Anniversari. 60 anni fa moriva Fausto Coppi, eroe immortale dello sport italiano. Tal Dante della bici.

CASTELLANIA. Quando si parla di Dante degli Aldighieri ci si riferisce ad uno che, con la parola, ha saputo toccare i tasti dell’intero scibile umano.
Viene considerato anche il padre della lingua italiana, ma questo è poco, perchè la sua produzione spazia da quella poetica, come le Rime, a quella filosofica, come il Convivio e la Quaestio de aqua et terra; dal trattato politico, come il De Monarchia, a quello linguistico-letterario, come il De vulgari eloquentia.
Anche se a consegnarlo ad una fama imperitura è stata Commedia, che i posteri vollero Divina, tanto per dire l’altezza raggiunta da quell’opera. Gli anglofoni cercano di commisurarlo a Shakespeare, immenso, ma di portata circoscritta al teatro e alla poesia. D’altro infatti, di lui, non è dato a sapere.
Ma se Dante fosse stato uno sportivo, o se vogliamo un ciclista, a chi altri avremmo dovuto riferirci per stilare un paragone se non ad un tale che sulle due ruote a pedale era in grado di raggiungere il massimo su pista, su strada, contro il tempo , nelle gare di un giorno, monumenti o no che fossero, nei giri che durano quasi un mese, e tra loro due, i più vetusti e ambiti, quello lungo la Penisola e l’altro in Oltralpe con quant’altre prove e dimostrazioni ancora ?
Dante, Coppi, di cui l’Italia si onora, nei loro ambiti, ambiti lontani, hanno incredibilmente trovato un punto in comune: quello avere raggiunto il massimo in ogni prova legata al loro ambito. Il massimo. Forse è esistito qualcuno che poteva fare di più?
E questo, senza calarli nella loro epoca, dove qualche incidenza, oltre ai loro rispettivi ambiti, hanno avuto. Ambiti sportivi. Coppi, ad esempio, penalizzato da anni di vicende belliche ( 5) e postbelliche, che se avessero potuto ( normalmente) conteggiarsi sul sul palmares a quali numeri sarebbe arrivato ?
Coppi ha vinto 5 Giri, ne avesse potuti fare altri tre o quattro avrebbe superato o no il Cannibale, da molti ( per via della statistica ) dato più grande di lui? Coppi ha fatto solo tre Tour, vincendone due, a trenta e trentadue anni, ne avesse potuti fare altri quattro o cinque sarebbe rimasto a due trionfi o sarebbe salito a cinque o sei o sette ? Con i se e i ma non si fa la storia, lo sappiamo, ma neppure chiudendo gli occhi su realtà diverse si da il giusto valore agli uomini.
Ma anche ambiti politici e sociali. E chi altri se non uomini- campioni come il Fausto di Castellania, in un Dopoguerra in cui in Francia ci pendevano a sassate, e in buona parte del Mondo ci detestavano perchè in camicia nera avevamo stretto un’alleanza tra le più nefaste della storia, a ridare onore, rispetto e concordia ad un popolo altrimenti sull’orlo di una guerra civile? Troppo? Altro? Monumenti a lui intitolati si trovano sui passi alpini e su tante salite oscure in remote parti d‘Italia.
Bruno Raschi, definì ‘ inesplicabile’ l’ossessione per il Campionissimo, aggiungendo però ‘ Nessun altro atleta è pianto alla stessa maniera. Nessun altro ha prodotto tanti ricordi nè ha avuto un destino di questo genere“. Un destino tanto grande da eleggerlo eroe immortale dello sport italiano. Insomma un altro Dante, d’un altro mondo?
FAUSTO COPPI è morto il 2 gennaio 1960. Nella immagine, è con Gino Bartali, altro grande uomo-campione di quell’epoca di giganti.
Non vogliamo suggerire nulla, ma ci sembra davvero strano che quell’attento affabulatore che va raccontando tante belle storie su Sky non si sia ancora soffermato su quello ( o su quelli) dei nostri in grado di competere con i grandi uomini- campioni dello sport mondiale.