Non solo sport. Soliti tète a tète, madre e figlio. Piangi Europa: ritardata, malconcia e screditata.

Non solo sport. Soliti tète a tète, madre e figlio. Piangi Europa: ritardata, malconcia e screditata.
Macron Merkel download (1)

LA CRONACA DAL DIVANO. A stare con le mani in mano non ce la fanno proprio. E così, come tutti i ( veri o presunti) primi della classe se non vanno alla lavagna a mostrare il genio loro, dieci ne pensano e una o due la fanno. Stavolta, anticipando tutti, come al solito, hanno tirato fuori dal cilindro un ‘ piano di rilancio’ da 500 mln destinato a risollevare le misere sorti in cui è piombata la  triste Ue.
I dettagli non ci sono, però stando al Sole ‘ le risorse, destinate ai paesi più colpiti dalla pandemia, arriverebbero dall’emissione di un ‘bond comune’ a lungo termine, tripla A, emesso dalla Commissione, senza appesantire i debiti nazionali’. Soddisfatta, ovviamente, la Leyen; ( parzialmente)  soddisfatto Conte, che saluta l’iniziativa ‘ come un primo passo verso quel Recovery Found più ambizioso e dalla portata epocale’.

E mentre la Cancelliera viene salutata in patria con l’omaggio del  trionfo per avere condotto fuor dalla pandemia  un’economia  ( quella tedesca) data a Natale   in recessione, c’è chi guarda all’Occidente nel suo insieme ( Europa in primis) con qualche preoccupazione.
‘ E’ l’Occidente nel suo insieme – dice Amin Maalouf -  che da questa messa alla prova sta uscendo ritardato, malconcio, screditato. Perchè non ha dimostrato ne leadership morale nè efficienza tecnica. In un momento in cui l’intera umanità si sentiva minacciata e cercava disperatamente rassicurazione, conforto, sostegno e guida nè gli Usa nè l’Europa erano all’altezza del compito. Sembravano sopraffatti e sconvolti. L‘Occidente, che per secoli ha avuto un ruolo di primo piano, sarà sostituito da altri attori, del Sud e dell’Est, come abbiamo sentito sempre più spesso dall’inizio di questa crisi?’.
Sopraffatti e sconvolti. Giusta o errata osservazione? Per chi ci vede dall’esterno è giusta. Per noi che ( tuttora) brancoliamo nel buio ( interno )  no. Ecco perchè iniziative a due, tète a tète, tra figlio e madre, pur con qualche intento non male, che altro possono apparire se non nostalgia d’una  passata grandezza oramai  alle spalle?
Al punto che staterelli ( nel senso: messi assieme non ne fanno uno buono)  nell’orbita dell’uno o dell’altro, con tutte le loro inconfessabili magagne, già si scervellano a mettere paletti, patetici paletti, demagogicamente consentiti dalla pletorica assemblea di Strasburgo, tarpando l’ ali alla sempre meno leggiadra Europa. Infatti, se a tesser trame sono i soliti due o tre con l’ausilio dei mignon lillipuziani, che altro possiamo aspettarci dal nostro ( prossimo) futuro  se non di fare  la fine di Gulliver?

Forse, siamo lontani anni luce dal capire che, qui , non si gioca il futuro di uno, di due o di tre,  ma di tutti. Non d’un singolo Paese, ma d’una nuova Nazione. Che sta allontanando gli altri. Tutti gli altri. Che si  stanno  rendendo conto che non è più qui il centro del mondo.

SPORT E ALTRO. E’ partita la Bundes. A tutti i costi, per fare i primi della classe. In un agone surreale. E chi lo dice che non sia proprio questo il modo di allontanare  la gente da una visione dell’ sport agonistico non più attuale. Nel frattempo, imperterrito, prosegue il calciomercato.
Con tutti quegli spostamenti che sembran truppe di un esercito virtuale. Diciamo questo con la morte nel cuore. Perchè lo sport è il nostro diletto. Con i suoi eroi presunti che davanti a quelli veri, spavaldi di fronte al virus assassino,  si sono mostrati poca cosa.

Occorrerà balzare all’indietro.  A quel Ginettaccio di Ponte Ema che  sulla strada ha sfidato il più grande di tutti i tempi, e fuori della strada  anche la morte. Per salvare creature umane. Circola su Sky tal Federico che, come l’aedo  Omero nei suoi giorni ciechi, va raccogliendo miti da rammentare ai giovani.
Strano che tra i tanti già scelti non abbia inserito ancora quello che tra i miti dello sport moderno pariglia con pochi. Due o tre. Non di più. E non  perchè di itali pedalatori si tratta. Intendiamoci, però, il Ginettaccio  abbinato all’Altro, perchè è in coppia che hanno ridato orgoglio al loro popolo umiliato da una guerra disastrosa  che tuttora presenta l’amaro conto.  E all’Europa la ‘borraccia’ più credibile  per come riallacciare fili strappati tra popoli avversari ma non nemici dello stesso Continente. 

 

SEB,  TEDESCO ATIPICO. Un tedesco atipico, di quelli che speriamo possano prendere in mano il futuro del loro Paese strappandolo al passato , sta per lasciarci. Lasciarci, perchè per ‘noi ’ la ‘rossa’ è la nostra ‘famiglia’, dove chi entra a farne parte, poi,  per sempre resta. Infatti nel Belpaese alle famiglie,   piace tuttora  assomigliare più  alle ombrose querce mediterranee  che ai  fragili pioppi scandinavi.

