Non solo sport. Sicuro che c’è una Germania che crede nell’Europa? Riparte il calcio? Giro, e solo Giro.

LA CRONACA DAL DIVANO. Non vogliamo pensare che con tutto quello che c’è stato (neppure ) 80 anni fa, pur nel rispetto di lutti e macerie, sia rimasto nelle simpatie dei Tedeschi. Di buona parte dei Tedeschi. Ma solo di quella schiera che in certi eventi storici può sopravvivere perfino ai suoi orrori. Capita ovunque. L’importante è che quella schiera sia relegata armi e bagagli al passato e non riesca a trovare più influenza e peso sulle decisioni presenti e future di un popolo.
Non ce vogliano coloro che un tempo chiamavamo ‘barbari‘, ma a volte ci assale il sospetto che tutto sto accantonamento non si avvento. Come avrebbe dovuto. Totalmente, anche perchè è solo così che le ‘ colpe dei padri’ non cadranno ‘ sui loro figli’. Resta il sospetto che qualcuno abbia ancora presa su quella scena, tirando i fili di questo e quella, costringendoli a recitare un ruolo che convince sempre meno. Per non andare per le lunghe: la Germania, questa Germania al potere, rappresentata dalla signora Cancelliera, vuole o non dar vita ad una nuova nazione che possa andare dalla Scandinavia al Bosforo, dalla penisola iberica a quella balcanica?
Lo vuole? Ebbene, se lo vuole come può dar luogo a sentenze come quella della Corte tedesca sulla Bce ? Che avrà pure ( a sentir loro) un fondamento, ma che espressa col tono perentorio del padrone d’un tempo alla servitù d’oggi, evoca un mai sopito terrore. E’ auspicabile che la Bce mantenga il dialogo e il rispetto delle istituzioni, facendo pervenire ( non si sa come) alla Corte quanto richiesto, peraltro frutto di valutazioni già copiosamente fatte in Bce, e che sembrerebbero trovare un appoggio indiretto nel presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che si adopererà a far tutti contenti, l’Eurozona e la Corte tedesca. Di certo, la lotta è aspra, interna, e per nulla scontata.
Intanto arrivano previsioni e primi dati post seconda fase pandemica. Eurozona a -7,7% e Italia -9,5%; mentre la Cina segna ( audite!) un surplus commerciale intorno al +3%. Detto così, con solo qualche isolata cifra a disposizione, sembra ( a ciacole) che a prenderla nel sacco pandemico sia tutta l’Europa ( Germania e staterelli attigui forse esenti), la Gran Bretagna dell’immunità di gregge e gli Stati Uniti del cow boy ancora in sella. C’è chi sostiene che questo più un virus, sia stato un conflitto bellico senza soldati nè bombe atomiche in campo. Fosse così, d’ora in poi, al levar dell’alba, che altro ci resta da fare se non volgere li oculi verso Oriente per omaggiare i nuovi padroni del sole che sorge?
Dalla Germania arriva anche quel raggio di sole che libera dalla quarantena il campionato di calcio. Ancora una volta sembra tutto dovuto ( formalmente) alla signora Cancelliera, in realtà i ‘tugnini’ se non si affrettano a dar corso al loro maggior torneo calcistico, rischiano di vederselo ridimensionare di non poco da un giorno all’altro. Come potrebbe capire alla planetaria Premier o alla Liga dei due Panda. Che, a quel che pare con l’affare Messi-Lautaro-Messi, sembrano i nobili Trao del Mastro don Gesualdo, che vorrebbero questo e quello come ai vecchi tempi, ma che più nulla possono ( o quasi) con i nuovi.
Aspettiamo il responso post pandemia. Che non dovrebbe trovare in posizione ideale, manco la nostra Serie A, che dovrebbe partire a breve, ma che intanto potrà solo allenarsi. Saltare la fine, potrebbe voler dire un salasso in termini ( soprattutto) di diritti tivù ( davvero) insostenibile. Tale, sempre con la speranza di errare, da farci ripiombare all’età in cui dei legionari davano calci ad una vescica gonfiata per trascorre i momenti di tregua.
Fatto anche il calendario del ciclismo. D’accordo che non era semplice , come non è ancora del tutto certo, visto che a dar ordini è il misterioso virus cinese. Comunque, tanto per dire che in Europa prima si fanno i cacchi loro e poi gli altrui, hanno messo il Tour dal 29 agosto al 20 settembre, e il Giro dal 3 al 25 ottobre, in contemporanea con la Vuelta, dal 20 ottobre all’ 8 novembre.
