Non solo sport. L’aria fritta di John Elkan. Gli ‘asini’ del Sol Levante. Le Coppe europee in pista di lancio.

Non solo sport. L’aria fritta di John Elkan. Gli ‘asini’ del Sol Levante. Le Coppe europee in pista di lancio.
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LA CRONACA DAL DIVANO. L’intervista a John Elkan, il razzolar male degli ‘asini’ del Sol Levante, le Coppe in pista di lancio.

Se si vuol capire il perchè la ‘rossa’ stia sempre più sprofondando, basta gettar l’occhio sull’intervista rilasciata alla ‘rosea’ dal successore dell’Avvocato, 44 anni, nato a New York e laureato in ingegneria al Politecnico di Torino, presidente di Exor, la holding controllata dalla famiglia Agnelli cui fanno parte anche Juventus e Ferrari.

Per lui  tutto va bene così com’è. Monsieur Candid  non gli farebbe un baffo. Innanzitutto la Ferrari che ( nel suo insieme) gode di  ottima salute. Quel drago del Camilleri ha qui ottenuto risultati industriali  da far schiattare di rabbia i concorrenti: dai cinque nuovi modelli alla gestione dell’emergenza sanitaria fin al Back on Track che è un esempio al Mondo sul come tornare al lavoro in sicurezza in presenza di Covid-19.
Mentre quell’altro drago del Binotto, figlio della ‘rossa’, alla guida della Scuderia da un anno, ha tutto quel che serve per aprire un ciclo vincente. Già, ma da quando? E come?  ‘ I tifosi- dice – stanno soffrendo quanto noi. Per questo è bene essere chiari e onesti con loro. Ci aspetta un percorso lungo. Quando Todt aprì nel 2000 quello storico ciclo, venivamo da un digiuno che durava vent’anni, dal 1979 … L’importante come allora è lavorare in pista e fuori pista, in maniera coesa, costruire passo dopo passo la Ferrari che vogliamo’.
Un percorso lungo? Vent’anni di digiuno? Lavorare in pista e fuori pista?   Se chiedete un parere ad uno che si sollazza sul divano, direbbe: ‘ aria fritta‘ o anche ‘ aria di Parigi’. Che sgorga spontanea dalla bocca di uno che non sa quel che dire e che fare. Buio. Tenebra. Nell’attesa dell’alba ( almeno) del 2022, alloquando ( forse) non ( solo quelli di Stoccarda ) si saranno stufati di usare la ‘ rossa’ qual zerbino delle piste concesse durante e dopo l’emergenza.

E passiamo alla moto, che anche lì i fenomeni abbondano. In casa Yamaha, soprattutto, che immemori d quello che gli ha portato in saccoccia il maestro di Tavullia,  non appena hanno trovato due imberbi con le ali, hanno pensato bene di congedarlo come un soggetto qualsiasi, abituale, di quelli che nascono ad ogni più sospinto.
Sono alcuni anni che ( ci scusino) gli asini’ del Sol Levante s’ostinano a consegnare catorci alla guida del Maestro, che se fosse messo (  appena appena ) in condizione di competere sarebbe ancora in grado alla sua veneranda età di elargire lectio magistralis.
E finanche di andarsi a prendere quel decimo titulo che gli riserverebbe la vetta dell’Olimpo sportivo per almeno il prossimo secolo. Sì, perchè quello che fa specie, è che a quegli ‘asini‘ del Sol Levante nessuno abbia cercato di far capire che chi affolla piste, schermi, social, vuol godersi gli ultimi spiccioli d’un talento agonistico senza pari.

Non crederanno mica, i samurai, che la gente corra a vedere un Tizio  che parte dal primo abbassar di bandiera per andarsi a fare una scampagnata in solitaria su questa o l’altra pista del mondo? Tra l’altro, sfidando a piacimento  le leggi della natura, per cui oggi c’è domani chissà ?
In ogni caso, come nell’ultimo caso, in Andalucia,  è bastato ritrovare il Maestro su una moto rabberciata alla meglio in agone coi figlioli suoi, per riassaporare il perduto  fascino di questo periglioso sport fatto per gli audaci di  genio e non d’arrembaggio. Per  meritare applausi, non  ripetuti ragli d’asino.

Assegnato lo Scudetto ( 36°), via alle Coppe. Da giocare entrambe in un batter di ciglia. Tanto che improbo è il pronostico. Tutto può accadere. Noi, personalmente, vorremmo che la Dea  del Gasp potesse arrivare in alto, il più in alto possibile.  Speriamo quindi che Eupalla, una volta tanto, per premiare quella gente che ha  tanto sofferto, ci metta la sua mano consentendo quello che sarebbero ( davvero ) il  ‘ prodigio’ del Secolo.

Sul Messi da Recanati non aggiungiamo altro. Aspettiamo. Perchè,  qui, ci sa tanto,  quel che doveva essere fatto è stato fatto.

MARC INFORTUNATO. Moto, calcio. Due occasioni di grande  sport. Nella moto ci sono stati alcuni eventi che scuotono. Il Marc, verificata la tenuta del braccio ferito, ha deciso di rinunciare alla gara. Lasciando campo libero al giovane Quartararo, da scrivere e pronunciare  senza accento abusivo alla francese, perchè a ‘ creare ’ individui non è una carta ma son quei secoli che gli hanno trasmesso il dono.
E’ in quella radice che la pianta ha trovato modo di levare alto il fusto, con tanto di rami, figlie e fiori. Questo il giovane Quartararo non lo sa, o finge di non sapere, ma erra perchè l’essere siciliano nulla ha da invidiare all’essere francese.  Non parliamo, poi, dell’essere italiano, che negli ultimi duemila e cinquecento anni ha scritto pagine fondamentali per la storia del Pianeta. Inarrivabili per altri. Eppoi, quando guarda in faccia ai suoi, che palermitani sono, forse li tratta da stranieri?
Bella riconoscenza, per quello che gli hanno ( di certo) dato! periamo non s’offenda, quando gli daranno del  ‘minghia’.  E comunque sto discorso degli italiani che non vogliono essere italiani, o fingono di non esserlo,  vedremo di approfondirlo in seguito. Perchè non ci garba affatto.

Tornando al secondo appuntamento di Andalucia, orbo di Marquez, con Quartararo in solitaria, a meritare applausi sono ’italiani veri‘ il Pecco, iMorbido e il Vale. I primi due sono stati inopinatamente traditi dai motori, il terzo invece ( caso mai ce ne fosse stato bisogno)  ha una volta di più dimostrato cosa rappresenta per lo sport motociclistico d’ogni epoca. Un unicum inarrivabile.  Da leggenda delle leggende.
Capace alla sua età di tenere testa ai figliol suoi. E basterebbe che quei ‘crucchi‘ del Sol Levante si decidessero a mettergli a disposizione una moto accettabile, per fare il miglior affare della loro storia. Affare senza confini. Altro che ( con rispetto parlando) Marquez, Quartararo, Vinales e quanti vogliano aggiungersi alla  lista! Provare per credere?

ARRIVI E CLASSIFICHE. Nella Moto 3, trionfo del nippo-riccionese Suzuki e terzo posto per Vietti; nella Moto 2, due trionfo tutto tricolore con  Bastianini, Marini e Bez; nella Moto Gp, il siciliano Quartararo davanti a Vinales e Rossi. Nella Moto Gp, classifica dopo due prove: Quartararo 50 punti, Vinales 40, Dovi 26 e Rossi 16.

SIGNORA NONO TITULO. Lo Scudetto, si sa, è da tempo immemorabile uno dei simboli del calcio mondiale. Appuntarselo sul petto vuol dire avere trionfato in uno dei tornei più prestigiosi al mondo. E ques’anno, anche uno dei più anomali.
E’ venuto a prenderselo a suo tempo il Diego re di Napoli, che con quelli ( due)  e un mondiale ha acquisito tituli ( contrariamente a quanti hanno limitato la loro carriera in un solo paese e squadra) sufficienti per  dirsi il più grande di tutti. E’ venuto a prenderselo anche Cr7, che con quello/i può vantare un più completo  palmares rispetto a Messi.

Dietro alla Signora, con tutti i suoi affanni, si sono arrangiate: Inter, Atalanta, Lazio, Napoli, Roma  e Milan. Una bella compagnia. Con meriti e rimpianti. Merito va alla prodigiosa Dea del Gasp che più di così non poteva fare; meriti vanno anche alla buona Lazio dell’Inzaghino che, pur altalenando, e senza coppe, è riuscita a conquistarsi un posto Champions. Non poco, anche se per un certo tratto sembrava voler contendere lo Scudetto alla Signora.
Qualche rimpianto e qualche merito va ascritto alla Roma del sor Fonseca, un distinto signore lusitano costretto a governare una panchina davvero imprevedibile. Così al Napoli del Ringhio, sedotto e abbandonato dal sor Carletto volato a far da comparsa in Premier,  che l’Europa si porta a casa ( unitamente alla Coppa Italia 2020). Rimpianti, invece, e solo rimpianti, per quell’eterno lamentone del sor Conte che non sapendo più a chi dare colpe già sta pensando di mettere sotto tiro i raccattapalle.
La Beneamata aspetta il colpo del secolo. Che  ( solo)  per Marotta è fantacalcio. Ma che a ben leggere i segni sul cielo del Meazza se non è stato fatto è stato ( almeno) tentato. Il padre di Messi che compra casa a Milano non può essere liquidato come un semplice diversivo fiscale.  E chi ci crede? Gatta ci cova?

Sul Milan del Pioli e dell‘Ibra invece torneremo.

