’ultima, e all’Olimpico, il Wolfsberg.
Hanno le valige in mano i lungagnoni della Lube. Direzione Brasile. Per il Mondiale di club. Quattro squadre iscritte, con Kazan e Sada gli avversari sulla carta più temibili. Azzurri del basket al Preolimpico in casa della Serbia dove gli azzurri dovranno però chiudere nei primi due posti il mini girone a tre inseriti con Portorico e Senegal, mentre dall’altra parte ci sono Serbia, Nuova Zelanda e Repubblica Domenicana. In casa Teodosic sarà proibitiva, al punto che si attendono rinforzi dagli Usa. Corrono verso Abu Dhabi i mostri della F1, per l’ultima in calendario. Per certi versi, un anticipo di quel che sarà il prossimo anno. Con tante novità. La prima è quella del motore Honda che sembra essere tornato all’altezza del compito.
Ora, partendo dal motore, i tecnici della Red Bull sono decisi a risolvere i problemi di efficienza aerodinamica, sofferti quest’anno, per lottare ad armi pari con Ferrari e Mercedes nel 2020. Dove l’imberbe Max speriamo punti più agli affari suoi che a sfasciare l’altrui; dove il grande Lewis sogna di cogliere il settimo centro per pareggiare con Schumi ed entrare nella mitologia di questo sport; dove le ‘rosse’ una volta risolti gli attriti interni ( con i talenti che si ritrovano) dovrebbero tornare donde lor meglio compete. Ovvero nell’Empireo. Mamma, sarà un Mondiale 2020 da ricordare?
Dopo la tornata europea, torniamo a trastullarci in casa nostra. Con il ‘duello‘ Juve/Inter, ma anche con il Napoli ritrovato del sor Carletto e le due romane con la Dea pronte all’imboscata.
NUOVE INTENSITA’. Ultimamente, in concomitanza con la partita Atalanta-Juventus partiva sul tivù anche West Ham- Tottenham, col redivivo Mou Mou in panca al posto dl buon Pochettino. Si fanno tanti confronti tra le nostre e le altrui prestazioni, che non abbiamo resistito dal praticare zapping tra l’una e l’altra offerta Sky. Ad occhio e croce, diciamo a caldo, di ‘ differenze‘ clamorose non ne abbiamo colte tante. Intanto sugli stadi, con quello della Dea in totale rifacimento da completare entro il 2022. E che ( una volta rifatto) sarà un bel stadio, con una incombente e calda tribuna Nord, stile Borussia, e una cornice per circa 25 spettatori comodamente accolti. Cosa che altrove, lungo la Penisola, non sarà possibile ai più per anni ancora.
Anche sulle prestazioni in campo, ci è sembrato di vedere confronti non proprio dissimili. Intensi, coinvolgenti. Con Mou Mou che ha rischiato nel finale, passando da un 3-0 a un 3-2, e la Dea che è crollata ( sempre) nel finale passando da 1-o a 1-2 a 1-3. Il West Ham per qualche sfasatura, la Signora per quel novero di ‘artisti’ pronti a balzare fuori da cilindro quando meno te l’aspetti. C’è qui da aggiungere, che a Londra si lottava per la zona retrocessione ( West Ham 13 punti, Tottenham 14), a Bergamo per la vetta della classifica. Ma questo poco conta. Spettacolo là, spettacolo qua. Per star in concorrenza basterebbe fare come stanno facendo non solo alla Juventus ma anche all’Atalanta.
Entrambe in varia misura esemplari, per mantenere anche nel Belpaese l’amato gioco ‘dietro ad una palla’ lassù, in alto, tra i più ammirati al mondo. Come del resto è stato, fin a quel mitico Triplete.
ANCORA PREMIER. A questo punto non resta che prendere atto del rinnovo di Quadrado con la Signora fino al 2022 e del ritorno di Mou Mou in panca, con quelli del Tottenham, passato ( da un mese all’altro) dalla finale Champions al 14° posto in Premier, la celebratissima Premier. Esonerando un il Pochettino osannato fino a qualche ora prima e fornendo ulteriore alimento a quella ( insoddisfatta ) curiosità che suscita (spesso) la più danarosa delle leghe mondiali. Donde, oltre agli Spurs , viene concesso all’umile Leicester ( solitamente di bassa classifica) la possibilità di azzeccarne un anno prodigioso per poi ritrovarsene ( da un giorno all’altro) un altro horribilis.
Mou Mou, da buon associato alla filibusta, così celebra le mirabolanti metamorfosi delle squadre di Premier: ” Ho capito che questa è il mio habitat naturale . Questo è il Paese del calcio moderno. Sto bene qui”. Nulla da eccepire. Contento lui, contenti noi.
Notiziole d’un certo interesse allampano qua e là pel Mondo. Extra calcio. Extra sport. John Elkann, numero uno Fiat-Chrisler-Ferrari, avrebbe sbottato ” Sono arabbiato !“. Già, ma con chi? Con i piloti, con ilbuon Binotto (e soci), con il box o con chi altri? Perchè a non essere ‘ a livello rossa‘ quest’anno a Maranello sono stati in molti e in ambiti diversi. Occorre separare grano e gramigna.
Se dal mitico uomo dal ‘ maglioncino blu’ che tanto manca il nostro John qualcosa ha appreso, allora dovrebbe cercare di capire ( quanto prima) la situazione per prenderla ( decisamente) in mano, visto che la ‘rossa’ non dovrà mai essere seconda a nessuno. Se c’è qualcuno che non può farne parte, correttamente, senza offesa alcuna, lo si inviti cortesemente a portarsi ai bordi.
Maturità senza pace. Ritorna la storia, via le buste all’orale. Ogni ministro vuol lasciare il suo segno, il problema è che sembrano ‘ sgorbi più o meno accettabili’ al cospetto di quanto fatto da coloro che di ‘riforme’ ( condivise o meno ) se ne intendevano per davvero. Sul ponte Morandi i sensori erano stati tranciati nel 2015 e mai sostituiti. Secondo uno stadio della Bocconi, grazie alle nuove mafie l’Italia ha ‘ perso‘ in trent’anni il 20% del Pil. Con questo ( ed altro in altri ambiti collocati ) quando ci vengono a dire che ilBelpaese è al settimo posto delle economia mondiali, e in Europa, dietro a Germania, Inghilterra e Francia, ci vien da ridere.
Le Regionali ( fissate per il 26 gennaio) e il caos M5S. Sulla celebrata ( e misteriosa) piattaformaRousseau il 71% del cinquestelle è favorevole alla lista di partito in Emilia Romagna e Calabria. Sconfessando ( per la prima volta) la linea del Di Maio, che voleva proiettarsi già sugli Stati generali. Segno, questo, d’un evidente malcontento interno. Che il ‘ trentenne prodigio’ non riesce a contenere. E poco importa se il ‘santo comico fondatore’ è corso ( rapido ) in quel dell‘Urbe per pacificare gli animi. E ribadire la leadership del Di Maio.
In breve, in questi ultimi anni, il consenso grillino si è prosciugato, come hanno inizialmente testimoniato le regionali in Abruzzo, Basilicata, Sardegna. E non era stato per la nota difficoltà ad imporsi nei test locali, dove serve una struttura forte sul territorio e candidati rappresentativi. Il M5S è crollato anche in test chiaramente politici, come le Europee del 26 maggio scorso, scendendo al 17%. Poi c’è stato lo ‘strappo’ con la Lega e la formazione d’un nuovo governo. Cambio di colori, formazioni, ma non di risultati, vedi il recentissimo voto in Umbria. L’impressione è che per il ‘ trentenne prodigio‘ sia iniziato un mortale conto alla rovescia. Con quali esiti si vedrà. Certo non si andrà per le lunghe, visto che il 26 gennaio 2020 sta ormai dietro all’angolo.
SCHERMAGLIE F1. Schermaglie di fine campionato. Con Abu Dhabi ultima tappa. E con il Verstappen sugli scudi, davanti perfino a Hamilton ( penalizzato). Luigi Perna, in Dentro la notizia sulla ‘rosea’, difende il Tulipano ovunque noto come ‘sfascia rosse’. ” Max fa sempre parlare di sè. In pista e fuori. Nel bene e nel male. Si attira odi feroci per il modo di esprimersi così diretto, sfrontato e senza filtri. Ma non rinnega la sua indole, così come non ha cambiato la maniera di guidare quando gli rimproveravano di essere troppo aggressivo nei sorpassi oppure scorretto nel difendersi”.