Che da noi a dirigere s’infilino sempre i peggiori, i cosiddetti incapaci, lo sappiamo dai tempi dell’infanzia; abbiamo quindi imparato a difenderci da soli, come quei medici ed infermieri che pur di sacrificarsi non hanno voluto mancare a dare di sè una prova di dignità e valore. All’altezza di un Paese che non sa farsi rispettare. Per quello che è e non per quello che vogliono farlo apparire. In breve, fate come noi che del Tour 2020 non ce ne fregherà niente, proprio niente. Perchè quel che aspetteremo sarà solo e soltanto il fruscio di quelle ruote che qui, più che altrove, Tour compreso, scivolano leggere tra ali di gente in festa con sempre negli occhi i più grandi campioni di sempre.
Passiamo agli stadi. Chè da quelli, una volta messo in cantina il virus, dovrà ripartire il calcio. La situazione non è rosea, anche se è la ‘rosea’ che non li molla un attimo. Genoa e Samp hanno restyling in corso; la Viola vorrebbe farsi un Franchi nuovo, ma tanto si fa per far perdere la voglia di farlo mister Comisso; Inter e Milan, trattano; Bologna, lavora a progetti definitivi; Spal, uno dei pochi da poco riqualificato;
Sassuolo, stadio di proprietà rifatto; Juventus, come per il Sassuolo, con un impianto moderno e che ha il solo difetto di essere limitato nei posti; Lazio e Roma, tutto demandato alla volontà degli dei; Verona e Brescia, non hanno vincoli ambientali e sperano; Udine, unico buon esempio; Cagliari, sede provvisoria; Lecce, già fatto un restyling; Napoli, ristrutturato l’anno scorso; Torino, s’accontenta dell’olimpico ‘Grande Torino’.
Da due mesi, assicura la ‘rosea‘, in Lega si sta lavorando per il futuro. Il calcio italiano chiede una brusca accelerazione sul fronte infrastrutture e chiede al Governo aiuti concreti agli imprenditori che sono pronti a crea un qualcosa che servirà, di sicuro, al club ma che porterebbe benefici economici anche ( e soprattutto) alla città. Tutto chiaro, eppure i ‘bacucchi’ vecchi e nuovi e di generi diversi, faticano da matti a capire. E fare.
TOGLIAMOCELO DAI MARONI. ‘ I debiti vanno pagati’ dice Carlo Messina, ad di Banca Intesa Sanpaolo, che lancia l’allarme sui ‘ livelli eccessivi di rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo’ dell‘Italia. Per questo la priorità è mettere in campo ‘ tutte le iniziative possibili’ per realizzare ‘ un progetto Paese che preveda interventi a tutto campo, con cinque manovre importanti’. Eccole: il lancio di bond sociali ‘ creando le condizioni affinchè gli Italiani si convincano a spostare una quota della loro ricchezza’, riportando capitali in Italia, utilizzando pare del Tfr, valorizzando il patrimonio di Stato e Regioni, sbloccando gli investimenti pubblici.
L’argomento è vasto. Ma decisivo. Se non altro per ‘toglierci dai maroni’ i ‘ sicari’ dello spread che ad ogni nostro spiffero alzano e abbassano la cifra. Intimorendo. Paralizzando. Da sempre ci chiediamo qualcuno che, rimboccandosi le maniche come Diocomanda, voglia toglierci dal collo questa insopportabile spada di Damocle. Se non siam tratti in inganno, l’iniziativa di Messina, sembra esaudire l’auspicio. Di certo la sua appare un’eccezione, che ( proprio per questo) sarebbe stolto far transitare nei limpidi cieli del Belpaese quanto la cometa di Halley. Visto che sarà meglio non fare troppo affidamento sulle soluzioni attualmente in discussione sui decadenti tavoli bizantini d’Europa.
Ce la faremo a riportare a più miti consigli il mostriciattolo? Messina indica cinque ( epocali) manovre. Altre soluzioni ( per lui) non esistono. Del resto ( audite, audite! ) l’Italia è ricca molto più dell‘Olanda e della stessa Germania. Stiamo parlando di ( oltre) 10 trilioni di euro, tra risorse delle imprese e risparmi delle famiglie. Il problema è che solo una minima parte sono investiti in titoli del debito pubblico italiano. Infatti solo il 4% dei titoli di Stato sta nei portafogli delle famiglie nostrane. Di qui, però, può partire la riscossa. Per Messina, bancario, va messo a punto un ‘nuovo strumento finanziario’ che aiuti a reggere l’urto dei mercati. Occorre quindi convincere chi ha a investire diversamente.