VOCI SOLO VOCI ? S’è sparsa la ‘ voce’  che il papà del Messi ha comprato casa a Milano per questioni fiscali. Che sia Milano una sede da ‘questioni’ fiscali giunge nuova. Nuovo invece non sarebbe l’arrivo nello stadio dei trionfi del suo figliolo, probabilmente ’rotto’ dalle beghe catalune, e voglioso di cimentarsi nella terra dei padri che è anche ( nonostante la carenza stadi e qualche incompetente al potere)  la sede del campionato più difficile al mondo, unico abilitato  a rilasciare  la laurea del ‘ più grande d’ogni tempo‘. Lo ha fatto col Diego  divinità  Partenopea  potrebbe provarci anche con lui. In fretta però, perchè gli anni passano.
Quando dicevano che Lautaro voleva volare al Barca, ci chiedevamo:  il rampollo di Suning che siede su un impero fin quando vorrà continuare a recitare la parte del poveraccio? Dunque non Lautaro da Messi, ma Messi da Lautaro. Ed è forse proprio questo che sta accadendo? A noi risulta che sia il Barca ad avere bisogno di danari, e non l’Inter di Suning. Diciamo la verità, l’operazione non solo non ci meraviglierebbe, ma ci costringerebbe ad esclamare: perchè tanta attesa?

Da Messi a Marquez. Il fenomeno cataluno, nell’ultimo Gp, impegnato in una rimonta forsennata, è finito fuor di pista con danni notevoli. S’è rabberciato, ed ha chiesto ( come suo solito) di tornare immediatamente nell’agone. Rischiando per sè e per gli altri. Ovvio. Tanto più che se dovesse ricadere non si sa qual finale di carriera potrà essere riservato ad ragazzo di sicuro grande talento che dopo avere sfidato le leggi degli uomini vuol sfidare anche quelle degli dei.  Glielo concederanno?

ACCORDO STORICO PER LA LEGGIADRA EUROPA?  È finalmente accordo sul Recovery Fund - annuncia la Repubblica - leader europei impegnati in duri negoziati da venerdì scorso, alle 5,32 del mattino, dopo l’ennesima notte di trattative, con gli occhi cerchiati dalla stanchezza approvano per acclamazione e applauso finale il testo di un vertice combattuto fino all’ultimo, che in più di un’occasione è arrivato a un passo dal fallimento e risolto sul filo di lana nell’ennesimo incontro sulle riforme tra Conte e Rutte, guidati da Merkel e Macron.
Può dunque vedere la luce il piano straordinario da 750 miliardi per salvare i paesi più colpiti dal Covid dal tracollo finanziario. Soldi che saranno reperiti da Bruxelles tramite gli Eurobond. Un passo storico per l’Unione, che cambia le politiche economiche del continente al termine di un drammatico summit, che entrato nel quinto giorno di trattative, supera per lunghezza il record di quattro giorni e quattro notti di colloqui del vertice di Nizza del 2000.
Al momento è solo una anticipazione. Da definire in seguito, meglio, nei dettagli. E comunque la  lunga e rognosa trattativa se fosse davvero finita in un accordo, a vincere non sono questi o quelli ma tutti. Certo, qui, qualcosa di nuovo si ( finalmente) destato, a partire dal ruolo esercitato dalla signora Cancelliera per conto suo e della nazione che rappresenta, per comprendere il ruolo della Francia, coerente,  non tentennante come si temeva, ma anche dei frugali e dei sovranisti.

Battuti, tutti, come s’usa dire nel gergo politico, ma in realtà nessuno perdente.  Nessuno. Perchè qui in gioco non c’era questo o quel orticello ma un continente, che necessita di trovare ( rapidamente) unità ed energie indispensabili per competere nell’agone planetario.  Creando su una corpo antico una nazione nuova. Forse, meglio è  stare ancora con i piedi per terra. Sorprese possono sempre essere dietro all’angolo. Anche perchè far ragionare all’unisono realtà diverse per ‘antico pelo’, non sarà mai facile.
Ora  però  è certo che, sospinti anche  da una  tragedia sanitaria che ha messo a nudo tutta la fragilità possibile della vecchia Europa, si cercherà di fare ulteriori passi in avanti. Dopo il  carbone-acciaio e l’euro  toccherà alle istituzioni politiche. Per dare una guida politica, che pur salvaguardando le diversità storiche consenta di realizzare liberamente, democraticamente, consensualmente, un’unica cabina di regia adeguata alle necessità attuali e future.
Qualcuno potrebbe storcere il naso pensando che, questa volta, ad avere avuto la meglio siano stati i mediterranei. Italia e Spagnain primis, del resto  tra i più colpiti dalla pandemia. Non è così. Non dovrà essere mai  così. Perche se d’ora in poi ci si muoverà per sostenere l’uno o l’altro a seconda della bisogna, chi potrà mai parlare di vincitori e vinti?

PAGELLE PROVVISORIE. Qualcuno s’è sbizzarrito a stilar pagelle. Stiamo al gioco. Onde per cui diamo un dieci alla signora Cancelliera, che ha saputo mettere in rete la palla decisiva nel momento decisivo.  Diamo un nove alla signora Von der Leyen  e al signor Michel, che hanno saputo rifornire l’attacco di palloni su palloni; e pure  a monsieur  Macron, finalmente l’atteggiamento giusto a centrocampo. Diamo un otto più al nostro Conte e un otto al senor Sanchez, ottimi trequartisti.  
Ad essere bocciati sono i ‘fighetti’ Rutte e Kurz , ai quali non diamo voto. Anche perchè, come si diceva, qui non ha perso nessuno, compresi quelli che hanno fatto di tutto per far perdere la partita alla vecchia Europa. Adesso pronta per una nuova mission. Tutta da studiare. Ma già impellente.  

 L’EUROPA DEI NANO PROTAGONISTI?  Comunque vadano gli incontri sull’Europa in corso a Bruxelles, comunque la risolvano sul Recovery fund e altro annesso e connesso , quel che colpisce una volta di più è quanto questo continente non abbia capito tuttora sul qual baratro sta divagando. Non bastavano i ‘frugali’ che si sono fatti avanti anche isovranisti. Del resto non si dice che  se manca il gatto i topi ballano?
‘duri e puri‘ che tutto son fuorchè ‘duri e puri’, basti pensare a quell’indegno ‘ baratro fiscale‘ coperto  dal colore dei tulipani, come annunciato ‘pretendono’ questo e quello; sotto la regia dell’esperto fighetto orange, si sono messi pure a far gioco di squadra. Tutti insieme non fanno manco il 14% del Pil della Ue, eppure vorrebbero mettere con le spalle al muro anche i paesi maggiori. Sorvolando sul duetto franco-germano oltre che, ovviamente, su quello ispano-italico.
La democrazia, diceva J.Dewey, non sono le divisioni che debbono preoccupare, ma l’inadeguatezza dei meccanismi per risolverle. Meccanismi, aggiungiamo noi, indegnamente si sa, ma anche protagonisti. Che in questa latitano. Di qua e di là.
Tra gli altri, se la Cancelliera vorrà lasciare un segno visibile e inequivocabile  del suo passaggio ai vertici del continente, sarà bene che si dia una mossa, e che faccia capire a ‘ duri e puri’ e ‘ sovranisti‘ e a quant’altri che dir si voglia intenti a proteggere i loro orticelli che qui  non c’è futuro  per nessuno se ( pur con tutte le garanzie necessarie) non ci si dà un assetto competitivo rispetto ai continenti ( già) più forti. Velocemente. Consapevolmente. Certo è che avere a che fare con  tanti lillipuziani ( pure convinti?) sarà una vera impresa da ciclopi.

SOLO LA ‘ROSSA’. Manco ci frega chi vince o perde il GP STIRIA. A noi frega solo e soltanto quel che fa la ‘rossa‘, null’altro, sportivamente parlando. E quello a cui abbiamo dovuto assistere ( nostro malgrado) fin dal primo giro in Stiria basta e avanza.
L’ecatombe l ‘aveva annunciata con ( colpevole ) candore il suo general manager, tal Binotto  da Geneve, che  se come ingegnere qualcosa poteva pur capire per stare tanti anni a Maranello  come ‘ ducator’ d’una leggenda, la più vera e duratura leggenda dello sport automobilistico,   null’altro è  che un soggetto da scherzi a parte.

Di cotanta ‘pochezza’ qualcuno dovrà pur rispondere. A partire da quel rampollo degli Agnelli dalla strascicata dizione che speriam non sia al vertice  di Fiat voluntas tua ( solo e soltanto) per dilapidare il patrimonio di generazioni, avviando il tutto proprio dalla demolizione della ‘rossa’. Per proseguire con quel fantasma di tal  Camilleri che ( francamente) non conosciamo e ( manco)  vogliamo conoscere.
Per finire, appunto, con quel tal Binotto, ( da qualcuno) scambiato per un tal  Toto ( Wolff), che è come confrontare  un Raffello  con  un graffitaro da strada.   E comunque sia, l’esser riusciti tutti in coro a ‘ profanare‘   un così prestigioso ‘ monumento‘ , grida vendetta.  Immediata e sacra  vendetta. Che per quel che ci riguarda, facile è: d’ora in poi, infatti, a sintonizzarsi sulla F1 saranno quelli della Fia, di Sky e i loro fans. Noi, mai più di certo.
E che dovremmo ammirare: due ‘rosse’  in retroguardia che invece di aiutarsi si affossano a vicenda? O magari: che il Tappen ’affossa rosse’ sta ora  disoccupato? O che il Toto  ( in ogni circuito a rischio pennichella)  batta  record su record  comunque sempre protetto dai nano-dei della Fia? O che altro, insomma, volete farci deglutire per ‘veder dissolvere’  una delle storie più belle dello sport moderno ?
Per dovere di cronaca, e per rispetto a quanti non hanno assistito alla competizione, Vettel ( partito 10) e Leclerc ( partito 14) si sono amabilmente ruotati al primo giro, uscendo entrambi come scemi dalla scena. La gara è stata vinta ( manco a dirlo) da Hamilton, davanti a Bottas e Verstappen. Tanto passa il convento della F1 in epoca Coronavirus. 

