Non solo sport. Coronavirus o Italianvirus? Non è che sia caccia all’untore, nella leggiadra Europa?

Non solo sport. Coronavirus o Italianvirus? Non è che sia  caccia all’untore,  nella leggiadra Europa?
Untori download

LA CRONACA DAL DIVANO. Il famigerato Coronavirus è nato nel cuore della  lontana Cina, questo è assodato, ma ( come prevedibile) si sta spargendo un po’ dappertutto sul  Pianeta. Al momento più che altro in  Corea del Nord, Iran, Europa. E in Europa, manco a dirlo, soprattutto ( con varia casistica, ovvio ) lungo il Belpaese. I focolai, da noi, sembrano due: in provincia di Milano ( Codogno) e nel Basso Veneto ( Vò Euganeo).

Due eppure son contati per  mille. I deceduti ( in gran parte ultraottantenni) sarebbero (  al momento, 26 febbraio 2029) 12, i contaminati 374. Percentuali che indicano un fenomeno sul qual vigilare opportunamente per non finire come don Ferrante, ma che non va neppure ampliato oltre misura, soprattutto mettendolo sulle bocche di persone non adeguate al ruolo che ricoprono o vogliono ricoprire.   Perchè qui i colori delle contrade  o delle nazioni poco contano, visto che  il virus ( o chi per lui) dei colori della contrada  e delle nazioni  poco s’intende. E infatti nel conteggio finora stilato c’è e ci sono un po’ tutti, e  soprattutto anziani.
Il fatto curioso però è dato da quel che ancora dimostra la leggiadra Europa. Illuminata, riformata, efficiente.  Maestra delle genti, e soprattutto di quelle che nel lor olimpico consesso pari non sono. Per pregiudizievol abusato uso. E comunque, sfogliando la cronaca che scopriamo? Più o meno questo: che gli untori, come quelli della peste del Seicento immortalati dal Manzoni, che ( tra l’altro) in Oltralpe non dovrebbe godere di vasta fama, non solo non sono residuati del tempo che fu ma soggetti ancora vivi e vegeti. Donde? In Italia, ovvio! Al punto che il morbo ha smarrito l’origine ( e l’apporto) cinese ( e agganci vari ) diventando ( chissà come e perchè) italiano. Con tutte le conseguenze sparse al vento dai  ‘tintinnega’  d’Oltralpe e non solo.

Arrivano notizie di Paesi ( lontani) che respingono italiani e prodotti italiani. Non cinesi, tedeschi, francesi o nord coreani.  Italiani. A prescindere. Pazienza per gli italiani, ma i prodotti che c’entrano col Coronavirus?  Forse credono che quei malvagi burloni degli italiani li abbian celati dentro  qualche pacco o pacchettino o container da export italiano? Se diciamo che sono ignoranti,  potrebbero offendersi  gli ignoranti? Se gli diciamo che sono scemi,  potrebbero offendersi  gli scemi? Forse, è meglio tacere!

Dai giornali. Un titolo: ‘ Allarme contagio per 4 valenciani tornati da Milano’. Altro: sta facendo notizia in Spagna, la presenza di un medico italiano originario di Piacenza e della consorte, in vacanza a Tenerife. Entrambi, manco a dirlo, positivi al tampone, obbligando alla quarantena le altre persone del resort.  Un altro titolo: La sindaca di LioneQui, no agli italiani‘. E altro ancora: l‘Irlanda si permette di sospendere il match di rugby contro la nostra Nazionale. Non s’è capito su quali basi, su quali dati, visto che l’Italia ha solo due ‘ ridotti ‘ focolai che ( tra l’altro) sta controllando a dovere.
Andiamo avanti? Non serve. Perchè chiunque può verificare. E farsi l’idea che crede. A noi, ad esempio, sovvenendoci le pagine di quel gran romanzo storico, non possiamo che estrapolare: ‘ La mattina seguente, un nuovo e più strano, più significante spettacolo colpì gli occhi , e le menti dei cittadini. In ogni parte della città, si videro le porte delle case e le muraglie, per lunghissimi tratti, intrise di non so che sudiceria, giallognola, biancastra, sparsavi come con delle spugne …
Il Ripamonti che  spesso su questo particolare delle unzioni, deride, e più spesso deplora la credulità popolare, qui afferma di avere veduto quell’impiastramento, e lo descrive … Il Tribunale della sanità pubblicò una grida con la quale prometteva un premio e impunità a chi mettesse in chiaro l’autore o gli autori del fatto … Mentre il Tribunale cercava, molti nel pubblico, come accade, avevano già trovato. Coloro che credevano essere quella un’unzione velenosa, chi voleva che la fosse una vendetta don Gonzalo Fernandez de Cordova, chi un ritrovato del cardinal di Richelieu, per spopolar Milano, e impadronirsene senza fatica …  C’era anche un certo numero di persone persuase che questa peste si fosse  …
Nella chiesa di Sant’Antonio, un giorno di non so di quale solennità, un vecchio più che ottuagenario, dopo aver pregato alquanto inginocchioni, volle mettersi a sedere; e prima, con la cappa, spolverò la panca. ‘ Quel vecchio unge le panche!’  gridarono a una voce alcune donne che vider l’atto. La gente che si trovava in chiesa, fu addosso al vecchio; lo prendono per i capelli, bianchi com’erano, lo caricano di pugni e di calci: parte lo tirano, parte, lo spingon fuori; se non lo finirono fu per istrascinarlo, così semivivo, alla prigione, ai giudici, alle torture …’.
In breve: cercare un capro espiatorio, è usanza ancestrale e non da  leggiadra Europa. Almeno quella che è stata (anche) maestra di civiltà. Anche perchè, assodato che non sono gli untori a spargere la peste, meglio fare quanto ragione e scioenza oggi consentono. Dippoi, che ci sia una sindaca ( qui o là che sia ) che voglia negare d’ assistere ad un incontro di calcio più  ad una etnia che  ad un manipolo di tifosi, è cosa di cui quelle donne che chiedono ‘ diritti civili’ dovrebbero pretendere  venia  senza se e senza ma. Se, viceversa, qui, ci si è ripiegati sul peggio del peggio, non possiamo che restare sorpresi. Costernati.
Tanto da sperare che mal stiamo intendendo. Ma credon davvero  costoro  d‘Oltralpe che una volta tolto di mezzo il presunto untore, ammesso che ce sia uno soltanto,  il coronavirus ( e chi  quanto lui) sparisca dalla faccia della terra?  Continuando, tra l’altro,  a  provvedere a poco e niente? E comunque, questa volta, sia pur con tutta l’agitazione del caso,  l’impressione è che il Belpaese sia tornato a sedersi in cattedra piuttosto che  a nascondersi  dietro la lavagna.

XXV CAMPIONATO E ALTRO. Altra di campionato, altre sorprese ancora. Vince la Signora ( 2-1 al Brescia), perde ( 1-2) la Beneamata nel derby scudetto con l’Aquila di Lotito. Morale. La  Juve si riprende il primo posto, con un punto davanti alla Lazio e due sullInter. La volata a tre s’inasprisce, diventando ad ogni turno sempre più imprevedibile.  Meglio così, no, o amanti dell’Altrove?
Klopp, che il campionato se l’è  trovato  bell’e risolto sotto l’albero già a dicembre, forse per allentare la pressione sui suoi,  punzecchia i nostri, e la Signora in particolare. Segno di una qualche precauzione, visto che quando scende sotto l’Alpe ( e in qualche campetto di Partenope nell’ ispecie) di vittorie ne  ha sempre contate  poche. Mettendo ( più volte) a repentaglio quella sua bella dentiera bianca, che ( da buon germano )  trasuda ( con gli Itali  davanti) sempre incredulità.

E comunque sia è ora di riaprire le danze di Coppa. Con doppio scontro diretto. Chi perde piange, chi vince ride. La giostra europea chiede e pretende questo. Una giostra che va tutelata quanto i Panda dell’Asia, oramai rara, ricca come nessun altra, prestigiosa quanto un oro olimpico, e quindi piombata nei sogni ( leciti e non) di tutti. Proprio tutti,  che ci si buttano dentro ancor più che nella corsa all’oro di California.  Crediamo faccia bene l’Uefa a proteggerla. Come meglio può. Ma proteggerla. Cosa che, con quei procuratori più avidi degli squali, non sta riuscendo altrettanto bene al nostro Infantino, presidente Fifa. Anche la sua battaglia è sacrosanta. Vogliamo crederci.

TOTO CHAMPIONS RISULTATI. Intanto si scommette sul toto Champions: Nababbo City ( squalificato), Panda Real o Panda Barca, Herr Bayern o la bella Signora di Torino? Certo è che, sia al ranking Uefa che al prossimo Pallone d’oro, ci siamo stufati di vedere le solite facce, facce straniere, e  che sarà ora di rinnovare con qualcuna ( nostrana) che naviga nel ( più) ostico campionato sul pianeta d‘Eupalla.  L’antica Alma Mater del calcio.
Arrivano anche  i risultati d’andata degli ottavi: perdono  LiverpoolTottenham, Chelsea, Real,  Juve  Psg.  I ricconi.  Vince il City, squalificato.
E perde  il Valencia, questa volta di brutto,  travolto dall’armata della Dea, che però, dovrà fare molta attenzione alla gara di  ritorno per non ripetere quell’infausta prova del Diavolo che, tempo fa, dopo avere vinto  a San Siro  ( 4-1 ) con il Deportivo La Coruna  si fece poi annichilire ( 4-0) nei Paesi Baschi.  Pareggia ( 1-1) in casa il Napoli contro il Barca.

In Europa League, vincono il primo match  ( con scarsa convinzione) le nostre: Inter due gol al LudoRoma uno (solo) al Gent. Non saranno ritorni scontati.

OTTAVI CHAMPIONS L. ( martedì 18 febbraio) Atletico M.-Liverpool 1-0 e  Dortmund-Psg 2-1; ( mercoledì 19) Atalanta-Valencia 4-1 e Tottenham-Lipsia o-1;
( martedì 25 febbraio ) Chelsea-Bayern 0-3 e Napoli-Barcellona 1-1; ( mercoledì 26) Lione-Juve 1-0 e Real- Manchester City 1-2.

OTTAVI EUROPA LEAGUE(andata giovedì 20 febbraio)  Sporting Lisboa-Basak 3-1, Ludogorets-Inter 0-2, Eintracht F.-Salisburgo 4-1, Shakthar-Benfica 2-1, Getafe-Ajax 2-0, Copenhagen-Celtic 1-1, Cluj-Siviglia 1-1, Bruges-United 1-1, Wolves-Espanyol 4-0, Wolsburg-Malmoe 2-1, Roma-Gent 1-0, Rangers-Braga 3-2, Leverkusen-Porto 2-1, Apoel-Basilea 0-3, Olympiacos-Arsenal o-1, Alkmaar-Lask 1-1.
OTTAVI EUROPA LEAGUE. (ritorno giovedì 27 febbraio)  Gent – Roma 1-1; Inter-Ludogorests 2-0. Roma e Inter passano agli ottavi. La Roma incontrerà il Getafe, l’Inter il Sevilla.

SERIE A. CLASSIFICA XXIV GIORNATA. Juventus punti 57, Lazio 56, Inter 54, Atalanta 45, Roma 39, Verona, Parma e Milan  35, Napoli e Bologna 33, Cagliari 32, Sassuolo 29, Fiorentina 28, Torino 27, Udinese 26, Lecce 25, Samp 23, Genoa 22, Brescia 16, Spal 15.
MARCATORI. 26 reti Immobile ( Lazio, 10); 20 reti Ronaldo ( Juventus, 7); 17 reti Lukaku (Inter); 14 reti Ilicic ( Atalanta), Joao Pedro ( Cagliari, 3)
PROSSIMO TURNO XXV CAMPIONATO. ( venerdì 21) Brescia-Napoli 1-2; (sabato 22) Bologna-Udinese 1-1, Spal-Juventus 1-2, Fiorentina-Milan 1-1; ( domenica 23) Genoa-Lazio ( ore 12,30) 2-3, Atalanta-Sassuolo( ore 15), Torino-Parma, Verona-Cagliari, Roma-Lecce ( ore 18) , Inter-Samp ( ore 20,45).
CLASSIFICA XXV TURNO CAMPIONATO SERIE A ( PARZIALE). Juventus punti 60, Lazio 59, Inter 5 ( partita sospesa), Atalanta 45 ( partita sospesa), “0ma 239 ( una partita in meno), Napoli 36, Milan 36. ( Ndr, numerosi incontri sono stati sospesi per contrasto alla diffusione Coronavirus)

COPPA ITALIA 2020: ( semifinali) ( andata) Inter-Napoli o-1 e Milan-Juventus 1-1.


ALTRI SPORT. La staffetta mista Vittozzi, Wierer, Hofer e Windisch 
scia spara e fa festa. Con strepitoso argento mondiale ( dietro la Norvegia) ai mondiali di biathlon di Anterselva. La bella Dorotea, 29 anni, non s’è accontentata di un oro nell’inseguimento e se n’è andato a prendere un altro nella  15 km individuale donne. Nel mass start finale la Doro s’è messa al collo un altro argento. L’Italia dovrebbe essere finita terza nel medagliere.

Sono iniziati i test di F1 a Jerez. Primo giorno tutto Mercedes, con Lewis e Valteri sugli scudi. Gira e rigira il Tappen, che col motorone Honda le la rideva ( si fa per dire) sotto i baffi. Le ’rosse’ se la son presa calma. Così anche nel secondo giorno. Intanto la Mercedes grazie alle ‘ sue grandi menti’ ha svelato un marchingegno che collocato sul volante consente al pilota in gara di tirare verso di sè il volante modificando la convergenza delle ruote. Con vantaggi.
I geni di Stoccarda si dicon certi di essere rimasti dentro le regole; gli altri, scioccati, no. Probabile una battaglia legale che speriamo non si concluda come tutte  le altre. Ovvero con quelli di Stoccarda lasciati a far i cavoli loro a danno del circus attorno. E soprattutto, manco a dirlo, della ‘rossa’ che ( Red Bull o no) a loro fa ombra più d’una sequoia.