De gustibus non est dispuntandum. Un detto che ripetono da secoli, figuriamoci se intendiamo contestarlo oggi. Il problema, semmai, è quello di far notare nelle parole del buon Perna, il solito disinvolto modo di declamare ( profetizzando) la sorte altrui. Soprattutto quella di un giovane. Di un giovane ( nel nostro caso) predestinato. Della moto, auto o d’altro, poco importa.
Abitualmente, in questi esercizi, si tende a remare contro all’insulso ( e incolto) qualunquismo popolare, per ribadire altre intuizioni. Altre competenze. Altre verità. Che nello specifico non ci sembrano proprio quelle da elogiare. Intanto che il giovin Tulipano abbia sfasciato ( in gran misura) ‘ rosse’ quello è agli atti. Eppoi, non bastando i fatti, aggiunge loquele che ci sembrano sue e soltanto sue. E infatti la ‘ rossa’, nonostante che di questi tempi par voglia far del male più a sè stessa che agli avversari, sa rispondergli come si conviene in pista. Dove la ‘ rossa’ ( flussi di benzina o che altro Max voglia) continua ( soprattutto sui rettilinei) a volare.
Oggi si tende a celebrare la spontaneità, anche quella più insulsa e vana, non l’avvedutezza. Tanto che di ciacole al vento se ne ascolano a fiumi, mentre di pietre su cui poggiare non si trova più manco il buco. Si parla, tanto per parlare. Gran parte dei social in questo fanno corsi accelerati e gratuiti. Che il nostro Max ci sa non disdegni affatto. Restringendo fin d’ora le prospettive future. Con la ‘rossa’, ad esempio, abituata a ingaggiare ’ pezzi unici’ e non imberbi ciacolatori.
Un peccato. Perchè, se invece di restare come il duro papà l’ha forgiato, diventasse meno tignoso ma più avveduto, potrebbe anche offrir di sè prestazioni ben più apprezzabili e gradevoli di quelle finora realizzate. Tanto più che avendolo fornito di gran macchina, invece che a sfasciare le altrui fortune potrebbe cominciare a costruire le sue. Anche per valutare se sul Max il buon Perna ha colto ( anche in parte) nel segno o s’ è ( soprattutto) divertito a tracciare un ‘ribaldo ritratto’ passatempo.
GP DEL BRASILE. Verstappen, Red Bull; Gasly, Toro rosso-Honda; Hamilton, Mercedes. Le Ferrari che negli ultimi giri erano quarta e quinta si sono toccate, uscendo entrambe di gara. Nulla cambia nelle classifiche.
Nel frattempo Toto Wolff non è volato in Brasile, preferendo restare in fabbrica ( si dice) non tanto per predisporre nuovi accorgimenti ad un auto che non difetta manco d’ un bullone, ma per studiar (eventuali) controlli che ( caso mai glieli chiedessero) potrebbero risultare decisivi per impedire a quella ‘barona’ della ‘rossa’ di mandare ruote all’aria la disperata rincorsa delle ‘ frecce’ al ’mito’ ( absoluto ) dell’auto da corsa.
Buon lavoro, caro Toto e ricordati che quando vorrai toglierti di dosso quella candida camicia da ospedaliero per indossare l’altra rossa di indistruttibile passione sarai sempre ben accetto. Anche perchè per quanto t’ingegni, quei figli d’Araba Fenice della ‘rossa‘ prima o poi ( credi) te la faranno sfrecciare ( trionfante) sotto il naso.
Poco ( ancora) da dire nelle moto, impegnate a Valencia per l’ultima gara in calendario. Trionfano gli spagnoli, con i nostri ( soprattutto in MotoGp) in posizioni prepensionamento.
LARGO AI RAGAZZI DEL MANCIO. Jesi, di capitani di ventura ne conta diversi. Di certo, però, quello che lascerà impronta duratura sarà il Mancio, che sta radunando una truppa azzurra degna del suo inestimabile passato. Senz’altro occorrerà tenersi prudenti, come storia comanda, ma se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, questo, quello appena iniziato, non potrà che confermare la sapienza antica.
Sfogliando gli almanacchi è raro vedere una squadra azzurra infliggere punizioni severe agli avversari. Nove gol, se non andiamo errati, mai sono entrati in una rete altrui. Anche per quell’atavica civile forma di rispetto che i nostri combattenti hanno sempre avuto verso il nemico vinto. Vinto ma non umiliato. Cosa, questa volta, resa non possibile contro i bravi ragazzi d‘Armenia, che null’altra sfortuna hanno avuto che quella d’incontrare sulla loro strada una nascente pentastella.
Intanto godiamo la testa di serie nel sorteggio, e il punteggio più altro tra gli otto gironi: 30 punti su 30, non li hanno incamerati manco le big, che in fatto d’avversarie erano ( più o meno) al nostro livello.
QUALE FUTURO MAESTRO ? Valentino Rossi ancora, nel 2020 e 2021? ” Penso che il Vale - dice sulla ‘rosea‘ Silvano Galbusera, 62 anni, meccanico, che il Maestro conosce e bene – aspetterà la moto nuova prima di decidere. Se sarà un passo avanti e diventerà competitiva, credo che farà il 2020 e il 2021, poi non so. Fisicamente non vedo problemi in lui, controindicazioni per battagliare per il podio o una vittoria. Non gli manca niente. Anche nelle gare toste non l’ho mai visto affaticato più di tanto”.
IL SALA CHE NON T’ASPETTI. Un weekend dove tutto ( o quasi) si è concentrato sulle Finals di tennis ( con il nostro Berrettini) e sul calcio ( con il dodicesimo turno di Campionato). Il nostro non ce l’ha fatta contro il grande Djoko, ha riprovato ( meglio riperdendo in due set) contro re Federer. Intanto fa esperienza, matura. Visto che a 23 anni di pagnotte per crescere ne può mangiare ancora tante e senza abbuffarsi. Semmai i fari vanno accesi questa volta su Sinner, il diciottenne altoatesino che è riuscito ad incantare Milano aggiudicandosi il Next Gen, un ’ mondialino‘ per giovani.
Anche qui, contrariamente ai soliti menagrami, qualche giovincello comincia a rispuntare sull’erba ( o sul cemento) d’un campo da tennis. Con grandi prospettive. Lasciamoli quindi crescere in pace, come conviene a quell’età.
Passando al calcio, al nostro torneo da più parti ridimensionato, abbiamo avuto modo di non condividere ( ancora una volta) il sacro parere di soloni, e urloni, che ci vorrebbero vedere sempre in minorità rispetto a questo o a quello.
A noi, francamente, pare di vedere i nostri correre all’uopo. Con partite avvincenti quanto e più della Premier. Forse è in Champions ( e Coppe) che la differenza di ‘intensità‘ diventa macroscopica anche perchè ( tuttora) non è stata fatta chiarezza su quel che mangiano da noi e nell’ Altrove, se dolce bresaola di Valtellina o salato stoccafisso dei mari del Nord, per correre ( nei 3o’ finali) come mustang indiani all’assalto di fort Apache.
E comunque, ha dovuto tribolare la Beneamata che è riuscita a strappare il bottino pieno all’Hellas Verona solo e soltanto grazie ad una prodezza del Barella. Non se la passa bene il sor Carletto, che tra presidente vulcanico e giovinastri in ammutinamento per via dei rinnovi, non è riuscito ad andare oltre ad un anonimo 0-0 contro il Genoa del buon Thiago. E’ tornato finalmente alla vittoria ( incassando gol) quel piangina dell‘ Inzaghino; non ce l’ha fatta invece la Roma del buon Fonseca, che a Parma ha dovuto lasciare l’imbattibilità esterna. Parma, sì , una di quelle ‘minori‘, tanto bistrattate dai soloni nei loro raffronti coi tornei d‘Oltralpe e che, invece, gioca bene, con ritmo, e acutezza di soluzioni.