 

ORDINE D’ARRIVO GP UNGHERIA. Hamilton ( Mercedes), Verstappen ( Red Bull), Bottas ( Mercedse). Vettel e Leclerc, rispettivamente 6 e 11, a distacchi abissali, mai in gara manco per la coppa dl nonno.
ORDINE D’ARRIVO GP STIRIA. Hamilton ( Mercedes) davanti Bottas ( Mercedes) e Vestappen ( Red Bull),
ORDINE D’ARRIVO GP AUSTRIABottas ( Mercedes ) davanti a Leclerc ( Ferrari) e Norris (McLaren). Quarto, causa penalità, Hamilton ( Mercedes). Decimo Vettel ( Ferrari). Ritirato Verstappen ( Red Bull).

Prossimo appuntamento:   2 agosto, GP Gran Bretagna  (Silverstone).

 

 

PRESIDENZA GERMANICA DELL’ UE. Per la tredicesima volta dal 1958 la Germania assumerà in luglio la presidenza di turno dell’Unione europea. In un momento difficile, se non decisivo. Tredici anni fa la Germania si adoperò in tre grandi direzioni: il trattato di Lisbona, la dichiarazione sul 50° anniversario del trattato di Roma, e il pacchetto su ambiziosi obiettivi ambientali.
Oggi, a distanza relativa da un passaggio importante, la Germania  sta cercando di mettere in mostra una nuova leadership. Richiesta. Indispensabile, Perchè forse mai come oggi l‘Unione è in serio pericolo.   La pandemia tuttora in corso ha inceppato l’economia. Gli Usa sono ormai un alleato tentennante. Mentre paesi come la Cina non nascondono la loro ambizione di diventare un soggetto planetario.
Mai come oggi l’establishment germanico ha toccato con mano quanto l’Unione e il suo mercato siano ‘ un porto sicuro da preservare e da difendere‘. Se attraverso l’asse con la Francia o meno è da vedere. Importante è che si ragioni cercando di non infierire sui Paesi in maggiore difficoltà, ma di sostenerli. La Francia stessa è un Paese in forte difficoltà.
Si parla quindi di mutualizzazione del debito. Che non è beneficenza ma lungimiranza. Prima si tolgono dal fuoco le castagne in maggiore difficoltà meglio sarà per tutti. Per la Germania in primis. Da un decennio i tedeschi frenavano  su ogni ipotesi di condivisione  dei rischi. Oggi invece, rinunciando a quella gabbia di ferro del Patto di stabilità, accettano la ‘ generosa politica monetaria della Bce soprattutto fa propria la necessità di finanziare a livello comunitario la ripresa europea‘.
Il ripensamento è notevole. E forse giunto in tempo a salvare l’idea di una nuova, grande nazione. Mettendo grinta nel motore. Anche nei confronti d’un sistema centralizzato e durissimo come quello cinese, finora trattato con inspiegabile leggerezza come stanno facendo alcuni nostri corrispondenti da quel Paese che tutto svela fuorchè quello che gli si ritorce contro. Mal celando  obiettivi planetari ormai evidenti.
In un tale scenario, meglio far finta di niente o ( cominciare) a prendere le opportune misure di salvaguardia? Il presidente Steinmeier ha avvertito i suoi connazionali ‘ Dobbiamo preservare l‘Europa. Dobbiamo pensare, sentire, agire da europei. Se non preserveremo l’Europa, anche dopo questa epidemia, allora mostreremo di non meritare la liberazione celebrata lo scorso 8 maggio’. Sembra, questo, il combaciare con  il lungimirante  e ripetuto  ’messaggio’ del nostro ammirevole Presidente. 

Buon lavoro, signora Cancelliera. Con juicio, però. Se è vero che  dalla Prussia  è nata la  Germania e  dal  Piemonte  l’Italia, perchè  può essere che dalla Germania ( e Italia) non nasca  l’Europa?

ADDIO, CARI ARTISTI DELLA PELOTA!   Per Alex stiamo tutti tifando. E pregando.  Visto che nell’impatto con un camion  in zona Pienza ha riportato gravi danni al momento  sotto osservazione. Il fisico dell’atleta, già ‘tirato a lucido‘ per le paraolimpiadi rinviate,  sta rispondendo alla grande, è semmai la parte cranica che sembra riservare le maggiori preoccupazioni. Alex è ricoverato all’ospedale di Siena,circondato da un affetto incommensurabile che altro non attende che lo scioglimento della prognosi riservata. Ad Alex ha scritto una bella lettera papa Francesco. Le condizioni di Alex ( al momento) restano stazionarie anche se gravi dal punto di vista cerebrale

Ci ha lasciato anche Mariolino Corso, 78 anni, ala sinistra della Grande Inter anni Settanta. Un artista col pallone. Di quelli che oggi, molto probabilmente, con tutti quei calciatori trasformati in cavalli d’assalto,  manco avrebbe calcato un rettangolo di gioco. Lui, che  bene e spesso sembrava passeggiare lungo il suo spicchio di campo, sornione, pronto semmai a qualche breve inattesa accelerazione, per indirizzare  la pelota con l’unico piede che usava, il sinistro,  laddove meglio credeva.
Se poi c’era da eseguire una punizione, allora lo stadio si metteva in silenzio per seguire una traiettoria ‘ a foglia morta’ che andava ad insaccarsi laddove neppure la più fervida immaginazione poteva prevedere. Colpi da artista. Di quelli che più che ad essere usciti da un ippodromo,  son allievi ( anche senza saperlo) di orti, giardini  e botteghe dove si pensava ad allietare l’esistenza con il culto del bello. Gli Oricellari piuttosto che del Verrocchio. Il San Marco e non quel del Perugino. Trascurando ceselli, scalpelli e  pennelli, optando semmai ad un’innaturale combutta  del piede  con un pallone di cuoio  per cantare il bello  del nostro tempo.

E’ anche dopo la ‘lezione’ di artisti come Mariolino, narrato come ‘ piede sinistro di Dio’, che ci pare poca cosa quel gioco  ‘ metafora della vita‘ abbandonato alla frenesia di sospetti destrieri. Di filosofie di gioco che in tanti raccomandano quale punto d’arrivo anche per il nostro calcio, ma che delle quali facciamo sinceramente a meno.  Nulla da imitare. Semmai da inventare, sperando che Eupalla ci torni a donarci  campioni artisti come Mariolino Corso. 

UN’ESTATE STRANA. E’ un’estate strana, più che diversa. Il calcio cerca di non affogare, e le mette in mare tutte pur di non andare a far compagnia ai pesci.
Non meglio se la passano gli altri sport. Il tennis se la prende calma, il basket ( nostrano e non) cerca di ripopolare i suoi palazzetti fino all’altro giorno ricolmi di folle oranti, le moto e le auto pastrocchiano al loro interno facendo mercato quando  meno uno se l’aspetta. Nel frattempo i vecchietti si mostrano duri a morire.

Vale da Tavullia , ad esempio, oltre i 40, potrebbe accasarsi in un team privato. Più per partecipare che per vincere o far vincere. Intanto non cessa la campagna di rafforzamento delle nostre belle di pallavolo. Che, anche senza lo Zar tornato in Russia, restano i  tornei ( maschile e femminile) più ambiti al mondo.
Restiamo ( come sempre) sospesi sulla questione stadi. Vitale. Tanto che quando si va a guardare quello che incassa la Premier rispetto a noi vien male al cuore. Un divario favorito da meriti e demeriti loro e nostri. Altrimenti inconcepibile, perchè per quel che ci riguarda non andiamo  ( quasi mai)  in delirio per un torneo, quello di Premier, con scenografie impeccabili ma dalle prestazioni non condivise. Esteticamente, perchè al posto di cavalli al  galoppo vorremmo ammirare artisti in  vena creativa; fisicamente, perchè per mantenere certi e cotali ritmi il problema non è tanto la tecnica ma ( più che altro) l’alimentazione. Infatti qual biada  manducano quegli indefessi  destrieri britannici?

 


 

CALCIO EUROPEO. Come van dunque le sorti del calcio europeo? In testa naviga la Premier, con 5,851 mld; seguono: Liga, con 3,375 mld e Bundes con 3,345 mld. Cade dal podio, manco a dirlo, la nostra Serie A, che con 2,495 mld supera  la Ligue con 1,902 mld. Come mai cotanti abissi? Presto detto.
La Premier ricava buona parte delle sue entrate dai diritti tivù ( 59%, soprattutto esteri) e stadi  ( 13%). Spagnoli e Tedeschi, ottengono qualcosa di più al botteghino ( 16%) e si differenziano un poco nei diritti tivù ( 54% l’uno, 44% l’altro).
Noaltri, invece, ce la battiamo per i diritti tivù ( 59%, soprattutto locali) e andiamo ( più o meno)  a zonza per tutto il resto. Morale: stiamo al  quarto posto, col cucchiaio di legno in mano, quando solo una decennio fa vincevamo il Triplete.
Marciamo nel calcio al passo del gambero. Come  ( più o meno) in altri ambiti, purtroppo essendo un  Paese che alle straordinarie meraviglie affolla gli incapaci più incapaci ( maschi o femmine che siano  poco cambia) del Vecchio Continente. A sua volta non messo al meglio: il che è tutto dire!

Le nostre Termopili sportive sono gli stadi. Qui van fermati i nullafacenti. I tintinnega. I rubapane a tradimento. Per tutti loro muovere un foglio è arduo quanto  costruire una piramide a Giza. Perchè se non si riesce a far impianti adeguati non solo perderemo il quarto posto, ma anche il quinto, il sesto e così via.
Senza aspettar molto. A Roma si latita al punto che stanno per far scappare Pallotta e compagni di merenda ; a Firenze si fa di tutto per scoraggiare l’italo- americano; a Milano si traccheggia tra vecchio e nuovo, senza approdare nè all’uno nè all’altro. L’unica nota edificante giunge da Bologna, dove con accordo pubblico- privato- Finmeccanica, si potrà ammirare tra due o tre anni ( salvo sorprese )  l’improrogabile restyling del ’Dall’Ara’. 