Marc Marquez firma per la Honda fino al 202. Avrà così tutto il tempo per superare l’antico Maestro ed avvicinare il Mito dei Miti, ovvero Giacomo Agostini ( 15 tituli mondiali).  Sempre che la fisica non torni a riprendersi quanto la creazione gli ha dato dalla notte dei tempi, soprattutto con quel ‘ cade non cade‘, che in pista della fisica se n’è sempre fregato. Dicevano i vecchi ‘ Il gioco è bello fin che è corto’. Che, parafrasato, dovrebbe consigliare al prodigioso cataluno di non pretendere più di quanto ha finora preteso. Non è che vogliam portargli sfiga, ma (poi) che dovremmo dire  dell’altro detto : ‘ Uomo avvisato è mezzo salvato’ ?

L’ETA’ DELL’ORO. Esiodo o Virgilio, gironzolassero oggi per i media, o per i social, di certo  troverebbero per la mitica ‘rossa’  una appropriata collocazione nell’età dell’oro. Con  quel  Cavallino nero rampante ( richiamo al coraggio del ‘Piemonte cavalleria‘)   ( più o meno) simil al Pegaso alato  usato nella notte dei tempi   dal Padre degli dei per trasportar folgori e, ora, luminosa costellazione.
E’ questo infatti  è  il destino di quel prodigio degli dei, depositato ( dal 1929) nel cuore di Padania, non più adibito a trasportar folgori ma a consegnare agli dei sogni umani per renderli possibili.  Un po’ dovunque, qua e là pel Pianeta. In pista e fuori pista. In circostanze diverse. Con quel colore tanto naturale agli occhi dei bimbi e che sempre infiamma quanto il dono che Prometeo, figlio di titani, fece agli uomini, rubandolo agli dei.

E ogni volta, ad inizio stagione, quando si toglie il velo a quel prodigio in rosso, il cuore palpita. D’insolita emozione. Che irradia luce su una vicenda ( ancor breve) ma già senza confronti. Con i suoi eroi, tutti eguali, tutti amati, perchè qui non si giudica con il valore ( relativo ) del budget  o dei ( più o meno meritati)  tituli ma con quello ( eterno) del cuore. Nella presentazione della  ‘rossa‘ 2020 ( F 1000), al teatro di  Reggio, città del Tricolore, tutto questo è stato magistralmente condensato ( come s’usa dire oggi) dentro  uno show  durato manco un’ora eppure avvincente e convincente.
Con il Marc Genè più elegante di quelli della Notte deglOscar. Per contro che tristezza vedere il grande Toto, di candida camicia ospedaliera tuttor vestito, togliere il telo ad una macchina che sarà pur  riuscita visto che ( di riffe o di raffe ) domina le piste da oltre un lustro, ma che con quel color grigio cenere quando mai potrà  accendere il cuore degli uomini tanto quanto la rossa figlia del Drake, simil al Pegaso alato,  che consegna sogni umani al padre degli dei?
Al termine della presentazione i ragazzi ( e le ragazze) di Sky hanno scambiato qualche battuta con i piloti. L’un contro l’altro armato. Come ha da essere . Il vecchio per far valere le ragioni d’una classe che  non può essere diventata  acqua, il giovane per consacrare quanto si va sperando in lui. Ovviamente, poco o nulla, è stato (possibile) anticipare.
Intanto ci saranno i ( soliti) test in Spagna, eppoi, bisognerà attendere per vedere quanto  Binotto &C  son riusciti a rimediare  alla prima del circuito ( in  marzo ) in Australia.La tenzone sarà aspra. Di certo. Anche perchè al Lewis che punta al record del Schumi s’è aggiunto quello ’sfascia rosse’ del Pappen, sulla Red Bull del venditor di bevande che promette fuoco e fiamme. Meglio così. Importante è che il confronto sia trasparente. E non di riffe e di raffe.

Nell’attesa della rivoluzione ai regolamenti annunciata per il 2021. Del resto non è forse tutto questo che  la  ‘rossa’  chiede  per accingersi a stampigliar pagine rare  e bellissime ?

Novità stadi. La volete sapere l’ultima? I nostri cari amministratori, che sempre più si fotocopiano dall‘Alpe alla Sicilia, invece che attirar investimenti li respingono. In un modo o nell’altro, tanto che ad approfondire poco conta. A Firenze, ad esempio, era approdato un entusiasta signore calabrese che dopo aver fatto fortuna in America voleva lasciar qualcosa di buono al Belpaese, ma sindaco e ’tintinnega’ vari l’hanno straziato  al punto da fargli dire ” Troppa burocrazia. Costi troppo elevati. Non possiamo manco scegliere. Beh, sarà allora meglio ( prima d’impagliarsi) di valutare altre opzioni per lo stadio della Viola. Compreso quella di non farlo più  per niente, lo stadio della Viola“.

XXII E ALTRO. Nel ( sempre) fabuloso derby di Milano il  divo Ibra fa quel che può, non però al punto da impedire ad una squadra imberbe di sprecare in pochi minuti  d’ inizio ripresa il frutto di due gol messi in sacca nel primo tempo. Risultato finale del derby più prestigioso al Mondo (  nelle 64 Champions finora disputate le squadre di Milano - 36 scudetti in due – sono andate in finale  16 volte): 4-2 per la Beneamata,  priva dello squalificato Lautaro.  E questo in una domenica di quelle da segnare sul calendario. Perchè con la Beneamata tornata di nuovo in vetta.

Domenica  donde la Signora ha scoperto anche lei il fascino della ‘ fatal Verona‘, lasciando sul posto ( addirittura) tre punti ( 2-1) dopo essere passata in vantaggio con quel suo puntero lusitano che più puntero di così non potrebbe essere.  E donde l‘Aquilotto del sor Lotito, pur tra polemiche e omaggi ( un rigore ignorato dal Var), ha continuato a predare i tre punti, posizionandosi  saldo in vetta ad un sol punto ( 53 a 54)  dalla coppia di testa.  Per il resto: ha (ri)perso la Roma che ora rischia l’aggancio ( almeno) di  Bologna e Verona; hanno (ri)vinto le squadre del Gasp e del Sinisa.
In fondo alla classifica, invece,  ha ( finalmente) raccolto tre punti  il Genoa sull’incompiuto Napoli ( 3-2), rallegrandosi al fondo, dove resta solitaria la Spal ( 15 punti) battuta dal Brescia.
Nel prossimo turno, il XXIII, la Dea ospiterà la Roma ( sabato 15), la Juve il Brescia, il Milan il Toro ( lunedì 17) e la Lazio l’Inter ( domenica 16). Chi aveva già iniziato a spargere in giro la favola d’un campionato giunto ai rantoli, avrà di certo qualche imbarazzo. Perchè, qui, dopo il lungo dominio bianconero, stiamo vivendo ( senza se e senza ma) il torneo più interessante ( e bello ) del Vecchio Continente.

Sulle nevi la Brignone, seconda nella discesa di Garmisch, non è andata oltre il quinto posto nel Super G. I punti che la separano tuttora dalla Shiffrin nella Coppa  sono ancora tanti, ma non incolmabili. S’è però infortunata ( ad un braccio?) nel corso del Super G, la nostra Sofia, che chiude così un’annata per lei non certo delle migliori.  Nelle Moto Gp, si lamenta ‘ cade non cade’ e brancolano nel buio le Ducati del Dovi e del Petru, mentre quelli del rugby ( senza infierire) contro la Francia ( pur con qualche sussulto) hanno continuato  a recitare la parte che a loro meglio riesce, quella del ‘ sacco delle botte’Cui prodest ? Si sarebbero dimandati  gli antichi. Pretendendo  però una risposta.

 

MESSI E LA BENEAMATA. Lasciamo per un attimo l’ordinario, per trattare lo straordinario, che anche questa volta ( che volete farci) arriva dal pallone. Qual è lo straordinario?  La sensazione che Messi si sia stancato del Barca e ( soprattutto) di quelli del Barca, ventilando una sua possibile dipartita ( a cartellino costo zero) dal luogo che è stato madre, padre e  culla dei suoi anni nel mondo del calcio.

Incredibile, ma possibile. Per la ’Pulce’ nata in Argentina, ma d’origini marchigiane, esattamente recanatesi, nientemeno come Leopardi. Che a questo punto, come tanti altri argentini di sangue italiano, potrebbe riprendere il sentiero che porta alle case dei  nonni, e sistemarsi laddove hanno goduto ( tranne qualche rarissima eccezione)  dei più grandi calciatori partoriti dal Pianeta. Chi potrebbe ‘ tentarlo’ tra i nostri club?
Non la Signora che ha già Cr7; non quel poveraccio del Diavolo che se non provvede  Ibra rischia perfino di non arrivare  a fine Campionato; non quel braccino corto del buon Lotito; non il buon  Commisso, troppo novello,  troppo arrabbiato, per  prestarsi a far ( davvero) la parte dello ‘ scemo d’America‘; non l’entrante nuovo miliardario stelle e strisce padrone della Lupa.
E chi, allora?  Il nome che ci sovviene è quello della Beneamata,  che forte dei danari d’Oriente, potrebbe  cominciare  ad aprire  fronti di guerra  ai top club di questo mondo. Del resto, in Ispania, c’è già, e questo basta e avanza; in Francia, è inutile andare visto che colà governa  una squadra di sceicchi che  con lui o senza di lui lo scudetto  lo vince comunque; in Germania, farebbe fatica con la lingua, il gelo e il mangiare mentre  in Premier se non si è  disposti a galoppare come all’ippodromo di  Ascot  manco  varcarne la soglia.
La Scandinavia, lasciamola stare, e allora dove potrebbe trovare  caloroso, ricco e favorevole alloggio se non in quel di Milano?  Che ( da qualche anno a questa parte) di nebbioni ne conta sempre meno, che è tornata vivace e creativa  quanto e più di Berlino, che è alla vigilia ( Sala e ‘tintinnega’ permettendo) di rifarsi la nuova casa del pallone. Si dice, più bella che  quel San Siro donde si si sono levati alla bella  Modonnina  tanti di quei trofei da far ingelosire  ( perfino) gli ingordi del Bernabeu.


Dimenticavamo: in qual altro agone del mondo, il Leo, potrà meglio dirimere l’annosa questione dei palloni d’oro con Cr7 ? Pensi: l’un l’altro nuovamente  di fronte, come ai vecchi tempi, però all’antica Università del calcio?

A margine, ma che sport non sono, restano  le news regalate  ( si fa per dire)  da  quei ‘ pirati’ di Sua Maestà che dopo mezzo secolo se ne sono andati ( dicono loro) dai  nostalgici  del ‘ quarto Reich’, e  l’incredibile comportamento  di quei Tizi  e Semproni che  ancora non accettano l’orribile misfatto della Sohah. Tra di loro, pur con tutto quello che è stato ampiamente  documentato, e sofferto, c’è ( addirittura)  qualcuno che  vorrebbe ‘ negarla‘, una volta per tutte.
Quando si dice che l’uomo assai difficilmente fa tesoro del suo passato, si pensa proprio a costoro. Che sono dieci, cento, mille? Chissà? Non si sa. L’importante è che i ‘ restanti‘ non si facciano ( mai più) abbindolare da quanti non hanno ( o non vogliono) prendere  coscienza  di quanto di terribile può fare un uomo  senza  coscienza  ( individuale e collettiva). Tramutando   il ‘prodigio  della vita’ in una ‘valle di lacrime’ .

C’è un sassolino che rode dentro la scarpa. Ultimamente, dopo la dolorosa scomparsa del grande Kobe, qualcuno iscritto alla nota intellighenzia ( non solo sportiva) italiana, ha trovato da ridire su quanti colgono nell’inimitabile personaggio una briciolo di italianità. Che non dovrebbe essere un delitto, ma un pregio d’ una millenaria storia ereditata, nel bene e nel male, dal passato come per gli altri popoli della terra.
Abbiamo sentito il conduttore tivù, il sociologo, lo psichiatra, e altri illustri ( o presunti tali) addetti ai lavori, stigmatizzare quanti  in Kobe  hanno riconosciuto un loro fratello. Sportivamente, innanzitutto. Eppoi, che parlava un così bel italiano che manco i censori del sospetto nazionalismo  mostravano di fare altrettanto. Un bel italiano, attinto  negli anni dell’adolescenza, al seguito della famiglia d’un gran giocatore di basket,  dono d’un passato che in lui ha lasciato profonda, sincera  e felice traccia.
Traccia d’italianità ( e che altro? ) Autentica. Che ha ricordato più volte  ai media di tutto il mondo, fin all’ultimo.  Mostrando verso questo nostro Paese,  una riconoscenza ricambiata. Totalmente ricambiata.
E di cui andare commossi e onorati. Checchè ne dicano i soloni, abituati più ai cilici  che ai sorrisi. Tanto per sgretolare un ( eccezionale) percorso millenario e non per valorizzarlo. Come fanno invece quei popoli che alle loro origini tengono eccome. Prima cittadini loro, eppoi cittadini del Mondo. Ci mancherebbe. In un Pianeta globalizzato, dove il virus d’uno può diventare il virus di tutti gli altri!

QUESTIONE STADI.  Una volta si diceva che Milano era la capitale reale e Roma quella istituzionale. Per indicare, in pratica, due mondi opposti: il primo quello del fare, il secondo quello del dire. Una volta, perchè adesso le cose si sono talmente ingarbugliate che ( pur  con qualche distinguo) non si capisce più dove stiano di casa i ‘tintinnega‘ o  gli  ‘ uomini di buona volontà‘. A Roma c’era da fare un’ Olimpiade (estiva) che ( come quella del 1960) avrebbe cambiato non poco il volto dell’Urbe, ed è stata ( letteralmente) snobbata. A Milano c’era da fare un Olimpiade (invernale) e ( l’occasione)  è stata ( pienamente)  colta.
E fin qui tutto bene,  come historia docet. A Roma c’è da fare uno stadio come Eupalla comanda e manco per il cavolo ci si affetta a farglielo fare. A Milano c’è da fare  uno stadio ( anzi, con lo stadio,  una parcella dimenticata della città) e anche qui manco per il cavolo ci si affretta a  farglielo fare.  E qui tutto male, visto che  la storia comincia a non insegnare più nulla. Al punto che Sabini e Lumbard sembrano, improvvisamente, essersi fotocopiati.
Dentro i loro soliti anonimi consigli comunali ( spesso) noti come  tintinnega, nelle solite interminabili (pretese) burocratiche, nei soliti nodi da sciogliere che manco  loro che li avvolgono  sanno come scioglierli. Morale: l’uno progetto e l’altro latitano, in attesa non si sa ben di che cosa, impedendo  allo sport di quelle due popolose metropoli passi in avanti indispensabili. Clarissimi. Auspicabilissimi.