E’ uscito ancora a capo chino dallo Stadium di Torino il Milan del buon Pioli, battuto sul finire da una prodezza del Dybala. Per lui, ora, si fa spazio nella pagina di destra, quella da non prendere alla leggera, perchè finire inghiottiti nel vortice della retrocessione ci vuol niente. Se ben rammenta, gli è già capitato, molti anni fa. Del resto poco o nulla lo rassicurano le esternazioni di quel bravo ragazzo del Maldo che se bandiera in campo era altrettanto non sa esserlo dietro una scrivania. Dire che se vede che le cose non vanno come si aspetta in tempi ( relativamente) brevi, può telar via, non è il massimo della responsabilità. O meglio della dedizione in un frangente ( davvero) difficile di una società che vanta ‘ immortali‘.
Cattive nuove a Milano arrivano anche sul tema stadio. I ‘fenomeni’ della politica, sindaco Sala in testa, hanno pensato bene di dare un sì vincolato a Milan e Inter. Lor signori vorrebbero meno edifici e salvare il vecchio San Siro. Sulla questione edifici, senza chiedere la luna nel pozzo, si può discutere, anche perchè rivitalizzare quella zona di Milano sarebbe urgente e non secondario; per quel che riguarda invece la salvezza del vetusto monumento, col cuore vorremmo tanto associarci, ma con un minimo di ragionamento appare evidente che il desiderata è di quelli ( ormai) fuori dal mondo. Infatti: come, quando e con quali costi verrebbe ‘ salvato’ ?
All’esborso, eventuale, chi provvederebbe Sala e soldi pubblici o chi altri? Inoltre a che potrebbe servire un impianto di tal dimensioni, forse ad ospitare incontri di calcio femminile e giovanile ? Signor Sala, crede davvero che ciò sia la destinazione ottimale per il (restante) futuro di tale prestigioso irripetibile manufatto sportivo? Importante, però, è non tirar ora troppo la corda, da politici o politicanti qual dir si voglia, perchè se i Club dirottassero su Sesto non avrebbero di certo danno quanto invece ne avrebbe Milano, e ( nell’ispecie) la strategica, vasta e ( abbandonata?) zona San Siro.
Ora spazio ai due incontri della Nazionale del Mancio. Già qualificata per gli Europei, ma impegnata a salire nel ranking in vista dei sorteggi mondiali. Nel frattempo Vialli torna in azzurro, come Capo delegazione.
CAMPIONE DI ‘FLATUS VOCI’. C’è gente che, giovane o tarda che sia, non ha altro bisogno che dar corso a quello che i latini chiamavano ‘ flatus voci’. Che, in sintesi, vorrebbe dire ‘ parlare tanto per parlare’, come i social comandano, visto che nessuno vuole o può mettere argine ad un equivoco democratico che ha sdoganato ( diceva il nostro Eco) una quantità infinita di imbecilli. D’ogni continente, razza, genere. Tra costoro si segnala ( bene e spesso) un ( cosiddetto) predestinato che, messo al volante di una F1 in età ancora imberbe, non solo non è cresciuto come babbo suo sperava, ma è addirittura rimbalzato indietro, all’età di Peter Pan.
Quell’età beata e felice in cui il mondo appare come una nuvola soffice in cui sprofondare. Sopportarlo è dura. Dura davvero. Tanto che perfino il sei volte campione del Mondo ( ultimamente) non ce l’ha più fatta, costretto a sbottargli qualcosa che da tempo gli andava sbottata.
Per il suo bene, naturalmente, togliendolo dai riccioli d’un pezzo di legno scolpito da un umile falegname che desiderava un bimbo non di legno ma in carne e ossa. Il tizio in questione, porta nome Max Verstappen ( o Verstpippen, come dir si voglia), che nei due o tre anni in cui l’hanno fornito di buona macchina più che a maturare successi si è specializzato nel ‘ far casini’, o meglio, nello ‘ sfasciare rosse’, anche due in un sol colpo, com’è più volte capitato, con chirurgica mano da mago del biliardo.
Tra gli altri ‘ flatus voci’ da lui emessi di recente c’è questo: ‘ Ecco cosa succede quando non bari più’. Pensiero, ovviamente rivolto, alla ‘rossa’ che devono avergliela fatta detestare fin da piccolo come Roma ad Annibale. Curioso, no ? E chi avrebbe mai detto che anche in casi insignificanti la storia possa ripetersi?
Speriamo di no. Speriamo semmai che il predestinato invece di ‘ parlare per parlare‘ ( intanto) la smetta di non ‘ sfasciar più rosse‘, eppoi, che inizi a sfogliare (per acculturarsi ) gli almanacchi ma anche i trascorsi d’un auto che non è un auto, come lui ed altri intendono, ma una ‘creatura’ fantastica quanto un Ippogrifo alato capace di volare nella sede degli dei per strappar storie da recare in dono agli uomini ( amanti e non ) della velocità.
COMMENTO. La Ferrari incassa la difesa di Ross Brawn, dopo aver ricevuto le ‘ accuse’ non troppo velate di Max Verstappen, convinto che il team di Maranello abbia deluso ad Austin perché messo in condizione di non più di barare. Parole sol che avventate commentate con il solito aplomb dall’ingegnere britannico, che ha espresso il proprio punto di vista ai microfoni di Auto Motor und Sport: “Penso che gli avversari della Ferrari leggano nei numeri ciò che vogliono leggere. Austin ha riportato indietro l’orologio di sei mesi, era dalla gara Barcellona che un pilota Ferrari terminasse il GP senza salire sul podio.
Dall’esterno è difficile spiegare il declino prestazionale e, certamente, non voglio speculare sull’ ultima direttiva tecnica della FIA relativa alla misurazione del flusso di carburante. Nei prossimi giorni a Maranello ci sarà molto da fare per analizzare, riflettere ed elaborare contromisure, soprattutto perché tutto questo sarà utile per il prossimo anno”.
GIRONI CHAMPIONS. Dalla quarta partita dei gironi di Champions, non è che siamo usciti trionfanti. Semmai, per farla breve, increduli. La Beneamata prima annulla il Borussia nella sua colorita tana, eppoi, si fa annullare, latitando per un intero secondo tempo.Vinceva o-2, è finita sotto 3-2, mettendo decisamente a repentaglio il passaggio del turno. Stranezze. Atteggiamenti inspiegabili. Soprattutto davanti ai Germani che arrembavano e la Beneamata chinava il capo.
Il conte Dracula a cui tutto riesce fuorchè recitar ‘mea culpa‘, ha pensato bene di spiegare la debacle sua e dei suoi chiamando in causa i dirigenti: ‘ Rosa inadeguata - ha sbottato - vengano ora loro a dar spiegazioni’. Certamente, il capo banda, non nuota nell’oro. Le sue legioni scontano un organico ridotto all’osso. Non ( proprio ) adeguato a resistere alle furiose folate del barbaro nemico. Scordando, però, che nella sventura lui come Quintilio Varo ci ha messo del suo. Ad esempio svegliandosi con comodo per operare i necessari e tempestivi cambi.
Che se fatti all’uopo chissà qual altro risultato avrebbero ottenuto? E che sarebbe valso, eccome, mentre così se non è fuori dalla Coppa dalle grandi orecchie poco gli manca. Nel frangente non ci ha entusiasmato manco il Ciuccio del sor Carletto, al quale bastava una ( possibilissima ) vittoria per restare al primo posto del girone con passaggio del turno matematico. Inoltre, i suoi, che secondo la disposizione del presidente avrebbero dovuto far ritorno nel ritiro di Castelnuovo, a fine partita, se ne sono andati per i fatti loro, praticamente, ammutinandosi. Più o meno come quelli del Bounty. Cosa che nel calcio è abbastanza rara. Anche a Napoli. Almeno fin dai tempi di Bianchi. Ora qual sarà l’ira funesta del sor A.DElle?
Fortuna ha voluto che, tolto Cr7 a rischio infortunio, s’è fatto entrare il Douglas Costa degli infortuni. Al brasileiro è bastato infatti uno slalom vecchia maniera col concorso del novello Pipita, per raccogliere a tempo scaduto tre punti che aggiungono carne e sangue alla classifica del girone. Tanto più che perdendo il Cholo a Leverkusen ( 2-1) ora basterà uno 0-0 o un 1-1 per tenere il comando e godere dei ‘ non piccoli’ vantaggi che questo comporta.