Che una volta fatte e cresciute non s’abbattono più. Restano. Con le loro luci e le loro ombre. Con i loro momenti belli  o meno. Basta fare un salto  alla ‘ casa’ della ‘rossa’ , a Maranello, per toccare con mano questa verità. E quando sotto gli occhi si sgranano i volti dei driver del passato per ognuno batte un ’palpito speciale’.
Non conta aver vinto questo o quello, che di tituli la ‘rossa‘ abbonda, ma avere lasciato la propria impronta. Col cuore, più che col piede. Perchè è dentro quel cuore che trovano memoria eterna i figli della ‘rossa‘.  Niki quanto Jean, Giles quanto SchumiFelipe quanto Fernando.
L’unico rimpianto è che in quell’elenco manchi Ayrton, che di rosso si sarebbe vestito l’anno dopo  se non fosse finito contro quell’incolpevole  muretto della pista di Imola.  E se Seb ,nel 2021, 33 anni, non vestirà più di rosso,  rosso resterà, mentre al suo posto salirà il divino Carletto ( 22 anni) con  (  al fianco) il giovane Sainz ( 25 anni).

Ripartirà anche la Serie A. Per non affogare nei debiti, come del resto le consorelle  delle altre leghe, tutte ( più o meno) sottoposte alla legge dei media, locali o internazionali. Bisognerà però, secondo quel ministro che di tutto sa fuorchè di sport, non si segnali manco un infetto. Altrimenti stop, e tutti sotto la doccia, di casa. Come tutto ciò possa verificarsi, forse, stavolta, manco Eupalla lo sa. Ma tant’è.
A margine, il Paolo ha sbattuto la porta al fondo sovrano padrone di Milanello; mentre l‘Ibra scalcerà qua e là nella solitudine d’un impianto tra i più belli al mondo. Era sceso dalla fredda Scandinavia per una questione di cuore, potrebbe  andarsene per una questione di … programmi. o meglio, di danari.

Un pensierino per la Beneamata di cinese vestita. Si dice che sta passando il bomber Lautaro al Barca, per via dell’insistenza dell’argentino di ceppo recanatese, che quando batte i piedini e strilla è peggio d’un imberbe da poco nato. Fosse così l‘Adani mentore di Sky avrebbe colto l’aruspicia.
Tuttavia, visto che ancora non tutti giochi sono fatti, considerando inoltre lo scompiglio che sta portando il virus nelle casse dei big d’Europa comprese, non è che se il cinese volesse mettersi le scarpe a punta ( per far vedere finalmente chi è)  ad essere accontentati non siano quei due  scannati , dapprima, di Moratti, eppoi, di Bonolis? Che tradotto, vorrebbe dire: Messi e Lautaro sì, in coppia, ma a Milano.
Pian piano stanno ripartendo anche gli altri sport. Che non son figli della serva di Zoffoli. Il Greg campione del nuoto, intanto, ha mollato il vecchio maestro, per accompagnarsi al nuovo, specialista di gare di fondo. Perchè è negli 800, 1500 ( piscina) e 10 mila ( aperto) che il Greg all’agone di Olimpia vuol ornarsi d’oro.

I ROSSO TOGATI. Abbiano fatto appena tempo a formulare la domanda che subito ci è arrivata la risposta. Insomma. Questi  Germani, vogliono o no l‘Europa? Un ‘Europa libera, democratica, solidale e ( meglio ancora) lungimirante? La vogliono o no? Ad ascoltare gli alti vertici imperanti sembrerebbe di no. Proprio di no.
Andiamo con ordine. La sentenza della Corte costituzionale tedesca ( BVerfG) del 5 maggio scorso ( ci soccorre il Sole24Ore) ha preso tre obiettivi con un sol colpo. Ha definito ingiustificabile il quantitativo easing perseguito dalla Banca centrale europea(Bce), a partire dal 2015, con il Pubblic Sector Purchase Programme (PSPP), gettando un’ombra sul suo attuale programma anti-pandemico.
Inoltre, ha giudicato ‘ultra vires’ ( al di là dei suoi poteri) la sentenza 2018 della Corte di giustizia europea( Cge), che aveva considerato il PSPP compatibile con il mandato dellaBce; ha criticato il governo tedesco e il Bundestag per non avere difeso gli interessi dei risparmiatori, banche e assicurazioni della Germania che, per anni, avevano messo sotto accusa Mario Draghi di averli danneggiati per avere azzerato i tassi d’interesse a vantaggio dei paesi debitori ( come l‘Italia).

Non intendiamo entrare nel merito di norme da legulei d’Oltralpe. Affari loro. Ci corre l’obbligo invece di soffermarci su quanto va facendo quella combriccola di togati che, nella forma sembrerebbero pure rispettabili, ma che nella sostanza fanno  tornare ( per più ragioni) orribili  brividi lungo la schiena. Che fanno mai, codesti rosso togati? Intanto, è dagli anni Novanta del secolo scorso che usano sentenze per contrastare, con sistematicità e continuità, la visione sovranazionale dell’Europa.
Che non masticano, per nulla. Perchè, a dir loro, non trova legittimazione democratica. La Ue sarebbe una ‘ organizzazione che deriva dalla volontà degli stati nazionali che l’hanno costruita’. Nella sentenza sul trattato di Maastricht del 1993, il BVerfG precisa che ‘il Bundestag deve mantenere compiti e poteri di peso sostanziale ( in quanto) il Parlamento europeo ha solamente un ruolo di supporto nel fornire legittimazione all’Ue‘.
E così via. La sostanza è che nella visione della BVerfG convergono sia le teorie stataliste che costituzionaliste della tradizione tedesca. Lo stato costituzionale è la condizione irrinunciabile per la preservazione della democrazia e ( udite, udite) per la difesa dell’identità del suo popolo. I rosso togati, insomma, sono le  vergini vestali messe nel tempio per accudire al sacro fuoco della germanità. Idee, che ci fanno volare all’indietro nel tempo.
A quella volontà d’imporsi sul mondo, trovando invece massacri, distruzioni e orrori, tanti, imperdonabili, come quello ( che nessuno potrà mai mendare ) di ‘ trasformare in un fil di fumo‘ gli occhi benedetti di tanti fanciulli. Su questa strada, aspettano ogni inciampo per saltare sulla ribalta. Protetti dai loro ‘ scafandri ideologici‘ che gli impediscono  di capire la diversità sostanziale tra la vicenda tedesca e l’integrazione europea.