Tanto per togliere alibi ai  ‘tintinnega’ che sono riusciti ad accasarsi sotto l’ombra ( laboriosa) della MadonninaMilan e Inter ( o Inter e Milan) hanno proposto al Comune tutto il proponibile. Ad esempio: si sono detti  disposti a pagare da subito il diritto di superficie con l’impegno di studiare varianti al progetto iniziale per non cancellare ( del tutto) quel mito ( ingombrante) del Meazza.
Speriamo che al buon  Sala, e ai suoi, questo basti, se non altro per mettere mano quanto prima  a calce  e mattoni. Perchè, qui, anche se  a costoro non pare, il divario tra il nostro calcio e quello dell’Altrove s’amplia ogni ora di più. E non vorremmo che si arrivasse  a decidere quando oramai gli altri sono diventati un lontano miraggio. Se allo sportivo Sala basta  far da comparsa, lo faccia pure,  lui con i suoi. A noi, di comparse, tanto per fare un esempio,  bastano  gli azzurri del rugby, giunti alle 23 a sconfitta di fila. Al punto che in giro  qualcuno prospetta di chiedere  alla (loro ) Federazione i danni per ‘ vilipendio della maglia azzurra’. 

AGGIORNAMENTO QUESTIONE STADI. E comunque, dopo l’ulteriore  ‘ faccia a faccia‘  ( fine gennaio) qualcosa si dev’essere smosso. Buon segno, probabilmente c’è ancora una qualche diversità tra Sabini e Lumbard. Tant’è che il buon Sala, sindaco di Milano e non di Pincopallino, finalmente, s’è detto ‘ottimista‘ sulla questione stadio ( e non solo, visto che ad essere interessata è anche l’area San Siro).
Staremo a vedere, visto che questa è una partita decisiva. Non solo per Milano, ma per quel Belpaese che ha deciso di dare campo libero a  interminabili ( e incontrollabili) folle di protagonisti veri o presunti che pensano ( a ciacole) d’essere chissà chi e che cosa, quando invece ( alla prova dei fatti) faticano (come  richiamavano  i vecchi)  a far notte.

MA E’ DAVVERO UN ADDIO, CARO INIMITABILE MAESTRO? Ma la novella del weekend è l’annunciato  divorzio del Vale  dalla Yamaha, che ( per pareggiarlo)   ha già ingaggiato un esperto ( Vinales) e un imberbe ( Quartararo).  Verrebbe  da protestare. Se non fosse lo stesso Vale a frenare gli animi desiderosi di rendere alla Yamaha quanto la Yamaha ha ‘regalato’  in questi anni di sofferto matrimonio  al ‘ maestro dei maestri’.  Che ( proprio in questi ultimi anni) se non fosse stato costretto a  cavalcare un ‘ronzino‘  per contrastare   un ‘purosangue’, di titoli nel carnet potrebbe contarne   uno o due o tre in più. Chissà, chi lo può dire?  Certo è che uno ( il decimo) glielo hanno indebitamente sottratto.
Questo gli sportivi ( della moto, non solo italiani )  sanno, questo gli sportivi ( della moto, non solo italiani ) non dimenticheranno. Sportivi che, orfani del Vale, di un Vale  competitivo e non di rappresentanza,  non si sa in quanti affluiranno d’ora in avanti  sulle piste del Mondiale 2020. O acquisteranno canoni tivù.
Considerate ( al momento) le forze in campo, ovvero, da una parte,   qualche imberbe  alla ‘ prova del fuoco’  con  un paio di ‘ veci’ pronti a  vendere caro l’ onore ma non di più e, dall’altra,  quel solito ‘ non cade anche quando cade ‘ abituato ad  involarsi non appena scende  la bandierina a scacchi  per reiterare  cavalcate solitarie e senza  fremito.  L’unico, si sa, che aveva il dono di riportare in auge (  tra perigli e duelli ) la sempiterna  Iliade,  era il ‘maestro dei maestri‘. Anche  per un sol anno ancora. O qanche  per qualche utile e avvincente lezione in più. Non  costringendolo in sella ad  un ronzino, peròma ad un purosangue. 

Ma tant’è, visto che di riffe o di raffe, checchè ne dicano nemici, amici e parenti, hanno preferito  collocarlo a risposo. Per sopraggiunta età pensionabile, borbottano, confusamente, ma forse ancor  per reiterata ( inconfessabile) inadeguatezza di chi  pur trovandosi ( ancora) l’oro tra le mani  ha preferito trattarlo  come  sabbia di fiume.
Del motomercato poco conosciamo. Dei suoi misteri. Delle sue urgenze. Quel che qui ci sorprende è la tattica Ducati di Borgo Panigale, che   forse pensa di far fronte alla concorrenza con ( i  rispettabili ) Dovi e Petru.  Intanto al Ranch è stata presentata la squadra  Sky Vr46, ben diretta da boss Pablo, e composta da quattro ( ancor) imberbi talenti: Vietti, Bezzecchi e Migno ( Moto3) e Marini ( Moto2). Lorenzo, invece, redivivo,  sarà tester Yamaha per la stagione 2020.

LA SCOMPARSA DI UN GIGANTE. Il gigante è Kobe, Kobe Bryant, 41 anni, cestista, tra le icone senza tempo  di quello sport, scomparso a seguito della caduta del suo elicottero nei dintorni di Los Angeles. Con lui sono decedute altre otto persone, tra cui l’adorata figlia tredicenne Gianna ( Gigi) che stava accompagnando ( proprio in elicottero, causa traffico) ad un appuntamento sportivo.
Kobe figlio di cestista che con/per lui  aveva trascorso l’adolescenza in Italia,  che amava l’Italia, che parlava italiano come un italiano colto, che  tifava Milan, che era diventato una stella di prima grandezza nello straordinario firmamento della Nba, lascia uno di quei vuoti che non è retorica di circostanza definire ‘ incolmabili‘.  Quando Kobe  tornava a Milano, Milano gli correva incontro. Circondandolo di quell’affetto entusiasta e grato dovuto solo a quanti percorrono la loro vita lasciando  del loro impegno sportivo e umano ‘tracce‘  tanto  profonde da diventare patrimonio universale.

Per l’incontro di Coppa Italia, prima del fischio d’inizio, è stata esposta in campo la maglia numero 24 del Kobe, con fiori ed un video. Non è stato autorizzato, invece, e non si sa perchè, il  ‘minuto di silenzio‘ dedicato al personaggio di cui si celebra doverosamente  la scomparsa. In questo caso ad un grande, grandissimo protagonista, che ha amato il nostro Paese onorandolo e promuovendolo come pochi altri al Mondo. Una gaffe? Una mancanza di stile? E come mai, in  un passaggio del nostro calcio in cui sembra urgente ‘ internazionalizzarlo‘ per cogliere frutti proporzionati a quelli che incassano in Altrove , ci si comporta in questo modo?
Cui prodest? Perchè allora ignorare, scientemente,  giusto omaggio e riconoscenza a colui che, amando questo nostro Paese, amando  lo sport ( e il calcio) di questo nostro Paese,  con la sua inattesa e dolorosa scomparsa, paradossalmente, visti gli imperscrutabili voleri del destino,  più d’altri e d’altro  ci sta ‘ internazionalizzaando’?   Non è così?  Caro Dal Pino, presidente di Lega, quando dice di volere ‘ internazionalizzare’ il nostro pallone  di che cosa parla ?

Noi, si sa,  non siamo attratti più di tanto dal calcio miliardario, galoppato ( e un poco sospetto) della Premier. Che ( solo per alcuni versi) ammiriamo, senza amarlo, perchè non è roba nostra.  Più fatta di campanili, storie e personaggi che talvolta  s’addormentano sulla loro  ombra,  ma che se debitamente tenuti desti,  e valorizzati,  chissà che  non siano   ancora in grado di riportare in bacheca lauri e trionfi ?
Il Mancio, ad esempio, con i suoi azzurri, figli nostri e non ( come insiste qualcuno) del povero asciugamano,  ci sta provando. Come ci stanno provando la Signora e la Dea, tanto per citarne due, che qualche Coppa o Coppetta stanno cercando  di strappare all’agguerrita ( e danarosa) concorrenza estera per rimpinguare un bottino fermo al Triplete d’antica memoria.

Beh, che ci ha detto la seconda di ritorno di Campionato Per certi versi cose che si sapevano, come quella che nel Belpaese tutto può accadere ( soprattutto) quando meno te lo aspetti. E infatti ad una Juve che avrebbe lasciato  le sue dorate penne al San Paolo in quanti  ci credevano?  Eppure è accaduto. Com’è accaduto che la Beneamata non sia riuscita a sbloccare  ( col Cagliari del Ninja)  un pari che ( Juve e Lazio vincendo) avrebbe potuto diventare la sua tomba.
Stesso discorso, più o meno, sarebbe valso  per la Lazio dell’Inzaghino, che  le altre due in avanti a fatto bottino pieno,  del ( faticoso) punticino strappato nel derby  concittadini avrebbe potuto fare  scarso uso. Ma tant’è. E comunque, grazie all’imperscrutabile  che nel Belpaese ha casa,  il divario tra le prime tre in vetta è rimasto  ( punto più, punto meno) invariato.
Continuando a rendere questo Campionato incerto; e proprio perchè incerto,  ed esteticamente  non male, ( complessivamente) bello. Forse il più bello ( stadi a parte) tra quelli in vetta al ranking Uefa, che ora vede ( nell’ordine): Liga, Premier e Serie A. Con noi che ( sempre se non torniamo a nanna)   potremmo  ( in primavera ) riprenderci la seconda posizione. Non male. Dipenderà, ovviamente, da Coppe e Coppette.  

CAMPIONATO XXI GIORNATA RISULTATI ( PARZIALI). Brescia-Milan 0-1, Spal-Bologna 1-3, Fiorentina-Genoa 0-0, Torino-Atalanta 0-7, Inter-Cagliari 1-1, Roma-Lazio 1-1, Napoli-Juventus 2-1.
CLASSIFICA ( PARZIALE). Juventus punti 51, Inter 48, Lazio 46 ( una partita in meno), Roma 39, Atalanta 38, Milan 31 …Spal, Genoa e Brescia 15.

CAMPIONATO XXII GIORNATA.  Bologna-Brescia 2-1, Cagliari-Parma 2-2, Sassuolo-Roma 4-2, Juventus-Fiorentina 3-0, Atalanta-Genoa 2-2, Lazio-Spal 5-1, Milan-Verona 1-1, Lecce- Torino, Udinese-Inter o-2, Samp-Napoli.
CLASSIFICA (PARZIALE) XXII GIORNATA. Juventus punti 54, Inter 51, Lazio 49 ( una partita da recuperare), Roma e Atalanta 39, Cagliari, Parma, Milan 32 , Bologna 30 … Genoa 16, Spal e Brescia 15.

COPPA ITALIA 2020. Vanno alle semifinali: Napoli-Inter e Milan-Juventus.
PANCHINA D’ORO 2019. Panchina d’oro 2019  al Gasp (Atalanta); la Panchina d’oro speciale al Sinisa ( Bologna).  Mai riconoscimenti furono più giusti. Complimenti, caro Gasp, caro Sinisa. 

RAZZISMO O NO, ORA  PAGATE I DANNI. E’ stata, questa, una settimana rattristata dalla scomparsa di Pietro Anastasi. L’attaccante della Juventus, 71 anni, ammalato di Sla. Un male che sembra colpire  abbastanza spesso i calciatori.
La ragione non è data, ci farebbe però  piacere conoscerla. Alla stessa stregua di quel che ci fanno pensare tanti comportamenti sportivi non sempre giustificati.
Celebrati e non giustificati. In casa nostra e altrui. Questa ( ovviamente) può essere solo un’impressione, ma è diffusa, senza secondi fini,  che  sgorga naturale ogni volta che si segnalano  casi simili. E comunque,  al di là del tutto, il  caro ‘ Pietruzzo‘ resterà per sempre un grande e amato  protagonista del calcio dei nostri  tempi migliori.

Saluti fascisti, Lotito chiede 50 mila euro di danni. E’ in questo modo ( al solito insolito) che la Lazio prova a condurre la lotta al razzismo, che forse razzismo è solo per  qualche manciata di asociali che di vivere in pace e carità con il prossimo  non  vogliono sentir parlare.  Una domanda: forse, non è che qui siam  di fronte a bande strutturate di soggetti che col calcio vogliono farsi una buona pensione?  Magari, sotto sotto, estorcendola?
A chi? Soprattutto, ovvio, a quelle società che, per un motivo o l’altro, in questi ultimi anni, non hanno saputo fare sistema per impedire ai facinorosi di diventare i padroni di zone dello stadio sempre più malandate e abbandonate. E che coi mezzi tecnologici a disposizione,  sarebbe fin troppo facile individuarli,  uno ad uno,  faccia dietro faccia,  per poi chiamarli a rispondere secondo quanto la legge consente.
Questo non si è fatto, questo non si fa, questo cerca di fare come al solito in solitaria quel Lotito criticato da molti ma che  ( alla prova dei fatti) appare  sempre sul pezzo. La speranza di tutti è che s’avvii ( Lotito o no ) un processo virtuoso, intanto  per debellare razzismo e violenza, in ogni caso deprecabili,  eppoi, come da anni auspicato, per rifare ( o adeguare)  le tante, diverse case del calcio italiano. Case moderne,  dove quelle bande d’ as0ciali ( o presunte tali) finirebbero col sentirsi sfrattate.

