Non solo sport. E’ sparita la ‘rossa’. Dov’è? Perchè umiliarla, con indosso quella orribile ‘maglia nera’?

Non solo sport. E’ sparita la ‘rossa’. Dov’è? Perchè umiliarla, con indosso quella orribile ‘maglia nera’?
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LA CRONACA DAL DIVANO. Con qualche sforzo di fantasia, parafrasando, bastan questi versi a inquadrare il tempo greve in cui versa la ‘rossa’. La mitica ‘rossa‘.  Che alcuni insipienti hanno trasformato in un sol anno da sogno a incubo.
” O Patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e i simulacri e l’erme torri degli avi nostri, ma la gloria non vedo, non vedo il lauro e il ferro ond’erano carchi i nostri padri antichi. Or fatta inerme, nuda la fronte e nudo il petto mostri… Io chiedo al cielo e al mondo: – Dite, dite: chi la ridusse a tale?- …”.
Chi la ‘rossa‘ ridusse tale? Non è difficile trovare gli autori di tanto misfatto. L’erede di una grande famiglia di cui non porta manco il cognome, ad esempio, ma anche la serie di collaboratori vicini e lontani di cui manco resta il sembiante, finanche quell’ingegnere bravissimo al tavolo ma tanto improvvido sul campo di battaglia da emulare quel Quintilio Varo che inoltrandosi a vanvera  dentro una selva oscura  consegnò al massacro  le legioni di Cesare. Di certo, i media certe cose non l dicono o non vogliono dire.Ma le domande che passano di bocca in bocca sono queste: val davvero la pena continuare ad umiliare quella che è il vanto dell’automobilismo mondiale? Non è meglio ritirarla dal consesso, per poi vedere di recuperare in santa pace (  con ben altra competenza ) quel che chiederà  la F1 a partire dal 2022?

Chissà in quanti hanno già iniziato ad ignorare gli appuntamenti con una F1 ‘piegata‘ giorno dopo giorno, scientificamente, boiardamente, all’interesse di una sola componente, tanto stolta e cieca da non capire che senza la ‘rossa’ non c’è gloria per nessuno.
La ‘rossa‘ non è solo storia, la più prestigiosa. La ‘rossa’ è l’anima dell’ardire umano sulle ali della velocità su quattro ruote. Non è solo una macchina, o ‘crucchi’ !, ma quanti secoli vi ci vogliono per capirlo?, ma tutt’altra verità.
E come faranno quei telecronisti ( e commentatori) di Sky a delirare ogni gran premio davanti ad una macchina, ad un pilota, che lottano ( ogni volta)  contro nessuno. Presunti predestinati compresi.  Tanto che può far perfino a meno   meno della quarta ruota per tagliare davanti  sempre e comunque il traguardo.
Ci spiace per il re nero, senz’altro bravo, bravissimo, ma fino a  che punto se non ha qualcuno attorno che glielo certifica? Qualche anno fa è bastato un guardaspalle, il buon Keke,  per batterlo.  Lui chiede ai suoi di migliorare ancora la vettura, forse per sfottere, forse per riempire il vuoto, noi invece gli chiediamo di scendere da quella macchina per salire su un’altra. Uno scambio con Ricciardo, ad esempio,  perchè se è vero che vuol scrivere la storia dell’automobilismo da corsa n0n potrà pretendere di autorizzarsela da solo.

Al GP del Belgio, dopo un weekend disastroso, da ultimi posti, la Ferrari è sparita. In un anno è trapassata da vittoriosa a desparecida. Senza manco conquistare i punti per i costruttori. L’ing. Binotto, il responsabile, non capendo lui chiede lumi ai suoi tecnici, meccanici, inservienti. Nulla funziona. Mentre la proprietà latita. In altri mondi affaccendata.

S’ingarbuglia, intanto, come temuto, la vicenda del Leo che s’è stufato del Barca del Bartolomeu. Già parlano i legali. Mentre i media continuano a segnalare come destinazione in pole position il City, il tanto chiacchierato City, prima squalificato e poi  ( con ridicola multa ) riammesso in Europa, che sta ad un ‘ artista’  come il Leo quanto i cavoli a merenda. E’ partito, tra un maneggio e l’altro, il Tour, posizionato in modo tale da oscurare ( o quasi) il Giro.
Dimenticando di far i conti con l’oste perchè ( almeno) per  quel che ci riguarda  primo tra tutti c’è  il Giro. Con quel suo inconfondibile fruscio d’eroi che da oltre un secolo scrive  pagine epiche lungo il percorso più bello ( e difficile) del mondo.