Chiaro è che, a questo punto, le soluzioni possono essere poche. La migliore sarebbe quella che la parte ‘ evoluta‘ della Germania si ribellasse ai diktat togati, e li mandasse a ripassare almeno l’ultimo  secolo di storia patria. La peggiore, quella che gli stessi europei, statalisti e non, vittime  tante di tanta nefasta ottusità, con cui  hanno un conto secolare ancora da saldare, si decidano ad estromettere dalla Ue proprio quei togati e quanti ancora li sostengono. Di questi signori ( e dei loro fans) che vanno in  guerra con le fanfare tornando poi  sotto altre ecatombi, ne abbiamo piene le scatole. Non ci è bastato avere  legato già  una volta il nostro al loro destino ?

 

MA VOGLIONO O NO  L’EUROPA? Non vogliamo neppure pensare  che tutto quello che c’è stato  (neppure ) 80 anni fa, pur nel rispetto di lutti e macerie su fronti diversi, sia rimasto nelle simpatie dei Tedeschi. Non di  buona parte dei Tedeschi.
 Ma solo di quella miserabile schiera che in certi eventi storici sa sopravvivere perfino ai suoi orrori. Capita ovunque. In ogni famiglia. L’importante è che quella miserabile schiera sia relegata armi e bagagli al passato e non riesca a trovare più influenza  e peso sulle decisioni che segnano le epoche , presenti e future a nome e per conto di un popolo.

Non ce vogliano coloro che un tempo chiamavamo ‘barbari‘, ma a volte ci assale il sospetto che tutto sto accantonamento non si avvento. Come avrebbe dovuto. Totalmente, anche perchè è solo così che le ‘ colpe dei padri’ non cadranno ‘ sui loro figli’. Resta il sospetto che qualcuno abbia ancora presa su quella scena, tirando i fili di  questo e quella, costringendoli a recitare un ruolo che convince sempre meno. Per non andare per le lunghe: la Germania, questa Germania al potere, rappresentata dalla signora Cancelliera, vuole o non dar vita ad una nuova nazione che possa andare dalla Scandinavia al Bosforo, dalla penisola iberica a quella balcanica?
Lo vuole? Ebbene,  se lo vuole come può dar luogo a sentenze come quella della Corte tedesca sulla Bce ? Che avrà pure ( a sentir loro)  un fondamento, ma che espressa col tono perentorio del padrone d’un tempo alla servitù d’oggi, evoca un mai sopito terrore.  E’ auspicabile  che la Bce mantenga il dialogo e il rispetto delle istituzioni, facendo pervenire ( non si sa come) alla Corte quanto richiesto, peraltro frutto di valutazioni già copiosamente fatte in Bce, e che sembrerebbero trovare un appoggio indiretto nel presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che si adopererà a far tutti contenti, l’Eurozona e la Corte tedesca. Di certo, la lotta è aspra, si vede, interna e non , e per nulla scontata.

Intanto arrivano previsioni e primi dati post seconda fase pandemica. Eurozona a -7,7% e Italia -9,5%; mentre la Cina segna ( audite!)  un surplus commerciale intorno al +3%. Detto così, con solo qualche isolata cifra a disposizione, sembra ( a ciacole)  che a prenderla nel sacco pandemico sia tutta l’Europa (  Germania e staterelli attigui forse  esenti), la Gran Bretagna dell’immunità di gregge e gli Stati Uniti del cow boy ancora in sella. C’è chi sostiene che questo più un virus, sia stato un conflitto bellico senza soldati nè  bombe atomiche in campo. Fosse così, d’ora in poi,  al levar dell’alba,  che altro ci resta da fare se non  volgere li oculi  verso  Oriente per omaggiare  i nuovi padroni del sole che sorge?

Dalla Germania arriva anche quel raggio di sole che libera dalla quarantena il campionato di calcio. Ancora una volta sembra tutto dovuto ( formalmente) alla signora Cancelliera, in realtà i ’tugnini’ se non si affrettano a dar corso al loro maggior torneo calcistico, rischiano di vederselo ridimensionare di non poco da un giorno all’altro.  Come potrebbe capire alla planetaria Premier o alla Liga dei due Panda. Che, a quel che pare con l’affare Messi-Lautaro-Messi, sembrano i nobili Trao del Mastro don Gesualdo, che vorrebbero questo e quello come ai vecchi tempi, ma che più nulla possono ( o quasi) con i nuovi.
Aspettiamo il responso post pandemia. Che non dovrebbe trovare in posizione ideale, manco la nostra Serie A, che dovrebbe partire a breve, ma che intanto potrà solo allenarsi. Saltare la fine, potrebbe voler dire un salasso in termini ( soprattutto) di diritti tivù ( davvero) insostenibile. Tale, sempre con la speranza di errare, da farci ripiombare all’età  in cui dei legionari davano calci ad una vescica gonfiata per trascorre i momenti di tregua.

Fatto anche il calendario del ciclismo. D’accordo che non era semplice , come non è ancora del tutto certo, visto che a dar ordini è il misterioso virus cinese. Comunque, tanto per dire che in Europa prima si fanno i cacchi loro e poi gli altrui, hanno messo il Tour dal 29 agosto al 20 settembre, e il Giro dal 3 al 25 ottobre, in contemporanea con la Vuelta, dal 20 ottobre all’ 8 novembre.
Che da noi a dirigere s’infilino sempre i peggiori, i cosiddetti incapaci, lo sappiamo dai tempi dell’infanzia; abbiamo quindi imparato a difenderci da soli, come quei medici ed infermieri che pur di sacrificarsi non hanno voluto mancare a dare di sè una prova di dignità e valore. All’altezza di un Paese che non sa farsi rispettare. Per quello che è  e non per quello che vogliono farlo apparire. In breve, fate come noi che del Tour 2020 non ce ne fregherà niente, proprio niente. Perchè quel che aspetteremo sarà solo e soltanto  il fruscio di quelle ruote che  qui, più che altrove, Tour compreso, scivolano leggere tra ali di gente in festa con sempre negli occhi i più grandi campioni di sempre.