ADESSO TOCCA A NOI. E adesso che l‘Europa s’è mossa è  il Belpaese che non deve deludere. Da un lato non dando spago ai pregiudizi, dall’altro, non impastoiandosi in meandri che ancora non ha superato completamente. Non che ( al momento)  sia tutto chiaro e definito, ma quanto van facendo le tre signore ai vertici dell‘Europa non è cosa da poco. Andassero avanti così più che ‘ tre Disgrazie‘ diventerebbero ‘ tre Grazie’, da far concorrenza a quelle immortali del Botticelli. 

INVECE DI CHIUDERSI CHIUDONO GLI ALTRI.  E mentre i francesi ( come al solito) una cosa dicono e l’altra fanno,  ci stanno insegnando come aprire e chiudere le frontiere ‘ a cavolo’, si sta profilando all’orizzonte una ecatombe di ‘ duri e puri’, anche perchè costoro più che ‘frugali’ sembrano ( soprattutto)  stolti.

Infatti, mentre vanno a cercare il pelo in quel del Belpaese, non s’avvedono della trave che alberga nei loro Paesi. E’ il caso, questa volta, di quel villaggio tirolese dalla dizione impossibile che durante il Covid avrebbe’ sorvolato‘ su uno di quei ‘focolai’ della portata, più o meno, di quello di Codogno. Il problema però è stato quello che mentre a Codogno tutto s’è svolto alla luce del sole e al chiaror della luna, a Ischgl, nel cuor dell’Alpe austriaca,  tutto s’ è tenuto rigorosamente nascosto. Defilato. Come nulla fosse.
E pensare che in tanti in Europa s’erano accorti di quel che bruciava sotto la cenere di quel ricco ‘divertimentificio’ alpino. Lamenti giungevano dalla Danimarca, dalla Germania e perfino dall‘Islanda . Lamenti con risposta seccata, dura , visto che nonostante i casi abbastanza ‘troppi’ per un villaggio alpino, nulla avrebbe dovuto incrinare la magica atmosfera d’un ricco Eden del divertimento senza fine. Ora, però, non è che  che qualcuno debba andare a  a controllare quanto dal villaggio e compagnia bella  s’è sparso nel Continente?

Anche perchè i focolai Covid andrebbero spenti dovunque per star sicuri. Codogno ha fatto la sua parte, e lo si può vedere, ma questo misterioso Ischgl e compagnia bella, che van facendo? Collaborano? Hanno più a cuore la vita delle persone o l’incasso quotidiano? Tra l’altro i   ‘fighetti’ loro al comando ci chiudono  le frontiere in faccia, quando, parimenti stolti fossimo, dovremmo essere noi a chiuderle per primi.  Almeno fino a quando non c’è la fondata certezza che chi ha ‘sorvolato’  una due tre volte non continui a farlo per altre dieci, cento, mille volte.

MA SARA’ VERO? E’ ancora tutto da confermare, ma se è vero quello che i media vanno spargendo per l’aere, potremmo davvero essere all’alba d’un nuovo giorno per quella che era la leggiadra Europa.
Si va dicendo infatti  che la proposta tedesco-francese abbia trovato consenso e che, nonostante l’opposizione di quei ‘fighetti’  nipoti  ‘ duri e puri’ dell’Orange e  del Cecco Beppe che hanno tempo da perdere in ciancel’Europa abbia deciso di mettere sul piatto una cifra ( da verificare) tale da consentire a chi più è in difficoltà ( Spagna, Italia, Francia  e non solo) di rimettersi in carreggiata.

Operazione non scontata, difficile,  coraggiosa, tutta da pilotare, ma che ( almeno per noi) per la prima volta s’è parlata  non con  i vecchi idiomi ma con quello inedito d’un Continente che ha forse capito ( una volta per tutte? ) che andare in guerra con truppe sparse si fa la fine dei Greci con i  Persiani, dei Greci Macedoni,  dei Greci con i Romani.
Una fragilità  non sfuggita Altrove. ‘ ( In questa vicenda) l’Occidente  non ha dimostrato nè leadership morale nè efficienza tecnica. In un momento in cui l’intera umanità si sentiva minacciata e cercava disperatamente rassicurazione, conforto, sostegno e guida nè gli Usa nè l’Europa erano all’altezza del compito. Sembravano ( entrambi) sopraffatti e sconvolti’. Quanto tempo occorrerà a questa (ormai) manifesta fragilità per tradursi in colonizzazione non si sa.
L’historia magistra vitae (  fallace sol per chi  occhi non ha ) sic docet. Qualche tempo fa abbiamo temuto che le tre donne nei tre posti chiave dell’Europa fossero non paragonabili alle  ‘ tre Grazie’ del Botticelli ma a  ‘ tre Disgrazie’ nelle mani di qualche obscuro e obsoleto burattinaio.

Siam tentati a ricrederci. E sarebbe una gran cosa.  Infatti qual  miglior  visione si potrebbe donare ai giovani del Vecchio Continente se non una simile a  quella che capitò ai nostri avi che videro Leon e Castilla diventare Ispania,  l’ Ile de France diventare FranciaPrussia diventare Germania, Piemonte diventare Italia (e così via) ?
Inaudito  sognare un tale mosaico? E chi lo dice? Per caso, anche per chi di ciclismo poco mastica, chi non ha  negli occhi quei due acerrimi grandi rivali che in una tappa del Tour si passarono ( vicendevolmente) la borraccia con un unico fine ? Tra rivali, certo, sempre, ma nemici mai. Del resto:  cui prodest avrebbero sorriso i latini?

 

FIGHETTI DEL NORD. Hanno preso a chiamarli i ’fighetti’ del Nord, che poi proprio del Nord non sono visto che sulle loro teste incombe ( almeno) la Scandinavia. Sono tre o quattro in tutto. Tra loro, i più a plomb sono figli, anzi nipoti, degli  Orange  e di Cecco Beppe. Puntigliosi, tracotanti e senza cognizione del  passato, non mancano mai di mettere il bastone tra le ruote ai popoli del Sud, e tra loro, a quei dannati del Belpaese, immaginati ( probabilmente) ancora come quei   ’ piccoli, sporchi, col violino in mano‘ ominicchi descritti da qualche loro casuale viaggiatore ottocentesco.
Si cerca di fargliela capire con le buone che le cose non sono proprio così, ma quelli, che a scuola quando c’era da sfogliare qualche pagina di storia preferivano farsi una capatina, manco ascoltano. E mentre Germania e Francia, sia pure con il solito romantico tète e tète, da popoli più  sulla cresta, qualche barlume di soluzione  cominciano ad intravvedere, i ‘fighetti‘  continuando a fare i ‘duri e i puri’ danzando sui dolori d’un Continente con la leggerezza d’un nugolo di libellule.

Ci ripetiamo: qui non è che s’ha da essere buoni per far l’Europa , ma solo lungimiranti. Infatti la lectio magistralis impartita  dall‘Italia ( aggredita e abbandonata) nei giorni di fuoco del Convid 19,   cos’altro ha insegnato se non che, con tutti  brutti e belli, ricchi e poveri, sfigati e non che si ritrova,  fosse  rimasta chiusa  dentro i suoi mille orticelli quando mai avrebbe rialzato la  rialzare la testa per  uscire dal tunnel ?
La solidarietà, cari ‘fighetti‘, non è solo un meraviglioso valore morale che mai dovrebbe venire a meno tra gli uomini, ma anche una norma d’economia ( e politica)  che può                      ( magicamente) trasformare sconfitta  in riscossa, povertà in abbondanza, disonore in onore. Forse, tutto questo, ai ‘ fighetti‘ Orange o del Cecco Beppe non è ancora chiaro. Ma, visto che son giovani, il tempo gioca a loro favore.
Nel frattempo, ovvio, con loro e senza loro, leggiadra Europa volendo, si andrà avanti comunque. Anche perchè, qui,  chi aspira al trono del mondo che non è proprio il massimo per un ‘fighetto‘. Si veda che va facendo con quei pochi ragazzi di Hong Kong o con i milioni di cristiani, mussulmani e buddisti non allineati al potere.

QUEI ROMANTICI TETE A TETE. A stare con le mani in mano non ce la fanno proprio. E così, come tutti i ( veri o presunti) primi della classe se non vanno alla lavagna a celebrare  il genio loro, dieci ne pensano e una o due la fanno. Stavolta, anticipando tutti, col solito romantico tète a tète, hanno tirato fuori dal cilindro un ’ piano di rilancio’ da 500 mln destinato a risollevare le misere sorti della  Ue.
I dettagli non ci sono, però stando al Sole ‘ le risorse, destinate ai paesi più colpiti dalla pandemia, arriverebbero dall’emissione di un ‘bond comune’ a lungo termine, tripla A, emesso dalla Commissione, senza appesantire i debiti nazionali’. Soddisfatta, ovviamente, la Leyen; ( parzialmente)  soddisfatto Conte, che saluta l’iniziativa ‘ come un primo passo verso quel Recovery Found più ambizioso e dalla portata epocale’.

