Non solo sport. Gli Orange? Un popolo indebitato.Settore privato a quota 231% del Pil (vs 107% Italia).

LA CRONACA DAL DIVANO. “Gli Olandesi? Un popolo indebitato. Ci sono dei numeri e un carteggio che il presidente del Consiglio Giuuseppe Conte e il ministro delle Finanze Roberto Gualtieri, farebbero bene a portare al prossimo vertice europeo sulle misure straordinarie per fronteggiare lo shock economico del Coronvirus. I numeri sono quelli che mettono a confronto il debito del settore privato in rapporto al Pil in Italia e in Olanda e che inchiodano i Paesi Bassi a una scomoda posizione”.
Così il Sole24Ore, venerdì 17 aprile. In una ‘indagine’ che smaschera i ( cosiddetti) ‘duri e puri’ del Nord , loro al guinzaglio come asburgici e finnici del novello reich germanico, che i miopi con protervia continuano a non vedere. Smaschera in che senso? Nel senso che nelle ‘terre basse’ sono afflitti da una situazione che il governo dell’Aja tende ‘a dimenticare’ visto che ‘scaraventa’ quel profumato Paese ai primi posti d’una ( misconosciuta ) classifica negativa tra gli Stati membri dell’Unione.
Che sarà bene rendere nota, anche perché non possono essere note solo le classifiche che riguardano noi, con quegli spread brandeggiati dagli Orange&soci sulle nostre teste come le scimitarre del feroce Aladino. Che non fossimo i peggio lo sapevamo, ma che i peggio debbano venirci a fare non solo danni ma anche la morale, questo no, proprio non ci sta! Ovvio, che per andare in guerra occorrono guerrieri audaci, che se di questi ne conti pochi soprattutto laddove si comanda, puoi solo sperare di ridurre al minimo la furia demolitrice del nemico.
Detto questo, vediamo in che mare di guai sono piombati gli agguerriti ‘nemici’ del Nord. Partiamo dai dati. Un bollettino del Central Bureau voor Statistiek ( Cbs) il 7 aprile scorso ha certificato l’indebitamento di quel Paese. In cui, il debito pubblico è sceso nel 2019 al 48,6% del Pil, un dato che farebbe apparire l’Olanda un paese più che esemplare. E tale continuerebbe ad essere considerato se non si fosse scoperto ( si fa per dire) il dato relativo al settore privato nel suo complesso, e che sia pur in lieve discesa rispetto al 2018, tocca quota 231,00 % del Pil ( contro il 107% dell’Italia).
In particolare il debito delle società non finanziarie si attesta al 132,3% del Pil, mentre in Italia è fermo al 66,1%. In Olanda l’indebitamento delle famiglie è pari al 98,7%, mentre in Italia è fermo al 41,2% del Pil.
Cifre, come si vede, nettamente migliori ( ad eccezione del ‘drammatico’ debito pubblico) rispetto a quelle messe sul tavolo di trattative epocali dai bravi fiorai delle ‘terre basse’. Ma non basta. Anche il dato sul rapporto tra debiti e reddito disponibile delle famiglie, diffuso dalla Bce, certifica il divario. In Olanda il rapporto è del 193%, ovvero il più alto della Unione, mente nel Belpaese il ratio è del 61,3%. In valori assoluti le famiglie olandesi sono indebitate per 46.584 euro pro-capite, le italiane per 12,163 euro.
Chiaro, annota con l’abituale ‘onestà intellettuale’, il Sole24Ore, che queste cifre possono dire tutto nulla. Se si potesse evitare di sovrapporle all’andamento del mercato immobiliare olandese. E’ qui, infatti, che son drizzate le antenne del European systemic risk board, nato nel 2010 con il compito di esaminare i rischi sistemici che possono danneggiare l’Area euro. Dopo il Coronavirus, un toccasana.
Nel 2016 l’Esrb ha realizzato uno studio sulle vulnerabilità sistemiche relative agli immobili residenziali della Ue. Le conclusioni sono state una sonora bocciatura per i Paesi Bassi. Gli analisti Esrb hanno riscontrato un elevato indebitamento delle famiglie, con una quota significativa gravata da mutui superiori al valore delle abitazioni. La vulnerabilità del mercato abitativo è può essere fonte di rischio sistemico per la stabilità finanziaria.
Della situazione, tale Rutte, guida dell’esecutivo orange, nonostante che il Comitato esecutivo europeo sia tornato all’attacco e l’Esrb abbia stigmatizzato l’inezia olandese, continua amabilmente a fare spallucce. Magari coprendo, come tutti i malevoli di questo mondo, le magagne proprie inventandosene altre.