Passiamo agli stadi. Chè da  quelli, una volta messo in cantina il virus, dovrà ripartire il calcio. La situazione non è rosea, anche se è  la ‘rosea’  che non li molla un attimo. Genoa e Samp hanno restyling in corso; la Viola vorrebbe farsi un Franchi nuovo, ma tanto si fa per far perdere la voglia di farlo mister ComissoInter e Milan, trattano; Bologna, lavora a progetti definitivi; Spal, uno dei pochi da poco riqualificato;
Sassuolo, stadio di proprietà rifatto; Juventus, come per il Sassuolo, con un impianto moderno e che ha il solo difetto di essere limitato nei posti; Lazio e Roma, tutto  demandato alla volontà  degli dei; Verona e Brescia, non hanno vincoli ambientali e sperano; Udine, unico buon esempio; Cagliari, sede provvisoria; Lecce, già fatto un restyling; Napoli, ristrutturato l’anno scorso; Torino, s’accontenta dell’olimpico ‘Grande Torino’

Da due mesi, assicura la ‘rosea‘, in Lega si sta lavorando per il futuro. Il calcio italiano chiede una brusca accelerazione sul fronte infrastrutture e chiede al Governo aiuti concreti agli imprenditori che sono pronti a crea un qualcosa che servirà, di sicuro, al clubma che porterebbe benefici economici anche ( e soprattutto) alla città. Tutto  chiaro, eppure i ’bacucchi’ vecchi e nuovi e di generi diversi, faticano da matti a capire. E fare.

TOGLIAMOCELO DAI MARONI. ‘ I debiti vanno pagati’ dice Carlo Messina, ad di Banca Intesa Sanpaolo,  che lancia l’allarme sui ‘ livelli eccessivi di rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo’ dell‘Italia. Per questo la priorità è mettere in campo ‘ tutte le iniziative possibili’ per realizzare ‘ un progetto Paese che preveda interventi a tutto campo, con cinque manovre importanti’. Eccole: il lancio di bond sociali ‘ creando le condizioni affinchè gli Italiani si convincano a spostare una quota della loro ricchezza’, riportando capitali in Italia, utilizzando pare del Tfr, valorizzando il patrimonio di Stato e Regioni, sbloccando gli investimenti pubblici.

L’argomento è vasto. Ma decisivo. Se non altro per ‘toglierci dai maroni’ i ‘ sicari’ dello spread che ad ogni nostro spiffero alzano e abbassano la cifra. Intimorendo. Paralizzando. Da sempre  ci chiediamo  qualcuno che,  rimboccandosi le maniche come Diocomanda, voglia toglierci dal collo  questa insopportabile  spada di Damocle. Se non siam tratti in inganno,  l’iniziativa di Messina, sembra esaudire l’auspicio. Di certo la sua appare  un’eccezione, che ( proprio per questo) sarebbe stolto far transitare nei limpidi cieli del Belpaese  quanto la   cometa di Halley. Visto che sarà  meglio non fare troppo affidamento sulle soluzioni attualmente in discussione sui decadenti tavoli  bizantini d’Europa.

Ce la faremo a  riportare a più miti consigli il mostriciattolo?  Messina indica cinque ( epocali) manovre. Altre soluzioni ( per lui) non esistono. Del resto ( audite, audite! ) l’Italia è ricca molto più dell‘Olanda e della stessa Germania. Stiamo parlando di ( oltre)  10 trilioni di euro, tra risorse delle imprese e risparmi delle famiglie. Il problema è che solo una minima parte sono investiti in titoli del debito pubblico italiano. Infatti solo il 4% dei titoli di Stato sta nei portafogli delle famiglie nostrane. Di qui, però, può partire la riscossa. Per Messina, bancario, va messo a punto un ‘nuovo strumento finanziario’ che aiuti a reggere l’urto dei mercati. Occorre quindi convincere chi ha a investire diversamente.
Acquistando bond sociali, per far salire dal 5 al 20% la parte del debito pubblico controllata dal risparmio privato italiano. Con rendimenti competitivi, sgravi fiscali, scudo penale per chi trasferisce capitali dall’estero trasformandosi da esportatore di capitali in propulsore della ripresa e dell’accelerazione della crescita italiana. Ci sono (circa) 2oo mld di euro dei risparmiatori italiani che fanno la fortuna altrui, Orange in prima fila.
Uno sforzo  non campato in aria, anche perchè chi  dice che credere nel Belpaese  piuttosto  che nei Barbari predoni non sia la cosa più lungimirante  (oggi) da fare? L’opportunità s’è creata. Sfruttiamola. Del resto quei balconi tinti di tricolore,   che altro cantano  se non l’orgoglio  d’un grande popolo   niente affatto intimorito  da quel  furbetto di Coronavirus  inviatoci  in dono da un’ambiziosa tirannide  dell’ Estremo Oriente?
Altra manovra è l’accantonamento dei 26 mld annui di Tfr:  perchè non  consentire che  una parte  venga investita in titoli pubblici esentasse? Inoltre: perchè non lanciare un piano per la valorizzazione del patrimonio dello Stato e degli Enti locali, allegerendo il bilancio statale e avvicinando i cittadini ai  loro tesori?  Da ultimo: che s’aspetta a sbloccare gli investimenti su più fronti?  Dove ci sono già 150 mld di fondi pubblici contabilizzati, prigionieri della burocrazia?

Cinque mosse, dunque, suggerisce Carlo Messina, ad di Banca Intesa Sanpaolo.  Ci sembrano assennate. Da approfondire. Fiduciosi. Compatti. Del resto, non è forse qui  che ha il nido l’Araba Fenice ?