E mentre la Cancelliera viene salutata in patria con l’omaggio del  trionfo per avere condotto fuor dalla pandemia  un’economia  ( quella tedesca) data a Natale   in recessione, c’è chi guarda all’Occidente nel suo insieme ( Europa in primis) con qualche preoccupazione. ‘ E’ l’Occidente nel suo insieme – dice Amin Maalouf -  che da questa messa alla prova sta uscendo ritardato, malconcio, screditato. Perchè non ha dimostrato ne leadership morale nè efficienza tecnica. In un momento in cui l’intera umanità si sentiva minacciata e cercava disperatamente rassicurazione, conforto, sostegno e guida nè gli Usa nè l’Europa erano all’altezza del compito. Sembravano sopraffatti e sconvolti. L‘Occidente, che per secoli ha avuto un ruolo di primo piano, sarà sostituito da altri attori, del Sud e dell’Est, come abbiamo sentito sempre più spesso dall’inizio di questa crisi?’.
Sopraffatti e sconvolti. Giusta o errata osservazione? Per chi ci vede dall’esterno è giusta. Per noi che ( tuttora) brancoliamo nel buio ( interno )  no. Ecco perchè iniziative a due, tète a tète, tra figlio e madre, pur con qualche intento non male, che altro possono apparire se non nostalgia d’una  passata grandezza oramai  alle spalle?
Al punto che staterelli ( nel senso: messi assieme non ne fanno uno buono)  nell’orbita dell’uno o dell’altro, con tutte le loro inconfessabili magagne, già si scervellano a mettere paletti, patetici paletti, demagogicamente consentiti dalla pletorica assemblea di Strasburgo, tarpando l’ ali alla sempre meno leggiadra Europa. Infatti, se a tesser trame sono i soliti due o tre con l’ausilio dei mignon lillipuziani, che altro possiamo aspettarci dal nostro ( prossimo) futuro  se non di fare  la fine di Gulliver? Forse, siamo lontani anni luce dal capire che, qui , non si gioca il futuro di uno, di due o di tre,  ma di tutti. Non d’un singolo Paese, ma d’una nuova Nazione. Che sta allontanando gli altri. Tutti gli altri. Che si  stanno  rendendo conto che non è più qui il centro del mondo.

SPORT E ALTRO. E’ partita la Bundes. A tutti i costi. In un agone surreale. Per un torneo che ha il vincitore assicurato prima ancora di dare il via.  E chi lo dice che non sia proprio questo il modo di allontanare  la gente da una visione dell’ sport agonistico non più allettante? Nel frattempo, imperterrito, prosegue il calciomercato. Nostro e altrui.
Con tutti quegli spostamenti che sembrano truppe d’un esercito che non c’è. Con il Barca che cerca il puntero argentino dell’Inter senza sapere manco quanto gli resta in cassa. Diciamo questo con la morte nel cuore. Perchè lo sport è il nostro diletto. Con i suoi eroi veri o presunti che davanti a quelli veri, spavaldi di fronte al virus assassino,  si sono mostrati poca cosa. Scappando uno qua, uno là. Tra un po’ ripartirà la Liga, con a ruota la Serie A.

Occorrerà balzare all’indietro.  A quel Ginettaccio di Ponte Ema che  sulla strada ha sfidato il più grande di tutti i tempi, e fuori della strada  anche la morte. Per salvare creature umane. Circola su Sky tal Federico che, come l’aedo  Omero nei suoi giorni ciechi, va raccogliendo miti da rammentare ai giovani.
Strano che tra i tanti già scelti non abbia inserito ancora quello che tra i miti dello sport moderno pariglia con pochi. Due o tre. Non di più. E non  perchè di itali pedalatori si tratta. Intendiamoci, però, il Ginettaccio  abbinato all’Altro, perchè è in coppia che hanno ridato orgoglio al loro popolo umiliato da una guerra disastrosa  che tuttora presenta l’amaro conto.  E all’Europa quella ‘borraccia’ simbolo  per come riallacciare fili strappati tra popoli avversari ma non nemici dello stesso Continente. 

A margine, da notare che il sondaggio della Gazzetta sul più forte del Giro di tutti i tempi, ha visto al primo posto il Grande airone di Castellania e al secondo il Ginettaccio di Ponte Ema. Come volevasi dimostrare.

 

Ripartirà anche la Serie A. Per non affogare nei debiti, come del resto le consorelle  delle altre leghe, tutte ( più o meno) sottoposte alla legge dei media, locali o internazionali. Bisognerà però, secondo quel ministro che di tutto sa fuorchè di sport, non si segnali manco un infetto. Altrimenti stop, e tutti sotto la doccia, di casa. Come tutto ciò possa verificarsi, forse, stavolta, manco Eupalla lo sa. Ma tant’è.

A margine, il Paolo ha sbattuto la porta al fondo sovrano padrone di Milanello; mentre l‘Ibra scalcerà qua e là nella solitudine d’un impianto tra i più belli al mondo. Era sceso dalla fredda Scandinavia per una questione di cuore, potrebbe  andarsene per una questione di … programmi. o meglio, di danari.

Un pensierino per la Beneamata di cinese vestita. Si dice che sta passando il bomber Lautaro al Barca, per via dell’insistenza dell’argentino di ceppo recanatese, che quando batte i piedini e strilla è peggio d’un imberbe da poco nato. Fosse così l‘Adani mentore di Sky avrebbe colto l’aruspicia.
Tuttavia, visto che ancora non tutti giochi sono fatti, considerando inoltre lo scompiglio che sta portando il virus nelle casse dei big d’Europa comprese, non è che se il cinese volesse mettersi le scarpe a punta ( per far vedere finalmente chi è)  ad essere accontentati non siano quei due  scannati , dapprima, di Moratti, eppoi, di Bonolis? Che tradotto, vorrebbe dire: Messi e Lautaro sì, in coppia, ma a Milano.
Pian piano stanno ripartendo anche gli altri sport. Che non son figli della serva di Zoffoli. Il Greg campione del nuoto, intanto, ha mollato il vecchio maestro, per accompagnarsi al nuovo, specialista di gare di fondo. Perchè è negli 800, 1500 ( piscina) e 10 mila ( aperto) che il Greg all’agone di Olimpia vuol ornarsi d’oro.

I ROSSO TOGATI. Abbiano fatto appena tempo a formulare la domanda che subito ci è arrivata la risposta. Insomma. Questi  Germani, vogliono o no l‘Europa? Un ‘Europa libera, democratica, solidale e ( meglio ancora) lungimirante? La vogliono o no? Ad ascoltare gli alti vertici imperanti sembrerebbe di no. Proprio di no.
Andiamo con ordine. La sentenza della Corte costituzionale tedesca ( BVerfG) del 5 maggio scorso ( ci soccorre il Sole24Ore) ha preso tre obiettivi con un sol colpo. Ha definito ingiustificabile il quantitativo easing perseguito dalla Banca centrale europea(Bce), a partire dal 2015, con il Pubblic Sector Purchase Programme (PSPP), gettando un’ombra sul suo attuale programma anti-pandemico.
Inoltre, ha giudicato ‘ultra vires’ ( al di là dei suoi poteri) la sentenza 2018 della Corte di giustizia europea( Cge), che aveva considerato il PSPP compatibile con il mandato dellaBce; ha criticato il governo tedesco e il Bundestag per non avere difeso gli interessi dei risparmiatori, banche e assicurazioni della Germania che, per anni, avevano messo sotto accusa Mario Draghi di averli danneggiati per avere azzerato i tassi d’interesse a vantaggio dei paesi debitori ( come l‘Italia).

Non intendiamo entrare nel merito di norme da legulei d’Oltralpe. Affari loro. Ci corre l’obbligo invece di soffermarci su quanto va facendo quella combriccola di togati che, nella forma sembrerebbero pure rispettabili, ma che nella sostanza fanno  tornare ( per più ragioni) orribili  brividi lungo la schiena. Che fanno mai, codesti rosso togati? Intanto, è dagli anni Novanta del secolo scorso che usano sentenze per contrastare, con sistematicità e continuità, la visione sovranazionale dell’Europa.
Che non masticano, per nulla. Perchè, a dir loro, non trova legittimazione democratica. La Ue sarebbe una ‘ organizzazione che deriva dalla volontà degli stati nazionali che l’hanno costruita’. Nella sentenza sul trattato di Maastricht del 1993, il BVerfG precisa che ‘il Bundestag deve mantenere compiti e poteri di peso sostanziale ( in quanto) il Parlamento europeo ha solamente un ruolo di supporto nel fornire legittimazione all’Ue‘.
E così via. La sostanza è che nella visione della BVerfG convergono sia le teorie stataliste che costituzionaliste della tradizione tedesca. Lo stato costituzionale è la condizione irrinunciabile per la preservazione della democrazia e ( udite, udite) per la difesa dell’identità del suo popolo. I rosso togati, insomma, sono le  vergini vestali messe nel tempio per accudire al sacro fuoco della germanità. Idee, che ci fanno volare all’indietro nel tempo.
A quella volontà d’imporsi sul mondo, trovando invece massacri, distruzioni e orrori, tanti, imperdonabili, come quello ( che nessuno potrà mai mendare ) di ‘ trasformare in un fil di fumo‘ gli occhi benedetti di tanti fanciulli. Su questa strada, aspettano ogni inciampo per saltare sulla ribalta. Protetti dai loro ‘ scafandri ideologici‘ che gli impediscono  di capire la diversità sostanziale tra la vicenda tedesca e l’integrazione europea.

Chiaro è che, a questo punto, le soluzioni possono essere poche. La migliore sarebbe quella che la parte ‘ evoluta‘ della Germania si ribellasse ai diktat togati, e li mandasse a ripassare almeno l’ultimo  secolo di storia patria. La peggiore, quella che gli stessi europei, statalisti e non, vittime  tante di tanta nefasta ottusità, con cui  hanno un conto secolare ancora da saldare, si decidano ad estromettere dalla Ue proprio quei togati e quanti ancora li sostengono. Di questi signori ( e dei loro fans) che vanno in  guerra con le fanfare tornando poi  sotto altre ecatombi, ne abbiamo piene le scatole. Non ci è bastato avere  legato già  una volta il nostro al loro destino ?

 

MA VOGLIONO O NO  L’EUROPA? Non vogliamo neppure pensare  che tutto quello che c’è stato  (neppure ) 80 anni fa, pur nel rispetto di lutti e macerie su fronti diversi, sia rimasto nelle simpatie dei Tedeschi. Non di  buona parte dei Tedeschi.
 Ma solo di quella miserabile schiera che in certi eventi storici sa sopravvivere perfino ai suoi orrori. Capita ovunque. In ogni famiglia. L’importante è che quella miserabile schiera sia relegata armi e bagagli al passato e non riesca a trovare più influenza  e peso sulle decisioni che segnano le epoche , presenti e future a nome e per conto di un popolo.