Qualcuno, ovviamente, interessato a mantenere in vita quell’ indecente paradiso fiscale, acconsente. Molti, anche dalle nostre parti e il gioco è fatto. Intanto, dal 2016, i prezzi delle abitazioni hanno continuato ad aumentare provocando sacche di sopravalutazione nelle grandi città.
L’indebitamento elle famiglie vene erogato da istituti bancari: Rabobank che è esposta per 189 mld euro ( 21% del totale), Abn Amro per 149 mld euro, Ingg per 112mld euro. Una enormità. Il problema, quindi, c’è, eccome.
CONCLUSIONE. “ Eppure sui tavoli europei – conclude la coraggiosa e pregevole inchiesta del Sole24Ore- il convitato di pietra resta sempre e solo il debito pubblico”. Chissà perché? Chissà perché anche dalle nostre parti sono in tanti quelli ‘ disposti’ o ‘rassegnati’ o ‘ menefreghisti’ ad accettare la condizione? Invece di cercare il modo di toglierci di dosso ( una volta per tutte) quel debito pubblico che in mano ai sicari dello spread diventa una coltellata al cuore del Belpaese ad ogni levare del vento, trascinando nella malasorte anche il Vecchio Continente. Che senza l’Italia, checchè ne dicano nell’Altrove, è zoppo. O meglio, solo una rissosa e malevola accozzaglia di comprimari. Che nulla ha appreso dal passato. Del resto come poterono le poleis greche spegnere i loro sogni finendo , dapprima, sotto il tallone Macedone, eppoi, sotto le calighe Romane?
BIBLIO. L’inchiesta, Primo Piano, Roberto Galullo/Angelo Mincuzzi, Sole24Ore, venerdì 17 aprile, pag.11.
LA RIPARTENZA DELLO SPORT. E mentre il solito esperto virologo italiano al lavoro nella solita università americana ha vaticinato che con il Coronavirus avremo a che fare ora et semper, in eterno, lo sport in generale morde i freni per ripartire. Del resto, se non freme uno sportivo chi altri più di lui ? Capiamo. Aspettiamo. Anche perchè la matassa da districare non è uno scherzo da raccattapalle. Combinare le folle, gli scontri in campo, gli entusiasmi davanti alle tivù o ai social, con la sicurezza, ovvero col mantenimento delle ‘distanze’, è davvero complicato. Speriamo che si trovi l’antidoto, perchè su questa strada ci potrebbe essere la necessità di buttar giù l’esistente per rifarlo ex novo.
Confidiamo nel bicchiere mezzo pieno. E guardiamoci intorno. La Uefa vorrebbe concludere l’annata europea. Come e quando non si sa. I Tugnini , ovvio, stanno già in campo, allenandosi alla faccia delle mascherine. Gli Itali, invece, ancora una volta azzuffati come i polli di Lorenzo il Tramaglino, ora dicono una cosa ora un’altra.
Vorrebbero chiudere il Campionato, almeno quello, anche perchè qui rischiano di saltare ( oltre i nervi al sor Lotito) anche le indispensabili entrate televisive. Nel frattempo cercano di ridurre le spese, tagliando ( apparentemente) gli stipendi un pò a tutti, e sopratutto quelli lauti dei giocatori.
Nulla è certo, eppure la macchina del calciomercato del pallone continua a macinare veri o presunti affari. Werner, tedesco del Lipsia, è in pole all’Inter nel caso dovesse partire Lautaro. Partire, ma verso dove? Al Barca? Ma che dite, informatevi meglio, perchè il Panda di Catalogna non se la passa proprio bene. Qualcuno, forse esagerando, cosa possibile in tempi di Coronavirus, parla di possibile bancarotta. E comunque, quel che pare a noi, è più facile che Messi arrivi a Milano piuttosto che Lautaro vada a Barcellona. Quegli stranieri della Signora che se la sono data a gambe al primo soffio del virus, non sono ancora tornati alla base. Anche qualcuno se la passerà meglio, ma qualche altro s’è ancor di più infognato.
Sul versante ciclo, il solito Tour vuol dettare i calendari. Lui a fine agosto, il Giro ad ottobre seguito dalla Vuelta a Natale o giù di lì. Solita pretenziosità transalpina, perchè checchè ne dicano, a noi interessa il Giro, eppoi altri. Come si faceva in quei favolosi anni del Dopoguerra, che vedevano transitare su pianure, valli e montagne più belle d’Europa, i più straordinari pedalatori mai esistiti. Ci meravigliamo che Buffa, l’aedo sena lira di Sky, non ci abbia ancora intinto la penna. Perchè se epopea c’è stata nello sport ( non solo) italiano, quella ha baciato (sopratutto) il ciclismo, popolato ( allora) da un generazioni di giganti che ha restituito onore ed orgoglio ad un popolo distrutto da una guerra che non avrebbe mai dovuto fare.