( Fonte: Sole24Ore, sabato 25 aprile 2020, pp 2/3)

 

LO SPORT E IL MOSTRICIATTOLO. Chi, tra gli altri, sta pagando un prezzo alto al  Covid rompi 19, è lo sport. Nella sua accezione complessiva e planetaria. Praticamente, dove non son riuscite due guerre mondiali, c’è riuscito  quell’invadente e invisibile  mostriciattolo cinese, capace di spostare un’ Olimpiade e , adesso, tra  altre irrinunciabili rinunce, perfino il sacro gioco  della dea Eupalla.
Fifa e Uefa, proprio nel bel mezzo dei loro anni d’oro,  si trovano a districare sui tavoli  loro situazioni tali da non sapere più  quali santi implorare. Tra l’altro, anche qui, come da noi in politica, protagonisti e comprimari si scambiano allegramente i ruoli generando un casino da tregenda.
L’ Uefa ha spostato al prossimo anno  l’Europeo e non sa come far finire i campionati e le coppe. Anzi, a dire il vero, i campionati, qualcuno se li è già chiusi, per proprio conto, come la Francia e l’Olanda. Mentre,  noi, la Liga e la Premier, continuiamo a rimescolar le carte alla ricerca di  una soluzione che ( allo stato delle cose ) non trova un sol  conforto. L’eccezione, ovviamente, arriva dal popolo degli Ariani, loro, anche qui,  prediletti dagli dei, sempre pronti a salire  laddove agli altri è impedito.
Dicono che stanno per far ripartire la Bundes, come non si sa, ma con tutti quei  soldi che hanno speso in medicina di base, mascherine e ventilatori, una soluzione indolore la troveranno. Certamente. Il problema per loro sarà però quello che dovranno   disputarsela  tra di loro. Come capita a quei bimbi rimasti senz’ altri bimbi attorno,  in quei cortili  tanto  grandi da apparire vuoti.

Due parole anche sul calciomercato. Che, per i media, è  rimasto all’altra epoca,  ante Covid rompi 19. Infatti parlano di trattative, ingaggi, parcelle come se nulla ( nel frattempo) sia accaduto. Messi vuole LautaroMessi , l’argentino con i nonni di Recanati, viziato fino all’inverosimile  (  il suo ingaggio annuale s’aggira sui 40 mln euro ), sta  battendo infatti i suoi magici piedini, pretendendo questo e non quello.  Come sempre .
Qualcuno bisognerebbe però che cominciasse a spiegargli che i felici giorni dell’infanzia sono bruscamente finiti, per lui per altri, mettendolo davanti alla realtà  d’una società di calcio (finora ) ricca quanto  Creso,  ma che  per capire quanto gli resterà in cassa d’ora in avanti dovrà aspettare che passi la terribile  tempesta.   A quanto pare, capace di rimescolare  carte e uomini  a piacimento.
Che tradotto, vuol  dire: stante  dalla conta ( planetaria) dei primi danni e che la Beneamata non è la serva di Zoffoli, che succederebbe se il cinese di Milano decidesse di mettersi  le scarpe a punta ? Chi dovrà metter  mano alle valigie:  il sor   Lautaro o il sor  Messi?  Si aspetti,  quindi, prima di fanfalucare come ai vecchi tempi, che passi la terribile tempesta, poi, si vedrà chi potrà  soddisfare certi capricci   e chi no.  Barca compreso.

AGGIORNAMENTO CORONAVIRUS. (30/04/2020 09:12) In Germania sono ormai più di 159.000 i casi di Coronavirus e 6.288 i morti a causa della pandemia. Gli ultimi dati dell’Istituto Robert Koch parlano di 1.478 nuovi casi, rispetto ai 1.304 confermati ieri, e di un totale di 159.119 contagi. La Germania segnala inoltre 178 decessi nelle ultime 24 ore. La Baviera, con 42.080 contagi e 1.799 morti, resta l’area più colpita. Berlino registra 5.827 casi e 147 decessi.

Ogni giorno tutti i Paesi d’Europa (e non solo) comunicano i bollettini ufficiali con contagi e decessi. Ma, in particolare sul numero di vittime, quanto sono davvero attendibili Italia, Spagna, Regno Unito, Francia, Svezia, Svizzera e Paesi Bassi? Per la Germania e il Belgio non è possibile saperlo, perché non comunicano ancora i dati necessari a scoprirlo. In base alle statistiche ufficiali, oggi l’Italia è il Paese europeo più colpito dopo la Spagna. Il drammatico bilancio delle vittime, ormai intorno alle 27 mila, è addirittura il più alto. Per capire, però, il reale impatto del virus sul nostro Paese rispetto al resto d’Europa bisogna sapere chi dice davvero la verità e quanto è ridimensionato il numero dei decessi.

RECOVERY FOUND. Per  via delle  divisioni tra i leader dell’Unione Europea, una decisione concreta sulla creazione del Recovery Fund potrebbe non arrivare prima di settembre e di conseguenza il Fondo rischia di non diventare operativo prima dell’inizio del 2021. Questo è l’allarme lanciato da Goldman Sachs  dopo che il Consiglio Europeo ha trovato  un accordo sulle misure comunitarie da adottare per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia.