 

INCERTO MA NON BELLO. La XX dCampionato s’è aperta nell’incertezza. Al vertice, in mezzo e in coda. Che per il sempre insoddisfatto Arrigo da Fusignano  non ‘ significa  necessariamente bellezza“.  L‘Arrigo ha espresso il suo responso durante un incontro con l’ultimo dei suoi successori alla guida della Nazionale, il  gran Mancio da Jesi, che al momento tiene sul petto quattro stelle nell’attesa della quinta. Quella all‘Arrigo ( malamente) sfuggita.
Un responso che, tra altri responsi, francamente, comincia  a risultare uno poco antipatico. Perchè ombroso ( più o meno) quanto quelle dell’ Ago sul Vale da Tavullia. Perchè ( ogni volta)  sembra sottintendere  una qualche suo ( inconfessabile) ‘puntiglio’ ( per noi) di non facile comprensione. E accettazione. Un ‘ puntiglio’ che rimanda ( sempre)  ad un  qualcosa che  non si raggiungerà mai, quanto un miraggio in pieno deserto.
Quando , invece, se ben si guardano le prestazioni offerte di recente dalle nostre squadre , big e non che siano, nulla ci pare abbiano qualcosa da invidiare a quelle ( tanto) celebrate dell’ Altrove, da lui portate ( sempre e comunque) a modello. E che modello, almeno di questi tempi, lo sono proprio? A noi, in fondo, che ci frega  del loro modo di giocare? E di assoggettarci a loro immagine e somiglianza?
Con quel loro frenetico  calpestare il campo  fin ai supplementari che, oltre ad apparir contro natura, logora assai: casi di rottura di menischi e crociati, distorsioni e lesioni di ginocchia e caviglie (  nell‘Altrove ) sono infatti all’ordine del giorno ( al riguardo, tanto per trovarci un pregio, come infortuni  stiamo all’ultimo posto dei 5  maggiori campionati: solo 37 traumi, ad esempio, contro gli 82 della Premier).

Juve, Inter, Lazio e Atalanta, tanto per citarne qualcuna, quando  scendono in campo non è   per guadagnarsi la paghetta. Perchè in più occasioni stanno mostrando acume, intensità ( non ancora sospetta) e ( perfino) qualche ritrovato ‘ colpo di genio‘ che nella nostra antica cultura del  pallone val bene una messa. Perchè allora non togliersi di dosso  il solito doloroso cilicio?
Puntando, semmai, gioiosamente,  a sfruttare al meglio quello che più ci riesce? Rimpinguando la nostra borsa e non le altre, tra l’altro sempre più ricche? In particolare, per quel che riguarda l’opera in corso del gran Mancio da Jesi al belvedere manca poco. Intanto, però, caro Arrigo, sappia che la squadra del Mancio   da Jesi non è  una squadra migliore delle  altre  in Campionato. Perchè   ( sempre e comunque ) moglie, figlia e sorella del suo Campionato.  Che tutti e tutto ( volenti o no)  tiene a battesimo. Il Mancio infatti non  è l’ Ufo ducator d’una squadra aliena. Ma l’erede d’una stirpe di condottieri che amministra truppe capaci ( anche) di grandi imprese.
Che non deve vincere l’Europeo a tutti i costi, sia chiaro, ma  ( soprattutto)  farci capire se  la nostra miniera ha esaurito  le sue  vene aurifere oppure no.  L‘Europeo conta, certo, ci mancherebbe, ma da quel passaggio occorrerà  guardare oltre.  E ( a che altro) se non alla ( mitica)  pentastella,  altre volte sfuggita, e che da ( troppo ) tempo attende ?

LEGA CALCIO SERIE A.  I PIANI DI DAL PINO. Dopo Andrea Abodi, presidente del Credito sportivo, parola a Paolo Dal Pino, 57 anni, presidente della Lega di Serie A.  Che condensa tutto il suo fare in una parola: ‘internazionalizzare’.  Già, che cosa, del nostro umile infantile oggetto di identità, svago e confronto?  E come? A dirlo, se ben afferriamo, sembra facile, scontato. Eppure, ( a occhio) più che un proposito appare un miraggio.
Comunque, ascoltiamolo. “  Intanto - dice - occorrerà una maggiore sensibilità verso gli investitori stranieri del nostro sistema, che testimoniano l’interesse verso il calcio italiano e allo stesso tempo possono collaborare al progetto dell’internazionalizzazione“. Dal Pino, è un manager con esperienze all‘Estero, e in particolare in Brasile, donde ( accenniamolo ) gli abitanti d’origine italica (  fonte Wikipedia) s’aggirano intorno ai 34 mln.
 Servirà senz’altro essere dinamici. Occorrono più presenze e partecipazioni della Lega ai mercati internazionali, per parlare ad operatori differenti. In quali tempi? A livello di diritti internazionali puntiamo a tempi rapidi, circa sei mesi. Nel frattempo inc0ntrerò, tra gli altri,  Amazon e quanti si mostreranno interessati al nostro prodotto“.
Tralasciando ‘ beghe’  interne all’Istituzione che non ci sfiorano, in buona sostanza, nei propositi del nuovo ductator della Lega, c’è quello ( laudato sii o mio Signore ! ) ) non di ‘ copiare l’Altrove‘ ( come continuano a suggerire i tanti esterofili in campo), ma di ‘ farci apprezzare dallAltrove per quel che siamo e che  possiamo offrire di meglio’. Com’è accaduto per anni, anzi per decenni, quando ‘ il nostro  campionato - diceva Mattheus- era  un  campionato  del mondo a squadre disputato settimanalmente‘.

Oggi l’ Inghilerra  incassa  ( in diritti esteri per buona parte compresi)  qualcosa come 5,44 mld; seguono  la Germania ( che sorpassa gli Iberici ) a 3,16 mld  e  la Spagna a 3,15 mld che spernacchia  l’Italietta nostra ora a 2,31 mld.  In buona sostanza,  mentre gli altri volano, noi torniamo indietro. E questo in pochi anni di scellerate gestioni, con misto di ‘ imbelli‘, ‘tintinnega’ ed ‘ esterofili a buon prezzo‘.
Il nostro problema principale, oltre ad un governo che (come il buon Dio comanda)  sia ( finalmente) all’altezza, sono gli stadi. Stadi da fare nuovi, o anche da ammodernare, convenientemente, subito, come vorrebbero a Roma, Milano e Firenze e non soltanto. E che ‘ bacucchi’ e ‘ bacucche‘ cresciuti nella demagogia del dire e non nella concretezza del fare scoraggiano fin dai primi approcci politico-burocratici.
Senza gli stadi, infatti,  come possiamo cedere  alla  pia illusione  di farci prediligere  all’Estero, visto che anche nel Terzo mondo vantano  impianti migliori dei nostri?  Giriamo ovviamente la domanda al nuovo ductator della Lega.  Sperando, questa volta, che non sia uno dei tanti ‘ perditempo’ impegnati finora in ruoli decisivi per le sorti del calcio ( e dello sport) italiano. Andrea Abodi, il signore del Credito sportivo, in tal senso, aspetta.

CREDITO SPORTIVO.  La ‘rosea’ non molla , lodevolmente,  sul tema stadi. Avanti così fin a risultato raggiunto. Inizialmente la parola è stata data ad Andrea Abodi, presidente del Credito sportivo, che ha lanciato un appello: ‘ Serve una agenda infastrutturale, si faccia sistema’. Al contempo, mentre lui in foto si rasetta la cravatta  spiegando, d’ intenzioni lungo la Penisola ne vanno fiorendo diverse.
Da Milano ( col sindaco Sala  passato ai  ‘tintinnega’ )  a Roma ( dei  ’tintinnega‘ capitale mondiale  ); da Brescia (  Piano di Fattibilità nel 2020), a Genova ( inizio iter nel 2020); da Bologna ( inizio iter nel 2020) a Verona ( stadio dichiarato di pubblico interesse); da Firenze ( Piano di Fattibilità nel 2020) a Napoli ( nuova Convenzione col Comune) fin a Lecce ( Piano di Fattibilità nel 2020). Com’è noto, hanno già fatto il loro dovere Udine ( impianto bello e ultimato) , Sassuolo ( impianto contenuto e bello) e  Bergamo  ( bello, ma a metà lavori). Probabilmente ci stiamo dimenticando qualcun altro, ma meglio  è star noi smemorati piuttosto che i ’ manducar pane a tradimento‘.

Commisso e il sindaco di Firenze. ” Giovedì – ha rivelato patron  Commisso - abbiamo parlato con la Sopraintendenza. La mia intenzione è quella di fare uno stadio nuovo e a Firenze. Dal primo giorno c’è un rispetto reciproco con la città e il sindaco. Io però devo fare quello che è meglio per la Fiorentina. Voglio avere più opzioni, voglio esaminare il bando e i relativi costi. Oggi l’incontro è stato buono per ragionare di tanti temi”.
” I costi e i tempi – ha proseguito Commisso - Uno dei temi di cui abbiamo parlato. A me hanno detto che qui certe cose non si possono fare come negli Usa. In meno di due anni mi è stato detto che mi verrà data la Mercafir, ma non sono sicuro di questo, perchè non controllo quell’area”.  In partica, per farla breve, ancora dubbi, ancora incertezze. Meglio allora puntare su soluzione più immediate? Per esempio un restyling del Franchi?
” Ho visto il Sopraintendente – ha completato Commisso - un po’ più flessibile, voglio però capire che cosa si può fare. I miei tre punti non sono cambiati: fast, total control e tempi ragionevoli. Firenze è bellissima, ma limitata per i posti che ci sono per fare lo stadio. La Mercafir è un’area buona, ma forse non ottimale. Se avessi subito 30/50 potrei iniziare immediatamente, ma questo non è possibile. Ci rincontreremo in un prossimo futuro, ma per adesso non ho ancora nulla di scritto. Voglio più risposte definitive.Qui in Italia ci sono troppi cilindri di potere”.
Ostacoli, questi,  che sembrano cominciare ad incrinare l’entusiasmo iniziale del patron, rendendolo sempre meno ottimista. Il rischio che tutto vada a cartaquarant’otto diventa  reale. E del resto chi mai resisterebbe agli astrusi ed interminabili  maneggi dei tanti troppi infiniti  ‘ tintinnega’ che altra funzione non hanno se non quella d’impedire ai bravi di  far vedere la differenza che c’è tra chi è capace e chi no ?

Al termine della XXII di Campionato s’è avuto un interessante aggiornamento del rapporto del simpatico  Commisso con il nostro calcio. ” Non sono lo scemo d‘America‘ ha sbottato   incavolato  il vivace presidente della Viola dopo l’incontro  perso contro la Signora grazie a due rigori ( uno certo, l’altro no) comminatogli  da arbitro e Var.  Non entriamo nel merito della diatriba, anche perchè  non sono pochi ( ovviamente) quelli che stanno dalla parte di Commisso, che prima d’essere americano ( checchè ne dica lui)  resta calabrese. E lo ha fatto vedere. Ammirevolmente. Intanto, difendendo il suo illustre campanile, e questo nel Belpaese non è difetto ma un merito.
Il problema, semmai, è quello che prendere a cannonate la cittadella del potere arbitrale è periglioso per tutti. Infatti che ha ottenuto? Una pioggia di multe, ad Antognoni, Pradè, Barone. S’è salvato ( questa volta, la prima) lui stesso ma solo per questa volta. La prima. Joe Barone, altro simpatico americano di Calabria, direttore generale della Viola, ha annunciato ricorso. Non è molto, ma intanto per passare il tempo basta e avanza.

 

 

THE ECONOMIST. E’ apparsa in questi primi giorni dell’anno l’edizione 2020 del libretto edito da ‘The Economist’. Certifica, come al solito, il valore delle economie mondiali, donde a primeggiare sono ( ancora ) gli Usa davanti a Cina, Giappone e Germania.  Come da copione, con i tanto declamati sorpassi relegati ( ancora una volta ) nel cassetto.

Quelli d‘Oltreoceano, ad esempio, vantano un pil pari a 19.485 mld di dollari contro i 12.238 mld della Cina. Non poco, dopo tutto quello che s’è andato spargendo per il Pianeta. A seguire vengono: Giappone ( 4.872 mld dollari), Germania ( 3.693 mld),  India ( 2.651 mld), Regno Unito ( 2.638 mld), Francia( 2.583 mld), Brasile ( 2.054 mld) e Italia ( 1.944 mld dollari).  L’Olanda, abituata ( non si capisce perchè)  a guardare l’Italia dall’alto al basso, conta ‘ solo’ 831 mld dollari.
Il Belpaese, stando alle cifre sciorinate dall’edizione italiana del celebre almanacco economico, perde posizioni. Una o due. E’ ( al momento) affiancata al Brasile, si stacca  però da Giappone, Germania, India, Regno Unito e Francia. Resta, per un terzo, al di sopra della Spagna ( 1.314 mld dollari).  Questo, dunque, quanto è messo nero su bianco dagli attenti economisti anglosassoni.

Ma si sa che per il Belpaese i certificati sono ( bene e spesso) carta straccia, al punto che il suo più autorevole quotidiano economico ha dovuto intitolare una sua scioccante ricerca:  ‘ Italia del paradosso, dove la ricchezza sembra povertà‘.
E in effetti, se si dovesse mettere in conto quanto resta sommerso ( dalle entrate non dichiarate della malavita fin ad una notoria  sistemica evasione) dovremmo  essere (se non) superiori  (almeno)  pari a  India, Regno Unito e Francia.
L’origine del pil nostrano  ( in %) è data da agricoltura( 2%), industria( 22%, di cui 15% dalla manifattureria), servizi( 76%). La struttura del pil ( in % sul totale) vede i consumi delle famiglie al 61%, i consumi collettivi al 19%, gli investimenti al 18%, le esportazioni al 31% e le importazioni a -21%.  Dati, questi, rispettabili, complessi, ma siamo certi di essere in possesso della loro reale entità in un Paese che tende ad ‘ evadere’ a ‘nascondersi‘ sempre e comunque? Ci sono infatti zone del Paese che esibiscono ( in contrasto con  quanto dichiarato) manifestazioni di ricchezza ( forse) sconosciute ( finanche)  nei paesi che ( ufficialmente) dovrebbero godere di un ben più alto livello di ricchezza singola e collettiva.