S’è invece riscattata la Dea del Gasp, finalmente ardita e pimpante come Eupalla in Europa comanda. Con un pizzico di buona sorte in più, avrebbe ( addirittura) potuto rispedire a casa a mani vuote quel furbone del Pep sempre più somigliante alla sirenetta sullo scoglio che prima lusinga, eppoi affonda. Davanti a certe prove, forse gli abituali ‘urloni’ da network televisivo la smetteranno di gridare ai quattro venti che ‘ noi, italici, abbiamo qualcosa di perennemente in meno d’altri’.
Nella Uefa, Lazio ( punti 3) - Celtic ( punti 7); Borussia ( punti 2) - Roma ( punti 5). La prima s’è fatta buttar fuori in extremis ( 1-2) la seconda quasi ( 2-1 anche lei). Insopportabili a questo punto sono i piagnistei dell‘Inzaghino sempre pronto a recriminare e mai a risolvere. A ‘stringere’ sui risultati, per portarseli a casa e non lasciarli ai misteri del Destino. Infatti se i suoi sbagliano alleggerimenti a iosa ( compreso l’ultimo, quello del secondo gol) e anche le rifiniture per le punte, che colpa hanno la sfiga o l’arbitro o altro accidente che sia? Non sarebbe meglio che imparasse ( anche lui ) il mea culpa?
RISULTATI ( GRUPPO C) Atalanta-City 1-1; Dinamo Z.-Shakhtar 3-3; ( GRUPPO D) Lokomotiv- Juve 1-2, Bayer L. -Atletico Madrid 2-1; ( GRUPPO E) Liverpool-Genk 2-1, Napoli-Salisburgo 1-1; ( GRUPPO F) Barca-Slavia 0-0, Dortmund-Inter 3-2.
CLASSIFICHE GIRONI CHAMPIONS . ( GRUPPO C) City punti 10, Dinamo Z. 5, Shakhtar 5, Atalanta 1; ( GRUPPO D) Juve 10, Atletico M 7, Lokomotiv 3, Leverkusen 3; ( GRUPPO E) Liverpool 9, Napoli 8, Salisburgo 4, Genk 1; ( GRUPPO F) Barca 8, Dortmund 7, Inter 4, Slavia Praga 2. A completare il girone mancano due incontri: Atalanta-Dinamo e Shakhtar- Atalanta; Juve-Atletico M, Leverkusen- Juve; Liverpool-Napoli, Napoli-Genk; Slavia-Inter, Inter-Barca.
ALCUNI RISULTATI XI CAMPIONATO. Roma-Napoli 2-1, Bologna-Inter 1-2, Torino-Juve 0-1, Atalanta-Cagliari 0-2, Genoa-Udinese 1-3, Milan-Lazio 1-2.
CLASSIFICA XI CAMPIONATO ( parziale) Juve punti 29, Inter 28, Roma 22, Atalanta 21, lazio 21, Cagliari 21, Napoli 18, Fiorentina 18 … Milan 13.
INCONTRI XII GIORNATA. ( sabato 23 novembre) Atalanta -Juve ( ore 15), Milan-Napoli( ore 18), Torino-Inter ( ore 20,45); ( domenica 24) Bologna-Parma ( ore 12,30); Roma-Brescia ( ore 15), Sassuolo-Lazio, Verona-Fiorentina, Sampdoria -Udinese, Lecce-Cagliari ( ore 20,45); ( lunedì 25 novembre) Spal-Genoa ( ore 20,45).
RISULTATI XII CAMPIONATO. Sassuolo-Bologna 3-1; Brescia-Torino o-4, Inter-Veronna 1-2, Napoli-Genoa 0-0; Cagliari-Fiorentina 5-2, Lazio-Lecce 4-2, Samp-Atalanta 0-0, Udinese-Spal 0-0, Parma-Roma 2-0, Juve-Milan 1-0.
CLASSIFICA ( PARZIALE) XII CAMPIONATO. Juventus punti 32, Inter 31, Lazio e Cagliari 24, Roma 22, Atalanta 21, Napoli 19 .. Milan 13 … Spal 8, Brescia 7.
IL CALENDARIO DEL CAMPIONATO 2019/2020. Inizierà il 25 agosto 2019 e finirà il 24 maggio 2020 il prossimo Campionato. Il nostro Campionato, che nonostante scarsa dirigenza, insignificante attenzione politica e stadi ancora del secolo scorso, resta il più ‘ duro e bello‘ al mondo per le sue intrinseche difficoltà storiche, agonistiche e caratteriali.
Attecchite e radicate all’ombra dei mille campanili. Addobbati da storie, personaggi, passioni che altrove manco si sforzano di capire. Danari a parte. E se a dominare c’è n’è una su tutte, l’augusta Signora di Torino, a rendere vivo fino all’ultimo secondo l’agone ci pensano le altre. Tutte le altre. Per un motivo o l’altro. Tutti validi. Tutti interessanti. Tutti da ascoltare.
E comunque tali da non farci dormire come invece capita in altri ( celebrati) tornei gemelli che già sotto l’albero di Natale, bene e spesso, in questi ultimi anni, depositano il pacco-dono d’uno scudetto ( risultato) anticipato. Il calendario ha tenuto conto, questa volta, di tanti distinguo. Che non stiamo a riprenderli. Ci sarebbe da perderci la testa. Ci fidiamo. Ci affidiamo. Quel che estrapoliamo è che gli incontri tra le big five si disputeranno tutti in giornate diverse. Per quel che riguarda anticipi e posticipi invece bisognerà attendere la trattativa tra Sky e Dazn, che già lo scorso anno ha generato non pochi malumori. Tra i clienti Sky che dal tutto ( serie B compresa) dell’anno precedente si sono visti limitare ( sopratutto) gli anticipi.
Che dovrebbero restare tre anche l’anno prossimo, con fischio d’inizio per i serali alle ore 20,45. Per la Coppa Italia, infine, finale in calendario per il 13 maggio.
ALTRO. Inoltre, due eventi: una fantastica Olimpia Milano di coach Messina che batte il Barca e s’insedia ( con Barca e Cska) in vetta alla classifica di Eurolega ( sesta giornata); Shapovalov, ha regalato al nostro Berrettini, 23 anni, le Finals di Londra tra gli otto maestri del tennis mondiale. All’esordio, però, emozionato, nulla ha potuto contro il grande Djoko. Ora gli aspetta re Federer.
Il basket nostrano è da anni che non centra più un risultato degno del suo passato; mentre, per quel che riguarda, il ragazzo del tennis, gli ultimi tornei non è che abbiano certificato un suo merito effettivo per partecipare a tal consesso, per un azzurro 41 anni dopo Barazzutti. Ma tant’è. E ben l’accogliamo, anche perchè adesso abbiamo qualche motivo in più per accendere il televisore, sperando ( ovvio) di non essere incappati in due miraggi nel deserto ma in due interpreti di discipline sportive che si sono date ( finalmente) una mossa. Nel frattempo, nell’altro emisfero, i ( talentuosi) ragazzi dell’Under 17 sono passati ai quarti. Fermandosi ( o-2) col Brasile, padrone di casa.
Queste giovanili che sempre meno deludono, mettendo in mostra un numero insolito di talenti, che altro sono se non la solita Araba Fenice che data per morta si rigenera ( quando men te l’aspetti) sulle proprie ceneri?
Vincenzo Novari, 60 anni, è stato indicato trasversalmente all’unanimità Ceo del Comitato organizzatore di Milano-Cortina. L’ufficializzazione del suo nome è arrivata dal ministro Vincenzo Spadafora. Novari sarò la guida manageriale del Comitato che sarà presieduto, senza deleghe operative, dallo stesso Malagò. A caldo, diciamo che si è trattato d’una bella pagina italiana. Dopo tanto soffrire, finalmente, tutti d’accordo per un grande obiettivo.
POCO DA DIRE. Sulle moto c’è poco da dire, se non il solito plauso al solito ‘cade non cade’ avviato a superare negli almanacchi il Maestro di Tavullia e il remoto Ago. La vera nota positiva è data dal titolo mondiale di Della Porta nella Moto3. Un altro talento che va ad aggiungersi ai numerosi altri giovani talenti azzurri già in pista e che si aspetta di vedere definitivamente sbocciare magari il prossimo anno.