Acquistando bond sociali, per far salire dal 5 al 20% la parte del debito pubblico controllata dal risparmio privato italiano. Con rendimenti competitivi, sgravi fiscali, scudo penale per chi trasferisce capitali dall’estero trasformandosi da esportatore di capitali in propulsore della ripresa e dell’accelerazione della crescita italiana. Ci sono (circa) 2oo mld di euro dei risparmiatori italiani che fanno la fortuna altrui, Orange in prima fila.
Uno sforzo non campato in aria, anche perchè chi dice che credere nel Belpaese piuttosto che nei Barbari predoni non sia la cosa più lungimirante (oggi) da fare? L’opportunità s’è creata. Sfruttiamola. Del resto quei balconi tinti di tricolore, che altro cantano se non l’orgoglio d’un grande popolo niente affatto intimorito da quel furbetto di Coronavirus inviatoci in dono da un’ambiziosa tirannide dell’ Estremo Oriente?
Altra manovra è l’accantonamento dei 26 mld annui di Tfr: perchè non consentire che una parte venga investita in titoli pubblici esentasse? Inoltre: perchè non lanciare un piano per la valorizzazione del patrimonio dello Stato e degli Enti locali, allegerendo il bilancio statale e avvicinando i cittadini ai loro tesori? Da ultimo: che s’aspetta a sbloccare gli investimenti su più fronti? Dove ci sono già 150 mld di fondi pubblici contabilizzati, prigionieri della burocrazia?
Cinque mosse, dunque, suggerisce Carlo Messina, ad di Banca Intesa Sanpaolo. Ci sembrano assennate. Da approfondire. Fiduciosi. Compatti. Del resto, non è forse qui che ha il nido l’Araba Fenice ?
( Fonte: Sole24Ore, sabato 25 aprile 2020, pp 2/3)
LO SPORT E IL MOSTRICIATTOLO. Chi, tra gli altri, sta pagando un prezzo alto al Covid rompi 19, è lo sport. Nella sua accezione complessiva e planetaria. Praticamente, dove non son riuscite due guerre mondiali, c’è riuscito quell’invadente e invisibile mostriciattolo cinese, capace di spostare un’ Olimpiade e , adesso, tra altre irrinunciabili rinunce, perfino il sacro gioco della dea Eupalla.
Fifa e Uefa, proprio nel bel mezzo dei loro anni d’oro, si trovano a districare sui tavoli loro situazioni tali da non sapere più quali santi implorare. Tra l’altro, anche qui, come da noi in politica, protagonisti e comprimari si scambiano allegramente i ruoli generando un casino da tregenda.
L’ Uefa ha spostato al prossimo anno l’Europeo e non sa come far finire i campionati e le coppe. Anzi, a dire il vero, i campionati, qualcuno se li è già chiusi, per proprio conto, come la Francia e l’Olanda. Mentre, noi, la Liga e la Premier, continuiamo a rimescolar le carte alla ricerca di una soluzione che ( allo stato delle cose ) non trova un sol conforto. L’eccezione, ovviamente, arriva dal popolo degli Ariani, loro, anche qui, prediletti dagli dei, sempre pronti a salire laddove agli altri è impedito.
Dicono che stanno per far ripartire la Bundes, come non si sa, ma con tutti quei soldi che hanno speso in medicina di base, mascherine e ventilatori, una soluzione indolore la troveranno. Certamente. Il problema per loro sarà però quello che dovranno disputarsela tra di loro. Come capita a quei bimbi rimasti senz’ altri bimbi attorno, in quei cortili tanto grandi da apparire vuoti.
Due parole anche sul calciomercato. Che, per i media, è rimasto all’altra epoca, ante Covid rompi 19. Infatti parlano di trattative, ingaggi, parcelle come se nulla ( nel frattempo) sia accaduto. Messi vuole Lautaro? Messi , l’argentino con i nonni di Recanati, viziato fino all’inverosimile ( il suo ingaggio annuale s’aggira sui 40 mln euro ), sta battendo infatti i suoi magici piedini, pretendendo questo e non quello. Come sempre .
Qualcuno bisognerebbe però che cominciasse a spiegargli che i felici giorni dell’infanzia sono bruscamente finiti, per lui per altri, mettendolo davanti alla realtà d’una società di calcio (finora ) ricca quanto Creso, ma che per capire quanto gli resterà in cassa d’ora in avanti dovrà aspettare che passi la terribile tempesta. A quanto pare, capace di rimescolare carte e uomini a piacimento.