Fosse vero, il picciol passo in avanti di quei tinconi del Nord potrebbe vanificarsi. Fornendo gioia a quelle tribù barbare che, nate per predare, non  sanno manco cosa vuol dire collaborare. E questo sarebbe grave, molto grave, perchè  come s’è più volte gridato , qui, in ballo,  c’è un Continente, non  questo o quell’altro stato o staterello.  Molti, tra i lupi del Nord, credono d’essere chiamati a fare beneficenza, stoltamente, perchè di beneficenza qui non c’è mano l’ombra. Qui c’è un pericolo, grosso, raro, di quelli che si presentano ogni due o tre secoli, quando ‘ magistra vitae’ chiama per decidere se tracciare una via o l’altra.  Inutile ripetere che da soli, qui, non si rimedia più una ramazza.
Più che un Continente, qui, s’è rimediato un Hemmental, sforacchiato a destra e a manca. Che ha fatto schifo e lozzo con l’immigrazione, che sta implorando davanti ad un beffardo virus che non si sa se naturale o costruito, che sta a pregare che non ci sia qualcuno che venga creare rogne dentro le frontiere perchè,  allora, con quell’americano che non vede l’ora di levare le tende, rimarrebbe come Pasquino al sole. Nudo e crudo, pronto ad essere sbocconcellato, triturato, perchè non ha truppa tanto fornita da poter fronteggiare un (eventuale) casus belli (perfino) contro una media potenza. Eppoi, c’è il versante economico. Come fare se ognuno si rialza e parte in ordine sparso?
Tra l’altro, con i nemici già in casa, come quegli orange che si fan tosti e belli con i soldi che riescono a sottrarre ( anche) alle casse degli altri paesi europei? All’Italia, ad esempio, mentre la  Francia, muovendosi finalmente  con coerenza, ha deciso di non ‘ dare più aiuti’ a chi porta capitali nell’avido  paradiso dei Paesi bassi. Meglio tardi che mai.  Sarebbe un parto con doglie, ma provvidenziale. Perchè farebbe intravvedere il termine d’un tunnel durato secoli; qualcosa che, in un tempo remoto, s’è esperimentato, ma con ben altri metodi, con altra gente, minuta e terribile, che calzava calighe e che i nemici  teneva  in vita ( possibilmente)  per esibirli nei suoi  trionfi ai fori imperiali.

Un’ ultima battuta, ( non ce vogliano Savini e Meloni, che la loro parte hanno fatto) ma qui Conte c’è piaciuto assai. Non s’è fatto ramollire dalla parte più  ramollita  dei suoi. Ha scartato il ‘rattoppo’ puntando alla ‘soluzione‘. Ancora sulla carta, tutta da definire, tutta ancora nelle candide mani della signora Leyen, ma pur sempre un ( tentativo) di  ‘soluzione’.

BENEFICENZA O  PERICOLO GRAVE?  I lunghi giorni del Coronavirus obbligano a pensare. A rivedere. A rinnovare. Cose non scontate. Anzi, se ben ci guardiamo intorno, c’è tanto da fare da perdersi d’animo. Mentre la nostra ( e l’altrui ) gente continua a morire. Dicono che la Lombardia stia avendo più morti che nella Seconda guerra mondiale. Non sono messi meglio gli altri, e perfino i Tedeschi, che stanno toccando quota  6 mila decessi nonostante  le disponibilità.

Il pensiero più grande è per costoro, e per le loro famiglie, ma  fa perdere il sonno anche il pensiero del domani. Chi ricostruirà, infatti, su tante macerie? E come? E chi? E l’Europa come uscirà dalla dura prova: un pollaio di più o meno credibili staterelli, o una grande nazione nuova, dalla Scandinavia alla Sicilia?  E la picciola Italia, che qualcuno vorrebbe abbandonare nell’ora ( non tanto ) del bisogno ( ma ) della lungimiranza, come si salverà?
Vero è che ne ha passate talmente tante che il Coronavirus, una volta archiviato, perchè sarà archiviato, checchè ne dicano  le implacabili task force di virologi, sarà a malapena ricordato. Il problema è con chi è come uscirà. Quanto  il venditore di almanacchi, del diman  non vogliam certezza. Se altri la vogliono,  si facciano avanti. A noi basterà sapere se quelli che sopravviveranno vorranno marciare con noi o senza di noi. Dopodichè ci regoleremo. Anche perchè i nostri vecchi non ci hanno sempre detto: meglio soli che male accompagnati? Intanto cominciamo a dare un’occhiata alle forze in questa presenti. Nostre e altrui. Per farcene una migliore cognizione.

Dalla morsa del Coronavirus vorrebbe sottrarsi anche lo sport. Nel suo insieme. Anche se a starnazzare di più è il calcio. Con i suoi miti più falsi che veri. Come di quei tizi che se ne son volati via dall’Italia, andando a riparare chissà dove, visto che quel lesto mostricciattolo  s’appresta a volare anche nelle loro terre natali. Ci sovviene quel pretestuoso Pipita, che di tutta questa folla di anti eroi è diventato il campione conclamato.  Baci e abbracci, caro Pipita , ma adesso stia il più lontano possibile!

L’EUROPA  IN ORDINE SPARSO. L’Europa che avanza in ordine sparso. Poco convinta, poco disponibile ad elaborare una visione d’insieme che metta il Vecchio Continente in grado di competere con gli altri Continenti. Chiaro è che stante così le cose, con paesi e paeselli che recalcitrano  nell’andarsi incontro l’uno all’altro anche in momenti decisivi come questo, un gran futuro non ci può essere. Non occorre, per questo, fare un salto ad Elfi o a Cuma, per interpellare  gli antichi oracoli.