COME FAN I PESCATORI. Ai pescatori non servono satelliti, radar, telefonini e marchingegni tecnologici vari per capire da dove arriverà la tempesta. Bagnano con la saliva  l’indice e lo levano in cielo. Laddove prima s’asciuga, ed è colà che va attesa la tempesta. Così, ci stiamo arrangiando  anche noi. Per meglio intendere uno di quegli affaroni che stanno imperversando nel mondo del calcio moderno.
Che non è più circoscritto dentro un amabile oratorio o sul tenero prato d’un campetto di periferia, ma dilatato all’orbe terraqueo, con tanti di quegli squali che gli nuotano dentro che manc0 gli oceani oggi disponibili riuscirebbero a contenerli ( e a foraggiarli) tutti.Togliere  il Leo di recanatese origine  dalla sua ‘casa‘ catalana non è impresa da poco. Nel senso che occorre provvedere a fattori diversi.
Non solo ai soldi, ad esempio, intanto, perchè di quelli c’è qualcuno che non spendendo  di tasca propria ne dispone  in quantità industriale.
Non c’entrano i lasciti del sangue, perchè è bastato uno di quegli spendaccioni signori del del deserto per trasformare un ‘ club della periferia calcistica inglese‘  in ‘ potenza europea, che delle ultime otto Premier ne ha vinte quattro’.
Non c’entrano le historie  epiche  o fabulose che hanno trasformato un umile pallone gonfiato in  uno degli oggetti più sognati  dai bambini del mondo. Non basta nulla. Perchè, per farla breve, in questa storia del Leo che ha chiesto ( ? ) di lasciare la vecchia ‘casa‘, a decidere sarà ancora una volta solo e soltanto la politica.
E che politica! Si va dicendo che a poter mettere mano sul Leo, potrebbero essere in tre: due spendaccioni del deserto, e un miliardario esponente del continente del Dragone che ha  occhi e mani non  solo sul remoto  Oriente ma ormai sul mondo intero. Europa in primis, ovvio, perche divisa e fragile, anche se ancora ricca e appetitosa quanto le città greco-ellenistiche all’arrivo delle voraci calighe romane. Che altro di più allettante?

Il Manchester City, il primo a passare sotto la cappella dei petrodollari arabi, nel 2008, è ( attualmente) in mano allo sceicco Monsur che di Abou Dhabi è l’eminenza bianca. Presente sempre, ovunque e comunque. Con il Leo  in cavalleria, potrebbe coronare il sogno d’un trionfo mondiale, che non sarebbe cosa da poco, dopo tutti  quei miliardi spesi per vincere quattro tornei già assegnati alla viglia di Natale. Un trionfo planetario, poi, farebbe schiattare di rabbia quei detestati rompiballe del Qatar.
Che non badano a spese.
Infatti fosse per l’emiro del Qatar, padrone del Psg, altra squadra che concorre in solitudine, sarebbe disposto a sborsare qualsiasi cifra ‘ se considerata indispensabile al piano di espansione di Doha, che sfrutta il calcio internazionale ben oltre i confini dello sport‘.   La storia d’andare oltre i confini dello sport la va avanti da un pezzo. Perchè serve solo a foraggiare gli spendaccioni.
A noi ci ha stufato. Stufato davveroAngli e Franchi invece abituati a tapparsi le narici davanti all’odore dei danari, la stanno prendendo ancora  alla leggera, da pragmatici incalliti, dicono, non però vorremmo facessero la fine di quei ’polli’ greco ellenistici che avevano scambiato le voraci calighe romane nei calzari di popoli  liberatori.
La Uefa, sfidando i petrodollari, ha provato  farsi intendere col suo  fair play finanziario. Invano. Ovvio.  Finendo ridimensionata e ridicolizzata. Sia Mansur che Al-Thani infatti se la sono sganasciata a volontà. Per loro, non l’avessimo ancora capito,  l’Europa è solo il bel palazzo d’una nobiltà  latitante. Evasa altrove. Possono permettersi questo e quello, e quant’altro gli garba, sanza remora alcuna . Gli potrebbe dar nel naso, invece, è l’ometto dagli occhi a mandorla che a forza di fare viaggi con e per la seta ha cominciato a mettere avidamente  occhi e mani sull’Occidente del mondo.