L’INDUSTRIA E LE RIFORME NON FATTE. ” Senza un’analisi sufficientemente disaggregata, almeno a livello dei 10 maggiori settori economici in cui l’Eurostat scorpora la dinamica economica complessiva dei vari Paesi, è impossibile comprendere -  interviene Mario Fortis, sul Sole24Ore del 21 gennaio 2020 – perchè l‘Italia per lungo tempo sia cresciuta meno dei maggior partner europei. E nemmeno si può capire perchè qualcosa è cambiato in meglio negli anni più recenti.
In mancanza di ciò si possono fare solo discorsi generici, spesso sprovvisti di un riscontro statistico reale. Un confronto illuminante è quello tra la crescita economica aggregata e settoriale delle quattro maggiori nazioni dell’Euroarea prima della grande crisi del 2008/9, e poi prima del più recente rallentamento del 2018/19 e della crisi dell’auto  tedesca, cioè nel 2017. Il 2007 e il 2017 sono due anni omogenei, distanti tra loro ma comparabili. Che cosa è cambiato da allora? E perchè?

Per rispondere a questi interrogativi è stato suddiviso il valore aggiunto totale delle economie analizzate in quattro macro-settori, riaggregando opportunamente i 10 compari base della classificazione Eurostat della contabilità nazionale nel modo seguente: a) settori core dell economia reale ( agricoltura, silvicoltura e pesca, industria escluse le costruzioni, commercio, trasporti e turismo); b) il settore della Pa e dei principali servizio pubblici collettivi; c) le professioni, le comunicazioni e le attività finanziarie; d) le costruzioni e le attività immobiliari.
La fotografia della dinamica economica nel 2007 dimostra chiaramente che l‘Italia era a quell’epoca inequivocabilmente il fanalino di coda tra le quattro maggiori nazioni dell’Euroarea, con la crescita aggregata più bassa ( +1,6%)  dietro Spagna (+4,1%), Germania( +3,5%) e Francia (+2,6%). E con il nostro Paese ultimo per crescita in tutti i quattro macro-settori considerati: ultimo nella Pa, ultimo nelle professioni, comunicazioni e finanza, ultimo nelle costruzioni e nell’immobiliare, ultimo ( ex aequo) con la Francia nei settori core dell’economia reale.
La fotografia del 2017 appare invece diversa. L’Italia è ancora ultima per crescita aggregata ( +1,9% rispetto al 2016) ma meno distante da Francia (+2,1%) e Germania(+2,5%) e addirittura davanti ad esse escludendo le Pa. Tuttavia la vera novità del 2017, è che l’Italia passa in testa alla graduatoria per crescita dei settori core dell’economia reale ( +1,4%) trainata da industria, commercio e turismo, davanti a Germania (+1,3%), Spagna(+1,2%) e Francia (+0,7%). Si tratta di un evento senza precedenti da quando esiste l’euro, che si è ripetuto anche nel 2018″.
Che cosa è accaduto? In breve: tutte quelle riforme che sono rimaste sulla carta o che  sono state appena abbozzate, come  nella Pa. Inoltre Costruzioni e Immobiliare sono rimasti (relativamente) al palo.  E comunque non sta scritto da nessuna parte che il Belpaese debba ( giocoforza) crescere ( sempre) meno degli altri. Dove sono stati introdotti gli opportuni cambiamenti, la risposta è stata (ovunque) positiva. Anzi, nei settori del core ci siamo pure portati in testa. Ciò dimostra, ad esempio, che pur con tutte le difficoltà industria, agricoltura, turismo e commercio restano dinamiche e competitive. E nei settori non diversi dal core che si evidenziano miglioramenti sostanziali.
Lo Stato, infatti, resta in molti suoi ambiti, una ‘pietra al collo’ della crescita, anche perchè tuttora solo in parte digitalizzato, mentre i servizi pubblici creano poco valore aggiunto e la burocrazia continua a frenare il settore privato. E altro, ovviamente, con una certa sofferenza di professionalità tecniche, e parte del mondo bancario che ha mal digerito le riforme opponendo forti resistenze, distruggendo ( nel frattempo) ulteriore patrimonio e valore ( vedasi il caso delle banche popolari). Infine le opere pubbliche, drammaticamente necessarie, purtroppo ferme a causa d’una burocrazia sorda e timorosa e di antistorici veti con l’aggiunta dei numerosi  populismi e nuovi regionalismi.

ALTRE DALLA CRONACA. In questi giorni tra bilanci e preventivi qualcuno sta già pensando a quante medaglie diventeranno azzurre all’Olimpiade di Tokio.  Diconsi 37/40 max, più o meno come la Francia, ma meno d’altri paesi che in passato ad Olimpia andavano a fare da comparse. Per Malagò basta una medaglia in più della precedente edizione. Ma lui fa il politico, noi no. Noi d’azzurro vogliamo vedere colorato il cielo. Onde per cui non mettiamo limiti alla Provvidenza, quella che con silente amore sopporta scelte e opinioni degli uomini.

QUANDO ROMBO DI TUONO  TORNERA‘.  Altra avvincente puntata biografica di Federico Buffa. Su Sky, in due tempi, dedicata al Gigi ’ rombo di tuono’, lombardo di  Leggiuno ma  sardo d’adozione.  Con lui il Cagliari ha vinto uno scudetto. Uno solo. Ma che, per le insondabili alchimie dello sport, vale uno, dieci, cento scudetti conquistati Altrove. Un riscontro eccezionale, ma non proprio strano. Capita anche in altri sport.  Nell’auto, ad esempio, dove le imprese di Gilles valgono per quelli  della ‘rossa‘ quanto ( e più) di  uno, cinque, dieci titoli mondiali. Deve averlo capito il re nero, al suo sesto titolo iridato.
Sta forse capendolo Toto I imperatore d’Austria e Ungheria, che a domanda risponde:  ‘ Firmare per la ‘rossa’ ? Sembra una buona idea, ma al momento preferirei andare su Marte con Lewis e vedere se c’è da vincere qualcosa anche lì’.
Tra il serio e il faceto. Com’è Toto. Perchè, a parte che  da valente com’è sa che  prima o poi la ‘rossa’ tornerà dove più le compete, dovessero gli dei aver disposto altrimenti, non potrebbe altro che tornare sui sentieri antichi percorsi da suoi avi, Goti o LongobardiUnni che fossero, per  recarsi ( da umano ) a porgere  l’offerta a quella ( divina)   ’ rossa‘ che ( per volere degli dei ) un Pegaso  alato ha depositato ( proprio) nel cuore della Padania.  Con il privilegio unico  di dar corpo e anima  a storie oltre il tempo. Che di quel che riportano gli almanacchi poco o nulla si curano.

 

I  CENTOVENTI ANNI DEL DIAVOLO. ” Ogni squadra ha il suo Dna. E lì, in quelle minuscole particelle è scritto il destino. Così, se la Juve è figlia della tradizione sabaude tiranneggia in Italia, e se l’Inter ha nel suo carattere quel pizzico di follia che a volte porta alla gloria e a volte al dolore, il Milan ha la sua vocazione internazionale impressa nelle cellule.
Venuto al mondo 120 anni fa per volontà d’un gruppo di uomini d’affari inglesi, gente abituata a guardare oltre i confini dell‘Italia, ha sempre considerato l’Europa come principale campo di battaglia. E non è un caso che gran parte del suo bottino contenuto in cassaforte sia frutto di scorribande all’Estero: 7 Coppe dei Campioni, 4 Coppe intercontinentali, 5 Supercoppe europee, 2 Coppe delle coppe, 2 Coppe latine, persino una Mitropa Cup”. Così la ’rosea’. Per celebrare i 120 anni della incredibile storia rossonera. Con decenni  sul tetto del mondo del pallone. Più ammirata che temuta. Perchè leale e combattiva. Puntuale e ( costantemente ) irrorata  da grandi talenti.

In proposito, all’improvvido Piontek  che dice  di volere arrivare al costo di 70 mln per poi andarsene dal Milan, bisognerebbe fargli capire ( a mo’ di esempio per l’intera banda odierna ) che sarebbe più consono che ( proprio)  ora dovrebbe  cominciare a svestire quella ( pesantissima) maglia per poi ( eventualmente) chiedere di rifarsela assegnare  (se e  quando)  avrà superato ( almeno) i  70 mln di valutazione. Tante ’ schiappe‘ come concentrate al momento, il Diavolo non le ha mai viste.

Quattro sono le grandi epoche vincenti dei rossoneri nel Dopoguerra: quella di Rocco, quella di Sacchi, quella del don Fabio, quella del sor Ancelotti. Dire qual sia stato il parto migliore è impresa improba. Forse gli Immortali più che gli Invincibili. Forse. Certo è che quel ‘ diavolo’ nato da un motto del fondatore Herbert Kilpin di gloria ne ha raccolta lungo la sua luminosa vicenda. Al momento, si trova in insolute ambasce. L’uomo che più le ha dato, le ha anche più tolto. Causa un (ancor) recente infausto passaggio di proprietà che ha lasciato i figli del ’diavolo’ ( a dir poco) sconvolti.
Nel frangente, il ‘ diavolo‘ è  trapassato nelle mani d’un fondo americano che l’ha salvato dal default, ma che non è ancora riuscito a riportarlo ai livelli suoi abituali. Investiti dell’impresa sono, in questa fase, due grandi miti della squadra rossonera, Paolo Maldini e Swone Boban, bravi entrambi, seri e attenti, ma ( purtroppo) ancora non abituati a nuotare nell’infido  mare magnum in continua agitazione del calcio moderno.
Fatto di tanti danari, di avidi procuratori e ( fors’anche) di pratiche sospettate ma ancora non esplicitamente scoperchiate. Il calcio dei corridori non corrisponde di certo a quanto è insito nel Dna del ‘diavolo’. Abituato a grandi uomini prima ancora che atleti. A geni dallo stampo perso e carismatici, prima ancora che  dediti all’uso delle gambe in frenetico  roteare.
Aggiornamento. Dal 2015/2016 il Diavolo, il ‘povero’ Diavolo, non ha fatto altro che collezionare tentativi andati a vuoto. E così 467 mln, una cifra da sceicchi, non sono bastati a ricollocarlo laddove la sua storia chiama. Intendiamoci, anche altri grandi club hanno subito lunghi periodi di cattività: il Real, ad esempio,  tra la sesta e la settima Coppa dalle grandi orecchie, ha praticato  un’astinenza d’ oltre trent’anni;  il Barca, poi, ha vinto la prima delle sue cinque Coppe, ‘ soltanto’ nel 1991/1992 ( Londra). Succede. Succederà. Pure alle grandi casate. Anche se, alla fin della veglia, il ‘buon sangue‘ tornerà  a far sentire ( di certo) le ragioni della nobiltà antica.

 

GIRONI. TURNO CONCLUSIVO  DI CHAMPIONS. Risultati dell’ultimo turno a gironi   ChampionsPassa ( come secondo) il Napoli ( 4-0 al Genk) che però licenzia il sor Carletto; non passa l’Inter ( 1-2 contro le riserve del Barca)  che però il sor Conte se lo tiene.  Cose da Belpaese. Imponderabili. Carnascialesche. Dove tutto è e nulla è. Che dire?  Che al sor Carletto ( volato all’Everton) andrà a carpire il posto quel ‘ grinta’ del Gattuso, che il sor Conte   resterà saldo al timone della Beneamata, più ‘ mal educata’ che ‘ sprecona‘, visto che il suo mister di imprese in Europa oramai più ‘ galoppata’ che ‘ ragionata‘ ne riescono poche assai.

L’ essersi lasciato sfuggire l’ennesimo  trofeo continentale, è diabolico, caro mister. Ripetitivo e diabolico. E finirà che nessuno più le darà ascolto, come a quello del ‘ lupo al lupo’. 
Ora la Beneamata, fuor di Champions, dovrà accomodarsi in Europa League, ma non sarà la stessa cosa. Non quella che i 70 mila di San Siro attendevano, non quella che la proprietà cinese riteneva possibile. Perchè se è vero che davanti pur rimaneggiato stava un Barca, altrettanto vero è che la squadra mandata in campo da Valverde  era battibile, senz’altro battibile, almeno dalla metà campo in giù.
Ma tant’è. Certo è che con questo andazzo rischiamo nel ranking di vederci rimontare pure dai tedeschi, dopo avere insidiato il secondo posto agli inglesi. In generale, di queste cose,  nel Belpaese del calcio se ne fregano.  Eppure hanno il loro valore, da non sottovalutare, allegramente, nell’attesa ovvio che qualche bacucco ( e bacucca) cominci a dare ( finalmente)  il ‘via libera’ ad una nuova e adeguata generazione di impianti sportivi.
A passare sono state la Signora ( 2-0 ai tedeschi) e la Dea ( 3-0 agli ucraini). E se la prestazione della prima rientra nella ‘normalità’ , quella della seconda resterà come una  delle imprese più belle ed inattese del Paese dove tutto può accadere. In questo modo portiamo tre squadre agli ottavi, come i tedeschi. Ora, il futuro, sta tutto nelle mani di chi andrà a pescare la pallina giusta, perchè se giusta sarà non è detto che la Dea ( più che il Napoli) possa riservare una ulteriore sorpresa.

Per quel che riguarda l’Europa League, ‘ mezz’ indecorosa’ è stata la prestazione della Roma ( che comunque passa come seconda del girone, con un pareggio 2-2) e del tutto ‘indecorosa’ quella della Lazio ( o-2), già col piede in fossa. Che ci è andata a fare in Europa  l’aquila di Lotito ( forse) manco il rude ( e serio) Igli Tare  può spiegarlo. Questa volta ( piacere nostro ) l‘Inzaghino non ha lacrimato, limitandosi  a sputare la verità : ” Quest’anno la società ha fatto altre scelte rispetto all’Europa“.  Già, ma se ( prima della scampagnata) avessero lasciato il posto ad un’altra consorella più volenterosa ( e dignitosa) non sarebbe stato meglio? Per noi, per loro,  e per il calcio italiano che tanti detrattori ha?