Visto che al Maestro non intendono fornire una moto all’altezza, inevitabile è orientarsi verso le nuove leve. Tante. Promettenti. Nulla di nuovo anche nell’auto, dove a vincere è sempre il re nero. Favorito, anche questa volta, da una serie di circostanze, non ultimi i ‘ pastrocchi’ in casa della ‘rossa’. Così anche il fenomenale Carletto del feudo dei liguri Grimaldi non pote altro che restare al palo. Quando il Toto vorrà togliersi di dosso quella bianca camicia da corsia ospedaliera per indossare l’altra che di ’rossa’ passione colora le piste del mondo, sarà sempre tardi. Mediti. Decida. Decidano.
NOVITA’ IN ARRIVO PER LA F1. Novità in arrivo nella F1. Grosse. Speriamo solo che non siano state pensate ( come in passato) per ‘infinocchiare’ la ‘rossa’. Che anche se ‘povera’ come agli albori resterebbe comunque e sempre la ‘rossa‘. Ovvero, per chi è duro di comprendonio e di cuore: non ( più) un auto ma ( oramai) un mito. Guadagnato ( lo si chiarisca agli sprovveduti) non barando ma incantando.
Le novità. Per la parte sportiva della F1, il calendario si potrà allungare ad un massimo di 25 Gp. I weekend di gara saranno compresi in tre giorni. Il venerdì mattina ci sarà spazio per le dichiarazioni di stampa, mentre nel pomeriggio inizieranno le prove libere.Le verifiche tecniche si svolgeranno il venerdì mattina e la configurazione delle monoposto non potrà più variare per il weekend sia in qualifica che in gara.Il tutto per contenere i costi. Il nuovo regolamento finanziario limiterà a 175 mln di dollari ( 157 di euro) le spese del team calcolate su 21 Gp. Sono previste modulazioni della spesa in base a ingaggi piloti, bonus vari, costi attività extra F1 e i tre stipendi più alti del personale.
NON SOLO SPORT. I laburisti hanno detto sì, e sarà dunque l’esito del voto a metà dicembre ( il 9 o il 12) a decidere ( finalmente) sulla Brexit e sul futuro del Regno Unito. E, aggiungiamo, dell’Europa.
La notizia è rimbalzata dagli Stati Uniti, anche se da tempo svolazzava nell’aria: Fiat Chrysler Automobiles si fonde dunque con i francesi di Psa( il gruppo di Peugeot).
Al momento è stato pubblicato il testo dell’accordo che speriamo, come soffia qualcuno, non sia una ( velata) resa ai cugini ma la fondamenta di un vero nuovo grande gruppo europeo del valore di 50 mld di dollari ( quarto al Mondo) in grado di garantire alla nostra gente senza le solite ambasce futuro e lavoro. L’intesa sulla manovra è tutta da leggere.
Dopo Al Baghdadi (dovrebbe) avere terminato la sua carriera da terrorista anche l’erede indicato,Abdullah Qardash, 42 anni, irakeno turkmeno, ucciso ( si dice) nel corso della stessa azione condotta dagli americani con il concorso ( decisivo ) dei Curdi.
DISASTRO A VENEZIA. Sgarbi, critico d’arte, dice che non bisogna farne ogni volta una tragedia. Venezia, con l’acqua alta, convive da sempre. Un volta è un metro, un’altra due. Dipende. Il problema semmai è che, nel terzo millennio, non si sia ancora trovato un rimedio per salvaguardare quel che si può salvaguardare di quello scrigno d’inimitabile bellezza. Ci hanno provato col famigerato Mose, che a dipartire l’acque come il suo antico omonimo manco ci prova. Molti, infatti, van chiedendosi dove sia finita quel’ambiziosa opera umana costata miliardi e tuttora latitante.
Si dice che la grande opera per tutelare Venezia dall’alta marea fino a tre metri non è ancora terminata. I lavori per la sua realizzazione sono iniziati nel 2003, quand’era premier Silvio Berlusconi. La struttura progettata nel 1984, consiste in 78 paratie ( suddivise per chiudere le bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia) che si dovranno alzare con una previsione di marea superiore ai 110 cm e dovrebbe essere definitivamente consegnata il 31 dicembre 2o21 ( costo 5 miliardi). Con l’acqua alata degli ultimi giorni , il Mose si sarebbe messo in funzione grazie a un meccanismo fatto di cassoni di alloggiamento in cemento armato, cerniere e, appunto, paratie. Ma ritardi e inchieste giudiziarie ne hanno condizionato il cronoprogramma.
Quando venne arrestato per frode fiscale Piergiorgio Baita, ad della mantovani, impresa del Consorzio di costruzioni, il manager raccontò agli inquirenti delle mazzette distribuite per oliare il meccanismo dei finanziamenti. Arrestati l’ingegner Giovanni Mazzacurati ( ai domiciliari) con l’accusa di turbativa d’asta, il sindaco Giorgio Orsoni ( poi assolto), l’ex governatore Giancarlo Galan, Renato Chisso, Lia Sartori, ex magistrati alle Acque e generali della finanza, e sott’accusa anche l’allora ministroAltero Matteoli. In seguito Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, proporrà il commissariamento del Mose. Con brusca frenata ai lavori del 28 febbraio 2013.
NUOVO, VECCHIO O CHE ALTRO? Da Milano non ci aspetta lo stesso atteggiamento in voga da secoli in altri lidi del Belpaese o d’Europa. Ci si aspetta un ‘decidersi‘ chiaro, meditato ma anche costruttivo. I tiramolla del buon sindaco Sala sembrano però non andare in questa direzione. Che si tratti d’ un infiltrato alla maniera dei guerrieri d’Ulisse nella pancia del cavallo abbandonato davanti alle porte Scee?
” Il progetto di Milan e Inter - ha detto il Primo cittadino - così com’è non va proprio. C’è troppo a loro favore. Bisogna riparlarne”. Riparlarne, certo, ma non mettendo quindici o sedici paletti a prescindere, sennò che parlare vien fuori? Se tutto ( o quasi) è deciso, che l’altro dovrebbero aggiungere i due ( intenzionati) club meneghini? Lasciare in piedi anche il vetusto San Siro? Come? Con un anello, due o tre?
La richiesta è suggestiva perchè una ‘ riqualificazione come richiesto dai romantici costerebbe ( dicon gli esperti) non meno di 200/250 milioni. Donde attingerli? Dalle tasche del buon sindaco Sala, o da quelle dei (troppi) romantici o finanche dei ( soliti) residenti? Da chi?
Riqualificare ma anche mantenere, per trovare un campo al calcio femminile o alle giovanili? Anche questa intenzione è ottima, ma poi chi, all’arrivo delle bollette da pagare, tirerà fuori gli euro richiesti?
Il brutto, caro sindaco Sala, è che davanti all’ubiquità della politica i club si spaventano. Del resto i cattivi esempi, come quello romano, ci metton poco a far proseliti in un Paese dove tutti ciacolano e nessuno decide.
San Siro, per Milan e Inter, resta ( tuttora ) la sede privilegiata per il nuovo stadio, ma se non fosse davvero possibile realizzare qui il progetto dei Club, al quale lavorano da almeno tre anni, allora ( ovviamente ) la prua della barca punterebbe su altri porti; magari su Sesto San Giovanni, dove l’ex area Falk, uno spazio di 1,4 milioni di metri quadri, è pronta ad accogliere con canti e balli il nuovo impianto rossonerazzurro. Per i tifosi che piovono anche da Svizzera, Austria , Slovenia e Croazia, non sarebbe granchè; per politicanti, romantici e residenti Mediolanum, invece, che sarà?
LE FRASI.
Domanda. Se proprio si dovesse costruire un nuovo stadio, che fare di San Siro ? ” Certo, non va buttato giù – risponde il Gianni, mitica e inimitabile bandiera rossonera-. Farlo rimanere come monumento? Solo come seconda ipotesi, perchè San Siro è un valore dove ci si gioca dentro. Ed è anche memoria, non è vero che la gente non ha memoria. A parte quelli che abitano nella zona, che sono contrari, credo che la maggior parte della gente voglia che San Siro non sia cancellato”.
Risposta. Per quel che ci riguarda, abbiamo ‘ ascoltato’ il Gianni fin da imberbi. Incantati. Convinti.
Il personaggio grandissimo in campo ha sempre mostrato acume e lungimiranza. Gran parte del calcio odierno ha radici tra le sue iniziative.
E tuttavia, questa volta, non concordiamo. Sbaglia. Troppo amore porta all’errore. Infatti che il San Siro, che per anni abbiamo visto dalla finestra ogni giorno, sia uno dei due o tre campi più vetusti e prestigiosi al mondo non ci piove. A contare allori e campioni colà levati ed allevati non basterebbe un giorno.