La ‘mazzata’ ( più o meno voluta) arrivata dall‘Estremo Oriente non ha messo in ginocchio il gigante comunista, sta invece mettendo in serie ambasce il gigante americano e sta  buttando fuori dal ring planetario la leggiadra Europa. Che fin a neppure  secolo fa contava resti importanti dei suo imperi e che, oggi, davanti ad un virus di strana genia, affrontato in ordine sparso e con sorprendete leggerezza, sia in fase di prevenzione sia in fase di cura ( Germania, inclusa), mostra tutta la sua fragilità.
Che però non spaventa più di tanto. I nordici se ne vanno col tran tran loro; gli Inglesi prima sragionano sul pericolo poi se ne accorgono, ma tardi, pagando un altissimo tributo all’immunità di gregge; i mittle europei, più o meno, con pochi distinguo, s’arroccano intorno alla  odiata- ammirata  ( vecchia o nuova?) Germania; La Francia  oscilla tra il dire e il fare ispirata dal  suo ancor giovin presidente, fermo però ai tempi del liceo; gli Iberici, travolti dall’inattesa e terribile tempesta, cercano di fare come possono, certo, lasciando sul campo ( come l’Italia) una dolorosa coltre d’uomini e donne senza vita.
Questa è la cronaca. Che, da qualche decennio, si ripete. Fatalisticamente. Ad esempio, al cospetto dell’epocale ondata migratoria. Anche qui affrontata ‘ ognuno per proprio conto‘, spargendo i semi d’un qualcosa di cui si fatica a prevedere gli sviluppi. Salute, immigrazione, dunque, ma pensiamo un po’ se dovessero arrivare anche problemi alle nostre frontiere?
Problemi che noi dal 1945 abbiamo messo nel dimenticatoio, ma che non è detto ci abbiano esentato dal ritrovarceli. Basta anche guardarsi attorno. Dai Balcani l’ammonimento è ancor recente; dall’Ucraina  ancor di più; dal Nord Africa è affare in corso  e così via. Poniamoci una domanda ( speriamo mai incombente) davanti a certe situazioni belliche  qual reazione opporrebbe la leggiadra Europa?

Qual forze metterebbe in campo?  In ordine sparso o come Sparta e Atene contro la Persia ? E se in ordine sparso, con quale possibilità di uscirne indenne ( o  vincitrice)? Il tema è talmente vasto che qui possiamo solo raccoglierne qualche briciola. Con un confronto   significativo   non tanto con  le grandi potenze ( Usa, Cina e volendo  Russia), che quelle son fuori portata d’ogni ‘singola’ forza armata europea,  ma tra  la Francia e la la Turchia, potenza regionale.

 

FORZE ARMATE  FRANCIA vs TURCHIA.

FRANCIA. ” Con la Gran Bretagna che, uscita dall’Unione europea, assume una posizione ’a latere’,  e la Germania che vede la sua posizione non più così granitica ( nel senso che sta riavviando il riarmo, ndr), la Francia punta ad essere la leadershipmilitare in Europa.
L’ Armèe dell’aire che sta completando un processo di ristrutturazione che la porterà all’Horizon 2020 a una prima linea di combattimento su 185 macchine mentre rimarranno sostanzialmente invariate le altre linee ( addestramento, altri ruoli etc.). Per ciò che riguarda la la prima linea, si assisterà ad una diminuzione dei Mirage 2000 a vantaggio del Rafale, con la radiazione degli M2000N, già avvenuta, e dei Mirage 2000 5F disponibili ( attualmente sono 28) e anche i 2000D, che oggi sono circa 70, di cui 55 sottoposti ad aggiornamento. Arriverà a completamento iniziato nel 2014, con il programma Vision 2019 per ricostruire le Escadre ( stormo)”.

( fonte: Aeronautica&Difesaaprile 2020, pag.70)

TURCHIA.  “Quasi mezzo milione di militari, con 80 mila elementi di carriera e 410 mila di leva, per un totale di circa 700 mila uomini oggi in divisa, a cui si aggiungono circa 185 mila riservisti. Sono questi i numeri attuali delle forze armate dellaTurchia“.  Vediamo le singole armate, limitandoci ( al momento) ad aviazione e forze di terra.

L’AVIAZIONE. La forza aerea di Ankara consiste di oltre 60 mila militari e di circa 1.100 velivoli di vario tipo: oltre 200 intercettori, 200 aerei d’attacco, 440 aerei da trasporto, 270 mezzi di addestramento, 440 elicotteri, di cui 65 da attacco. Il comando aereo turco dipende sempre da Izmir. L’armamento di base è composto da 240 F-16 Falcon, che la Turchia continua, in parte, a produrre su licenza. Gli AWACS  a disposizione di Ankara sono invece 4, mentre i grandi aerei da trasporto truppe sono 15, a cui s aggiungono A400M e Transall C160 in fase di co-progettazione con i partner europei e atlantici.
Le tipologie di UAV  prodotte dalla Turchia sono 7. Di queste, 4 possono essere armate con missili Hellfire o con il turco Rooketsan Cirif. I satelliti, tutti ad alta risoluzione, sono di fabbricazione nazionale, come i Gokturk-1 e 2. Si tratta di oltre 15 elementi, ma i dati sono ovviamente incerti e, ovviamente, tutti gestiti dal MIT, il servizio segreto turco. La formazione di base delle forze aeree turche attuali è di 19 squadroni da combattimento, 1 squadra riconoscimento, 6 battaglioni di addestramento, 6 squadre per il trasporto, 1 squadrone per il carburante, 8 squadre per i missili terra-aria.
E ANCHE LE FORZE DI TERRA. Le forze di terra rappresentano il 30% dell’intero sistema di difesa turco. Si tratta di circa 320.000 tra ufficiali e soldati. I mezzi a disposizione sono oltre 3.700 carri armati, 7.600 veicoli da tra- sporto armati, 820 sistemi di lancio per i missili. Il quartier generale delle forze di terra del meridione si trova a Izmir. Dal 2004, la stessa base ospita anche l’ACC della NATO, prima situato a Napoli. A Izmir ha anche sede il comando della Forza di pace turca per l’Egeo. 

( fonte: dal libro di Marco Giaconi ‘Le guerre degli altri’Paesi Edizioni) 

 

 

UN POPOLO INDEBITATO. “Gli Olandesi? Un popolo indebitato. Ci sono dei numeri e un carteggio che il presidente del Consiglio Giuuseppe Conte e il ministro delle Finanze Roberto Gualtieri,  farebbero bene a portare al prossimo vertice europeo sulle misure straordinarie per fronteggiare lo shock economico del Coronvirus. I numeri sono quelli che mettono a confronto il debito del settore privato in rapporto al Pil in Italia e in Olanda e che inchiodano i Paesi Bassi a una scomoda posizione”.