Nel frattempo, in Albione, lo scapigliato  conservatore  nazionalista Johnson s’è aggiudicato il lungo duello pro e contro Brexit.  Con ( inattesa) maggioranza assoluta. Di qui in avanti, forse già intorno a Natale, potrà realizzare il sogno antico ( o datato) di tornare in mare per rinverdire le glorie dei bucanieri ( o pirati) di sua maestà. Che  predando e affondando un galeone dietro l’altro si sono costruiti un impero sui cinque continenti.
Roba d’altri tempi, purtroppo, perchè la globablizzazione pone oggi altri rapporti di forza, già evidenti, semmai da affrontare insieme e non da soli, ma lo ‘ scapigliato nazional-conservatore‘  ci proverà. I suoi punti di forza sono: la lingua, il neo costituendo paradiso fiscale, la sottrazione dei migliori cervelli al campo nemico e l‘appeal d’una metropoli cosmopolita ( ma anche bersagliata dal terrorismo) come  Londra. Ce la farà? E gli altri che fanno, staranno ad ammirarlo? E comunque, in ogni caso, per l’Europa ( semi) carolingia di Merkel e Macron se  questa non è un’altra (sonora) sconfessione, o debacle, poco ci manca.

 

CRONACA.

 

GIRONE EUROPEI 2020. Sono stati estratti i gironi dellEuropeo di calcio 2020. Ci hanno dato Turchia ( con la quale s’apriranno le danze il 12 giugno, all’Olimpico di Roma), Svizzera e Galles. Per carità, assolutamente da non sottovalutare, ma certo non il top di quel che passa il pallone del Vecchio Continente.
Se girone di ferro c’è  ( tra i sei  che andranno in campo) quello è formato da Francia ( campione del Mondo), Germania ( campione di Tutto) e Portogallo ( campione d’Europa uscente).  Per la giovin e ribalda truppa del Mancio da Jesi   che ‘ tutti rispetta ma nessun teme‘  proseguirà dunque  il lungo e difficile percorso di risalita verso la tanto auspicata pentastella.

NUOVE INTENSITA’. Ultimamente, in concomitanza con la partita Atalanta-Juventus partiva sul tivù anche West HamTottenham, col redivivo Mou Mou in panca al posto dl buon Pochettino. Si fanno tanti confronti tra le nostre e le altrui prestazioni, che non abbiamo resistito dal praticare  zapping tra l’una e l’altra offerta Sky. Ad occhio e croce, diciamo a caldo, di ‘ differenze‘ clamorose non ne abbiamo colte tante. Intanto sugli stadi, con quello della Dea in totale rifacimento da completare entro il 2022. E che ( una volta rifatto) sarà un bel stadio, con una incombente e calda tribuna Nord, stile Borussia, e una cornice per circa 25 spettatori comodamente accolti. Cosa che altrove, lungo la Penisola, non sarà possibile ai più  per anni ancora.

Anche sulle prestazioni in campo, ci è sembrato di vedere confronti non proprio dissimili. Intensi, coinvolgenti. Con Mou Mou che ha rischiato nel finale, passando da un 3-0 a un 3-2, e la Dea che è crollata ( sempre) nel finale passando da 1-o a 1-2 a 1-3. Il West Ham per qualche sfasatura, la Signora per quel novero di ‘artisti’   pronti a balzare fuori da cilindro quando meno te l’aspetti.
C’è qui da aggiungere, che a Londra si lottava per la zona retrocessione ( West Ham 13 punti, Tottenham 14), a Bergamo per la vetta della classifica. Ma questo poco conta. Spettacolo là, spettacolo qua. Per star in concorrenza basterebbe fare come stanno facendo non solo alla Juventus ma anche all’Atalanta. Entrambe in varia misura esemplari, per mantenere anche nel Belpaese l’amato gioco ’dietro ad una palla’ lassù, in alto, tra i più ammirati al mondo. Come del resto è stato,  fin a quel mitico Triplete.

DIVAGAZIONI.

 

IL CALCIO DI RIGORE. Luci su Gianfranco Teotino, sempre autorevole, ma che quando interviene non si sa mai se è per ‘ mettere dell’avviso‘ il nostro calcio o per ‘ deprimerlo‘.  Nella rubrica sulla ‘rosea’ ‘ Calcio di rigore’ esterna: ‘ E poi c’è chi si stupisce che dal 2010 nessuna squadra italiana riesca a vincere una Coppa europea. Eravamo i primi, ora siamo gli ultimi. Prima che in campo, alla cassa, quando tutti gli studi dimostrano una correlazione diretta fra successi calcistici e fatturato, sempre più rare le eccezioni. I penosi teatrini che caratterizzano le vicende della Lega, la cosiddetta Confindustria del pallone che ha molti più poteri che non la Confindustria vera, non bruciano solo la credibilità del sistema, ma anche le sue risorse potenziali’.

‘Quando nel 2009 i soliti noti portarono Maurizio Berretta alla presidenza, la Serie A si stava già allontanando dalla Premier, ma in materia di ricavi da diritti televisivi era saldamente davanti a Liga, Bundes, mentre oggi è scavalcata perfino da Ligue 1 francese. Negli ultimi dieci anni – rincara Teotino - il totale dei proventi televisivi, fra diritti domestici ed esteri, è aumentato del 243% in Inghilterra, del 222% in Spagna, del 202% in Germania, del 75% in Francia e soltanto del 52,4% in Italia.
E invece Lotito e compagnia di giro, alleati a seconda delle convenienze del momento, continuano a tenere in scacco le opportunità manageriali della Lega, usando tutte le armi di sbarramento a disposizione …  Basti un dato – conclude – per capire meglio quanto valore sia stato dissipato: nella stagione 2003/2004 la Roma fatturava 132 mln e il Barcellona 122 mln; nel 2018/19 la Roma è arrivata, grazie alle plusvalenze, a 380 mln, ma il Barcellona a 990 mln!’.

Ascoltiamo ( leggiamo) sempre con interesse gli interventi del Gianfranco. Non sono campati per aria. Resta però il fatto che di qualche inciampo son vittime: e chi dice infatti che  alle Coppe non si possa arrivare  prima ( e contro) ogni contabilità,  magari nel 2020?  Le premesse (  in questa tornata) sono incoraggianti. Inoltre se è il danaro a farla da padrona, perchè le squadre di stato ( più o meno legali) degli sceicchi ( Psg e City)  alle  Coppe  continuano a guardar  attraverso il binocolo ?

Mercoledì 15 gennaio, Teotino è tornato ad imperversare in ‘Calcio di rigore‘ sulla infelice condizione economica del nostro pallone. Un mondo dove solo i ricchi ridono. I dati di Deloitte in questo senso sono impietosi. Senza tener conto di plusvalenze e trading dei giocatori, il bilancio del Barca si è chiuso ( ufficialmente) con 990 mln di ricavi, mentre per quello di previsione si paventa di oltrepassare ( per la prima volta al Mondo) il miliardo. La Juve, in tal contesto, non solo grazie a Ronaldo, è entrata nelle top ten del pallone, ma con quasi 400 mln meno del Barca. E’ cresciuta del 16%, ma meno del Barca ( +21, 7 %), del Psg ( +17,4%) e Liverpool ( +17,7%).
Recuperare il terreno è sempre più difficile per le italiane. Anche perchè le big non vivono più di soli diritti tivù. Che hanno ormai un peso che va dal 25% al 38%. Occorre conquistare quindi nuovi mercati, nuove entrate attraverso nuove iniziative commerciali e non, ma che noi con gli stadi che abbiamo siamo già dei miracolati a  sentire che crescono gli spettatori.  Con l’eterno manipolo d’indefessi ignoranti, ma crescono.

Così come crescono i conti del pallone altrui. L’Inghilerra, Brexit o non Brexit, è arrivata alla vetta di 5,44 mld; la Germania ( che sorpassa gli Iberici ) a 3,16 mld ; la Spagna a 3,15 mld e l’Italietta nostra a 2,31.  Come i gamberi. Gli altri volano, noi torniamo al palo, o quasi. Del resto qualche ‘sveglio’ in Europa ancora circola, da noi invece tra ’tintinnega’ e  ‘ mangian pane a tradimento’ di ‘svegli‘ ( al momento) non c’è manco l’ombra.

 

DEMOCRAZIA PIATTAFORMA ROUSSEAU. Le Regionali ( fissate  per il 26 gennaio) e il caos M5S. Sulla celebrata ( e misteriosa) piattaforma Rousseau il 71% del cinquestelle è favorevole alla lista di partito in Emilia Romagna e Calabria. Sconfessando ( per la prima volta) la linea del  Di Maio, che voleva proiettarsi già sugli Stati generali. Segno, questo, d’un evidente malcontento interno. Che il ‘ trentenne prodigio’ non riesce a contenere. E poco importa se il ‘santo comico fondatore’ è corso  ( rapido ) in quel dell‘Urbe per pacificare gli animi. E ribadire la leadership del Di Maio.
In breve, in questi ultimi anni, il consenso grillino si è prosciugato, come hanno inizialmente testimoniato  le regionali in Abruzzo, Basilicata, Sardegna. E non era stato per la nota difficoltà ad imporsi nei test locali, dove serve una struttura forte sul territorio e candidati rappresentativi. Il M5S è crollato anche in test chiaramente politici, come le Europee del 26 maggio scorso, scendendo al 17%. Poi c’è stato lo ‘strappo’ con la Lega e la formazione d’un nuovo governo.  Cambio di colori, formazioni, ma non di risultati, vedi il recentissimo voto in Umbria.  L’impressione è che per il ‘ trentenne prodigio‘ sia iniziato un mortale conto alla rovescia. Con quali esiti si vedrà.  Certo non si andrà per le lunghe, visto che  il 26 gennaio 2020 sta ormai dietro all’angolo.

Ultime di cronaca: il buon Di Maio ha lasciato ( con qualche rampogna) la leadership del Partito, limitandosi  al solo incarico di governo ( Ministro degli Esteri).

DOVE LA RICCHEZZA SEMBRA POVERTA’. Che il Belpaese non sia quel che  si sbandiera,  all‘Estero ma anche da noi, non ci sorprende. E questo, più o meno, in ogni campo. Politico, economico-finanziario, della ricerca, del sociale, dello sport. Quando nel calcio  ci vengono a sbandierare altri tornei, per buona parte ci soccorre il riso. Riso sornione di chi lascia parlare l’interlocutore a suo piacimento, ben sapendo che va spargendo al vento ciance, la più parte ciance,  di poco o nullo peso.
Infatti che potrebbero dire gli esterofili davanti ad una nostra squadra che ritrovasse la Coppa dalle grandi orecchie o un altro Europeo da mettere in bacheca?
Sembrano approdi lontani, eppure, chissà, mai dire mai con gente come la nostra.  Sport, calcio, ma anche economia, o meglio, finanza. Dove, quotidianamente, veniamo terrorizzati  da omelie catastrofiche, spread svolazzanti su chiamata,  baratri pronti ad aprirsi da un’ora all’altra.  Ma stanno davvero così le cose? E c’è ancora qualcuno in questo Paese ( perennemente) diviso tra Guelfi e Ghibellini, Rossi e Neri,  Salvini e anti Salvini, che veleggia super partes, pensando non al  magro orticello proprio ma al gran campus comune? Forse, sì, non disperiamo. Intanto leggiamoci questa ( inattesa) inchiesta del colorato quotidiano  milanese.  Noto per trattare d’economia.  Ma anche d’altro.

” L’Italia- si legge in una  inchiesta del Sole 24 Ore - resta un Paese polarizzato, anche se meno che altrove… Ciò che non torna è la fotografia fiscale dove il 5,3% è la quota di contribuenti che dichiarano più di 50 mila euro di reddito annuo e paga il 40% dell’Irpef…  Il sommerso è probabilmente ciò che caratterizza l’Italia. Sommerso che per l’Istat vale 210 mld circa… Sommerso fatto di comportamenti border line, di zone grigie, di irregolarità elusive e furbesche, forse minute, ma diffusissime che, alla fine, diventano una gigantesca variabile macroeconomica …
In Italia il reddito complessivo è di 1200 mld ed è composto da stipendi e pensioni. La vera sorpresa è nel dato della ricchezza che è composta da immobili, strumenti finanziari, depositi e cash. Un Paese da record con 10 mila mld, 8,4 volte il reddito, un multiplo che in Europa non ha eguali: la Germania è a 6,5 mentre Francia e Gran Bretagna sono a 7,9. Il 50% della ricchezza dell‘Italia è concentrata sul proverbiale mattone…
Oltre a questi, ci sono dati che certificano un Paese che ( bene e spesso) non si vuol vedere. Il risparmio gestito, vale a dire il patrimonio accumulato dalle gestioni collettive e da quelle di portafoglio, è ormai di 2.280 mld e quest’ ultimo  dato del novembre 2019 è cresciuto del 13,9%.  Si tratta di un ammontare di ricchezza quasi pari all’intero debito pubblico che, ad ottobre 2019, era di 2.447 mld.
Gli Italiani non smettono di far crescere anche i depositi che sono ormai oltre 1700 mld, più o meno quanto il Prodotto interno lordo ( intorno 2 mila mld) Sono dati, questi, che in Europa ( chi demonizza il nostro debito pubblico per farne al nostro Paese una colpa), con  reazione più attinente all’etica che non all’economia, soprattutto se si considera il contesto, inequivocabile, dove il debito è più che sostenibile. Anche se, naturalmente, da far scendere rispetto ai livelli attuali…”.

 

LARGO AI RAGAZZI DEL MANCIOJesi, di capitani di ventura ne conta diversi. Di certo, però, quello che lascerà impronta duratura sarà il Mancio, che sta radunando una truppa azzurra degna del suo inestimabile passato. Senz’altro occorrerà tenersi prudenti, come storia comanda, ma se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, questo, quello  appena iniziato,  non potrà che confermare la sapienza antica.
Sfogliando gli almanacchi è raro vedere una squadra azzurra infliggere punizioni severe agli avversari. Nove gol,  se non andiamo errati,  mai sono entrati in una rete altrui. Anche per quell’atavica civile forma di rispetto che i nostri combattenti hanno sempre avuto verso il  nemico vinto. Vinto ma non umiliato. Cosa, questa volta, resa non possibile contro i bravi  ragazzi d‘Armenia, che null’altra sfortuna hanno avuto che quella d’incontrare sulla loro strada una nascente pentastella.