In ogni caso, il tempo passa e ( dicasi quel che si vuole) un impianto come quello non risponde più alle aspettative attuali. Non buttarlo giù vorrebbe dire ( perlomeno) ristrutturarlo, per tre o quattro o cinque anni. Nel frattempo dove andrebbero a giocare le milanesi? Inoltre, è fuori di dubbio, che un complesso ( stadio più altro) appositamente progettato con criteri, funzionalità e materiali aggiornati darebbe ben altre rese. Per altre prospettive. Per ulteriori ambizioni. Mentre chi provvederebbe a rabberciare ( costosamente e forse inutilmente ) il glorioso San Siro ( eventualmente) sottratto alle ruspe?
Eppoi, diciamo la verità più bella, quando mai Milano, la grande Milano, nei suoi momenti cruciali ha rinunciato ( nel rispetto della memoria, che è questa e non altra) a guardarsi avanti piuttosto che indietro?
Per l’eventuale mancata grande occasione, chi paga ( o pagherà) ? Con rispetto: il sindaco Sala, i romantici o i residenti?
Ultime notizie: il Consiglio comunale milanese ha dato parere favorevole sui progetti, con condizioni. Il sindaco Sala ha commentato ” Sono compiaciuto del parere espresso dal Consiglio, ma ora dovremmo metterci attorno ad un tavolo e parlare sul tema più in dettaglio. Al momento quanto proposto mi pare troppo favorevole ai Club“.
ALTRO SULLA QUESTIO STADI. Sul tema stadio si stanno dando da fare qua e là. Ad Empoli, ad esempio, donde con una trentina di milioni sperano di realizzare un impianto tutto da godere per gli anni a venire; o anche a Firenze dove il Rocco di Calabria diventato ricco in America non ha ripassato l’Atlantico per venire a menare il can per l’aia ma per fare quel che si ha da fare. Ovvero un nuovo Franchi degno di ridare il giusto spolvero ad una delle città più importanti ( e belle) del genere umano. Avanti, avanti così. Che poi, una volta terminato il (sofferto) processo vedremo chi potrà vendere di più o meno agli appassionati del pallone che popolano l’orbe terraqueo.
L’OSCAR DELLE INTERVISTE. Fosse per noi, gli daremmo l‘Oscar dell’ intervista dell’anno. Sincera. Opportuna. Esaustiva. L’ha rilasciata alla ‘rosea‘ ( venerdì 18), con tanto di nomi e di cognomi. L’eroe mediatico questa volta è senza dubbio alcuno il buon ADiElle ( al secolo Aurelio De Laurentis, patron del Napoli). Che, a volerlo punzecchiare, quando è in vena, non le manda a dire a nessuno, proprio a nessuno.
A cominciare dal capo Uefa, Ceferin, per allargarsi su alcuni dei suoi rampolli: Insigne, Mertens, Collejion e così via. “ Insigne? Non lo capisco. Non capisco infatti – chiede ADiElle - perchè a Napoli, a casa sua, non debba essere felice? E’ un gran giocatore, glielo riconosco, ma se ritiene che la sua avventura col Napoli sia finita qua, allora s’impegni per non restare un incompreso…”. Come dire: se credi resti,se non credi buon viaggio. Verso altre mete.
“ Mertens e Collejon hanno i contratti in scadenza? Nulla di speciale. Entrambi infatti – attacca ancora – sono legati al Napoli. Che è un club da amare, come una bellissima donna. A loro due ho presentato una offerta otto mesi fa e di certo non posso andare oltre quanto proposto. Se poi vogliono andare a fare una vita di m… o le marchette in Cina, vadano pure”. Fossero tutti così spicci e chiari, forse, il calcio nostro ( e non solo) sarebbe diverso.
Linguaggi come quello del sor ADiElle sono rari. Di qua e di là d‘Oltralpe. L’avessero usato a tempo giusto quelli della Beneamata con il Maurito della Wanda o il Perisic infatuato di Premier ma finito in Bundes , chissà che ora non fosse più agevole la sua risalita? Verso l’Europa. Verso lo scudetto. Che per la Beneamata restano ancora un palmo sotto a quanto richiesto da quegli agoni, già prenotati da squadre da ben altro tempo strutturate e predisposte.
GLI DEI DELLE FORESTE. Per lui, per loro, in questa stagione, devono essersi scomodati anche gli antichi dei delle foreste d’Oltralpe e d‘Albione, visto che tutto è filato liscio, perfino nei minimi particolari, da un bullone all’altro, da una pista all’altra, mentre per la ‘rossa’ non s’è mai persa l’occasione di ricacciarla indietro, giusto o no che fosse, probabilmente, per provare a demolire un mito che fa ingelosire alcuni fin al delirio.
Fatto è che la ‘stella’ alla fin dell’ultima tenzone s’è portata a casa il suo record di sei mondiali costruttori di seguito, eguagliando ( finalmente) la ‘ rossa’. Verso la quale da un lustro si sta facendo di tutto per tenerla ai tubi di scarico. Istituzioni, giurie, safety car e perfino volenterosi solidali raccolti all’uopo di volta in volta che come quel ’fanfan la tulipe’ ( il Tulipano) specializzato in ‘sfascia rosse‘, che basta dargli voce per fargliene buttare fuori una o due, magari anche con un sol magico colpo.
In Giappone, forse, qualche colpa l’ha avuta anche il nostro Carletto, e infatti ( figuriamoci) se non lo sanzionavano. Verrebbe da dire: non aspettavano altro. E comunque tra l’altrui ‘ malvagità‘ ( non solo) sportiva e la ‘ leggerezza’ propria , sta di fatto, che la ‘rossa‘ è costretta ad archiviare un altro anno non proprio da galleria degli Immortali. Si potrà rifare, certo, però altrui permettendo. La macchina c’è, come c’era anche in Giappone, basterebbe non distrarsi e neppure ‘ stare l’un contro l’altro armato’ per raffermare il giusto ordine delle cose. Intanto, nel nuovo massimo sistema che riguarda la F1 del futuro, alla ‘rossa’ verrà concesso il 15% in meno di rimborsi. A lei, e alle prime tre del ranking.
Certo che, ben diverse visioni si hanno distesi su un divano rispetto a quelli che dovrebbero ‘ essere calati’ fino al collo dentro gli eventi.
Forse è riduttiva la visione dei primi; forse non è ( sempre ) credibile la visione dei secondi. Che da quel che si legge ( giornali) e si vede ( tivù) sempre più divergono.
Ad esempio, sul fuoriclasse cataluno della moto si largheggia in encomi, quasi non s’aspettasse altro che di vederlo spazzar via i record dei nostri maestri, dal più antico ( Ago) al più recente ( Vale). Impressioni che speriam non siano verosimili.
E comunque ‘ gatte da pelare’ le abbiamo anche per l’auto. Dove da un lustro brilla la ‘ stella d’argento’ delle vetture di Stoccarda. Qui, ad essere in difficoltà, è la ‘ rossa’, nell’ispecie, la mitica ‘ rossa‘. Un ippogrifo alato che fa sognare. Basti infatti sbirciare sul colore prevalente in ogni pista del mondo . In maniera trasversale. Dai bimbi ai nonni. E forse proprio per questo che la visita ai luoghi santi della ‘rossa‘ ( Maranello e Modena) è sempre pieno di voci straniere. Incantati da tanta calorosa, originale bellezza
CALCIO. E se il derby d’Italia, decisamente il più bello degli ultimi anni, ha ristabilito le gerarchie in ambito Serie A, non è che tutto sia finito. Deciso. Archiviato. Come in altri lidi celebrati.
O quasi. Come in Francia. Come in Germania ( nonostante la fiction in corso) . Come in Premier ( con il Liverpool lanciato verso una cavalcata solitaria). Viene infatti da ridere pensando a quanto impegno abbiano messo i nostri anglofili per convincerci ( giornalmente) che il massimo campionato di calcio d’Albione era il più ‘ incerto’ , ‘ affascinate’, ‘ inarrivabile’, del Globo. Per poi scoprire che se il City lascia qualche altro punticino per strada, ai reeds diLiverpool, basterà attendere ( comodamente stravaccati ) sul un divano la primavera per andar poi a levare al cielo un altro Scudetto.