Che tradotto, vuol dire: stante dalla conta ( planetaria) dei primi danni e che la Beneamata non è la serva di Zoffoli, che succederebbe se il cinese di Milano decidesse di mettersi le scarpe a punta ? Chi dovrà metter mano alle valigie: il sor Lautaro o il sor Messi? Si aspetti, quindi, prima di fanfalucare come ai vecchi tempi, che passi la terribile tempesta, poi, si vedrà chi potrà soddisfare certi capricci e chi no. Barca compreso.
AGGIORNAMENTO CORONAVIRUS. (30/04/2020 09:12) In Germania sono ormai più di 159.000 i casi di Coronavirus e 6.288 i morti a causa della pandemia. Gli ultimi dati dell’Istituto Robert Koch parlano di 1.478 nuovi casi, rispetto ai 1.304 confermati ieri, e di un totale di 159.119 contagi. La Germania segnala inoltre 178 decessi nelle ultime 24 ore. La Baviera, con 42.080 contagi e 1.799 morti, resta l’area più colpita. Berlino registra 5.827 casi e 147 decessi.
RECOVERY FOUND. Per via delle divisioni tra i leader dell’Unione Europea, una decisione concreta sulla creazione del Recovery Fund potrebbe non arrivare prima di settembre e di conseguenza il Fondo rischia di non diventare operativo prima dell’inizio del 2021. Questo è l’allarme lanciato da Goldman Sachs dopo che il Consiglio Europeo ha trovato un accordo sulle misure comunitarie da adottare per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia.
Fosse vero, il picciol passo in avanti di quei tinconi del Nord potrebbe vanificarsi. Fornendo gioia a quelle tribù barbare che, nate per predare, non sanno manco cosa vuol dire collaborare. E questo sarebbe grave, molto grave, perchè come s’è più volte gridato , qui, in ballo, c’è un Continente, non questo o quell’altro stato o staterello. Molti, tra i lupi del Nord, credono d’essere chiamati a fare beneficenza, stoltamente, perchè di beneficenza qui non c’è mano l’ombra. Qui c’è un pericolo, grosso, raro, di quelli che si presentano ogni due o tre secoli, quando ‘ magistra vitae’ chiama per decidere se tracciare una via o l’altra. Inutile ripetere che da soli, qui, non si rimedia più una ramazza.
Più che un Continente, qui, s’è rimediato un Hemmental, sforacchiato a destra e a manca. Che ha fatto schifo e lozzo con l’immigrazione, che sta implorando davanti ad un beffardo virus che non si sa se naturale o costruito, che sta a pregare che non ci sia qualcuno che venga creare rogne dentro le frontiere perchè, allora, con quell’americano che non vede l’ora di levare le tende, rimarrebbe come Pasquino al sole. Nudo e crudo, pronto ad essere sbocconcellato, triturato, perchè non ha truppa tanto fornita da poter fronteggiare un (eventuale) casus belli (perfino) contro una media potenza. Eppoi, c’è il versante economico. Come fare se ognuno si rialza e parte in ordine sparso?
Tra l’altro, con i nemici già in casa, come quegli orange che si fan tosti e belli con i soldi che riescono a sottrarre ( anche) alle casse degli altri paesi europei? All’Italia, ad esempio, mentre la Francia, muovendosi finalmente con coerenza, ha deciso di non ‘ dare più aiuti’ a chi porta capitali nell’avido paradiso dei Paesi bassi. Meglio tardi che mai. Sarebbe un parto con doglie, ma provvidenziale. Perchè farebbe intravvedere il termine d’un tunnel durato secoli; qualcosa che, in un tempo remoto, s’è esperimentato, ma con ben altri metodi, con altra gente, minuta e terribile, che calzava calighe e che i nemici teneva in vita ( possibilmente) per esibirli nei suoi trionfi ai fori imperiali.
Un’ ultima battuta, ( non ce vogliano Savini e Meloni, che la loro parte hanno fatto) ma qui Conte c’è piaciuto assai. Non s’è fatto ramollire dalla parte più ramollita dei suoi. Ha scartato il ‘rattoppo’ puntando alla ‘soluzione‘. Ancora sulla carta, tutta da definire, tutta ancora nelle candide mani della signora Leyen, ma pur sempre un ( tentativo) di ‘soluzione’.