Non ce vogliano coloro che un tempo chiamavamo ‘barbari‘, ma a volte ci assale il sospetto che tutto sto accantonamento non si avvento. Come avrebbe dovuto. Totalmente, anche perchè è solo così che le ‘ colpe dei padri’ non cadranno ‘ sui loro figli’. Resta il sospetto che qualcuno abbia ancora presa su quella scena, tirando i fili di  questo e quella, costringendoli a recitare un ruolo che convince sempre meno. Per non andare per le lunghe: la Germania, questa Germania al potere, rappresentata dalla signora Cancelliera, vuole o non dar vita ad una nuova nazione che possa andare dalla Scandinavia al Bosforo, dalla penisola iberica a quella balcanica?
Lo vuole? Ebbene,  se lo vuole come può dar luogo a sentenze come quella della Corte tedesca sulla Bce ? Che avrà pure ( a sentir loro)  un fondamento, ma che espressa col tono perentorio del padrone d’un tempo alla servitù d’oggi, evoca un mai sopito terrore.  E’ auspicabile  che la Bce mantenga il dialogo e il rispetto delle istituzioni, facendo pervenire ( non si sa come) alla Corte quanto richiesto, peraltro frutto di valutazioni già copiosamente fatte in Bce, e che sembrerebbero trovare un appoggio indiretto nel presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che si adopererà a far tutti contenti, l’Eurozona e la Corte tedesca. Di certo, la lotta è aspra, si vede, interna e non , e per nulla scontata.

Intanto arrivano previsioni e primi dati post seconda fase pandemica. Eurozona a -7,7% e Italia -9,5%; mentre la Cina segna ( audite!)  un surplus commerciale intorno al +3%. Detto così, con solo qualche isolata cifra a disposizione, sembra ( a ciacole)  che a prenderla nel sacco pandemico sia tutta l’Europa (  Germania e staterelli attigui forse  esenti), la Gran Bretagna dell’immunità di gregge e gli Stati Uniti del cow boy ancora in sella. C’è chi sostiene che questo più un virus, sia stato un conflitto bellico senza soldati nè  bombe atomiche in campo. Fosse così, d’ora in poi,  al levar dell’alba,  che altro ci resta da fare se non  volgere li oculi  verso  Oriente per omaggiare  i nuovi padroni del sole che sorge?

Dalla Germania arriva anche quel raggio di sole che libera dalla quarantena il campionato di calcio. Ancora una volta sembra tutto dovuto ( formalmente) alla signora Cancelliera, in realtà i ’tugnini’ se non si affrettano a dar corso al loro maggior torneo calcistico, rischiano di vederselo ridimensionare di non poco da un giorno all’altro.  Come potrebbe capire alla planetaria Premier o alla Liga dei due Panda. Che, a quel che pare con l’affare Messi-Lautaro-Messi, sembrano i nobili Trao del Mastro don Gesualdo, che vorrebbero questo e quello come ai vecchi tempi, ma che più nulla possono ( o quasi) con i nuovi.
Aspettiamo il responso post pandemia. Che non dovrebbe trovare in posizione ideale, manco la nostra Serie A, che dovrebbe partire a breve, ma che intanto potrà solo allenarsi. Saltare la fine, potrebbe voler dire un salasso in termini ( soprattutto) di diritti tivù ( davvero) insostenibile. Tale, sempre con la speranza di errare, da farci ripiombare all’età  in cui dei legionari davano calci ad una vescica gonfiata per trascorre i momenti di tregua.

Fatto anche il calendario del ciclismo. D’accordo che non era semplice , come non è ancora del tutto certo, visto che a dar ordini è il misterioso virus cinese. Comunque, tanto per dire che in Europa prima si fanno i cacchi loro e poi gli altrui, hanno messo il Tour dal 29 agosto al 20 settembre, e il Giro dal 3 al 25 ottobre, in contemporanea con la Vuelta, dal 20 ottobre all’ 8 novembre.
Che da noi a dirigere s’infilino sempre i peggiori, i cosiddetti incapaci, lo sappiamo dai tempi dell’infanzia; abbiamo quindi imparato a difenderci da soli, come quei medici ed infermieri che pur di sacrificarsi non hanno voluto mancare a dare di sè una prova di dignità e valore. All’altezza di un Paese che non sa farsi rispettare. Per quello che è  e non per quello che vogliono farlo apparire. In breve, fate come noi che del Tour 2020 non ce ne fregherà niente, proprio niente. Perchè quel che aspetteremo sarà solo e soltanto  il fruscio di quelle ruote che  qui, più che altrove, Tour compreso, scivolano leggere tra ali di gente in festa con sempre negli occhi i più grandi campioni di sempre.

Passiamo agli stadi. Chè da  quelli, una volta messo in cantina il virus, dovrà ripartire il calcio. La situazione non è rosea, anche se è  la ‘rosea’  che non li molla un attimo. Genoa e Samp hanno restyling in corso; la Viola vorrebbe farsi un Franchi nuovo, ma tanto si fa per far perdere la voglia di farlo mister ComissoInter e Milan, trattano; Bologna, lavora a progetti definitivi; Spal, uno dei pochi da poco riqualificato;
Sassuolo, stadio di proprietà rifatto; Juventus, come per il Sassuolo, con un impianto moderno e che ha il solo difetto di essere limitato nei posti; Lazio e Roma, tutto  demandato alla volontà  degli dei; Verona e Brescia, non hanno vincoli ambientali e sperano; Udine, unico buon esempio; Cagliari, sede provvisoria; Lecce, già fatto un restyling; Napoli, ristrutturato l’anno scorso; Torino, s’accontenta dell’olimpico ‘Grande Torino’

Da due mesi, assicura la ‘rosea‘, in Lega si sta lavorando per il futuro. Il calcio italiano chiede una brusca accelerazione sul fronte infrastrutture e chiede al Governo aiuti concreti agli imprenditori che sono pronti a crea un qualcosa che servirà, di sicuro, al clubma che porterebbe benefici economici anche ( e soprattutto) alla città. Tutto  chiaro, eppure i ’bacucchi’ vecchi e nuovi e di generi diversi, faticano da matti a capire. E fare.

TOGLIAMOCELO DAI MARONI. ‘ I debiti vanno pagati’ dice Carlo Messina, ad di Banca Intesa Sanpaolo,  che lancia l’allarme sui ‘ livelli eccessivi di rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo’ dell‘Italia. Per questo la priorità è mettere in campo ‘ tutte le iniziative possibili’ per realizzare ‘ un progetto Paese che preveda interventi a tutto campo, con cinque manovre importanti’. Eccole: il lancio di bond sociali ‘ creando le condizioni affinchè gli Italiani si convincano a spostare una quota della loro ricchezza’, riportando capitali in Italia, utilizzando pare del Tfr, valorizzando il patrimonio di Stato e Regioni, sbloccando gli investimenti pubblici.

L’argomento è vasto. Ma decisivo. Se non altro per ‘toglierci dai maroni’ i ‘ sicari’ dello spread che ad ogni nostro spiffero alzano e abbassano la cifra. Intimorendo. Paralizzando. Da sempre  ci chiediamo  qualcuno che,  rimboccandosi le maniche come Diocomanda, voglia toglierci dal collo  questa insopportabile  spada di Damocle. Se non siam tratti in inganno,  l’iniziativa di Messina, sembra esaudire l’auspicio. Di certo la sua appare  un’eccezione, che ( proprio per questo) sarebbe stolto far transitare nei limpidi cieli del Belpaese  quanto la   cometa di Halley. Visto che sarà  meglio non fare troppo affidamento sulle soluzioni attualmente in discussione sui decadenti tavoli  bizantini d’Europa.

Ce la faremo a  riportare a più miti consigli il mostriciattolo?  Messina indica cinque ( epocali) manovre. Altre soluzioni ( per lui) non esistono. Del resto ( audite, audite! ) l’Italia è ricca molto più dell‘Olanda e della stessa Germania. Stiamo parlando di ( oltre)  10 trilioni di euro, tra risorse delle imprese e risparmi delle famiglie. Il problema è che solo una minima parte sono investiti in titoli del debito pubblico italiano. Infatti solo il 4% dei titoli di Stato sta nei portafogli delle famiglie nostrane. Di qui, però, può partire la riscossa. Per Messina, bancario, va messo a punto un ‘nuovo strumento finanziario’ che aiuti a reggere l’urto dei mercati. Occorre quindi convincere chi ha a investire diversamente.
Acquistando bond sociali, per far salire dal 5 al 20% la parte del debito pubblico controllata dal risparmio privato italiano. Con rendimenti competitivi, sgravi fiscali, scudo penale per chi trasferisce capitali dall’estero trasformandosi da esportatore di capitali in propulsore della ripresa e dell’accelerazione della crescita italiana. Ci sono (circa) 2oo mld di euro dei risparmiatori italiani che fanno la fortuna altrui, Orange in prima fila.
Uno sforzo  non campato in aria, anche perchè chi  dice che credere nel Belpaese  piuttosto  che nei Barbari predoni non sia la cosa più lungimirante  (oggi) da fare? L’opportunità s’è creata. Sfruttiamola. Del resto quei balconi tinti di tricolore,   che altro cantano  se non l’orgoglio  d’un grande popolo   niente affatto intimorito  da quel  furbetto di Coronavirus  inviatoci  in dono da un’ambiziosa tirannide  dell’ Estremo Oriente?
Altra manovra è l’accantonamento dei 26 mld annui di Tfr:  perchè non  consentire che  una parte  venga investita in titoli pubblici esentasse? Inoltre: perchè non lanciare un piano per la valorizzazione del patrimonio dello Stato e degli Enti locali, allegerendo il bilancio statale e avvicinando i cittadini ai  loro tesori?  Da ultimo: che s’aspetta a sbloccare gli investimenti su più fronti?  Dove ci sono già 150 mld di fondi pubblici contabilizzati, prigionieri della burocrazia?

Cinque mosse, dunque, suggerisce Carlo Messina, ad di Banca Intesa Sanpaolo.  Ci sembrano assennate. Da approfondire. Fiduciosi. Compatti. Del resto, non è forse qui  che ha il nido l’Araba Fenice ?