Vogliam dire, che la Signora al momento con poche rivali, forse una l’altra trovata. Magari nella Beneamata, sperando che la beffarda Eupalla, più avanti, con il levarsi d’altri venti, possa mescolare le carte in tavola. Ci sembra invece in serie ambasce il Ciuccio, che dopo la vittoria sui campioni d’Europa è sembrato sprofondato nelle bambocce. Tanto che qualcuno ventila l’addio anticipato del sor Carletto da Napoli. Che, francamente non ci apparirebbe una gran soluzione, nè per lui nè per il sor DeL; come non sarebbe una gran soluzione quella di un altro ventilato ( clamoroso) addio anticipato, quello di Cr7 , da Torino . Albertone canterebbe “ Ma dovei vai, se la banana non ce l’hai?”.
E mentre il Campionato sosta, rispunta la banda del Mancio. Di verde vestita. Quasi una bestemmia, che però ( promettono i nostri cervelloni al timone) risuonerà lungo valli e borghi per una notte sola. Inoltre con il successo sulla Grecia, 2-1 in casa, abbiamo già in tasca la qualificazione. L’andata a Liechtenstein è stata pura formalità. Che però inciderà sul ranking in caso di sorteggio mondiale.
SBARCARE IL LUNARIO. Che la smettano, per favore, i cari anglofili di celebrarci ( quotidianamente) l’altrui virtù. Ne abbiamo le tasche ricolme, anche perchè agli isolani se qualcosa abbiamo da invidiare ( nuovi stadi e merchandising) qualche altra abbiamo da insegnare. Grazie al respiro che s’ascolta nei derby d’Italia. Antichissimi, unici, irripetibili, come la loro storia. All’ombra di campanili agguerriti e mai domi. Un poco stonati nel canto, ma densi di passione nei cori. Tanti. Qualcuno anche a sproposito, per via di qualche pugno di ( dolosi) trogloditi che ( proprio) con quei cori cerca di ricavare la pagnotta per sbarcare il lunario.
RAZZISMI O ESTORSIONI? C’è in giro un gran dibattere sul razzismo che, a star a sentire questo o quello, sembra più un ’ caso’ italiano che altro. Perpetrando, come al solito, la solita omelia. Che ha un fondamento, certo, visto che non possiamo pensare di essere stati esentati da una quota di trogloditi, ma che non corrisponde assolutamente alla realtà generale. Intanto, chissà perchè quando questo o quello attacca il Belpaese dimentica che del Belpaese fanno parte ( in particolare) quegli isolani che da anni si svenano per ospitare senza compenso ( e Nobel ) alcuno i derelitti che arrivano da ogni anfratto mediterraneo, africano e non soltanto? Chissà perchè?
A costoro infatti interessano i razzisti o la polemica sui razzisti? Come capita da anni di verificare nelle illuminati salotti d’Europa, donde ( alla prova dei fatti) è gesto spontaneo girarsi i pollici per evitare ogni impegno di sorta? E tuttavia, lasciando le colte disquisizioni sui massimi sistemi, andando invece sullo specifico razzismo da stadio, che tanto clamore fa, perchè non si è ancora dato seguito ad iniziative come quella intrapresa dalla Signora di Torino contro ‘ bande‘ di (cosiddetti)tifosi che il tifo praticano ma soltanto per portarsi a casa ogni fine stagione parcelle niente male? Perchè?
A chi giova rigirare invano il coltello dentro la piaga quando basterebbe poche ‘cose’ per curare la grave ferita? Quali ‘cose’? Intanto la collaborazione ( e partecipazione) della gente per bene, eppoi delle società, e quindi delle istituzioni ( non solo calcistiche) e infine della polizia.
Che potrà fare il suo dovere sbolognando da spazi non loro quelle ‘ bande’ che quando hanno bisogno di ricattare le ( deboli) società di calcio, brandeggiano come spade di Damocle i loro ‘ buu buu’ per portarsi a casa la pagnotta.
Intanto, perchè insistere ancora sulla cosiddetta ‘ responsabilità oggettiva’ a (solo) carico delle società ? E perchè non (ri)chiamare all’uopo, ad ogni ‘ buu buu’ reiterato, quanti visti e rivisti son presi in flagrante?
Che timore c’è? Forse siamo arrivati al punto che basta qualche più o meno sparuta ‘ banda’ di malintenzionati a mandare in tilt Stato, Istituzioni, Società sportive, Addetti ai lavori, Polizia e ( da ultimo) le Persone per bene? Di che parliamo? E che facciamo? Perchè ci sa tanto che, trogloditi a parte, quelli non si curano nè da noi nè altrove, mentre più che a disquisire sui massimi sistemi basterebbe solo ( e soltanto) muoversi. Fare. Fare quel che si può fare. Come ( sia pure in ritardo) ha iniziato a fare la ( lodevole) Signora di Torino seguita ( purtroppo ) da pochi altri.
ALBIONE E’ DAVVERO UN ESEMPIO ? Allora, ci sono Media del Belpaese che non fanno altro che celebrare la Premier e, sullo sfondo, la (perfida ) Albione. Che per costoro trattasi di un altro paradiso. Di un’altra cultura. Di un altro sport. Di un altro calcio. Insomma, noi che siam figli e figliastri di Virgilio e Dante, di Leonardo e Michelangelo, di Galilei e Colombo, dovremmo per costoro rimboccarci le maniche e tornare sui banchi di scuola. A 360°. Dimenticando però che solo qualche lustro fa branchi di anglosassoni s’aggiravano per l’Europa del calcio portando non canti e gioia ma coltelli e sangue. E se, allora, se qualcuno gli ha messo un freno è stato solo perchè così non si poteva andare più avanti.
Oggi, quegli stessi angli, se ne vanno a godersi una partita di calcio, cantando e sventolando colorite bandiere. Infatti, qualcuno, li chiama stadi canterini. Nuovi, belli, comodi e pure ( come si diceva) intonati. Che chiedere di più ad Eupalla? Eppure, come insegnavano gli antichi, anche da loro, non tutto quel che riluce è oro.
Vediamo infatti cosa si apprende dalla ‘ rosea’: ’ In Inghilterra - si legge – nelle ultime stagioni gli episodi di razzismo sono aumentati: dal 2012 l’ascesa è stata costante e nelle ultime due stagioni c’è stata un’impennata. Nel 2018/19 si sono verificati, dai campi della Premier alle serie minori, 442 casi discriminatori, di cui il 65% classificati come abusi razziali. Rispetto al 2017/18, l’incremento degli episodi di xenofobia è stato del 43%, con una crescita preoccupante di manifestazioni contro gli ebrei e l’Islam. Su twitter siamo in piena emergenza. Gary Neville, ex difensore dello United, ha invitati i sociale per sei mesi a sospendere i messaggi … ‘.
Ci sarebbe altro, ma tanto basti. Al contempo qual rimedio portano al problema quelli della ( perfida) Albione?
La ‘ rosea’ scrive : ’ Casi in aumento, ma in Premier è sempre tolleranza zero’: dal 2012 c’è un’ascesa costante di abusi razziali ma la polizia indaga in modo serio e i tifosi perbene collaborano’. Che si dice? Che forse che da noi mancano una polizia che indaghi in modo e serio e le persone per bene? Fraintendiamo? O siamo semplicemente di fronte, ancora una volta, ai soliti armiamoci e partite di chi ha responsabilità dirette e le scansa? Come quelle Istituzioni e quei Media che invece di fare quel che ( per primi ) dovrebbero altro non conoscono che l’usato gioco dello scaricabarile?
CANTORI O ( SOLO ) ADDETTI STAMPA? E insistono gli angolofili ( & associati) nel favoleggiare sulla ricca Premier, a lor dire il ‘ migliore campionato di calcio del Mondo’. S’ascoltano canti e peana a bizzeffe, qua e là, anche se ( a dire il vero) più che canti e peana ci sembrano entusiastici comunicati di qualche ufficio stampa di calcio e turismo della ( perfida) Albione.
Sì, perchè, non ce ne vogliano gli autentici anglofili, tutto quest’oro che riluce noi, proprio, non lo vediamo. E comunque dato che nel mondo ‘ mors tua ’ diventa ‘ vita mea‘, diamo a Cesare quel che è di Cesare, e nulla di più. Se parliamo di dirigenti tra i due tornei, beh, quelli d’Oltremanica son di certo più attenti, aggiornati e … spregiudicati.