QUALE FUTURO  MAESTRO ?  Valentino Rossi ancora, nel 2020 e 2021? ” Penso che il Vale - dice sulla ‘rosea‘  Silvano Galbusera, 62 anni, meccanico, che il Maestro conosce e bene – aspetterà la moto nuova prima di decidere. Se sarà un passo avanti e diventerà competitiva, credo che farà il 2020 e il 2021, poi non so. Fisicamente non vedo problemi in lui, controindicazioni per battagliare per il podio o una vittoria. Non gli manca niente. Anche nelle gare toste non l’ho mai visto affaticato più di tanto”.

 

RISULTATI  GIRONI  CHAMPIONS ( GRUPPO C) Atalanta-City 1-1; Dinamo Z.-Shakhtar 3-3; ( GRUPPO D) Lokomotiv- Juve 1-2, Bayer L. -Atletico Madrid 2-1; ( GRUPPO E) Liverpool-Genk 2-1, Napoli-Salisburgo 1-1; ( GRUPPO F) Barca-Slavia 0-0, Dortmund-Inter 3-2.
CLASSIFICHE GIRONI CHAMPIONS . ( GRUPPO C) City punti 10, Dinamo Z. 5, Shakhtar 5, Atalanta 1; ( GRUPPO D) Juve 10, Atletico M 7, Lokomotiv 3, Leverkusen 3; ( GRUPPO E) Liverpool 9, Napoli 8, Salisburgo 4, Genk 1; ( GRUPPO F) Barca 8, Dortmund 7, Inter 4, Slavia Praga 2. A completare il girone mancano due incontri: Atalanta-Dinamo e Shakhtar- Atalanta; Juve-Atletico M, Leverkusen- Juve; Liverpool-NapoliNapoli-GenkSlavia-InterInter-Barca.

ALCUNI RISULTATI XI CAMPIONATO. Roma-Napoli 2-1, Bologna-Inter 1-2, Torino-Juve 0-1, Atalanta-Cagliari 0-2, Genoa-Udinese 1-3, Milan-Lazio 1-2.
CLASSIFICA XI CAMPIONATO ( parziale) Juve punti 29, Inter 28, Roma 22, Atalanta 21, lazio 21, Cagliari 21, Napoli 18, Fiorentina 18 … Milan 13.
INCONTRI XII GIORNATA. ( sabato 23 novembre) Atalanta -Juve ( ore 15), Milan-Napoli( ore 18), Torino-Inter ( ore 20,45); ( domenica 24) Bologna-Parma ( ore 12,30); Roma-Brescia ( ore 15), Sassuolo-Lazio, Verona-Fiorentina, Sampdoria -Udinese, Lecce-Cagliari ( ore 20,45); ( lunedì 25 novembre) Spal-Genoa ( ore 20,45).

RISULTATI XII CAMPIONATO. Sassuolo-Bologna 3-1; Brescia-Torino o-4, Inter-Verona 1-2, Napoli-Genoa 0-0; Cagliari-Fiorentina 5-2, Lazio-Lecce 4-2, Sampdoria-Atalanta 0-0, Udinese-Spal 0-0, Parma-Roma 2-0, Juve-Milan 1-0.
CLASSIFICA ( PARZIALE) XII CAMPIONATO. Juventus punti 32, Inter 31, Lazio e Cagliari 24, Roma 22, Atalanta 21, Napoli 19 .. Milan 13 … Spal 8, Brescia 7.

RISULTATI XIV CAMPIONATO. Brescia-Atalanta 0-3, Genoa-Torino 0-1, Fiorentina-Lecce o-1; Juve-Sassuolo 2-2, Inter-Spal 2-1, Lazio-Udinese 3-0, Parma-Milan 0-1, Napoli-Bologna 1-2, Verona-Roma o-3.
CLASSIFICA ( PARZIALE) XIV CAMPIONATO. Inter punti 37, Juve 36, Lazio 30, Roma 28  … Napoli 20 …  Milan 17 … Genoa 10, Spal 9, Brescia 7.
RISULTATI XV GIORNATA CAMPIONATO. Inter-Roma 0-0; Atalanta-Verona 3-2, Udinese-Napoli 1-1, Lazio-Juventus 3-1; Lecce-Genoa 2-2, Sassuolo-Cagliari 2-2, Spal-Brescia 0-1, Torino-Fiorentina 2-1, Samp-Parma 0-1, Bologna-Milan 2-3.

CLASSIFICA XV CAMPIONATO. ( parziale) Inter, punti 38; Juve 36, Lazio 33, Roma 29, Cagliari 29, Atalanta 28, Napoli 21 …  Milan 20 … Genoa 11, Brescia 10, Spal 9,
CLASSIFICA XVI CAMPIONATO. Inter, Juve punti 42; Lazio 36 (* una partita in men); Roma 35; Atalanta 31; Cagliari 29… Genoa punti 11.

PARTITE XVIII CAMPIONATO. ( domenica 5 gennaio) Brescia-Lazio ( ore 12,30), Spal-Verona( ore 15), Genoa-Sassuolo( ore 18), Roma-Torino(ore 20,45); ( lunedì 6 gennaio) Bologna-Fiorentina (ore 12,30), Atalanta-Parma ( ore 15), Juve-CagliariMilan-Sampdoria, Lecce-Udinese, Napoli-Inter ( ore 20,4).

CLASSIFICA XVIII CAMPIONATO. Inter e Juve punti 45, Lazio 39, Roma 35,  Atalanta 34, Cagliari 29, Parma 25, Napoli 24 … Milan 22 … Brescia 14, Genoa 14, Spal 12.
PARTITE XXIX CAMPIONATO. ( sabato 11 gennaioCagliari-Milan 0-2 ( ore 15), Lazio-Napoli ( ore 18), Inter-Atalanta( ore 20,45); ( domenica 12 gennaio) Udinese-Sassuolo (ore 12,30), Fiorentina-Spal (ore 15), Samp-Brescia, Torino-Bologna, Verona-Genoa ( ore 18), Roma-Juve (ore 20,45); ( lunedì 13 gennaio) Parma-Lecce( ore 20,45).

INCONTRI XXI DI CAMPIONATO. ( venerdì 24 gennaio ) Brescia-Milan ( ore 20,45); ( sabato 25)  Spal-Bologna ( ore 15), Fiorentina-Genoa(ore 18), Torino-Atalanta( ore 20,45); ( domenica 26 gennaio) Inter-Cagliari (ore 12,30), Verona-Lecce (ore 15), Parma-Udinese, Samp-Sassuolo, Roma-Lazio (ore 18), Napoli-Juve( ore 20,45).

CALENDARIO CAMPIONATO SERIE A   2019/2020. E’ iniziato il 25 agosto 2019  e finirà il 24 maggio  2020 l’attuale  Campionato. Il nostro Campionato, che nonostante scarsa dirigenza, insignificante attenzione politica e stadi ancora del secolo scorso, resta il più ‘ duro e bello‘ al mondo per le sue intrinseche e sorprendenti  difficoltà  storiche, agonistiche  e caratteriali.
Attecchite e radicate all’ombra dei mille campanili. Addobbati da storie, personaggi, passioni che altrove manco si sforzano di capire. Danari  a parte. E se a dominare c’è n’è una su tutte, l’augusta  Signora di Torino, a rendere vivo fino all’ultimo secondo l’agone ci pensano le altre. Tutte le altre. Per un motivo o l’altro. Tutti validi. Tutti interessanti. Tutti da ascoltare.

E comunque tali da non farci dormire come invece capita in altri ( celebrati) tornei gemelli che già sotto l’albero di Natale, bene e spesso,  in questi ultimi anni, depositano  il pacco-dono d’uno scudetto ( risultato) anticipato. Il calendario ha tenuto conto, questa volta, di tanti distinguo. Che non stiamo a riprenderli. Ci sarebbe  da perderci la testa. Ci fidiamo. Ci affidiamo.
Quel che estrapoliamo è che gli incontri tra le big five si disputeranno tutti in giornate diverse.  Per la Coppa Italia, infine, finale  in calendario per il 13 maggio.

ALTRO DI SPORT

Prima del crollo,   due  eventi: una fantastica Olimpia Milano di coach Messina che batte il Barca e s’insedia ( con Barca e Cska) in vetta alla classifica di Eurolega ( sesta giornata).
* Vincenzo Novari, 60 anni, è stato indicato trasversalmente all’unanimità Ceo del Comitato organizzatore di Milano-Cortina. L’ufficializzazione del suo nome è arrivata dal ministro Vincenzo Spadafora. Novari sarò la guida manageriale del Comitato che sarà presieduto, senza deleghe operative, dallo stesso Malagò. A caldo, diciamo che si è trattato d’una bella pagina italiana. Dopo tanto soffrire, finalmente, tutti d’accordo per un grande obiettivo.

POCO DA DIRE. Sulle moto c’è  poco da dire, se non il solito plauso al solito  cade non cade’ avviato a superare negli almanacchi il Maestro di Tavullia e il remoto Ago. La vera nota positiva è data dal titolo mondiale di Della Porta nella Moto3. Un altro talento che va ad aggiungersi ai numerosi altri giovani talenti azzurri  già in pista e che si aspetta di vedere definitivamente sbocciare magari  il prossimo anno.
Visto che al Maestro non intendono fornire una moto all’altezza, inevitabile è orientarsi verso le nuove leve. Tante. Promettenti. Nulla di nuovo anche nell’auto, dove a vincere è sempre il re nero. Favorito, anche questa volta, da una serie di circostanze, non ultimi  i ‘ pastrocchi’ in casa della ‘rossa’.  Così anche il fenomenale Carletto del feudo dei liguri Grimaldi non pote altro che restare al palo. Quando il Toto vorrà togliersi di dosso quella bianca camicia da corsia ospedaliera per indossare l’altra  che di  ’rossa’  passione  colora le piste del mondo, sarà sempre tardi. Mediti. Decida. Decidano.

NOVITA’ IN ARRIVO PER LA F1. Novità in arrivo nella F1. Grosse. Speriamo solo che non siano state pensate ( come  in passato) per ‘infinocchiare’ la rossa’. Che anche se ‘povera’  come agli albori resterebbe comunque e sempre  la ‘rossa‘. Ovvero, per chi è duro di comprendonio  e di cuore: non ( più) un auto ma ( oramai)  un mito. Guadagnato ( lo si chiarisca agli  sprovveduti) non barando ma incantando.
Le novità.  Per la parte sportiva della F1, il calendario si potrà allungare ad un massimo di 25 Gp. I weekend di gara saranno compresi in tre giorni. Il venerdì mattina ci sarà spazio per  le dichiarazioni di stampa, mentre nel pomeriggio inizieranno le prove libere.Le verifiche tecniche si svolgeranno il venerdì mattina e la configurazione delle monoposto non potrà più variare per il weekend sia in qualifica che in gara.Il tutto per contenere i costi. Il nuovo regolamento finanziario limiterà a 175 mln di dollari ( 157 di euro) le spese del team calcolate su 21 Gp. Sono previste modulazioni della spesa in base a  ingaggi piloti, bonus vari, costi attività extra F1 e i tre stipendi più alti del personale.

 

NON SOLO SPORT.

BREXIT ? DETTO FATTO. Si è letto: Ora che ila fantasma  Brexit s’è materializzato, a  Bruxelles in molti tireranno un  sospiro di sollievo: il tira e molla di Londra aveva sfiancato anche i più pazienti negoziatori. La domanda prevalente, ora,  è quella che chiede di conoscere chi  sarà tra  Regno Unito ed Europa a rimetterci. Sì, perchè nel Vecchio Continente il  progetto neoimperiale di going global ovvero andare da soli alla conquista della globalizzazione, è visto come un sogno velleitario .
Comunque tutto da valutare. Anche perchè la Gran Bretagna possiede ‘ risorse uniche‘ da sfruttare a cominciare dalla  lingua inglese.  E tuttavia negli anni della crisi, il distacco dalla Ue è diventato sempre più evidente, instillando nella gente delle isole la sensazione che l’integrazione europea sarebbe stata  una minaccia per i posti di lavoro e per il welfare, oltre che per le identità e le tradizioni nazionali. Sono state ( probabilmente) queste ’paure’ a spingere molti elettori inglesi ad appoggiare la Brexit. Otturando gli orecchi davanti a quanto declamato  dal progetto europeo, un progetto ‘ civilizzatore’, ambizioso e senza precedenti. Forse un po’ troppo per il radicato pragmatismo anglosassone.

Che sembra  volgersi al passato cercando di scongiurare un futuro denso di enigmi e paure. Rispolverando  dal limbo della storia  una Gran Bretagna ’ corsara’ e con le ‘mani libere’ per meglio ‘saccheggiare’ quella che oggi è la più preziosa delle risorse: il capitale umano. I laureati  tra i 25 e i 64 anni nati nel Regno Unito che vivono negli altri 27 paesi membri sono meno di 300 mila. Quelli nati negli altri 27 Paesi che vivono nel Regno Unito sono invece tre volte tanto. Con un saldo netto che si vorrebbe  crescere.
Infatti il primo ministro Johnson ha chiesto alle sue ambasciate di annunciare che il Regno Unito avrebbe cambiato la propria normativa sull’immigrazione per attrarre talenti da tutto il Mondo e che, a tal fine, il suo governo avrebbe abolito il tetto del programma Exceptional Talent Visas, rivolto agli specialisti in scienza, ingegneria e tecnologia.

Proprio su quest’ultimo  fronte la Gran Bretagna può giocare molte carte: le Università, alcune elle quali tra le migliori al Mondo,  la dimensione globalizzata di Londra e la diffusione della lingua inglese. Carte da non sottovalutare e che la Ue dovrà, per tempo, contrastare. Adeguatamente. Intanto raggiungendo un accettabile accordo sulle relazioni future con il Regno Unito.
Per impedire che il neo avventurismo corsaro britannico possa distruggere il progetto di civilizzazzione dell’Europa attraverso la concorrenza fiscale, l’immigrazione selettiva ( all’ Ue, infatti, resterebbe l’ingrato compito di accogliere e integrare i rifugiati e i migranti economici che giungono in massa dal Medio Oriente e dall’Africa) e il free riding rispetto ai beni pubblici globali prodotti dall’Europa.
” Qualsiasi nuovo vincolo che l’Ue  imporrà in futuro ai suoi Stati membri – suggerisce Philippe Van Parijs - dovrà applicarsi anche al Regno Unito. Come avviene oggi per la Svizzera e ancor più per la Norvegia”.  Sempre Philippe Van Parijs  commenta: “  Più che ad un Regno Unito vassallo Ue, penso ad un partner esterno, capace di capire e obbligato a rispettare norme di equità e reciprocità. E’ peraltro probabile  che nel lungo periodo i britannici si renderanno conto di quanto vacua sia oggi l’idea di sovranità nazionale e capiranno che, invece di agire da pirati, è molto più sensato far parte del ‘grande animale annaspante‘ europeo, ovvero della nostra grande, ma difficile impresa civilizzatrice”.