( Fonte: Sole24Ore, sabato 25 aprile 2020, pp 2/3)

 

 

AGGIORNAMENTO CORONAVIRUS. (30/04/2020 09:12) In Germania sono ormai più di 159.000 i casi di Coronavirus e 6.288 i morti a causa della pandemia. Gli ultimi dati dell’Istituto Robert Koch parlano di 1.478 nuovi casi, rispetto ai 1.304 confermati ieri, e di un totale di 159.119 contagi. La Germania segnala inoltre 178 decessi nelle ultime 24 ore. La Baviera, con 42.080 contagi e 1.799 morti, resta l’area più colpita. Berlino registra 5.827 casi e 147 decessi.

Ogni giorno tutti i Paesi d’Europa (e non solo) comunicano i bollettini ufficiali con contagi e decessi. Ma, in particolare sul numero di vittime, quanto sono davvero attendibili Italia, Spagna, Regno Unito, Francia, Svezia, Svizzera e Paesi Bassi? Per la Germania e il Belgio non è possibile saperlo, perché non comunicano ancora i dati necessari a scoprirlo. In base alle statistiche ufficiali, oggi l’Italia è il Paese europeo più colpito dopo la Spagna. Il drammatico bilancio delle vittime, ormai intorno alle 27 mila, è addirittura il più alto. Per capire, però, il reale impatto del virus sul nostro Paese rispetto al resto d’Europa bisogna sapere chi dice davvero la verità e quanto è ridimensionato il numero dei decessi.

RECOVERY FOUND. Per  via delle  divisioni tra i leader dell’Unione Europea, una decisione concreta sulla creazione del Recovery Fund potrebbe non arrivare prima di settembre e di conseguenza il Fondo rischia di non diventare operativo prima dell’inizio del 2021. Questo è l’allarme lanciato da Goldman Sachs  dopo che il Consiglio Europeo ha trovato  un accordo sulle misure comunitarie da adottare per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia.

Fosse vero, il picciol passo in avanti di quei tinconi del Nord potrebbe vanificarsi. Fornendo gioia a quelle tribù barbare che, nate per predare, non  sanno manco cosa vuol dire collaborare. E questo sarebbe grave, molto grave, perchè  come s’è più volte gridato , qui, in ballo,  c’è un Continente, non  questo o quell’altro stato o staterello.  Molti, tra i lupi del Nord, credono d’essere chiamati a fare beneficenza, stoltamente, perchè di beneficenza qui non c’è mano l’ombra. Qui c’è un pericolo, grosso, raro, di quelli che si presentano ogni due o tre secoli, quando ‘ magistra vitae’ chiama per decidere se tracciare una via o l’altra.  Inutile ripetere che da soli, qui, non si rimedia più una ramazza.
Più che un Continente, qui, s’è rimediato un Hemmental, sforacchiato a destra e a manca. Che ha fatto schifo e lozzo con l’immigrazione, che sta implorando davanti ad un beffardo virus che non si sa se naturale o costruito, che sta a pregare che non ci sia qualcuno che venga creare rogne dentro le frontiere perchè,  allora, con quell’americano che non vede l’ora di levare le tende, rimarrebbe come Pasquino al sole. Nudo e crudo, pronto ad essere sbocconcellato, triturato, perchè non ha truppa tanto fornita da poter fronteggiare un (eventuale) casus belli (perfino) contro una media potenza. Eppoi, c’è il versante economico. Come fare se ognuno si rialza e parte in ordine sparso?
Tra l’altro, con i nemici già in casa, come quegli orange che si fan tosti e belli con i soldi che riescono a sottrarre ( anche) alle casse degli altri paesi europei? All’Italia, ad esempio, mentre la  Francia, muovendosi finalmente  con coerenza, ha deciso di non ‘ dare più aiuti’ a chi porta capitali nell’avido  paradiso dei Paesi bassi. Meglio tardi che mai.  Sarebbe un parto con doglie, ma provvidenziale. Perchè farebbe intravvedere il termine d’un tunnel durato secoli; qualcosa che, in un tempo remoto, s’è esperimentato, ma con ben altri metodi, con altra gente, minuta e terribile, che calzava calighe e che i nemici  teneva  in vita ( possibilmente)  per esibirli nei suoi  trionfi ai fori imperiali.

Un’ ultima battuta, ( non ce vogliano Savini e Meloni, che la loro parte hanno fatto) ma qui Conte c’è piaciuto assai. Non s’è fatto ramollire dalla parte più  ramollita  dei suoi. Ha scartato il ‘rattoppo’ puntando alla ‘soluzione‘. Ancora sulla carta, tutta da definire, tutta ancora nelle candide mani della signora Leyen, ma pur sempre un ( tentativo) di  ‘soluzione’.

BENEFICENZA O  PERICOLO GRAVE?  I lunghi giorni del Coronavirus obbligano a pensare. A rivedere. A rinnovare. Cose non scontate. Anzi, se ben ci guardiamo intorno, c’è tanto da fare da perdersi d’animo. Mentre la nostra ( e l’altrui ) gente continua a morire. Dicono che la Lombardia stia avendo più morti che nella Seconda guerra mondiale. Non sono messi meglio gli altri, e perfino i Tedeschi, che stanno toccando quota  6 mila decessi nonostante  le disponibilità.

Il pensiero più grande è per costoro, e per le loro famiglie, ma  fa perdere il sonno anche il pensiero del domani. Chi ricostruirà, infatti, su tante macerie? E come? E chi? E l’Europa come uscirà dalla dura prova: un pollaio di più o meno credibili staterelli, o una grande nazione nuova, dalla Scandinavia alla Sicilia?  E la picciola Italia, che qualcuno vorrebbe abbandonare nell’ora ( non tanto ) del bisogno ( ma ) della lungimiranza, come si salverà?
Vero è che ne ha passate talmente tante che il Coronavirus, una volta archiviato, perchè sarà archiviato, checchè ne dicano  le implacabili task force di virologi, sarà a malapena ricordato. Il problema è con chi è come uscirà. Quanto  il venditore di almanacchi, del diman  non vogliam certezza. Se altri la vogliono,  si facciano avanti. A noi basterà sapere se quelli che sopravviveranno vorranno marciare con noi o senza di noi. Dopodichè ci regoleremo. Anche perchè i nostri vecchi non ci hanno sempre detto: meglio soli che male accompagnati? Intanto cominciamo a dare un’occhiata alle forze in questa presenti. Nostre e altrui. Per farcene una migliore cognizione.

Dalla morsa del Coronavirus vorrebbe sottrarsi anche lo sport. Nel suo insieme. Anche se a starnazzare di più è il calcio. Con i suoi miti più falsi che veri. Come di quei tizi che se ne son volati via dall’Italia, andando a riparare chissà dove, visto che quel lesto mostricciattolo  s’appresta a volare anche nelle loro terre natali. Ci sovviene quel pretestuoso Pipita, che di tutta questa folla di anti eroi è diventato il campione conclamato.  Baci e abbracci, caro Pipita , ma adesso stia il più lontano possibile!

L’EUROPA  IN ORDINE SPARSO. L’Europa che avanza in ordine sparso. Poco convinta, poco disponibile ad elaborare una visione d’insieme che metta il Vecchio Continente in grado di competere con gli altri Continenti. Chiaro è che stante così le cose, con paesi e paeselli che recalcitrano  nell’andarsi incontro l’uno all’altro anche in momenti decisivi come questo, un gran futuro non ci può essere. Non occorre, per questo, fare un salto ad Elfi o a Cuma, per interpellare  gli antichi oracoli.

La ‘mazzata’ ( più o meno voluta) arrivata dall‘Estremo Oriente non ha messo in ginocchio il gigante comunista, sta invece mettendo in serie ambasce il gigante americano e sta  buttando fuori dal ring planetario la leggiadra Europa. Che fin a neppure  secolo fa contava resti importanti dei suo imperi e che, oggi, davanti ad un virus di strana genia, affrontato in ordine sparso e con sorprendete leggerezza, sia in fase di prevenzione sia in fase di cura ( Germania, inclusa), mostra tutta la sua fragilità.
Che però non spaventa più di tanto. I nordici se ne vanno col tran tran loro; gli Inglesi prima sragionano sul pericolo poi se ne accorgono, ma tardi, pagando un altissimo tributo all’immunità di gregge; i mittle europei, più o meno, con pochi distinguo, s’arroccano intorno alla  odiata- ammirata  ( vecchia o nuova?) Germania; La Francia  oscilla tra il dire e il fare ispirata dal  suo ancor giovin presidente, fermo però ai tempi del liceo; gli Iberici, travolti dall’inattesa e terribile tempesta, cercano di fare come possono, certo, lasciando sul campo ( come l’Italia) una dolorosa coltre d’uomini e donne senza vita.
Questa è la cronaca. Che, da qualche decennio, si ripete. Fatalisticamente. Ad esempio, al cospetto dell’epocale ondata migratoria. Anche qui affrontata ‘ ognuno per proprio conto‘, spargendo i semi d’un qualcosa di cui si fatica a prevedere gli sviluppi. Salute, immigrazione, dunque, ma pensiamo un po’ se dovessero arrivare anche problemi alle nostre frontiere?
Problemi che noi dal 1945 abbiamo messo nel dimenticatoio, ma che non è detto ci abbiano esentato dal ritrovarceli. Basta anche guardarsi attorno. Dai Balcani l’ammonimento è ancor recente; dall’Ucraina  ancor di più; dal Nord Africa è affare in corso  e così via. Poniamoci una domanda ( speriamo mai incombente) davanti a certe situazioni belliche  qual reazione opporrebbe la leggiadra Europa?

Qual forze metterebbe in campo?  In ordine sparso o come Sparta e Atene contro la Persia ? E se in ordine sparso, con quale possibilità di uscirne indenne ( o  vincitrice)? Il tema è talmente vasto che qui possiamo solo raccoglierne qualche briciola. Con un confronto   significativo   non tanto con  le grandi potenze ( Usa, Cina e volendo  Russia), che quelle son fuori portata d’ogni ‘singola’ forza armata europea,  ma tra  la Francia e la la Turchia, potenza regionale.