Così il Sole24Ore, venerdì 17 aprile. In una ‘indagine’ che smaschera i ( cosiddetti) ‘duri e puri’ del Nord , loro al guinzaglio come asburgici e finnici del novello reich germanico, che i miopi con protervia continuano a non vedere. Smaschera in che senso? Nel senso che nelle ‘terre basse’ sono afflitti da una situazione che il governo dell’Aja tende ‘a dimenticare’ visto che ‘scaraventa’ quel profumato Paese ai primi posti d’una ( misconosciuta ) classifica negativa tra gli Stati membri dell’Unione.
Che sarà bene rendere nota, anche perché non possono essere note solo le classifiche che riguardano noi, con quegli spread brandeggiati  dagli Orange&soci  sulle nostre teste come le scimitarre del feroce Aladino. Che non fossimo i peggio lo sapevamo, ma che i peggio debbano venirci a fare non solo danni ma anche la morale, questo no, proprio non ci sta! Ovvio, che per andare in guerra occorrono guerrieri audaci, che se di questi ne conti pochi soprattutto laddove si comanda, puoi solo sperare di ridurre al minimo la furia demolitrice del nemico.
Detto questo, vediamo in che mare di guai sono piombati gli agguerriti  ‘nemici’ del Nord. Partiamo dai dati. Un bollettino del Central Bureau voor Statistiek ( Cbs) il 7 aprile scorso ha certificato l’indebitamento di quel Paese. In cui, il debito pubblico è sceso nel 2019 al 48,6% del Pil, un dato che farebbe apparire l’Olanda un paese più che esemplare. E tale continuerebbe ad essere considerato se non si fosse scoperto ( si fa per dire) il dato relativo al settore privato nel suo complesso, e che sia pur in lieve discesa rispetto al 2018, tocca quota 231,00 % del Pil  ( contro il 107% dell’Italia).
In particolare il debito delle società non finanziarie si attesta al 132,3% del Pil, mentre in Italia è fermo al 66,1%. In Olanda l’indebitamento delle famiglie è pari al 98,7%, mentre in Italia è fermo al 41,2% del Pil.
Cifre, come si vede, nettamente migliori ( ad eccezione del ‘drammatico’ debito pubblico) rispetto a quelle messe sul tavolo di trattative epocali dai bravi fiorai delle ‘terre basse’. Ma non basta. Anche il dato sul rapporto tra debiti e reddito disponibile delle famiglie, diffuso dalla Bce, certifica il divario. In Olanda il rapporto è del 193%, ovvero  il più alto della Unione, mente nel Belpaese il ratio è del 61,3%. In valori assoluti le famiglie olandesi sono indebitate per 46.584 euro pro-capite, le italiane per 12,163 euro.

Chiaro, annota con l’abituale ‘onestà intellettuale’, il Sole24Ore, che queste cifre possono dire tutto nulla. Se si potesse evitare di sovrapporle all’andamento del mercato immobiliare olandese. E’ qui, infatti, che son drizzate le antenne del European systemic risk board, nato nel 2010 con il compito di esaminare i rischi sistemici che possono danneggiare l’Area euroDopo il Coronavirus,  un toccasana. 
Nel 2016 l’Esrb ha realizzato uno studio sulle vulnerabilità sistemiche relative agli immobili residenziali della Ue. Le conclusioni sono state una sonora bocciatura per i Paesi Bassi. Gli analisti Esrb hanno riscontrato un elevato indebitamento delle famiglie, con una quota significativa gravata da mutui superiori al valore delle abitazioni. La vulnerabilità del mercato abitativo è può essere fonte di rischio sistemico per la stabilità finanziaria.
Della situazione, tale Rutte, guida dell’esecutivo orange, nonostante che il Comitato esecutivo europeo sia tornato all’attacco  e l’Esrb abbia stigmatizzato l’inezia olandese, continua amabilmente a fare spallucce.  Magari coprendo, come tutti i malevoli di questo mondo, le magagne proprie inventandosene altre.
Qualcuno, ovviamente, interessato a mantenere in vita quell’ indecente paradiso fiscale,  acconsente. Molti, anche dalle nostre parti e il gioco è fatto. Intanto, dal 2016, i prezzi delle abitazioni hanno continuato ad aumentare provocando sacche di sopravalutazione nelle grandi città.

L’indebitamento elle famiglie vene erogato da istituti bancari: Rabobank che è esposta per 189 mld euro ( 21% del totale), Abn Amro per 149 mld euroIngg per 112mld euro. Una enormità. Il problema, quindi,  c’è, eccome.

CONCLUSIONE. “ Eppure sui tavoli europei – conclude la coraggiosa e pregevole inchiesta del Sole24Ore- il convitato di pietra resta sempre e solo il debito pubblico”. Chissà perché? Chissà perché anche dalle nostre parti sono in tanti quelli ‘ disposti’ o ‘rassegnati’ o ‘ menefreghisti’  ad accettare  ‘condizioni più o meno velate’ ? Invece di cercare il modo di toglierci di dosso ( una volta per tutte)  quel debito pubblico che in mano ai sicari dello spread  diventa una coltellata al cuore del Belpaese ad ogni levare del vento, trascinando  nella  malasorte anche il Vecchio Continente. Che senza l’Italia, checchè ne dicano nell’Altrove, è zoppo. O meglio, solo una rissosa e malevola accozzaglia di comprimari. Che nulla ha appreso dal passato. Del resto come poterono  le  poleis greche  spegnere i loro sogni finendo , dapprima, sotto il tallone Macedone, eppoi, sotto le calighe Romane?

BIBLIO. L’inchiesta, Primo Piano, Roberto Galullo/Angelo Mincuzzi, Sole24Ore, venerdì 17 aprilepag.11.

 

 

Ti potrebbe interessare anche...