* La  Brexit è legge del Regno Unito. Il fantasma  annunciato s’è (finalmente) materializzato. Le dichiarazioni del cancelliere dello Scacchiere Sajid Javid a Davos hanno causato costernazione tra le imprese. Il ‘ diritto alla divergenza‘ rivendicato dal cancelliere significa che in futuro la Gran Bretagna non intende allinearsi alle regole Ue sui prodotti e sugli standard di produzione. ” Non ci sarà allineamento – ribadisce il suddito di Sua Maestà - non obbediremo alle regole del mercato unico, non saremo nell’unione doganale, e tutto questo sarà fatto entro la fine del 2020″.

La notizia è rimbalzata  dagli Stati Unitianche se  da  tempo svolazzava nell’aria: Fiat Chrysler Automobiles si fonde dunque con i francesi di Psa( il gruppo di Peugeot).
Al momento è stato pubblicato il testo dell’accordo che speriamo, come soffia qualcuno, non sia una ( velata) resa ai cugini ma la fondamenta di un vero  nuovo grande gruppo europeo del valore di 50 mld di dollari ( quarto al Mondo) in grado di garantire alla nostra gente senza le solite ambasce futuro e lavoro.  L’intesa sulla manovra è tutta da leggere.
Dopo Al Baghdadi  (dovrebbe)  avere terminato la sua carriera da terrorista anche l’erede indicato, Abdullah Qardash, 42 anni, irakeno turkmeno, ucciso ( si dice) nel corso della stessa azione condotta dagli americani con il concorso ( decisivo ) dei Curdi.

* Il New York Times, si schiera: l’anti Trump dovrà essere donna. Esattamente, tra poche altre, Elizabeth Warren, senatrice del Massachussets, 70 anni, sinistra Dem,  e Amy Klobuchar, senatrice Minnesota, 59 anni, componente centrista Dem. Rompendo una lunga tradizione il più importante quotidiano  americano ha deciso di schierarsi apertamente per le primarie democratiche che iniziano il 3 febbraio. Indicando due candidate che, come riprende il Sole24Ore, ” rappresentano le due anime del partito democratico: una più spostata a sinistra, verso le posizioni radicali, e l’altra centrista, dialogante, che cerca di unificare più che di rompere”.

La Warren è combattiva. E senza esitazioni contro la corruzione. Ma  anche favorevole alla regolamentazione della finanza e alla redistribuzione del reddito. E’ stata consigliere di Obama. Tra l’altro, propone un aumento del salario minimo e la copertura  sanitaria per tutti. La Kloduchar, invece, è una (relativa) novità. Parla un linguaggio semplice e diretto.  Tipico del Midwest. Nel 2007, si è fatta notare per un approccio bi-partisan di ricerca del consenso con l’avversario politico. Che in una  situazione fortemente polarizzata come l’attuale potrebbe risultare un necessario  toccasana.

DISASTRO CONTINUO  VENEZIA.  Sgarbi, critico d’arte, dice che non bisogna farne ogni volta una tragedia. Venezia, con l’acqua alta, convive da sempre. Un volta è un metro, un’altra due. Dipende. Il problema semmai è che, nel terzo millennio, non si sia ancora trovato un rimedio per salvaguardare quel che si può salvaguardare di quello scrigno d’inimitabile bellezza. Ci hanno provato col famigerato Mose, che a dipartire l’acque come il suo antico omonimo manco ci prova. Molti, infatti, van chiedendosi dove sia finita quel’ambiziosa opera umana costata miliardi e tuttora latitante.

Si dice che la grande opera per tutelare Venezia dall’alta marea fino a tre metri  non è ancora terminata. I lavori per la sua realizzazione sono iniziati nel 2003, quand’era premier Silvio Berlusconi. La struttura progettata nel 1984, consiste in 78 paratie ( suddivise per chiudere le bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia) che si dovranno alzare con una previsione di marea superiore ai 110 cm e dovrebbe essere definitivamente consegnata il 31 dicembre 2o21 ( costo 5 miliardi). Con l’acqua alata degli ultimi giorni , il Mose si sarebbe messo in funzione grazie a un meccanismo fatto di cassoni di alloggiamento in cemento armato, cerniere e, appunto, paratie. Ma ritardi e inchieste giudiziarie ne hanno condizionato il cronoprogramma.
Quando venne arrestato per frode fiscale Piergiorgio Baita, ad della mantovani, impresa del Consorzio di costruzioni, il manager raccontò agli inquirenti delle mazzette distribuite per oliare il meccanismo dei finanziamenti. Arrestati l’ingegner Giovanni Mazzacurati ( ai domiciliari) con l’accusa di turbativa d’asta, il sindaco Giorgio Orsoni ( poi assolto), l’ex governatore Giancarlo Galan, Renato Chisso, Lia Sartori, ex magistrati alle Acque e generali della finanza, e sott’accusa anche l’allora ministroAltero Matteoli. In seguito Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, proporrà il commissariamento del Mose. Con  brusca frenata ai lavori del 28 febbraio 2013.

 LE FRASI.

Domanda.  Se proprio si dovesse costruire un nuovo stadio, che fare di San Siro ? ” Certo, non va buttato giù – risponde il Gianni Rivera, mitica e inimitabile    bandiera rossonera-. Farlo rimanere come monumento? Solo come seconda ipotesi, perchè  San Siro è un valore dove ci si gioca dentro. Ed è anche memoria, non è vero che la gente non ha memoria. A parte quelli che abitano nella zona, che sono contrari, credo che la maggior parte della gente voglia che San Siro non sia cancellato”.
Risposta.  Per quel che ci riguarda, abbiamo ‘ ascoltato’ il Gianni fin da imberbi. Incantati. Convinti.
Il personaggio grandissimo in campo ha sempre mostrato acume e lungimiranza. Gran parte del calcio odierno ha radici tra le sue iniziative.
E tuttavia, questa volta, non concordiamo. Sbaglia. Troppo amore porta all’errore. Infatti che il San Siro, che per anni abbiamo visto dalla finestra ogni giorno, sia uno dei due o tre campi più vetusti e prestigiosi al mondo non ci piove.  A contare allori e campioni colà levati ed allevati  non basterebbe un giorno.
In ogni caso, il tempo passa e ( dicasi quel che si vuole) un impianto come quello non risponde più alle aspettative attuali. Non buttarlo giù vorrebbe dire ( perlomeno) ristrutturarlo, per tre o quattro o cinque anni. Nel frattempo dove andrebbero a giocare le milanesi? Inoltre, è fuori di dubbio, che un complesso ( stadio più altro) appositamente progettato con criteri, funzionalità e materiali aggiornati darebbe ben altre rese. Per altre prospettive. Per ulteriori ambizioni. Mentre chi provvederebbe a  rabberciare (  costosamente e forse inutilmente ) il glorioso  San Siro ( eventualmente) sottratto alle ruspe?

Eppoi, diciamo la verità più bella, quando mai Milano, la grande Milano, nei suoi momenti cruciali ha rinunciato   ( nel rispetto della memoria, che è questa e non altra)  a guardarsi avanti piuttosto che indietro?
Per l’eventuale mancata grande occasione, chi paga ( o pagherà) ?  Con rispetto: il sindaco Sala, i romantici o i residenti?

QUESTIONI APERTE

 

L’OSCAR DELLE INTERVISTE 2019. Fosse per noi, gli daremmo lOscar dell’ intervista dell’anno.  Diretta. Efficace. L’ha rilasciata alla ‘rosea‘ ( venerdì 18), con tanto di nomi e di cognomi. L’eroe mediatico questa volta è senza dubbio alcuno  il sor ADiElle ( al secolo Aurelio De Laurentis, patron del Napoli). Che, a volerlo punzecchiare, quando è in vena, non le manda a dire a nessuno, proprio a nessuno.
A cominciare dal capo Uefa, Ceferin, per allargarsi su alcuni dei suoi rampolli: Insigne, Mertens, Collejion e così via. “ Insigne? Non lo capisco. Non capisco infatti – chiede ADiElle - perchè a Napoli, a casa sua, non debba essere felice? E’ un gran giocatore, glielo riconosco, ma se ritiene che la sua avventura col Napoli sia finita qua, allora s’impegni per non restare un incompreso…”. Come dire: se credi resti,se non credi buon viaggio.  Verso altre mete.
“ Mertens e Collejon  hanno i contratti in scadenza? Nulla di speciale. Entrambi  infatti – attacca ancora – sono legati al Napoli. Che è un club da amare, come una bellissima donna. A loro due ho presentato una offerta otto mesi fa e di certo non posso andare oltre quanto  proposto. Se poi vogliono andare a fare una vita di m… o le marchette in Cina, vadano pure”. Fossero tutti così spicci e chiari, forse, il calcio nostro ( e non solo) sarebbe diverso.

Comunicazioni come quelle del sor ADiElle sono rare.  Di qua e di là d‘Oltralpe. Le avessero usate a tempo giusto quelli della Beneamata con  il Maurito  della Wanda o il Perisic infatuato di  Premier  ma finito in Bundes , chissà  che ora non fosse  più agevole la sua risalita?  Verso l’Europa. Verso lo scudetto.  Che  per la Beneamata restano ancora un palmo sotto a quanto richiesto da quegli agoni, già prenotati da  squadre da ben altro tempo strutturate e predisposte.

GLI DEI DELLE FORESTE. Per lui,  per loro,  in questa stagione, devono essersi scomodati anche gli antichi dei delle foreste d’Oltralpe  e d‘Albione, visto che tutto è filato liscio, perfino nei minimi particolari, da un bullone all’altro, da una pista all’altra, mentre per la ‘rossa’ non s’è mai persa l’occasione di ricacciarla indietro, giusto o no che fosse, probabilmente,  per provare a demolire un mito che fa ingelosire alcuni  fin al delirio.
Fatto è che la ‘stella’ alla fin dell’ultima tenzone s’è portata a casa il suo record di sei mondiali costruttori di seguito, eguagliando ( finalmente) la ‘ rossa’. Verso la quale da un lustro si sta facendo di tutto  per tenerla ai tubi di scarico. Istituzioni, giurie, safety car e perfino volenterosi solidali raccolti all’uopo di volta in volta che come quel ’fanfan la tulipe’  ( il Tulipano)  specializzato in ‘sfascia rosse‘, che basta dargli voce per fargliene buttare fuori una o due, magari anche con un sol magico colpo.

In Giappone, forse, qualche colpa l’ha avuta anche il nostro Carletto, e infatti ( figuriamoci) se non lo sanzionavano. Verrebbe da dire: non aspettavano altro. E comunque tra l’altrui  ‘ malvagità‘ ( non solo) sportiva  e  la ‘ leggerezza’ propria , sta di fatto, che la ‘rossa‘ è costretta ad archiviare un altro anno non proprio da galleria degli Immortali. Si potrà rifare, certo, però altrui permettendo. La macchina c’è, come c’era anche in Giappone, basterebbe non distrarsi e neppure ‘ stare l’un contro l’altro armato’ per raffermare il giusto ordine delle cose. Intanto, nel nuovo massimo sistema che riguarda la F1 del futuro, alla ‘rossa’ verrà concesso il 15% in meno di rimborsi. A lei, e alle prime tre del ranking. 

 Certo che, ben diverse visioni si hanno distesi  su un divano rispetto a quelli che dovrebbero ‘ essere calati’ fino al collo dentro gli eventi.
Forse è riduttiva  la visione dei primi; forse non è ( sempre ) credibile la visione dei secondi. Che da quel che si legge ( giornali) e si vede ( tivù) sempre più divergono.
Ad esempio, sul fuoriclasse cataluno della moto si largheggia in encomi,  quasi non s’aspettasse altro che di vederlo spazzar via i record dei nostri maestri, dal più antico ( Ago) al più recente ( Vale). Impressioni che speriam non siano verosimili.
E comunque ‘ gatte da pelare’ le abbiamo anche per l’auto. Dove da un lustro brilla la ‘ stella d’argento’ delle vetture di Stoccarda.  Qui, ad essere in difficoltà, è la ‘ rossa’, nell’ispecie, la mitica ‘ rossa‘. Un ippogrifo alato  che fa sognare. Basti infatti sbirciare sul colore prevalente in ogni pista del mondo . In maniera trasversale. Dai bimbi ai nonni. E forse proprio per questo che la visita ai luoghi santi della ‘rossa‘ ( Maranello e Modena) è sempre pieno di voci straniere.  Incantati  da tanta calorosa, originale, struggente   bellezza.

 

NOTE.

* PROMETEO E IL FUOCO. ( Wikipedia) Prometeo (in greco antico: Προμηθεύς, Promethéus, «colui che riflette prima», in latinoPrometheus), è una figura della mitologia greca, figlio di Giapeto e di Climene. A questo eroe, amico del genere umano, sono legati alcuni antichissimi miti che ebbero fortuna e diffusione in Grecia.
La sua azione, posta ai primordi dell’umanità, si esplicava in antitesi a Zeus, dando origine alla condizione esistenziale umana. Prometeo è un titano amico dell’umanità e del progresso: ruba il fuoco agli dei per darlo agli uomini e subisce la punizione di Zeus che lo incatena a una rupe ai confini del mondo e poi lo fa sprofondare nel Tartaro, al centro della Terra. Ha spesso simboleggiato la lotta del progresso e della libertà contro il potere.
Nella storia della cultura occidentale, Prometeo è rimasto simbolo di ribellione e di sfida alle autorità e alle imposizioni, e così anche come metafora del pensiero, archetipo di un sapere sciolto dai vincoli del mito, della falsificazione e dell’ideologia.

Ti potrebbe interessare anche...