 

FORZE ARMATE  FRANCIA vs TURCHIA.

FRANCIA. ” Con la Gran Bretagna che, uscita dall’Unione europea, assume una posizione ’a latere’,  e la Germania che vede la sua posizione non più così granitica ( nel senso che sta riavviando il riarmo, ndr), la Francia punta ad essere la leadershipmilitare in Europa.
L’ Armèe dell’aire che sta completando un processo di ristrutturazione che la porterà all’Horizon 2020 a una prima linea di combattimento su 185 macchine mentre rimarranno sostanzialmente invariate le altre linee ( addestramento, altri ruoli etc.). Per ciò che riguarda la la prima linea, si assisterà ad una diminuzione dei Mirage 2000 a vantaggio del Rafale, con la radiazione degli M2000N, già avvenuta, e dei Mirage 2000 5F disponibili ( attualmente sono 28) e anche i 2000D, che oggi sono circa 70, di cui 55 sottoposti ad aggiornamento. Arriverà a completamento iniziato nel 2014, con il programma Vision 2019 per ricostruire le Escadre ( stormo)”.

( fonte: Aeronautica&Difesaaprile 2020, pag.70)

TURCHIA.  “Quasi mezzo milione di militari, con 80 mila elementi di carriera e 410 mila di leva, per un totale di circa 700 mila uomini oggi in divisa, a cui si aggiungono circa 185 mila riservisti. Sono questi i numeri attuali delle forze armate dellaTurchia“.  Vediamo le singole armate, limitandoci ( al momento) ad aviazione e forze di terra.

L’AVIAZIONE. La forza aerea di Ankara consiste di oltre 60 mila militari e di circa 1.100 velivoli di vario tipo: oltre 200 intercettori, 200 aerei d’attacco, 440 aerei da trasporto, 270 mezzi di addestramento, 440 elicotteri, di cui 65 da attacco. Il comando aereo turco dipende sempre da Izmir. L’armamento di base è composto da 240 F-16 Falcon, che la Turchia continua, in parte, a produrre su licenza. Gli AWACS  a disposizione di Ankara sono invece 4, mentre i grandi aerei da trasporto truppe sono 15, a cui s aggiungono A400M e Transall C160 in fase di co-progettazione con i partner europei e atlantici.
Le tipologie di UAV  prodotte dalla Turchia sono 7. Di queste, 4 possono essere armate con missili Hellfire o con il turco Rooketsan Cirif. I satelliti, tutti ad alta risoluzione, sono di fabbricazione nazionale, come i Gokturk-1 e 2. Si tratta di oltre 15 elementi, ma i dati sono ovviamente incerti e, ovviamente, tutti gestiti dal MIT, il servizio segreto turco. La formazione di base delle forze aeree turche attuali è di 19 squadroni da combattimento, 1 squadra riconoscimento, 6 battaglioni di addestramento, 6 squadre per il trasporto, 1 squadrone per il carburante, 8 squadre per i missili terra-aria.
E ANCHE LE FORZE DI TERRA. Le forze di terra rappresentano il 30% dell’intero sistema di difesa turco. Si tratta di circa 320.000 tra ufficiali e soldati. I mezzi a disposizione sono oltre 3.700 carri armati, 7.600 veicoli da tra- sporto armati, 820 sistemi di lancio per i missili. Il quartier generale delle forze di terra del meridione si trova a Izmir. Dal 2004, la stessa base ospita anche l’ACC della NATO, prima situato a Napoli. A Izmir ha anche sede il comando della Forza di pace turca per l’Egeo. 

( fonte: dal libro di Marco Giaconi ‘Le guerre degli altri’Paesi Edizioni) 

 

 

UN POPOLO INDEBITATO. “Gli Olandesi? Un popolo indebitato. Ci sono dei numeri e un carteggio che il presidente del Consiglio Giuuseppe Conte e il ministro delle Finanze Roberto Gualtieri,  farebbero bene a portare al prossimo vertice europeo sulle misure straordinarie per fronteggiare lo shock economico del Coronvirus. I numeri sono quelli che mettono a confronto il debito del settore privato in rapporto al Pil in Italia e in Olanda e che inchiodano i Paesi Bassi a una scomoda posizione”.

Così il Sole24Ore, venerdì 17 aprile. In una ‘indagine’ che smaschera i ( cosiddetti) ‘duri e puri’ del Nord , loro al guinzaglio come asburgici e finnici del novello reich germanico, che i miopi con protervia continuano a non vedere. Smaschera in che senso? Nel senso che nelle ‘terre basse’ sono afflitti da una situazione che il governo dell’Aja tende ‘a dimenticare’ visto che ‘scaraventa’ quel profumato Paese ai primi posti d’una ( misconosciuta ) classifica negativa tra gli Stati membri dell’Unione.
Che sarà bene rendere nota, anche perché non possono essere note solo le classifiche che riguardano noi, con quegli spread brandeggiati  dagli Orange&soci  sulle nostre teste come le scimitarre del feroce Aladino. Che non fossimo i peggio lo sapevamo, ma che i peggio debbano venirci a fare non solo danni ma anche la morale, questo no, proprio non ci sta! Ovvio, che per andare in guerra occorrono guerrieri audaci, che se di questi ne conti pochi soprattutto laddove si comanda, puoi solo sperare di ridurre al minimo la furia demolitrice del nemico.
Detto questo, vediamo in che mare di guai sono piombati gli agguerriti  ‘nemici’ del Nord. Partiamo dai dati. Un bollettino del Central Bureau voor Statistiek ( Cbs) il 7 aprile scorso ha certificato l’indebitamento di quel Paese. In cui, il debito pubblico è sceso nel 2019 al 48,6% del Pil, un dato che farebbe apparire l’Olanda un paese più che esemplare. E tale continuerebbe ad essere considerato se non si fosse scoperto ( si fa per dire) il dato relativo al settore privato nel suo complesso, e che sia pur in lieve discesa rispetto al 2018, tocca quota 231,00 % del Pil  ( contro il 107% dell’Italia).
In particolare il debito delle società non finanziarie si attesta al 132,3% del Pil, mentre in Italia è fermo al 66,1%. In Olanda l’indebitamento delle famiglie è pari al 98,7%, mentre in Italia è fermo al 41,2% del Pil.
Cifre, come si vede, nettamente migliori ( ad eccezione del ‘drammatico’ debito pubblico) rispetto a quelle messe sul tavolo di trattative epocali dai bravi fiorai delle ‘terre basse’. Ma non basta. Anche il dato sul rapporto tra debiti e reddito disponibile delle famiglie, diffuso dalla Bce, certifica il divario. In Olanda il rapporto è del 193%, ovvero  il più alto della Unione, mente nel Belpaese il ratio è del 61,3%. In valori assoluti le famiglie olandesi sono indebitate per 46.584 euro pro-capite, le italiane per 12,163 euro.

Chiaro, annota con l’abituale ‘onestà intellettuale’, il Sole24Ore, che queste cifre possono dire tutto nulla. Se si potesse evitare di sovrapporle all’andamento del mercato immobiliare olandese. E’ qui, infatti, che son drizzate le antenne del European systemic risk board, nato nel 2010 con il compito di esaminare i rischi sistemici che possono danneggiare l’Area euroDopo il Coronavirus,  un toccasana. 
Nel 2016 l’Esrb ha realizzato uno studio sulle vulnerabilità sistemiche relative agli immobili residenziali della Ue. Le conclusioni sono state una sonora bocciatura per i Paesi Bassi. Gli analisti Esrb hanno riscontrato un elevato indebitamento delle famiglie, con una quota significativa gravata da mutui superiori al valore delle abitazioni. La vulnerabilità del mercato abitativo è può essere fonte di rischio sistemico per la stabilità finanziaria.
Della situazione, tale Rutte, guida dell’esecutivo orange, nonostante che il Comitato esecutivo europeo sia tornato all’attacco  e l’Esrb abbia stigmatizzato l’inezia olandese, continua amabilmente a fare spallucce.  Magari coprendo, come tutti i malevoli di questo mondo, le magagne proprie inventandosene altre.
Qualcuno, ovviamente, interessato a mantenere in vita quell’ indecente paradiso fiscale,  acconsente. Molti, anche dalle nostre parti e il gioco è fatto. Intanto, dal 2016, i prezzi delle abitazioni hanno continuato ad aumentare provocando sacche di sopravalutazione nelle grandi città.

L’indebitamento elle famiglie vene erogato da istituti bancari: Rabobank che è esposta per 189 mld euro ( 21% del totale), Abn Amro per 149 mld euroIngg per 112mld euro. Una enormità. Il problema, quindi,  c’è, eccome.

CONCLUSIONE. “ Eppure sui tavoli europei – conclude la coraggiosa e pregevole inchiesta del Sole24Ore- il convitato di pietra resta sempre e solo il debito pubblico”. Chissà perché? Chissà perché anche dalle nostre parti sono in tanti quelli ‘ disposti’ o ‘rassegnati’ o ‘ menefreghisti’  ad accettare  ‘condizioni più o meno velate’ ? Invece di cercare il modo di toglierci di dosso ( una volta per tutte)  quel debito pubblico che in mano ai sicari dello spread  diventa una coltellata al cuore del Belpaese ad ogni levare del vento, trascinando  nella  malasorte anche il Vecchio Continente. Che senza l’Italia, checchè ne dicano nell’Altrove, è zoppo. O meglio, solo una rissosa e malevola accozzaglia di comprimari. Che nulla ha appreso dal passato. Del resto come poterono  le  poleis greche  spegnere i loro sogni finendo , dapprima, sotto il tallone Macedone, eppoi, sotto le calighe Romane?

BIBLIOL’inchiesta, Primo Piano, Roberto Galullo/Angelo Mincuzzi, Sole24Ore, venerdì 17 aprilepag.11.

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