Zhang Jindong, 57 anni, a capo d’una holding di famiglia pluri miliardaria, stimato al 184 posto tra i ricchi del pianeta, è anche esponente di spicco del Partito comunista cinese. Questo sta a significare che l’acquisto di Messi potrebbe avere un importante valore politico. Oltre che calcistico.
Nel senso che vedrebbe la Cina affiancarsi ad uno dei simboli più riconosciuti al mondo, cosa da non disprezzare visto che l’ambizione ( palese) sia di Suning ( sia della Cina ) è quella di attestarsi  dapprima in Europa e successivamente anche nel continente americano, continente, certo, scavalcando ( perchè no?) pure gli Usa.
Dovessimo soppesare le opportunità che sarebbero in grado di offrire i tre, checchè ne dica il direttore di Marca, non avremmo dubbi su chi sia il più lungimirante e saldo. Qualcuno obietta che ad incalzare la ‘ pulce‘ sarebbero le telefonate del Pep. E magari anche qualche segreto incontro. Siamo seri: che volete possa contare il buon Pep davanti a cotanti e cotali  scenari? Anzi, visto che ci siamo, vorremmo chiedergli: perchè non lascia perdere le fredde rotte del Nord per tornare  a frequentare quelle calde del Sud?Donde   si diventa immortali  non per qualche ‘corsetta‘  in più o più   ben fatta , ma solo per quelle  uniche ‘pennellate’  di ‘colore‘ che Eupalla  concede ai soli eletti.

ALLORA DOVE VA IL NOSTRO LEO? Allora, dove va il nostro Leo? Secondo noi, salvo stramberie, solo da una parte: sotto quella guglia, che reca in cima una Madonnina che in oltre un secolo ha visto vincere tante di quelle coppe, coppine coppette, scudetti, titoli e quant’altro ancora, da far morire d’invidia pure l’orgoglioso Bernabeu.
Perchè vola da quella parte? Per un semplice motivo: vorrebbe finalmente sapere dallo specchio delle sue brame qual è il meglio pedatore al mondo.  Lui, Diego, Cristiano. Qual è  insomma, il meglio, o benedetta Eupalla? Quindi dove meglio ottenere giusta  risposta, se non laddove il meglio s’è cimentato. Diego, qui, nel torneo dove a regnare è il bello, ha saputo trasformare un pulcino piccolo e insignificante in un cigno candido e splendente. Cingendolo del lauro, contro i più forti al mondo; e donde si allenò adeguatamente per portare la sua Celeste più volte in cima all’Olimpo.

Sta cercando di fare la stessa cosa anche Cr7, che viste le ultime debacle europee bianconere potrebbe anche scappare, mentre invece resta. Perchè a rendere grandi, o meglio,  immortali,  non son le cose scontate, facili, pronosticate, ma quelle rare o impossibili o epiche, quanto la scalata di qualche inesplorata vetta alpina o dell’Himalaya. Qual malloppo infatti è far vincere una Champions ad una grande sfigata che arrivata in finale ( pare) dieci volte le ha tutte perse?

SINTETIZZIAMO ? Al momento ( fine agosto 2020)  nei discorsi dei dirigenti interisti Messi non esiste. Del resto la contabilità Inter qui non centra un fico. Qui ( come detto) centra Suning ( e chi dietro a lui). Per il quale l’Inter diventa un ‘mezzo‘ per consentire lo sbarco in Cina ( e nel Pianeta ) del top, di una ic0na mondiale, ben oltre il normale pedatore. Un affare che farebbe fare i salti di gioia anche ai dirigenti del Partito comunista cinese. Gli indizi di qualcosa in atto non mancano.
Il superattico, in Porta Nuova, acquistato da  Jorge Messi, il papà del giocatore. La possibilità ( tutt’altro che pellegrina) di uno sbarco della famiglia nel mondo della moda.  E infine il famoso Decreto crescita che consentirebbero, tanto per capire, di coprire uno stipendio di 50 mln con ‘soli‘ 65,5 mln, per via della tassazione ridotta.

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