Con risultati economico-finanziari lusinghieri. Che però sono apparenza. Perchè non bisogna far finta di niente quando si verifica che gran parte delle squadre di calcio d’Albione è di proprietà estera. E non sempre raccomandabile. Visto che son danari che piovono dalla steppa, dai deserti e da Oltreoceano, e che spesso, come i venti che li portano, arrivano e se ne vanno.
Vedi il Chelsea, ad esempio, che il chiacchierato oligarca russo ( si dice) stia per passare di mano. Inoltre, se parliamo di stadi all’altezza, ricolmi e canterini, non c’è dubbio che i nostri ( tranne qualche eccezione) fanno la figura dei ‘sedotti e abbandonati’. E da mò, che ai ‘ bacucchi’ che dirigono il Paese e lo sport di questo Paese, si chiede di mettere mano ad una nuova ed adeguata generazione di impianti sportivi ! Che non sono più solo lo stadio, comunque profondamente ripensato, ma anche tutto quello che gli ruota attorno. Con grande profitto. E magna gradevolezza, per le casse della società, ma anche per gli appassionati che sono tanti e belli ma anche stufi della solita ( e spesso pericolosa) routine finita nelle mani di non si sa chi.
Detto questo, però, non è che la tarda Serie A possa considerarsi meno che l’ agile Premier.
Son belli loro, siam belli noi ( sia pure con qualche acciacco). Sennò, che c’è venuto a fare il pluri medagliato Cr7 in un agone come il nostro? E’ rincoglionito o è venuto a sapere che per ragionar di storia non c’è ‘contesto ’ più accreditato del nostro? Lui di storia deve intendersi, eccome, magari più e meglio del Messi da Recanati , accucciato da sempre e per sempre dentro un’amorevole e sola culla; o di quel genio maledetto del partenopeo Maradona, che per superare il meraviglioso Pelè s’era trasferito armi e bagagli da una grande di Spagna ad una media squadra del campionato italiano. Trasformandola d’incanto da Calimero a Cigno. E siamo belli perchè sono belli i nostri campanili che rendono infuocate e imprevedibili anche le diatribe più insignificanti. E i duelli più radicati. E i personaggi più impensati.
Da noi il gioco non è una ( estenuante) cavalcata di 90/100 minuti dietro una palla, da noi il ‘cencio‘ da strappare sotto la torre del Mangia è ben altra cosa. A volte esagerata. Ma che altrove manco immaginano. Soprattutto in Premier.
E infatti mentre quando si guarda una partita loro si pensa sempre a cosa gli danno da manducare, da noi , invece, ci si scervella per immaginare qual diabolico artifizio frulli nella testa dell’uno o dell’altro dei contendenti. Perchè di ‘ punitio divina’ si può essere sempre colpiti, quando men ce la si aspetta, anche per mano del più modesto in campo, tra un dettaglio e l’altro. Un articolo della ‘rosea‘ sembra voler restituire ( giusto) valore e dignità al nostro (bistrattato) campionato.
Che non ha bisogno di copiare da alcuno se non da se stesso. Ricco com’è di ‘ mille identità tattiche’.
Che van da Sarri a Conte ad Ancelotti, tre maestri del mondo del calcio ‘ tornati a percorrere i domestici tratturi, e che nessuno offre con la stessa ricchezza agonistica e studia con tante soluzioni. Dal calcio d’estate – sottolinea la ‘rosea’, che se non ci fosse bisognerebbe inventarla – arriva la conferma di una varietà tattica unica: i nostri otto top club, per esempio, usano sei sistemi diversi. Quando lo stesso sistema offre spesso interpretazioni divergenti. Ma con un comune denominatore: la voglia di ‘ far’ gioco. Chi altri può offrire tanto? e se nessuno può offrirlo, perchè celebrare ( e arricchire) sempre l’orto del vicino e mai il nostro?
Lo scorso anno squadre della Premier hanno fatto man bassa in Champions e in Uefa. Dopo anni.
Forse per un altro ciclo ( l’ultimo successo inglese in Champions l’aveva ottenuto il Chelsea nel 2011/2012, bissando lo United del 2007/2008). Forse. C’è però da ammonire che, tra le tante altre cose, nelle 65 edizioni della Coppa dalla grandi orecchie fin qui disputate, 27 volte sono arrivate in finale squadre italiane.
Praticamente un 45% ca, quasi a dire una edizione su due, percentuale che non avrebbe necessità di commento se non per ricordare a smemorati e incolti che ( in regime di libertà) si può celebrare chi, quando e come si vuole, senza però voler passare per cantori pindarici quando s’è null’altro che funzionari ( consapevoli o meno) di questo e quell’ uffizio. O cari bacucchi, fateci quegli stadi, eppoi vedremo chi ( meglio) saprà coprire di stelle ( e di sogni) le sue maglie e chi no.
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LUCE DEL MARE.. Un anno è trascorso dal crollo del ponte Morandi a Genova. Morirono nella circostanza 43 persone. Mentre la ’ferita‘ continua a gettare sangue, nonostante si stia ( rapidamente) procedendo a rimarginarla con una nuova struttura firmata da un genovese che quando si tratta della sua gente non sta a cercare cittadinanze altrove. Il progetto sembra magnifico. Speriamo solo mantenga le premesse, magari sopravvivendo per oltre mille anni a venire. ‘ Studiavo a Milano, quando costruirono il ponte Morandi - ricorda Renzo Piano, l’architetto progettista del nuovo grandioso manufatto - che quando si scendeva a Genova era diventato un transito inevitabile.
Una lunga passerella sul vuoto che odorava di mare. Senza mostrarti mai il mare, ma solo la sua luce’.
La misteriosa Araba Fenice vuole che geni come Renzo Piano, senatore a vita, resti attaccato alla madre sua, la bella e sofferente Genova, un tempo regina del mare e scrigno finanziario dell’Europa, e ci riservi un progetto che per stile e originalità farà una volta di più stupire quanti ( non solo dalle nostre parti) hanno dato per scontato il tramonto del Belpaese.
” La Spagna - si legge sul Sole24Ore - aspetta da decenni riforme strutturali che dovrebbero rilanciare la competitività della sua economia… ( eppure) ha dimostrato di saper resistere alle lacune della politica ( da 100 giorni è senza un governo) fornendo stabilità anche senza un governo sorretto da una chiara maggioranza”.
Infatti, roba da non credere, la sua economia cresce al ritmo più alto dell’ Eurozona confermando, trimestre dopo trimestre, la sua forza. Nonostante il rallentamento globale, il Fmi prevede per la Spagna una cresciuta del Pil pari al 2,1% nel 2019 e dell’1,9% per il 2020. Con la creazione in due anni di 800 mila nuovi posti di lavoro e il tasso disoccupazione ( pochi anni fa tra i più alti in Europa) in calo al 14%.
Da noi solo Emilia Romagna, Lombardia e Veneto possono dire altrettanto.
E non basta. Risultati incoraggianti sta riportando anche il ‘ piccolo’ Portogallo, che Moody’s transita da ’stabili’ a ‘positivi’, mantenendo il voto a ‘Baa3′ ( l’Italia, al momento, è ‘ Bbb’ con prospettive negative) Non procediamo. Del resto che gioia c’è? La peggior classe dirigente del Pianeta, o quasi, non autorizza voli diversi. Basti vedere il kafkiano ‘comportamento’ sul famigerato debito pubblico, che nessuno ( dicasi nessuno) riesce a ridurre significativamente per toglierci ( finalmente) di dosso quella spada di Damocle che ci ‘ umilia’ , ‘avvilisce‘, ‘impigrisce‘, ora dopo ora.
La filosofia di Renzo Piano del ‘ pezzo per pezzo‘ che andrà ad applicarsi per il nuovo viadotto di Genova, ci sembra null’altro che una ( straordinaria) ’ testimonianza del Made in Italy ai suoi massimi livelli, perchè, come continuano a ripetere tutti gli attori ( quasi mille persone ai vari livelli di responsabilità) qui si gioca il riscatto dell’ Italian pride: l’onorabilità di quanti si ostinano a contrastare l’ideologia del declino giocando la nobile carta del ‘saper fare’ di cui, nonostante tutto, l’Italia è ancora maestra’.